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In questa pagina è possibile chiedere informazioni o lasciare un commento relativamente alle Neoplasie Mieloproliferative.
Si sottolinea che non verranno espressi pareri medici su situazioni personali o valutazioni su diagnosi e cure in corso. I ricercatori si riservano di non rispondere a domande che abbiano come oggetto giudizi clinici personali. Le risposte saranno pubblicate in questa sezione del sito nell'arco di alcuni giorni. Non verranno fornite risposte ad indirizzi email privati.









(28 dicembre 2018 - ore 16:36) - Auguri di buon anno

A tutti voi cari dottori e che nessuno si senta escluso auguro un buon fine anno, e anche un ottimo anno nuovo.
Non smetterò mai di ringraziarvi per tutto ciò che fate ogni giorno per noi. Il vostro lavoro è continuamente una vera missione.
Il mio grazie di tutto cuore è per voi tutti.
(Massimo)


(23 dicembre 2018 - ore 22:40) - Piastrine elevate e dolore alla gamba

Innanzitutto vorrei augurare a voi tutti un felice e sereno Natale.
Affetta da TE dal 2014, CARL mutata, in terapia con anagrelide dal 2015. Volevo portarvi in evidenza il mio caso.
Le prime analisi del 2014 le feci a causa di un dolore lancinante che avevo alla coscia della gamba destra. Successivamente sottoposta a BOM e a tante altre analisi, comprese risonanze ed elettromiografia arti inferiore per comprendere la causa del mio dolore. Nel corso di tutti questi anni, non avendo trovato risposte concrete al mio dolore, ho dimostrato all'ematologo che mi ha in cura, che, quando il dolore alla coscia aumenta, anche le mie piastrine aumentano. Il mio ematologo sostiene che potrebbe trattarsi di dolore da espansione midollare. La mia malattia è sorta con questo dolore, continuo ad averlo, quando è più leggero, le piastrine scendono. In tutti questi anni ho girato tutta Italia per trovare altre risposte al mio dolore, ma nessuno ha mai correlato il mio dolore alla TE. Ora chiedo a voi se ciò possa capitare, se altri pazienti hanno avuto questa strana e dolorosa sintomatologia.
Grazie di tutto. Auguri.
(Carmela)


Risposta

Il dolore che riferisce non è tipicamente associato alla trombocitemia essenziale. Seppur poco probabile la sintomatologia riportata potrebbe essere una espressione atipica di eritromelalgia, un sintomo caratteristico, anche se non frequente, che si osserva nei pazienti con PV ed TE.


(22 dicembre 2018 - ore 19:32) - Trapianto aploidentico

Salve,
2 giorni fa ho eseguito trapianto allogenico di cellule staminali per mielofibrosi in stadio avanzato. Donatore mio figlio, compatibilità 50%.
Volevo chiedere più informazioni in merito al tipo di trapianto che mi hanno eseguito: a regime condizionato. Infatti ho eseguito chemio prima del trapianto e dovrò fare altri 2 giorni di chemio domani e dopodomani.
(Franco)


Risposta

Ad oggi, il trapianto è l'unica possibilità di guarigione per la mielofibrosi, ma è una procedura gravata da un alto tasso di possibili complicanze e anche da una certa mortalità. Motivo per cui il trapianto può essere fatto fino ad una certa età e solo se le condizioni fisiche lo consentono, non può essere fatto indistintamente a tutti i pazienti.
Inoltre, i figli hanno il patrimonio genetico per il 50% del padre e per il 50% della madre, quindi non sono identici geneticamente al genitore, cosa che invece può avvenire tra fratelli o da un donatore estraneo detto "identico". Il trapianto da donatore aploidentico (cioè identico per metà come un figlio) è tecnicamente possibile, ma può essere gravato da un più alto rischio di complicanze. Come tutti i trapianti di cellule staminali emopoietiche, anche il trapianto aploidentico prevedere una fase (in genere 5-7 giorni) di chemioterapia, seguito dalla reinfusione delle cellule staminali. Se necessita maggiori informazioni può tranquillamente chiedere ai medici del centro trapianti a cui fa riferimento.


(22 dicembre 2018 - ore 17:45) - Terapia con anagrelide

Vi avevo scritto il 14 dicembre riguardo l'analgrelide, ho eseguito l'ecocardiogramma e come unica nota si evidenzia lieve aneurisma dx convesso del SIA con aumentata mobilità sistodiastolica, senza apprezzabili soluzioni di continuo.
Il cardiologo mi ha detto che non è nulla di preoccupante, ma mi ha detto che deve valutare l'ematologo se posso iniziare xagrid perché lui il farmaco non lo conosce non essendo nel suo ambito.
(Marinella)


Risposta

Come suggerito dal cardiologo, è importante che sia il suo ematologo di riferimento, che conosce in dettaglio il suo caso e le eventuali comorbilità, a prescrivere l'anagrelide.


(22 dicembre 2018 - ore 15:52) - Prognosi della mielofibrosi

Mielofibrosi primaria mutazione Carl diagnosticata 4 anni fa, ho 67 anni prendo 5 oncocarbite a settimana più cardioaspirina, milza normale; che aspettative ci sono con mutazione Carl? Grazie.
(Italia)


Risposta

Attualmente la prognosi di un paziente con mielofibrosi primaria, ossia la previsione di come la malattia evolverà nel tempo, viene definita in base alla scala di valutazione della prognosi IPSS(International Prognostic Scoring System) se valutata alla diagnosi o DIPSS (Dinamic-IPSS) se valutata durante il decorso della malattia, in cui si deve valutare la presenza o meno di ciascuno dei seguenti fattori:
Anemia, Leucocitosi, Età avanzata, Presenza di blasti, Presenza di sintomi generali (per esempio febbre non dovuta a infezioni, sudorazioni notturne abbondanti, dimagrimento negli ultimi 6 mesi pari o superiore al 10% del peso corporeo).
Più recentemente è stato sviluppato un nuovo modello prognostico che integra queste informazioni cliniche con le più recenti informazioni sul peso prognostico di mutazioni genetiche (MIPSS70) che include i seguenti fattori di rischio: emoglobina 100 g/L; leucociti 25 x 109/L, piastrine 100 x 109/L, blasti circolanti 2%, fibrosi midollare di grado 2, sintomi costituzionali, assenza della mutazione CALR tipo 1, presenza di mutazioni ad alto rischio (esempio, ASXL1, EZH2, SRSF2, IDH1/2), e presenza di ≥2 di mutazioni ad alto rischio.
Gli score permettono quindi di identificare pazienti con una minore sopravvivenza al fine di scegliere la migliore terapia disponibile, incluso il trapianto di cellule staminali emopoietiche.


(22 dicembre 2018 - ore 14:53) - Screening per eritrocitosi

Salve, ho una eritrocitosi dal 2014 con ematocrito tra 51/54 tutti altri valori nella norma da anni (piastrine e gb) EPO normale (11,7) mutazioni JAK2, compreso esone 12, CARL e mpl tutti negativi. La milza nella norma (10,7 cm) ldh nella norma, bar/abl negativi, striscio periferico del sangue senza anomalie.
Referto bom: Microscopio cellularità: 35-40%. In sostituzione adiposa le lacune sottocorticali Granulopoesi maturante con lieve eosinofilia Eritropoesi espansa, In varia a fase maturativa Con incremento dei precursori Megacariociti ben rappresentati, focalmente aumentati di aspetto maturo Precursori emopoietici CD34+ :2-3% Presente un aggregato linfoiide centrolaculanare ai margini tondeggianti documentabili Solo in una parte multiple sezione allestite a Vario livello Presenti depositi di ferro (perls +) Diagnosi Midollo homopoetico Normo cellulato per l'età con espansione eritropoiesi Reperti morfologici Non sufficienti anche alla luce Dei riferimenti clinici Per una diagnosi di neoplasia mieloproliferativa nel materiale in esame In attesa ulteriori esami addendum.
Per vostra esperienza possiamo finora sospettare di una malattia mieloproliferativa? Oppure è più propenso, ovviamente con tutti i dati fornitovi ad una eritrocitosi secondaria o poliglobulia?
Grazie e buon Natale.
(Elvis)


Risposta

In base ai risultati degli esami eseguiti per lo studio dell'eritrocitosi, non sono stati soddisfatti i criteri per una diagnosi di malattia mieloproliferativa. Il suo medico curante valuterà la necessità di escludere eventuali altre cause di secondarietà.


(21 dicembre 2018 - ore 18:53) - Evoluzione in mielofibrosi

Gentilissimi dottori, vi sono elementi, comportamenti o quant'altro che favoriscono l'evoluzione della PV in mielofibrosi?
(Luca)


Risposta

Il rischio di progressione in mielofibrosi da PV o TE è indipendente dalle abitudini alimentari o dallo stile di vita. La storia naturale della policitemia vera e della trombocitemia essenziale è caratterizzata da un rischio intrinseco relativamente basso di evoluzione in mielofibrosi e di progressione da una fase cronica ad una fase acuta.


(19 dicembre 2018 - ore 19:32) - Mutazioni di SRSF2

Buonasera, sono in attesa dell'esame della BOM ed in articolare degli esami genetici.
Quello che vorrei sapere se una eventuale modifica del gene srsf2 darebbe una prognosi più infausta essendo io con MF post PV ed eventuali modifiche dei geni asxl1 ezh2 e idh1/2 non sarebbero più alcuna prognosi infausta. Vi ringrazio
(Donato)


Risposta

Studi recenti hanno preso in considerazione il possibile significato prognostico di alcune mutazioni. E’ stato dimostrato che un set di quattro mutazioni comprendenti i geni ASXL1, EZH2, SRSF2 e IDH1/2 permette di identificare pazienti ad alto rischio molecolare (categoria High Molecular Risk-HMR, ovvero pazienti che presentano mutato almeno uno dei 4 geni). La condizione HMR si associa a ad una ridotta sopravvivenza ed ad un aumentato rischio di evoluzione blastica. Più recentemente hanno osservato che nei pazienti che presentano due o più delle mutazioni incluse nella categoria HMR, possono peggiorare ulteriormente la prognosi. L'impatto di queste mutazioni sembra essere limitato ai pazienti con mielofibrosi primaria, mentre hanno un impatto minore sulle forme di mielofibrosi secondaria a PV o TE.


(17 dicembre 2018 - ore 22:55) - Caso di eritrocitosi

Ad un emocromo di routine eseguito a novembre 2018 mi hanno trovato hb a 17.1, gb a 5.9 ed ematocrito 52%. L'anno scorso avevo hb a 16.6, gb a 5.5 ed ematocrito a 48.7%. Vi chiedo se questi valori attuali possano abbassarsi automaticamente senza prendere cardioaspirina e fare salassi. Grazie infinite per le risposte.
(Bill)


Risposta

L'aumento dei valori di emoglobina ed ematocrito definiscono la presenza di una eritrocitosi. Le cause di eritrocitosi sono numerose e generalmente sono di origine secondaria. Cause frequenti di eritrocitosi secondaria sono: fumo, ipossiemia arteriosa cronica, aumentata produzione di eritropoietina (es. per un tumore secernente). Cause meno comuni sono alcune malattie congenite, quindi presenti fin dalla nascita, come: emoglobinopatie ad alta affinità per l'O2, mutazioni del recettore dell'eritropoietina, la policitemia di Chuvash (in cui una mutazione nel gene VHL causa un'anomalia del pathway del sistema sensore che rileva l'ipossia), mutazioni della prolina idrossilasi 2 e del hypoxia-inducible factor 2α (HIF-2α).
L'eritrocitosi spuria si può verificare in seguito a emoconcentrazione (p.es., dovuta a ustioni, diarrea, diuretici). In soggetti fumatori, si verifica eritrocitosi reversibile soprattutto a causa dell'ipossia tissutale dovuta ad aumento ematico della concentrazione di carbossiemoglobina; i livelli spesso si normalizzano con l'abolizione del fumo.
I pazienti affetti da ipossia cronica (concentrazione arteriosa di HbO2 < 92%), tipicamente dovuta a malattia polmonare, shunt intracardiaco destro-sinistro, trapianto renale, prolungata esposizione ad alte quote (malattie da altitudine) o sindrome da ipoventilazione sviluppano spesso eritrocitosi. Il trattamento primario consiste nella risoluzione della condizione sottostante, ma l'O2-terapia può essere di aiuto, e in una certa misura i salassi possono diminuire la viscosità ematica e migliorare la sintomatologia.
Una volta esclusa la presenza di una causa secondaria è indicato ricercare una causa primitiva come una malattia mielorpoliferative cronica. Il suo medico curante valuterà a necessità di un eventuale approfondimento.


(17 dicembre 2018 - ore 15:12) - Farmaci per HCV

Egr. ricercatori capita spessissimo che specialisti (dentisti, ortopedici, ecc.) evidenzino incertezza nella prescrizione dei farmaci dicendo: consulti il suo ematologo. Mi rivolgo a loro esattamente come mi ha consigliato l'epatologa del mio ospedale interpellata da me affetto da mielofibrosi, per eradicare il virus dell'HCV. Senza neppure dirmi su quali farmaci avrei dovuto porre il quesito, ma soltanto un incerto accenno alla Ribavirina.
Attuale emocromo alla visita del 20/11/18: ptl 700- globuli rossi 3.96-emoglob 14.9-ematocrito 41.8- glob. bianchi 8.29, milza 11,8 cm - terapia oncocarbite 11 cp sett., atenololo 25 mg cp x dì, duoplavin 1 cp x dì, atorvastatina 10 - 1 cp x dì.
Ringrazio anticipatamente per la cortese risposta.


Risposta

La scelta di un trattamento per una infezione attiva da HCV deve essere prescritta da uno specialista infettivologo e concordata con l'ematologo di riferimento, in quanto alcuni farmaci per il trattamento della mielofibrosi possono richiedere una correzione della dose se associati ad altri farmaci.


(16 dicembre 2018 - ore 15:35) - Novità all'ASH

Novità rilevanti all'ASH o solo promesse? Grazie.
(Fernando)


Risposta

A breve saranno pubblicate le principali novità per le malattie mieloproliferative croniche presentate all'ultimo congresso annuale americano di ematologia che si è svolta a San Diego dal 1 al 4 Dicembre.


(16 dicembre 2018 - ore 11:09) - Editing genetico

Buongiorno per chiedervi se l'editing genetico può essere una soluzione per la policitemia vera.
Un sentito grazie per un vostro parere in merito.
(Roberto)


Risposta

Per questo quesito si rimanda alla risposta a Roberto del 15/11/2018.


(15 dicembre 2018 - ore 19:30) - Caso clinico

Microscopio cellularità: 35-40%. In sostituzione adiposa le lacune sottocorticali Granulopoesi maturante con lieve eosinofilia Eritropoesi espansa, In varia a fase maturativa Con incremento dei precursori Megacariociti ben rappresentati, focalmente aumentati di aspetto maturo Precursori emopoietici CD34+ :2-3% Presente un aggregato linfoiide centrolaculanare ai margini tondeggianti documentabili Solo in una parte multiple sezione allestite a Vario livello Presenti depositi di ferro (perls +) Diagnosi Midollo homopoetico Normo cellulato per l'età con espansione eritropoiesi Reperti morfologici Non sufficienti anche alla luce Dei riferimenti clinici Per una diagnosi di neoplasia mieloproliferativa nel materiale in esame In attesa ulteriori esami addendum.
Ora chiedo: secondo lei che sospetti hanno? Quali potrebbero essere le possibili diagnosi?
Grazie tante.
(Elvis)


Risposta

Ci riserviamo di non rispondere a casi specifici alla diagnosi in quanto, data la complessità clinica e patogenetica delle malattie mieloproliferative, non è possibile dare una risposta in assenza di tutte le informazioni cliniche, di laboratorio e molecolari.


(15 dicembre 2018 - ore 10:23) - Anagrelide e fibrosi

l'anagrelide in pazienti con trombocitemia essenziale favorisce la fibrosi midollare?
(Massimo)


Risposta

L'Anagrelide (ANA), derivato imidazo-quinazolinico, è in grado di ridurre selettivamente la produzione midollare di piastrine e, a dosi elevate, anche l'aggregazione piastrinica. L'ANA, da moltissimi anni impiegato per il trattamento della TE e della altre MMC con trombocitosi, è stato dimostrato essere oltre che efficace anche del tutto privo di effetti leucemogeni.
L'ANA, essendo un inibitore delle fosfodiesterasi, induce un aumento dell'AMP ciclico (AMPc) intracellulare ed esercitando un effetto inotropo positivo e vasodilatatore diventa responsabile dei principali effetti collaterali quali cefalea, palpitazioni, edema e, raramente, cardiomiopatia. Interruzioni del trattamento con ANA entro i primi due anni sono riportate mediamente nel 30% dei casi, in larga maggioranza a causa di tachicardia e palpitazioni. Tuttavia, uno studio osservazionale prospettico del registro delle TE mostra, in via preliminare, che un'attenta valutazione cardiologica basale e nel follow-up, associata ad un agevole controllo farmacologico della eventuale tachicardia, consente di ridurre le interruzioni del trattamento per disturbi cardiovascolari a circa 5%. Lo studio randomizzato PT1 ha dimostrato che l'associazione ANA+ASA, rispetto all’associazione HU+ASA, riduce in minor misura le trombosi arteriose, riduce di più le trombosi venose, riduce meno le emorragie e si associa ad un maggior numero di evoluzioni mielofibrotiche.
Una successiva analisi ha evidenziato che il vantaggio di HU+ASA nel ridurre le trombosi arteriose era limitato ai casi JAK2 mutati, suggerendo che in questi pazienti, che hanno livelli medi più elevati di eritrociti e leucociti, una citoriduzione trilineare esplichi una massimale funzione antitrombotica.
Un più recente studio randomizzato (ANAHYDRET), in pazienti TE classificati secondo i criteri WHO, ha dimostrato la non inferiorità dell'ANA da sola rispetto all'HU da sola nel prevenire le complicanze trombotiche ed emorragiche, e ha documentato la non occorrenza di evoluzione mielofibrotica. Alla luce di quanto sopra, restano legittime le ipotesi che nello studio PT1 l'interazione di ANA con aspirina (cioè di due molecole con attività antiaggregante) possa giustificare il relativo eccesso di emorragie, e che la mancata stratificazione dei pazienti secondo i criteri WHO renda poco valutabili i dati sulla evoluzione mielofibrotica.


(14 dicembre 2018 - ore 17:51) - Effetto di jakavi sulla milza

Salve, 51 anni, affetto da PV JAK2+, in trattamento con Jakavi da 6 mesi, i valori del sangue sono ok non faccio più salassi, prurito controllato; dal confronto dell'eco addome per la valutazione della splenomegalia fatta una a inizio trattamento, l'altra a 6 mesi si evince un aumento della milza di circa 2 cm (inizio 220 mm, dopo sei mesi 238 mm) associato ad un aumento di peso e fegato grasso. Rispetto all'aumento della milza il jakavi non ha effetto? Per il fegato grasso e aumento di peso è da considerarsi un effetto collaterale?
Nel ringraziarvi colgo l'occasione per augurare a tutti Voi Buone Feste.
(Giuseppe)


Risposta

Il principio attivo di Jakavi, ruxolitinib agisce bloccando un gruppo di enzimi noti come Janus chinasi (Janus kinases, JAKs) che hanno un ruolo nella produzione e nella crescita delle cellule ematiche. Nella mielofibrosi e nella policitemia vera, vi è eccessiva attività JAK, il che comporta un'anormale produzione di cellule ematiche. Queste cellule ematiche migrano verso gli organi, tra cui la milza, facendo sì che si ingrossino. In caso di JAK bloccanti, Jakavi riduce la produzione anomala di cellule ematiche, riducendo in tale modo i sintomi delle malattie, inclusa la splenomegalia. La mancata efficacia del ruxolitinib nel ridurre il volume splenico potrebbe essere legato ad una resistenza al farmaco.
Questo fenomeno è comunque molto raro. L'aumento del peso corporeo è riportato tra gli effetti del farmaco. Il meccanismo responsabile di questo effetto non è ancora stato chiarito, i ricercatori ipotizzano che sia legato ad una riduzione del senso di sazietà indotta da alcune sostanze che aumentano durante il trattamento come ad esempio la leptina. Non sono invece riportati casi di fegato grasso indotti dal farmaco.


(14 dicembre 2018 - ore 17:11) - Anagrelide

Salve ho 29 anni sono affetta da TE da circa 5 anni.
Da qualche mese ho iniziato intron perché le piastrine elevate mi hanno provocato il von willebrand acquisito, solo che interferone mi provoca calo di umore e caduta dei capelli; ho parlato con il mio ematologo e mi ha detto che potrei cambiare terapia con lo xagrid. Il mio dubbio è se lo xagrid sia piu tossico di intronA, ho letto che potrebbe provocare danni al cuore e favorire fibrosi midollare. E' vero o sono solo schiocchezze?
Grazie anticipatamente.
(Marinella)


Risposta

Anagrelide è indicato per la riduzione della conta piastrinica elevata nei pazienti con trombocitemia essenziale (TE) ad alto rischio, i quali mostrano intolleranza nei riguardi della loro attuale terapia, oppure la cui conta piastrinica elevata non possa essere ridotta a un livello accettabile con l'attuale terapia (ad esempio l'interferone).
Sono stati segnalati reazioni avverse cardiovascolari gravi, inclusi casi di torsione di punta, tachicardia ventricolare, cardiomiopatia, cardiomegalia e insufficienza cardiaca congestizia in pazienti che presentavano già una problema cardiaco. Anagrelide deve essere usata con cautela nei pazienti con fattori di rischio noti per prolungamento dell'intervallo QT, come sindrome congenita del QT lungo, anamnesi positiva per prolungamento acquisito del QTc, assunzione di medicinali che possono prolungare l'intervallo QTc e ipokaliemia. È consigliabile un attento monitoraggio per rilevare un eventuale effetto sull'intervallo QTc.
Per tutti i pazienti si raccomanda un esame cardiovascolare pre-trattamento, comprendente un ECG basale ed ecocardiogramma, prima di iniziare la terapia con anagrelide. Si devono monitorare regolarmente tutti i pazienti nel corso del trattamento (ad es. con ECG o ecocardiogramma), per rilevare eventuali effetti cardiovascolari che possono richiedere ulteriori esami e indagini cardiovascolari. L'ipokaliemia o l'ipomagnesiemia devono essere corrette prima della somministrazione di anagrelide e monitorate periodicamente durante la terapia.
Anagrelide è un inibitore della fosfodiesterasi III AMP ciclico dipendente, e per via degli effetti inotropi e cronotropi positivi deve essere utilizzata con cautela nei pazienti di qualsiasi età con cardiopatia accertata o sospetta. La comparsa invece di fibrosi midollare osservata in un primo studio che includeva pazienti con una diagnosi di TE utilizzando i vecchi criteri diagnostici non sono stati confermati in studi successivi in cui la selezione dei pazienti era effettuata utilizzando criteri più recenti, escludendo quindi eventuali casi di mielofibrosi prefibrotica.


(13 dicembre 2018 - ore 23:40) - Eritropoietina, folina e milza

Buonasera,
sono affetta da MF. Vorrei sapere se è possibile che la somministrazione di epo e folina possa favorire un aumento delle dimensioni della milza e contemporaneamente non portare ad un aumento dell'emoglobina, emoglobina che sta continuamente scendendo probabilmente anche a causa di Jakavi? Grazie.
(Claudia)


Risposta

La terapia con eritropoietina e folina non determina un aumento delle dimensioni della milza. inoltre è stato dimostrato che l'uso di eritropoietina non determina una perdita di risposta, in termini di riduzione del volume splenico, nei pazienti con mielofibrosi in trattamento con JAKAVI.


(13 dicembre 2018 - ore 00:06) - Assunzione di Oncocarbide

Buona sera, essendomi stata diagnosticata una PV, con discreta piastrinosi, e dovendo mantenere l'HTC entro il 45%, il mio ematologo mi ha prescritto l'Oncocarbide da assumere al prossimo controllo dell'HTC, attualmente 45.1%, qualora tale valore venisse superato.
Siccome assumo farmaci quali Eutirox, Cardioaspirina e altri, sempre avvolti da una sottile ostia per paura di soffocare, la domanda che vi pongo è la seguente: posso avvolgere anche la capsula di Oncocarbide? Lo so che può sembrare stupido, ma per me è di importanza vitale.
Cordialità.
(Gabriella)


Risposta

Non ci sono controindicazioni ad utilizzare un'ostia sottile per avvolgere le compresse di oncocarbide.


(12 dicembre 2018 - ore 18:51) - Policitemia da oltre 10 anni

Sono affetta da policitemia vera da più di dieci anni, ho sempre l'ematocrito alto e piastrine alte e bianchi un poco alti, dopo che il dottore per farmeli scendere mi ha dato 3 pastiglie di oncocarbide al giorno per più di un mese, e dopo mal di gola e sanguinamento naso per raffreddore per più di 10 giorni e antibiotico, ho fatto le analisi ed è risultato i globuli bianchi 3,98 e i rossi 3,77, le piastrine 275, i linfociti prima risultavano anche a 10 ora risaliti nella norma a 33, i basofili a 1,60, ematocrito a 44 ed emoglobina a 13,5, ho schiuma nelle urine mi devo preoccupare?


Risposta

Gli effetti che riferisce sull'emocromo possono dipendere dalla terapia con oncocarbide, il quadro clinico merita comunque un approfondimento da parte di uno specialista ematologo.


(12 dicembre 2018 - ore 17:45) - Acufeni

Buonasera, sono a disturbarvi nuovamente, sono affetta da Trombocitemia essenziale dal 2016 (ho 55 anni), con piastrine intorno a 800/850 , è frequente con questa patalogia secondo le Vostre stime, di sooffrire di ronzii fortissimi (solo mella parte sinistra)? Ho eseguito una risonanza encefalica dove si evidenzia una ectasia in sede pontina ed il radiologo dice che potrebbe essera causa del mio fastidio, ora però avendo il dubbio che siano le piasrine sono un po' disorientata. Ultima cosa, ho il valore hdl leggermente fuori range 250 contro i 220. Grazie come sempre.
(Simonetta)


Risposta

Un acufene è un disturbo uditivo costituito da rumori (come fischi, ronzii, fruscii, pulsazioni, ecc.) che l'orecchio percepisce come fastidiosi a tal punto da influire sulla qualità della vita del soggetto che ne è affetto. Esso non è classificabile come una malattia, ma è una condizione che può derivare da una vasta pluralità di cause. Nel caso specifico la comparsa di acufeni da un solo lato, il lato sinistro, non depone per una causa sistemica, come l'aumento della conta piastrinica, ma piuttosto da una causa locale, come in questo caso.


(11 dicembre 2018 - ore 9:34) - Farmaci anticoagulanti ed antiaggreganti

78 anni, in buone condizioni fisiche, da 4 anni ho PV che curo con idrossiurea e Cardioaspirina. 2/3 volte all'anno (quando capita di superare i 45 dell'ematocrito e i 15 di emoglobina) ricorro ad un salasso. Da poco tempo ho notato Fibrillazione atriale in cuore dalle dimensioni normali e dai parametri ematici buoni, mi è stata ordinata una cardioversione elettrica dopo trattamento antiemorragico Eliquis 30 giorni prima e 30 giorni dopo. E' corretto sospendere la cardioaspirina in questi 2 mesi?
(Gianpiero)


Risposta

L'uso concomitante di un farmaco anticoagulante (Eliquis) e di un farmaco antiaggregante (cardioaspirina) aumenterebbero il rischio di sanguinamento, per questo motivo, in assenza di controindicazioni, è corretto sospendere la cardioaspirina per il periodo indicato.


(5 dicembre 2018 - ore 6:33) - Eritrocitosi

Salve, aggiornamento, ho una eritrocitosi dal 2014 con ematocrito tra 51/54 tutti altri valori nella norma da anni (piastrine e gb) EPO normale i jak2 compreso esone 12 CARL e mpl tutti negativi. La milza nella norma.
Possiamo sospettare di una mielofibrosi triplo negativo? Oppure ci dovrebbero essere altri elementi per avere tali sospetti?
Grazie.
(Elvis)


Risposta

I valori che riferisce sono caratterizzati da un aumento dell'ematocrito, ovvero una condizione di eritrocitosi. Le cause di eritrocitosi sono numerose e solo raramente sono da correlare alla presenza di una neoplasia mieloproliferativa. Tra le neoplasie mieloproliferative la policitemia vera (PV) si associa più frequentemente ad una eritrocitosi, piuttosto di una mielofibrosi che normalmente si caratterizza per un fenomeno inverso, ovvero l'anemia. La negatività per le mutazioni di JAK2 V67F e dell'esone 12 non escludono la diagnosi di PV; secondo i criteri diagnostici della WHO, la diagnosi richiede anche una valutazione midollare che in questi casi di negatività molecolare è fondamentale per una corretta diagnosi.
La diagnosi differenziale deve riguardare le cause più comuni di eritrocitosi secondaria o forme ereditarie. In questo ultimo caso, ed in presenza di una storia familiare suggestiva, potrebbe essere utile lo studio di mutazioni geniche frequentemente presenti in questi pazienti.


(1 dicembre 2018 - ore 8:34) - Ferro e mielofibrosi

Buongiorno, sono affetta da mielofibrosi scoperta da un anno con mutazione JAK 2, nelle ultime due visite presso il centro di ematologia dove sono in cura sono risultate le piastrine in aumento e quindi mi è stato aumentato l'oncocarbide, 8 la settimana, ma anche il ferro era basso e dovrò prendere una pastiglia per aumentare il ferro per un mese. Vorrei sapere se può essere dannoso per la patologia in generale delle medicine per il ferro o degli integratori a base di ferro, grazie.
(Giovanna)


Risposta

L'uso di una terapia integrativa con ferro o suoi derivati per il trattamento di una anemia sideropenica in corso di mielofibrosi non comporta effetti collaterali. Si consiglia comunque di eseguire controlli più ravvicinati dell'emocromo al fine di definire l'eventuale eccessiva efficacia del trattamento che potrebbe portare (soprattutto nei casi di pregressa policitemia vera) ad un aumento eccessivo dell'ematocrito e dell'emoglobina.


(29 novembre 2018 - ore 2:04) - Mielofibrosi e sopravvivenza

Salve Dottore,
a mio marito, 45 anni, hanno diagnosticato una mielofibrosi triplo negativo. Visto che stiamo entrando ora in questo calvario a cosa andrà incontro e quale è la sopravvivenza in anni? Grazie.
(Elvis)


Risposta

La Mielofibrosi si caratterizza per una elevata complessità tanto sul piano biologico quanto su quello clinico-assistenziale. La sopravvivenza è estremamente variabile e oscilla da 20 anni a meno di 2 anni. La stima di sopravvivenza si basa sull'uso di modelli di stratificazione prognostica talora molto articolati.
Il primo tentativo di score di prognosi risale al 2009 con la formulazione dell'International Prognostic Scoring System (IPSS). Tale score è stato calcolato e validato per i casi valutati al momento della diagnosi e prevede cinque variabili indipendenti, predittive di ridotta sopravvivenza: età superiore ai 65 anni; presenza di anemia con emoglobina inferiore a 10 g/dl; leucocitosi con globuli bianchi superiori a 25.000/mmc; blasti circolanti nel sangue periferico in misura uguale o superiore all'1% e presenza di sintomi sistemici.
Grazie a questa stratificazione prognostica si potevano identificare i pazienti a prognosi molto buona (che non presentavano nessuno di questi fattori, con sopravvivenza superiore agli 11 anni) e quelli con prognosi estremamente sfavorevole (che presentavano tre o più dei fattori di rischio, con una sopravvivenza di poco più di 2 anni).
Questa classificazione è stata successivamente implementata in modo da poter essere applicata dinamicamente, tanto all'esordio, quanto durante il follow up. Il DIPSS (Dynamic International Prognostic System) prevede le stesse variabili sopracitate, assegnando, tuttavia, alla presenza dell'anemia un punteggio doppio.
Un'ulteriore revisione del DIPSS (DIPSS plus) ha portato all'aggiunta di tre fattori con significato prognostico sfavorevole: presenza di un cariotipo sfavorevole, fabbisogno trasfusionale di globuli rossi e presenza di piastrinopenia con conta inferiore a 100.000/mmc.
Recentemente sono stati proposti dei modelli prognostici più accurati che integrano ai dati clinici e di laboratorio di IPSS e DIPSS anche nuove informazioni di tipo molecolare e citogenetico ( es GIPSS o MIPSS70).


(26 novembre 2018 - ore 15:50) - T-deplezione e trapianto aploidentico

Buongiorno,
ho letto che al Bambin Gesù, nel caso di donatore genitore aploidentico, è prevista una manipolazione genetica per evitare problemi di rigetto. E' applicabile anche quando il ricevente è un adulto che riceve cellule staminali da un figlio? In quali casi? Grazie.
(Maria)


Risposta

La manipolazione che rifesce è la T-deplezione, una tecnica usata per ridurre il rischio di GVHD nel trapianto aploidentico, effettuata con tecniche di manipolazione ex-vivo. Il trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche rappresenta il trattamento di scelta per molte patologie oncoematologiche dell'infanzia e dell'età adulta. Tuttavia, un donatore familiare HLA-identico è disponibile solo in circa il 25% dei casi e spesso non è possibile identificare in tempo utile un donatore volontario non consanguineo nei registri internazionali dei donatori volontari di midollo osseo. Proprio per questo motivo, sono state sviluppate nel corso degli anni strategie trapiantologiche alternative, basate sull'impiego di fonti di cellule staminali emopoietiche differenti (come ad esempio il sangue placentare) o sull'impiego di donatori familiari HLA-parzialmente compatibili. In particolare, questo secondo approccio appare di rilevante interesse, in quanto permette virtualmente di poter identificare un donatore di cellule staminali emopoietiche per tutti i pazienti candidati ad un trapianto. Il trapianto di cellule staminali emopoietiche da sangue periferico da donatore familiare HLA-parzialmente compatibile, dopo procedura di T-deplezione, rappresenta una valida opzione terapeutica per pazienti che necessitano di un trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche ma che sono sprovvisti di un donatore familiare o non consanguineo HLA-compatibile. Il donatore aploidentico o parzialmente identico, infatti, può essere un consanguineo (genitore, figlio, fratello, cugino) che non risulta HLA-identico a livello molecolare, ma condivide col paziente alcuni, ma non tutti, antigeni di istocompatibilità sulla superficie delle cellule, cioè lo stesso aplotipo. La fattibilità e la sicurezza di questo tipo di trapianto è limitata da un'alta incidenza di GVHD, in quanto, essendo solo parziale la compatibilità a livello molecolare, sono frequenti le reazioni del trapianto contro l'ospite. Per limitare questo rischio, si possono infondere al ricevente sospensioni di cellule staminali T-deplete, ovvero depurate dai linfociti T, che sono i principali responsabili della reazione di Graft versus Host Disease, indipendentemente dal tipo di donatore (figlio o genitore).


(24 novembre 2018 - ore 17:22) - Oncocarbide ed aumento della conta piastrinica

Egregi ricercatore, ho 73 anni diagnosticata MF primaria marzo 2016, asintomatico, triplo negativo, in terapia con 9 cp settimanali oncocarbite, duoplavin 1cp, atorvastatina10- 1cp, milza diam long 11,8 cm, pregresso infarto miocardico, ptl marzo 2018-474, Sett. 2018 ptl 623. Alla visita del 20/11/18 ptl 700- globuli rossi 3.96-emoglob 14.9-ematocrito 41.8- glob. bianchi 8.29. L'ematologa mi ha prescritto un aumento dell'oncocarbite da 9 cp settimanali a 11cp.
Vi chiedo, premesso che la milza è sempre nei limiti citati, che questi valori delle piastrine ritornati ai valori del marzo 2018 denotano che 9 cp di oncocarbite non sono più sufficienti a contenere le piastrine su livelli accettabili, e se questo aumento di oncocarbide quanto possono incidere su gli altri valori dell'emocromo?.
Chiedo scusa per la lungaggine, mi hanno detto che se non aumento l'oncocarb. rischio l'ictus. Cordiali saluti-
(Enzo)


Risposta

Premesso che oscillazioni della conta piastrinica sono fisiologici, l'indicazione alla terapia citotossica (come l'oncocarbide) dipende dal rischio di sviluppare trombosi nel corso della malattia: i soggetti di età superiore a 60 anni e/o con una storia clinica personale caratterizzata da uno o più eventi trombotici sono definiti ad alto rischio e secondo le linee guida europee devono effettuare una terapia citotossica in associazione con la terapia antiaggregante. Il rischio trombotico infatti non è mai stato correlato linearmente con la conta piastrinica, piuttosto un aumento importante della conta piastrinica (definito ≥ 1500/ul) è stato correlato paradossalmente con un aumento del rischio trombotico per la comparsa di una malattia di Von Willebrand acquisita. È stato ipotizzato che la riduzione degli eventi trombotici in questi pazienti non sia legata alla riduzione delle piastrine quanto piuttosto alla concomitante riduzione dei livelli leucocitari, suggerendo come tale farmaco possa rappresentare un importante fattore aggiunto a favore dell'effetto antitrombotico.


(22 novembre 2018 - ore 19:59) - Aumento ematocrito

Salve, ho 33 anni e per un intervento di calazio ho fatto le analisi da poco. Premetto che sono circa 10 anni che il mio valore di piastrine oscilla tra 100 e 120 (prima del 2009 non ho le analisi stampate). Faccio prelievi periodici circa ogni 8 mesi ed il valore è sempre lo stesso.
La piastrinopenia non l'ho indagata più a fondo in quanto un ematologo mi ha detto che se i valori sono questi posso stare tranquillo. Avevo fatto nel 2014 una lastra addome completo con risultato tutto nella norma.
All'ultima visita con un ematologo nuovo, sono stati riscontrati i seguenti valori per quanto riguarda l'emocromo 22/11/2018 (ho fatto 40 minuti di corsa due giorni prima). Leucociti 5.390; Eritrociti 5.880.000 *; Hb 17.1 *; Ht 52.5 *; MCV 89.3; MCH 29.1; MCHC 32.6; RDW 11.8; PLT 107;
formula leucocitaria in %
Neutrofili 50.6
Eosinofili 1.7
Basofili 0.2
Linfociti 38
Monociti 9.6
tempo protrombinica 103; inr 0.98; ptt 26.7; p-fibrigeno 268
L'ematologo mi dice che posso fare l'intervento di calazio poi mi ha prescritto ulteriori analisi del sangue per studiare la piastrinopenia mentre dice che ho poliglobulia (forse dovuta a problema respiratorio che però non è riuscito a rilevare con visita della schiena mentre respiravo forte) e che devo fare RX toracica, spirometria, dosaggio eritropoietina, ig e totali, ricerca JAK-2. Dice che dovrei prendere la cardioaspirina ma solo dopo aver fatto l'intervento di calazio.
A mio scrupolo ho rifatto l'emocromo in un altro laboratorio il 21/11/2018 ed ho i seguenti valori:
Leucociti 4.9; Eritrociti 5.710.000; Hb 16.9; Ht 50.4; MCV 88; MCH 29.6; MCHC 33.5; RDW 12.7; PLT 118 *; MPV 10.2; PCT 0.121 *; PDW 19.8*;
formula leucocitaria in %
Neutrofili 47.9
Eosinofili 1.8
Basofili 0.3
Linfociti 40.8
Monociti 9.2
Dalle passate analisi vedo i seguenti valori:
(Eritr)-(Hb) - (Ht) dic-09 554 - 16,2 - 48,5
mar-13 522 - 15,5 - 47,1
feb-14 546 - 15,9 - 45,4
feb-14 524 - 15,7 - 46,2
mag-14 545 - 16,3 - 47,1
mag-14 558 - 16,1 - 45,8
mag-15 534 - 15,9 - 47,3
feb-16 539 - 16,6 - 47,8
giu-17 538 - 16,4 - 48,7
Dopo l'intervento di calazio inizierò le varie visite/analisi per l'ematologo.
Se possibile volevo sapere se la cardioaspirina è davvero necessaria. Lui parlava inoltre di eventuale salasso però mi ha detto che non è urgente. Io non ho nessun sintomo e non ho problemi respiratori.
Grazie per la vostra disponibilità.
(Mercur)


Risposta

Dalle analisi mostrate emerge un aumento dei valori di ematocrito e di emoglobina che ovviamente meritano un approfondimento. Potrebbe comunque essere utile un nuovo controllo dell'emocromo a distanza dai precedenti per confermare l'eritrocitosi. Nel caso in cui si dovesse confermare è opportuno eseguire tutti gli esami indicati. L'indicazione all'uso di aspirina e dei salassi dipende dai risultati degli esami di screening, sarà il suo ematologo di riferimento a consigliare o meno questo tipo di trattamento.


(21 novembre 2018 - ore 17:19) - Milza ed attività fisica

Da circa sei anni mi è stata diagnosticata la mielofibrosi idiopatica, per un paio di anni senza sintomi evidenti, da circa 2 anni con milza molto ingrossata circa 16 cm. Dall'arcata costale era di 22 cm quando ho iniziato ad assumere jakavi (20.02.2018 ) che sembrava avere un buon effetto iniziale sulla milza, poi si è assestata a 16 cm. Ora mi sembra che stia di nuovo aumentando, ho pensato a causa anche di molta attività fisica pesante di lavoro agricolo. Vi chiedo se è possibile che le dimensioni della milza aumentino per tale motivo. Emoglobina a 9,8 - piastrine nella norma - LDH 2300. Referto medico "stabile". Vi ringrazio anticipatamente per la vostra risposta.
(Vincenzo)


Risposta

L'aumento delle dimensioni della milza non è da imputare ad un aumento dell'attività fisica. L'aumento del volume splenico potrebbe essere la conseguenza di una iniziale perdita di risposta al ruxolitinib. Studi recenti hanno dimostrato che la probabilità di mantenere una risposta splenica con Jakavi per almeno 3 anni è del 50%. Questo comunque non implica la sospensione del farmaco se si ritiene che vi sia ancora un beneficio clinico.


(20 novembre 2018 - ore 11:32) - Salasso e trombocitemia essenziale

Buongiorno, in seguito alla trombocitemia ho dovuto fare il salasso e vorrei sapere se i valori si abbassano sotto il minimo di MCH, MCHC, RDW SD è la conseguenza del salasso stesso? Grazie.
(Roberto)


Risposta

Il calo dei valori di MCH , MCHC e RDW potrebbero essere legati alla salassoterapia, anche se una unica procedura generalmente non provoca variazioni rilevanti e durature nel tempo.


(20 novembre 2018 - ore 10:20) - Globuli rossi elevati

Buongiorno, mi chiamo Marco, ho 40 anni e vi scrivo dalla Calabria. Da due anni tengo sotto controllo una gammopatia monoclonale, sono sotto cura presso l'ospedale di Reggio Calabria.
Ieri (19/11/2018), durante la visita mi hanno fatto fare un prelievo del sangue perché hanno notato che ho i globuli rossi alti, mi daranno risposta il 12 dicembre, da quello che mi hanno fatto capire sospettano una policitemia, cosa devo fare, vorrei venire a Pavia a curarmi. Posso inviarvi le mie analisi, la notte soffro di apnea prima di addormentarmi. E' un sintomo, ho letto, ed ho sempre dolori al petto.
(Marco)


Risposta

I termini poliglobulia e policitemia vengono correntemente impiegati per definire quelle condizioni morbose caratterizzate da un aumento degli eritrociti, dell'emoglobina e dell'ematocrito, senza alcuna implicazione riguardante il numero dei leucociti e delle piastrine. E’ più corretto, tuttavia, usare per tutte le suddette condizioni il termine ERITROCITOSI. L'identificazione delle policitemie differenti dalla policitemia vera è importante: vanno escluse le forme di policitemia apparente e le forme secondarie. Una accurata indagine anamnestica e clinica, con particolare riguardo alle terapie in corso (esempio per uso di diuretici) o abitudini come ad esempio le apnee notturne (che riferisce), permette di individuare le forme apparenti e secondarie.
Prima di rivolgersi ad un centro specializzato in malattie mieloproliferative, è opportuno escludere queste forme.


(20 novembre 2018 - ore 9:30) - Fenomeno di Raynaud e trombocitemia essenziale

Buongiorno, paziente con TE in cura da 16 anni.
Ieri durante una visita da un ortopedico per altri motivi, vedendomi la mano con le dita pallide a causa dal freddo mi dice che potrebbe trattarsi della sindrome di Raynaud e sarebbe opportuno fare un controllo. Effettivamente il fenomeno delle dita bianche con il freddo mi capita di frequente, limitato al solo periodo invernale ed associato ad un ispessimento della pelle sotto le unghie con conseguenti ragadi.
Leggevo che con la TE tale patologia può essere frequente. E' quindi il caso di fare ulteriori controlli?
Grazie in anticipo per la risposta.
(Fabio)


Risposta

Il fenomeno di Raynaud è una condizione clinica per cui le estremità dell'organismo, più comunemente mani, piedi, ma occasionalmente anche naso ed orecchie, diventano fredde, insensibili e cambiano colore dopo esposizione al freddo, in riposta al decremento della temperatura ambientale o allo stress emotivo. Il cambio di colore delle estremità nel corso del fenomeno di Raynaud si manifesta tipicamente con pallore ("dita bianche") o cianosi (colorazione bluastra) e infine, alla risoluzione di tali fenomeni, con rossore (eritema). Queste manifestazioni sono il risultato di un'eccessiva risposta dell’organismo agli stimoli ambientali per cui le arteriole che irrorano le estremità si contraggono (fenomeno di vasospasmo) provocando una riduzione del flusso sanguigno (da qui il pallore), che tende poi a ristagnare localmente causando una perdita di ossigeno (da qui la cianosi) e una riduzione della temperatura locale, avvertita come sensazione di freddo.
Quando il vasospasmo viene meno e la circolazione viene ripristinata, vi è un rapido ritorno di sangue nelle zone precedentemente colpite con rossore cutaneo e calore, talvolta così repentino da essere percepito in maniera dolorosa. Non in tutte le persone con fenomeno di Raynaud le manifestazioni cliniche hanno la stessa entità e se in alcuni casi esse vengono avvertite come un semplice fastidio, presente ad esempio unicamente nelle giornate più fredde, in altri assumono carattere disabilitante. Nei casi più severi, il fenomeno di Raynaud può complicarsi con la presenza di alterazioni a livello cutaneo, evidenti sotto forma di aree di secchezza (xerosi) locale, lesioni della cute a carattere ragadiforme o vere e proprie ulcere. Il fenomeno di Raynaud è una patologia relativamente frequente nella popolazione generale, specie in quella femminile, e si stima che le tipiche manifestazioni vasospastiche siano osservabili nel 5-10% della popolazione.
Nella trombocitemia essenziale, il 35% dei pazienti alla diagnosi riferisce sintomi vasomotori, come cefalea, vertigini, ronzii, parestesie periferiche, disturbi della vista, livedo reticularis e fenomeni Raynaud-simili. Il fenomeno di Raynoud può comunque essere associato anche ad altre patologie come la connettivite mista, il lupus eritematoso sistemico, l'artrite reumatoide, la sindrome di Sjogren, per tale motivo si suggerisce una visita di controllo da uno specialista immunologo.


(16 novembre 2018 - ore 18:15) - Perdita di risposta a Ruxolitinib

Buona sera, vorrei sapere se a lungo andare il ruxo perde la sua efficacia, mi spiego: dopo 6 anni che lo uso pian piano si sono abbassati piastrine ed emoglobina, oggi sono costretto a prendere 15 mg X2 al dì da dosaggio pieno per piastrine a 85.000 ed emoglobina a 10,5. Vorrei sapere se sospendo il farmaco è lo riprendo fra 2 o 3 mesi potrei avere un beneficio?
Vi ringrazio anticipatamente.
(Donato)


Risposta

La riduzione dei valori dell'emocromo non esprimono una perdita della risposta al ruxolitinib. La causa di questo progressivo calo dell'emoglobina e delle piastrine potrebbe, da una parte, rappresentare un effetto collaterale del farmaco, maggiormente giustificato se sta assumendo sostanze considerate forti o moderati inibitori del citocromo CYP3A4, dall'altra parte, esprimere un cambiamento della fase di malattia per la quale potrebbe essere richiesta una rivalutazione midollare. Un iniziale tentativo riducendo il dosaggio del farmaco potrebbe chiarire l'origine del calo.


(15 novembre 2018 - ore 20:42) - Editing genomico

Salve,
per chiedervi se l'editing genetico può rappresentare una possibilità di cura/guarigione in merito alla Policitemia con JAK2 modificato.
Un sentito grazie per una Vostra risposta in merito.
(Roberto)


Risposta

La ricerca in campo di editing genetico è molto promettente. Sfruttando la tecnologia di editing genomico (tecnica che tende a correggere direttamente il DNA genico difettoso) è stato possibile correggere le mutazioni che causano malattie genetiche come l'anemia falciforme e la talassemia nelle cellule staminali prelevate del sangue di alcuni pazienti. Più recentemente cellule immunitarie riprogrammate tramite l'editing genetico sono state usate nel trattamento di alcuni tipi di leucemie e di linfomi. La nuova cura sperimentale, progettata da un team di medici guidato da Waseem Qasim, prevede l'utilizzo di linfociti sani, programmati per attaccare in modo specifico le cellule tumorali. La terapia sfrutta una tecnica che prende il nome di CAR T, che sta per Chimeric Antigen Receptor T-cells, e consiste nel prelievo delle cellule T del paziente, che vengono in seguito sottoposte ad editing genetico affinché esprimano sulla loro superficie dei recettori speciali, i CAR.
Queste proteine di membrana rendono le cellule T in grado di attaccare quelle tumorali distruggendole. Il problema di questa procedura è il fatto che il trattamento è diverso per ogni paziente, perciò le cellule T vanno modificate ad hoc: questo significa che produrle, oltre a costare molto, richiede anche parecchio tempo. La procedura, già approvata dall'FDA per la leucemia linfoblastica acuta e per linfomi non-Hodgkin, non ha ancora avuto l’autorizzazione dell'ente regolatorio per i pazienti con leucemia linfatica cronica che ricevono il trattamento in via sperimentale. Questa tecnica non è mai stata utilizzata per il trattamento delle neoplasie mielorpoliferative croniche, e ad oggi non esiste un razionale biologico per il suo utilizzo in queste malattie.


(15 novembre 2018 - ore 14:51) - Calo dei valori

Salve, sono un paziente di 39 anni affetto da 4 anni da trombocitemia essenziale con JAK2 positivo. Dagli ultimi esami del sangue è emerso un abbassamento dei globuli bianchi (3.29), in particolare dei neutrofili e anche le piastrine si sono abbassate (ultimo emocromo 6 mesi fa erano 420), risultando nella norma (370). Globuli rossi, emoglobina e Ldh sono tutti nella norma. Questa leucopenia con diminuzione delle piastrine può dipendere dalla carenza di vitamina B12 (160) o potrebbe essere spia di un'evoluzione della patologia? Grazie.
(Francesco)


Risposta

I valori dell'emocromo riportati non denotano una progressione di malattia. Talora, sia la conta delle piastrine sia quella dei globuli bianchi possono calare per poi ritornare a valori entro i "range" di normalità al controllo successivo. Si consiglia di eseguire un nuovo controllo dell'emocromo dopo almeno 3 mesi da quello precedente.


(14 novembre 2018 - ore 16:38) - Pollachiuria e mielofibrosi

Egregi Dottori,
ho 68 anni e da circa 3 sono in cura con il farmaco JAKAVI per via della mielofibrosi post policitemia vera. A tal proposito volevo chiedervi se dalla Vostra esperienza risulta che il suddetto farmaco abbia tra i suoi effetti collaterali una stimolazione incontrollata del muscolo detrusore che provoca quindi un frequente (troppo!) stimolo allo svuotamento della vescica anche con quantità di urina molto modeste. Evidenzio che dalla visita urologica e dai vari esami (flussometria, ecografia addome inferiore con particolare prostata e vescica, PSA e urinocoltura eseguita più volte) la situazione risulta del tutto normale. Cordialmente.
(Riki)


Risposta

La pollachiuria (svuotamento eccessivo della vescica) non rientra tra gli effetti collaterali noti del ruxolitinib.


(13 novembre 2018 - ore 17:47) - Marcatore tumorale Ca 15.3

Chiedo per cortesia se può essere che il marker tumorale 15.3 si alzi in modo patologico con policitemia vera già accertata. Ringrazio.
(Teresa)


Risposta

Ca 15-3, così come tutti gli altri marcatori tumorali di comune utilizzo nei tumori solidi, non sono correlabili alla policitemia vera, ma bisogna tenere presente che sono parametri molto poco specifici. Se sono elevati devono comunque essere inquadrati dal medico nel contesto generale della sua storia clinica.


(13 novembre 2018 - ore 14:08) - Vaccini e mielofibrosi

Egregi ricercatori, ho 73 anni con MF diagnosticata marzo 2016 in terapia con oncocarbite 9 cp settimanali, duoplavin 1cp, atorvastatina10- 1cp. Valori emocromo nella norma tranne Piastrine 623. Sono andato all'ASL per la vaccinazione antinfluenzale come negli anni precedenti, mi hanno chiesto però se volevo fare anche la vaccinazione ANTIPNEUMOCOCCICA, che ho evitato in attesa di un consulto specialistico. In sintesi cosa è questa ulteriore vaccinazione e se è compatibile con la mia malattia e relativi farmaci. Vi ringrazio sentitamente.
(enzo)


Risposta

Il vaccino aggiuntivo che le è stato proposto potrebbe essere quello contro la polmonite pneumococcica. In tal caso non ci sono controindicazioni assolute nei pazienti con malattie mieloproliferative, inclusa la mielofibrosi. Si consiglia comunque di consultare il proprio medico di famiglia per valutare nel suo caso specifico l'appropriatezza del piano vaccinale.


(9 novembre 2018 - ore 19:39) - Fango biliare e trombocitemia essenziale

Salve, volevo sapere se c'è una correlazione fra la trombocitemia essenziale JAK2+ di mio marito e il fango biliare di cui da qualche tempo soffre e fa terapia con Duersil. La ringrazio per la risposta.
(Lucrezia)


Risposta

La presenza di fango biliare non può essere correlata alla presenza di una malattia mielorpoliferativa. Il suo trattamento medico segue le stesse regole che si applicano in tutti i pazienti. Non ci sono controindicazioni particolari all'uso dell'acido ursodesossicolico in queste malattie.


(9 novembre 2018 - ore 18:56) - Eritropoietina e mielofibrosi

Salve, sono la figlia di un anziano di 72 anni con mielofibrosi di grado 2 da 5 anni... Vorrei avere maggiori informazioni sull'efficacia di eritropoietina visto che l'hanno prescritta a mio papà da pochi giorni per il troppo carico trasfusionale, 2 sacche di emazie alla settimana, emoglobina 8.
grazie mille
(Liliana)


Risposta

L'impiego di eritropoietina per il trattamento dell'anemia in pazienti con mielofibrosi in terapia con idrossiurea è associato a una probabilità di risposta di circa il 40%. La durata media della risposta è stata stimata non superiore ai 12 mesi. La probabilità di ottenere un miglioramento dell'emoglobina è maggiore se il livello basale di eritropoietina è inferiore a 125mU/ml e se il paziente non presenta fabbisogno trasfusionale.
In alcuni centri gli agenti stimolanti l'eritropoiesi sono poco impiegati, data la scarsa efficacia in pazienti trasfusione-dipendenti e dato il potenziale ruolo di tali farmaci nell'incremento della splenomegalia.


(9 novembre 2018 - ore 16:25) - Anemia e mielofibrosi

Buonasera,
sono affetta da mielofibrosi da circa 8 anni e per ora assumo solo cardioaspirina.
Le ultime analisi hanno rilevato un abbassamento dell'emoglobina da 12,0 a 11,7 (rispetto a 7 mesi fa). Poiché questo valore sta progressivamente calando, vorrei cortesemente chiedere se ci sono farmaci o cure che possano, in caso di un'importante diminuzione dell'emoglobina, riprstinare un valore normale.
Ringrazio sentitamente.
(Francesca)


Risposta

L'anemia è una manifestazione cardine della mielofibrosi ed è presente nel 35-54% dei pazienti alla diagnosi. Quando il valore dell'emoglobina scende sotto i 10 grammi per decilitro può essere utile iniziare un trattamento.
Al momento le possibili terapie volte al miglioramento dei valori emoglobinici sono: androgeni, eritropoietina, danazolo, steroidi, farmaci immumodulatori. L'impiego di eritropoietina per il trattamento dell'anemia in pazienti con mielofibrosi è associato a una probabilità di risposta variabile tra 15 e 40% a seconda degli studi. La probabilità di ottenere un miglioramento dell'emoglobina è maggiore se il livello basale di eritropoietina è inferiore a 125 mU/ml e se il paziente non presenta fabbisogno trasfusionale. Recentemente è in corso di sperimentazione un farmaco per il trattamento dell'anemia nei pazienti con mielofibrosi chiamato Luspatercept. Il farmaco si è già dimostrato efficace nel migliorare l'anemia in altre patologie ematologiche, come la mielodisplasia e la talassemia. Un analogo di questo farmaco (Sotatercept) è stato testato in un piccolo numero di pazienti con mielofibrosi ottenendo un miglioramento dei livelli di emoglobina nel 40% dei casi.


(9 novembre 2018 - ore 10:23) - Diagnosi di policitemia vera, terapia e cellule immature

Mi hanno diagnosticato la PV nel 2014/2015 all'età di 41 anni... diagnosi con prelievo del midollo policitemia vera JAK2 Sono in terapia da sempre con salassi periodici e cardiospirina. Da un anno circa mi hanno aggiunto oncocarbide perché le piastrine erano arrivate a 900... ora si sono abbassate a 614 (questi valori negli ultimi 3 esami). Premetto che l'ematologo mi ha messo nella categoria a basso rischio, non avendo mai avuto casi personali o in famiglia di trombosi o infarti.
Vi farò ora una domanda, che prospettive di vita può avere una persona come me. Con tutto ciò che vi ho scritto poc'anzi? Io continuo a fare una vita abbastanza normale, lavoro, faccio più o meno ciò che facevo prima... Naturalmente con più attenzione. Ho smesso di fumare, non sono mai stato un gran bevitore, ma ho smesso anche quel poco. Un'altra domanda, non sempre, ma spesso, mi trovo negli esami i Basiglio, mielociti e a volte metamielociti un po' alti. E' normale nella PV? Vi ringrazio di cuore perché non nego che questa malattia mi porti un po' di preoccupazione.
(Giuseppe Antonio)


Risposta

Secondo le attuali linee guida europee [Vannucchi AM et al. "Philadelphia chromosome-negative chronic myeloproliferative neoplasms: ESMO Clinical Practice Guidelines for diagnosis, treatment and follow-up" Annals of oncology (2015)], il trattamento della policitemia vera è diverso a seconda della classe di rischio, che identifica il rischio di sviluppare trombosi ed è definito da 2 principali fattori, ovvero l'età e la storia trombotica del paziente. Pertanto:
- nei pazienti a basso rischio (età inferiore a 60 anni e nessun episodio trombotico pregresso) sono indicati l'aspirina a basse dosi (in genere 100 mg al giorno) e i salassi per mantenere un ematocrito inferiore a 45%;
- nei pazienti ad alto rischio (età superiore a 60 anni e/o almeno un episodio trombotico pregresso) sono indicati l'aspirina a basse dosi, i salassi e una terapia citoriduttiva, in genere a base di idrossiurea (Onco Carbide), con lo scopo di mantenere un ematocrito inferiore a 45%;
La terapia citoriduttiva può, inoltre, essere considerata nei casi che presentano una spiccata piastrinosi, con conta superiore a 1.500.000/mmc, in quanto in tale circostanza sussiste un rischio vascolare di tipo emorragico. Solo in questo caso il numero di piastrine rappresenta una indicazione precisa per iniziare un trattamento citoriduttivo. Tuttavia, anche la comparsa di una sintomatologia clinica associata ad una elevata conta piastrinica può indurre il medico ad iniziare un trattamento citoriduttivo.
Ad oggi si ritiene che i pazienti affetti da policitemia vera possano avere una sopravvivenza mediana di oltre 20 anni a partire dal momento della diagnosi.
Recentemente sono stati identificati nuovi fattori prognostici sia clinici che molecolari in grado di identificare pazienti con policitemici con diverse mediane di sopravvivenza. I risultati di questo studio verrà presentato in forma di comunicazione orale al prossimo congresso di ematologia americano che si svolgerà a San Diego a dicembre.
Nelle malattie mieloproliferative croniche, accade non infrequentemente che qualche granulocito non ancora completamente differenziato lasci anzitempo il midollo osseo e compaia nel sangue periferico. E' pertanto non sorprendente che in un paziente con policitemia vera alcuni di questi granulociti immaturi, propriamente definiti come metamielociti o mielociti, siano osservati nel sangue periferico. La presenza di cellule mieloidi immature nel sangue periferico è più tipicamente osservata nei pazienti con mielofibrosi; tuttavia questa situazione nella policitemia vera può durare anche per molto tempo senza necessariamente avere una franca evoluzione in mielofibrosi.


(8 novembre 2018 - ore 9:30) - Vaccinazione anti-influenzale

Salve, 51 anni, affetto da PV JAK2+ da 15 anni, in trattamento con Jakavi da 5 mesi per intolleranza all'oncocarbide, ci sono controindicazioni al vaccino antinfluenzale? Cordiali saluti.
(Giuseppe)


Risposta

Nei pazienti con diagnosi di neoplasia mieloproliferativa in trattamento con ruxolitinib non sono note controindicazioni all'esecuzione della vaccinazione antinfluenzale. Discuta con il suo medico curante l'indicazione a procedere con la vaccinazione.


(8 novembre 2018 - ore 00:00) - Occhi rossi

Occhi rossi e lacrimosi che non passano neanche con cortisone e antistaminici, pressione normale e vista normale, cosa fare?
(Laura)


Risposta

Gentilissima signora, il sito AGIMM è dedicato a pazienti affetti da neoplasie mieloproliferative. Il problema che ci propone non sembra essere direttamente legato ad un disordine mieloproliferativo, si consiglia quindi di consultare il proprio medico curante oppure un medico specialista oculista.


(7 novembre 2018 - ore 14:26) - Trombocitemia evoluta in mielofibrosi

La mia malattia trombocitemia essenziale si è tramutata in mielofibrosi, potete darmi notizie e terapie?
(Fernando)


Risposta

In circa il 5-10% dei casi la trombocitemia evolve in mielofibrosi; si tratta di un'altra malattia mieloproliferativa che si caratterizza per un notevole aumento delle fibre nel midollo osseo, per la presenza nel sangue di globuli rossi e globuli bianchi non maturi e per un notevole aumento di volume della milza.
Recentemente è stato sviluppato uno score prognostico applicabile ai pazienti affetti da mielofibrosi post-policitemia vera e trombocitemia essenziale. Il modello prognostico, MYSEC-PM, include l’età, emoglobina < 11 g/dl, piastrine < 150.000/mmc, cellule blastiche nel sangue periferico ≥ 3%, assenza della mutazione CALR e sintomi costituzionali. Sono in corso degli studi volti alla validazione di tale modello prognostico nei pazienti affetti da mielofibrosi secondaria a policitemia vera e trombocitemia essenziali, candidabili a procedura di trapianto allogenico. Ad oggi, comunque, le forme secondarie di mielofibrosi dispongono delle stesse opzioni terapeutiche delle forme di mielofibrosi primaria.


(7 novembre 2018 - ore 8:54) - Coriocarcinoma

Buongiorno,
mia sorella è stata sottoposta ad una resezione intestinale a livello dell'ileo e ad una isterectomia per presenza di coriocarcinoma.
Sono 7 giorni dall'intervento e continua ad avere una febbre ballerina e sudorazione notturna abbondante. Ha fatto un solo ciclo di EMA-CO, sospeso a causa dell'intervento di urgenza.
Questa febbre e sudorazione e dolori toracici sono riferibili ad un postoperatorio o alla malattia?
Grazie
(Claudia)


Risposta

Gentilissima Claudia, il sito AGIMM è dedicato a pazienti affetti da neoplasie mieloproliferative e i ricercatori del gruppo AGIMM che rispondono sono specialisti che hanno accumulato esperienza nella gestione di queste condizioni. Pertanto non possiamo rispondere alla sua domanda.


(4 novembre 2018 - ore 9:44) - Eritrocitosi JAK2V617F negativa

Salve,
ho una poliglobulia dal 2014 (GR 5,7, emoglobina intorno a 17 e ematocrito nella media intorno a 51/54), ho sempre bevuto poca acqua, mai fumato, visita cardiologica normale, pneumologo normale, rx torace normale ed il giorno 7 novembre farò una visita ematologica, ma nel frattempo mi sono permesso tramite una dottoressa del centro trasfusionale di fare alcuni esami tipo JAK2 (esito negativo) ed EPO (risultato normale). Che probabilità, in percentuale, ci sono di avere una PV?
Ps: vorrei risparmiarmi per quanto possibile la BOM. Aggiungo che soffro di ipercolesterolemia famigliare, iperglicemia, leggera pressione arteriosa alta.
Grazie
(Elvis)


Risposta

Nei casi JAK2 V617F negativi è consigliabile controllare anche mutazione dell'esone 12 di JAK2. Tra i possibili accertamenti da effettuare in caso di eritrocitosi JAK2-negativa (dopo aver escluso eventuali cause di secondarietà) potrebbe essere indicata l'esecuzione di emogasanalisi venosa per lo studio della p50 e polisonnografia in caso di russamento notturno, oppure in casi ben selezionati, potrebbe essere utile la ricerca di mutazioni in geni coinvolti nelle forme di eritrocitosi familiare, oppure la ricerca di mutazioni non canoniche del gene JAK2 (diverse dalla V617F e di quelle incluse nell'esone12). Nei pazienti JAK2 negativi la biopsia osteomidollare rappresenta comunque uno strumento fondamentale per la diagnosi definitiva.


(4 novembre 2018 - ore 8:51) - Disfunzione erettile nella mielofibrosi

Buongiorno gentili ricercatori.
Anche le disfunzioni sessuali possono essere causate dalla mielofibrosi? Se si, ci sono dei possibili rimedi?
Grazie infinite.


Risposta

Nonostante le malattie mieloproliferative di per se non sono causa di una disfunzione erettile, disturbi della sfera sessuale sono riportati in almeno il 60% dei pazienti [Scherber R et al. Blood. 2011 Jul 14;118(2):401-8]. La concomitante anemia associata ad un calo della pressione arteriosa potrebbero essere implicate nell'insorgenza di questo problema.


(2 novembre 2018 - ore 21:28) - Dolori ossei

Buongiorno, ho sempre male alle ossa e ultimamente mi fanno male le caviglie ed i talloni, formicolii alle braccia quando riposo e adesso mi sono uscite 2 specie di cisti ai lati del bacino e mi bruciano con dolore e prurito. Sono disperata, non so cosa sia, potete aiutarmi? Grazie di cuore.
(Albertina)


Risposta

Buongiorno Albertina, il sito AGIMM è dedicato a pazienti affetti da neoplasie mieloproliferative e i ricercatori del gruppo AGIMM che rispondono sono specialisti che hanno accumulato esperienza nella gestione di queste condizioni. Pertanto non possiamo rispondere alla sua domanda. Le suggeriamo comunque di consultare il proprio medico di famiglia oppure un medico specialista ortopedico.


(2 novembre 2018 - ore 11:15) - Ruxolitinib ed aumento del peso

Buongiorno, ringrazio fin d'ora per la disponibilità e la professionalità che sempre seguo con attenzione.
Vorrei chiedere delle spiegazioni in merito all'aumento di peso in corso di terapia con Jakavi. Vorrei capirne il meccanismo. Sono sempre stata attenta al peso, ma nell'ultimo anno ho preso 10 chili, mi accorgo di non dare più peso a quello che mangio, non è da me, influisce forse a livello psicologico? Perché non riesco più a controllarmi?
(Maria)


Risposta

L'aumento del peso corporeo in corso di terapia con ruxolitinib si osserva in quasi la totalità dei pazienti. Se nella mielofibrosi l'aumento del peso rappresenta un effetto positivo del farmaco per la concomitante sindrome cachettica, nella policitemia vera è considerato tra i più comuni (più di 1 paziente su 10) effetti collaterali del farmaco. Il meccanismo patogenetico alla base delle modificazioni del metabolismo in corso di ruxolitinib non sono note, anche se recenti studi sperimentali hanno mostrato un possibile ruolo della leptina che potrebbe indurre una riduzione della sazietà post-prandiale.


(2 novembre 2018 - ore 10:06) - Trapianto nella mielofibrosi

Buongiorno vorrei conoscere le strutture sanitarie più specializzate nel trapianto di midollo in caso di mielofibrosi. Inoltre, sulla base degli ultimi dati, quali sono le percentuali di successo dell'intervento? Grazie.
(Maria)


Risposta

Il trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche è un'opzione terapeutica che può essere considerata solo in alcuni pazienti affetti da mielofibrosi, in particolare pazienti giovani (in genere di età inferiore a 70 anni) con classe di rischio elevata (cioè intermedio-2 e alta) secondo le classificazioni prognostiche oggi in uso (IPSS e DIPSS).
In alcuni casi il trapianto di midollo osseo può essere proposto in pazienti più giovani (di età inferiore a 65 anni) con classe di rischio intermedio 1, qualora siano presenti anemia trasfusione dipendente, blasti (cellule immature) nel sangue periferico >2%, un cariotipo (analisi dei cromosomi) sfavorevole, assenza delle mutazioni driver (JAK2, MPL o CALR), oppure la presenza di mutazioni nel gene ASXL1.
Il trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche è, attualmente, l'unica terapia in grado di guarire la mielofibrosi. Questa procedura, tuttavia, non è priva di rischi per il paziente al quale viene proposta ed è gravata da una mortalità, cosiddetta peritrapiantologica, ovvero legata ai primi mesi successivi al trapianto, che può arrivare a seconda delle casistiche a valori del 20%.
Pertanto, questa opzione viene offerta a pazienti con classe di rischio alta, cioè, secondo lo score IPSS o DIPSS, a pazienti con classe di rischio Intermedio-2 o alta. Ricerche recenti hanno poi dimostrato come pazienti in classe di rischio bassa sottoposti a trapianto abbiano avuto una sopravvivenza globale minore di quella di pazienti della stessa classe di rischio trattati con terapia medica: pertanto in questi pazienti il trapianto non è in genere consigliato sia per l'esposizione ad un rischio trapiantologico che per una prognosi meno buona in termini di sopravvivenza.
Recentemente, proprio il gruppo AGIMM in collaborazione con la Mayo Clinic di Rochester (USA) ha condotto uno studio che ha portato allo sviluppo due nuovi modelli prognostici rivolti a pazienti con mielofibrosi candidabili al trapianto di cellule staminali emopoietiche.
La novità degli score è che integrano alle informazioni cliniche ed istopatologiche anche dati di biologia molecolare (MIPSS70) o citogenetici (MIPSS70-plus).
In Italia ci sono numerosi centri ematologici di trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche, esperti anche nel trattamento dei pazienti con mielofibrosi. L'ematologo curante che pone l'indicazione al trapianto deve essere la prima persona al quale il paziente si deve affidare per decidere insieme a quale centro di trapianti rivolgersi.


(2 novembre 2018 - ore 8:18) - Terapia di combinazione Azacitidina e Ruxolitinib

Egregi dottori,
sottopongo alla Vostra cortese attenzione un estratto da una rivista scientifica per avere un vostro parere in merito.
Cordialmente. Riki

Abstract
Ruxolitinib (RUX)-based combinations may provide benefit for patients with myelofibrosis (MF). In this open-label, nonrandomized, prospective phase 2 study, patients with MF initially received RUX twice per day continuously in 28-day cycles for the first 3 cycles. Azacitidine (AZA) 25 mg/m2 (days 1-5) was added starting with cycle 4 and could be subsequently increased to 75 mg/m2 (days 1-5). Forty-six patients were enrolled with a median follow-up of 28 months (range, 4-50+ months). An International Working Group for Myelofibrosis Research and Treatment (IWG-MRT) response was achieved in 33 patients (72%), with a median time to response of 1.8 months (range, 0.7-19.0 months). One-fourth (7 of 33) of the IWG-MRT responses occurred after the addition of AZA. A reduction of >50% in palpable spleen length at 24 weeks and at any time on the study was achieved in 62% and 71% of the evaluable patients, respectively. Among patients who achieved a >50% reduction in spleen length at 24 weeks, 95% had maintained it at 48 weeks. Notably, improvements in bone marrow reticulin fibrosis grade occurred in 57% of the patients at 24 months. Treatment discontinuations as a result of drug-related toxicities occurred in 4 patients (9%), all as a result of cytopenias. New onset grade 3 to 4 anemia and thrombocytopenia occurred in 35% and 26% of patients, respectively. RUX and AZA were safe, with encouraging spleen response rates and improvement in bone marrow fibrosis in patients with MF. This trial was registered at www.clinicaltrials.gov as #NCT01787487.
Submitted April 20, 2018.
Accepted August 27, 2018.
2018 by The American Society of Hematology
(Riki)


Risposta

Azacitidina è un analogo nucleosidico pirimidinico, che inibisce la metilazione del Dna e svolge al contempo anche un'azione citotossica contro i progenitori mieloidi tumorali. All'ultimo congresso internazionale europeo (EHA) sono stati presentati i risutati di Efficacia e sicurezza della combinazione di Ruxolitinib e Azacitidina in pazienti con Mielofibrosi.
In questo studio di fase 2, condotto in un singolo centro negli Stati Uniti (MD Anderson Cancer Center), è stata testata l'efficacia e la sicurezza della combinazione di Ruxolitinib con Azacitidina in una coorte di 49 pazienti affetti da Mielofibrosi. L'Azacitidina è un farmaco che agisce supportando la differenziazione cellulare, già in uso per altre patologie ematologiche quali le Sindromi Mielodisplastiche.
La combinazione è risultata efficace e ben tollerata: più del 70% dei pazienti, infatti, ha risposto al trattamento, in accordo a criteri ben definiti e rigorosi, che hanno tenuto conto tanto della riduzione delle dimensioni della milza e del miglioramento dei sintomi sistemici, quanto dei valori emocromocitometrici. Le risposte sono state rapide, come fra l'altro ci si attende anche in presenza del solo trattamento con Ruxolitinib; è degno di nota che circa un quarto di tutte le risposte ottenute si sia verificato, comunque, a partire dal 4 mese di terapia, ossia dopo che i pazienti avevano iniziato anche il trattamento con Azacitidina.
Per 31 pazienti sono disponibili anche i dati relativi alle modifiche delle caratteristiche istologiche a livello delle biopsie osteomidollari: in poco più della metà dei casi è stato registrato un miglioramento del grado di fibrosi, avvenuto mediamente dopo almeno un anno di terapia.
La combinazione dei due farmaci è stata sostanzialmente ben tollerata, ma va segnalata la tossicità ematologica, che è ben spiegabile tenendo conto del meccanismo d'azione e del profilo di tollerabilità dei due farmaci, anche quando utilizzati singolarmente. Al prossimo congresso Americano di ematologia che si svolgerà all'inizio di Dicembre a San Diego saranno presentati i dati aggiornati di questo studio.


(31 ottobre 2018 - ore 17:36) - Splenectomia nella mielofibrosi

Affetto da mielofibrosi stadio 2 post policitemia vera. 66 anni, tra un paio di mesi dovrò affrontare trapianto midollo osseo. 4 giorni fa mi hanno asportato milza molto grande, 3.6 kg e 30 cm. Operazione complessa. Devo dire che da un mese non mi dava nemmeno più fastidio, stranamente viste le dimensioni. Avrò benefici dopo l'asportazione del milzone?
(Franco)


Risposta

Gentile signore, all'asportazione chirurgica della milza fa seguito un netto miglioramento di quei sintomi legati all'ingombro addominale, come la sazietà precoce, la difficoltà a riposare in alcune posizioni, le alterazioni del transito intestinale, la sensazione di discomfort o, quando presente, il dolore addominale vero e proprio. Per quanto riguarda, invece, i valori dell'emocromo: in una percentuale significativa di pazienti, pari o superiore alla metà dei casi, la splenectomia si accompagna ad un aumento del valore di emoglobina, piastrine e globuli bianchi: in base alle caratteristiche di ogni singolo paziente, questo incremento può tradursi in un miglioramento dell'anemia e della piastrinopenia, spesso presenti, ma allo stesso tempo può rendersi necessario introdurre una terapia farmacologica (o modularne le dosi, quando già in atto) per controllare il valore dei globuli bianchi.


(30 ottobre 2018 - ore 12:56) - Disturbi del microcircolo

Salve, mio marito 38 anni con trombocitemia essenziale JAK positivo, con ipertensione arteriosa di secondo grado, ultime piastrine al 26 settembre sono 1,160, sta accusando disturbi alla vista; è un sintomo della malattia? Vi ricordo che il suo ematocrito è a 53. Vi ringrazio per la risposta.
(Lucrezia)


Risposta

Gentile signora, a distanza purtroppo non ci è possibile valutare se i disturbi della vista che lei ha citato siano o meno da mettere in relazione alla Trombocitemia Essenziale.
Come principio generale, i pazienti affetti da neoplasie mieloproliferative possono presentare alcuni disturbi che derivano da alterazioni della microcircolazione, alcuni dei quali riguardano la vista, come ad esempio la percezione di lampi luminosi, ma non si tratta di sintomi specifici. Suggeriamo a suo marito di discuterne con i suoi medici di riferimento e di valutare insieme a loro la necessità di eseguire anche una visita oculistica, dato che potrebbero essere presenti altre cause (o concause). Allo stesso tempo, i valori di ematocrito che lei ha riportato sono piuttosto elevati e anche questo aspetto merita una discussione mirata ed eventuali interventi terapeutici, da decidere nel contesto di una visita ematologica.


(29 ottobre 2018 - ore 15:20) - Metotrexate e neoplasie mieloproliferative

Buonasera, 55 anni, affetto da policitemia vera con mutazione JAK2 positivo da marzo 2016, volevo chiedere in merito alla sperimentazione con il farmaco Metotrexate. Grazie.
(Rodolfo)


Risposta

Gentile signore, nel corso degli ultimi sono stati condotti alcuni studi (in laboratorio, su linee cellulari e modelli murini) che hanno suggerito una possibile attività del Metotrexate, farmaco di uso consolidato in patologie che riguardano il sistema immunitario, anche nel campo delle neoplasie mieloproliferative. Tale attività sarebbe riconducibile ad un effetto inibitorio che il farmaco sarebbe in grado di esercitare sulla via di segnalazione JAK-STAT, che rappresenta uno dei cardini biologici delle MPN. E' possibile che, sulla base delle osservazioni fin qui raccolte, venga disegnato uno studio clinico, ma ad oggi non ci risulta che questa ipotesi sia stata tradotta in pratica.


(25 ottobre 2018 - ore 17:43) - Sintomi da interessamento del microcircolo

Buonasera, 55 con Trombocitemia essenziale (valori 900 mila, al momento solo aaspirina), ho dei ronzii e aufeni all'orecchio sinistro davvero insopportabili tanto da non riuscire a dormire; avete soggetti con questa patologia che lamentano tali fastidi?
Ho esguito visita ORL (leggero calo ududivo propio a sinistra 10/15%) e risonanza encefalo con liquido di contrasto negativa, se iniziassi la terapia citoriduttiva risolverei secondo la vostra statistica almeno questo disturbo?
Grazie e cordiali saluti.
(Simonetta)


Risposta

Gentile signora, gli acufeni che lei descrive possono rientrare fra i sintomi legati al microcircolo che compaiono in una quota di pazienti affetti da Trombocitemia Essenziale. Tuttavia, si tratta di sintomi piuttosto aspecifici, che possono riconoscere svariate origini fisiopatologiche: in tal senso, le è stato correttamente consigliato di valutare in ambito specialistico l'eventuale presenza di altre cause - o concause - del suo disturbo.
Trattandosi di un fastidio che lei riporta essere monolaterale, le consigliamo di vagliare anche altre possibili cause, sempre discutendone con i suoi Curanti (per citarne alcuni: disturbi dell'articolazione temporo-mandibolare o alterazioni del flusso sanguigno nei vasi del collo, che in alcuni punti si trovano in stretta prossimità dell'apparato uditivo).
Ad ogni modo, se il sospetto diagnostico conclusivo fosse quello di un disturbo legato al problema piastrinico, potrà discutere con il suo Ematologo di fiducia la strategia terapeutica migliore, che può comprendere un tentativo terapeutico con basse dosi di aspirina due volte al giorno (invece di una singola assunzione giornaliera). Questa scelta viene, talvolta, presa in considerazione quando si debbano affrontare sintomi microcircolatori piuttosto ostinati, ma non si hanno dati sufficienti per poter stimare la percentuale di successo nel singolo caso.


(22 ottobre 2018 - ore 13:56) - Piastrinosi secondarie

Salve a tutti, sono una ragazza di 24 anni a cui è stata diagnosticata a maggio 2018 la Trombocitemia Essenziale triplo negativa (per JAK, CARL e MPL) solo dopo BOM.
Mi chiedevo se il quadro anatomo-patologo di neoplasia mieloproliferativa sia specifico ed inequivocabile per la malattia o se possa essere presente in altre condizioni morbose (ad esempio sindromi paraneoplastiche).


Risposta

Gentile signora, in gran parte dei casi si giunge ad una diagnosi di piastrinosi secondaria (quale quella paraneoplastica, ma non soltanto: anche le più frequenti piastrinosi che accompagnano la carenza di ferro o alcune patologie di natura infiammatoria) sulla base del quadro clinico e del risultato di accertamenti radiologici o ematochimici, più che sulla base della biopsia ossea, che in questi casi viene eseguita in casi estremamente selezionati in cui sussistano dubbi diagnostici. Allo stesso tempo, alcune caratteristiche dei megacariociti evidenziate grazie alla biopsia sono piuttosto orientative verso una diagnosi di malattia mieloproliferativa, nel giusto contesto clinico.
Colgo l'occasione per ricordarle che la diagnosi è sempre frutto della valutazione di molti fattori, che sono stati considerati di certo anche nel suo caso e che non si limitano allo studio delle mutazioni driver da lei citate.


(21 ottobre 2018 - ore 10:42) - Fans e aspirina

Buongiorno,
in caso di TE curata con roferon e aspirinetta è possibile assumere antinfiammatori Fans? Grazie.
(Fabio)


Risposta

Gentile signore, a prescindere dall'utilizzo di Interferone, è buona norma limitare il più possibile l'utilizzo di antinfiammatori non steroidei se si assume contemporaneamente l'aspirina, in quanto alcuni possibili effetti collaterali - in particolare gli eventi lesivi a livello della mucosa gastrointestinale - possono essere più frequenti.
Come principio generale, si consiglia di prediligere l'utilizzo di preparati a base di paracetamolo, che ha una buona attività analgesica e antipiretica, e di discuterne sempre con il proprio Curante, in particolare se non si tratta di un utilizzo sporadico e occasionale.


(20 ottobre 2018 - ore 10:21) - Sperimentazione clinica di PRM-151 in pazienti con mielofibrosi

Egregi Dottori,
ho letto i risultati della sperimentazione, su 13 pazienti, avvenuta a Pavia per quanto riguarda il farmaco PRM-151 in relazione alla mielofibrosi.
Se non ho capito male tra le cose positive vi è stata anche una significativa regressione/stabilizzazione sulla fibrosi midollare nel 50% dei casi. Se questo significa anche la regressione della patologia sarei molto interessato ad eventuali successivi studi e pertanto vorrei conoscere le eventuali modalità di arruolamento.
Ho 68 anni compiuti e sono in cura per via della mielofibrosi post policitemia vera con JAKAVI (20 mg mattino e sera). Per vostra opportuna conoscenza sono residente a Torino.
Grato per la vostra consueta cortesia, cordialmente Riccardo.
(Riccardo)


Risposta

Gentile signore, la sperimentazione clinica del farmaco PRM-151 in pazienti con Mielofibrosi è, ad oggi, ancora in corso a livello internazionale. Si tratta di uno studio di fase due, con un disegno piuttosto complesso, articolato in due sezioni distinte. La prima di queste fasi, che prevedeva modalità differenti di trattamento con PRM-151 (sia somministrato da solo, sia in associazione a Ruxolitinib) è stata completata, ma non sono stati presentati i dati definitivi: analisi preliminari di efficacia e sicurezza sono state oggetto di comunicazione a congressi. Un report, in particolare, ha riguardato 13 pazienti trattati per almeno un anno e mezzo: in questa coorte di soggetti sono stati confermati i segnali promettenti di efficacia, inclusa la possibilità di miglioramento della fibrosi midollare in una percentuale dei casi; pur non potendo esserne certi, crediamo lei si riferisca a questi risultati.
la seconda sezione dello studio è in corso, ma con arruolamento già completato, e si rivolge a pazienti non candidabili al trattamento con Ruxolitinib.
Rimaniamo, ovviamente, in attesa dei risultati definitivi in base ai quali verrà delineato lo sviluppo futuro del farmaco, sul quale, però, ad oggi non possiamo dirle molto altro.
La invitiamo a ricontattarci più avanti o a chiedere informazioni in tal senso al suo Ematologo di riferimento.


(18 ottobre 2018 - ore 21:16) - Trombofilia

Ho da tre anni scoperto una trombofilia omozigote, ora sono positivo anticardiolipina b2gp1 e una cosa che gia c'era o mi è venuta in secondo momento?
(Davide)


Risposta

Gentile signore, purtroppo nella sua domanda sono presenti troppo pochi dati per poterle dare una risposta. Ad ogni modo, cogliamo l'occasione per ricordare che questo sito è dedicato alle neoplasie mieloproliferative philadelphia-negative, per cui non siamo gli interlocutori più adatti per rispondere ai suoi quesiti.


(18 ottobre 2018 - ore 17:16) - Diagnosi e trattamento della trombocitemia essenziale

Buongiorno, sono affetta da Trombocitemia essenziale, diagnosticata nel 2016 con piastrine che oscillano tra 750 e 900, ho 55 anni e sto entrando in menopausa, la biposia indica cellularità percentualmente conforme all'eta anagrafica, megacariociti lievemente aumentati di numero costituiti da elementi maturi con lieve variabilità della lobulazione in assenza di aspetti di clusterizzazione, non significativo aumento o left shift della granulopoisi neutrofila e della entropesi, rarissimi elementi mieloidi immaturi di piccola taglia CD 34+ (-1). Trama reticolinica focalmente lievemente infittita (sparse fibre reticoliniche lineari, DIAGNOSI Quadro istologico midollare compatibile con sidrome mieloproliferativa cronica PH negativa.
Il mio Ematologo mi consiglia lo xagrid perché ho un acufene all'orecchio sn mentre a Pavia (ho sentito solo 2 pareri) mi hanno sconsigliato la cura o quantomeno non lo xagrid ma l'oncocarbide quando superero i 1500 e o comunque dopo i 60 anni, ora è ovvio che devo seguire e fidarmi di una persona, ma a Pavia mi è stato detto dal centro di Ematologia che sarebbe opportuno ripetere la biospia (per il lieve infittimento della trama reticolinica, mentre in Ospedale a Genova e dall'ematologo che mi segue mi fu detto che era tra virgolette a posto...
Vi chiedo scusa davvero per tutta questa pappardella ma non so davvero che fare e non so quindi se ho già la mielofibrosi oppure no, grazie.
Cordialmente Simonetta.
(Simonetta)


Risposta

Gentile signora, in questa sede non ci è possibile esprimere un giudizio in merito a singoli casi che ci vengono presentati, né commentare il parere dato da un Collega, come può ben immaginare. Tuttavia, per provare a dare una risposta al suo dubbio, possiamo dirle questo: nonostante in Ematologia si faccia riferimento a delle linee guida consolidate e condivise, vi è un certo grado di discrezionalità nel giudizio clinico che rispecchia l'individualità dei singoli medici, e ciò può portare ad alcune divergenze: per tale motivo, è possibile che un Collega le proponga di ripetere un esame (la biopsia ossea, in questo caso) per un maggiore scrupolo diagnostico, dato che trovare nel midollo una fibrosi di grado lieve è un'evenienza possibile, ma rara, nel caso della Trombocitemia Essenziale.


(18 ottobre 2018 - ore 16:56) - Evento emorragico

In caso di paziente anziano con mielofibrosi che abbia un trauma cranico non commotivo con flc al cuoio capelluto senza altri sintomi evidenti, ma ESA in progressione per il trauma, che necessita di intervento urgente neurochirurgico, quale dovrebbe essere la terapia medica prima dell'intervento urgente, visto l'alto rischio trombotico e emorragico?
(Stefano)


Risposta

Gentile signore, il quadro che lei ci ha descritto è molto complesso e viene spesso gestito grazie alla collaborazione di più specialisti (Neurologi, Neurochirurghi, Rianimatori e Neuroradiologi, per citarne alcuni). In linea generale, una volta rilevata la presenza di un evento emorragico serio come un'emorragia subaracnoidea, la terapia medica in urgenza è mirata principalmente al supporto delle funzioni vitali ed al controllo della pressione arteriosa; non esiste, tuttavia, una risposta univoca al suo quesito, in quanto l'intervento terapeutico viene comunque di volta in volta modulato in base alle caratteristiche - cliniche, radiologiche e laboratoristiche - del singolo caso.
Ad ogni modo, a prescindere dalle comorbidità del singolo paziente, che possono condizionarne un aumentato rischio trombotico, ci si focalizza sull'urgenza attuale che è, appunto, di natura emorragica.


(17 ottobre 2018 - ore 10:24) - Alterazioni cutanee in corso di terapia con Idrossiurea

Salve, ho 51 anni e sono affetto da PV JAK2+ da ormai 15 anni; sono stato in trattamento per circa otto anni con 3 cps di oncocarbide al giorno e plavix, per intolleranza/resistenza da 4 mesi sono in trattamento con jakavi, plavix e terapia per ipertensione.
A distanza di tempo con oncocarbide ero diventato con il viso pressocché di colore viola con notevoli disturbi tipo bruciore, prurito e delle formazioni tipo acne. Da quando aasumo il jakavi sono leggermente migliorato almeno nel colorito, ma persistono i disturbi prima citati con interessamento a volte anche degli occhi.
Gentili dottori volevo sapere che relazione c'è tra i mie disturbi al viso e queste terapie farmacologiche (oncocarbide e jakavi) grazie in anticipo.
P.S. Grazie al Jakavi le mie condizioni generali sono notevolmente migliorate, il prurito diffuso e acquagenico è quasi sconparso, ematocrito a 38 e pochi dolori muscolari/stanchezza.
(Giuseppe)


Risposta

Gentile signore, la terapia con Idrossiurea (Oncocarbide) può talvolta accompagnarsi ad alterazioni a carico della cute e delle mucose, quali eritema (che può coinvolgere anche il volto), iperpigmentazione, assottigliamento e fragilità (che può manifestarsi anche a carico degli annessi cutanei, come le unghie, ad esempio), secchezza, afte al cavo orale e, in casi più rari, anche vere e proprie ulcere cutanee che generalmente insorgono a carico delle caviglie. Pur non potendo valutare in maniera specifica il suo caso, le consigliamo di discutere con i suoi Curanti l'eventualità di effettuare una visita specialistica dermatologica: il miglioramento che lei ci riferisce, avvenuto dopo la sospensione dell'Idrossiurea, può far supporre che il farmaco fosse almeno una concausa del problema, ma in questo senso è dirimente il parere dermatologico.


(16 ottobre 2018 - ore 18:57) - Specialisti dedicati allo studio delle malattie mieloproliferative

Buongiorno,
mi hanno diagnosticato TE JAK2 positivo dopo un trombo alla vena porta.
Sono in trattamento con oncocarbide, coumadin ed eutirox (ipotiroidismo), all'ecografia milza di 16 cm e vengo seguita ospedale in provincia di Milano. Nel reparto di ematologia curano principalmente altri tipi di malattie e chiedevo se potevate indicarmi un ospedale a Milano o un dottore specializzato per le sindrome mieloproliferativa cronica.
Grazie per quello che fate.
(Barbara)


Risposta

Gentile signora, siamo certi che lei sia stata seguita al meglio fino ad ora, nel suo percorso di diagnosi e terapia. Ad ogni modo, per rispondere al suo quesito: può trovare Colleghi Ematologi dedicati allo studio delle malattie mieloproliferative in più ospedali di Milano (Ospedale Niguarda, IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico) e nelle zone limitrofe (Ospedale San Gerardo, Monza), nonché in vari altri Centri presenti in Lombardia (Bergamo, Varese e Pavia, per nominarne solo alcuni).


(15 ottobre 2018 - ore 21:01) - Valore dei globuli bianchi

Non è la prima volta che vi scrivo. Ho 52 anni e nel marzo 2017 ho scoperto casualmente di essere affetto da policitemia. Da allora ho praticato 8 salassi nel 2017 e 3 nel 2018; l'ultimo il 22 giugno 2018. Da settembre 2018 assumo giornalmente cardioaspirina da 100 mg. L'ultimo emocromo del 15/10/2018 ha dato i seguenti valori:
globuli rossi 7,19 (valori rif.4,50...5,70)
emoglobina 14,2 (13,5...17.0)
ematocrito 46,7 (40.0...52)
piastrine 431 (140...400)
globuli bianchi 10,80 (4,00...10.00)
Nell'anno 2017 i valori dei globuli bianchi oscillavano da 7,47 a 9,97; nel corrente anno da 9,27 a 10,80.
Le mie condizioni generali sono buone, non accuso disturbi.
Secondo la vostra preziosa esperienza gradirei la vostra opinione sulla tendenza all'aumento dei globuli bianchi. Con tanta stima e gratitudine, cordialmente Demetrio.
(Demetrio)


Risposta

Gentile signore, il valore dei globuli bianchi è soggetto a fluttuazioni nel corso del tempo e, in particolare nei pazienti con una neoplasia mieloproliferativa come la Policitemia Vera, può tendere all'aumento. Tuttavia, i valori che lei ci ha riportato sono solo modestamente cresciuti e non modificano sostanzialmente il quadro, né l'atteggiamento terapeutico. Cogliamo l'occasione per ricordare di prestare sempre la dovuta attenzione al valore di ematocrito, con l'obiettivo di mantenerlo entro il target del 45%.


(15 ottobre 2018 - ore 16:47) - Combinazione terapeutica di Ruxolitinib e Azacitidina

Vi risulta che l'associazione Ruxolitinib con Azacitidina sia più che una promessa nella mielofibrosi? Grazie.
(Fernando)


Risposta

Gentile signore, i dati clinici disponibili suggeriscono che l'associazione terapeutica di Ruxolitinib e Azacitidina sia fra le combinazioni terapeutiche più promettenti fra quelle testate fino ad ora.
Di recente sono stati pubblicati i risultati relativi a 46 pazienti trattati all'interno di un protocollo di fase II, condotto in un centro statunitense di eccellenza per le MPN (MD Anderson Cancer Center). In una percentuale significativa dei pazienti (circa il 70%) sono state registrate risposte di buona qualità, definite in accordo a criteri di valutazione piuttosto stringenti. Inoltre, in aggiunta alle risposte ottenute sui sintomi sistemici e sulla splenomegalia, gli Autori hanno riportato - in una quota di pazienti - anche un miglioramento di alcuni parametri midollari, valutati tramite periodiche biopsie ossee. Sul piano degli eventi avversi, oltre ad episodi infettivi e a disturbi a carico dell'apparato gastrointestinale, la maggior parte dei pazienti ha presentato una riduzione - di varia entità - dei valori di globuli rossi e piastrine, come atteso visto il profilo di tossicità dei singoli farmaci utilizzati.
Queste osservazioni sono a favore della prosecuzione della sperimentazione clinica, ma per avere un quadro più completo saranno necessari i dati relativi ad un periodo di osservazione più lungo (che ci aiuterà a stimare la durata delle risposte ed a caratterizzare meglio la tossicità dei due farmaci, somministrati in modo concomitante), nonché un trial di confronto.


(15 ottobre 2018 - ore 14:19) - Eventi avversi non ematologici

Buonasera,
sono affetto da mielofibrosi con splenomegalia, JAK2 positivo, in trattamento con Jakavi. Il farmaco mi causa diarrea, solo una volta al giorno ma "esplosiva". Non vi è una chiara correlazione con i cibi né uno stretto rapporto con i pasti (anche se è più frequente dopo il pranzo). Ho provato ad assumere 2 mg di loperamide a digiuno al mattino ma è stata inefficace; ad altri orari mi provoca difficoltà ad evacuare se non addirittura stipsi. Avete altre indicazioni? Vi ringrazio.
(Enrico)


Risposta

Gentile signore, la diarrea è un evento avverso che è stato riportato in una percentuale non trascurabile di pazienti nei trial clinici con farmaci JAK-inibitori (sia Ruxolitinib, sia altre molecole di questa classe). Si tratta, tuttavia, di un disturbo piuttosto comune, che può riconoscere svariate cause. Prima di stabilire, pertanto, un possibile nesso di causalità con l'assunzione di Ruxolitinib è importante che approfondisca il quadro con il suo Curante, valutandone l'insorgenza, le caratteristiche e le possibili spiegazioni alternative, siano esse la causa principale o la concausa del problema che lei ci riporta.
Ad ogni modo, una volta escluse altre origini che possano meritare un approccio mirato (inclusa la diarrea su base infettiva), non vi sono farmaci specifici da utilizzare per i pazienti che presentino diarrea in corso di terapia con Ruxolitinib, ma in genere il disturbo si affronta con un approccio farmacologico tradizionale, che utilizza, ad esempio, farmaci che agiscono sulla motilità dell'intestino, come la loperamide.


(11 ottobre 2018 - ore 22:26) - Terapia della trombocitemia essenziale

TROMBOCITEMIA: terapia.
(Antonio)


Risposta

Gentile signore, la terapia della trombocitemia essenziale mira sostanzialmente al controllo del rischio vascolare, attraverso tre tipologie di intervento: astensione dal fumo e controllo attivo di tutti i classici fattori di rischio vascolare, che valgono per la popolazione generale, utilizzo della terapia antiaggregante (che più di recente viene modulata in base ad algoritmi specifici, quali l'IPSET revised) e citoriduzione farmacologica nei pazienti che soddisfino i classici criteri per l'alto rischio, ossia l'età superiore ai 60 anni e/o un precedente evento vascolare.
La rimandiamo alla consultazione del seguente opuscolo informativo (Libretto_Trombocitemia.pdf ), dove potrà trovare informazioni specifiche su questa patologia.


(11 ottobre 2018 - ore 8:51) - Caratterizzazione genetica avanzata nel campo delle MPN

Buongiorno carissimi Dottori,
cosa cambierà concretamente, alla luce di questa ricerca https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1716614 collegamento esterno, nella gestione delle MPN? Dovranno essere effettuati, per ognuno di noi, esami specifici in modo da mirare la terapia?
Grazie anticipatamente
(Davide)


Risposta

Gentile signore, lo studio che lei ha citato segna senza ombra di dubbio una svolta importante nella nostra comprensione dei complessi meccanismi genetici che sostengono lo svilluppo e l'evoluzione nel corso del tempo delle neoplasie mieloproliferative. Studi simili e con il medesimo intento sono stati condotti negli ultimi anni anche in altri ambiti dell'ematologia (per lo studio, ad esempio, delle leucemie acute mieloidi e delle sindromi mielodisplastiche), a testimonianza del fatto che, grazie alla ricerca ed all'utilizzo di tecniche moderne di sequenziamento, stiamo iniziando ad affrontare lo studio di queste patologie nella loro interezza, non limitandoci più all'analisi di un singolo gene o di piccoli gruppi di geni, per quanto significativi.
Tuttavia, allo stato attuale questo rappresenta un approccio utilizzato, appunto, nell'ambito della ricerca: nel prossimo futuro i ricercatori valideranno queste osservazioni in altre coorti e selezioneranno l'approccio migliore ed il gruppo di pazienti più appropriato a cui riservare uno studio genetico così ampio e dettagliato, rimanendo, quindi, assolutamente valide le attuali linee guida in termini di strategia diagnostica e terapeutica. Ad ogni modo, a breve potrà trovare una sintesi dello studio nella sezione degli aggiornamenti scientifici di questo sito.


(10 ottobre 2018 - ore 16:15) - Sperimentazione clinica del farmaco Pacritinib

Buongiorno, Vi chiedo due informazioni che non riesco ad ottenere dall'ematologo di riferimento:
- farmaco pacritinib: quali sono i criteri per essere arruolati nella sperimentazione e quando si prevede che il farmaco possa esser disponibile e commerciabile?
- splenomegalia: quali sono le migliori terapie attuali, escluso il trapianto?
Grazie per la risposta.
(Vittorio)


Risposta

Gentile signore, il farmaco Pacritinib è attualmente in fase di sperimentazione all'interno del trial clinico PAC203, che coinvolge anche alcuni centri italiani: lo studio è rivolto a pazienti con mielofibrosi (sia primaria, sia secondaria), che siano già stati trattati con Ruxolitinib e che lo abbiano dovuto interrompere a causa di eventi avversi o per perdita della risposta, e che attualmente si presentino con una malattia caratterizzata da rischio clinico intermedio o alto secondo DIPSS, splenomegalia e sintomi sistemici. Poi, come in tutti i trial clinici, vi sono ulteriori criteri di inclusione ed esclusione da soddisfare, che riguardano, ad esempio, la funzionalità dei vari organi e/o la terapia medica assunta dal paziente per il trattamento di altre patologie (in questo caso specifico vi è una particolare attenzione nei confronti dei farmaci che possano favorire il sanguinamento). Ad ogni modo, come regola generale, non è possibile prevedere se e quando un farmaco in fase di sperimentazione arriverà ad essere commercializzato, prima che sia ultimata la fase sperimentale stessa e prima che siano stati accuratamente analizzati i dati relativi all'efficacia e alla sua sicurezza.
Per quanto riguarda, invece, la sua seconda domanda: il trattamento della splenomegalia attualmente si fonda sull'utilizzo di farmaci citoriduttori come l'Idrossiurea o di Ruxolitinib.


(10 ottobre 2018 - ore 15:07) - Valutazione integrata

Salve, volevo una vostra valutazione sull'esame istologico di mio marito del midollo osseo fatto a giugno che dice:
"Campione osteomidollare comprendente midollo emopoietico lievemente ipercellulare per l'età (cellularita 80%) per incremento degli elementi della serie eritroide (glicoforina A+) che presentano aspetti di diseritropoiesi topografica e morfologica (rapporto mielo/eritroide 1:2). Megacariocitopoiesi (Fattore VIII+) iperespressa con evidenza di forme distrofiche, con nuclei prematuri polilobati e vescicolosi,organizzati in cumuli Las si è densi, anche in sede paratrabecolare. Precursori emopoietico (CD34+):1%. Lieve incremento del reticolo argentofilo (MF-1). Il quadro morfologico ed immunofenotipico sono compatibili con la diagnosi di sindrome mieloproliferativa cronica."
Mi può dare una sua opinione cortesemente? La ringrazio.
(Lucrezia)


Risposta

Gentile signora, in ogni campo della medicina - ed a maggior ragione in ematologia - si giunge ad un giudizio diagnostico dopo aver valutato ed integrato i dati raccolti grazie al colloquio con il paziente, alla visita medica vera e propria, agli esami strumentali o di laboratorio e, come in questo caso, ad approfondimenti specifici che possono derivare da una procedura bioptica o essere frutto di esami di natura genetica. Non possiamo, pertanto, sostituirci alla valutazione del vostro Ematologo, che vi ha consigliato di effettuare questo esame e col quale avrete discusso i risultati.
Come principio generale, il quadro midollare che ci ha riportato presenta alcuni aspetti coerenti con un quadro mieloproliferativo, come riportato nelle conclusioni del Collega che ha refertato l'esame, ma una diagnosi appropriata può essere formulata solo valutando i risultati dell'intero percorso diagnostico.


(10 ottobre 2018 - ore 13:12) - Base genetica delle MPN

Mi riferisco alla domanda fatta il 5 ottobre "La base genetica delle MPN", vi ho posto questa domanda perché il medico autorizzato dell'azienda ospedaliara per cui lavoro (sono un tecnico di radiologia medica) durante la visita di controllo che facciamo semestralmente sostiene che la TE è una patologia genetica e che non dipende da nessun fattore.
(Sofia)


Risposta

Gentile signora, immagino che il Collega volesse dirle che, in base alle conoscenze attuali, l'insorgenza della Trombocitemia Essenziale non è correlabile a fattori scatenanti o a cause ben definite. Le confermo che si tratta di una patologia sostenuta da una mutazione genetica non ereditaria, ma acquisita nel corso della vita, per motivi che, purtroppo, ad oggi non conosciamo.


(9 ottobre 2018 - ore 18:32) - Inquadramento diagnostico della splenomegalia

Buongiorno,
nel 2015 durante una ecografia addominale di routine mi hanno trovato splenomegalia di 14 cm. Ho fatto le analisi per vedere la causa ma con esiti negativi (anche gli esoni JAK 12 e 14). Il dottore che mi teneva sotto cura mi disse che una splenomegalia è sintomatica quindi mi sarei dovuto aspettare durante gli anni l'insorgenza di qualche sintomo.
A partire dal 2016 i valori dei globuli rossi si sono stabiliti intorno ai 6 mln, con emoglobina a 16 ed emocromo 47. Nel mese di marzo ho fatto altre analisi per vedere la presenza della splenomegalia che si è riconfermata a 14 cm, eseguo nuovamente altre analisi che escludono malattie mieloproliferative (non mi hanno fatto la BOM in quanto non ritenuta opportuna), vivo quindi in una situazione particolare, una splenomegalia che non ha al momento una causa ma che il dottore mi dice che evolverà in qualcosa in quanto sinomatica di qualche malattia non ancora in fase avanzata.
Quello che vi chiedo è che sia possibile che una splenomegalia di 14 cm debba per forza trasformarsi in una malattia mieloproliferaiva? Visto l'evolversi delle analisi con GR a 6 mln ma con emocromo e emoglobina nei limiti alti (16 e 47) si può presuppore ad uno stato primitivo di una MPL?
Grazie mille, purtroppo vivere con questa ansia mi fa porre molte domande. Cordiali saluti.
(Michele)


Risposta

Gentile signore, vi sono alcune considerazioni da fare in merito all'argomento della sua domanda: per prima cosa ricordiamo che le dimensioni della milza variano in base al sesso ed alla costituzione del singolo individuo; in seconda battuta, rilevare una lieve splenomegalia è un reperto molto poco specifico, potendosi associare ad alterazioni di varia natura e significato. Non si tratta affatto, dunque, di un segno inequivocabile di una malattia mieloproliferativa. Il medico, nell'ambito della visita e grazie al colloquio con il paziente, valuta vari aspetti per orientarsi nel campo delle possibilità diagnostiche: tendenza ad una crescita progressiva o relativa stabilità, alterazioni degli esami ematochimici, sintomi o segni eventualmente associati. Le consigliamo, come buona norma, di affidarsi al suo Curante, che potrà consigliarle la condotta più appropriata da tenere nel suo caso specifico, inclusa la possibilità di una sorveglianza periodica.


(9 ottobre 2018 - ore 10:11) - Valutazione della fibrosi midollare

Buongiono, vi leggo ormai da anni e grazie a voi, quando mi ritrovo davanti ai dottori, riesco a capire meglio il discorso della malattia. Voi ricercatori, leggendo la risposta dell'esame istopatologico cosa vedete? Il mio ematologo, visto l'ultimo fatto nel 2013 dove si segnava un grado 3 ha detto che è migliorato.
Descrizione Microscopica: Cellularità midollare: 80%; granulopoiesi: iperplastica, che giunge a maturazione; eritropoiesi: ridotta, distrofica, con megaloblasti; megacariocitopoiesi: iperplastica, displastica riunita in aggregati; trama reticolinica: infittita (fibrosi grado 2); precursori midollari CD34+inferiore al 5%.
Ecco la mia domanda: è migliorato oppure il grado di fibrosi è cambiato solo perché sono cambiati i parametri con cui si analizza e misura questa malattia?
Grazie.
(Giuseppe)


Risposta

Gentile signore, il sistema attraverso il quale si classifica e si quantifica la fibrosi midollare ha subito solo lievi modifiche negli ultimi anni. In particolare, i cambiamenti sono scaturiti dal tentativo di affinare la valutazione di questo parametro, studiandone contestualmente diversi aspetti (contenuto in fibre reticoliniche, presenza di collagene ed osteosclerosi: quest'ultima riflette un rimaneggiamento del tessuto osseo più marcato).
Pur non potendo esprimere un parere relativo al suo caso specifico, possiamo dirle che la valutazione della fibrosi può essere soggetta ad un certo grado di variabilità, che può dipendere in parte dalla qualità del prelievo bioptico e dalle sue caratteristiche, e in parte dalle metodiche che vengono utilizzate in laboratorio per mettere in luce la presenza delle fibre stesse. I risultati della biopsia ossea, poi, vanno sempre considerati nella loro globalità e vanno interpretati alla luce dei trattamenti ricevuti dal paziente e del quadro clinico generale.


(8 ottobre 2018 - ore 22:30) - Problematiche cliniche correlate alla PV

Salve,
mia mamma è affetta da Policitemia Vera (JAK2 positivo) tenuta sotto controllo attraverso salassi programmati al momento in cui l'ematocrito sale oltre il 45%.
Oggi l'ematologo di turno ci ha consigliato di eseguire una biopsia osteomidolarre per cercare di capire al meglio la situazione ed inoltre come arginare il forte prurito dal quale è affetta.
Il consiglio che vorrei è questo: a 80 anni è il caso? Il quadro generale è tutto sommato accettabile tranne che per recidive di ulcere varicose agli arti inferiori è fortissimo prurito. No splenomegalia.
Qualcuno mi può dare un buon parere?
Grazie infinite.
(Cristiana)


Risposta

Gentile signora, purtroppo non ci è possibile esprimere pareri a distanza in merito ai singoli casi che ci vengono proposti. E' opportuno che discutiate dell'opportunità di effettuare una rivalutazione midollare direttamente con il Collega che vi ha proposto questo accertamento: lui potrà spiegarvi quali dati si aspetta di raccogliere tramite questo esame e come vorrebbe impiegarli per cercare di affrontare i problemi clinici che lei ci ha riportato. Purtroppo per alcuni pazienti con Policitemia Vera il prurito può manifestarsi in modo particolarmente intenso, tale da influire negativamente sulla qualità della vita.


(8 ottobre 2018 - ore 10:21) - Terapie mirate per la mielofibrosi

Sono stati fatti significativi passi avanti nella etiopatogenesi della mielofibrosi e quindi sperare, in un prossimo futuro, ulteriori importanti cambi di rotta nella terapia?
(Fernando)


Risposta

Le basi biologiche della mielofibrosi sono state - e sono ancora oggi - al centro di un vivo interesse scientifico, e le conoscenze fin qui raggiunte e consolidate hanno permesso di sviluppare efficacemente farmaci mirati, quali i JAK-inibitori.
Negli ultimi tempi l'attenzione si è focalizzata sugli effetti biologici di alcune particolari mutazioni, che influiscono ad esempio sul grado di "attività" di alcuni geni (questo ambito viene denominato epigenetica) e sulle diverse "letture" del medesimo gene (tramite il fenomeno dello splicing), sull'ordine di acquisizione delle mutazioni (sia driver, sia addizionali), e sui meccanismi che regolano e sostengono la fibrosi midollare, mediante uno studio molto approfondito del microambiente all'interno del quale vivono e con il quale interagiscono le cellule midollari, sia quelle sane, sia quelle patologiche.
Ci si augura, ovviamente, che questo processo di continuo arricchimento delle nostre conoscenze ci possa aiutare ad identificare nuovi potenziali bersagli sui quali modellare interventi farmacologici, che dovranno, tuttavia, passare necessariamente attraverso il banco di prova della sperimentazione clinica.


(6 ottobre 2018 - ore 8:54) - Approfondimenti per eritrocitosi

Salve, sono un uomo di 45 anni ed ho i valori dei globuli rossi, ematocrito ed alcune volte emoglobina alti. Esempio penultimo EMOCROMO globuli rossi 6,1, ematocrito 5,6 ed emoglobina 18. Ho ripetuto gli esami dopo due giorni e dopo aver bevuto circa due litri di acqua al giorno ed i valori erano: Globuli rossi 5,6, ematocrito 51,4 ed emoglobina 17.1 Ho notato che anche nei passati 3 anni questi valori erano altalenanti. Cosa debbo fare? La cosa è preoccupante?
Ps: dimenticavo ho spesso dolori alle mani, schiena e persistenti ma lievi cefalee. Grazie.
(Elvis)


Risposta

Gentile signore, come lei stesso ha notato, i valori di emoglobina, globuli rossi ed ematocrito possono variare anche a distanza di pochi giorni, essendo influenzati da diversi fattori fra cui lo stato di idratazione. Purtroppo non possiamo esprimerci a distanza sul singolo caso che di volta in volta ci viene presentato, ma le consigliamo di discutere con il suo Curante gli esami che ha effettuato di recente, che effettivamente mostrano alcuni valori al di sopra dei limiti di norma. Solo nel contesto di una visita medica sarà possibile valutare ed integrare tutti gli aspetti (per citarne alcuni: i risultati dei suoi esami effettuati negli ultimi anni, la sua costituzione fisica, eventuali abitudini di vita che potrebbero influenzare il dato, come ad esempio il fumo, eventuali patologie concomitanti o la presenza di apnee durante il riposo notturno) necessari per poterle dare un consiglio in merito all'opportunità di effettuare approfondimenti specifici.
Ad ogni modo e come principio generale, è sempre buona norma mantenere un'adeguata idratazione ed evitare il fumo.


(5 ottobre 2018 - ore 17:00) - Cause di piastrinosi

Salve, mio fratello, 27 anni e non deambulante dalla nascita, si è sottoposto ad un controllo di routine, dal quale è stato verificato un aumento delle piastrine di circa il doppio. Siamo in attesa del secondo esito, in quanto ci hanno consigliato di ripetere il controllo dopo 15 giorni ed eventualmente prenotare una visita ematologica. Il mio fratello sta bene, non ha altri sintomi e tutti gli altri valori sono nella norma: di cosa si potrebbe trattare? Cordialità.
(Elena)


Risposta

Gentile signora, l'aumento del numero di piastrine può riconoscere varie cause: in alcuni casi rappresenta una sorta di "reazione" dell'organismo (come accade, ad esempio, durante stati infiammatori, infezioni o in presenza di carenza di ferro) oppure l'origine può essere ricondotta ad una aumentata produzione midollare, autonoma. Trattandosi di valori soggetti a fluttuazioni anche marcate, è buona norma ricontrollare l'emocromo prima di decidere in merito all'opportunità di procedere con gli approfondimenti del caso.


(5 ottobre 2018 - ore 14:11) - La base genetica delle MPN

Mi chiamo Sofia ed ho 34 anni, da 5 anni ho scoperto di avere la TE. La mia domanda è questa: la TE è una patologia genetica?
(Sofia)


Risposta

Gentile signora, le neoplasie mieloproliferative Philadelphia-negative - categoria di cui fa parte la Trombocitemia Essenziale - riconoscono una base genetica in quanto sono sostenute dalla presenza di alcune mutazioni, definite driver, a carico di tre geni: JAK2, CALR e MPL. Si tratta, però, di alterazioni genetiche che non sono presenti alla nascita, ma che si verificano nel corso della vita: quindi, si tratta di mutazioni che non vengono ereditate dai genitori e che non vengono trasmesse ai figli.
Qualora fosse interessata ad avere ulteriori informazioni in merito alla Trombocitemia Essenziale, le consiglio di consultare questa sezione del sito e di leggere questo opuscolo informativo (Libretto_Trombocitemia.pdf) .


(3 ottobre 2018 - ore 9:44) - Valori di LDH nelle neoplasie mieloproliferative

Buongiorno, vi abbiamo scritto il 22 novembre 2017 alle ore 16:55 (potete trovare la lettera andando indietro in queste pagine) riguardo il decorso della mia malattia, una TE o Mielofibrosi in stato prefibrotico.
In quella data avevo le piastrine a 828 e l'LDH a 548. Nell'ultima analisi effettuata pochi giorni fa ho le piastrine a 755 e l'LDH a 705. Cosa vuol dire questo aumento così consistente dell'LDH e fino a quali valori può arrivare? Cosa mi consigliate di fare?
Grazie mille e buon lavoro. Saluti.
(Antonio)


Risposta

Vi confermiamo quanto detto nella precedente risposta: il valore di LDH è spesso alterato nei pazienti con neoplasia mieloproliferativa Ph negativa, in particolare nei casi di mielofibrosi, ma ha un significato aspecifico, il risultato può variare a seconda dei laboratori in cui viene effettuato il test, può risentire di eventuali problemi intercorrenti ed il suo valore non va mai considerato in modo isolato.
Si tratta, infatti, di un dato che gli Ematologi utilizzano per monitorare la patologia ematologica di base, integrandolo con i risultati dell'emocromo nella sua interezza, con la valutazione clinica della splenomegalia e con le condizioni generali del singolo paziente.
le consigliamo di far sempre riferimento al vostro Ematologo di fiducia, che potrà valutare il quadro nella sua completezza.


(3 ottobre 2018 - ore 8:20) - Policitemia vera JAK2 negativa

Buongiorno!
Ho 51 anni, premetto di essere stato donatore di sangue e di aver sempre avuto un valore alto di globuli rossi. Col tempo, ovvero l'anno scorso, mi sono accorto che gli stessi hanno superato la soglia massima prefissata riscontrando anche un alto valore di emoglobina. Dopo vari esami e visite mi è stata diagnosticata la Policitemia Vera. JAK2 negativo, milza normale, pressione leggermente alta per la minima. Ultimamente continue emicranie a destra. Questo il quadro in generale a cui aggiungo che mio padre era affetto da mielofibrosi cronica, perdurata per circa 15 anni.
Le domande sono: vi è familiarità o eredità, che esami di controllo sono da seguire e in qual è l'incidenza o le probabilità che la policitemia degeneri in una sindrome mieloproliferativa? Grazie.
(Maurizio)


Risposta

Per quanto si tratti di un'evenienza molto più rara, esistono casi di Policitemia Vera che non presentano mutazione a carico del gene JAK2 (sia la mutazione V617F, sia mutazioni a carico dell'esone 12 dello stesso gene). Per porre questa diagnosi risulta fondamentale l'esecuzione della biopsia osteomidollare ed il dosaggio dell'eritropoietina sierica. Una volta giunti alla diagnosi, i provvedimenti terapeutici e gli esami di controllo sono i medesimi previsti per i pazienti con Policitemia Vera JAK2 mutata e vengono di volta in volta decisi e programmati dall'Ematologo di riferimento, anche in base alla classe di rischio del paziente.
le neoplasie mieloproliferative non sono malattie ereditarie, ma in una percentuale dei casi si ritrovano più individui affetti all'interno della medesima famiglia: tali casi sono ad oggi oggetto di studio per provare ad identificare le basi biologiche di questa associazione.
In relazione al suo ultimo quesito: la Policitemia Vera JAK2 negativa rientra già fra le malattie mieloproliferative. La invitiamo a concordare con il suo Ematologo di riferimento il percorso più appropriato per lei.


(1 ottobre 2018 - ore 12:54) - Alterazioni dell'emocromo in corso di trombocitemia essenziale

Vi ringrazio molto per la mia richiesta del 26/09
Volevo precisare meglio la questione di mio marito: la sua piastrinosi è cominciata nel 2013, cominciando con 559, poi 2014 con 640, poi 2015 con 789, poi 2016 con 980 e 2017 con 1,250... C'è da precisare che solo nel dicembre 2017 abbiamo scoperto la sua malattia, cioè la trombocitemia essenziale JAK2 positivo e il 23 dicembre l'ematologa ha iniziato la terapia con oncocarbide, tre al giorno per poi terminare il 12 febbraio, perché a mio marito gli si era abbassata l'emoglobina a 12,5 e da allora prende acido folico tutti i giorni, poi prende cardioaspirina tutti i giorni; poi ha preso per due mesi una terapia per il fegato, perché aveva i valori alti del fegato, poi, come le ho detto, adesso ha la pressione alta, e ad oggi le sue piastrine sono a 1,160. E l'ematologa ci ha detto che lui farà terapia con oncocarbide solo se le sue piastrine arrivano a 1,500.
Credo di averle detto tutta la situazione di mio marito, lei cosa ne pensa? La ringrazio infinitamente.
(Lucrezia)


Risposta

Gentile signora, le confermiamo quanto detto in precedenza: l'emocromo va sempre considerato nella sua interezza, per cui dobbiamo prestare attenzione e monitorare la conta delle piastrine, senza tralasciare altri parametri importanti quali l'ematocrito, che nel caso specifico risulta elevato e potrebbe giovarsi di un intervento terapeutico.
La scelta di intraprendere un trattamento citoriduttivo, invece, non deriva unicamente dal raggiungimento di un valore di piastrine come quello da lei riportato, ma viene posta integrando vari fattori, quali l'età e la storia di eventi vascolari.
Ad ogni modo, solo l'Ematologo di riferimento può esprimere un giudizio completo e scegliere l'approccio terapeutico migliore nel singolo caso; la invitiamo, pertanto, a discuterne con i suoi Curanti.


(30 settembre 2018 - ore 22:45) - Alterazione della funzionalità renale

Gentili ricercatori,
vorrei chiedervi un parere su una situazione che prevede, per curare una Trombocitemia di tipo essenziale, un uso consistente del farmaco Oncocarbide. Dopo circa tre anni di assunzione del farmaco, i valori di alcune analisi evidenziano una certa sofferenza dei reni. Vorrei sapere se con un'alimentazione mirata sia possibile limitare i danni ai preziosi reni.
Grazie per il chiarimento che vorrete fornirmi.
(Maria)


Risposta

Generalmente il trattamento con Oncocarbide non si associa ad alterazione della funzionalità renale, ma non ci è possibile esprimere un parere a distanza e sul singolo caso. Le consigliamo di discutere i risultati degli esami di laboratorio con il suo Curante, che saprà integrarli nel contesto della sua storia clinica completa, considerando anche altri farmaci che eventualmente assume. Solo così potrete valutare quale sia il provvedimento migliore da adottare.


(30 settembre 2018 - ore 11:53) - Alternativa terapeutica all'oncocarbide

Esiste un farmaco mutabile che può sostituire l'oncocarbide? Mia madre ha 86 anni e assume oncocarbide da 3 anni, 1 grammo al giorno e da un mese ha un'ulcera alla caviglia sinistra dolorosissima che le impedisce di riposare e camminare. Grazie.
(Pasquale)


Risposta

Le ulcere sono tra gli effetti più comuni di tossicità extraematologica dell'oncocarbide; esistono alternative farmacologiche all'uso dell'oncocarbide (ad esempio il Busulfano). Naturalmente ci sono vantaggi e svantaggi.
Chieda consiglio all'ematologo che la segue che alla luce della conoscenza più dettagliata della storia clinica di sua madre saprà consigliarle la migliore terapia in alternativa all'oncocarbide.


(26 settembre 2018 - ore 22:18) - Mutazione in omozigosi ed eterozigosi

Salve, oggi mio marito ha fatto il suo ultimo controllo per la sua trombocitemia essenziale; JAK2 positivo e con pressione arteriosa scoperta di recente. Vi riporto le sue analisi di oggi: wbc 9.81, neu 7.11, lindo 1.50, mono .799, eos321, baso .079, wvf .990, neu% 72.5,linfo% 15.3, mono% 8.15, eos% 3.27, BASO% .802, RBC 6.79, HCT 53.0, MCH 23.3, RDW 12.6, NR/100W 0.00, HGB 15.9, MCV 77.9, MCHC 29.9, NRBC 0.00, PLT 1162,PDV 16.9, MPV 6.22, PCT .723.
L'ematologa mi ha detto che sta procedendo bene... Mi può dare un suo parere su queste analisi per cortesia? La ringrazio.
(Lucrezia)


Risposta

Difficile esprimere un parere senza sapere la sua storia clinica, i trattamenti in atto e quelli pregressi. Ad ogni modo i valori sono in linea con la patologia, l'ematocrito è particolarmente elevato, seppure si tratti di trombocitemia essenziale e non di policitemia vera potrebbe necessitare di qualche salasso.
Chieda chiarimenti all'ematologo che la segue che certamente meglio e più puntualmente saprà rispondere ai suoi quesiti.


(25 settembre 2018 - ore 12:57) - Alto valore di MPV

Buongiorno, ho fatto gli esami del sangue è le grandi piastrine sono a 46,4. Devo fare qualcosa? Grazie.
(Fernanda)


Risposta

Penso che con il termine di "grandi piastrine" faccia riferimento a un valore elevato di MPV. Se è affetta da una patologia mieloproliferativa avere un rialzo di tale valore fa parte del quadro clinico. Difficile comunque inquadrare esattamente il suo caso senza una approfondita storia clinica. Pertanto segua la terapia e i consigli del suo ematologo di riferimento che meglio conosce la sua storia clinica.


(21 settembre 2018 - ore 13:06) - Mutazione in omozigosi ed eterozigosi

Salve, cosa si intende per mutazione CALR eterozigote e omozigote? Nel referto delle analisi di ricerca delle mutazioni driver cosa indica se la mutazione è omo o eterozigote? Grazie.


Risposta

La mutazioni acquisite del gene CALR (che codifica per una proteina che si chiama Calreticulina) si rilevano nel sangue del 25-30% dei pazienti affetti da Trombocitemia Essenziale e Mielofibrosi.
Tali mutazioni, come tutte le mutazioni acquisite (comprese quelle coinvolgenti i geni JAK2, MPL), si possono ritrovare in omozigosi o eterozigosi.
Per ogni gene all'interno del DNA di ogni cellula abbiamo due copie (alleli). Avere una mutazione in eterozigosi sta a significare che solo uno dei due alleli risulta mutato, mentre in omozigosi risultano mutatati entrambi.
Se in tale concetto ci sono differenze biologiche, dal punto di vista diagnostico, prognostico e terapeutico, ad oggi, non ci sono sostanziali diversità.


(19 settembre 2018 - ore 9:04) - Piastrinosi in seguito a stimolazione ovarica

E' da circa 5 mesi che le mie piastrine sono un po' alte (problema nato subito dopo ultimo tentativo di fecondazione, con stimolazione ovarica). Partite da 600/700, dopo un mese a 550 e ad oggi 480. VES PRC nella norma. Nessun sintomo a parte patina perennemente bianca sulla lingua e ciclo mestruale puntuale ma scarso. JAK-CARL-MPL negativi.
Ematologo ha sempre sostenuto sia una trombocitosi secondaria..., ma quale? Ginecologi vari... non sanno.
Ad oggi mi trovo ancora senza risposte (e con tanta paura). Potrebbe comunque essere MIELOFIBROSI PREFIBROTICA? O TROMBOCITEMIA ESSENZIALE? Cosa mi consigliate di fare?
Grazie.
(Alessia)


Risposta

Le cause di piastrinosi (isolata) possono essere molte e spesso secondarie; la associazione, come nel suo caso, con la stimolazione ormonale ovarica, può far pensare a un rapporto causale con questa; la negatività delle mutazioni di JAK2, CALR e MPL esclude in larga parte la presenza di una malattia mieloproliferativa. Per un inquadramento più approfondito ci sarebbe la possibilità di eseguire una biopsia midollare e altri esami emato-chimici e molecolari che possano caratterizzare al meglio il quadro ematologico. Si rivolga al suo ematologo che con tutta la sua storia clinica saprà certamente consigliarle il giusto percorso da intraprendere.


(18 settembre 2018 - ore 14:13) - PRM-151 nella mielofibrosi

Buongiorno,
vorrei sapere i risultati a oggi del farmaco PRM-151 nella mielofibrosi.
Grazie.
(Massimo)


Risposta

Il farmaco in questione è ancora oggetto di studio (in corso uno studio clinico prospettico di fase II per soggetti con mielofibrosi primaria e secondaria), non ci sono dati disponibili ulteriori rispetto a quelli presentati a fine 2015 al congresso della società americana di ematologia. Nell'occasione furono presentati i dati preliminari che documentavano i promettenti risultati del farmaco in questione, con un incremento dei valori di emoglobina e piastrine, un miglioramento dei sintomi e della splenomegalia con profilo di tossicità accettabile (dati disponibili su soli 13 pazienti analizzati che avevano completato almeno 72 settimane di trattamento).
Attendiamo fiduciosi i risultati dello studio in corso, che saranno disponibili certamente non prima del 2019.


(16 settembre 2018 - ore 10:13) - Cause di piastrinosi (III)

Vi ringrazio molto della vostra risposta alla mia richiesta del 14/09 (cause di paistrinosi II). L'ultimo quesito, se possibile, che vorrei sottoporvi è se, secondo il vostro parere, si renderebbero necessari, in questa fase, degli screening alla milza e al fegato, considerando che la piastrinosi di mia madre è stata trascurata per almeno due anni. Graze sempre.
(Giuliana)


Risposta

La valutazione strumentale (in prima battuta solitamente l'ecografia dell'addome) per lo studio della milza e del fegato sono dettate dalla clinica della patologia del singolo caso e dalla obiettività; qualora vi sia un sospetto di organomegalia può essere indicata una ecografia nella fase dell'inquadramento diagnostico; ne parli con l'ematologo di riferimento.


(14 settembre 2018 - ore 15:52) - Ruxolitinib e salassi (II)

Egregi Dottori,
in riferimento alla Vostra risposta del 12 settembre ore 8:26 dal titolo "Ruxolitinib e salassi" tengo a precisare che nonostante la terapia devo comunque ricorrere, anche se non frequentemente, al salasso. Aggiungo che quando l'ematocrito si alza il valore dell'emoglobina è sempre nel range previsto. Da questo nasce i mio interesse nel sapere se esiste un protocollo specifico oppure vi è solo discrezionalità dell'ematologo di riferimento.
Cordialmente Riki.
(Riki)


Risposta

Difficile poter rispondere in maniera puntuale senza avere tutta la sua storia clinica e gli esatti dosaggi del farmaco. In linea generale il salasso è ragionevole farlo quando l'ematocrito sale sopra il 45%, ma in una patologia come la mielofibrosi (ben diversa dalla policitemia vera) si deve tener conto anche del valore dell'emoglobina. Detto questo si affidi al suo ematologo che sicuramente conosce meglio la sua storia clinica.


(14 settembre 2018 - ore 14:50) - Cause di piastrinosi (II)

Buonasera,
avevo scritto 10 giorni fa circa (5 settembre) per mia madre, 70 anni, le cui analisi del 5 agosto scorso avevano dato una conta piastrinica di 1.200.000 che poi abbiamo scoperto esistere in tutti gli emocromo dal 2016 in poi. Seguita subito dal reparto di ematologia, è stata trattata con oncocarbide (prima una compressa al giorno e poi con due al giorno alternate ad 1 al giorno) che ha fatto scendere la conta prima a 900.000, poi a 700.000, e oggi invece erano già scese a 610.000.
Nel frattempo, oggi abbiamo finalmente ricevuto gli esiti delle analisi molecolari, di cui cito il referto: "L'analisi molecolare eseguita amplificando l'esone 14 di JAK2 mediante PCR qualitativa ha rilevato la mutazione dell'aminoacido valina con aminoacido fenilalanina in posizione 617 (V617F) nella forma eterozigote." Solo più avanti, tra 1 o 2 mesi, vorranno eseguire la biopsia del midollo, con analisi genetica.
Scrivo perché, per quanto ci sia stato spiegato che il referto ci dà conferma che siamo in ambito ematologico, non abbiamo ricevuto molte altre spiegazioni, e non abbiamo capito ancora se possiamo escludere il peggio, o come potere interpretare questi dati. Spero di potere ricevere un riscontro più chiaro, laddove possibile, su ciò che questi dati ci dicono.
Grazie mille per l'attenzione e per il lavoro svolto.
(Giuliana)


Risposta

Alla luce della piastrinosi isolata e della positività della mutazione JAK2V617F allo stato eterozigote siamo nell'ambito di una patologia ematologica tipo malattia mieloproliferativa (verosimilmente trombocitemia essenziale). La biopsia midollare e le analisi citogenetiche sul sangue midollare potranno meglio definire il sottotipo di patologia. In ogni caso non si allarmi, si tratta di patologie croniche, gestibili, che molto spesso hanno un lungo decorso; inoltre, prosegua la terapia che i colleghi le hanno impostato in attesa di avere tutti i referti che permetteranno di inquadrare più specificatamente il caso.


(14 settembre 2018 - ore 10:38) - Mielofibrosi e percorso benessere

Gentili ricercatori buongiorno. Ho la mielofibrosi idiopatica, 50 anni, donna. Sono in cura con jakavi, eprex, exjade e ogni 2 mesi trasfondo. Ci sono controindicazioni ad un percorso benessere?


Risposta

La sua malattia, compatibilmente con le sue condizioni generali e con i valori di emoglobina e di piastrine, non è una limitazione a un percorso benessere.


(12 settembre 2018 - ore 8:26) - Ruxolitinib e salassi

Egregi dottori,
68 anni portatore di mielofibrosi post policitemia in trattamento co JAKAVI. Desidero sapere qual è il valore dell'ematocrito oltre il quale è raccomandato il salasso.
Cordialmente Riki.
(Riki)


Risposta

La terapia con Ruxolitinib nella mielofibrosi secondaria a policitemia vera, come nel suo caso, non richiede generalmente salassi. Al contrario è piuttosto comune che si assista a una riduzione eccessiva dei valori dell'emoglobina e dell'ematocrito legata alla terapia con Ruxolitinib. Chieda consulto al suo ematologo di riferimento a riguardo, che meglio conosce la sua storia clinica.


(11 settembre 2018 - ore 20:19) - Trombocitemia essenziale e ipertensione arteriosa

Salve, mio marito 38 anni con TE e JAK2 positivo, ultime piastrine 1,070..., ha la ipertensione arteriosa; quali sono i rischi per la sua malattia? Dal 28 agosto ha cominciato la terapia per la pressione, ha fatto l'holter pressorio, la massima e arrivata a 160 e la minima a 125; da questo esame, mi può dire adesso quali sono i rischi? Grazie.
(Lucrezia)


Risposta

L'ipertensione arteriosa è uno dei più comuni fattori di rischio per eventi cardiovascolari nella popolazione generale. Gli interventi sull'alimentazione, sullo stile di vita ed eventualmente farmacologici sono importanti per ridurre la pressione arteriosa e quindi ridurre la probabilità per eventi cardiovascolari.
Nei pazienti affetti da malattie mieloproliferative, come la trombocitemia essenziale, il rischio per gli eventi cardiovascolari è intrinseco alla malattia e agire sui fattori di rischio cardiovascolari "aggiuntivi" è fondamentale. Pertanto uno stile di vita sano, una vita attiva e non sedentaria, la giusta dieta con il giusto apporto di sale ed eventualmente la terapia farmacologica anti ipertensiva sono tutti elementi essenziali.
A giudicare dai valori che ha elencato, la pressione arteriosa di suo marito non appare ancora ottimamente controllata anche se è importante sottolineare che l'intervento farmacologico non apporta una immediata riduzione dei valori. Pertanto si affidi a un collega cardiologo che certamente saprà calibrare al meglio la terapia per un controllo ottimale della pressione arteriosa.


(11 settembre 2018 - ore 00:54) - Trombocitemia essenziale e otite

Buonasera, sono un uomo affetto da trombocitemia essenziale in cura con oncocarbide, due capsule al giorno; nell'ultimo emocromo le piastrine erano 423000, i rossi 4920000, emoglobina a 15 e i bianchi oltre i 6000.
Volevo sapere se è possibile avere un informazione in merito a delle gocce che devo mettere nell'orecchio che l'otorino mi ha prescritto per un otite. Nel foglietto illustrativo del farmaco che si chiama diprosalic, c'è scritto che si tratta di betametasone e acido salicilico. La mia domanda è: che cosa è il betametasone? Se è come il cortisone è possibile che possa determinare un aumento delle piastrine? Oppure posso mettere tranquillamente suddette gocce per dieci giorni come mi è stato indicato dallo specialista otorinolaringoiatria?
(Vittorio)


Risposta

Può mettere le gocce che le ha prescritto l'otorinolaringoiatra per i giorni che le ha indicato senza controindicazioni. Oltretutto essendo un farmaco locale non determina importanti effetti sistemici.


(10 settembre 2018 - ore 15:16) - Mielofibrosi e trapianto (2)

Con riferimento alla mia del 7/09, sempre in relazione al trapianto di midollo in seguito a Mielofibrosi II, volevo porre ancora due domande:
- è necessario/preferibile asportare la milza prima del trapianto?
- all'atto del trapianto nella parte di midollo in cui è presente la fibrosi, le nuove cellule staminali trasfuse riescono ad attecchire? Oppure lo "spazio" a disposizione è ridotto proprio dalla presenza della fibrosi?
Grazie ancora.
(Gian Carlo)


Risposta

La splenectomia prima del trapianto non è una regola; si valuta caso per caso, qualora la splenomegalia sia molto marcata di norma si effettua la splenectomia in vista del trapianto; non esiste una regola precisa a riguardo. Inoltre i diversi centri ematologici in relazione all'esperienza sia nell'effettuare le splenectomie che trapiantologica possono attuare strategie diverse.
La fibrosi midollare è il frutto di un midollo osseo patologico, pertanto l'intento curativo del trapianto di cellule staminali ematopoietiche è proprio quello di ristabilire una normale ematopoiesi (in un midollo che nella mielofibrosi è per definizione fibrotico).


(9 settembre 2018 - ore 8:24) - Trombofilia e malattia mieloproliferativa

Gent. dottori, tre anni fa ho avuto trombosi vena porta JAK2 neg, stato trombofolico omozigote x pai1e mthfr in piu positivo al fenomeno lac, non ho voluto fare mai siringa nel midollo, analisi sempre perfette solo fino alla penultima eco lieve aumento della milza (12,9). Ora ho ripetuto eco e la milza e rientrata.
La mia domanda è questa: se ci fosse in corso una malattia mieloprolifera senza prendere alcune medicine tranne cumadine efolina, la milza sarebbe potuta rientrare senza medicinali?
(Franco)


Risposta

La diagnosi di una malattia mieloproliferativa tiene conto di molti aspetti clinici e di laboratorio, pertanto la negatività della mutazione del gene JAK2 di per sé non esclude una diagnosi. Però alla luce dei dati clinici che descrive, della riduzione delle dimensioni della milza e della presenza di alterazioni trombofiliche è verosimile che la trombosi della vena porta sia legata allo stato trombofilico e non a una malattia mieloproliferativa; per eventuali dubbi ne parli con il suo ematologo di riferimento e con i colleghi del centro trombosi da cui è seguito che meglio conoscono la sua storia clinica.


(8 settembre 2018 - ore 19:12) - Mielofibrosi ed ereditarietà

Buongiorno, mio marito era affetto da mielofibrosi io ho una figlia volevo solo sapere se poteva essere una malattia ereditaria. Grazie.
(Erica)


Risposta

Le malattie mieloproliferative (mielofibrosi compresa) non sono ereditarie ma acquisite, e pertanto non c'è rischio di trasmissione ai figli.


(8 settembre 2018 - ore 14:37) - Lipomi

Ci sono farmaci o cure sperimentali per l'eliminazione dei lipomi?
(Lorenzo)


Risposta

Non penso ci siano studi a riguardo. La rimozione è chirurgica se necessaria. Può chiedere informazioni al suo medico curante a riguardo. Colgo occasione per ricordarle che questo sito è dedicato alle malattie mieloproliferative croniche.


(7 settembre 2018 - ore 14:24) - Mielofibrosi e trapianto

Ho 48 anni, mi è stata diagnosticata a fine 2017 Mielofibrosi II, post policitemia e trombocitemia (prima diagnosi anno 2000).
Attualmente milza a 25 cm. Ho effettuato nella primavera del 2018 la tipizzazione HLA con mio fratello e siamo risultati identici. Dovrei intraprendere a breve la terapia con Ruxolitinib per contrastare la splenomegalia, peraltro unico sintomo (attualmente) della malattia. Mi è stato prospettato nel futuro il ricorso al trapianto di midollo. Qual è il momento in cui è necessario trapiantare? Gli studi condotti sulle mutazioni ASXL1, EZHD, SRFF2 e IDH1/2 che tipo di indicazione danno al riguardo? Nel ringraziare porgo i migliori saluti.
(Gian Carlo)


Risposta

In relazione al suo quesito è difficile dare una precisa indicazione per iscritto e a distanza, vista la complessità del quadro.
L'indicazione al trapianto nelle malattie mieloproliferative tiene conto di molti aspetti clinici, di laboratorio e molecolari (ad esempio l'età del paziente, i valori dell'emoglobina, delle piastrine, dei globuli bianchi, sintomi costituzionali, splenomegalia, assenza o presenza di alcune mutazioni, eventuali alterazioni citogenetiche ecc); questi dati clinici e di laboratorio, integrati tra loro, attribuiscono al paziente una categoria di rischio e anche in relazione a questa l'ematologo pone indicazione alla procedura trapiantologica.
Il trapianto è l'unico trattamento potenzialmente curativo nella mielofibrosi, è gravato da rischi e pertanto non è una opzione di prima linea per tutti i pazienti e il momento migliore in cui farlo non è dettato da un singolo fattore ma dall'insieme di tutti questi aspetti. Le mutazioni coinvolgenti i geni ASXL1, EZH2, SRSF2 e IDH1/2, quando presenti, attribuiscono al paziente una categoria detta ad "alto rischio molecolare" e sono pertanto prognosticamente sfavorevoli; nelle analisi condotte ad oggi si sono dimostrate tali solo nella mielofibrosi primaria, mentre nella forma secondaria solo la mutazione di SRSF2 sembra essere associata ad una prognosi peggiore; i dati a riguardo non sono però conclusivi e sono oggetto di studi.


(6 settembre 2018 - ore 15:25) - Terapia con Oncocarbide nella Policitemia Vera

Anni 70, Policitemia vera da un anno.
In questo arco di tempo i GB e PTL sono raddoppiati. Da un mese in terapia con oncocarbide 500 mg/dì + cardioaspirina. Conseguente riduzione GB e PTL rispettivamente da 13.000 a 6.000 e da 900.000 a 160.000, Htc invariato (45%). Ho intenzione di sospendere temporaneamente il farmaco per non rischiare di abbassare troppo i GB e PTL.
Domanda: è possibile prevedere approssimativamente l'intervallo di tempo necessario per riprendere il farmaco evitando il rialzo patologico dei valori e mantenerli nel range? Devo per forza fare emocromo spesso?
(Fabrizio)


Risposta

Difficile prevedere l'andamento dei valori dell'emocromo a priori, l'unico modo è ripetere periodicamente gli esami; inoltre le consiglio, come regola generale, di non autogestirsi le terapie e i trattamenti, ma di consultare via via il suo ematologo di riferimento.


(6 settembre 2018 - ore 11:29) - Policitemia Vera, segni e sintomi

Ho policitemia vera e acido urico basso a 2,3 a 2,7 da cosa dipende? A volte esce potassio alto fino a 5,8 e a volte esce normale, tutti i valori dell'emocromo sono alti, non faccio salassi ma prendo tiklid e oncocarbide, ho menopausa, ma forte sudorazione, da cosa dipende la sudorazione forte? La policitemia vera porta la sudorazione forte? E cosa dovrei fare? Ho anche schiuma nelle urine, linfociti a 11, mi può spiegare, tutto questo perché?,


Risposta

I valori di acido urico e di potassio sono spesso alterati e altalenanti nelle malattie mieloproliferative, compresa la policitemia vera; fa parte del quadro di malattia così come la forte sudorazione che si cerca di controllare con il controllo della malattia non essendoci dei rimedi specifici.
Per quanto riguarda le alterazioni che descrive nelle urine ritengo che difficilmente possano essere riconducibili alla patologia ematologica. A riguardo può consultare il suo curante che le prescriverà alcuni esami per indagarne la natura.


(6 settembre 2018 - ore 10:10) - Incremento dell'LDH e statine

In relazione alla risposta sull'esame LDH a 527 prendo la compressa per colesterolo, può essere stata quella a farmi aumentare i valori?
(Lina)


Risposta

L'incremento dell'LDH potrebbe essere causato oltre che dalla patologia ematologica anche dalla terapia con statine; per un monitoraggio della eventuale tossicità del farmaco sui muscoli è più opportuno però monitorare la CPK (creatinfosfochinasi) tra gli esami ematici. Chieda un consulto al suo curante a riguardo.


(5 settembre 2018 - ore 16:52) - Fattori trombofilici e trombosi della vena porta

Buongiorno mi hanno diagnosticato stato trombofolico omozigote, pai1e mthfr in piu positivo al fenomeno LAC, possono avermi causato una trombosi vena porta?
(Davide)


Risposta

Quelli che ha elencato sono tutti elementi che inducono uno stato trombofilico e potrebbero essere stati fattori causali o con-causali per la trombosi della vena porta cui fa riferimento; pertanto richiedono un attento inquadramento clinico e un monitoraggio nel tempo.
A tal proposito faccia riferimento a un centro trombosi.


(5 settembre 2018 - ore 15:04) - Policitemia Vera e metabolismo del ferro

Ho tutti i valori alti dell'emocromo, ho policitemia vera trattata con oncocarbide, tiklid, prendo eutirox, ho notato ferro a 25 e ferritina a 7,9, ma non faccio salassi, a cosa è dovuto? Ho menopausa da 6 anni ho forte prurito su tutta la persona senza fare il bagno.


Risposta

La carenza di ferro è non solo un effetto del salasso, ma anche una caratteristica intrinseca della Policitemia Vera dettata dall'incrementato ritmo proliferativo dei globuli rossi; è una carenza relativa e raramente sintomatica e pertanto non va supplementata. Il prurito che lei descrive, seppure non acquagenico, può essere ricondotto alla Policitemia Vera dopo aver escluso cause secondarie correlate a fenomeni allergici a farmaci, allergeni ambientali e alimentari. Può chiedere chiarimenti al suo curante o al suo ematologo di fiducia a riguardo.


(5 settembre 2018 - ore 14:59) - Cause di piastrinosi

Scrivo per mia madre che ha 70 anni.
A inizio agosto, le ultime analisi al sangue hanno dato una conta di piastrine superiore al 1.200.000, per scoprire subito dopo che valori simili comparivano già negli emocromo dal 2016 in poi. Subito seguiti dal reparto di ematologia, mia madre ha iniziato la cura di Oncocarbide. Dopo la prima settimana con una sola capsula al dì, che non ha abbassato la conta, è passata a due capsule al giorno a giorni alterni, che le ha fatte diminuire prima a 900.000 e oggi l'emocromo ne ha dati poco più di 700.000.
Siamo contente del risultato, ma la verità ò che siamo ancora in attesa degli esami molecolari, che dovremmo arrivare a metà settembre, e non abbiamo idea di cosa pensare. Il numero di globuli bianchi e rossi è buono, ma mia madre è portatrice sana di anemia mediterranea. Inoltre, in seguito ad un intervento di meningioma di circa 18 anni fa, mia madre soffre di infiammazione cronica al trigemino, con crisi acutissime ed è in cura costante con il tegretol in dosi elevate. Lo dico perché ho letto che una causa delle piastrine alte potrebbe essere la presenza di infiammazioni.
Vorrei sapere un vostro parere, seppur a distanza, e con i pochi dati a vostra disposizione sulla possibile causa, ma anche su un eventuale connessione con l'infiammazione cronica di cui soffre mia madre.
Grazie mille per l'attenzione. Cordialmente, Giuliana.
(Giuliana)


Risposta

Alla luce dei pochi dati clinici è difficile poter inquadrare con certezza il caso di sua madre. Certamente la piastrinosi ha molte cause che possono indurla e favorirla, tra le più comuni gli stati infiammatori e/o infettivi; difficile però pensare che una infiammazione cronica del trigemino possa aver avuto un ruolo causale in un incremento tanto rilevante della conta piastrinica. Inoltre, la terapia cronica con il Tegretol (carbamazepina) può indurre tossicità midollare e quindi piastrinopenia e anemia, ma non un aumento dei valori dell'emocromo. È più probabile pertanto che si tratti di una malattia mieloproliferativa; è necessario però avere i referti degli esami ematici, molecolari ed eventualmente strumentali (biopsia midollo osseo), prima di giungere a una conclusione diagnostica.


(5 settembre 2018 - ore 14:51) - Valore elevato di LDH

Mi e uscito lDH a 527, secondo voi e alto come valore? Grazie.
(Lina)


Risposta

Un valore di LDH di 527 U/L è certamente elevato, ma preso singolarmente non dice molto e non deve allarmare; inoltre, tale incremento è da rapportarsi sempre alla patologia di base, a una valutazione dell'emocromo e della formula, alle eventuali terapie in atto, alla storia clinica generale e allo stile di vita. Sicuramente è consigliato ripetere l'esame a distanza di tempo. A tal proposito faccia riferimento al suo ematologo di fiducia.


(5 settembre 2018 - ore 14:02) - LAC (lupus anti coagulant) e trombofilia

Il fenomeno LAC e una conseguenza della trombofilia o e un malattia a parte?
(Davide)


Risposta

La presenza in un soggetto di tale immunoglobulina determina un aumento del rischio trombotico; pertanto la sua presenza può essere causa (o concausa) dello stato trombofilico. La positività isolata per LAC non è però sinonimo di una patologia, ma può farne parte. Pertanto andrebbe approfondita e monitorata nel tempo. A riguardo, faccia riferimento a un centro trombosi.


(5 settembre 2018 - ore 10:35) - Policitemia Vera e integratori in menopausa

Ho la policitemia vera e un piccolo nodulino al seno, si pensa benigno, da 15 anni, assumo oncocarbide, tiklid ed eutirox; volevo sapere se posso prendere questo integratore per la menopausa, ZEMIAR con estratti di soia fermentata, magnesio, passiflora ,vit D, calcio, resveratolo e quercitina, va bene con le terapie che assumo e le malattie che ho?


Risposta

Ad oggi non ci sono evidenze di interazione tra questo integratore, i farmaci che ha elencato e la Policitemia Vera; però alla luce della storia del nodulo al seno (non ulteriormente indagata) chieda consulto, prima di assumere l’integratore, al suo ginecologo di fiducia oltre che al suo ematologo che meglio sa della sua storia clinica.


(4 settembre 2018 - ore 18:36) - Salassi e ipertensione arteriosa

Buongiorno!
Vorrei sapere se facendo salassi, col passare degli anni, la pressione arteriosa possa aumentare in conseguenza di questi.
Grazie mille e saluti.
(Riccardo)


Risposta

Non esiste una correlazione tra i salassi e l'ipertensione arteriosa; pensi anzi che anticamente il salasso era una procedura adoperata tra le altre cose anche per ridurre valori pressori molto alti. Pertanto l'effetto è piuttosto ipotensivante, ma comunque transitorio.


(4 settembre 2018 - ore 17:04) - Mielofibrosi e trapianto in giovane età

A mia figlia 25enne è stata diagnosticata la Mielofibrosi dopo la biopsia ossea. Nel 2011 le fu diagnosticata la Trombocitemia essenziale con mutazione CARL e ogni 6/12 mesi ha fatto le visite di controllo.
Ora prospettano il trapianto del midollo, vista la giovane età. Ha una sorella gemella eterozigote.
Vorrei sapere che prospettive di vita potrà avere dopo il trapianto e/o potrebbe avere se non facesse il trapianto e se esistono casi della sua stessa età; se sì vorremmo poter confrontarci con chi ha fatto o sta facendo la stessa esperienza: come lanciare un appello? Da quanto ho letto il caso più giovane aveva 26 anni...
Grazie per l'attenzione e, soprattutto per ciò che fate.
(Cindy)


Risposta

Difficile rispondere a distanza nel merito specifico del Suo quesito alla luce della delicata situazione, della unicità del caso e dei molti interrogativi che solleva. Il trapianto di cellule staminali ematopoietiche è ad oggi l'unica potenziale opzione curativa e di guarigione nelle malattie mieloproliferative croniche inclusa la mielofibrosi; è una procedura gravata da rischi importanti e pertanto non è la prima linea di trattamento. Però si deve tenere conto di molti aspetti; ogni paziente è un caso "unico", e va studiato e inquadrato come tale dal punto di vista clinico e di laboratorio; non è solo l'eta, non solo la clinica e neppure soltanto la biologia molecolare a guidare nella scelta della opzione trapiantologica, ma tutte queste cose viste nell'insieme e valutate attentamente e in maniera collegiale tra l'ematologo di riferimento e il trapiantologo e condivise dal paziente.
Le esperienze di trapianto in così giovane età ci sono, seppur rare. Può rivolgersi a centri con una più grande esperienza di trapianto nelle malattie mieloproliferative per avere informazioni dettagliate, vista anche la rarità del caso.
Va sottolineato però che in linea generale i rischi legati al trapianto aumentano con l'aumentare dell'età e con la progressione di malattia. Per quanto riguarda la prognosi, nella mielofibrosi è inferiore rispetto alla popolazione sana di pari età e in così giovane età la prospettiva di vita è quindi ridotta; ma sono molti i fattori che la influenzano e a distanza e senza avere dati clinici e molecolari non ci si può esprimere in maniera precisa a riguardo.


(4 settembre 2018 - ore 7:26) - Policitemia Vera, carenza di ferro e caduta dei denti

Buongiorno,
ho 43 anni, donna, PV dal 2012. Ho preso per 2 anni interferone pegilato; finito il trial, i valori si sono stabilizzati e faccio solo i salassi al bisogno.
Prendo coumadin per una trombosi portale scoperta al momento della diagnosi di PV. Tutto sommato sto bene, ho solo molta carenza di ferro (capelli e unghie deboli). Nell'ultimo anno i miei denti si sono indeboliti, 2 mi si sono spezzati, mi chiedevo se ci potesse essere un collegamento. Il dentista mi ha suggerito l'assunzione di magnesio, posso farlo?
Grazie, saluti.
(Giada)


Risposta

La carenza di ferro ha tra i sintomi più comuni la fragilità delle unghie, la stanchezza, la caduta dei capelli, l'insonnia, la sensazione di formicolio alle gambe,l'irritabilità e molti altri meno comuni; tra questi comunque non è nota una correlazione con la caduta dei denti che potrebbe essere causata invece da altre carenze, patologie come il diabete in fase avanzata e da malattie parodontali. Comunque non correlabile alla Policitemia Vera. Non ci sono controindicazioni alla assunzione di magnesio, ma prima ne parli con il medico curante o il Suo ematologo di riferimento.


(2 settembre 2018 - ore 22:30) - Trapianto aploidentico nella mielofibrosi

Salve, vorrei sapere se esistono casi di guarigione da mielofibrosi in seguito a trapianto da midollo aploidentico.
(Franco)


Risposta

La procedura trapiantologica è molto complessa e si deve tener conto dei molti fattori che vanno a intersecarsi e riguardano il ricevente e il donatore; tra i molti l'età del paziente, lo stadio di malattia, le precedenti linee terapiche, eventuali comorbidità e non ultimo la scelta del donatore e del regime di condizionamento.
Il trapianto aploidentico è a tal proposito una procedura che negli ultimi anni si sta affermando come valida alternativa al trapianto da donatore HLA identico familiare o non familiare. I dati scientifici riguardo il trapianto aploidentico nella mielofibrosi non sono però molti e derivano in larga parte da studi retrospettivi e monocentrici; i dati ad oggi pubblicati sono però incoraggianti e comunque non inferiori nei risultati a quelli delle altre tipologie di trapianto. Sono in corso alcuni studi prospettici a riguardo.
In ogni caso il trapianto è complesso e va considerato caso per caso; il dialogo tra l'ematologo di riferimento per la patologia e il trapiantologo è imprescindibile per la scelta migliore in relazione al caso specifico.


(2 settembre 2018 - ore 17:32) - Mielofibrosi, gotta e calcolosi della colecisti

Buongiorno,
ho 62 anni e nel 1997 mi è stata diagnosticata una mielofibrosi ad oggi rimasta allo stato di indolenza. Nell'ultimo periodo i valori ematici non hanno subito cambiamenti e neppure le dimensioni della milza. Soffro però di gotta cronica, inoltre recentemente, a seguito di una prima diagnosi di lieve pancreatite, mi è stata diagnosticata una calcolosi alla colecisti senza dilatazione delle vie biliari. Chiedevo, con riferimento a queste patologie, se vi sia una correlazione con la mielofibrosi e se la mielofibrosi possa costituire una controindicazione all'intervento di asportazione della cistifellea. Vi ringrazio per il vostro supporto.
(Francesco)


Risposta

Difficile rispondere a distanza nel merito del Suo specifico caso; in generale però non esiste correlazione tra la calcolosi della colecisti (che è una patologia prevalentemente metabolica), e la mielofibrosi che è invece una patologia del midollo osseo; l'incremento dei valori di acido urico che causa la gotta può invece essere in parte determinato dalla mielofibrosi, seppure possa avere molte altre cause sottostanti e, a volte, concomitanti; l'intervento di asportazione della colecisti è possibile ma è imprescindibile, in vista dell'intervento stesso, una rivalutazione specialistica ematologica che tenga conto di parametri clinici, laboratoristici e strumentali.


(31 agosto 2018 - ore 8:52) - Rivalutazione di malattia

Egregi Dottori,
ho 68 anni e sono portatore di mielofibrosi post policitemia vera. Da 4 anni sono in cura con JAKAVI (20 mg mattina e sera) con ottimi risultati sui vari sintomi specifici derivanti dalla patologia stessa. A tal proposito vorrei chiedervi, anche alla luce degli avanzamenti nel campo della ricerca genetica, se è opportuno fare nuovamente una biopsia midollare e/o analisi specifiche al fine di fare il punto su eventuali sviluppi della suddetta patologia e non solo.
Vorrei inoltre chiedervi, qualora il mio ematologo di riferimento decida ripetere la biopsia midollare, mi sentirei più tranquillo se potessi fare tale esame presso il vostro centro e per questo vorrei conoscere le modalità di accesso, tenendo conto che vivo in Piemonte.
Cordialmente Riki.
(Riki)


Risposta

La decisione di rivalutare la mielofibrosi viene generalmente presa in presenza di alterazioni cliniche e/o di laboratorio; deve comunque essere considerata nell'ambito del Suo quadro clinico nella sua interezza e dunque in accordo con il proprio ematologo di riferimento.
In quanto al Centro dove eseguire la rivalutazione, le modalità di accesso evidentemente variano in base al Centro stesso e anche per questo potrà farsi coadiuvare dall'ematologo che La segue.


(30 agosto 2018 - ore 19:33) - Immunoterapia e malattie mieloproliferative

Buonasera, ho mia moglie che soffre di mielofibrosi con mutazione JAK2, vorrei sapere se questa nuova cura CAR-T, autorizzata da poco in Europa può essere veramente la cura alle malattie mieloproliferative e, se si, in quanto tempo sarà disponibile per tutti i malati?
(Antonio)


Risposta

La terapia con CAR-T si basa su tecniche di laboratorio che "istruiscono" i linfociti a riconoscere e quindi ad agire contro le cellule neoplastiche. Per quanto si basi su linfociti T e dunque si possa definire un "farmaco cellulare", questa terapia non è esente da effetti collaterali anche molto severi e per il momento è infatti riservata a malattie estremamente aggressive, come la leucemia acuta linfoblastica in recidiva o refrattaria alla terapia convenzionale.
Nelle malattie mieloproliferative, i rischi di tale strategia terapeutica superano decisamente i rischi legati alla malattia, almeno nella grande maggioranza dei casi. Non si può escludere che in futuro, l'affinamento della tecnica alla base di questo approccio possa ridurre gli effetti collaterali e renderlo un'opzione effettiva anche in questo contesto clinico.


(29 agosto 2018 - ore 17:40) - Salassoterapia

Buonasera.
Mi hanno diagnosticato da poco una policitemia vera (30%); da circa 1 mese e dal giorno 6-8-2018 ho iniziato la terapia con ONCOCARBIDE 2 cp al giorno e CARDIOASPIRINA e RAMIPRIL da luglio, inoltre ho fatto in totale 4 salassi a distanza di circa 15/25gg.
La mia domanda riguarda proprio l'ultimo salasso fatto il 24-8-2018. Quella mattina prima di tutto ho fatto il controllo emocromo e i risultati sono stati ottimi in quanto ho risposto bene alla terapia e i miei valori stanno tornando nella norma, ve li riporto:
G.B. 6.03, G.R. 5.60, HB 14.6, EMATOCRITO 46.3, MCV 82.7, MCH 26.1, MCHC 31.5, RDW 18.9, PIASTRINE 174, MPV 9.4, LINFOCITI 33.7, MONOCITI 5.3, NEUTROFILI 56.7, EOSINOFILI 3.8, BASOFILI 0.5.
Quindi il dosaggio dell'ONCOCARBIDE è stato diminuito a 1 cp a giorni alterni, e comunque quella mattina mi hanno comunque fatto il salasso... Di solito mi toglievano 350ml, ma quella mattina 400ml.
Come di consueto non mi hanno reidratato con fisiologica, come prescritto dall'ematologa (400), ma l'infermiera mi ha fatto bere i soliti 2 bicchieri d'acqua... Li per li mi sentivo bene, ma poco dopo essermi alzata sono svenuta.
La domanda è questa: io ancora dopo 4 gg ho seri giramenti di testa, il sole non posso vederlo e se sto in piedi per troppo tempo rischio di ricollassare, sto per la maggior parte a casa in modo che ogni tanto... molto spesso mi stendo a letto per poi ricominciare le faccende.
E' possibile che non c'era bisogno del salasso? Non è che ora i miei valori si sono abbassati troppo? Potrei passare dal salasso ad avere bisogno di una trasfusione?
Mi sento davvero sempre stanca, dormirei tutto il giorno, tranne la notte! Non so cosa pensare.
Grazie in anticipo della risposta. E' davvero brutto non capire cosa succede al tuo corpo, poi trovare persone che non sanno tranquillizzati ma continuano a ripetermi che sono troppo ansiosa peggiora il tutto!


Risposta

E' necessario premettere che non è possibile valutare correttamente dal punto di vista clinico una situazione come la Sua a distanza, ed è necessario che la terapia intrapresa, basata su salassi, aspirina e oncocarbide, venga gestita ed eventualmente modulata dai Suoi ematologi di riferimento nel corso di visite dedicate, dove possano essere considerati tutti gli elementi clinici e di laboratorio.
Detto questo, accade spesso che la fase iniziale della salasso-terapia produca alcuni sintomi tra cui stanchezza, facile affaticabilità e ipotensione. Deve immaginare che il Suo organismo si era abituato a livelli di emoglobina ed ematocrito più elevati della norma; il loro abbassamento, che è l'obiettivo della terapia ed è necessario per ridurre il rischio trombotico associato alla malattia, può comportare i sintomi di cui sopra e richiedere una fase di adattamento, soprattutto all'inizio.


(29 agosto 2018 - ore 13:58) - Immunoterapia e malattie mieloproliferative

Egregi ricercatori, si parla di nuovi successi della ricerca riguardanti il sistema immunitario che riuscirebbe a controllare la crescita incontrollata delle cellule tumorali tramite i linfociti T. Potreste dire se quanto detto è da considerarsi di buon auspicio anche per le malattie mieloproliferative? Cordiali saluti.
(Enzo)


Risposta

Le terapie a cui si riferisce si basano su tecniche di laboratorio che "istruiscono" i linfociti a riconoscere e quindi ad agire contro le cellule neoplastiche. Per quanto si basi su linfociti T e dunque si possa definire un "farmaco cellulare", questa terapia non è esente da effetti collaterali anche molto severi e per il momento è infatti riservata a malattie estremamente aggressive, come la leucemia acuta linfoblastica in recidiva o refrattaria alla terapia convenzionale.
Nelle malattie mieloproliferative, i rischi di tale strategia terapeutica superano decisamente i rischi legati alla malattia, almeno nella grande maggioranza dei casi. Non si può escludere che in futuro, l'affinamento della tecnica alla base di questo approccio possa ridurre gli effetti collaterali e renderlo un'opzione effettiva anche in questo contesto clinico.


(26 agosto 2018 - ore 10:32) - Piastrine

Buongiorno, sono nato nel 1972 e dal 2006 a oggi il mio numero di piastrine è in calo. Negli ultimi esami è arrivato a 127 L. Tutti gli altri parametri ematici sono corretti, inclusi esami della tiroide e esame chimico urine.
Ringrazio per una vostra cortese risposta.
(Andrea)


Risposta

Una corretta valutazione dell'andamento dei valori delle Sue piastrine non può essere effettuata a distanza e comunque al di fuori di una visita specialistica.
Il valore che riporta potrebbe essere il Suo normale valore di piastrine ma ripeto: questo non può essere stabilito tramite il presente sito.


(25 agosto 2018 - ore 14:53) - Policitemia vera e oncocarbide

A gennaio di quest'anno mi sono aumentati i globuli rossi a 8.600.000, (premetto che sono in terapia anticoagulante con xarelto per fibrillazione atriale), a fine giugno ho fatto la prima visita ematologica ed è stata diagnosticata una policitemia secondaria con cura di oncocarbide 500, 2 pillole.
Fatte nuove analisi, confermata la diagnosi e proseguito con oncocarbide per un mese. Nuova visita primi di agosto, globuli rossi scesi a 8.200.000, l'ematologo porta a 4 le pillole di ancocarbide. Nuove analisi oggi 25/8 globuli rossi a 6.780.000 ma sono diminuiti i globuli bianchi (1300) e piastrine (49.000). Quanto mi debbo preoccupare?
(Patrizia)


Risposta

La risposta alla Sua domanda non è possibile a distanza e non può prescindere da una valutazione specialistica ematologica, che tenga conto di tutti gli elementi clinici e di laboratorio. La modulazione delle dosi di oncocarbide, soprattutto nel primo periodo di trattamento, è piuttosto frequente nei pazienti con policitemia vera; nel tentativo di ridurre emoglobina ed ematocrito, può capitare che si riducano i valori di globuli bianchi e piastrine. Il consiglio è quello di rivolgersi con sollecitudine al Suo ematologo di riferimento per concordare la gestione del farmaco e un'eventuale riduzione delle dosi.


(24 agosto 2018 - ore 9:45) - Anticorpi antifosfolipidi

Mi hanno trovato positivo antiagulante, lupuslike lac, mi hanno detto che si puo verificare un evento di trombosi alla vena porta e vero?
(Franco)


Risposta

L'alterazione di laboratorio che riferisce rientra negli stati trombofilici, cioè che possono determinare un aumento del rischio di trombosi, ma non è una malattia mieloproliferativa, cui è dedicato il presente sito.
Il consiglio è di rivolgersi ai colleghi di un Centro Trombosi, che sapranno valutare il Suo caso.


(23 agosto 2018 - ore 19:30) - Sperimentazioni

Buona sera egregi ricercatori, vorrei essere aggiornato in merito alla sperimentazione del ruxolitinib in combinazione con i farmaci PIM447 e LEE011 e se vi sono delle novità positive in merito ad altre sperimentazioni che vengono attualmente effettuate presso alcuni centri ematologici italiani. Vi ringrazio e scusandomi per il disturbo porgo distinti saluti.
(Paolo)


Risposta

La sperimentazione che cita è ancora in corso e non ci sono al momento dati pubblicati che riguardino la casistica nella sua interezza e che permettano delle conclusioni.
Sono in atto o in fase di attivazione protocolli di vario tipo nelle diverse malattie mieloproliferative, da forme pegilate di interferone nella policitemia vera a diversi inibitori di JAK per pazienti affetti da mielofibrosi che non abbiano ottenuto una risposta soddisfacente a precedenti inibitori. Anche per questi studi è evidente come non sia possibile trarre alcuna conclusione al momento.


(23 agosto 2018 - ore 16:23) - Mielofibrosi e trattamento

Buonasera, vorrei sapere quali farmaci possano curare la mielofibrosi post Te o alleviare i sintomi. Grazie.


Risposta

Il comportamento, il carico di sintomi e la prognosi della mielofibrosi possono essere estremamente variabili. Il trattamento viene modulato sulla base di una serie di parametri clinici e di laboratorio e vanno da terapie di controllo dei sintomi a strategie terapeutiche con intento curativo, quali il trapianto allogenico. Si può affermare che non esiste un unico farmaco per la mielofibrosi; piuttosto, l'applicazione delle terapie a disposizione deve essere valutata caso per caso in occasione di una visita ematologica dove vengano considerati tutti gli elementi clinici e di laboratorio.


(23 agosto 2018 - ore 11:10) - Policitemia vera e sintomi

Ho policitemia vera dal 2008 (49 anni), assumo farmaci come prima cardioaspirina, poi sostituita con tiklid, assumevo lucen per moltissimi anni, poi tolto perché ferro basso e ferritina bassa, assumo oncocarbide da anni, noto fortissima sudorazione notte e giorno e prurito anche senza lavarmi. Ho menopausa da 5, 6 anni, non riesco a vivere con questa sudorazione, astenia e prurito; cosa posso fare e da che dipende?


Risposta

I sintomi che riferisce possono dipendere dalla policitemia vera; d'altra parte non si può escludere che ad essi contribuiscano anche altri fattori, per esempio ormonali. La loro gestione ed eventuale trattamento non possono prescindere da una accurata valutazione ematologica, che tenga conto di tutti gli elementi clinici e di laboratorio.


(22 agosto 2018 - ore 11:28) - Allattamento e terapia citoriduttiva

Ho una trombocitemia essenziale con piastrine >1300.000, e con w. willebrand acquisito. Il mio ematologo, vista la mia età, mi consiglia l'interferone. Posso sottopormi a terapia con interferone mentre allatto il mio bambino?
(Marina)


Risposta

In corso di allattamento, è generalmente raccomandato di non impiegare farmaci per il controllo della trombocitemia essenziale, tra i quali anche l'interferone, in buona parte perché non ci sono dati robusti sul passaggio di questi farmaci nel latte materno e dunque sulla sicurezza per i neonati.
E' evidente che si debba fare un rapporto tra i rischi e i benefici di ogni terapia: quando è necessario un controllo della malattia con una terapia citoriduttiva, il consiglio è quello di sospendere l'allattamento al seno e di utilizzare modalità alternative, così da garantire la sicurezza per madre e neonato.


(21 agosto 2018 - ore 7:35) - Policitemia vera e oncocarbide

Egregi ricercatori,
mio padre 84-enne è affetto da diversi anni da PV finora tenuta sotto controllo, con il parere dell'ematologo, con salassi se ematocrito sopra 45% e cardioaspirina e se le piastrine superassero le 800 iniziare oncocarbide.
Mio padre circa un mese e mezzo fa ha avuto un'ischemia lieve e ad oggi sta riprendendo molto bene ma un nuovo ematologo consultato ci ha detto di iniziare oncocarbide.
Chiederei qual è la soluzione migliore su un uomo di quest'eta, visti i diversi pareri di due ematologi ed eventuale dosaggio del farmaco, visto che i due dottori gli hanno detto di usare oncocarbide a giorni alterni uno e tutti i giorni l'altro.
Ad oggi l'ultimo emocromo dopo l'ischemia rivela: WBC 13,0, RBC 6,24, HGB 15.5, HCT 47,5, Vol glob medio 76.1, Emogl corpuscolare media 24,8, Concentr HB corpuscolare medio 32,6, Coefficiente di anisocitosi 18,4, Piastrine 835, Neutrofili assoluto 7,6, Linfociti assoluto 2,9, Monociti assoluto 0,9, Eosinofili assoluto 1,4, Basofili assoluto 0,2, Neutrofili percentuale 58,6, Linfociti percentuale 22,3, Monociti percentuale 7,1, Eosinofili percentuale 10,6, Basofili percentuale 1,4.
Ringrazio per l'attenzione e porgo cordiali saluti.
(Veronica)


Risposta

L'impiego di oncocarbide è considerato trattamento di prima linea nella policitemia vera ad alto rischio di trombosi, rischio sul quale impattano età e precedenti trombosi. Il dosaggio di tale terapia viene poi modulato sulla base dell'andamento dei valori in un arco di tempo e della tolleranza, più che sulla base di un singolo emocromo. D'altra parte la decisione della miglior terapia e la gestione della sua dose non possono prescindere da una visita ematologica, nella quale vengano presi in considerazione tutti gli elementi clinici e di laboratorio.


(21 agosto 2018 - ore 1:54) - Trombocitemia essenziale JAK2 positiva

Mio marito, 38 anni, con trombocitemia essenziale con JAK2 positivo, piastrine 1050, soffre da poco anche di pressione alta, ma dopo un pronto soccorso le sue analisi sono un po' alterate: globuli bianchi 10,40, globuli rossi 6,30, ematocrito 50,2, emoglobina 16,2... Cosa sta succedendo? Grazie.
(Lucrezia)


Risposta

Dai risultati che riporta si evince un incremento del valore di ematocrito, le cui cause debbono essere valutate con attenzione nell'ambito di una visita ematologica, e che potrebbero eventualmente suggerire una rivalutazione di malattia: accade talvolta che casi con un quadro iniziale di trombocitemia essenziale, in particolare con mutazione di JAK2, possano successivamente cambiare il proprio comportamento e raggiungere i criteri per la diagnosi di policitemia vera. D'altra parte è necessario escludere che questo incremento sia invece dovuto ad altre cause. Ribadisco: tale valutazione può essere effettuata solo tramite una visita ematologica e non a distanza.


(19 agosto 2018 - ore 17:36) - Anemia e mielodisplasia

Sono affetto da mielodisplasia. Come è stato possibile che l'emoglobina sia scesa in soli tre giorni da 9,2 a 7,4 per cui si è reso necessaria la trasfusione di due sacche di sangue? Si noti che la scoperta è stata casuale. Grazie.
(Angelo)


Risposta

Premesso che il sito riguarda patologie completamente diverse, quali le malattie mieloproliferative. Detto questo, una valutazione del peggioramento del Suo stato di anemia non può essere fatto a distanza, e le sue cause possono essere stabilite solo tramite una visita ematologica e la valutazione di tutti gli elementi clinici e di laboratorio.


(17 agosto 2018 - ore 18:44) - Allopurinolo

Zyrolic può provocare prurito? Premetto che soffro di acido urico e prendo la pillola regolarmente da un po' di tempo!
(Mauro)


Risposta

Come tutti i farmaci, allopurinolo può dare reazioni avverse, tra le quali anche reazioni cutanee. L'unico modo per verificare un nesso di causalità è una breve sospensione del farmaco, monitorando la reazione avversa, naturalmente sotto controllo medico.


(17 agosto 2018 - ore 16:06) - Gruppi pazienti

Buonasera, mi scuso per la bizzarra domanda!
Come potrei trovare persone affette dalla mia stessa patologia POLICITEMIA VERA, diagnosticata da pochissimo tempo?
Esistono per caso gruppi ascolto... per parlare e confrontarsi... per non sentirsi soli?
Vorrei tanto parlare con altre persone con cui poter condividere sensazioni, sintomi, stati d animo, ecc. Vorrei conoscere personalmente queste persone, magari nella mia stessa città.
Sapete qualcosa riguardo a ciò? Grazie.


Risposta

Le inoltro di seguito i link ai siti dei due principali gruppi esistenti sull'argomento; mi auguro che possa trovare tutte le informazioni che cerca:
http://www.ailpazienti.it/mmponline/ collegamento esterno
http://www.aipamm.it/ collegamento esterno


(16 agosto 2018 - ore 12:54) - Trombocitemia e terapia citoriduttiva

Soffro di trombocitemia essenziale, ho 39 anni, CALR+, le mie piastrine si aggirano sulle 900.000 - 1.100.000; non ho particolari problemi ma ogni tanto si verificano delle emorragie. Devo iniziare una terapia citoriduttiva?
(Francesca)


Risposta

L'inizio di una terapia citoriduttiva nella trombocitemia essenziale viene valutato in presenza di robusti elementi di rischio trombotico (soprattutto l'età e i pregressi episodi trombotici), oppure in caso di conte piastriniche estremamente elevate (sopra 1.500.000/uL). Queste sono le indicazioni generali; tuttavia la decisione di intraprendere una terapia citoriduttiva non può prescindere da una visita ematologica in cui vengano valutati accuratamente tutti gli aspetti, clinici e di laboratorio.


(16 agosto 2018 - ore 10:12) - Policitemia vera e terapia

Buongiorno,
donna 70-enne, diagnosticata da pochissimo POLICITEMIA VERA, mutazione 30%, mai avuto nessun problema. In terapia prima della diagnosi con Ramipril 5 mg per ipertensione insorta da qualche mese, dopo emocromo con valori alterati iniziati i salassi e cardioaspirin 100 mg e dopo la diagnosi di PV iniziata Oncocarbite 2 cp al giorno.
Da qualche giorno ho una tosse secca... un pizzico alla gola più che altro a livello della trachea. Può essere un sintomo di intolleranza a qualche farmaco o cosa?
Grazie in anticipo.
(PV)


Risposta

Il sintomo che riferisce non è tra gli effetti comunemente descritti per oncocarbide e aspirina. Detto questo, è impossibile valutare adeguatamente il sintomo stesso al di fuori di una visita medicata nella quale vengano presi in considerazione tutti gli aspetti, clinici e di laboratorio.


(11 agosto 2018 - ore 13:33) - Ematocrito e pressione arteriosa

Salve, vorrei sapere di quanto un aumento di ematocrito, ad esempio del 5%, possa far aumentare la pressione arteriosa e se influenza maggiormente la sistolica o la diastolica. Grazie.
(Lorenzo)


Risposta

Non ci sono regole precise che correlino l'aumento di ematocrito con i valori di pressione arteriosa. Può avvenire in effetti che una pressione arteriosa elevata al momento della diagnosi di policitemia vera tenda a correggersi con la salasso-terapia. E' altrettanto vero però che può rimanere elevata nonostante la riduzione dell'ematocrito e possa dunque essere ricondotta a ipertensione arteriosa vera e propria, da monitorare e trattare con accuratezza a maggior ragione se in presenza di una malattia mieloproliferativa.


(9 agosto 2018 - ore 2:16) - Mielofibrosi e trapianto

Egregi ricercatori, sono una giovane donna di 57 anni, da un anno ho scoperto di essere affetta di mielofibrosi che ho tenuto sotto controllo con l'oncocardide. Sfortunatamente nel mese di giugno sono finita in ospedale per forti dolori addominali e nausea e diarrea e i medici, attraverso una tac, mi hanno diagnosticata una massa di 5 cm nella zona pancreatica. Tempestivamente mi hanno subito operata. Durante l'operazione mi hanno asportata la coda del pancreas, ma anche la milza. La domanda, adesso in previsione di questo caso clinico drammatico, quali sono le mie aspettative di vita se non faccio subito il trapianto? Grazie.
(Elisa)


Risposta

L'avvio al trapianto nei pazienti con mielofibrosi viene valutato sulla base di numerosi aspetti clinici e di laboratorio che esprimono quindi il rapporto tra i rischi e i benefici della terapia proposta rispetto a quelli legati alla malattia. Tra questi elementi considerati non c'è la splenectomia, che può essere fatta anche per altre cause, come nel Suo caso, ma che non influenza la scelta di un trapianto di cellule emopoietiche.


(8 agosto 2018 - ore 11:44) - Diagnosi di policitemia vera

Egregi dottori, è possibile diagnosticare una policitemia vera in presenza di valori ematici di seguito indicati? WBC 9.4*, RBC 7.5*, HGB 19.1*, HCT 61.9*, MCH 24.4*, MCHC 30.9, ESAME BOM: Cilindro osseo cm 14, serie cellulari eritroide e granulocitaria presenti e maturanti, megacariociti numerosi, prevalentemente voluminosi con nuclei ipersegmentati, isolati o in brevi aggregati, fibrosi+--, presenza mutazione JAK2 negativa.
Vi ringrazio moltissimo per la gentilezza e professionalità.
(Massimo)


Risposta

Dagli esami che riporta, una diagnosi di policitemia vera non può essere esclusa con certezza, ma certamente sono necessari accertamenti ulteriori, tra cui per esempio il dosaggio dell'eritropoietina e la ricerca di mutazioni ulteriori. Tutto questo può essere valutato unicamente nel contesto di una visita specialistica.


(7 agosto 2018 - ore 10:36) - Mutazione MTHFR

Buongiorno, sono un ragazzo di 25 anni, affetto da più patologie (Crohn, ipertensione refrattaria, adenoma ipofisario, spondiloarteite, ipertiroidismo), ho eseguito esami per emicrania con aura quali: OMOCISTEINA elevata (28 vn < 16) e mutazione MTHFR con riscontro di MUTAZIONE ETEROZIGOTE C677T.
Che specialista devo sentire per tale mutazione? Grazie.
(Matteo)


Risposta

Si tratta di un fattore (discusso) di rischio trombotico. Nelle aziende ospedaliere se ne occupano i medici del Centro Trombosi.


(4 agosto 2018 - ore 8:41) - Trombocitemia, fatigue ed evoluzione

Gentili ricercatori,
segue mio messaggio del 17 giugno 2008. 39 anni, a febbraio 2017 diagnosi TE JAK2+, carica allelica 22,8% con BOM MF 0 sec WHO2016, in cura con cardirene 160 mg. Ultime analisi del 22 giugno: piastrine 512, GB 7,45, GR 4,86, HGB 13,8, HCT 42,3.
A parte i giramenti di testa e le frequenti sensazioni di ottundimento e infiammazione, i sintomi del microcircolo sono spesso associati allo stress quindi forse in qualche modo gestibili. La stanchezza improvvisa, molto intensa, frequente e assolutamente sproporzionata all'attività svolta (credo sia la cosiddetta "fatigue") inizia ad essere invalidante, fisicamente e psicologicamente, soprattutto in un contesto e in prospettiva (almeno nel breve-medio termine) di assenza di cura. Non dovendo essere associabile all'anemia (negli ultimi 8 anni emoglobina mai inferiore a 13,5 con valore medio attorno a 14,5) né essendo in cura con farmaci citoriduttivi, restano come potenziali responsabili le citochine proinfiammatorie del clone neoplastico, corretto?
Le citochine favoriscono anche l'evoluzione fibrotica nel midollo? Nella TE a basso rischio e non, non si può fare nulla per limitare la produzione e l'azione delle citochine proinfiammatorie? Medicinali, integratori, alimentazione, attività sportiva?
Grazie infinite e cordiali saluti.
(Andrea)


Risposta

Il carico sintomatologico nelle malattie mieloproliferative può essere talvolta dissociato dagli esami di laboratorio, tra cui l'anemia. Le citochine sono ipotizzate avere un ruolo in questo, ma la loro valutazione non è adottata nella pratica clinica per prendere decisioni terapeutiche.
Lo stile di vita è importante nella gestione dei rischi cardiovascolari, aumentati nella trombocitemia essenziale, ma non impatta sull'evoluzione fibrotica, così come non esistono ad oggi farmaci o integratori che possano modificare o rallentare il rischio di evoluzione.


(2 agosto 2018 - ore 20:09) - Informazioni visita

Necessito di visita per 2 persone per trombocitemia essenziale e policitemia vera.
(Marzia)


Risposta

Questo spazio ha uno scopo informativo e non serve per la prenotazione di visite, per le quali è necessario rivolgersi ai presidi sanitari.


(2 agosto 2018 - ore 16:32) - Ruxolitinib e alternative terapeutiche

Bravissimi Ricercatori,
si legge da più parti che il Ruxolinitib non è poi quel farmaco che ci aveva fatto tanto sperare: agisce sui sintomi e non sul meccanismo della proliferazione ematica e, pare, favorisca l'insorgere di linfomi. L'uso prolungato confermerà o meno detto sospetto. Il ruxolinitib sarà utilizzato per tanti anni e rallenterà proposizioni di nuove medicine.
In Italia si sperpera allegramente pubblico denaro ma si lesina sulla ricerca che viene sostenuta prevalentemente da aziende private; queste,impiegando moltissimi costi e tempo per lo sviluppo di un farmaco, ostacolano nuove opzioni terapeutiche per potere ammortizzare costi impiegati. Ne è esempio l'oncocarbide il chemioterapico, talvolta leucemigenico, ovunque superato, in Italia tappa obbligata per il passaggio ad altro farmaco.
Che dire dell'interferone, non del classico (dagli effetti intollerabili), ma del pegilato i cui benefici effetti (tollerabilità, azione sul meccanismo biologico della malattia, risposta, in molti casi, completa e duratura nel tempo) sono ufficialmente riconosciuti? Eppure ha una modesta diffusione terapeutica, è utilizzato in trial clinici e non è riconosciuto nell'ambito del SSN.
Per noi malati, quindi, sarà un miraggio accedere a nuovi farmaci a breve scadenza e la malattia non aspetta tempi lunghi né può obbedire ad interessi economici. Ciò non dipende da voi che lavorate spesso tra ostacoli e difficoltà: anche voi siete vittime di un sistema perverso.
Scusatemi per questo sfogo dettato da una amara realtà senza scampo, non a tutti nota.
Gradirei una risposta in antitesi. Con molte cordialità e grazie per ciò che fate per noi.
(Demetrio)


Risposta

Il commento ha due diversi livelli di valutazione che vanno distinti, uno farmacoeconomico e uno clinico.
In quanto allo sviluppo dei farmaci, è vero da un lato che i costi sono enormi e questo ha fatto sì che negli ultimi anni questo processo sia portato avanti prevalentemente dalle grandi case farmaceutiche, che sono aziende con interessi commerciali. Tenendo conto di questa premessa, criminalizzare in toto il sistema sarebbe sbagliato: senza di esso non avremmo a disposizione molte opzioni terapeutiche per i pazienti.
In questo senso il Ruxolitinib è un buon esempio: probabilmente è vero come dice che non ha rispettato le aspettative di un controllo totale o comunque maggiore della malattia, ma è altrettanto vero che agisce in modo rilevante su aspetti della malattia con impatto notevole sulla qualità di vita dei pazienti. Come tutti i farmaci ha degli effetti collaterali, soprattutto dovuti alla riduzione delle difese immunitarie, che ne impongono un uso ponderato e attento. Il suo utilizzo non rallenta lo sviluppo di altre molecole, che stanno emergendo, ma che naturalmente devono dimostrare la loro efficacia in un contesto clinico di cui adesso è entrato a far parte anche Ruxolitinib.
In quanto all'oncocarbide, il suo utilizzo è stato dimostrato in più studi su ampie casistiche non essere associato di per sé a un aumento del rischio di evoluzione leucemica.
Sull'interferone, sono tuttora in corso studi sulle forme a più lunga durata d'azione (pegilate), che tuttavia non modificano l'efficacia del farmaco, legata alla molecola "base", ma potrebbero migliorarne la tollerabilità a lungo termine. E' certamente un farmaco importante e in grado di produrre risposte profonde, ma questo purtroppo avviene in una minoranza di pazienti trattati e la non chiara superiorità negli studi clinici dei suoi effetti favorevoli rispetto agli altri farmaci è il motivo per cui viene ancora impiegato in una frazione di casi.


(2 agosto 2018 - ore 12:05) - Piastrinosi e terapia con ferro

A mia nuora trentenne abbiamo osservato 462000 piastrine con 6 mila bianchi, 13,9 emoglobina; 5,4 milioni di globuli rossi dopo una cura di ferro. C'è da preoccuparsi? Grazie.


Risposta

I valori che riportano mostrano soltanto un incremento della conta piastrinica; generalmente per procedere con degli accertamenti questo deve essere persistente, cioè verificato in controlli successivi.
Tuttavia è impossibile stabilire se siano necessari controlli ulteriori al di fuori di una visita ematologica, nella quale vengano presi in considerazione tutti gli aspetti clinici e di laboratorio.


(1 agosto 2018 - ore 13:23) - Trombocitemia essenziale e ipertensione

Salve, vorrei sapere se c'è qualche complicanza per mio marito con trombocitemia essenziale con JAK2 positivo con la pressione alta...lui ha fatto visita cefalea per dolori di testa e abbiamo scoperto che ha la pressione alta. Quali sono i rischi? Grazie.
(Lucrezia)


Risposta

La trombocitemia essenziale aumenta il rischio di trombosi per cui è importante controllare tutti gli altri fattori che possono essere associati anche essi a questo rischio. Tra questi uno dei principali è proprio l'ipertensione, che dunque va monitorata e se necessario trattata adeguatamente con farmaci anti-ipertensivi.


(31 luglio 2018 - ore 11:06) - Trapianto e milza

Buongiorno, affetta da mielofibrosi, ho subito quattro mesi fa un trapianto di cellule staminali emopoietiche da donatore famigliare compatibile HLA al 100%, incompatibile per gruppo sanguigno. Le cose stanno procedendo bene, chimerismo al 100%, mutazione MPL (unica mutazione che avevo) scomparsa, valori emocromo buoni. L'unica cosa è la milza. Era 18 cm prima del trapianto ed è 18 cm tuttora. Volevo chiedere se nel tempo si ridurrà, di quanto posso sperare si riduca e in quanto tempo. Ho avuto pareri discordanti. Grazie.
(Monica)


Risposta

Dopo il trapianto di cellule staminali emopoietiche è possibile osservare una riduzione delle dimensioni della milza. La persistenza della splenomegalia può dipendere da varie condizioni (fibrosi splenica, pregressa radioterapia splenica, altre cause di ipersplenismo, ecc), e non comporta un aumento del rischio di recidiva della malattia.


(30 luglio 2018 - ore 19:32) - Attività fisica ed emocromo

Egregi dottori,
68 anni portatore di mielofibrosi in cura con JAKAVI. Poiché periodicamente devo ricorrere comunque al salasso, sarei curioso di sapere se esiste una interazione tra l'attività fisica fatta quotidianamente e i valori dell'emocromo con formula, in particolar modo sull'ematocrito, emoglobina e MCV. Cordialmente Riki.
(Riki)


Risposta

Nella maggior parte dei casi, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, i parametri ematologici che identificano la funzionalità del sistema emopoietico non presentano significative differenze tra sportivi e popolazione normale di riferimento nelle corrispondenti fasce di età.
Tuttavia nella popolazione sportiva possono presentarsi delle alterazioni dell'emocromo. La sudorazione eccessiva in corso di esercizio fisico può causare infatti disidratazione; in questo caso si riduce la parte liquida del sangue e di conseguenza aumenta il rapporto tra elementi figurati e plasma e con esso aumenta l'ematocrito. In soggetti che praticano sport di resistenza si possono osservare alterazioni del metabolismo del ferro di diversa entità, dalla semplice riduzione del ferro da deposito, fino ad una vera e propria anemia sideropenica. La patogenesi dell'anemia acuta è multifattoriale e legata a fattori meccanici (impatto dei vasi superficiali della pianta del piede, soprattutto contro superfici dure) e fisico-chimici (alterazioni della resistenza osmotica degli eritrociti dovuti alla emoconcentrazione, all'aumento di radicali liberi e di acido lattico, all'aumento della temperatura corporea). Una moderata distruzione dei globuli rossi si verifica durante l'esercizio fisico non solo a livello del microcircolo del piede (corsa), ma anche in altre forme di esercizio fisico come il nuoto o il ciclismo, in rapporto alla compressione dei piccoli vasi prodotta dalla contrazione muscolare.
D'altra parte, l'attività fisica intensa, può favorire un'aumentata perdita di ferro per sanguinamenti dell'apparato gastrointestinale. Ad esempio, dopo una maratona, non è infrequente osservare negli atleti un aumento dell'escrezione fecale di emoglobina. Durante fasi di allenamento intenso è frequente la comparsa di una leucocitosi temporanea prevalentemente legata ad un incremento della conta dei neutrofili e, in misura minore, di linfociti e monociti. I neutrofili mostrano una risposta bifasica allo sforzo. Crescono rapidamente nelle prime fasi dell'esercizio per tornare normali dopo 30 minuti e riprendere ad aumentare dopo poche ore dalla fine dell'allenamento. L'aumento dei neutrofili coinvolge non solo le forme più mature, ma soprattutto quelle più giovani e meno granulate (band cells).
L’aumento del numero assoluto dei linfociti coinvolge tutte le principali sottopopolazioni: T, B, NK. Il valore assoluto può aumentare sino a cinque volte rispetto a quello basale, specialmente negli esercizi di tipo anaerobico o negli aerobici di breve durata ma elevata intensità. Seppure in misura minore, anche i monociti sono coinvolti nella leucocitosi da sforzo soprattutto per mobilitazione della popolazione del pool marginato, indotta dalle variazioni ormonali e neurovegetative provocate dall’esercizio fisico. Un esercizio fisico intenso può portare anche ad un aumento della conta piastrinica.


(30 luglio 2018 - ore 18:56) - Astenia nella mielofibrosi

Affetto da mielofibrosi post policitemia in stadio avanzato, in attesa di trapianto. Cura attuale, ruxo 10 mg al giorno, 1 compressa oncocarbide, punture settimanali di epo, ansiolitico per dormire e da poco anche il ferro. Lamento da mesi forte astenia, nonostante emoglobina in risalita nelle ultime 2 settimane, da 8.4 a 11 ed i medici non capiscono come mai ci sia questa forte astenia, non riesco a fare nulla, forte debolezza nelle gambe, sospettano sia la milza che è ora 26 cm, per questo vogliono asportarmela prima del trapianto. I globuli bianchi sono a 55.000 le piastrine a 80.000.
(Franco)


Risposta

L'astenia (stanchezza estrema) è un sintomo che si associa generalmente alla presenza di anemia. In pazienti affetti da neoplasie mieloproliferative, soprattutto in pazienti con mielofibrosi, questo tipo di sintomo può però anche essere legato alla produzione di citochine proinfiammatorie da parte del clone neoplastico, indipendentemente dai livelli di emoglobina. Nei pazienti candidati al trapianto di cellule staminali emopoietiche la presenza di una milza di grande dimensioni potrebbe compromettere la riuscita del trapianto. Per questo motivo in casi selezionati è consigliabile asportare la milza (splenectomia) prima di eseguire il trapianto.


(28 luglio 2018 - ore 17:39) - Ripetitori di telefonia mobile e tumori

Sono affetta da mielofibrisi scoperta un anno fa. Vorrei sapere se avere un ripetitore per telefonini a distanza di 15 metri dalla mia camera da letto può aver influito sull'insorgere della malattia.


Risposta

I campi elettromagnetici sono generati sia da sorgenti naturali che da apparecchi di uso comune e, di conseguenza, ne siamo costantemente esposti. Nonostante le onde elettromagnetiche penetrino nel corpo umano e possano causare riscaldamento dei tessuti, i livelli a cui siamo normalmente esposti sono talmente bassi che questo fenomeno è pressoché inesistente.
Studi di correlazione tra esposizione a campi elettromagnetici e aumento del rischio di tumori ematologici sono ancora in corso, soprattutto per valutare eventuali effetti a lungo termine. Gli organi sanitari internazionali, come lo IARC e l'Organizzazione Mondiale della Sanità, raccomandano un continuo controllo e monitoraggio del fenomeno. Finora però le numerose ricerche epidemiologiche e di laboratorio non hanno fornito prove di una relazione diretta di causa-effetto tra campi elettromagnetici e insorgenza del cancro.
Un recente studio, utilizzando modelli animali, ha dimostrato che esponendo gli animali in maniera continua a radiazioni a radiofrequenza simili a quelle dei nostri ripetitori, si è registrato un aumento di rare neoplasie delle cellule nervose del cuore e di alcuni tumori cerebrali. Nell'ottobre del 2012 la Corte di Cassazione ha riconosciuto una pensione di invalidità al manager Innocente Marcolini. Secondo la sentenza, il tumore benigno al nervo trigemino di cui soffriva il manager era attribuibile a un uso eccessivo del cellulare (5-6 ore al giorno per oltre 10 anni). Si tratta della prima sentenza in Italia che ha indicato un nesso di causalità tra un uso intensivo del cellulare e un tumore.
Una sentenza non costituisce, però, una prova scientifica. Molti esperti hanno infatti ribadito che tale sentenza non trova solida giustificazione nella scienza poiché non esistono prove scientifiche di un nesso di causa-effetto tra l'uso dei cellulari e i tumori del collo e della testa, tra cui quello al nervo trigemino. Inoltre la IARC considera limitato il grado di correlazione tra l'utilizzo intensivo di telefoni cellulari e lo sviluppo di tumori cerebrali come gliomi o neurinomi acustici; mentre lo considera inadeguato (cioè non dimostrato scientificamente) per tutti gli altri tipi di cancro.


(28 luglio 2018 - ore 10:48) - Effetti collaterali dell'idrossiurea

Gentili ricercatori,
sono affetto da trombocitemia essenziale (diagnosi ottobre 2017) ed assumo 11 cps settimanali di oncocarbide, piastrine 460.000. Vorrei sapere se il farmaco può far insorgere dolori ai nervi degli arti superiori e a quelli delle cosce.
Grazie e buon lavoro.
(Domenico)


Risposta

Tra qli effetti collaterali dell'idrossiurea non sono riportati i sintomi da Lei indicati.


(28 luglio 2018 - ore 10:47) - Comparsa di ematomi

Cari ricercatori buongiorno.
Affetto da policitemia in assunzione cardioaspirin e oncocarbide, mi ritrovo spesso con ematomi sparsi più o meno estesi (mai esageratamente) di cui spesso non so da cosa dipendano visto che non so di aver avuto contusioni di una certa rilevanza, a meno che alle volte non dipenda da crampi agli arti (gambe) con relativa contrazione dolorosa dei muscoli.
Ora chiedo a voi gentilmente da cosa dipendano principalmente e sopratutto se c'è correlazione tra comparsa di ematomi e rischio trombotico.
Cordialmente vi ringrazio e saluto per la vostra sempre disponibilità.
(Paolo)


Risposta

La Cardioaspirina (aspirinetta) è un farmaco antiaggregante piastrinico e quindi aumenta la probabilità di complicanze emorragiche, soprattutto cutanee (ecchimosi, ematomi) e mucose (epistassi, ematuria, emorragie gastrointestinali). L'uso della cardioaspirina è indicato nella policitemia vera per ridurre il rischio trombotico, quindi la comparsa degli ematomi non è correlata all'aumento del rischio trombotico.


(25 luglio 2018 - ore 20:43) - Uso di voltadol ed emocromo

Vorrei sapere se ci può essere correlazione sull'uso di Voltadol per più di una settimana e un aumento modesto dell'emocromo che risulta 6.24 in un adulto di 69 anni. Grazie.
(Giovanni)


Risposta

L'uso del voltadol non determina un aumento dei valori dell'emocromo.


(24 luglio 2018 - ore 16:40) - Intolleranza all'oncocarbide

Buon giorno, 12 anni fa mi hanno diagnosticato una trombocitemia essenziale, da allora assumo 2 capsule di oncocarbide al dì, diciamo che le piastrine riesco a controllarle perché variano da 360 a 430, la mia domanda è la seguente, può l'assunzione di oncocarbide provocare la comparsa di erpes, allergia alla frutta tipo susine, pesche, anguria, albicocche? Perché da qualche tempo anche se mangio un solo frutto mi brucia la lingua e mi viene prurito vicino al malleolo e al gomito. Grazie per la vostra cortese risposta, a proposito ho 73 anni, ma sono molto attivo.
(Carlo)


Risposta

La terapia con idrossiurea può comportare un aumento del rischio infettivo in caso di comparsa di leucopenia. Bisogna comunque ricordare che le complicazioni infettive rappresentano una causa rilevante di morbilità e di mortalità nei pazienti con malattie mieloproliferative indipendentemente dalla terapia in atto. Al contrario l'uso di oncocarbide non determina la comparsa di intolleranze alimentari.


(23 luglio 2018 - ore 20:13) - Idrossiurea ed insufficienza renale

Nella stessa precedente mia domanda, intendevo anche sapere se vi è il rischio di pericoloso accumulo del farmaco a causa dalla insufficienza renale.
(Fabrizio)


Risposta

Non sono raccomandate modificazione di dosaggio di idrossiurea in caso di insufficienza renale. Si raccomanda comunque un monitoraggio stretto dell'emocromo per i pazienti con una clearance della creatinina < 30 ml/min.


(21 luglio 2018 - ore 18:03) - Epatomegalia e steatosi

Epatomegalia e steatosi epatica e la stessa cosa? Grazie.
(Lina)


Risposta

Vedi risposta data il 7/7/2018


(19 luglio 2018 - ore 10:36) - Emospermia

Buongiorno cari ricercatori.
In casi di emospermia quali sono le eventuali ricerche da effettuare che possano rilevare una orgine di malattia mieloproliferativa, anche nel caso di emocromo nella norma?
Vi ringrazio di cuore.
(Fausto)


Risposta

L'emospermia consiste nella presenza di sangue nello sperma. Il più delle volte, si tratta di una manifestazione idiopatica e benigna, che si risolve spontaneamente entro pochi giorni o mesi. Questo problema si riscontra frequentemente in seguito a biopsia prostatica. Tuttavia, può essere dovuta anche a iperplasia prostatica benigna, infezioni delle vie urinarie (es. uretrite), della prostata (prostatite) o dei testicoli (es. epididimite). Più raramente, la presenza di sangue nell'eiaculato è conseguenza di cancro prostatico, tumori delle vescichette seminali o dei testicoli, di ostruzioni o di traumi in ogni parte del sistema riproduttivo. La sola presenza di emospermia non è indicativo di malattia del sangue, quindi non sono richiesti esami aggiuntivi nel sospetto di una malattia mieloproliferativa cronica o di una leucemia acuta.


(18 luglio 2018 - ore 22:45) - Trapianto da figlio

Affetto da mielofibrosi post policitemia in stadio avanzato, in attesa di trapianto, 65 anni. Vista la difficoltà nel trovare un donatore i medici del centro trapianti faranno esami di compatibilità ai miei figli. E' possibile riscontrare alta compatibilità? Conviene far eseguire esame di compatibilità ai figli di mio fratello e mia sorella? O sarebbe inutile? Grazie.
(Franco)


Risposta

La procedura trapiantologica che è stata proposta prevede la scelta di un donatore familiare HLA-aploidentico: parente che ha in comune almeno uno dei due cromosomi su cui sono codificati i geni di istocompatibilità (aplotipo). Sono sempre aploidentici i genitori e i figli; la probabilità che un fratello sia aploidentico è del 50%. Si possono trovare donatori aploidentici anche in parenti più lontani: per questo la percentuale di pazienti con almeno un donatore familiare aploidentico è superiore all'80%.
I trapianti di cellule staminali emopoietiche nella mielofibrosi con donatore aploidentico (compatibile al 50%) sono ancora pochi per dare un giudizio valido. In generale, è comunque ancora preferibile un trapianto da donatore familiare HLA identico (compatibile al 100%), così come è preferibile un trapianto in un paziente ancora in buone condizioni cliniche.


(18 luglio 2018 - ore 11:51) - ANA e trombocitemia essenziale

C'è una possibile corrispondenza tra ANA positivi 1:160 (Ena negativi) e TE?
Grazie


Risposta

Non esistono, ad oggi, correlazioni tra la presenza di trombocitemia essenziale e la positività ad anticorpi anti-nucleo (ANA).


(18 luglio 2018 - ore 10:22) - Macchie cutanee

Policitemia vera, assumo oncocarbide da anni e ho chiazze rosse grandi sulla pelle di braccia e anche altrove; da cosa può dipendere?


Risposta

Nei pazienti che fanno uso di oncocarbide per la prima volta la comparsa improvvisa di eritema cutaneo potrebbe essere legata ad una intolleranza al farmaco. Se invece il trattamento è già in corso le cause possono essere molteplici e potrebbe essere utile una consulenza da un medico specialista dermatologo.


(17 luglio 2018 - ore 19:54) - Insufficienza renale ed oncocarbide

Mi avete risposto che oncocarbide va usata con cautela nella insufficienza renale e che non esistono indicazioni sul dosaggio in questi casi. A parte l'aumento di acido urico, vorrei sapere perché va usata con cautela e come attuare questa cautela.
(Fabrizio)


Risposta

Come riferito nella precedente risposta non esistono indicazioni specifiche per l'uso di oncocarbide nei pazienti con insufficienza renale. Si consiglia di monitorare la funzionalità renale durante il trattamento con oncocarbide almeno ogni 2-3 mesi. In caso di un peggioramento della funzionalità renale si suggerisce di consultare il nefrologo di riferimento.


(17 luglio 2018 - ore 17:36) - Aspirina e conta piastrinica

Sono affetta da trombocitemia da circa 4 anni, ho la mutazione CALR di tipo 2 e nessun precedente evento trombotico. Le mie piastrine oscillano tra 1100 e 1200. Sono seguita da 2 ematologi i quali mi danno 2 pareri opposti cioè per uno devo sospendere la cardioaspirina perché ho superato il milione, per l'altro invece no perché mi dice che si sospende oltre il milione e mezzo. Sono confusa e preoccupata e nel frattempo da circa un mese l'ho sospesa.
Prima di sospenderla avevo molti ematomi sulle gambe e mi è capitata una copiosa fuoriuscita di sangue dal naso, da quando l'ho sospesa non ho più ematomi anche se sono aumentati i giramenti di testa. Inoltre, dopo 4 anni nell'emocromo mi spuntano sempre le seguenti voci: lieve anisocitosi e lieve ipocromia, invece prima non spuntavano mai cosa potrebbe indicare ciò?
(Marinella)


Risposta

Secondo le più recenti linee guida il trattamento dei pazienti affetti da Trombocitemia Essenziale a basso rischio prevede la sola terapia antiaggregante con basse dosi di acido acetilsalicilico, a meno che non vi siano controindicazioni maggiori, inclusa la malattia di von Willebrand acquisita o la comparsa di sanguinamenti spontanei.
La terapia citoriduttiva è indicata nei pazienti con TE ad alto rischio (età >60 anni e/o pregresso evento trombotico). La terapia citoriduttiva può, inoltre, essere considerata nei casi che presentano una spiccata piastrinosi, con conta superiore a 1.500.000/mmc, in quanto in tale circostanza sussiste un rischio vascolare di tipo emorragico.
Anche la comparsa di una sintomatologia clinica associata ad una elevata conta piastrinica può indurre il medico ad iniziare un trattamento citoriduttivo. La scelta di continuare o sospendere la terapia antiaggregante dovrebbe richiedere la misurazione dell'attività del fattore di von Willebrand. L'utilità del test è principalmente quella di capire il rischio emorragico e se sia indicato o meno mantenere la profilassi con aspirina a basse dosi. Tuttavia, l'interpretazione del test non è univoca, motivo per cui non sempre nella pratica clinica viene utilizzato.
L'ipocromia e l'anisopoichilocitosi sono alterazioni comuni nelle malattie mieloproliferatove e non richiedono una correzione.


(16 luglio 2018 - ore 13:43) - Nuove terapie

Guardando sul web si trovano (soprattutto di recente) notizie riguardanti possibili cure per i tumori del sangue ad esempio studi effettuati alla Stanford University che porterebbero alla cura del 97% di queste malattie. Cosa ne pensate e soprattutto ci sono novità e/o possibili speranze per trovare una cura? Grazie.


Risposta

Percentuali così elevate di guarigione sono possibili soltanto in alcuni tipi di tumori del sangue. Ad oggi non esistono, a nostra conoscenza, terapie per la cura delle neoplasie mieloproliferative con questa percentuale di successo. Una delle novità terapeutiche più promettenti è rappresentata dall'uso delle CAR-T in alcuni tipi di leucemie acute.
I sistemi più diffusi per potenziare il sistema immunitario ad oggi sono i farmaci immunoterapici, che se iniettati nel paziente agiscono rimuovendo il freno alle cellule del sistema immunitario. Da qualche tempo però, complice lo sviluppo di tecniche di manipolazione del DNA sempre più precise, i ricercatori hanno pensato di ottenere lo stesso effetto agendo direttamente sul "libretto di istruzioni" delle cellule immunitarie. Attraverso la terapia genica è infatti possibile veicolare dei frammenti di Dna all'interno dei linfociti in modo da insegnare loro a riconoscere il tumore. Nel caso di CAR-T le cellule del malato vengono prelevate, modificate in modo che esprimano CAR - un recettore posto sulla superficie dei linfociti capace di aumentare la risposta immunitaria - e successivamente reintrodotte nel malato.
La terapia con cellule CAR T+ è stato recentemente indicata per il trattamento della leucemia acuta linfoblastica del bambino; in altri studi sperimentali le cellule CAR T sono state impiegate nel trattamento della leucemia mieloide e di alcuni tipi di linfomi. Ad oggi, la tecnologia CAR-T non è stata testata nelle neoplasie mieloproliferative croniche.


(15 luglio 2018 - ore 16:15) - Eritropoietina e piano terapeutico

Gent.mi spero possiate darmi risposta. Prendo etitropoietina ogni 7 gg. Se per un'urgenza dovessi spostarmi alcuni giorni fuori regione, potrei comunque richiedere, presentando P.T., la dose settimanale in altra struttura ospedaliera? Grazie.
(Lella)


Risposta

Per questa informazione suggeriamo di contattare la A.S.L.della Regione in cui si recherà per il breve periodo.


(15 luglio 2018 - ore 11:21) - Centro di ematologia in Lombardia

Buongiorno, sono affetto da trombocitemia essenziale con mutazione JAK2 positiva, diagnosticata ad ottobre 2012 dopo un ictus ischemico (occlusione della a. vertebrale dx), ho 44 anni, cercando ho trovato un esame del 2005 in cui le piastrine erano già oltre le 500 mila, che allora non è stato da parte del medico ritenuto di approfondire il motivo. Sono in cura con oncorcarbide plavix (sono allergico ad aspirina) folati e vitamine b. Per motivi personali negli ultimi anni sono stato seguito dal medico di base e vorrei sapere in zona Milano dove potere richiedere di essere preso in cura per la patologia. Grazie.


Risposta

In Lombardia sono molte le strutture sanitarie che si occupano delle malattie del sangue e quindi anche delle malattie mieloproliferative croniche.
Per maggiori informazioni si rimanda al seguente link:
https://www.ail.it/area-pazienti/nuovi-centri-ematologici/itemlist/category/97-ce-lombardia collegamento esterno


(14 luglio 2018 - ore 15:18) - Trombocitemia essenziale e rischio trombotico

Mio marito 38 anni con trombocitemia essenziale con JAK2 positivo, ultime piastrine al 28 giugno 1072, scoperta malattia a dicembre. Volevo sapere una cosa, quali sono i sintomi e rischi per un'eventuale rischio trombotico di qualsiasi natura che puù portare questa malattia? L'ho portato per un'altro parere all'ospedale San Raffaele di Milano e mi hanno detto la stessa diagnosi che con il tempo può progredire nella mielofibrosi e non è dovrà mantenere le piastrine più basse di quelle che porta ora.... Ma adesso posso stare tranquilla può accadere qualcosa adesso? La ringrazio per le precedenti risposte, non le nascondo che non riesco a stare tranquilla per non dire che ho paura che può succedere qualcosa all'improvviso visto che è una malattia insipida.
(Lucrezia)


Risposta

Le alterazioni delle cellule del sangue legate alla trombocitemia portano a una ipercoagulabilità, cioè a una tendenza alla formazione di coaguli all'interno dei vasi sanguigni. Questi coaguli possono causare la complicanza più frequente della malattia, cioè la trombosi. L'aumento della tendenza a formare coaguli può essere dovuto sia all'aumento del numero delle piastrine e dei globuli bianchi che ad alterazioni dei loro meccanismi di funzionamento. In certi casi, quindi, una ipercoagulabilità può essere presente anche se il numero di piastrine è aumentato di poco. Per tale motivo non c'è una indicazione specifica a ridurre il numero di piastrine in questi pazienti. Quando i fenomeni di trombosi colpiscono i vasi sanguigni più piccoli, danno origine ai cosiddetti "disturbi del microcircolo". Si tratta della formazione, in questi piccoli vasi, di minuscoli aggregati piastrinici che vanno poi incontro a rapida dissoluzione. Tali sintomi possono essere presenti fino al 40% dei pazienti e sono spesso generici.
In caso di conta piastrinica molto elevata (oltre 1,5 milioni per millimetro cubo), la trombocitemia può essere complicata da emorragie, come sangue dal naso ("epistassi"), sanguinamento delle gengive ("gengivorragie"), o perdita di sangue dal tratto gastroenterico più alto ("melena", cioè emissione di feci scure contenenti sangue digerito) o terminale ("rettorragia", cioè emissione di sangue rosso nelle feci). Questi casi sono limitati a meno del 10% dei pazienti, e possono essere leggermente più frequenti nei pazienti in terapia con farmaci antiaggreganti; per questo, spesso in questi casi, si riduce o si sospende la terapia con l'antiaggregante (aspirina).
La trombocitemia, una volta diagnosticata, va seguita con attenzione e con controlli regolari, ma ci sono due considerazioni molto importanti da fare, per evitare ansia e paure ingiustificate:
- non sempre la trombocitemia richiede un trattamento; - non esiste una correlazione tra il numero delle piastrine e il rischio di trombosi; quindi, anche in casi in cui il numero di piastrine è piuttosto elevato, non è detto che si debba per forza iniziare un trattamento con farmaci.
Attualmente nei pazienti con TE per la scelta di iniziare o meno un trattamento con farmaci citoriduttivi (es. Idrossiurea, Interferone) viene raccomandato l'utilizzo dello score IPSET-thrombosis, che comprende non solo i classici parametri per stimare il rischio vascolare (ossia l'età e i precedenti eventi trombotici), ma anche la presenza di fattori di rischio cardiovascolare (abitudine al fumo, ipertensione arteriosa, colesterolo elevato, diabete, obesità) e la presenza della mutazione V617F del gene JAK2.


(14 luglio 2018 - ore 12:42) - Policitemia vera e carenza di ferro

Ho policitemia vera, assumo oncocarbide a volte anche 3 al giorno per una decina di giorni e poi di seguito due per una volta al mese, prendevo cardioaspirina e lucen da anni; dalle analisi tutti i valori dell'emocromo sono alti, solo la vitamina d e il ferro e ferritina sono a 29 e 7, il medico mi ha sostituito la cardioaspirina con ticlodipina e mi ha tolto lucen, credendo che forse mi avrebbe potuto portare il ferro basso, cosa ne pensate? Adesso la notte sento acido in gola, cosa devo fare?


Risposta

La riduzione del ferro nel sangue è l'effetto che si vuole ottenere con i salassi, perché si riduce così la capacità del midollo osseo di produrre globuli rossi. I salassi portano a una progressiva riduzione di ferro nell'organismo perché rimuovono i globuli rossi, che ne contengono una grande quantità al loro interno, legato all'emoglobina.
Se la carenza di ferro dura a lungo, possono insorgere diversi disturbi specifici, come perdita di capelli, fragilità delle unghie e comparsa di alterazioni del gusto e della mucosa del cavo orale; inoltre, la carenza di ferro contribuisce a rendere ancora più sintomatica la sensazione di affaticamento associata alla malattia. In alcuni casi, se questi sintomi sono particolarmente gravi, si può prendere in considerazione l'assunzione di compresse di ferro, ma solo per poco tempo e sempre dietro indicazione dello specialista ematologo. Questo perché una eccessiva assunzione di ferro potrebbe fare aumentare rapidamente e vertiginosamente il valore dell'ematocrito, rendendo quindi necessari nuovi salassi. La sintomatologia invece che riferisce (acidità gastrica) non sembra essere associata al problema ematologico ma potrebbe essere la conseguenza della presenza di reflusso gastro-esofageo che richiede ulteriori approfondimenti.


(14 luglio 2018 - ore 12:18) - Malattie mieloproliferative e vaccino

Ho trombocitemia essenziale da quasi 4 anni sono in cura con interferone peghilato e Clopidogrel ho sentito parlare di un trial per sperimentare un vaccino in Danimarca... se ne sa qualcosa?
(Stefania)


Risposta

Non siamo a conoscenza di un vaccino sperimentale per le neoplasie mieloproliferative croniche.


(12 luglio 2018 - ore 3:10) - Nuova valutazione

Salve gentili ricercatori, ho fatto l'esame del midollo osseo in ambulatorio di un ospedale dove sono seguito anche dallo stesso ematologo che mi ha fatto il suddetto esame e che mi ha diagnosticato la trombocitemia essenziale. A seguito di incomprensioni con ematologo vorrei rivolgermi a un altro medico, vorrei sapere se mi rivolgo a un altro medico poi devo rifare un'altra volta l'esame del midollo? Lo chiedo a voi perché l'ho chiesto all'ematologo attuale ma non ho ricevuto risposta.
(Vincenzo)


Risposta

Generalmente è sempre preferibile eseguire nuovamente la biopsia osteomidollare in caso di nuova consulenza. In alternativa è possibile chiedere una revisione del vecchio preparato istologico presso la nuova anatomia patologica.


(11 luglio 2018 - ore 4:23) - PV ed aspettativa di vita - 2

Buon giorno,
all'età di 21 anni mi è stata diagnosticata TE-JAK2 positivo e sono stata in cura mediante cardioaspirina (piastrine non superiori a 720000), fino a due anni fa quando la patologia si è mutata in policitemia vera; da allora sono in cura con cardioaspirina e salassi con cadenza mensile (durante la cura le piastrine non sono mai superiori a 720000, ematocrito 45%, massimo valore raggiunto 51%). Non ho mai avuto un evento trombotico venoso o arterioso.
Attualmente ho 28 anni, quali sono le mie aspettative di vita? Ci sono alte probabilità di un peggioramento o di una mutazione in mielofribosi successive, data già la mutazione da TE a PV dopo solo 5 anni dall'inizio della patologia?
Grazie mille.
(Sandra)


Risposta

Come già riportato in una risposta precedente la sopravvivenza dei soggetti con policitemia vera non è molto diversa da quella della popolazione generale. Non bisogna comunque dimenticare che la progressione in mielofibrosi da una precedente policitemia vera (PPV-PMF) rientra nella storia naturale della malattia. E' stato stimato un rischio medio di progressione del 10-15% a 10-15 anni dalla diagnosi (comprendendo quindi pazienti che progrediscono più velocemente o altri che lo fanno più lentamente). Più recentemente è stato osservato che anche nella policitemia vera la presenza di mutazioni genetiche aggiuntive oltre a quella del JAK2 possono influenzarne la sopravvivenza.


(10 luglio 2018 - ore 22:36) - Oncocarbide ed insufficienza renale

Policitemia vera. Oncocarbide e insufficienza renale cronica (clearance creatinina 30). Come va modificato il dosaggio e quali precauzioni osservare?
(Fabrizio)


Risposta

L'idrossiurea deve essere usata con cautela nei pazienti con insufficienza renale. Non esiste una indicazione specifica a modificare il dosaggio del farmaco in caso di ridotta funzionalità renale, ci preme ricordare che comunque in corso di terapia con idrossiurea si può osservare un aumento dell'acido urico (iperuricemia) che potrebbe peggiorare il quadro renale. In questo caso è consigliato l'uso di allopurinolo.


(10 luglio 2018 - ore 2:43) - Aspettativa di vita PV

Sono affetta da PV da 2 anni (per i precedenti 5 anni in cura per TE con aspirina); quali sono le aspettative di vita? Ci sono alte probabilità di peggioramenti in mielofibrosi? Grazie.
(Sandra)


Risposta

Ad oggi si ritiene che i pazienti affetti da policitemia vera possano avere una sopravvivenza media di oltre 10 anni a partire dal momento della diagnosi. Dato che l'età alla diagnosi in genere è compresa tra 60 e 70 anni, la sopravvivenza dei soggetti con policitemia vera non è molto diversa da quella della popolazione generale.


(9 luglio 2018 - ore 11:52) - Policitemia vera e calo dei valori

Salve, sono affetto da Policitemia Vera da 14 anni; due mesi fa mi è iniziata la febbre ogni tanto però piuttosto alta, tipo 38,5 o 39, quindi pensavamo ad inflenza o stanchezza; dopo un po' la febbre si è fatta più frequente, quotidiana, però soltanto serale e con picchi a 38,5 - 39,2 al che ho preferito ricoverarmi per indagare sulla causa. Ho fatto moltissimi esami ed hanno escluso infezioni, pertanto dopo 1 mese di ricovero ho cominciato a veder scendere tutti i miei valori del sangue, globuli bianchi, rossi, piastrine, ecc.. I dottori davano colpa ai frequenti prelievi di sangue per le varie analisi e quindi lo hanno dimesso senza una vera causa, con il midollo ispezionato solo per malattie infettive non rilevate. Dopo di che ci siamo rivolti al dottore di Ematologia per sapere se poteva essere la policitemia vera a dare questi disturbi e lui ha detto che probabilmente poteva essere mutata in mielofibrosi, che però a suo avviso non dà questi cali così progressivi come avviene a me. Volevo sapere se anche a voi sono mai capitati pazienti con mielofibrosi ai quali calano velocemente e costantemente tutti i valori di emocromo generali.
Spero di una vostra cortese risposta, saluti.
(Giacomo)


Risposta

La policitemia, nel corso del tempo, può trasformarsi in altre malattie del sangue più gravi. Circa il 20% dei pazienti con policitemia, nel corso del tempo, può andare incontro ad una trasformazione in mielofibrosi. Se si sospetta che ci sia questo tipo di evoluzione (incluso un calo dei valori del sangue che può avvenire in modo più o meno rapido), è necessario effettuare l'esame del midollo osseo, che permette di osservare la presenza di tessuto fibroso tipico della mielofibrosi e le altrettanto tipiche alterazioni nella forma e nel numero delle cellule precursori sia dei globuli rossi che dei globuli bianchi e delle piastrine; queste ultime sono chiamate megacariociti.
In circa il 5% dei casi la policitemia vera può evolvere in una forma di leucemia acuta, caratterizzata da una variazione dell'emocromo della formula leucocitaria (anemia, piastrinopenia, aumento o riduzione dei globuli bianchi, presenza di forme immature, detti Blasti, nel sangue periferico) e dall'andamento molto rapido.
Anche in questo caso lo studio del midollo osseo è di estrema importanza.


(8 luglio 2018 - ore 23:11) - Protocollo Luspatercept

Salve volevo sapere in quali centri italiani effettuano trial di luspatercept per pazienti affetti da mielofibrosi, e se si hanno novità circa la sua efficacia sull'anemia.
(Franco)


Risposta

Allo stato attuale sono stati arruolati 32 pazienti, di cui 14 in Italia. Non sono comunque ancora disponibili dati sull'efficacia.
In Italia i Centri che risultano aperti all'arruolamento per lo studio ACE-536-MF-001 sono:
- Firenze: CRIMM, Prof Vannucchi;
- Pavia: IRCCS Fondazione Policlinico S. Matteo, Pavia, Dr. Rosti;
- Varese: ASST Sette Laghi, Ospedale di Circolo, Prof. Passamonti;
- Bergamo: Ospedali Riuniti di Bergamo, Prof. Rambaldi;
- Rozzano (Milano): Istituto Clinico Humanitas, Prof. Della Porta.


(8 luglio 2018 - ore 12:42) - Mielofibrosi, ruxolitinib e dieta

Gentililissimi, un paziente affetto da mielofibrosi può fare una dieta, ovviamente compatibilmente con la patologia, per contrastare l'aumento di peso dovuto al ruxolitinib? Ho 50 anni. Grazie mille.


Risposta

Non ci sono controindicazioni a seguire un regime alimentare controllato durante il trattamento con ruxolitinib. Si consiglia comunque di affidarsi a diete personalizzate dopo valutazione da parte di uno specialista (dietologo, dietista e nutrizionista).


(7 luglio 2018 - ore 18:54) - Epatomegalia e steatosi

Epatomegalia e steatosi epatica e la stessa cosa? Grazie mille.


Risposta

La splenomegalia è un aumento di volume patologico della milza. L'ingrossamento splenico è quasi sempre secondario ad altri disturbi: malattia mieloproliferativa, malattia linfoproliferativa, anemia emolitica, ecc..
La steatosi epatica (comunemente detto fegato grasso) è una patologia cellulare legata all'accumulo intracellulare di trigliceridi (steatosi) a livello del tessuto epatico che può associarsi ad un aumento delle dimensioni del fegato.


(7 luglio 2018 - ore 12:48) - Trombosi splancnica nella mielofibrosi

E possibile che una mielofibrosi esordisca con trombosi vena porta?
(Gianni)


Risposta

Raramente la mielofibrosi può esordire con una trombosi splancnica. Talora l'emocromo può essere nella norma e la diagnosi viene effettuata soltanto mediante una biopsia osteomidollare. In una recente revisione della letteratura è stato stimato che l'incidenza di trombosi splancniche alla diagnosi nella mielofibrosi è del 3-7% [How J e collaboratori, Ther Adv Hematol. 2017 Mar; 8(3): 107–118.]


(6 luglio 2018 - ore 11:51) - Gastro-protezione

Con cardioaspirina protezione gastrica si o no? Ho da sempre problemi gastrici e di reflusso. Grazie.
(Lella)


Risposta

L'aspirina a basse dosi (una compressa da 75 o da 100 mg una volta al giorno) riduce il rischio di formazione di coaguli del sangue e quindi previene la trombosi. La compressa va presa a stomaco pieno e deve essere inghiottita intera, aiutandosi con mezzo bicchiere d'acqua, senza scioglierla e senza masticarla. Gli effetti indesiderati più comuni sono infatti disturbi allo stomaco (bruciore e acidità) e un aumento della tendenza al sanguinamento. Per contrastare i disturbi allo stomaco, se presenti, si possono associare altri farmaci che lo proteggono, e sono per questo chiamati gastro-protettori. Se i sintomi gastrici dovessero persistere si consiglia di consultare il medico curante.


(4 luglio 2018 - ore 19:40) - Rischio nella policitemia vera

Salve ho 56 anni mi è stata diagnosticata a gennaio 2016 policitemia vera con risultato di JAK2 mutazione v617f rilevata note <25% sono in terapia con cardioaspirin e salasso ogni 2-3 mesi valori emocromo fatto a maggio 2018 RBC 6.26 HGB 17.3 HCT 51.8. Vorrei gentilmente sapere visto il JAK2 la gravità di questa diagnosi. Grazie.
(Gennaro)


Risposta

La presenza della mutazione di JAK2 è uno dei criteri maggiori richiesti per fare diagnosi di malattia mieloproliferativa (in questo caso di Policitemia vera). La "gravita" della malattia non è definita dalla percentuale del JAK2 ma viene stabilita in base al rischio di presentare un evento trombotico e/o emorragico. Secondo le raccomandazioni ELN 2018, i pazienti con policitemia vera si classificano a basso o alto rischio di trombosi a seconda che abbiano o meno almeno uno dei seguenti criteri: eta > 60 anni o un precedente evento trombotico venoso o arterioso. In questi casi, la valutazione di rischio del paziente deve tenere conto anche di altri parametri, come il sovrappeso, l'ipertensione arteriosa, l'ipercolesterolemia e il fumo.


(4 luglio 2018 - ore 19:38) - Terapia anticoagulante

Cari Dottori sono malata di Mielofibrosi da circa sei anni mi è stata diagnosticata dopo aver fatto il prelievo del midollo questa malattia allo stato iniziale circa sei anni fa, adesso da una settimana a questa parte mi sono rotta il piede e quindi mi hanno detto di sospendere l'antiaggregante che prendo, il Clopidogrel da 75 mg e prendere il clexane da 4.000 per questo periodo che ho l'ingessatura del piede sinceramente ho una brutta esperienza precedente sospendendo l'antiaggregante che era allora prendevo il cardirene da 75 mg perché doveva essere operata al polmone destro, nel periodo che ho sospeso avevo in quel periodo le piastrine alte con tutto le medicine che prendevo che allora prendevo il Vercyte, con tutto il clexane da 4.000 che prendevo mi è venuta l'occlusione nel braccio destro, il mio ematologo mi ha detto che il clexane tiene a bada anche le piastrine però so io quando sono in tante le piastrine il clexane non ha la funzione di farle staccare l'una dall'altra mentre l'antiaggregante si, è vero? Ora sinceramente che sono costretta a farlo dovuta l'ingessatura ma tra qualche giorno forse la toglieranno o metteranno un ingessatura più piccola oppure mi metteranno il tutore ma io con la mia malattia il tutore lo posso mettere? Non è stringente? Essendo che accompagnata da una calza elastica. Vorrei un vostro parere vi ringrazio siete sempre molto gentili vi auguro una buona serata.
(Rita)


Risposta

L'aspirina è una terapia antiaggregante, perché agisce sulle piastrine (emostasi primaria), l'eparina un anticoagulante perché agisce sulla coagulazione (emostasi secondaria). In genere quando si introduce eparina l'aspirina viene sospesa ma non è possibile stabilire cosa sia corretto in questo caso specifico. Talora è possibile anche aumentare il dosaggio del trattamento con eparina, se è' stato dimostrato inefficace il dosaggio profilattico (ovvero quello a 4.000 ). L'uso di eparina a basso peso molecolare è consigliata anche durante l'uso di un tutore.


(4 luglio 2018 - ore 8:39) - Idrossiurea, aspirina e rischio trombotico

Affetto da PV, vorrei sapere perché assumere cardioaspirina se, come da voi riferito, le trombosi non sono in relazione con l'aumento delle piastrine.
Altra domanda, che cosa ci si aspetta dalla assunzione di oncocarbide rispetto a GR, GB, piastrine. In altre parole, agisce su tutte e tre le linee cellulari? Come si manifesta la intolleranza al farmaco?
(Fabrizio)


Risposta

Nonostante sia ormai noto che nelle malattie mieloproliferative il rischio trombotico non è correlato alla conta piastrinica, è altrettanto importante sottolineare che le piastrine svolgono un ruolo fondamentale nei processi di formazione dei trombi. I farmaci antiaggreganti, detti anche farmaci antiaggreganti piastrinici o, più semplicemente farmaci antipiastrinici, sono una categoria di farmaci in grado di interagire negativamente con la funzione di aggregazione piastrinica, prevenendo così la formazione di trombi ed emboli di origine trombotica. La cardioaspirina, che rientra in questa categoria di farmaci, agisce inibendo in maniera permanente gli enzimi COX1 presenti nelle piastrine e che sono fondamentali per il processo di aggregazione piastrinica.
L'Idrossiurea è un farmaco per il quale è stata accumulata nel corso degli anni un'ampia esperienza clinica, in particolare nel campo delle patologie mieloproliferative. La maggior parte dei pazienti trattati tollera molto bene il farmaco anche quando viene somministrato per lunghi periodi di tempo. Si tenga conto del fatto che, per alcune indicazioni diverse dalle neoplasie mieloproliferative, tale farmaco viene utilizzato anche in ambito pediatrico. Gli effetti collaterali sono globalmente rari; fra questi, i più caratteristici riguardano l'eventuale tossicità a livello della cute e degli annessi cutanei (che si manifesta con secchezza cutanea, striature ed alterazioni ungueali) ed a livello della mucosa del cavo orale (con infiammazioni e, talvolta, formazione di afte). Tali possibili complicanze si giovano di un'adeguata igiene orale preventiva e di una particolare attenzione all'idratazione e alla cura della cute stessa.
Una possibile evenienza, anch'essa molto rara e che generalmente insorge dopo periodi protratti di cura, è la formazione di ulcere cutanee che solitamente coinvolgono gli arti inferiori e, in particolare, la zona perimalleolare. Per completezza, sono stati riportati rari casi di tumori cutanei (diversi dal melanoma), ma in questo caso bisogna tener conto della storia clinica completa del paziente, quindi considerare anche fattori concomitanti quali l'età, la storia di esposizione solare o la presenza di lesioni cutanee quali cheratosi attiniche.
Come per tutti i farmaci, è possibile che si manifesti un'allergia, che nel caso specifico dell'Idrossiurea tende a concretizzarsi in un rialzo termico che si accompagna all'assunzione del farmaco, insorgendo tipicamente nei primi giorni di trattamento e risolvendosi con l'interruzione della terapia.
Come principio generale, i pazienti con età più avanzata tendono ad essere più sensibili all'azione del farmaco, per cui è importante monitorare l'emocromo, in particolare nelle prime fasi del trattamento, per poter modulare adeguatamente la dose in relazione all'efficacia clinica o all'eventuale tossicità ematologica che riguarda tutte le cellule del sangue (anemia, leucopenioa e piastrinopenia). I consigli che vengono dati ai pazienti che assumono Idrossiurea rispecchiano, in realtà, le buone norme di condotta che ciascuno dovrebbe osservare per quanto riguarda l'esposizione solare, ossia evitare le ore centrali del giorno (ad esempio dalle 11 alle 16), utilizzare cappellini per proteggere il volto ed una protezione alta, che va riapplicata frequentemente. Una particolare cura meritano le aree cutanee più esposte quali il viso ed il dorso delle mani, che potrebbero giovarsi di una protezione solare durante i mesi estivi anche se si rimane in città ma ci si espone al sole durante la vita relazionale e lavorativa quotidiana. In corso di terapia con Idrossiurea, inoltre, può essere utile eseguire dei periodici controlli dermatologici, per cogliere precocemente eventuali segni di tossicità.


(4 luglio 2018 - ore 8:21) - Ruxolitinib e linfomi

Salve, a proposito dei recenti rilevamenti in merito alla possibilità di sviluppare il linfoma b per i pazienti che assumono il Jacavi, vi chedo se questo può avvenire a breve distanza o anche dopo di anni, inoltre, la ricerca del riarrangiamento clonale delle Ig, da eseguire sul DNA midollare (per verificare se il soggetto è a rischio) viene fatta normalmente in una biopsia ossea insieme all'alterazioni genetiche o è un esame che bisogna fare a parte e in cosa consiste... e se può essere utilizzato il campione/vetrino di un recente esami biopsia ossea-midollare.
Grazie sempre per la vostra attenzione.
(Ernesto)


Risposta

I dati a disposizione relativamente al quesito che lei solleva sono limitati. Suggeriscono, comunque, che il tempo medio di insorgenza del linfoma sia oltre i 2 anni dall'inizio della terapia con ruxolitinib, ma questo non può essere generalizzato: la reale incidenza della complicanza non è nota, non sono chiarissimi ancora i meccanismi che legano la terapia con l'insorgenza del linfoma, se consideriamo che queste patologie erano state descritte anche prima dell'uso di ruxolitinib con una frequenza superiore alla popolazione di controllo.
Quindi saranno molto importanti studi prospettici che consentano di definire la reale incidenza di questa complicanza ed eventualmente identificare i soggetti a rischio potenziale.
La ricerca dei riarrangiamenti dei geni delle immunoglobuline è un esame complesso, che pochi laboratori effettuano, e che non viene fatto di routine. Anche per questo sono necessari ulteriori studi per comprendere se questo tipo di analisi possa essere predittivo o meno dell'insorgenza di un linfoma in pazienti con mielofibrosi che assumono, o no (popolazione di controllo), ruxolitinib e se quindi sia indicato ed informativo effettuarlo in tutti i casi prima della terapia. Infatti, piccole popolazioni di linfociti con geni riarrangiati si trovano anche in soggetti apparentemente sani che non svilupperanno mai un linfoma.


(3 luglio 2018 - ore 15:12) - Oncocarbide e fertilità

Buongiorno,
spero qualcuno mi possa aiutare riguardo al caso di un uomo in cura con Oncocarbide 1 cps die da più di un anno per anemia falciforme; che interazioni può avere con la fertilità con la possibilità di sterilità o teratogenesi. Se si, per quanto tempo è consigliata la sospensione prima di cercare un figlio? Grazie.


Risposta

Non siamo in grado di darle una riposta certa, in quanto non esistono esperienze attendibili al riguardo. Considerata la natura chimica del farmaco, è sempre consigliabile adottare precauzioni per evitare una gravidanza durante l'assunzione della terapia; vero è che esistono casi ben documentati di neonati perfettamente sani concepiti da genitori che avevano e/o stavano assumendo oncocarbide. Le suggeriamo di parlarne con il suo ginecologo che potrà eventualmente consigliarle dei test di screening sul feto. In questi casi, è necessario un esame dello sperma ed una valutazione della fertilità di coppia in centri appositi. Se l'esame dello sperma è normale, un effetto tossico dell'Oncocarbide sulla fertilità è poco probabile. Si consiglia comunque di consultare l'ematologo di riferimento nel caso in cui sia in programmazione una gravidanza in quanto l'idrossiurea possiede attività teratogena e richiede quindi cautela.


(3 luglio 2018 - ore 8:58) - Da quanto tempo ho una malattia mieloproliferativa

Una malattia mieloprolifera da quanto tempo si puo avere senza sapere di averla, cioè essere malato senza saperlo?
(Maria)


Risposta

Purtroppo le conoscenze e le metodiche attualmente disponibili non consentono di individuare (se non accidentalmente) la presenza di una malattia mieloproliferativa prima che questa si manifesti (alterazione dell'emocromo, evento trombotico o emorragico).


(3 luglio 2018 - ore 8:56) - Trombosi portale idiopatica

Una trombosi vena porta in che percentuale puo essere idiopatica? Grazie.
(Franco)


Risposta

La percentuale di trombosi portali definite idiopatiche è drammaticamente diminuita negli ultimi anni (15-25%). Tale percentuale potrebbe ulteriormente calare in futuro grazie all'identificazione di nuovi fattori di rischio.


(3 luglio 2018 - ore 7:02) - Trombosi splenica

Getilissimi ricercatori una trombosi splenica puo essere scaturita da tromofilia o per forza da malattie mieloprolifere?
(Lina)


Risposta

L'eziologia delle trombosi addominali, che includono anche la trombosi della vena splenica è spesso polifattoriale. I fattori implicati comprendono i disordini protrombotici ereditari (trombofilia ereditaria) o acquisiti (come ad esempio malattie mieloproliferative, Sdr da anticorpi antifosfolipidi, ecc.) e i fattori locali (ad esempio malattie del fegato come la cirrosi).


(2 luglio 2018 - ore 23:17) - Trombocitemia e piastrine alte

Mio marito ha la trombocitemia essenziale con JAK2 positivo, fino al 28 giugno 1172 piastrine... senza episodi trombotici, prende solo metà cardioaspirina e acido folico perché a febbraio l'emoglobina era scesa a 12, prossima visita il 26 settembre ma il controllo non è troppo distante per via delle piastrine alte? Le sue piastrine da dicembre sono sempre sul milione... Grazie mille per la risposta.
(Lucrezia)


Risposta

Nella trombocitemia essenziale una elevata conta delle piastrine non rappresenta un rischio per gli eventi trombotici maggiori, piuttosto (per valori >1500/ul), è stata associata ad un aumento del rischio di avere sanguinamenti per l'insorgenza di una S. da VonWillebrand acquisita. Si consiglia di eseguire comunque una valutazione dell'emocromo mensile e di avvertire l'ematologo di riferimento nel caso in cui il valore delle piastrine dovesse aumentare.


(2 luglio 2018 - ore 12:07) - Mutazioni driver e rischio di trombosi

Nelle malattie mieloproifere chi ha le mutazioni e piu soggetto a trombosi?
(Davide)


Risposta

In generale la presenza di una mutazione del gene JAK-2 predispone maggiormente alla trombosi rispetto ad una mutazione del gene della Calreticulina. Questo è soprattutto vero per i pazienti affetti da trombocitemia essenziale e mielofibrosi primaria, poiché è molto raro che un paziente con diagnosi di policitemia vera abbia una mutazione diversa da quelle a carico del gene JAK-2.


(1 luglio 2018 - ore 10:00) - CAR-T cells ed Interferone pegilato nelle malattie mieloproliferative croniche Ph-negative

1 luglio 2018 Terapia CAR-T in policitemia. Si parla di una terapia molto efficace e risolutiva con cellule CAR-T, in grado di riconoscere e attaccare cellule tumorali ematologiche. Nonostante probabili pesanti effetti collaterali, detta terapia si legge che è stata approvata negli STATI UNITI mentre in ITALIA è in fase di valutazione.
Esiste probabilità di applicazione di questo metodo anche in policitemia? Ci sono in corso studi in proposito?
Non si menziona più l'interferone pegilato, ben tollerato che, se ho ben capito, agisce sul meccanismo biologico della malattia a differenza del ruxolinitib che agisce sui sintomi. Perché nuovi studi hanno ridimensionato il giudizio lusinghiero?
In fiduciosa attesa, vi ringrazio sentitamente e vi auguro buon lavoro.
(Demetrio)


Risposta

L'uso clinico delle CAR-T cells è attualmente approvato per alcuni pazienti affetti da leucemia linfoblastica acuta e linfoma a diffuso a grandi cellule. Vi sono poi trial clinici in corso per la terapia di altre neoplasie ematologiche. Al momento non vi sono studi in corso che prevedano l'uso di CAR-T cells nella policitemia vera e più in generale nelle malattie mieloproliferative croniche Ph-negative, cioè mielofibrosi, trombocitemia essenziale e policitemia vera. Ciò è principalmente dovuto alla caratteristica che le CAR-T cell hanno di essere dirette contro specifici bersagli situati sulla superficie delle cellule tumorali. Tali bersagli non sono ancora stati individuati nelle malattie mieloproliferative croniche.
L'uso dell'interferone nelle malattie mieloproliferative croniche ed in particolare nella policitemia vera non è assolutamente stato accantonato anche per la capacità di questo farmaco, cui faceva cenno l'utente nel suo messaggio, di agire sui meccanismi di malattia e non limitarsi ad agire sui sintomi. Tuttavia esso è principalmente impiegato all'interno di trial clinici vista anche la difficoltà alla prescrizione del peg-interferon nell'ambito del sistema sanitario italiano, all'interno del quale esso non è prescrivibile normalmente poiché la policitemia vera non rientra nelle indicazioni autorizzate.


(29 giugno 2018 - ore 9:36) - Ancora su JAK-inibitori e linfomi

Egregi dottori,
in riferimento alla vostra risposta circa "il ruolo del ruxolitinib nella patogenesi del linfoma B" vorrei sapere quali sono le azioni cliniche specifiche da intraprendere nell'ambito dei follow-up dei pazienti già in trattamento.
Come è noto nella quasi totalità dei casi chi è in cura con ruxo ha come riferimento ematologi (tutti bravissimi) nell'ambito di strutture ambulatoriali asl; per tale motivo, visto anche il numero dei pazienti e la scarsità di organico, spesso non vi è la possibilità di dedicarsi ai dovuti approfondimenti. Da ciò deriva che avere i pazienti che acquisiscono un ruolo attivo, può essere un buon aiuto sia agli ematologi di riferimento sia agli stessi pazienti, al fine di monitorare meglio la patologia e le eventuali progressioni e/o induzioni in altre patologie. Peraltro, facendo una considerazione fuori contesto, penso che un paziente con meno apprensioni sia un beneficio (effetto placebo?) anche ai fini della cura stessa.
In attesa di una vostra gradita risposta cordialmente Riki.
(Riki)


Risposta

La prima cosa da fare è discutere con il proprio ematologo di questi nuovi aspetti emersi sull'associazione fra terapia con JAK inibitori e linfomi, soprattutto per i pazienti già in terapia con questi farmaci. Come evidenziato anche dall'utente la piena consapevolezza dei rischi/benefici associati all'assunzione di un farmaco è molto importante per il paziente e migliora lo spirito con cui una certa terapia viene accettata ed effettuata. Per chi deve iniziare e, più in generale, per rispondere alla sua domanda, il test che può aiutare a identificare una popolazione clonale B, alla quale si faceva riferimento nella risposta precedente, dalla quale potrebbe eventualmente derivare il linfoma è la ricerca del riarrangiamento clonale delle Ig, da eseguire sul DNA midollare e da concordare col proprio ematologo.


(24 giugno 2018 - ore 14:21) - Terapia con JAK inibitori e insorgenza di linfomi

Ci spiegate il ruolo dello ruxolitinib nella patogenesi del linfoma B?
(Fernando)


Risposta

La recente pubblicazione di una casistica di pazienti affetti da malattie mieloproliferative croniche Ph-negative in terapia con farmaci JAK inibitori nella quale erano segnalati casi di linfomi ad una frequenza maggiore che in pazienti in terapia con farmaci citostatici ha suscitato molte domande sul potenziale ruolo dei farmaci JAK-inibitori nell'indurre tale patologia. Va subito detto che, pur riconoscendo che si tratta di una importante osservazione, il messaggio riportato da questa pubblicazione dovrà essere confermato su adeguate casistiche provenienti da altri diversi gruppi di ricercatori.
Per venire al quesito specifico posto dall'utente, nel lavoro in questione i ricercatori fanno l'ipotesi che la somministrazione del JAK inibitore possa aver favorito l'espansione di una piccola popolazione linfoide, già presente prima di iniziare la terapia, dalla quale sarebbe derivato poi il linfoma. Utilizzando un modello animale, i ricercatori in questione fanno l'ipotesi che i JAK-inibitori, determinando da un lato l'inibizione di una particolare proteina, chiamata STAT1, e dall'altro una riduzione della sorveglianza immunologica, possano giocare un ruolo nella patogenesi del linfoma in quei pazienti in cui pre-esista quella piccola popolazione linfoide cui si accennava sopra. Gli stessi ricercatori concludono che una ricerca preventiva dell'esistenza di tale popolazione linfoide possa essere utilizzata come screening per valutare, in quei pazienti nei quali fosse identificata, l'eventuale rischio di una terapia con JAK-inibitori.
Trattandosi della prima osservazione in tal senso e considerando l'ormai ampio numero di pazienti che fanno o hanno fatto uso di farmaci JAK-inibitori è d'obbligo molta cautela nella considerazione e valutazione dei dati presentati in questo lavoro che, tuttavia, non devono essere ignorati o misconosciuti né dai pazienti né dagli ematologi e devono indurre molta attenzione sia nel follow-up dei pazienti già in trattamento sia in quelli ai quali viene proposto il farmaco ex novo.


(22 giugno 2018 - ore 10:54) - Test genetici di secondo livello e prevenzione

In relazione alla vostra risposta del 12 giugno vi ringrazio infinitamente, ma quello che mi premeva sapere è se effettuare questi test genetici aggiuntivi può cambiare la storia della mia malattia. Sapere di avere una prognosi sfavorevole o addirittura un'evoluzione leucemica potrebbe crearmi seri problemi psicologici se poi ben poco o addirittura niente si può fare. Sono assolutamente contraria al trapianto soprattutto adesso che sto bene e non assumo neanche ruxolitinib in quanto non ho sintomi e milza ingrossata. Se questi test potessero darmi dei benefici in termini di prevenzione potrei sottopormici e andare da Napoli a Firenze con dispendio fisico, psicologico ed economico. Ma dovrebbe valerne la pena! Dovrebbe fare la cosiddetta differenza! Aiutatemi, per favore, a capire meglio. Grazie.
(Margherita)


Risposta

Come detto nella risposta precedente, i test genetici di secondo livello, integrati da dati e valutazioni cliniche, possono aggiungere informazioni importanti a livello prognostico per il paziente che vi si sottopone. Tuttavia, anche essendo a conoscenza di una possibile futura progressione della malattia, non sono disponibili al momento terapie in grado di prevenire progressione. Queste considerazioni unite alla sua posizione di preclusione verso un possibile futuro impiego del trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche porterebbero alla conclusione che per lei questi test "non farebbero la differenza". Tuttavia, una maggior consapevolezza della propria prognosi, potrebbe portarla a riconsiderare la sua posizione attuale riguardo eventuali future necessità terapeutiche. In questa prospettiva, una approfondita dscussione del problema con l'ematologo che la segue potrebbe aiutarla nella decisione.


(20 giugno 2018 - ore 14:58) - Conta CD34 e mutazioni in paziente con MF prefibrotica

Egr. ricercatori vorrei avere dei chiarimenti su alcuni risultati di analisi: 1)conta CD34 2 x 10^6/L 0,03%, quanto è la conta del blasti? 2)cosa vuol dire GENE TET2 p.Q810R benigna, p.L1534_P1535delQKQPP probabilmente dannosa? Sono affetto da MF prefibrotica dal marzo 2016. JAK2 CARL - MPL non mutati, anni 73. Tantissime grazie.


Risposta

La conta delle cellule CD34 circolanti, che nel suo caso è normale, riflette solo in parte la percentaule dei blasti nel sangue periferico: questi ultimi devono essere valutati sullo striscio di sangue mentre la conta delle CD34+ si effettua col citofluorimetro.
Riguardo il secondo quesito da quanto è possibile capire è stata riscontrata la presenza di mutazioni del suo DNA, in particolare a carico di un gene chiamato TET2: la prima di queste mutazioni non sembra avere conseguenze patologiche sulle cellule del sangue nelle quali è presente, mentre la seconda ha invece questa potenzialità. La diagnosi che lei riporta e la sua età consigliano un attento monitoraggio della sua malattia senza la necessità, per quanto è dato sapere dal suo messaggio, di interventi immediati.


(19 giugno 2018 - ore 11:25) - Policitemia vera, dieta, glicemia, ac. urico e colesterolo

Buongiorno gentilissimi dottori.
Avevo scritto il 14/6. Uomo 49 anni PV da novembre 2014, in cura con salassi circa 4 l'anno e cardioaspirina. Negli ultimi esami da dicembre 2017 data ultimo salasso i valori sono rimasti stabili. GB sempre tra 12.00 e 13.00, Rossi circa 7.00 - 7.50, Emoglobina da 14.2 scesa fino a 13, Piastrine sempre intorno 650 - 700, Ematocrito sceso fino a 47, quindi non ho fatto salassi per 6 mesi e mi stavo preoccupando anche se l'ematologo che mi segue rimane tranquillo.
Ho ripetuto le analisi e i valori si sono rialzati Ematocrito 50, Rossi 7.90, Emoglobina 14, Bianchi 13.00, Piastrine 700, devo fare salasso prossimamente.
Volevo chiedervi se con il passare del tempo è normale che la glicemia è bassissima 60 - 55, Colesterolo totale 93, HDL 32, LDL 42 (le analisi precedenti era normale tendente al basso), Potassio oscilla tra 4.9 e 5.3.
Ho assunto anche Zyrolic per acido urico alto ora rientrato nella norma. Ho seguito negli ultimi tempi una dieta per abbassare il potassio, può questa aver influito ad abbassare la glicemia e colesterolo? La PV può portare questi scompensi? Oppure sto peggiorando? Diventa difficile anche capire cosa mangiare per non assumere troppo ferro, per abbassare l'acido urico e il potassio, però dobbiamo fare alzare il colesterolo e la glicemia... Vi chiedo consigli. Grazie.
(Agostino)


Risposta

Gli ultimi valori riportati consigliano fortemente di sottoporsi a salasso per riportare l'ematocrito al 45%. L'"abbassamento" della glicemia e del colesterolo, con aumento del potassio non sono in prima istanza riconducibili ad una evoluzione della Policitemia vera e vanno inquadrati dal suo medico curante in una valutazione più generale del suo stato di salute. E' difficile con la dieta che lei rischi di introdurre "troppo ferro" e, sempre con riferimento a quanto detto prima sulla necessità di un inquadramento dei parametri metabolici da parte del suo medico, che lei possa correggere eventuali difetti con la dieta, che le consiglio di fare in maniera equilibrata fino a indicazione contraria.


(18 giugno 2018 - ore 11:15) - Differenze fra mutazione di JAK2 o di CALR

Buongiorno Gentili Ricercatori,
dai vostri studi sono emerse differenze tra mutazione JAK2 e mutazione CALR nel numero piastrinico e nel sesso della persona affetta?
Vi è probabilità quindi che avendo un JAK2 negativo io possa avere mutazione CALR? Ho piastrine intorno al milione...
Grazie.
(Marco)


Risposta

Riguardo quanto chiesto, e ricordando che per quanto riguarda la PV più del 95% dei pazienti è portatore di un a mutazione del gene JAK-2, nei pazienti con mielofibrosi la mutazione di Calreticolina si associa ad un minor rischio di sviluppare anemia e piastrinopenia, ovvero di sviluppare leucocitosi importanti. Questi pazienti sono di solito più giovani di quelli con mutazione di JAK2 ed hanno un minor rischio trombotico. Nei pazienti con ET la presenza di una mutazione CALR rende meno probabile una complicazione trombotica. Essendo lei negativa/o alla mutazione di JAK-2 è probabile che lei possa avere una mutazione del gene CALR oppure, meno probabilmente, del gene MPL.


(17 giugno 2018 - ore 00:21) - Trombocitemia essenziale: prognosi, terapia e funzionalità renale

Gentili ricercatori,
riassumo qui la mia storia di paziente affetto da TE, riportandovi sparse alcune domande cui spero vogliate e possiate rispondere.
Alcuni episodi da me sottovalutati ma re-interpretati simili a TIA dopo intensa attività fisica verso i 20 anni, prime emicrania con aura sporadiche dopo attività fisica all'età di 25-27 anni, nel frattempo piastrinosi progressiva con superamento dei 450 (ma mai dei 600) dall'età di 32 anni, tutti sintomi sistematicamente sottovalutati e non collegati tra loro dal mio medico. Finalmente visita ematologica in febbraio dello scorso anno (a 37 anni!) e diagnosi di TE JAK2+ carica allelica in seconda analisi 22,8% con BOM inequivocabile (MF 0 sec WHO2016, serie eritroide e mieloide normomaturanti con rapporto conservato), da un anno e mezzo in cura con cardirene 160 mg e pantoprazolo nei mesi di cambio stagione.
Prima domanda sul futuro (2 figlie, una di 2 l'altra di 0 anni...): la mediana di sopravvivenza (ahimè ben diversa dalla vita media) di 33 anni per i < 60 anni è secondo voi applicabile anche ad una diagnosi palesemente così "ritardata" come la mia?
Ultimo emocromo di fine maggio piastrine 556 (la progressione negli anni per ora è lenta con rateo pressoché costante), GB 8,26, GR 5,08, HGB 14,7, HCT 44,8 anche questi parametri in lentissimo ma progressivo aumento (è normale nella TE JAK2+?), LDH 210, CD34 fatte a febbraio 1.99/ul. La proliferazione midollare che porta poi ad eventuali fasi spente e fibrotiche è inarrestabile? La ricerca sta investendo in farmaci e cure che, oltre che tenere sotto controllo la patologia, riescano magari un domani ad azzerarne il rischio evolutivo in PV, MF, AML post TE? Se sì, quali?
Infine, in questo anno e mezzo post diagnosi la sintomatologia è cresciuta, col cardirene 160 le emicrania con aura dopo attività fisica sono quasi sparite ma la fatigue, i giramenti di testa e i momenti di confusione, i formicolii e i bruciori sparsi in tutto il corpo sono sempre più frequenti. Possono essere questi segnali evolutivi? Oltre alla lenta ma inesorabile crescita cellulare in quest'ultimo anno creatinina e uricemia sono salite, tanto da arrivare all'ultimo esame rispettivamente a 1.25 e 6.8: negli ultimi giorni dolori alle gambe, piedi gonfi la sera ed episodi di fiato corto più frequenti.
Lo stress a livello renale è riconducibile secondo voi esclusivamente alla patologia, alla cura (cardirene + pantoprazolo), ad entrambe o è scorrelato da entrambe e riconducibile ad altri fattori (es. gli ultimi due mesi caratterizzati da forte stress)? Incrementare l'idratazione e limitare l'assunzione di carne rossa, insaccati, alcol, gamberi, molluschi, (come per ora mi è stato consigliato di fare da chi mi ha in cura) potrà riportare entro i limiti questi due parametri o è secondo voi anche questa una deriva inarrestabile che richiederà presto una cura (allopurinolo?) nel caso i sintomi e i valori non dovessero regredire?
Grazie infinite e cordiali saluti.
(Andrea)


Risposta

La mediana di sopravvivenza riportata di 33 anni si applica anche al suo caso, mentre la probabilità di trasformazione fibrotica ed evoluzione in mielofibrosi post TE si può stimare, a seconda delle casistiche, attorno al 5-10% a 10 anni ed al 8-14% a 15 anni dalla diagnosi.
Attualmente, sebbene la ricerca farmacologica sia molto attiva nel campo delle malattie mieloproliferative croniche, non sono disponibili, nemmeno a livello sperimentale, farmaci in grado di prevenire l'evoluzione della ET in fibrosi.
Per quanto riguarda i sintomi da lei riportati può trattarsi in effetti di eventi legati ad una attività della malattia ma non per forza ne indicano una progressione/evoluzione. Piuttosto, potrebbero essere indice di una terapia antiaggregante non perfettamente efficace per cui conviene che ne parli con il suo ematologo di fiducia.
Infine, riguardo la ridotta funzionalità renale, che in realtà è ancora buona, non è da correlarsi né alla malattia né alla terapia con cardirene né tantomeno allo stress. I consigli su idratazione ed alimentazione che le hanno dato possono essere d'aiuto mentre la terapia con allopurinolo è certamente utile per ridurre i livelli di ac. urico, che può aumentare nelle malttie mieloproliferative per l'aumentato catabolismo cellulare dovuto sia alla mieloproliferazione che alla eventuale terapia citoriduttiva.


(16 giugno 2018 - ore 19:24) - Debolezza ed anemia

Affetto da mielofibrosi post policitemia vera da 4 anni, peggioramento negli ultimi mesi, gb 57000, gr 4000, piastrine 49, ematocrito 30, emoglobina 7.9. In cura con jakavi, oncocarbide e eritropoietina. Avverto quasi quotidianamente una confusione in testa, impossibile da sopportare, che dura ore, fortissima debolezza, è solo dovuto all anemia?
(Franco)


Risposta

Da quanto riferito, sembra che in buona parte se non del tutto, i sintomi siano imputabili principalmente all'anemia anche se in parte può giocare un ruolo la malattia, che può dare di per sé sintomi come l'astenia e l'affaticabilità.


(16 giugno 2018 - ore 16:59) - Splenectomia e policitemia vera

Gentili ricercatori,
volevo sapere se un intervento di asportazione della milza potrebbe eliminare la Policitemia Vera. Grazie.
(Gianna)


Risposta

Un intervento di splenectomia, cioè l'asportazione della milza, non è in grado di guarire né dalla policitemia né dalla mielofibrosi. L'unica terapia in grado di guarire queste patologie è il trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche, che però trova indicazione principalmente nella mielofibrosi e solo in alcuni casi.


(14 giugno 2018 - ore 17:46) - Supplementazione marziale durante terapia con eritropoietina

Affetto da mielofibrosi post policitemia vera da 4 anni, peggioramento negli ultimi mesi, gb 57000, gr 4000, piastrine 49, ematocrito 30, emoglobina 7.9. Fatto 2 trasfusioni negli ultimi 20 giorni, fino ad un mese fa mai fatte (emoglobina sempre sopra i 13). L'ematologo per evitare di trasfondermi periodicamente mi ha prescritto retricrit 4000 una puntura a settimana. Nel bugiardino si sconsiglia a chi ha bassa sideremia (come me), è il caso di risentire l'ematologo?
(Franco)


Risposta

Una carenza di ferro, comprovata da bassi livelli di ferritina, può rendere meno efficace la terapia con eritropoietina. Informi il suo ematologo, se non ne è già al corrente, dei suoi bassi livelli di sideremia in modo che sia lui a valutare se sia necessaria una supplementazione marziale.


(14 giugno 2018 - ore 9:42) - Terapia con Jakavi e biopsia ossea

Egregi Dottori,
ho 68 anni e sono portatore di mielofibrosi post policitemia vera. Attualmente assumo JAKAVI 40 mg al giorno (20 mg mattina e sera). Poiché ormai sono 3 anni che assumo il suddetto farmaco, con ottimi risultati sui classici sintomi, vorrei chiedervi se è utile ripetere sia l'analisi del midollo sia analisi specifiche del sangue periferico e/o arterioso, anche alla luce delle evoluzioni che vi sono state nel campo della ricerca. Se occorre sono anche disponibile ad effettuare un day ospital presso un centro specializzato (anche fuori dalla regione Piemonte) indicatomi da voi.
Grato per la vostra consueta disponibilitò, cordialmente Riccardo.
(Riccardo)


Risposta

Da un punto di vista clinico, se la terapia è efficace e non vi sono ragioni od esigenze specifiche, non è necessario effettuare una biopsia ossea, mentre per quanto riguarda il sangue periferico un emocromo fatto periodicamente è sufficiente per monitorare gli effetti del farmaco sull'emoglobina e sulla conta dei globuli bianchi e delle piastrine. Per fini di ricerca vi possono essere diversi esami, oltre alla biopsia, che si possono eseguire ma questi di solito sono inquadrati all'interno di specifici progetti di ricerca, richiedono l'ottenimento di un consenso informato ad hoc, e spesso prevedono di essere eseguiti anche prima dell'inizio della terapia.


(13 giugno 2018 - ore 16:02) - Terapia antinfiammatoria e conta piastrinica

Buonasera, ho 56 anni e sono affetto da TE da molto tempo, JAK2 e MPL negativi (CARL non eseguito), piastrine circa un milione. Ho notato nel corso degli anni che il numero di piastrine diminuisce sensibilmente durante l'assunzione di antinfiammatori. Possono questi farmaci interferire con i risultati dell'emocromo o ci sono altre cause che determinano la diminuzione del numero di piastrine? Grazie. Saluti.
(Giuliano)


Risposta

I dati forniti, non riportando le conte piastriniche prima e dopo la terapia antinfiammatoria e non specificando per che tipo di malattia infiammatoria il/la paziente abbia assunto la terapia, non permettono una risposta esauriente. Tuttavia, va ricordato che i processi infiammaotri possono determinare acutamente un aumento della conta piastrinica la quale, in seguito all'assunzione di una terapia antinfiammatoria che porti alla risoluzione della fase acuta, può ridursi di conseguenza.


(12 giugno 2018 - ore 13:41) - Test genetici aggiuntivi nella mielofibrosi

Buongiorno, ho 53 anni, sono affetta da mielofibrosi dal 2009, JAK2 positiva, assenza di splenomegalia (milza globosa però) assenza di sintomi in quanto valori abbastanza buoni. Assenza quindi di terapia e controlli ogni tre mesi presso l'ospedale della mia città. Vorrei chiedervi: è possibile fare degli esami genetici particolari che possano predire l'aggravarsi della mia malattia o l'evoluzione (una mia lontana parente è morta di leucemia a 80 anni) in leucemia acuta? Potrebbero fare la differenza in termini di sopravvivenza in quanto si potrebbe agire prima con eventuali terapie e quindi fare opera di prevenzione? Se si, quali sono e dove si potrebbero fare?
Ringrazio per la risposta.
(Margherita)


Risposta

Oltre ai test genetici "standard" che vengono eseguiti normalmente nel percorso diagnostico e di follow up dei pazienti con malattie mieloprolifeartive croniche Ph-negative (vale a dire la ricerca delle mutazioni dei geni JAK2, MPL e CALR) esistono analisi genetiche che si possono definire "di secondo livello" che possono aggiungere informazioni utili che, integrandosi con altri dati (clinici e laboratoristici), contribuiscono a dare una più approfondita definizione dello stato di malattia e delle prognosi del paziente. Tali test richiedono particolari competenze ed attrezzature che sono attualmente disponibili in pochissimi Centri. In Italia il Centro leader in questo campo è quello diretto dal prof. Vannucchi all'Ospedale Careggi di Firenze, con il quale le consiglio di prendere eventualmente contatto.


(9 giugno 2018 - ore 13:04) - Ritenzione idrica e terapia con idrossiurea

Buongiorno,
volevo chiedervi se in pazienti affetti da trombocitemia di tipo essenziale ed in cura con terapia a base di idrossiurea possono verificarsi casi di gonfiore da ritenzione idrica. In particolare gonfiore degli arti inferiori, superiori, piedi mani e borse sotto gli occhi.
Grazie, cordialità.
(Maria)


Risposta

E' improbabile che i sintomi da lei riferiti siano imputabili alla terapia con idrossiurea.
Considerata l'estensione degli edemi da lei riferita consiglio una visita dal suo medico di base per accertare la causa di tali fenomeni.


(8 giugno 2018 - ore 20:17) - Classi di rischio nella mielofibrosi

Gentili ricercatori, in base a quale criterio viene scelto il modello di stratificazione del rischio nei pazienti con mielofibrosi? A me ad es. è stato usato il DIPSS. Grazie infinite.


Risposta

La scelta del modello di stratificazione del rischio dipende dalla fase di malattia durante la quale si effettua la valutazione: alla diagnosi si utilizza l'IPSS [International Prognostic Scoring System] mentre durante il corso della malattia si utilizza il DIPSS [Dynamic International Prognostic Scoring System], che si basa sugli stessi parametri dell'IPSS ma valutati in un momento durante il corso della malttia e non alla diagnosi.


(8 giugno 2018 - ore 19:19) - Affaticabilita' nella Policitemia Vera

Affetto da P.Vera diagnosticata 2 anni fa. 70 anni, Htc e GB stabili rispettivamente 45% e 11200 con salassi. Assumo aspirinetta.
Rivalutazione periodica per inizio assunzione oncocarbide. Piastrine in lento progressivo aumento (inizio 400000, attuali 750000). Domanda: accuso, da qualche mese, una profonda fatica muscolare al minimo sforzo senza dispea. E' spiegabile con la malattia? Se si perché.
(Fabrizio)


Risposta

Da quanto riportato dal paziente non sembra essere presente anemia e l'unico farmaco che viene assunto è l'aspirinetta. Una così facile ed intensa affaticabilità potrebbe essere dovuta a cause diverse, fra cui una possibile evoluzione della malattia verso la mielofibrosi, uno squilibrio elettrolitico o un effetto collaterale di un farmaco, ammesso che il paziente ne assuma altri oltre l'aspirinetta. Inoltre, potrebbero essere in gioco cause metaboliche o legate a malattie sistemiche. E' quindi necessario che il paziente si rivolga al medico di base in prima istanza ed eventualmente allo specialista ematologo per una valutazione clinica e laboratoristica della sintomatologia.


(8 giugno 2018 - ore 18:05) - Mielofibrosi post-ET e prognosi

Buongiorno, un mio parente ha 68 anni ed è affetto da mielofibrosi post trombocitemia essenziale da un anno con mutazione JAK2, ed effettua trasfusioni ogni 15 giorni, inoltre ha l'HGB a 8, le piastrine tra 500.000 e 600.000, attualmente non presenta né sintomi costituzionali rilevanti né splenomegalia, ha blasti nel sangue periferico inferiore all'1%. E' attualmente in cura con eritopoietina. Vorrei sapere le sue aspettative di vita e i futuri effetti possibili della malattia. Grazie ancora.
(Gabriele)


Risposta

In base ai dati forniti ed applicando un modello prognostico recentemente pubblicato su una importante rivista scientifica internazionale, il paziente in questione cade al limite fra una categoria prognostica di rischio Intermedio 1 ed Intermedio 2, in una scala che comprende il basso rischio, il rischio intermedio 1, il rischio intermedio 2 e l'alto rischio, in ordine progressivo di gravità. E' possibile stimare una probabilità di sopravvivenza a 5 anni fra 80 e 50% che tuttavia restano valori statistici e dovrebbero essere integrati da una valutazione diretta del paziente da parte dell'ematologo per una più completa valutazione della reale prognosi.


(7 giugno 2018 - ore 10:18) - Prognosi nelle mielofibrosi post-ET

Buongiorno, un mio parente ha 68 anni ed è affetto da mielofibrosi post trombocitemia essenziale da un anno, ed effettua trasfusioni ogni 15 giorni, inoltre ha l'HGB a 8, le piastrine tra 500.000 e 600.000, attualmente non presenta né sintomi costituzionali rilevanti né splenomegalia. E' attualmente in cura con eritopoietina. Vorrei sapere le sue aspettative di vita e i futuri effetti futuri possibili della malattia. Grazie.
(Gabriele)


Risposta

Per una risposta attendibile, basata comunque su un modello derivato da dati statistici, sarebbe utile sapere il tipo di mutazione (JAK-2, MPL o CALR) e la percentuale di blasti nel sangue periferico.


(6 giugno 2018 - ore 11:40) - Trombocitemia essenziale e prolasso valvolare

Mio marito con trombocitemia essenziale con JAK2 positivo ultime piastrine al 3 maggio 1,250...fatto l'ecocardiografia tutto nella norma tranne lieve prolasso del lembo anteriore, c'è da preoccuparsi?
(Lucrezia)


Risposta

Non si specifica di quale valvola cardiaca si tratti; in linea di massima non c'è da preoccuparsi, vista la lieve entità del difetto ed immaginando che la trombocitemia essenziale sia controllata in maniera adeguata. Impossibile aggiungere altro con le informazioni disponibili.


(6 giugno 2018 - ore 00:30) - Luspatercept e anemia nella mielofibrosi

Salve, vi scrivo perché vorrei capire meglio come agisce il luspatercept nell'anemia della mielofibrosi. Sino adesso pensavo che l'anemia nella MF fosse dovuta soltanto dalla fibrosi. Il luspatercept sembra che agisca nei meccanismi degli eritoblasti, nella MF potrebbe migliorare la produzione dei globuli rossi emoglobina nella parte del midollo non danneggiato dalla malattia? Inoltre, il luspatercept potrebbe migliorare nella MF anche i globuli bianchi e le piastrine? Infine il protocollo per i pazienti di MF con anemia inferiore ad Hgb 9,5 consiste nell'assunzione orale del luspatercept o tramite iniezioni sottocutanee come nei protocolli della moda?
Grazie sempre per esserci!
(Ernesto)


Risposta

L'anemia associata alla mielofibrosi può riconoscere diverse cause, le quali possono essere presenti più o meno contemporaneamente o succedere l'una all'altra nel corso della malattia. Oltre che alla fibrosi, l'anemia può essere dovuta ad una inibizione della produzione dei globuli rossi da parte di una famiglia di proteine, facenti capo al TGF-beta, le quali sono in grado di deprimere la differenziazione degli eritroblasti a globuli rossi maturi. Vi sono poi cause legate a possibili effetti emolitici ed alle dimensioni della milza. Luspatercept agisce bloccando una delle proteine della famiglia del TGF-beta e quindi è efficae nel ridurre l'anemia quando questa è principalmente dovuta a questo meccanismo. L'effetto è principalmente sui globuli rossi e non sui globuli bianchi o sulle piastrine.
In ogni braccio del trial la somministrazione del farmaco avviene tramite iniezione sottocutanea.


(5 giugno 2018 - ore 18:53) - Trombocitemia essenziale e qualità della vita

Salve a tutti, sono una ragazza di 24 anni. Mi è stata diagnosticata qualche giorno fa una trombocitemia essenziale tripla negativa (JAK,CARL e MPL). Sono rimasta spiazzata dalla diagnosi e sono anche un po' preoccupata. Vorrei sapere se la malattia influirà sulla qualità o la durata della mia vita.
Vorrei anche sapere se vi sono rischi per l'evoluzione della malattia verso altre forme. Inoltre mi chiedo se questa malattia comprometterà eventuali future gravidanze. Grazie per l'attenzione mostrata. Buon lavoro.


Risposta

La diagnosi di trombocitemia essenziale, in una bassa classe di rischio quale lei appartiene, si associa ad una prognosi molto buona con una sopravvivenza molto vicina a quella di una persona di uguale età senza malattia e con una qualità della vita equivalente a quella di una persona sana. Il rischio di evoluzione verso forme fibrotiche è compreso fra il 5 ed il 10% a 15 anni dalla diagnosi, quello verso forme leucemiche è ancora più basso, essendo attorno al 2-4%, sempre a 15 anni.
La malattia non compromette la possibilità di avere una gravidanza anche se vi è un rischio aumentato di non riuscire a portarla a termine. Tale rischio può essere fortemente ridotto con opportuna profilassi durante la gravidanza, con antiaggregante e successivamente eparina.


(5 giugno 2018 - ore 17:21) - Sopravvivenza in paziente con MF post ET

Buonasera, vorrei sapere le aspettative di vita di pazienti affetti da mielofibrosi post trombocitemia essenziale effettuati trasfusioni ogni 15 giorni circa, senza splenomegalia e sintomi costituzionali. Grazie anticipatamente.


Risposta

Premesso che una risposta può essere solo data in termini di probabilità statistica, i dati forniti non permettono di calcolare la categoria di rischio del paziente. E' necessario sapere almeno i valori di emoglobina e di piastrine, la percentuale di blasti ed il tipo di mutazione, nonché se sono presenti sintomi sistemici e, infine, l'età del paziente.


(4 giugno 2018 - ore 19:45) - Anemia ed andamento della mielofibrosi

Salve.
Ho 46 anni e da circa 23 sono affetto da TE. Da circa due anni mi è stata diagnosticata la MF Interm.1 con mutazione del gene JAK2.
Tuttora assumo Oncocarbide 2 capsule al dì per 4 gg e 3 capsule per i restanti 3 gg.
Nell'ultimo anno i valori dell HGB è sempre tra i 8 e 9 g/dl e i WBC 2.0 LDH 617. L'anemia sta aumentando e le forze sono sempre meno.
Vorrei capire se questo è un sintomo di un peggioramento della malattia e quali sono mediamente i tempi di aggravvamento da intermedio 1 a 2?
Vi ringrazio.
(Francesco)


Risposta

Una progressione dell'anemia verso valori di emoglobina più bassi può essere un segno di una fase attiva della malattia. Nel suo caso, tuttavia, l'anemia è probabilmente anche dovuta alla terapia con oncocarbide. E' difficile dire il peso relativo delle due cause, con i dati disponibili. La progressione da un rischio Intermedio 1 ad un rischio Intermedio 2 DIPSS ha tempi variabili, anche di anni, non prevedibili con criteri precisi.


(3 giugno 2018 - ore 20:53) - Fedratinib per la mielofibrosi, valutazione della fibrosi e della percentuale di blasti

Buongiorno a tutti e grazie per la vostra disponibilità.
Famigliare di un paziente mf, sono spesso attivo nelle ricerche in rete su eventali farmaci. Guardando sulla pipeline di Celgene che ti ritrovo sotto lusparcet? Fedratinib che ha passato o è in fase 3. A quel punto meravigliato ho cercato un po' di notizie che mi hanno assai colpito. Mi sembra di aver capito, leggendo dalla rete, che il farmaco assai promettente sviluppato dalla Sanofi fu bloccato per il manifestarsi di alcuni casi si encefalopatie di Werniche. Nel 2016 uno degli inventori fondò una società e con circa 22 milioni di doollari riuscì a comprare i diritti del farmaco e dopo un lungo lavoro di revisione osservò che le morti probabilmente erano da imputarsi a un piccolo numero di casi di deplezione di tiamina (banale vitam b!!) legato all'alto tasso metabolitico del paziente oncologico e alla sua malnutrizione. A seguito di questa nuova rivalutazione nel 2017 la fda ha rimosso la sospensione clinica e sucessivamente la società titolare dei diritti impact biomedicines ha chiesto una nuova sottomissione alla fda a partire da meta 2018. Questo è quello che mi sembra di aver capito.
Nel frattempo la società è stata acquistata da Celgene sembra per un miliardo subito e altri 6 qualora il fatturato dovesse mantenere le promesse. Dico il prezzo della transizione per far capire l'importanza del farmaco per Celgene, Voi che siete del settore conoscete qualcosa al riguardo?
Fedratinib al di la dei problemi di sicurezza (messi in revisione) è un farmaco efficace? Cosa ha in più del ruxo o in meno?
Queste domande valgono in generale per tutti i farmaci. 1 Qualora un farmaco venga approvato dalla fda, l'approvazione sucessiva dell'analogo europeo obbliga anche gli altri stati membri alla approvazione?
2 Qualora per un farmaco vada lunga (penso che occorra almeno un anno dalla approvazione fda) cosa può fare un paziente che ne avrebbe bisogno? L'uso compassionevole sarebbe una strada?
Di trial non penso ne abbiano più bisogno di farne se riceve la approvazione.
Un altra cosa. Il mio famigliare sono circa 2,5 anni che è in cura col ruxo con risultati finora ottimi. Emoglobina è passata da 10 a 11 stabile da 2 anni, i gb viaggiano sui 20 - 22 mila dai 30 mila, lmr, la lettura dei blasti fluttua nel tempo e a secondo del laboratorio da 1 a 4 o 5, le piastrine oscillano attorno alle 100 mila ma basta calare il ruxo da 20 a 15 che in pochi giorni tornano sui 120, cd34 oscillano dai 600 ai 800 almeno da 5 anni, milza volume 50. Prima di ruxo fibrosi a 3. E' stato fatto un esame sul midollo 1 anno fa ed adesso: puntura tutto meno che secca, fibrosi sparita, trabecole normali. Bassissima cellularità. In pratica ci sono le trabecole normali, senza fibrosi, ma senza cellule. La fibrosi è stata ricontrollata, perché qualora fosse sparita avrebbe migliorato i parametri da dare in pasto al nuovo modello e difatti la fibrosi si o no fa la differenza notevole anche sulla prognosi vedendo il modello. Che senso poi ha un midollo senza fibrosi e senza cellule? La milza è "piccola" con volume di circa 50. Come fa un corpo a reggere una emoglobina a 11 o 12 con cellularità zero e milza di 50? Fegato di dimensioni normalissime. Qualcuno mi ha detto che la fibrosi è diffusa a macchia di leopardo per cui non è detto che uno o due prelievi siano derimenti, qualcuno mi ha detto che in realtà è uniforme (mi sembra di averlo letto anche qua), qualcuno mi ha detto che il prelievo va fatto in numerosi punti ma può essere doloroso, uno che si becca 10 punture?
Non c'è nulla per verificare il livello di fibrosi a livello globale? Forse una pet? O studio dei reticolociti compensato per il fatto dell'anemia può servire a definire il livelo della fibrosi?
Il numero degli eritroblasti può servire per definire l'andamento della fibrosi?
Durante il ruxo il mio famigliare mai avuto problemi, nulla per 2,5 anni. La cosa che mi preoccupa un po' è che passare da 20 a 15 mg per regoralizzare le piastrine è un salto non banale non vorrei che la milza si allarghi, facendo cosi sequestri piastrine che obblighino a calare la dose e via uscendo dalla fase di equilibrio che si è creata in questi 2 anni.
Per rendere la regolazione meno brusca sulle piastrine avrebbe senso prendere un 15 la mattina e un 20 la sera o prendere le 20 ogni 14 ore(sonno permettendo?). Abbiamo studiato tanti modelli predittivi dalle cd34 del prof. Barosi agli studi dei professor Dupriez, Cervantes sui giovani etc, agli studi del prof. Passamonti sull'influenza della trasfuso dipendenza sul rischio delle leucemie, agli studi del prof. Barbui sul rischio di leucemia in funzione del numero dei blasti e interleuchine, a quelli del prof Tefferi in cui considerava persino i moniciti e tutti gli altri. Abbiamo guardato con attenzione gli ultimi modelli proposti, fatti girare come si dice in gergo, perché il mio famigliare era ed è supercandidato per un trapianto. Sui blasti posso dire che non è facile definirli, discriminare tra 1, 2, 3 per cento non è banale anche perché almeno dalla mia esperienza gli strisci di sangue non sono piu cosi di moda e la misura sui blasti fatti dall'operatore delle analisi da quello che mi risulta non viene fatta su troppo gb(30?). Anni fa leggevo che in campo oncoematologico i blasti dovrebbero essere contati su 200 o 300 gb. E' successo che facendo le analisi a distanza di due giorni in due laboratori diversi si ottenevano valori sui blasti che se applicati davano aspettative di vita diverse di parecchi anni (in uno 0 nell altro 3!!). Siamo stati e siamo sul ruxo per due anni e più in attesa di un farmaco nuovo che non è mai uscito!!
I nuovi modelli di previsione di sopravvivenza si basano su pazienti ruxo o no?
Un paziente che prima di ruxo aveva 30 mila ed adesso a 20 mila gb come deve compilare il modulo per il calcolo della sopravvienza (l'ultimo proposto).
LA fibrosi è quella prima del ruxo o dopo?
Per lo studio delle lesioni del dna (non parlo ovviamente di asxl1, sfrc, ezh, idh etc.) dove rivolgersi? Qualcuno le fa in Italia? Quali sono?
Grazie di tutto e per la pazienza nel leggermi.
(Bruno)


Risposta

Fedratinib in una precedente sperimentazione si era mostrato efficace nel ridurre la milza ed i sintomi in una certa percentuale di pazienti con mielofibrosi. Rispetto al ruxolitinib, fedratinib è un inibitore selettivo di JAK2 e può essere efficace in pazienti su cui il ruxolitinib non è stato efficace.
Dopo approvazione europea è necessaria anche l'autorizzazione delle specifiche autorità competenti di ogni nazione affinché un farmaco sperimentale possa essere disponibile a livello dei sistemi sanitari dei singoli stati.
Per quanto riguarda la domanda sulla scarsa cellularità del midollo, va sottolineato che l'emopoiesi nei pazienti con mielofibrosi avviene anche nella milza. La fibrosi midollare si valuta con la biopsia ossea e non è correlata al numero di eritroblasti circolanti. Il conteggio dei blasti eseguito al microscopio ottico sullo striscio di sangue periferico è affidabile e riproducibile se eseguito da persone esperte.
Infine, riguardo le ultime domande (calcolo della sopravvivenza, studio del DNA) non è possibile dare una risposta poiché non è chiaro a che cosa ci si riferisce. Sarebbe comunque opportuno, per avere risposte più dettagliate, limitare le domande a pochi quesiti specifici e ben definiti, evitando, se possibile, di mescolare tematiche molto diverse tra loro.


(30 maggio 2018 - ore 13:59) - Conta piastrinica in corso di infezione/infiammazione

Egregi ricercatori sono affetto da MF da 2 anni, triplo negativo asintomatico oggi 73 anni, in terapia con oncocarbite 9 cp settimanali e duoplavin. Questo mese ho avuto problemi diarroici che si sono ridotti ma non del tutto con l'assunzione di 2 cp di normix 200 (rifaximina) ogni 12 ore. Durante l'assunzione di questo antibiotico ho dovuto fare il mio emocromo di routine ed ho constatato che le piastrine si sono elevate da 474 del mese di marzo a 609 e LDH da 219 a 262. Vi chiedo cortesemente: lo stato sopra citato (diarrea-antibiotico) può aver influenzato i risultati dell'emocromo?
(Enzo)


Risposta

L'aumento della conta piastrinica e dell'LDH potrebbe essere correlato all'evento infettivo/infiammatorio che le ha causato la sintomatologia diarroica. Le consiglio di ripetere un emocromo di controllo a risoluzione di tale problematica.


(29 maggio 2018 - ore 14:38) - Recente diagnosi di policitemia vera

Buongiorno,
sono una donna di 51 anni, come ho già scritto in un mio precedente quesito, mi è stata diagnosticata la polictemia vera in base a degli esami del sangue che hanno evidenziato un numero di globuli rossi alti (6.3), un valore di emoglobina alto (16.7), ematocrito (53), un valore alto di piastrine (540) ed un valore alto di globuli bianchi (12.8), in più test JAK2 positivo philadelpia negativo.
La cura che faccio attualmente è fatta solo di cardioaspirina e salassi per abbassare l'ematocrito sotto il 45%.
Per il momento con questa procedura l'ematocrito e l'emoglobina sono nei parametri giusti, anche se globuli rossi, globuli bianchi e piastrine sono sempre oltre i range di riferimento. Non mi hanno fatto la biopsia osteomidollare, come mai? Alla diagnosi (circa sei mesi fa) mi dissero che l'avrebbero fatta, ma ad oggi ancora niente. Io sinceramente ho un po' paura nel chiedere la motivazione e nello stesso tempo non voglio che la mia domanda accelleri i tempi per eseguire un esame forse doloroso.
Grazie per la pazienza che dimostrate nel rispondere a delle domande che possono sembrare sciocche.
Saluti.
(Lara)


Risposta

Gli attuali criteri diagnostici della PV, secondo WHO, comprendono 3 criteri maggiori:
1. l'aumento dell'emoglobina o dell'ematocrito;
2. specifiche caratteristiche istopatologiche alla biopsia ossea;
3. la mutazione V617F di JAK2 o mutazioni dell'esone 12;
e 1 criterio minore: la riduzione dell'eritropoietina.
La diagnosi richiede tutti e tre i criteri maggiori o i primi due + il criterio minore. La biopsia può non essere necessaria se l'emoglobina alla diagnosi è superiore a 18,5 g/dl (o l'ematocrito maggiore di 55.5%) nell'uomo o superiore a 16,5 g/dL (o l'ematocrito maggiore di 49.5%) nella donna se sono presenti il terzo criterio maggiore ed il criterio minore.


(29 maggio 2018 - ore 10:37) - Malattia mieloproliferativa cronica non classificabile

Buongiorno, le malattie mieloproliferative sono sempre evolutive oppure si possono stabilizzare e non evolvere mai? Da circa due anni ho valori piuttosto stabili e assumo solo cardioaspirina: piastrine tra 600.000 e 700.000, ematocrito intorno a 48/49% e globuli bianchi intorno a 10. Ho malattia mieloproliferativa non classficata (JAK2 positivo). Ho 59 anni. Grazie.
(Lorenzo)


Risposta

Le sindromi mieloproliferative croniche non classificabili includono quelle patologie caratterizzate da caratteristiche cliniche, morfologiche e molecolari che non rientrano nei criteri diagnostici delle altre malattie mieloproliferative croniche e sono caratterizzate da un aumentato rischio di evoluzione in senso mielofibrotico e leucemico.


(29 maggio 2018 - ore 8:57) - Trombocitemia essenziale

Salve, mio marito fino al 3 maggio aveva le piastrine a 1,250 e in questi giorni sta accusando dei malesseri tipo mal di testa, ha dolore all'addome; può dipendere dalle piastrine? Lui ha 37 anni, esattamente quanto può vivere con questa malattia? La ringrazio.
(Lucrezia)


Risposta

La sopravvivenza mediana dei pazienti affetti da trombocitemia essenziale con età inferiore a 60 anni è di 33 anni.
Per quanto riguarda la sintomatologia riferita non è possibile escludere che questa sia dovuta alla conta piastrinica e pertanto le consiglio di farsi valutare prontamente dal suo Ematologo di fiducia.


(28 maggio 2018 - ore 9:03) - Aumento dell'ematocrito

Una intensa sudata circa mezz'ora prima del prelievo, è sufficiente per influire sui valori di HT, di quanto?
(Gianni)


Risposta

Numerosi sono i fattori che possono influenzare i valori di ematocrito, fisiologiche e non. Si consiglia pertanto adeguata idratazione in generale e di evitare possibili situazioni condizionanti una disidratazione prima dell'esecuzione di un controllo emocromocitometrico.


(28 maggio 2018 - ore 8:01) - Cause di eritrocitosi

Salve. Le cisti renali possono apportare eritrocitosi?
(Alberto)


Risposta

Le possibili cause di eritrocitosi secondaria possono essere di natura respiratoria, cardiovascolare, renale, secondaria al fumo o associate alla presenza di neoplasie secernenti eritropoietina. In caso di riscontro di eritrocitosi è necessaria una attenta valutazione medica generale e spesso anche multidisciplinare.


(28 maggio 2018 - ore 7:58) - Fosfatasi alcalina leucocitaria nella policitemia vera

Nella PV c'è sempre un aumento della fosfatasi alcalina leucocitaria?
(Erasmo)


Risposta

La fosfatasi alcalina leucocitaria è in genere aumentata nei pazienti affetti da policitemia vera.


(28 maggio 2018 - ore 7:33) - Indicazione a terapia con Ruxolitinib

Buongiorno e grazie per il vostro apporto.
Vorrei sapere se il ruxolitinib è proponibile nei casi JAK2 negativo e in ogni caso come è possibile gestire i farmaci citoriduttori (notoriamente in grado di abbassare tutti GR, GB e PLT) quando occorre combattere solo contro l'ematocrito alto, in presenza di leucociti e piastrine assolutamente nella norma? Grazie.
(Marco)


Risposta

Le indicazioni all’avvio di un trattamento con Ruxolitinib sono la splenomegalia e il controllo della sintomatologia sistemica nei pazienti affetti da mielofibrosi (primitiva e secondaria) rischio intermedio-1, intermedio-2 e alto, indipendentemente dalla "mutazione driver" coinvolta e i pazienti affetti da policitemia vera intollerante/resistente a idrossiurea. Il dosaggio di Ruxolitinib è modulabile in base all'andamento dei valori emocromocitometrici.


(27 maggio 2018 - ore 19:40) - Caratteristiche istopatologiche nelle malattie mieloproliferative croniche

Salve, come mai si può riscontrare una iperplasia trilineare alla biopsia osteomidollare seppur in presenza di eritrocitosi isolata?
(Lorenzo)


Risposta

Una caratteristica delle malattie mieloproliferative croniche è l'aumentata cellularità midollare (iperplasia) soprattutto nella trombocitemia essenziale (iperplasia megacariocitaria), policitemia vera e mielofibrosi pre-fibrotica (iperplasia trilineare).
Secondo la recente revisione della classificazione WHO, la diagnosi di policitemia vera richiede la presenza dei primi 3 criteri maggiori oppure i primi 2 criteri maggiori ed il criterio minore.
Criteri maggiori:
- emoglobina >16.5g/dL (o >49% di ematocrito) per gli uomini oppure >16.0 g/dL (o >48% di ematocrito) per le donne. Oppure un aumento della massa eritrocitaria (>25% rispetto alla norma);
- biopsia osteomidollare caratterizzata da aumento della cellularità con proliferazione di tutte le serie emopoietiche (granulopoiesi, eritropoiesi, megacariocitopoiesi);
- presenza di mutazioni del gene JAK2 (V617F o Esone12).
Crirerio minore: basso dosaggio di eritropoietina sierica.


(24 maggio 2018 - ore 13:51) - Luspatercept e sindrome mielodisplastica

Buongiorno. Vorrei sapere quando, indicativamente, sarà commercializzato il nuovo farmaco Luspatercept per anemia sideroblastica.
Grazie e buon lavoro.
(Lella)


Risposta

Gentile Sig.ra Lella,
al momento, non è possibile prevedere se e quando sarà autorizzata la commercializzazione.


(21 maggio 2018 - ore 23:26) - Fibrosi midollare nella policitemia vera

Salve dottori, sono un giovane poco più che quarantenne diagnosticato PV (JAK2 positivo) da circa un anno, la Bom ha confermato come è riportato sul referto "Neoplasia mieloproliferativa cronica del tipo Policitemia Vera",la valutazione dell'eventuale grado di fibrosi riporta "Trama reticolinica focalmente infittita".
Il mio ematologo disse che è tutto compatibile con diagnosi di PV; la mia domanda è riguardo la trama "focalmente infittita" è un riscontro da ritenersi normale o comunque frequente in presenza di PV JAK positivo senza significati particolari, oppure può ritenersi predittiva di una eventuale futura fibrosi? Grazie.
(Mauro)


Risposta

Circa il 20% dei pazienti affetti da policitemia vera presentano alla biopsia osteomidollare della diagnosi una fibrosi midollare. La presenza di una fibrosi midollare uguale o maggiore del grado 1 (MF-1) potrebbe essere predittiva di una più rapida evoluzione in senso mielofibrotico.


(21 maggio 2018 - ore 15:02) - Trombocitosi

Vorrei sapere se devo sospettare una T.E. quando fino a pochi mesi fa piastrine 210 e ora sono salite, dopo 3 mesi, a 585 plt. Il mio medico dice sia una infiammazione, ma VES normale. Grazie per il vostro aiuto.
(Antonio)


Risposta

Gentile Sig. Antonio,
nella pratica clinica il riscontro di piastrinosi è frequente. E’ necessario dapprima escludere le possibili cause secondarie di tale condizione e qualora l'aumento del numero di piastrine dovesse persistere, in assenza di altre cause, vi è indicazione all'esecuzione di accertamenti volti ad escludere la presenza di una trombocitemia essenziale.


(21 maggio 2018 - ore 10:44) - Trombocitemia essenziale e eterozigozi G6PD

C'è un'attinenza tra essere eterozigote G6PD e avere la trombocitemia?
(Valentine)


Risposta

Non ci sono correlazioni tra le due patologie.


(20 maggio 2018 - ore 17:24) - Evoluzione mielofibrotica nella policitemia vera

Salve, vorrei sapere come si modificano in genere i valori di emocromo nella fase di transizione da policitemia vera a mielofibrosi post-PV e alla successiva mielofibrosi post-PV conclamata. Grazie.
(Pino)


Risposta

L'evoluzione in senso mielofibrotico è in genere caratterizzata da un abbassamento dei valori emoglobinici, piastrine e globuli bianchi (talvolta senza necessità di assumere terapia citoriduttiva) e comparsa in circolo di precursori immaturi della granulopoiesi ed eritropoiesi. Tale alterazioni della crasi ematica sono associate ad un aumento della fibrosi midollare, comparsa/peggioramento della splenomegalia e sintomatologia sistemica (febbre, calo ponderale, sudorazioni notturne).


(19 maggio 2018 - ore 18:27) - Recente diagnosi di policitemia vera

Buonasera,
mi è stata diagnostica la policitemia vera qualche mese fa, faccio salassi e cardioaspirina, sono considerata a basso rischio, ho 51 anni.
Sono molto spaventata da questa malattia e vorrei sapere qual è la mia aspettativa di vita.
Grazie e cordiali saluti.
(Lara)


Risposta

Da linee guida internazionali, la terapia standard nei pazienti a basso rischio (ovvero con età inferiore a 60 anni e senza precedenti trombotici) ha lo scopo di ridurre il rischio di eventi vascolari (trombosi ed emorragie) e consta di salassi, al fine di mantenere l'ematocrito < 45% e aspirina a basse dosi (100 mg/die).
L'aspettativa di vita mediana nei pazienti affetti da policitemia vera con età inferiore a 60 anni, è di 24 anni.
Per maggiori informazioni le consiglio di consultare il seguente libretto informativo: http://www.progettoagimm.it/Varie/Libretto_Policitemia.pdf .


(19 maggio 2018 - ore 9:28) - Trapianto allogenico nella mielofibrosi

Vorrei sapere se esiste una valida alternativa al trapianto per la mielofibrosi secondaria. Grazie.
(Luisa)


Risposta

Il trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche è ad oggi l'unico approccio potenzialmente curativo nei pazienti affetti da mielofibrosi. Tale procedura può essere considerata nei pazienti giovani (con età inferiore a 70 anni) con malattia a rischio IPSS intermedio-2 e alto. In alcuni casi il trapianto di midollo osseo può essere proposto in pazienti più giovani (con età inferiore a 65 anni) con malattia a rischio IPSS intermedio 1, in presenza di anemia trasfusione dipendente, blasti >2%, cariotipo sfavorevole, assenza delle mutazioni driver (JAK2, CALR, MPL) e presenza di mutazioni nel gene ASXL1.
Suggerisco di consultare l'Ematologo di fiducia per discutere accuratamente l'eventuale indicazione al trapianto allogenico, tenendo conto della disponibilità di un buon donatore, le caratteristiche della malattia e le condizioni cliniche del paziente.


(17 maggio 2018 - ore 19:35) - Trapianto allogenico nella mielofibrosi

Buonasera, un mio parente ha 67 anni ed è affetto da mielofibrosi post trombocitemia essenziale e le cure in atto (Vercite e Danatrol) hanno un effetto blando sull'ansia e sugli effetti della malattia. Inoltre, è sottoposto a trasfusioni ogni 15 giorni. Vorrei sapere se fosse possibile il trapianto di midollo e inoltre vorrei sapere i tempi, il corso e i rischi di tale operazione. Molte grazie.
(Stefania)


Risposta

Il trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche è ad oggi l'unico approccio potenzialmente curativo nei pazienti affetti da mielofibrosi. Tale procedura, gravata da una significativa mortalità e morbidità, può essere considerata nei pazienti giovani (con età inferiore a 70 anni) con malattia a rischio IPSS intermedio-2 e alto, o con necessità trasfusionali o anomalie citogenetiche sfavorevoli. Si deve, inoltre, tener conto di altri fattori quali l'età avanzata, la splenomegalia massiva, le comorbidità del paziente e la disponibilità di un buon donatore, che possono altrettanto influenzare negativamente tale procedura.
Consulti il proprio ematologo di fiducia per discutere l'eventuale indicazione al trapianto, valutando i potenziali rischi e benefici.
Le suggerisco inoltre la lettura del seguente opuscolo: http://www.progettoagimm.it/Varie/Libretto_Mielofibrosi.pdf


(17 maggio 2018 - ore 19:32) - Danazolo

Salve, mi è appena stato prescritto il Danatrol come terapia per l'anemia da mielofibrosi, ma ho constatato che non si trova nelle farmacie. Anche da contatti con la stessa casa farmaceutica risulta che il prodotto non sia disponibile. Io risiedo nel Lazio, non so se il problema a questo punto riguardi anche le altre regioni e se vi è già stato segnalato. Avete qualche suggerimento al riguardo?
(Giuseppina)


Risposta

Gentile Sig.ra Giuseppina,
talvolta può capitare che ci siano dei problemi di approvvigionamento di alcuni farmaci. Tuttavia, per quanto riguarda i pazienti in terapia con danazolo che afferiscono presso il nostro Centro, non ho ricevuto alcuna segnalazione in merito a difficoltà nel reperirlo.
Le consiglio di parlarne con il Farmacista e l’Ematologo di riferimento.


(17 maggio 2018 - ore 14:38) - Trombocitemia essenziale in terapia con idrossiurea

Buongiorno,
sono affetta da TE con mutazione JAK2 da 11 anni, cura attuale 1 compressa di oncocarbide 6 giorni su 7 mentre l'aspirinetta tutti i giorni.
Volevo sapere l'oncocarbide può portare disturbi come ansia ed insonnia? Prima la compressa la prendevo intorno alle 23 prima di coricarmi, ho provato per un po' però poi di notte mi svegliavo più volte. Adesso ho provato a prenderla alla mattina dopo la colazione ma è da una settimana che accuso stati d'animo. Secondo voi questi avvenimenti sono legati alla compressa oppure no? Ed esiste un orario migliore per prendere la pastiglia?
Un'ultima cosa: vorrei cercare un figlio, prima dell'oncocarbide sono stata curata con interferone per 4 anni e mezzo, poi per effetti collaterali pesanti ho smesso ed ho iniziato con onco. Sono stata a qualche convegno sulle malattie proliferative e so che prima di cercare un figlio devo smettere l'uso di questo farmaco, però volevo sapere: posso smettere e cercarlo subito oppure devo darmi del tempo e se si quanto per disintossicarmi dal farmaco?.
Grazie per l'ascolto, aspetto un vostro parere e cordiali saluti.
(Chiara)


Risposta

Non sono noti effetti collaterali quali disturbi d'ansia e insonnia nei pazienti in trattamento con oncocarbide. Inoltre, non vi è una fascia oraria consigliata per l'assunzione del farmaco.
La gravidanza nelle donne affette da Trombocitemia essenziale è associata ad un aumentato tasso di aborti, soprattutto nel primo trimestre. Inoltre, deve essere programmata e necessita di un approccio multidisciplinare.
La terapia citoriduttiva in atto, in quanto teratogena, deve essere sospesa prima del concepimento e, se necessario, avviare una terapia con Anagrelide.
E’ necessario consultare il proprio Ematologo Curante prima della programmazione di una gravidanza.


(16 maggio 2018 - ore 22:34) - Terapia nella policitemia vera

Buongiorno e grazie per il lavoro che svolgete.
Sono affetto da poliglobulia da 10 anni ora ne ho 42 ultimamente ultimi sette mesi in ematologia non mi fanno piu salassi perché ritengono che i valori sono nella norma (ematocrito 48,5, emoglobina 17 il resto dei valori nella norma) nonostante abbia un quadro clinico famigliare che presenta un padre semiparalizzato, causa ictus, sorella di mio padre morta all'eta di 50 anni, causa ictus, fratello di mio padre anche lui con problemi di poliglobulia non più in vita. Non so piu cosa fare nonostante solleciti l'ematologa affinché capisca il mio quadro clinico. Vorrei un vostro aiuto, se possibile, secondo voi e normale tutto cio? Grazie.
(Francesco)


Risposta

La terapia standard nella policitemia vera è:
-salasso (al fine di mantenere l’ematocrito < 45%) e terapia antiaggregante nei pazienti a basso rischio (età < 60 anni, non eventi trombotici nella storia clinica);
- salasso (al fine di mantenere l'ematocrito < 45%), terapia antiaggregante e citoriduttiva nei pazienti ad alto rischio (età ≥ 60 anni e/o eventi trombotici nella storia clinica).
Sono invece differenti le indicazioni terapeutiche nelle poliglobulie secondarie.
Consulti il suo Ematologo di fiducia/Curante per ulteriori chiarimenti in merito alla gestione terapeutica del suo caso.


(15 maggio 2018 - ore 14:20) - Trombocitemia essenziale e ciclo mestruale

Buongiorno. Ho TE e vorrei capire come si comportano le piastrine e ematocrito durante il ciclo mestruale: è normale l'aumento dei valori a fine ciclo? C'è un periodo del mese nel quale è più indicato effettuare l'emocromo in modo da avere un risultato più attendibile e "veritiero"? Grazie


Risposta

Il sanguinamento condizionato dal ciclo mestruale provoca una carenza di ferro e questo potrebbe riflettersi sui valori dell’emocromo, causando una aumento del numero di piastrine ed una riduzione dell'ematocrito. Le consiglio, pertanto, di eseguire il controllo dell'emocromo nella fase pre-ciclo mestruale.


(15 maggio 2018 - ore 9:06) - Policitemia vera ed intervento chirurgico

In terapia per PV con Idrossiurea (2cpr/die), Cardioaspirina (1/die), Adenuric (2/settimana) e salassi se necessario (3/4 anno), a settembre dovrò fare intervento di protesi ginocchio con robot.
Quali attenzioni dovrò avere per questo intervento? Dovrò sospendere Cardioaspirina (o altri) e quanto tempo prima?
(Pier Giorgio)


Risposta

Gentile Sig. Pier Giorgio,
in previsione di una procedura invasiva come ad esempio un intervento di protesi ginocchio è necessario un buon controllo dei valori dell'emocromo.
Consulti il suo ematologo di fiducia in merito al tipo di intervento che ha in programma e per le eventuali modifiche della terapia in atto.


(15 maggio 2018 - ore 8:46) -

Buon giorno, ho 35 anni e solo per caso ho scoperto di avere una fin qui adintomatica. I medici non mi hanno prescritto alcuna terapia, vorrei capire se questa puo essere la giusta soluzione.
(Vanni)


Risposta

Purtroppo non viene indicata quale tra le neoplasie mieloproliferative le è stata diagnosticata. Mi dispiace ma non posso rispondere alla sua domanda.


(14 maggio 2018 - ore 17:05) - Fattori di rischio nella mielofibrosi

Stimatissimi,
quali sono, statisticamente, le principali concause che concorrono al decesso dei soggetti portatori di malattia mieloproliferativa (mielofibrosi)?
Grazie.
(Gilan)


Risposta

Le principali cause di morte nei pazienti affetti da mielofibrosi sono rappresentate dall'evoluzione in leucemia acuta, complicanze cardiovascolari e conseguenti alle citopenie.
La prognosi, nella mielofibrosi primitiva, valutabile alla diagnosi secondo lo score IPSS, si basa su alcuni parametri clinici e di laboratorio:
1) età>65 anni;
2) leucociti >25.000/mmc;
3) blasti in periferia ≥ 1;
4) emoglobina < 10 g/dl;
5) presenza di sintomi sistemici (febbre, calo ponderale, sudorazioni notturne).
La presenza, rispettivamente di 0, 1, 2 o più di 2 permette di classificare la mielofibrosi a rischio di mortalità basso, intermedio-1, intermedio-2 e alto. Durante il follow-up della malattia, il rischio di mortalità è calcolato con lo score DIPSS che prende in considerazione le suddette variabili assegnando alla variabile anemia un punteggio doppio.
Lo score DIPSS-plus include, oltre ai suddetti fattori anche cariotipo sfavorevole, conta piastrinica < 100.000/mmc e necessità di supporto trasfusionale. La prognosi, nella mielofibrosi primitiva, è inoltre influenzata da alcuni fattori, tra cui le mutazioni driver (JAK2, CALR o MPL) e non driver (EZH2, ASXL1, IDH1/2, SRSF2).
Per quanto concerne la mielofibrosi secondaria a policitemia vera o trombocitemia essenziale, la prognosi si basa sul modello prognostico MYSEC-PM che include i seguenti parametri: età, emoglobina < 11 g/dl, piastrine < 150.000/mmc, cellule blastiche nel sangue periferico ≥ 3, assenza della mutazione CALR e sintomi costituzionali.


(14 maggio 2018 - ore 14:53) - Mielofibrosi ed esenzione

Buongiorno,
due giorni fa mi sono recata all'ASL della mia città di residenza per rinnovo esenzione ticket codice 048 dopo 5 anni dalla prima concessione. Premetto che ho avuto come diagnosi mielofibrosi idiopatica appunto cinque anni fa. Con mio grande stupore ho avuto l'esenzione per altri soli tre anni, presumo rinnovabili. Alla mia domanda perplessa l'impiegata ha risposto che il motivo è che molte persone non fanno più controlli dopo un po' di anni e che il rinnovo è breve per questo.
La mia domanda è la seguente: ma la mielofibrosi non è una malattia neoplastica cronica guaribile solo con trapianto peraltro non effettuato da me? L'ematologo ha scritto: "trattasi di malattia neoplastica soggetta a controlli". Rientra nei protocolli dare solo tre anni di rinnovo senza aver effettuato trapianto?
Grazie per la risposta e mi rivolgo anche ai lettori e commentatori di questa pagina informativa, chiedendo loro se hanno avuto diversa esperienza con la loro ASL. Ringrazio infinitamente.
(Margherita)


Risposta

Gentile Sig.ra Margherita,
per un approfondimento sull'argomento può consultare il seguente libretto: http://www.progettoagimm.it/Varie/Libretto_Mielofibrosi.pdf
Inoltre, le segnalo alcune associazioni-pazienti con malattie mieloproliferative croniche che potrebbero esserle di aiuto:
http://www.aipamm.it/ collegamento esterno
http://www.ailpazienti.it/mmponline/ collegamento esterno


(13 maggio 2018 - ore 15:58) - Mielofibrosi e Ruxolitinib

Buongiorno, ho letto che ruxolitinib è efficace se preso tempestivamente con mielofibrosi mf1 mf2, che efficacia può avere se si inizia l'assunzione con una mf3?
In uno stadio avanzato e alto rischio per età e blasti c'è evidenza di risultati positivi con ruxolitinib ed eventualmente dopo quanto tempo? Se dopo tre mesi la milza non diminuisce, ma aumenta, significa che non è efficace? Ci sono alternative terapeuriche?
Grazie. Buona giornata.
(Daniela)


Risposta

L'indicazione all'avvio di Ruxolitinib è il controllo della splenomegalia sintomatica e dei sintomi costituzionali in pazienti con mielofibrosi (primitiva e secondaria) a rischio alto, intermedio-2 e più recentemente intermedio-1, indipendentemente dal grado di fibrosi midollare.
L'approvazione di Ruxolitinib nel trattamento dei pazienti affetti da mielofibrosi con le suddette caratteristiche deriva da due studi di fase III randomizzati nei quali il farmaco è stato confrontato con placebo (COMFORT-1) e con la miglior terapia disponibile (COMFORT-2). I risultati di questi studi hanno dimostrato nei pazienti in trattamento con Ruxolitinib;:
1) tasso di risposta in termini di riduzione della milza (di almeno il 35%), dopo 24 mesi nel COMFORT-1 e 48 settimane nel COMFORT-2, più alto;
2) riduzione della milza di qualsiasi grado e mantenimento di tale risposta nei pazienti in risposta;
3) controllo dei sintomi sistemici consentendo un miglioramento della qualità di vita.
Nei pazienti che presentano un peggioramento della splenomegalia è opportuno effettuare una rivalutazione di malattia e stabilire se tale condizione indica una variazione dello stato di malattia o è espressione di altre condizioni.
Inoltre, la scelta di eventuali alternative terapeutiche è individuale e dipende dalle caratteristiche e manifestazioni cliniche della malattia nonché dalle condizioni cliniche del paziente.
La invitiamo a discutere con il suo Ematologo di fiducia per valutare la strategia terapeutica migliore per lei.


(11 maggio 2018 - ore 12:02) - Piastrinosi

Gentili Signori,
a Febbraio PLT ok. Al 10/4 plt a 593, dopo qualche giorno (durante ciclo m.) scese a 550. Dopo 10 gg. salite a 703. Dopo 15 gg. scese a 520.
VES PCR ELETTROFORESI SIERICA...tutto OK. EMATOLOGO da la colpa CMQ ad un fattore reattivo, secondario..., oppure ormonale (dopo svariati cicli di fecondazione ravvicinati)...Io ho ansia per T.E.
(Monica)


Risposta

In caso di riscontro piastrinosi sono necessari accertamenti volti all'esclusione di possibili cause reattive di tale condizione come ad esempio stati infiammatori/infettivi, carenza marziale, splenectomia e farmaci.
Se persistenza di piastrinosi, in assenza di cause secondarie, vi è indicazione all'esecuzione di indagini di secondo livello per escludere la presenza di malattia mieloproliferativa cronica.


(11 maggio 2018 - ore 3:17) - Trombocitemia essenziale

Ho 64 anni e sono affetto da trombocitemia essenziale JAK2 positivo diagnosticato a novembre 2016. Da gennaio 2018 assumo oncocarbide, 1 cpr al giorno. Alla seconda visita di controllo a marzo a fronte di piastrine 240 ed ematocrito di 49,5 mi è stato prescritto un aumento dell'oncocarbide a 10 settimanali invece delle precedenti sette. Motivazione: ematocrito alto. Vi chiedo se la diagnosi sia condivisibile visto che le piastrine sono abbondantemente nella norma. Grazie.
(Giuseppe)


Risposta

Talvolta, sebbene raramente, la trombocitemia essenziale può evolvere in policitemia vera. In tal caso è necessario un adeguato controllo dei valori di ematocrito (da mantenere <45%).


(09 maggio 2018 - ore 9:55) - Trombocitemia essenziale e terapie fisioterapiche

60 anni, affetto da trombocitemia JAK2+, con infarto miocardico pregresso da trombosi intracoronarica e in terapia efficace con idrossiurea.
Esistono controindicazioni alle terapie fisioterapiche (laser, tecar, onde d'urto, elettrostimolazioni) su articolazioni? Nelle controindicazioni di queste terapie sono indicati genericamente i tumori. Grazie.
(Francesco)


Risposta

Non vi sono controindicazioni assolute alle terapie fisioterapiche da Lei elencate. Tuttavia, le segnalo:
1) la trombocitemia essenziale è un tumore ematologico ed è caratterizzato da un aumentato rischio di complicanze vascolari (trombosi ed emorragia);
2) inoltre, la concomitante terapia antiaggregante/anticoagulante (in associazione alla terapia citoriduttiva con idrossiurea) in corso, potrebbe aumentare il rischio di sanguinamenti.


(08 maggio 2018 - ore 21:11) - Pacritinib

Salve, volevo sapere in quali centri è in sperimentazione pacritinib e quando sarà messo in commercio.
(Franco)


Risposta

Lo studio clinico con pacritinib non è ancora attivo in Italia e non è possibile prevedere, al momento, se e quando sarà autorizzata la commercializzazione.


(08 maggio 2018 - ore 12:58) - Anemia e Luspatercept nella mielofibrosi

Gentili ricercatori,
in risposta ad un precedente quesito avete parlato del protocollo Luspatercept nei pazienti con mielofibrosi ed anemia, citando Firenze e Varese tra i centri coinvolti in Italia. Vorrei chiedervi quali sono gli altri centri italiani e quali sono, in linea teorica, le controindicazioni per l'accesso alla sperimentazione.
E’ consigliato come primo approccio a pazienti (come nel mio caso, che ho avuto di recente la diagnosi di mielofibrosi) per cui al momento non sono stati ravvisati i presupposti per l’assunzione del Ruxolitinib e che hanno come problema principale una forte anemia? In alternativa, quali sono le terapie più appropriate, tra quelle tradizionali (a parte le trasfusioni)?
(Giuseppina)


Risposta

L'anemia è una manifestazione cardine della mielofibrosi ed è presente nel 35-54% dei pazienti alla diagnosi.
Al momento le possibili terapie volte al miglioramento dei valori emoglobinici sono: androgeni, eritropoietina, danazolo, steroidi, farmaci immumodulatori.
Lo studio con Luspatercept è rivolto ai pazienti affetti da mielofibrosi (primaria e secondaria) associata ad anemia (emoglobina < 9.5 g/dl), con o senza necessità di supporto trasfusionale. Lo studio prevede inoltre un braccio di trattamento per in pazienti in terapia con Ruxolitinib.
I centri attivi in Italia sono:
- Ospedale di Circolo Varese
- Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII, Bergamo
- Fondazione IRCSS San Matteo, Pavia
- Istituto Clinico Humanitas, Rozzano (MI)
- Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi, Firenze
Si consiglia di eseguire una valutazione con l'ematologo di riferimento o in alternativa presso uno dei suddetti centri.


(08 maggio 2018 - ore 9:24) - Policitemia Vera e candidosi del tratto gastrointestinale

Buongiorno, sono affetta da policitemia vera JAK2 diagnosticata nell'agosto 2017, da ottobre assumo 1 cp di oncocarbide e 1 cp di cardioaspirina ed ho eseguito 3 salassi, i parametri ematologici sono discretamente controllati. Ultimamente ho notevoli disturbi intestinali con frequente dissenteria e meteorismo, sospetto una candidosi del tratto gastroenterico, vorrei sapere se vi sono controindicazioni all'assunzione di acido caprilico. Grazie per l'attenzione.
(Paola)


Risposta

Non vi sono dati sul potenziale di interazione di idrossiurea con acido caprilico. L'esperienza clinica da tempo acquisita, indica che l'idrossiurea non ha un elevato potenziale di interazione. Suggerisco tuttavia un attento monitoraggio da parte dell'Ematologo curante e lo specialista in Malattie infettive.


(07 maggio 2018 - ore 21:35) - Modelli prognostici nella mielofibrosi

Malato da mielofibrosi post policitemia in fasa avanzata volevo sapere qualcosa di più sul modello per individuare i pazienti adatti al trapianto dell equipe del prof. Vannucchi.
(Franco)


Risposta

Il gruppo AGIMM in collaborazione con la Mayo Clinic di Rochester (MN, USA) hanno elaborato due modelli prognostici rivolti ai pazienti affetti da mielofibrosi primitiva con età inferiore a 70 anni (lo studio include 805 pazienti), candidabili a procedura di trapianto allogenico. Gli scores prendono in considerazione parametri clinici, molecolari e citogenetici.
MIPSS-70 include le seguenti variabili: anemia (emoglobina <10 g/dl), leucocitosi (globuli bianchi >25.000/mmc), piastrinopenia (piastrine <100.000/mmc), presenza di cellule blastiche nel sangue periferico (≥ 2%), fibrosi midollare (di grado 2 o superiore), assenza della mutazione di CALR-tipo1, presenza di mutazioni a carico di geni che definiscono l'alto rischio molecolare (ASXL1, SRSF2, IDH1, IDH2 e EZH2), 2 o più delle suddette mutazioni definenti l'alto rischio molecolare.
MIPSS-70 plus include le seguenti variabili: anemia (emoglobina<10 g/dl), presenza di cellule blastiche nel sangue periferico (≥ 2), sintomi costituzionali, assenza della mutazione di CALR-tipo1, presenza di mutazioni a carico di geni che definiscono l'alto rischio molecolare (ASXL1, SRSF2, IDH1, IDH2 e EZH2), 2 o più delle suddette mutazioni definenti l'alto rischio molecolare, citogenetica sfavorevole.
Tali variabili permettono di stratificare la popolazione in studio in 3 e 4 categorie di rischio, rispettivamente, caratterizzata da una distinta probabilità di progressione e rischio di ridotta sopravvivenza: i pazienti ad alto rischio secondo lo score MIPSS-70 e a rischio molto alto secondo lo score MIPSS-70 plus hanno una sopravvivenza predetta a 5 anni del 29%e del 7% rispettivamente.
Recentemente è stato inoltre sviluppato uno score prognostico applicabile ai pazienti affetti da mielofibrosi post-policitemia vera e trombocitemia essenziale. Il modello prognostico, MYSEC-PM, include l’età, emoglobina < 11 g/dl, piastrine < 150.000/mmc, cellule blastiche nel sangue periferico ≥ 3, assenza della mutazione CALR e sintomi costituzionali. Sono in corso degli studi volti alla validazione di tale modello prognostico nei pazienti affetti da mielofibrosi secondaria a policitemia vera e trombocitemia essenziali, candidabili a procedura di trapianto allogenico.


(07 maggio 2018 - ore 12:21) - Eritromelalgia

Mi è stata diagnosticata eritromelalgia ai piedi, prescritto gabapentin e, inoltre, sto facendo iniezioni di b12 perché carente, ma nonostante la cura da 2 mesi, continuano gli attacchi di dolore urente. Prendo un farmaco perché soffro di ipertensione. Vorrei sapere se posso prendere aspirina. Grazie.
(Antonia)


Risposta

L'eritromelalgia è un disturbo funzionale vascolare caratterizzato da dolore urente, calore e arrossamento in genere localizzato a mani e piedi. Molteplici possono essere le cause di questa condizione. Nei casi associati a neoplasie mieloproliferative croniche, l'assunzione di cardioaspirina può migliorare la sintomatologia.


(06 maggio 2018 - ore 20:45) - Domanda non pertinente

Egregi ricercatori vi espongo il mio caso. Elettroforesi con albumina 53,6 alfa1 4,7 alfa2 10,7 beta1 7,7 beta2 6,1 gamma 17,2 rapporto A/G 1,6 commento: si segnala restrizione fisiologica eterogeneità delle gamma-globuline. Il grafico non presenta anomalie, cosa può essere? Che esami di approndimento devo fare? Sono in ansia. Grazie.
P.S. tutti gli esami sono nella norma a parte in anemia per mancanza di ferro.
(Lucia)


Risposta

Gentile Sig.ra Lucia,
l’elettroforesi proteica da lei segnalata e relativo commento in assenza di altre informazioni sono insufficienti per l'inquadramento di una possibile patologia. Segnalo inoltre che il sito AGIMM è dedicato a pazienti affetti da neoplasie mieloproliferative croniche e i ricercatori del gruppo AGIMM che rispondono sono specialisti nella gestione di queste patologie.


(06 maggio 2018 - ore 19:57) - Evoluzione mielofibrotica nella trombocitemia essenziale

Quale la percentuale per mio marito di 37 anni con trombocitemia essenziale con JAK2 positivo che si evolva in mielofibrosi? La ringrazio.
(Lucrezia)


Risposta

Nella trombocitemia essenziale l'attesa di vita di un paziente è molto vicina a quella della popolazione generale. La progressione a mielofibrosi è un evento tardivo della storia naturale della malattia, con un rischio cumulativo a 15 anni di circa il 10% (Barbui et al, J Clin Oncol. 2011 Aug 10;29(23):3179-84; Rumi et al, Blood. 2016 Nov 17;128(20):2403-2414).


(03 maggio 2018 - ore 19:50) - Policitemia Vera intollerante/resistente ad idrossiurea

Ho 50 anni e sono affetto da policitemia vera JAK2+ dal 2001, attualmente in trattamento con oncocarbide dal 2010; a distanza di tempo sono diventato intollerante/resistente all'idrossiurea quindi il mio ematologo mi ha consigliato l'arruolamento al trattamento con jakavi; è l'unico farmaco adatto alla terapia o ci sono altri farmaci disponibili? Devo seguire delle procedure particolari o attenzioni prima dell'inizio della terapia?
(Giuseppe)


Risposta

Gentile Sig. Giuseppe,
recentemente Ruxolitinib (Jakavi), grazie ai risultati degli studi Response, è stato approvato per il trattamento dei pazienti affetti da Policitemia Vera intollerante e resistente ad idrossiurea.
Una possibile alternativa a Ruxolitinib nel trattamento dei pazienti affetti da policitemia vera intolleranti o inadeguatamente rispondenti all‘idrossiurea è rappresentata dall'interferone alfa: in Italia, il farmaco non è attualmente autorizzato e sono in corso degli studi necessari per una possibile futura approvazione dalle agenzie regolatorie.
Non vi sono procedure particolari o attenzioni a cui deve essere sottoposto prima dell'avvio della terapia.
Essendo il farmaco associato ad un aumento del rischio di infezioni (soprattutto di natura erpetica) si consiglia uno screening infettivo prima dell'inizio della terapia ed eventuale profilassi è suggerita in casi selezionati.


(02 maggio 2018 - ore 22:09) - Supporto trasfusionale piastrinico

Gentili ricercatori,
mia madre ha 75 anni ed è da febbraio 2017 che fa due trasfusioni settimanali di sangue perché le è stata diagnosticata a giugno 2017 una mielofibrosi ad alto rischio.
E' da venerdi 20 c.m. che mia madre, a seguito di crisi convulsive o epilettiche, che è ricoverata all'ospedale. Oggi a seguito del controllo dell'emocromo sono emersi che il valore delle piastrine gli è sceso a 15000. Questo valore cosi basso non era mai stato raggiunto neanche quando mia madre assumeva il jakavi. Ho evidenziato questo valore con i medici ospedalieri chiedendo se fosse il caso, oltre della solita trasfusione di sangue, anche la trasfusione delle piastrine. La risposta che ho ricevuto è che il valore delle piastrine non è cosi allarmante da intervenire con una trasfusione.
Gentili ricercatori, quale limite le piastrine devono raggiungere per far si che sia necessaria una trasfusione per reintigrarle? Saluti.
(Carlo)


Risposta

Gentile Sig. Carlo,
da linee guida il supporto trasfusionale piastrinico nei pazienti trombocitopenici, senza emorragia attiva, che non devono essere sottoposti a procedure invasive o intervento chirurgico è indicato per conta piastrinica < 10.000/mmc o secondo necessità clinica.


(02 maggio 2018 - ore 16:31) - Prevenzione degli eventi trombotici nelle neoplasie mieloproliferative croniche

Buongiorno,
da circa due anni ho piastrine intorno a 700.000 ed emocratico 48-49%, con globuli bianchi intorno a 10.000. Ho fatto la biopsia del midollo e il referto è neoplasia mieloproliferativo non classificabile (policitemia vera in fase prepolicetemica oppure mielofibrosi prefiobitica). Ho 59 anni e assumo una cardioaspirina al giorno (il mio ematologo mi fa assumere due aspririne quando prendo l'aereo).
Ho letto che fare regolarmente la sauna aiuta a prevenire eventi trombotici: c'è qualche controindicazione in caso di piastrine elevate e assunzione della cardioaspirina? Grazie della risposta.
(Lorenzo)


Risposta

Gentile Sig. Lorenzo,
ad oggi, non ci sono studi clinici che valutano l'efficacia della sauna nella prevenzione degli eventi trombotici nei pazienti affetti da neoplasia mieloproliferativa cronica. Nei pazienti affetti da Policitemia Vera e Trombocitemia Essenziale, la terapia, avente come obiettivo la riduzione del rischio di sviluppare eventi vascolari, consiste nell'assunzione di antiaggreganti e terapia citoriduttiva (quest'ultima nei pazienti ad alto rischio, ovvero con età>60 anni e/o con pregresso evento trombotico).
Inoltre, adeguata alimentazione e stile di vita sano sono fondamentali per la gestione dei cosiddetti fattori di rischio cardiovascolari modificabili (fumo, ipertensione arteriosa, obesità, dislipidemia ed iperglicemia).
Non vi sono controindicazione assolute all'esecuzione di saune, le consiglio tuttavia di assumere liquidi in abbondanza per compensare le previste abbondanti sudorazioni.


(02 maggio 2018 - ore 13:55) - Ropeginterferone e Policitemia Vera

Buongiorno,
vorrei sapere le ultime novità sull'utilizzo del ropeginterferon e se nel prossimo futuro potrà essere utilizzato per tutti i malati di policitemia e le altre malattie mieloproliferative.
Quali sono ad oggi i limiti, è solo una questione di costi elevati?
Da quello che leggo sembra che l'interferone in genere è il farmaco che più tiene sotto controllo la malattia, più del recente ruxolitinib (jakavi), perché allora non viene prescritto a tutti? Grazie.
(Antonio)


Risposta

Gentile Sig. Antonio,
ad oggi la terapia standard di prima linea nella Policitemia Vera è:
- salasso e terapia antiaggregante nei pazienti a basso rischio (terapia citoriduttiva in casi selezionati);
- salasso, terapia antiaggregante e citoriduttiva (Idrossiurea nella maggior parte dei casi) nei pazienti ad alto rischio.
La seconda linea nella Policitemia Vera resistente e/o intollerante ad idrossiurea è rappresentata da Ruxolitinib (sulla base degli studi "Response"), recentemente approvato dalle agenzie regolatorie e da poco divenuto rimoborsabile in Italia.
L'interferone alfa, sebbene indicato nelle linee guida europee, specialmente nei pazienti giovani o nelle donne gravide, in Italia non è attualmente autorizzato per la policitemia vera.
All'ultimo congresso americano di ematologia sono stati presentati i risultati a 2 anni dello studio "Proud-PV", studio di non inferiorità, randomizzato, che confronta ropeginterferone e idrossiurea in prima linea, nei pazienti affetti da Policitemia Vera. I risultati hanno dimostrato:
- un maggior tasso di risposte ematologiche complete (ovvero la normalizzazione dell'emocromo) nei pazienti sottoposti a terapia con ropeinterferone rispetto ai pazienti in terapia con Idrossiurea;
- no differenze tra i pazienti in trattamento con ropeginterferone e idrossiurea in termini di risposta ematologica completa + miglioramento dei sintomi;
- un maggior tasso di risposte molecolari parziali (riduzione della carica allelica di JAK2) nei pazienti trattati con ropeginterferone.
Inoltre, lo studio ha dimostrato una maggior incidenza di disordini endocrinologici, reumatologici, psichiatrici e complicanze trombotiche (venose ed arteriose) nei pazienti in terapia con ropeinterferone rispetto ai pazienti in trattamento con idrossiurea.
Nella stessa occasione sono stati presentati i risultati ad 1 anno dello studio "MPD-RC" che valuta Ropeginterferone in seconda linea nei pazienti affetta da Policitemia vera e Trombocitemia essenziale. I risultati hanno dimostrato un tasso di risposta complessiva pari al 60% nella policitemia vera e del 69% nella trombocitemia essenziale e una riduzione della carica allelica di JAK2 (> 20% nel 41.3%, > 50% nel 20.6%). Tre pazienti hanno sviluppato un evento trombotico maggiore (2 eventi arteriosi coronarici, 1 trombosi venosa profonda) e non vi sono stati effetti sulla riduzione delle dimensioni della milza.
I risultati aggiornati a 4 anni dello studio Response (che confronta Ruxolitinib con la miglior terapia disponibile nei pazienti affetti da Policitemia vera intollerante e resistenti ad idrossiurea ) hanno dimostrato che nel 73% dei casi si mantiene un controllo dell'ematocrito (<45%) e l'86% dei pazienti mantiene un riduzione del volume splenico almeno del 35%.
I risultati inerenti all'utilizzo di ropeginterferone sono promettenti e pertanto potrebbe essere preso in considerazione in futuro come farmaco da utilizzare nel trattamento dei pazienti affetti da policitemia vera, ma è necessario un più lungo periodo di follow-up per valutarne l'efficacia e la sicurezza.


(01 maggio 2018 - ore 23:16) - Alimentazione e Trombocitemia Essenziale

Buonasera, il mio caso riguarda mio padre al quale circa tre anni fa è stata asportata la milza in seguito ad una splenomegalia. Da allora gli è stata diagnosticata una Trombocitemia di tipo essenziale. Premetto che si tratta di una persona di settantatrè anni.
La cura che fa consiste in assunzione di oncocarbide (dosato in base ai risultati dell'emocromo) a volte associato alla cardioaspirina o a iniezioni di eparina.
La mia domanda è se esiste, oltre alla terapia farmacologica, anche la possibilità di seguire un regime alimentare che possa aiutarlo. Grazie.
(Maria)


Risposta

Gentile Sig.ra Maria,
la gestione terapeutica dei pazienti affetti da Trombocitemia Essenziale ha lo scopo di ridurre le eventuali complicanze vascolari e consiste, in base alla categoria di rischio, nell'assunzione di terapia antiaggregante talvolta associata a terapia citoriduttiva. E’ inoltre necessaria la correzione dei cosiddetti fattori di rischio cardiovascolari: fumo, sovrappeso, dislipidemia, ipertensione, iperglicemia.
Non vi sono indicazioni specifiche per quanto riguarda i regimi alimentari: uno stile di vita sano ed una dieta completa ed equilibrata sono fondamentali nella correzione dei suddetti fattori di rischio cardiovascolari modificabili (ad esempio dislipidemia, iperglicemia).


(30 aprile 2018 - ore 22:40) - Livelli di acido urico nella trombocitemia essenziale

Mio marito con trombocitemia essenziale con JAK2 positivo negli ultimi esami ha l'acido urico basso a 3,2, cosa significa?
(Lucrezia)


Risposta

I pazienti con trombocitemia essenziale o altre malattie mieloproliferative croniche possono avere alti livelli di acido urico (iperuricemia) dovuti all'aumentato ricambio cellulare presente in queste malattie. In tal caso, è necessario un farmaco per ridurre l'iperuricemia, come per esempio l'allopurinolo. Bassi livelli di acido urico non hanno importanza clinica.


(29 aprile 2018 - ore 22:29) - Estate con la trombocitemia essenziale

Per mio marito sarà la sua prima estate con trombocitemia essenziale con JAK2 positivo, quali sono gli accorgimenti che bisogna avere?
(Lucrezia)


Risposta

Non ci sono particolari precauzioni per il periodo estivo per i pazienti con trombocitemia essenziale. Per i pazienti in trattamento con Oncocarbide è consigliabile evitare una esposizione intensa ai raggi solari.


(29 aprile 2018 - ore 17:16) - Integratori alimentari nella policitemia vera

Una domanda sulla policitemia vera. Mia mamma, 84 anni, è affetta da questa malattia, ed è controllata trimestralmente alla banca del Sangue dove, se è il caso, effettua salassi. Prende anche l'Oncocarbide la cui posologia, a seguito di recente aumento dei globuli bianchi, è passata da una compressa a giorni alterni, a una compressa al giorno. Poiché si sente spesso stanca e anemica, che è uno degli ahimè tanti effetti collaterali del farmaco, chiedevo quale poteva essere un integratore alimentare da assumere che non interferisse con la cura.
Ringrazio in anticipo ed invio cordiali saluti.
(Andrea)


Risposta

Non c'è indicazione all'uso di integratori alimentari nella policitemia vera e nelle altre malattie mieloproliferative croniche.
Va bene la normale alimentazione. In caso di carenze specifiche (es. vitaminiche), documentate con gli esami di laboratorio, l'ematologo provvederà alla terapia sostitutiva della sostanza mancante.
Si ricorda che la terapia con salassi induce una carenza di ferro e che questa carenza, di regola, è utile ai pazienti policitemici perché mantiene l'ematocrito ai livelli desiderati. La carenza di ferro non deve però essere tale da ridurre l'emoglobina a valori inferiori a 12 g/dL. In tal caso una cauta terapia con ferro può essere necessaria.


(28 aprile 2018 - ore 23:56) - Effetto delle condizioni dell'umore sulla trombocitemia essenziale

Quanti conta l'umore per un malato di trombocitemia? Le agitazioni, influiscono sulla malattia? Grazie.
(Lucrezia)


Risposta

Un umore depresso o ansioso non influisce sui valori dell'emocromo, sui segni obbiettivi (es. la splenomegalia) o sul decorso clinico (es. rischio di trombosi o di progressione) della trombocitemia essenziale. Può però influire sulla qualità di vita del paziente e quindi deve essere considerato e, se necessario, trattato in collaborazione con il neurologo.


(28 aprile 2018 - ore 19:04) - Interferone nella trombocitemia essenziale (TE)

Buonasera,
sono una paziente sotto i 40 anni alla quale è stata diagnosticata la mielofibrosi primaria in fase precoce cellulare pre-fibrotica, con associata trombocitosi (conta piastrinica di 1,5 mln) - mutazione CALR +.
Da ottobre sto facendo le iniezioni di interferone (dosaggio 3 ml ogni giorno) ed i valori delle piastrine si sono assestati intorno ai 400.000.
Nonostante la mia esperienza sia al momento positiva, in quanto i valori si sono abbassati e non ho evidenza di effetti collaterali, vorrei conoscere quali sono gli effetti dell'assunzione dell'interferone e se potete indicarmi gli studi in materia.
Grazie
(Carmen)


Risposta

L'interferone alfa (IFN) è un farmaco generalmente efficace nel controllare i valori delle piastrine nei pazienti con TE. E' però associato con alcuni effetti collaterali che comprendono un peggioramento della depressione nei pazienti a rischio, il rischio di aggravare o indurre malattie autoimmuni, in particolare della tiroide e una sindrome simil-influenzale (febbre, dolori osteo-articolari) soprattutto all'inizio del trattamento. La formulazione pegilata dell'interferone alfa (PEG-IFN) è, di solito, meglio tollerata dell'interferone alfa standard.
In uno studio recente (Masarova et al. Lancet Hematol 2017; Apr 4(4):e165e175), sono stati studiati 40 pazienti con TE e 43 con policitemia vera, trattati con PEG-IFN alfa-2a per una durata mediana di 83 mesi. Una buona risposta sui valori dell'emocromo e sulle mutazioni molecolari è stata osservata nel 80% e 63% dei pazienti, rispettivamente. Il 22% dei pazienti ha però dovuto sospendere il farmaco per eventi avversi.


(27 aprile 2018 - ore 18:32) - Eritropoietina e Ruxolitinib (Jakavi) nel trattamento della mielofibrosi

Buonasera, a un mio parente è stata diagnosticata circa un anno fa mielofibrosi post trombocitemia essenziale, i cui effetti sono stanchezza, capogiro, nausea, mal di testa. Fino ad ora è in cura con in Vercite e Danatrol, le piastrine sono a 500000 e l'emoglobina è a 8/8,5 con necessità di trasfusione ogni 15 giorni. Vorrei sapere un parere sulle possibili cure (eritopoietina e jakavi) e se eventualmente ce ne siano altre. Nel caso specifico l'eritopoietina è indicata? Inoltre, il jakavi quali effetti ha sulla malattia? Ha gravosi effetti sull'HGB? Grazie.


Risposta

L'eritropoietina è in genere poco efficace e raramente usata nel trattamento dell'anemia della mielofibrosi. Ruxolitinib è invece largamente utilizzato nei pazienti con mielofibrosi di gravità intermedia ed alta. I principali effetti positivi del farmaco sono la riduzione della splenomegalia ed il miglioramento dei sintomi, in particolare febbre, sudorazione notturna, prurito e calo di peso. Gli effetti collaterali di Ruxolitinib comprendono un calo dell'emoglobina e delle piastrine, in genere moderato, presente soprattutto nelle prime settimane di terapia e controllabile con la riduzione della dose. Un altro importante effetto collaterale di ruxolitinib è l'aumento del rischio di infezioni, in particolare da herpes zoster.


(27 aprile 2018 - ore 11:56) - Iperferritinemia nella mielofibrosi trasfusiono-dipendente

Buongiorno, un'altra domanda sulla mielofibrosi. A seguito delle trasfusioni, ogni 10-12 giorni circa, la ferretina è aumentata a 1600. Da circa un mese e mezzo con Exjade da 500 mg è leggermente scesa a 1400. Sta scendendo quindi molto lentamente, ma non possiamo aumentare la dose di exjade a causa dell'insufficienza renale. Volevo chiedere quanto rischio c'è di deposito di ferro nei tessuti, con conseguenti danni, se la ferretina risulta alterata da circa 5 mesi e considerando che ci vorrà ancora molto tempo perché scenda a questo ritmo continuando le trasfusioni?
Valori sopra i 1000 sono molto rischiosi? Dopo quanto tempo si possono avere danni agli organi?
Grazie mille. Buona giornata.
(Daniela)


Risposta

Non ci sono dati sicuri sull'entità del rischio da sovraccarico di ferro nei pazienti con mielofibrosi trasfusiono-dipendenti, come invece ci sono per altre patologie ematologiche come le mielodisplasie. In particolare, non è chiara la correlazione tra valori di ferritina e danni d'organo. In uno studio di 28 pazienti con mielofibrosi trasfusiono-dipendenti e con sovraccarico di ferro, la terapia con Deferasirox (Exjade) ha ridotto la ferritina a valori < 1000 ng/mL in 11 pazienti (42%) ma un beneficio clinico, in termini di miglioramento dell'anemia, è stato osservato in solo 6 pazienti (23%) (Latagliata et al. Eur J Haematol 2016; 96: 643).


(27 aprile 2018 - ore 10:58) - Luspatercept nel trattamento della mielofibrosi.

Buongiorno, a mio padre 78 anni MF 3, trattato con ruxolitinib, dipendente da trasfusioni, è stato consigliato di valutare di il protocollo con Luspatercept. Ho letto che tra gli effetti negativi può esserci un aumento dei blasti, questo non può portare quindi ad un aumento del rischio di leucemia e al progredire della mielofibrosi?
Luspatercept ha effetto solo sull'anemia o anche sulla riduzione della milza?
Grazie mille. Buona giornata.
(Daniela)


Risposta

Luspatercept è un farmaco in corso di sperimentazione per il trattamento dell'anemia nei pazienti con mielofibrosi. Il farmaco si è già dimostrato efficace nel migliorare l'anemia in altre patologie ematologiche, come la mielodisplasia e la talassemia. Non ci si aspetta un effetto di Luspatercept sulla splenomegalia e non ci sono sinora evidenze che il farmaco aumenti il rischio leucemico dei pazienti con mielofibrosi.


(27 aprile 2018 - ore 10:38) - Trattamento della splenomegalia nella mielofibrosi con Ruxolitinib

Buongiorno, mio padre prende due dosi da 15 mg di jakavi da gennaio 2018 per una mielofibrosi MF 3 ad alto rischio, ma la milza dall'ultima ecografia di ieri è cresciuta di circa 1,5 cm rispetto a fine dicembre 2017. Significa che il jakavi non ha effetto? C'è una terapia alternativa per la milza e il controllo della malattia? Grazie mille. Buona giornata.
(Daniela)


Risposta

Ruxolitinib è in genere un farmaco efficace nel ridurre le dimensioni della milza nella mielofibrosi. Peraltro, l'effetto di Ruxolitinib sulla splenomegalia può ridursi nel corso del tempo fino a scomparire in circa la metà dei pazienti dopo 3 anni di trattamento (Verstovsek et al. J Hematol Oncol 2017 Feb 22;10(1):55). Trattamenti alternativi a Ruxolitinib per la splenomegalia nella mielofibrosi (a parte l'Idrossiurea) sono in corso di sperimentazione.


(26 aprile 2018 - ore 22:19) - Piastrinopenia in corso di Ruxolitinib nella mielofibrosi

Salve,
affetto da mielofibrosi post policitemia vera in fase avanzata.
In seguito ad aumento dosaggio ruxolitinib e oncocarbide per globuli bianchi altissimi (98000), le piastrine sono passate da 113 a 92 ed oggi 42, i globuli bianchi da 98000 a 38000 ed oggi 28000, gli altri valori accettabili, ematocrito 37, emoglobina 11.
Dosaggio subito diminuito da 15 mg a 10 mg mattina e sera di ruxolitinib e oncocarbide da 3 a 2, ho avuto forte sanguinamento dal naso frenato con tranex.
Chiedevo, se questo valore di piastrine è preoccupante e se c'è una soglia sotto la quale dovrei fare trasfusione, anche se diminuendo il dosaggio probabilmente risaliamo. Grazie.
(Franco)


Risposta

La piastrinopenia è un noto effetto collaterale del trattamento con Ruxolitinib dei pazienti con mielofibrosi. Il dosaggio iniziale del farmaco è infatti stabilito sulla base del numero di piastrine del paziente. Se, nel corso del trattamento, il numero di piastrine si riduce, anche la dose di Ruxolitinib deve essere ridotta fino, di regola, alla sospensione se le piastrine scendono al di sotto di 50.000/mmc. In casi particolari, il medico può accettare di proseguire il farmaco anche con piastrine leggermente inferiori alle 50.000/mmc se giudica che il rapporto beneficio/rischio sia comunque favorevole.
La trasfusione di piastrine è raramente necessaria ed è, in genere, indicata nei pazienti con sintomi emorragici.


(26 aprile 2018 - ore 17:26) - Eritropoietine biosimilari

Salve. Mi è stata diagnosticata 4 anni fa una anemia con sideroblasti ad anello gravata successivamente da una piastrinosi (al momento 900.000 piastrine). Per controllare anemia e piastrine faccio cicli di oncocarbide ed Eprex 40.000 settimanale da 17 mesi. La farmacia dell'ospedale dove ritiro Eprex vuole il passaggio dall'originator al biosimilare anche se non sono una paziente naive. A vostro parere posso rifiutare? Avrei piacere di conoscere il vostro giudizio riguardo alla intercambiabilità fra originator e biosimilare in corso di trattamento. Grazie.
(Antonella)


Risposta

In linea di massima, i farmaci biosimilari hanno le stesse caratteristiche di efficacia e tollerabilità del farmaco originator e questo vale anche per le eritropoietine e, di regola, anche in corso di trattamento. Nulla vieta, peraltro, di tornare al farmaco originator nei rari casi di ridotta efficacia o peggiore tollerabilità del biosimilare.


(26 aprile 2018 - ore 17:13) - Trattamento con salassi nella mielofibrosi

Buonasera, nella mielofibrosi è normale il salasso ogni quattro mesi con gobluli rossi a 7,36?
(Maria)


Risposta

La salassoterapia è poco frequente nei pazienti con mielofibrosi perché la maggior parte di loro è anemica piuttosto che policitemica. Alcuni pazienti però possono presentare una mielofibrosi, cosiddetta florida, nella quale i salassi possono essere necessari. La loro frequenza dipende dai valori dell'emocromo durante il trattamento e dalla tollerabilità del paziente alla procedura.


(26 aprile 2018 - ore 17:09) - Evoluzione della trombocitemia essenziale in mielofibrosi.

Siete al corrente di persone affette da TE o PV che hanno avuto queste malattie per moltissimi anni (30/40 anni o più) e la malattia è rimasta invariata (senza mutare in mielofibrosi o altro?). Ho 35 anni e TE con piastrine a 500 e vorrei sapere se esistono persone che hanno la mia malattia da "tantissimo tempo".
Grazie infinite.


Risposta

Il rischio di evoluzione della trombocitemia essenziale in mielofibrosi è circa il 10% dopo 20 anni (Passamonti et al. Hematologica 2008; 93: 1645). Pertanto, la grande maggioranza dei pazienti non si è trasformato in mielofibrosi dopo questo lungo periodo. Molti di loro non si trasformeranno in mielofibrosi anche dopo periodi più lunghi ma il rischio di progressione a 30-40 anni è difficile da stimare e poco preciso.


(25 aprile 2018 - ore 23:51) - Rischio di trombosi e mielofibrosi nella trombocitemia essenziale

Mio marito 37 anni è malato di trombocitemia essenziale con JAK2 positivo. Quali sono le probabilità che abbia una trombosi e le probabilità di una mielofibrosi? Le sue ultime piastrine al 23 marzo sono di 1080... Grazie per la risposta.
(Lucrezia)


Risposta

Il rischio di trombosi nella trombocitemia essenziale è attualmente definito da uno score prognostico denominato IPSET-trombosi (Barbui et al. Blood 2012; 120:5128). I fattori di rischio inclusi nello score e il loro rispettivo peso sono:
a) età maggiore di 60 anni: 1 punto;
b) presenza di almeno un fattore di rischio cardiovascolare (ipertensione, fumo, diabete): 1 p.;
c) storia precedente di trombosi: 2 p.;
d) presenza della mutazione JAK2V617F: 2 p.
Il calcolo del rischio è dato dalla somma dei punti:
basso rischio: 0-1 p.;
rischio intermedio: 2 p.;
alto rischio; 3 o più punti.
L'incidenza di trombosi stimata è circa 1% all'anno nel basso rischio, 2% all'anno nel rischio intermedio e 3,5% all'anno nell'alto rischio.
Il rischio di sviluppare una mielofibrosi post-trombocitemica è principalmente associato alla durata di malattia e può essere stimato in circa il 4% dopo 10 anni, 6% dopo 15 anni e 10% dopo 20 anni dalla diagnosi (Passamonti et al. Heamatologica 2008; 93: 1645).


(25 aprile 2018 - ore 17:49) - Salassoterapia nella policitemia vera

Qual è il numero massimo di salassi cui può essere sottoposto nel corso di un anno un paziente con PV? Quali sono le conseguenze di un elevato numero di salassi (ad es. un salasso al mese)?
(Paola)


Risposta

Il numero di salassi ottimale per un paziente con policitemia vera è variabile da caso a caso e non esiste un numero massimo prestabilito. L'obbiettivo è raggiungere e mantenere un ematocrito inferiore a 45%. Tale obbiettivo deve essere raggiunto tenendo conto della tollerabilità del paziente alla procedura.


(24 aprile 2018 - ore 9:37) - Crisi epilettiche in pazienti con mielofibrosi

Gentili ricercatori,
mia madre ha 75 anni ed è da febbraio 2017 che fa due trasfusioni settimanali di sangue perché le è stata diagnosticata a giugno 2017 una mielofibrosi ad alto rischio.
E' da venerdi 20 cm. che mia madre, a seguito di crisi convulsive o epilettiche, che è ricoverata all'ospedale. Dopo questa situazione mia madre è cosciente di quello che le è successo, la sua fiacchezza fisica la fa rispondere lentamente ma risponde in modo preciso.
Le hanno fatto sia la TAC che ELETTROENCEFALOGRAMMA e solo in quest'ultima sono emersi di seguimenti di dubbia lettura. A seguito di questo che è da due giorni che le hanno iniziato una terapia con il KEPPRAL con due somministrazioni giornaliere da 250 ml. Non so se è questo farmaco ma è da ieri che vede offuscato.
Gentili ricercatori pensate che sia l'effetto di questo farmaco oppure la dose è eccessiva? Secondo voi visto che con la TAC non è emerso niente è necessaria una risonanza magnetica? Secondo voi con la malattia di mia madre il KEPPRAL porterà delle complicanze?
I medici ospedalieri, superata l'emergenza e dal momento che le crisi non si sono ripetute più in questi tre giorni non dovrebbero consultare l'ematologo di mia madre prima di darci una terapia definitiva da somministrare a casa? Saluti.
(Carlo)


Risposta

Le crisi epilettiche non sono una complicanza tipica dei pazienti con mielofibrosi. Devono essere valutate e trattate dal neurologo e, in genere, la terapia epilettica non è diversa e non produce effetti collaterali differenti da quelli possibili in tutti gli altri pazienti.


(23 aprile 2018 - ore 17:12) - Protesi d'anca nella leucemia mieloide cronica

Quali sono le controindicazioni per un intervento di protesi all'anca, a un paziente di 81 anni che ha leucemia mieloide cronica? Grazie.
(Cristina)


Risposta

Non ci sono controindicazioni assolute per un intervento di protesi d'anca nei pazienti con leucemia mieloide cronica. Ovviamente, il chirurgo e l'anestesista dovranno valutare con l'ematologo i fattori di rischio per l'intervento, fra i quali l'età del paziente e le sue condizioni cliniche generali e i valori dell'emocromo e degli altri esami ematochimici.


(23 aprile 2018 - ore 2:55) - Riduzione del MCV in corso di salassoterapia nella policitemia vera

Gentilissimi Ricercatori,
vi stimo tantissimo e non è la prima volta che mi rivolgo a voi nei momenti di grande sconforto.
Affetto da policitemia, scoperta per caso lo scorso anno, all'età di anni 51, sono costretto a fare salassi ogni due mesi circa per mantenere l'ematocrito a meno di 45. Il 16/4/2018 l'esame emocromocitometrico ha evidenziato i seguenti valori non nella norma e che trascrivo assieme a quelli di riferimento:
globuli rossi 6,78 (4.50-5.70)
emoglobina14,2( 13.5-17.0)
MCV66.8 (80.o-95.0)
MCH 20.9 (27.0-32.0)
MCHC 31.3 (32.0-36.0)
RDWCV 20.8 (11.5-14.5)
piastrine 443 (140-400)
eosinofili 0.58 (0.00-0.50)
gammaGT(GGT)7(8-61)
Ematocrito 45.3 (40.0-52)
dopo il salasso del 16/2/2018 tutti gli altri valori rientrano nella norma.
Trattasi di anemia o dell'evoluzione rapida della malattia verso forme più gravi che ho paura di menzionare? La carenza di ferro è causata dai frequenti salassi, tuttavia indispensabili? Cosa mi suggerite?
Sarei tentato di ricoverarmi per un esame più approfondito di questa malattia, difficile da inquadrare realmente e da gestire correttamente per le sue varie sfaccettature. Cosa mi consigliate?
Mi sono trasferito da Roma, da anni, in Romagna per motivi di lavoro, la variazione di clima potrebbe avere influito negativamente sulla mia salute? Fino all'età di 25 anni ho vissuto in Sicilia.
Quale centro mi consigliate? Non per discriminare ma un lungo elenco mi metterebbe in difficoltà e non sarebbe di aiuto.
Faccio solo salassi e non prendo farmaci. Vi ringrazio tanto per la Vostra disponibilità. Vi saluto cordialmente.
(Demetrio)


Risposta

La riduzione del volume dei globuli rossi (MCV) è una normale conseguenza della terapia con salassi nei pazienti con policitemia vera. I salassi infatti riducono le riserve di ferro dell'organismo e in questo modo riducono la capacità del midollo di produrre altri globuli rossi. Solo quando questo effetto induce, raramente, una vera e propria anemia da carenza di ferro con valori di emoglobina inferiore a 12 g/dL è indicata una terapia con ferro che in genere deve essere di breve durata e con attento controllo dell'emocromo.


(20 aprile 2018 - ore 15:34) - Mutazione JAK2V617F nelle malattie mieloproliferative croniche

Ricerca mutazione V617F del gene JAK2: piastrine 563, al mattino sempre cardirene 160 mg e Nobistar 1/2 pastiglia 5mg.
Risultato: positiva (0,31%). E' tanto? Mi debbo preoccupare? Grazie.
(Graziella)


Risposta

La presenza della mutazione V617F di JAK2 è diagnostica di una malattia mieloproliferativa cronica, indipendentemente dal suo dosaggio quantitativo, denominato "allele burden". La misurazione dell'allele burden alla diagnosi e il suo monitoraggio nel tempo possono essere utili a scopo di ricerca scientifica ma non sono ritenuti necessari per la gestione clinica dei pazienti, perché non sono determinanti per la valutazione prognostica e le scelte terapeutiche.


(19 aprile 2018 - ore 18:17) - Osteoporosi nei pazienti con malattie mieloproliferative croniche

Sono affetto da PV da circa 4 anni, uso Idrossiurea, adesso 2 cpr/die ma fino a poco tempo fa in posologia inferiore, Cardioaspirina 1 cpr/die, Adenuric 2 cpr/settimana.
I valori di Ematocrito sono di norma tra i 44,5 e i 46,5 e l'emoglobina tra i 14,5 e i 16 circa. Uricemia sempre nella norma. Faccio salassi sopra i 45 di Ematocrito e i 15 di emoglobina, in genere 4 o 5 all'anno.
Fegato e milza nella norma. Non ho sintomi particolari se non una leggera forma di cheratite al cuoio capelluto (sono quasi calvo) per la quale uso creme specifiche.
Da una radiografia pelvica si sono riscontrate note di osteoporosi, mai riscontrate in precedenza.
Mi domando se ci sia un nesso tra osteoporosi e idrossiurea (o acido acetilsalicico) o se questo sia dovuto (improvvisamente?) alla mia età: 77 anni.
(Pier Giorgio)


Risposta

L'osteoporosi non è un segno clinico caratteristico della policitemia vera, né del suo trattamento. Deve essere gestita e trattata come in tutti gli altri pazienti, indipendemente dalla presenza o meno di una malattia mieloproliferativa cronica.


(18 aprile 2018 - ore 13:48) - Insonnia nella mielofibrosi

Salve, affetto da mielofibrosi post policitemia da 4 anni. Assumo ruxolitinib dall'insorgere della malattia. In seguito a biopsia ossea effettuata 1 mese fa, con risultato di progressione della malattia, score issues intermedio-2 mi è stata aumentata la dose di ruxolitinib, 15 mg mattina e 15 mg sera oltre 2 capsule oncocarbide per leucocitosi (98 mila).
Il mio problema principale in questo periodo, oltre alla milza molto ingrossata è l'insonnia, ne soffro da 4 mesi e né l'ematologo né il medico di famiglia riesce a trovare soluzione. Gia ho provati tavor e Xanax, ma dormo poco e niente, mi sveglio di frequente. Può essere legato alla progressione della malattia o è solo di natura psicologica?
(Franco)


Risposta

L'insonnia non è un sintomo caratteristico della mielofibrosi, nè, in genere, dei farmaci utilizzati per trattarla. Nei casi di insonnia più severi e disturbanti può essere utile consultare un centro specialistico per i distubi del sonno.


(17 aprile 2018 - ore 18:41) - Valori dell'emocromo e rischio di trombosi nella policitemia vera

Vorrei sapere quale relazione c'è tra ematocrito e/o globuli bianchi e/o piastrine e trombosi nella malattia.
(Fabrizio)


Risposta

Un aumento del rischio di trombosi nei pazienti con policitemia vera è stato osservato per valori di ematocrito superiori a 45% e, limitatamente alle trombosi arteriose, per valori di globuli bianchi maggiori di 15.000/mmc. Non ci sono chiare evidenze scientifiche di una associazione del rischio di trombosi con il numero di piastrine.


(17 aprile 2018 - ore 16:50) - Medicina estetica nei pazienti con malattie mieloproliferative croniche

Buongiorno. Faccio una domanda insolita alla quale non trovo risposta sul web.
Ci sono controindicazioni per i malati di Trombocitemia essenziale ad effettuare interventi di medicina estetica (filler ialuronico del volto senza anestesia)?
E nel caso di interventi chirurgici con anestesia totale? Grazie.
(Anna)


Risposta

Non ci sono controindicazioni particolari ad interventi di medicina estetica, anche in anestesia totale, nei pazienti con malattie mieloproliferative croniche.


(17 aprile 2018 - ore 16:13) - Terapia della leucemia mieloide cronica atipica

Egregi sperimentatori, a mio padre è stata diagnosticata una leucemia mieloide cronica atipica bcr-abl negativa. In questi casi qual è la cura di prima linea?
(Giovanni)


Risposta

La terapia di prima linea della leucemia mieloide cronica atipica dipende essenzialmente dall'età e dalle condizioni cliniche generali del paziente. In pazienti con meno di 65 anni e buoni condizioni cliniche è indicato il trapianto di cellule staminali emopoietiche. Nei pazienti più anziani o non candidabili al trapianto, l'idrossiurea (Oncocarbide) è il farmaco più comunemente utilizzato.


(17 aprile 2018 - ore 10:38) - Uso di Oncocarbide nella policitemia vera

Gentili ricercatori buongiorno,
attingo alla vostra sempre gentile cortesia nel rispondere alle nostre frequenti domande per sapere se in presenza di PV età 65 è corretto assumendo oncocarbide modulare la dose per tenere le piastrine su valori sotto a 400 pur con globuli bianchi fino a 23.50 (HCT 41.8 HB 12.9) o meglio quale compromesso ricercare?
Assumendo oncocarbide 2 cp al giorno è meglio assumerlo 1 cp al mattino e una alla sera per ridurre la tossicità o se è indifferentemente 2 assieme? Se ci sono delle modalità suggerite per l'assunzione tipo prima o dopo i pasti ecc.
A 5 anni dall'inizio terapia con oncocarbide mi ritrovo con la lingua sempre infiammata tipo "glossite" oltre a delle afte sulla parte interna della guancia destra, a cosa è dovuto in particolare, si può fare qualcosa?
Con HB <12 HCT <40 valori di ferro e ferritina bassi (anemia) potrebbe essere opportuno assumere dosi centinate di ferro per alzare tali valori pur tenendo d'occhio l'HCT <45. Infine, quali sono le cause delle malattie mieloproliferative conosciute a tuttoggi e quale importanza dà la ricerca per scoprirle nell'ottica di prevenzione.
Nel scusarmi per essermi dilungato come sempre vi ringrazio di cuore.
(Paolo)


Risposta

L'idrossiurea (Oncocarbide) è il farmaco più comunemente usato in Italia per il trattamento dei pazienti con policitemia vera ad alto rischio vascolare (età > 60 anni o precedente evento trombotico). L'obbiettivo della terapia, che comprende anche salassi e aspirina 100 mg al giorno, è mantenere l'ematocrito a livelli inferiori a 45% e ottenere il miglior controllo possibile di leucociti e piastrine e della splenomegalia senza tossicità.
Non ci sono raccomandazioni particolari sulle modalità di assunzione del farmaco. Le afte al cavo orale possono essere favorite dall'assunzione di Oncocarbide: in questi casi, si raccomanda la massima igiene della bocca e dei denti ed un eventuale trattamento sintomatico con disinfettanti del cavo orale o piccole dosi di cortisone. La terapia con ferro è in genere controindicata nei pazienti con PV, a meno della comparsa di una vera e propria anemia (Hb < 12 g/dL) sideropenica.
Il principale meccanismo patogenetico della PV è la mutazione V617F del gene JAK2, scoperta nel 2005, e la ricerca in queste malattie continua ad essere molto intensa e promettente.


(16 aprile 2018 - ore 16:10) - Calcitriolo nella mielofibrosi

Gentilissimi, ho letto della ricerca del Centro di Medicina Rigenerativa "Ferrari" e Unimore sulla Mielofibrosi, in particolare sul ruolo dell'oncogene Maf nel favorire la fibrosi tramite una maggior espressione di osteopontina. Domanda: dato che la formazione di osteopontina si ha con la stimolazione del calcitriolo, e dato che chi è affetto da Mielofibrosi generalmente è carente di vitamina D, è consigliato o, al contrario, sconsigliato la somministrazione di Calcitriolo nei pazienti affetti da Mielofibrosi?
Grazie.
(Simone)


Risposta

Non ci sono indicazioni particolari per l'uso del calcitriolo (vitamina D) nei pazienti con mielofibrosi. Ne è consigliato l'uso nei pazienti carenti o in tutte quelle condizioni nelle quali sarebbe indicato anche nelle persone senza mielofibrosi.


(16 aprile 2018 - ore 1:58) - Idrossiurea e Ruxolitinib: gli studi iniziali

Dottori ricercatori salve: vorrei sapere alcune informazioni e curiosità in merito ai due farmaci che solo voi sapete darmi con esattezza sulla storia e letteratura di onco carbide e ruxolitinib.
1) Vorrei sapere: da quanti anni esiste in commercio il chemioterapico onco carbide sia come farmaco in altri contesti clinici dove viene utilizzato, e da quanti anni si usa nello specifico per la policitemia vera.
2)Vorrei sapere : se il ruxolitinib è un chemioterapico come l'onco carbide e da quanti anni anch'esso esiste in commercio sia come farmaco in altri contesti clinici dove viene utilizzato, e da quanti anni si usa nello specifico per la policitemia vera.
Sempre grazie mille di tutto e per tutto.
(Massimo)


Risposta

L'idrossiurea (Oncocarbide) è un chemioterapico noto e utilizzato da decenni. I primi studi nella policitemia vera sono stati eseguiti da un gruppo multicentrico americano, pioniere di questi studi, il Polycythemia Vera Study Group negli anni ottanta. Il trial clinico iniziale (studio 08), vera e propria pietra miliare della terapia della PV, è stato pubblicato nel 1984 (Donovan et al. Am J Hematol 1984; 17:329)) e, in una versione più avanzata nel 1986 ((Kaplan et al. Semin Hematol 1986; 23: 167).
Ruxolitinib è un farmaco di nuova concezione, sviluppato dopo la scoperta, nel 2005, della mutazione JAK2V617F in quasi tutti i pazienti con PV. Non è un chemioterapico ma un inibitore di JAK2. Gli studi COMFORT che ne hanno permesso la registrazione e l'utilizzo nella mielofibrosi sono del 2012 (Verstovsek et al. NEJM 2012; 366:799, Harrison et al. NEJM 2012; 366:787) e lo studio RESPONSE che ne ha esteso l'uso alla PV è del 2015 (Vannucchi et al NEJM 2015; 372:426).


(15 aprile 2018 - ore 12:12) - Febbre sistemica nella mielofibrosi

Sono affetto da mielofibrosi ed assumo ruxo da 6 anni. Ho notato che quando dimentico di prendere il farmaco mi viene, dopo 6 - 7 ore una febricola che mi dura 4 o 5 ore massimo a 38 e poi va via, premetto che questa febricola l'avevo prima che scoprissi di avere la mielofibrosi, ma poi scomparsa con assunzione di ruxo; il mio ematologo mi ha fatto fare anche analisi per vedere se avevo qualche infezione, negativo.
Vi chiedo se a qualcun altro succede questo e quale potrebbe essere il motivo.
Vi ringrazio anticipatamente e buon lavoro.
(Donato)


Risposta

La febbre è frequente nei pazienti con mielofibrosi e rappresenta uno dei cosiddetti sintomi sistemici della malattia, insieme alla sudorazione notturna intensa e al calo di peso. Naturalmente, bisogna escludere altre cause di febbre ed in particolare la presenza di infezioni.
Ruxolitinib è un farmaco molto efficace sui sintomi sistemici della mielofibrosi, compresa la febbre.


(14 aprile 2018 - ore 21:40) - Alternative terapeutiche a deferasirox (Exjade)

Gentili ricercatori,
è a vostra conoscenza se esistono dei farmaci o erbe medicinali, alternativi al farmaco ferrochelante EJIADE perché indicato a mia madre come terapia trasfusione gli produce scariche di diarrea. Saluti.
(Carlo)


Risposta

Deferasirox (Exjade) è un farmaco chelante del ferro, che si assume per bocca, indicato per ridurre il sovraccarico di ferro nei pazienti ripetutamente emotrasfusi, compresi alcuni pazienti con mielofibrosi. Nei pazienti intolleranti al farmaco per effetti collaterali, come diarrea, prurito, aumento delle transaminasi o altro, un'alternativa può essere la deferoxamina (Desferal) che viene assunta per somministrazione sottocutanea, in genere con una pompa da infusione in modo da permetterne l'assunzione continuativa per diverse ore nel corso della giornata (o della notte).


(13 aprile 2018 - ore 12:52) - Sopravvivenza dei pazienti giovani con mielofibrosi

Buongiorno, sono fidanzato con una ragazza brasiliana attualmente residente in Brasile. Studia medicina e le è stata diagnosticata Mielofibrosi semplice e assume l'interferon alfa 2a tramite siringa. Ha questa malattia da 5 anni, per ora dice essere sotto controllo e soffre solo di sudorazione notturna, non vuole fare il trapianto di midollo nonostante siamo compatibili. Si è sottoposta a cure con un medico specializzato a Campinas vicino San Paolo. Volevo chiedere se è ancora lunga l'aspettativa di vita e nel caso si recasse in Italia potrebbe sottoporsi a visite specialistiche qua (ha la cittadinanza tedesca)?
(Stefano)


Risposta

La sopravvivenza mediana dei pazienti con mielofibrosi di età inferiore a 60 anni è stata stimata essere di circa 15 anni (Tefferi et al.Blood 2014; 124: 2507-13). Pertanto, in questo gruppo di pazienti, il trapianto di cellule staminali emopoietiche deve rappresentare la terapia di prima scelta.


(12 aprile 2018 - ore 23:55) - Ancora sulla sopravvivenza nella policitemia vera

Dottori ricercatori buonasera: in riferimento ad una vostra risposta del 19 luglio 2017 - ore15:54 - dove alla domanda si chiedeva se l'aspettativa di vita ad oggi di una persona con PV diagnosticata a 40 anni è dissimile alla popolazione generale.
Detto questo dato che la vostra risposta in merito è: non eccessivamente dissimile alla popolazione generale almeno nei primi decenni. Ecco arrivando proprio al nocciolo della questione vorrei sapere cosa si intende con la vostra dicitura nei primi decenni?
Visto che un decennio sono 10 anni allora nei primi decenni cosa si vuole intendere, quanti anni sarebbero?
Poi un'altra domanda nella domanda: io ho sempre saputo dato che l'età alla diagnosi in genere è compresa tra 60 e 70 anni, la sopravvivenza dei soggetti con PV non è molto diversa da quella della popolazione generale però per chi alla diagnosi ci arriva all'età dei 37 anni tutto è ovviamente diverso, a questo punto è molto diversa da quella della popolazione generale come detto sopra.
Spero di essere stato chiaro nell'esporre le mie due domande con i miei due grandi dubbi.
Grazie per le vostre sempre minuziose e cordiali risposte che attendo da voi come sempre con la massima stima. Vi ringrazio sempre di cuore anche per la vostra attenzione che ci donate.
(Massimo)


Risposta

Si ribadisce quanto già detto in una precedente risposta: la sopravvivenza mediana nei pazienti con policitemia vera (PV) è attualmente stimata in 14 anni (Tefferi et al. Blood Cancer J 2018 Jan 10; 8 :3). L'età è il fattore di rischio più importante e nei pazienti con PV di età inferiore a 60 anni la stima di sopravvivenza mediana è di 24 anni. Non ci sono dati precisi su pazienti con PV di età inferiore a 40 anni perché non sono casi frequenti. E' però ragionevole ipotizzare che possa essere superiore a 24 anni, anche se probabilmente inferiore all'atteso nella popolazione generale.


(12 aprile 2018 - ore 20:15) - Trattamento dei pazienti con mielofibrosi resistenti a Ruxolitinib

Mia moglie ha la mielofibrosi. A causa di una persistente piastrinopenia (più o meno 50.000 piastrine ultimamente) ha ridotto gradualmente il Ruxolitinib fino a una sola compressa da 5 mg al giorno e pensa che le verrà sospeso del tutto. Intanto calano le piastrine e cresce velocemente la milza.
Attualmente ci sono nuovi farmaci in sperimentazione in Italia (es. Pacritinib) per contrastare la piastrinopenia e/o la splenomegalia?
Vi ringrazio per la vostra grande professionalità.
(Giuseppe)


Risposta

Non ci sono farmaci attualmente registrati in Italia per il trattamento dei pazienti con mielofibrosi resistenti o intolleranti a Ruxolitinib. Diversi composti sono in fase di sperimentazione per valutare il bilancio fra possibili benefici e tossicità. Uno studio recente ha suggerito che Fedratinib potrebbe indurre un significativo beneficio clinico in questo gruppo di pazienti, ma il trial è stato interrotto per il riscontro di casi di encefalopatia in altre sperimentazioni cliniche con questo farmaco (Harrison et al. Lancet Oncology 2017 Jul 4(7): e317-e32).
Uno studio mirato a valutare il migliore dosaggio di Pacritinib nei pazienti con mielofibrosi già trattati con Ruxolitinib è in corso negli Stati Uniti. Peraltro, tra il 2016 e il 2017, Pacritinib era stato sospeso dalle sperimentazioni cliniche per dubbi circa la tossicità cardiaca. Si ricorda infine che, nei pazienti candidabili, il trapianto di cellule staminali emopoietiche rimane l'unico trattamento potenzialmente in grado di curare la mielofibrosi, anche in pazienti già trattati con Ruxolitinib.


(12 aprile 2018 - ore 16:34) - Ulcere cutanee in corso di Oncocarbide

Buongiorno, a mia madre è stata diagnosticata la Policitemia Vera circa 12 anni fa ed è attualmente in cura con l'Oncocarbide (9 alla settimana). Un anno fa le sono comparse le ulcere agli arti inferiori, è stata in cura presso l'osservatorio lesioni di Firenze, ha subito anche l'innesto ed è tutt'ora medicata dagli infermieri della ASL. Nonostante tutto questo, anche se migliorate, non accennano a guarire. Desidero avere un'opinione. Grazie.
(Nicla)


Risposta

Le ulcere cutanee rappresentano una tossicità ben nota dell'Oncocarbide e costituiscono un criterio di intolleranza al farmaco. Pertanto, è necessario sospendere l'Oncocarbide nei pazienti con questa complicanza. Anche dopo la sospensione, le ulcere cutanee rimangono lunghe e difficile da guarire ed i migliori risultati vengono ottenuti da centri specializzati nel trattamento di queste lesioni.


(12 aprile 2018 - ore 13:26) - Studio sull'interferone pegilato nella policitemia vera a basso rischio

Buon giorno, vorrei una delucidazione se possibile in merito alla sperimentazione che sta partendo in questo periodo in Italia con Interferone Pegilato Alfa 2b(AOP214); personalmente ho Pv diagnosticata un anno fa ed essendo a basso rischio (41 anni e nessun precedente trombotico) eseguo solo salassi al bisogno e uso di Cardiospirina, sono a conoscenza di persone ancora giovani (sotto 60 anni) in cura con soli salassi e Cardiospir. che ne stanno prendendo parte.
Vi chiedo se anche nel mio caso avrebbe senso aderire o in caso contrario quali sono i parametri che al momento non conosco che ne permettono l'accesso (forse oltre che non aver mai utilizzato terapia citoriduttiva bisogna essere prossimi per età e/o altre problematiche ad un utilizzo farmacologico?). Grazie.
(Mauro)


Risposta

Lo studio "Low-PV" è uno studio randomizzato, in aperto, che confronta l'interferone pegilato in aggiunta a salassi e aspirina contro solo salassi e aspirina nei pazienti con policitemia vera a basso rischio (età inferiore a 60 anni e assenza di precedenti trombotici). Lo studio è promosso dalla Fondazione per la Ricerca dell'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo ed è già attivo in molti centri ematologici italiani. I pazienti che sono interessati possono chiedere maggiori informazioni al loro ematologo curante che, se lo riterrà opportuno, potrà metterli in contatto con uno dei centri partecipanti alla studio.


(10 aprile 2018 - ore 11:21) - Criteri diagnostici della policitemia vera

Buongiorno,
sono un uomo di 49 anni ed ho appena ricevuto una diagnosi di policitemia vera sulla base degli esami del sangue (emocromo) e test JAK2 positivo, philadelphia negativo, non ho fatto però la biopsia ossea. E' normale? Mi hanno detto che la farò più avanti, come mai non la fanno subito? Possono l'esame del sangue ed il test JAK2 essere sufficienti per una diagnosi corretta?
Grazie.
(Alessio)


Risposta

Gli attuali criteri diagnostici della PV, secondo WHO, comprendono 3 criteri maggiori:
1. l'aumento dell'emoglobina o dell'ematocrito;
2. la biopsia ossea;
3. la mutazione V617F di JAK2 o mutazioni dell'esone 12;
e 1 criterio minore: la riduzione dell'eritropoietina.
La diagnosi richiede tutti e tre i criteri maggiori o i primi due + il criterio minore. La biopsia può non essere necessaria se l'emoglobina alla diagnosi è superiore a 18,5 g/dL (o l'ematocrito maggiore di 55.5%) nell'uomo o superiore a 16,5 g/dL (o l'ematocrito maggiore di 49.5%) nella donna.


(9 aprile 2018 - ore 11:02) - Diagnosi differenziale fra trombocitemia essenziale e mielofibrosi

Mia madre da due anni affetta da TE, ora il nuovo ematologo che l'ha in cura sospetta la mielofibrosi perché nel referto del prelievo midollo non è esclusa. Noi non ne sapevamo nulla. Mia madre purtroppo da due mesi ha tentato di prendere l'oncocarbide con effetti collaterali molto brutti e quindi nonostante i valori delle piastrine a 930.000 ha dovuto sospendere. Per non fare un nuovo prelievo abbiamo inviato il vetrino a Bologna e aspettiamo che ci dicano se la mielofibrosi è esclusa.
Ci sentiamo confusi e a questo punto che farmaco la potrebbe curare?
(Azzurra)


Risposta

La diagnosi differenziale fra trombocitemia essenziale e mielofibrosi è istologica e dovrà essere stabilita dall'anatomo-patologo. Poiché la terapia delle due malattie è diversa, questa informazione sarà essenziale all'ematologo curante per stabilire il corretto trattamento.


(6 aprile 2018 - ore 23:32) - Sopravvivenza nella policitemia vera

Vorrei conoscere 3 cose su PV. Da quanto riferito da letteratura, il tempo medio di sopravvivenza è 15 anni.
1) I pazienti studiati erano in terapia? E vi è un rapporto con l'età?
2) Qual è il punto zero, dal momento che la malattia era già presente ma evidentemente asintomatica oppure diagnosticata ma per puro caso?
3) Quali sono i segni o sintomi premonitori, nel corso della malattia, per prevedere una sopravvivenza più sfavorevole?
(Fabrizio)


Risposta

La sopravvivenza mediana nei pazienti con policitemia vera (PV) è attualmente stimata in 14 anni (Tefferi et al. Blood Cancer J 2018 Jan 10; 8 :3).
L'età è il fattore di rischio più importante: nei pazienti con PV di età inferiore a 60 anni la stima di sopravvivenza è di 24 anni. Tutti i pazienti studiati erano in terapia e sono stati valutati, e quindi queste stime valgono, dal momento della diagnosi. In uno studio (Tefferi et al. Leukemia, 2013; 27:1874), la conta dei globuli bianchi superiore a 15.000/mmc o avere avuto una trombosi venosa erano associati ad una sopravvivenza inferiore. Altri predittori sfavorevoli sono i segni e sintomi indicativi di una trasformazione della PV a mielofibrosi post-PV, come la comparsa di anemia o di cellule blastiche circolanti, il calo di peso, la febbre o l'aumento della splenomegalia.


(6 aprile 2018 - ore 21:42) - Indicazioni a Ruxolitinib nella policitemia vera

Buonasera,
volevo alcune delucidazioni in riferimento ai due farmaci oncocarbide e jakavi.
Da quello che leggo mi sembra di capire che l'oncocarbide, anche se si tratta di un farmaco molto "vecchio", sia ancora il migliore per quanto riguarda il controllo della policitemia vera ed, al contrario, il nuovo e tanto osannato jakavi rimane solo come alternativa all'oncocarbide nei casi d'intolleranza e resistenza a quest'ultimo.
La mia domanda è: il jakavi oltre ai casi d'intolleranza o resistenza all'idrossuria potrebbe essere la scelta primaria nel controllo della policitemia? Mi sembra di avere letto da qualche parte che questo nuovo farmaco viene usato in America da molto più tempo che da noi e che soprattutto non è limitato ai pazienti resistenti o intolleranti all'idrossuria, ma è esteso a tutti i malati di policitemia vera.
Cordiali saluti.
(Fabio)


Risposta

Ruxolitinib (Jakavi) è indicato nel trattamento dei pazienti con policitemia vera (PV) resistenti o intolleranti all'idrossiurea (Oncocarbide). Questa indicazione vale anche per gli Stati Uniti perché deriva dagli studi registrativi RESPONSE che hanno valutato questo specifico gruppo di pazienti. Il farmaco non è indicato in tutti i pazienti con PV perché, a parte l'alto costo, non guarisce la malattia ma controlla i sintomi, come fa l'idrossiurea nella maggior parte dei casi. Inoltre, si deve tenere conto degli effetti collaterali di ruxolitinib: in particolare, la riduzione delle difese immunitarie con conseguente aumento del rischio di infezioni, soprattutto da herpes virus, ma anche da altri virus o batteri.


(4 aprile 2018 - ore 21:17) - Ringraziamenti

Purtroppo giorno 26 mio padre, LMA post LNC con mutazione CSF3RT618I e GM, è deceduto.
Vi ringrazio per tutte le informazioni che mi avete dato e ringrazio l'ematologia di Catania che in questi tre anni si è interessata alla sua rara malattia.
Spero che un giorno si trovi una cura definitiva a questa rara forma di leucemia, evidentemente il ruxolitinib non ne è la soluzione.
Grazie di tutto.
(Giulia)


(4 aprile 2018 - ore 13:34) - Fattori di rischio nella mielofibrosi

Facendo seguito alla risposta dell'altro giorno posso chiedere cosa significa blasti in periferia e se il calo di peso deve verificarsi negli ultimi sei mesi? Mio padre è dimagrito molto ma diverso tempo fa anche a seguito di un diverso regime alimentare introdotto... Grazie mille.
(Raffaella)


Risposta

Tra i fattori di rischio inclusi nello score prognostico IPSS (vedi risposta precedente), i blasti rappresentano, in percentuale, le cellule molto immature presenti nel sangue periferico e per calo di peso si intende una perdita superiore al 10% del valore iniziale nell'ultimo anno.


(3 aprile 2018 - ore 13:19) - Classificazione di rischio nella policitemia vera

Buongiorno,
sono una donna di 51 anni, mi è stata disgnosticata la policitemia vera qualche mese fa, la terapia attuale è cardioaspirina e salassi per ridurre l'ematocrito sotto il 45%.
Due anni fa ho avuto una tromboflebite superficiale all'arto inferiore, soffro di vene varicose e mi è stata effettuata all'epoca la safenectomia.
Vorrei sapere se sono un soggetto a basso rischio o ad alto rischio, i miei valori attuali sono: globuli bianchi 12000, globuli rossi 5.64, ematocrito 41%, emoglobina 14.5 e piastrine 550.
Vi ringrazio anticipatamente per la risposta. Saluti
(Marilena)


Risposta

Secondo le raccomandazioni ELN 2018, i pazienti con policitemia vera si classificano a basso o alto rischio di trombosi a seconda che abbiano o meno almeno uno dei seguenti criteri: eta > 60 anni o un precedente evento trombotico venoso o arterioso. Una tromboflebite superficiale dell'arto inf. in presenza di varici venose è un evento trombotico minore, nel quale l'infiammazione locale della vena ha il ruolo principale. In questi casi, la valutazione di rischio del paziente deve tenere conto anche di altri parametri, come il sovrappeso, l'ipertensione arteriosa, l'ipercolesterolemia e il fumo.


(3 aprile 2018 - ore 8:41) - Classificazione di rischio della mielofibrosi

Buongiorno, ho scritto tempo fa a seguito della diagnosi di mielofibrosi. Potrei riportare alcuni dati per capire di più? Mielogramma: blasti 2%.Serie eritroblastica: proeritroblasti 1%, basofili 6%, policrom 13%, acidofili 16%.Serie granulocitaria: neutrifili -promielociti 4%, mielociti 13%, metamielociti 15%, granulociti23%.Basofili: metamielociti 1%, granulociti 5%. Serie megacariocitaria: megacariociti visibili in tutte le fasi di maturazione. Esame istologico: campione osteomidollare comprendente midollo emopoietico iper cellulare (cellularita 85%) per incremento delle tre serie maturative. Megacariocitopiesi iperespressa con evidenza di forme distrofiche e polimorfe con nuclei vescicolosi e ipermaturi organizzati in cumuli lassi e densi anche in sede paratrabecolare. Modesto incremento della densità microvascolare e dilatazione vasale. Precursori emopoietici Cd34+ 1%. Spiccato incremento del reticolo argentofilo Mf 3.
Si può dire qualcosa sulla gravità della situazione? Grazie infinite.
(Raffaella)


Risposta

Il rischio di mortalità nella mielofibrosi, secondo lo score internazionale IPSS, non si basa sulle caratteristiche istologiche del midollo osseo ma su alcuni parametri clinici e di laboratorio, che sono: a) età >65 anni, b) leucociti > 25.000/mmc, c) blasti in periferia ≥ 1, d) emoglobina < 10 g/dL. e) presenza di almeno uno dei seguenti sintomi sistemici: febbre, calo di peso, sudorazione notturna. La presenza, rispettivamente di 0, 1, 2 o più di 2 di questi criteri classifica la mielofibrosi in classi di rischio di mortalità basso, intermedio-1, intermedio-2 o alto.


(31 marzo 2018 - ore 00:18) - Auguri e ringraziamenti

A tutti voi Angeli della ricerca tanti cari auguri di BUONA PASQUA e un forte GRAZIE per tutto ciò che fate per noi in tutto e per tutto, e per le vostre sempre esaustive informazioni per me preziose più dell'oro. Senza di voi questa battaglia di nome policitemia vera sarebbe stata una guerra persa, invece grazie a voi e con le vostre minuziose attenzioni e consigli non mi sento abbandonato in questa scomoda situazione tumorale.
Ci sono stati d'animo che non si possono spiegare. Per comprenderli occorre essere simili.
Grazie di esistere a voi tutti nessuno escluso.
Buone feste anche a tutti i visitatori e pazienti del forum.
(Massimo)


(30 marzo 2018 - ore 8:41) - Auguri

A Voi, bravissimi Ricercatori, una Pasqua serena e radiosa, foriera di grandi soddisfazioni professionali, di traguardi insperati e risolutivi. Siete la nostra speranza, ci aggrappiamo a Voi nel buio cammino della nostra esistenza. Grazie per la Vostra opera, non sempre adeguatamente apprezzata. Grazie per la Vostra disponibilità all'ascolto.
(Demetrio)


(30 marzo 2018 - ore 00:32) - Uso della terapia citoriduttiva nei pazienti ad alto rischio trombotico

Se come riferito nella PV, l'obiettivo della terapia è la riduzione di eventi trombotici senza aumentare il rischio emorragico, perché, nei pazienti ad alto rischio, è indicata oncocarbide se si riesce a controllare l'Htc con salassi? Se non ho capito male, nella PV non c'è relazione tra eventi trombotici e aumento piastrine. Ma allora a cosa sono dovuti nonostante il controllo di Htc (salassi) nel range di sicurezza?
(Fabrizio)


Risposta

Nei pazienti ad alto rischio l'indicazione è di iniziare una terapia citoriduttiva, il farmaco di scelta è l'idrossiurea, principalmente per la sua efficacia nel ridurre l'incidenza degli eventi cardiovascolari.
Questi dati derivano da studi del PVSG per la PV e da studi precedenti (studio PT-1 e Cortellazzo t al, NEJM 1995) per le TE in cui si dimostrava che i pazienti ad alto rischio trombotico in terapia con idrossiurea presentavano una minor numero di eventi trombotici rispetto ai pazienti non trattati. È stato ipotizzato che la riduzione degli eventi trombotici in questi pazienti non fosse legata alla riduzione delle piastrine quanto piuttosto alla concomitante riduzione dei livelli leucocitari, suggerendo come tale farmaco possa rappresentare un importante fattore aggiunto a favore dell'effetto antitrombotico.
Circa il rapporto leucocitosi-trombosi, è stato dimostrato che la leucocitosi incrementa il rischio di eventi trombotici come variabile indipendente. Studi condotti dalla Prof.a Falanga di Bergamo hanno documentato l'importanza dei legami intercellulari che si creano tra piastrine e globuli bianchi nella patogenesi dell'infiammazione e della trombosi anche nelle neoplasie mieloproliferative (NMP).
L'attivazione dei globuli bianchi ha infatti recentemente assunto un ruolo patogenetico importante nelle NMP in quanto sembra indurre un'attivazione della parete dei vasi sanguigni, un'attivazione coagulativa ed un'attivazione piastrinica con conseguente formazione di aggregati piastrine-leucociti e conseguente aumentato rischio trombotico.


(28 marzo 2018 - ore 23:50) - Protocollo con Luspatercept

Preg.mi ricercatori Vi scrivo per avere notizie dell'apertura del protocollo Luspatercept per la mielofibrosi, se è in via di apertura o se occorrerà più tempo.
Grazie sempre.
(Ernesto)


Risposta

Il protocollo che prevede l'uso di Luspatercept nei pazienti con mielofibrosi ed anemia è già attivo in Italia (tra i centri già aperti all'arruolamento anche due centri dell'AGIMM: Firenze e Varese). L'arruolamento è aperto a pazienti con mielofibrosi primaria o secondaria associata ad anemia (definita da valori di emoglobina costantemente <9.5g/dl) o trasfusione -dipendenza (ovvero una anemia che richiede trasfusioni di globuli rossi). Il protocollo prevede anche un braccio di trattamento dei pazienti anemici in trattamento con ruxolitinib.


(28 marzo 2018 - ore 17:25) - Eritromelalgia

Salve,
ci sono peculiari farmaci da prendere in caso Eritromealgia? Grazie.
(Antonio)


Risposta

L'eritromelalgia è un sintomo spesso associato alla malattie mielopoliferative croniche come la Pv e la TE. Si tratta di una dolorosa vasodilatazione a carico dei vasi sanguigni periferici. Oltre al dolore, di tipo urente, nella zona colpita l'eritromelalgia provoca anche calore e arrossamento. Il disturbo si riscontra specialmente a livello di mani, gambe-piedi, volto, orecchie o ginocchia. Talora l'uso di antiaggreganti a dosaggi un po' più alti rispetto a quelli utilizzati per la profilassi anti-trombotica può migliorare la sintomatologia.


(26 marzo 2018 - ore 20:27) - Rischio trombotico

Vorrei sapere da cosa è provocato il maggior rischio trombotico e/o emorragico nella PV. Qual è il ruolo delle piastrine in questi eventi? Nel mio caso, con un Htc di 60% e PTL 400000 all'epoca della diagnosi di PV, ebbi TVF al polpaccio. Ora, dopo 1 anno, con salassi, L'Htc è stabile su 45% e le PTL 600000. Assumo cardioaspirina. Perché dovrei assumere oncocarbide?
(Fabrizio)


Risposta

La valutazione dei fattori di rischio associati alla trombosi nella PV e nella TE sono stati molto studiati. Oltre a quelli noti come l'età e aver già avuto una trombosi, sono emersi altri fattori più prettamente associati alla patologia mieloproliferativa come la presenza della mutazione JAK2, la leucocitosi (ovvero avere una conta dei globuli bianchi elevati), la presenza di generici fattori di rischio quali diabete, ipertensione e fumo, e nella PV anche l'ematocrito >45%. Al contrario una conta piastrinica elevata non è mai stata associata ad un aumento del rischio trombotico. La piastrinosi (per valori >1500/ul), al contrario, è stata associata ad un aumento del rischio di avere sanguinamenti per l'insorgenza di una S. da VonWillebrand acquisita.


(25 marzo 2018 - ore 13:03) - Auguri

Un grande augurio di buone feste a tutti i nostri cari ricercatori e a tutti noi visitatori del forum.
Mi piacerebbe un giorno poter conoscere i ricercatori per ringraziarli dal vivo.


(23 marzo 2018 - ore 20:21) - Stima dell'aumento delle piastrine nella trombocitemia essenziale

Salve, esiste una stima di come e di quanto aumentano le piastrine nel corso degli anni nei soggetti con trombocitemia essenziale con diagnosi sotto ai 40 anni?


Risposta

Ad oggi non è nota la stima di aumento della conta piastrinica nella TE.
Preme comunque sottolineare che il numero di piastrine o la velocità di aumento della conta piastrinica non influenza il rischio trombotico. Al contrario, la terapia citoriduttiva può essere considerata nei pazienti con una spiccata piastrinosi, con conta superiore a 1.500.000/mmc, in quanto in tale circostanza sussiste un rischio vascolare di tipo emorragico per la comparsa di una malattia di von Willebrand acquisita.


(23 marzo 2018 - ore 11:11) - Ruxolitinib nella policitemia vera

Da quanto si legge su letteratura, nella PV, questo farmaco possiede maggiori effetti positivi sul quadro generale. Perché, come primo approccio, si utilizza idrossiurea?
(Fabrizio)


Risposta

L'indicazione all'uso di Ruxolitinib nella policitemia vera è limitata ai pazienti refrattari e/o resistenti all'idrossiurea (oncocarbide). Gli studi che hanno portato a questa indicazione hanno arruolato soltanto pazienti con queste caratteristiche e non pazienti in prima linea di trattamento.


(23 marzo 2018 - ore 10:49) - Inizio della terapia nella policitemia vera

Buongiorno, da 2 anni sono affetto da Policitemia Vera e controllo l'ematocrito con semplici salassi periodici. Recentemente sto riscontrando un costante aumento sia dei globuli bianchi (18.0) che delle piastrine (750). Quali sono i valori limite a cui possono arrivare oltre i quali si rende necessaria l'assunzione di farmaci chemioterapici (oncocarbide)? Grazie.
(Franco)


Risposta

Secondo le attuali linee guida internazionali, il trattamento della policitemia vera ha come obiettivo la riduzione del rischio di sviluppare eventi trombotici senza incrementare il rischio emorragico.
Tale obiettivo si ottiene con l'uso di aspirina a basse dosi, di salassi per mantenere un ematocrito inferiore a 45% e di terapia citoriduttiva (come l'onocarbide o l'interferone) a seconda della classe di rischio trombotico del paziente, definita dall'età (>60 anni) e dalla storia di pregressi eventi trombotici. Nel caso siano presenti anche alcuni sintomi come un ingrossamento della milza, alterazioni significative degli altri esami del sangue come leuocitosi o trombocitosi (il cui valore è a discrezione del medico in base all'andamento degli esami), o se il paziente presenta un rischio tromboembolico elevato o non è in grado di tollerare i salassi, il medico potrebbe prescrivere una terapia citostatica anche nei pazienti a basso rischio trombotico (età<60 anni e senza una storia di trombosi). Ci preme sottolineare che per il trattamento della policitemia vera non sono generalmente usati chemioterapici.


(22 marzo 2018 - ore 15:06) - Regole di vita e dieta specifica

Soffro di policitemia vera, da 5 anni mi curo con oncocarbide, alloplurinolo e ticlopidina...non ho mai fatto salassi perché l'ematocrito non è mai salito oltre 45, ora dopo un periodo di influenza, mal di gola, tosse, assunzione di antibiotici... mi ritrovo ematocrito a 40 e piastrine 900..., subito raddoppio, su consiglio del medico, assunzione oncocarbide 2 al dì..., il resto normale... Ci sono anche regole di vita e dieta specifica che mi può aiutare? Grazie se potrete darmi consigli.
(Gioia)


Risposta

I consigli relativi alla dieta non sono specifici per la policitemia vera, ma sono gli stessi che valgono in termini generali, anche per chi non ha nessuna malattia. Ovvero una dieta varia, ridurre il consumo di grassi o alcolici ed aumentare quelli di pesce, verdura a frutta; inoltre, non vi è alcuna limitazione a praticare attività sportive. Nel caso specifico rimane da valutare se, una volta risolta l'influenza, il calo di ematocrito e probabilmente anche di emoglobina, associato all'aumento della conta delle piastrine persiste.
In tal caso si suggerisce di contattare il proprio ematologo di fiducia per esami di approfondimento.


(22 marzo 2018 - ore 12:14) - Diagnosi di mielofibrosi

Mia madre ha trombicitemia essenziale, o almeno pensavamo cosi. Ha cambiato ematologo per problemi con il vecchio medico che non l'ha seguita quando qualche mese fa le ha dato oncocarbide (mia madre non riesce a fare la terapia, avevo scritto tempo fa, sviluppa febbre elevata all'assunzione). Oggi effettuato visita con ematologo che ha visionato la biopsia midollare e ha il dubbio che possa avere la mielofibrosi. Ma come può accadere? Mia madre è stata diagnosticata tre anni fa. Ora vorrebbe il vetrino per non costringerla a fare un nuovo prelievo. Grazie.
(Azzurra)


Risposta

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) ha recentemente revisionato (nel 2016) i criteri per fare diagnosi di neoplasia mieloproliferativa ed ha introdotto formalmente la categoria diagnostica della Mielofibrosi prefibrotica, ben delineata grazie a criteri morfologici - relativi alla biopsia osteomidollare - e grazie alla presenza di alcuni criteri clinici e di laboratorio, che rendono più chiara ed efficace la distinzione di questo gruppo di pazienti rispetto a coloro i quali ricevono una diagnosi di Trombocitemia Essenziale, da una parte, o di Mielofibrosi Primaria, dall'altra. Non bisogna comunque dimenticare che la progressione in mielofibrosi da una precedente forma di trombocitemia essenziale rientra nella storia naturale della malattia. E' stato stimato un rischio medio di progressione del 10-15% a 10-15 anni dalla diagnosi (comprendendo quindi pazienti che progrediscono più velocemente o altri che lo fanno più lentamente).


(21 marzo 2018 - ore 16:21) - Terapia con Busulfano

Buonasera,
mia mamma (86 anni) è affetta da Trombocitemia essenziale da circa 25 anni, è arrivata ad avere le piastrine a 1300. Inizialmente è stata trattata con VERCITE (circa 5 anni) poi è passata a ONCO-CARBIDE (circa 20 anni). Negli ultimi 2 anni ha avuto ulcere malleolari e ultimamente è sempre stanca, affannata e anemica, infatti ha i valori leucociti 2.0; eritrociti 1.77; emoglobina 8.2; ematocrito 26.0; volume cellulare 146.8. La dottoressa consiglia di passare al MYLERAN 2 cpr al giorno per 7 gg. Chiedo gentilmente... ma questa nuova terapia può migliorare l'anemia?
Grazie per l'attenzione.
(Antonella)


Risposta

Il Busulfano (Myleran) è un agente antineoplastico alchilante non specifico usato nel trattamento di alcune neoplasie ematologiche incluse le neoplasie mieloproliferative croniche. Il Busulfano è indicato nei pazienti con neoplasie mieloproliferativa, generalmente di età >75 anni, refrattari o resistenti alla terapia di prima linea (oncocarbide, interferone o ruxolitinib a seconda della patologia). Gli eventi avversi più spesso osservati dopo la somministrazione del farmaco sono di natura gastrointestinale (nausea, vomito, diarrea e ulcerazioni orali), generalmente strettamente correlati al dosaggio. Tra gli effetti indesiderati più gravi del trattamento si devono invece registrare una insufficienza midollare anche questa correlata alla dose utilizzata che comporta un abbassamento di tutti i valori del sangue, compresa l'emoglobina (provocando quindi anemia).


(21 marzo 2018 - ore 12:47) - Farmaci approvati da FDA e piastrinopenia da ruxolitinib

Buongiorno. Sono tanti anni che vi leggo e vi ringrazio per l'informazione precisa e puntuale che date.
Di domande ne avrei tante ma mi limito alle seguenti: mesi fa la FDA ha approvato un farmaco della jazz pharma vyxeos. In America le vendite stanno andando molto bene e in Europa penso sia pendente una procedura di urgenza per l'approvazione. Il farmaco usando una composizione diversa di principi attivi permette di curare persone anziane o in condizioni di salute precarie con minori effetti collaterali. Questo amplierebbe sicuramente la gamma delle persone candidabili a un trapianto. Lo studio è pubblicato sul sito della azienda irlandese jazz che tra l'altro vende pure il farmaco deftelio.
Un paziente italiano potrebbe già utilizzarlo? Quando verrà approvato?
Seconda domanda: il ruxo tende a far decrescere il numero delle piastrine. Una persona che prende da tempo dosi di 20 per 2 di ruxo a che valori di piastrine dovrebbe cominciare a ridurre la dose sotto le 100000 o sotto le 70000? L'obbiettivo che mi hanno detto sarebbe quello di non scendere mai sotto le 50000, sotto cui secondo la letteratura comincierebbero rischi seri di emoraggia e che comporterebbe sicuramente la sospensione del dosaggio.
Saluti e ancora grazie.
(Bruno)


Risposta

Il farmaco vyxeos (associazione di daunorubicina e citarabina in formulazione liposomica) è stato recentemente approvato dall'FDA per il trattamento di adulti affetti da leucemia mieloide acuta ad alto rischio. Si tratta di due chemioterapici usati comunemente nel trattamento delle leucemie acute anche secondarie alle neoplasie mieloprolifeartive.
Al contrario, a causa del profilo di tossicità elevato, non è indicato nel trattamento della fase cronica di malattia.
Il farmaco Deftelio invece ha come principio attivo il drefibrotide. Il defibrotide è stato approvato in Europa per il trattamento della malattia veno occlusiva epatica grave (definita sVOD o VOD grave), sottoposti a trapianto di cellule staminali ematopoietiche. L'Agenzia del farmaco (AIFA) ne ha già deliberato l'inclusione nella lista dei farmaci a totale carico del Servizio sanitario nazionale. L'anemia e la piastrinopenia sono tra i più frequenti eventi avversi che si possono osservare durante il trattamento con Ruxolitinib (JAKAVI). Generalmente questo tipo di tossicità ematologica si osserva nei primi 4-6 mesi di trattamento e talora può essere di grado elevato, tanto da dover sospendere il trattamento stesso. Al termine della terapia o alla riduzione della dose si assiste in genere ad un recupero dei valori fino a quelli pre-trattamento. Da scheda tecnica devono essere considerate riduzioni di dose se la conta piastrinica scende al di sotto di 100.000/ul con l’obiettivo di evitare interruzioni di dose per trombocitopenia; come da lei indicato,il trattamento deve essere interrotto se le piastrine scendono sotto il valore di 50.000/ul per il rischio di emorragie. Preme sottolineare che un calo improvviso dei valori dell'emocromo possono comunque far sospettare anche una progressione di malattia.


(21 marzo 2018 - ore 8:18) - Anticorpi anti-cardiolipina e trombosi

In un soggetto sano solo con aumento di anticorpi cardiolipina LAC si può scatenare una trombosi all'addome?
(Davide)


Risposta

La mera presenza di anticorpi anti-cardiolipina non rientra purtroppo nel nostro specifico progetto di ricerca. Si tratta comunque di anticorpi che fanno parte del gruppo di autoanticorpi rilevati nella cosìdetta sindrome da anticorpi antifosfolipidi (APS, antiphospholipid syndrome). La Sindrome da "Anticorpi Anti-fosfolipidi" è una condizione clinica associata alla predisposizione a trombosi arteriose e venose, e ad aborti spontanei ricorrenti.


(20 marzo 2018 - ore 21:49) - Ruxolitinib e leucemia acuta

Salve, mio padre con lma post sindrome mieloproliferitiva, assume 6 oncocarbide al giorno, con i bianchi che continuano a salire (155000) e piastrine stabili (120000) e fa trasfusioni ogni due settimane. La milza ha raggiunto un diametro longitudinale di 30 cm. L'oncocarbide non fa più alcun effetto?
Fallita la terapia con vidaza per gravi effetti collaterali, potrebbe il ruxolitinib, assunto in precedenza con effetti positivi, ridurre la milza e migliorare la sintomatologia?
Grazie
(Giulia)


Risposta

L'uso del ruxolitinib nelle leucemie secondarie ad una pregressa neoplasia mielorpoliferativa cronica non è attualmente indicato. In letteratura sono riportate piccole casistiche di pazienti arruolati in studi sperimentali con leucemia acuta secondaria refrattari alla chemioterapia standard in cui l'uso di ruxolitinib, a dosaggi significativamente più elevati rispetto a quelli usati nella mielofibrosi, non ha dato risultati soddisfacenti. Tali risultati hanno portato persino alla chiusura anticipata dello studio. In un solo paziente è stata riportata la riduzione della milza e un miglioramento dei dolori ossei [Clin Lymphoma Myeloma Leuk. 2015 Mar;15(3):171-6]. In un'altra casistica, 3 di 7 pazienti con LAM secondaria a mielofibrosi, arruolati in un altro studio sperimentale, hanno mostrato una riduzione della conta dei blasti ed una riduzione della milza [ Blood. 2012 May 17; 119(20): 4614–4618].


(20 marzo 2018 - ore 21:29) - Terapia preventiva con eparina nella PV

Affetto da PV in terapia con 100 mg di aspirina/die. Tuttavia ho accusato trombosi profonda del polpaccio trattata con deltaparina 6000U.I/die per 20 gg. Chiedo di sapere perché, nella PV, non è indicata terapia preventiva eparinica s.c. a basso peso molecolare.
(Fabrizio)


Risposta

Le trombosi (arteriose o venose) sono la principale complicanza osservate nei pazienti con PV. Nello studio ECLAP (European Collaboration on Low-Dose Aspirin in Polycythemia Vera) su 100 pazienti trattati nei maggiori centri ematologici europei, sono stati registrati eventi trombotici maggiori cumulativi non fatali e fatali, rispettivamente nel 3,8% e 1,5% dei pazienti per anno (Marchioli R, 2005). Le manifestazioni emorragiche sono più rare di quelle trombotiche e la sede principale è gastroenterica, spesso favorita da concomitanti terapie anti-trombotiche, in particolare aspirina o anticoagulanti come l'eparina. L'uso preventivo quindi dell'eparina a basso peso molecolare, utile sostanzialmente nella profilassi delle trombosi venose, porterebbe ad un aumento non giustificato del rischio di emorragie, in particolare nei pazienti a basso rischio trombotico.


(19 marzo 2018 - ore 11:31) - Tecnologia CAR-T nel trattamento della mielofibrosi

Il discorso delle CAR-T cells sta diventando molto importante in termini di costi più accettabili ed efficacia; per la mielofibrosi?
(Fernando)


Risposta

I sistemi più diffusi per potenziare il sistema immunitario ad oggi sono i farmaci immunoterapici, che se iniettati nel paziente agiscono rimuovendo il freno alle cellule del sistema immunitario. Da qualche tempo però, complice lo sviluppo di tecniche di manipolazione del Dna sempre più precise, i ricercatori hanno pensato di ottenere lo stesso effetto agendo direttamente sul "libretto di istruzioni" delle cellule immunitarie.
Attraverso la terapia genica è infatti possibile veicolare dei frammenti di Dna all'interno dei linfociti in modo da insegnare loro a riconoscere il tumore. Nel caso di CAR-T le cellule del malato vengono prelevate, modificate in modo che esprimano CAR - un recettore posto sulla superficie dei linfociti capace di aumentare la risposta immunitaria - e successivamente reintrodotte nel malato. La terapia con cellule CAR T+ è stato recentemente indicata per il trattamento della leucemia acuta linfoblastica del bambino; in altri studi sperimentali le cellule CAR T sono state impiegate nel trattamento della leucemia mieloide e di alcuni tipi di linfomi. Ad oggi, la tecnologia CAR-T non è stata testata nella mielofibrosi.


(18 marzo 2018 - ore 19:51) - Eritrocitosi isolata

Salve, i casi di eritrocitosi isolate di tipo idiopatico sembrano non essere affatto rari. E' mai stata valutata in questi casi, anziché la condizione di disordini midollari, la possibile incidenza di alterazioni nell'equilibrio di emodiluizione, ovvero qualche condizione patologica che apporti una riduzione della concentrazione di plasma sanguigno seppure in presenza di corretta idratazione?
(Pino)


Risposta

Le cause di eritrocitosi sono numerose. La policitemia vera (e quindi la causa di origine midollare) è tra le cause più rare. Il sospetto di policitemia vera deve insorgere dopo aver escluso le cause più frequenti di eritrocitosi. Si parla di policitemia relativa (anche pseudopolicitemia) nel caso in cui l'innalzamento della concentrazione degli eritrociti nel sangue circolante sia conseguente a una riduzione della volemia (volume sanguigno circolante); in questo caso, il numero dei globuli rossi circolanti è invariato, ma la loro concentrazione è superiore in quanto si è verificata una riduzione della componente liquida del sangue; ciò può verificarsi, per esempio, nel caso in cui un soggetto vada incontro a una notevole disidratazione non compensata da un'adeguata introduzione di liquidi. Generalmente questo tipo di eritrocitosi sono transitorie e tendono a risolversi con l'idratazione.


(17 marzo 2018 - ore 12:34) - Malattie mieloproliferative ed anticorpi

C'è correlazione tra aumento di anticorpi cardiolipina LAC e malattie mieloprolifere?
(Davide)


Risposta

Non esistono correlazioni tra la comparsa di una neoplasia mieloproliferativa cronica e la presenza di anticorpi anti-cardiolipina.
La presenza di anticorpi anti-cardiolipina in una patologia mieloproliferativa cronica potrebbe invece aumentare il rischio di trombosi.


(17 marzo 2018 - ore 12:30) - Mielofibrosi e trombosi

Nella mielofibrosi e possibile un esordio con trombosi splenica?
(Lina)


Risposta

Raramente la mielofibrosi può esordire con una trombosi splancnica. In una recente revisione della letteratura è stato stimato che l'incidenza di trombosi splancniche alla diagnosi nella mielofibrosi è del 3-7% [How J e collaboratori, Ther Adv Hematol. 2017 Mar; 8(3): 107–118.]


(17 marzo 2018 - ore 11:15) - Effetti della terapia con ferro e vitamina B12

Può una cura troppo massiccia di ferro con vitamina b e folina sfociare in poliglobulia?
Spero in una risposta, sono molto preoccupato.
(Marco)


Risposta

La terapia con ferro orale e/o con vitamina B12 è richiesta in caso di anemia credenziale (rispettivamente da carenza di ferro e/o da carenza di vitamina B12). Generalmente questa terapia riesce in tempi più o meno lunghi e riportare i valori di emoglobina entro i limiti. La terapia andrebbe infatti sospesa al raggiungimento di valori adeguati di emoglobina. Se i valori di emoglobina dovessero aumentare oltre i limiti di normalità è indicato sospendere il trattamento e monitorare con l'emocromo l'andamento dell'emoglobina. Al contrario se il valore dell'emoglobina si mantiene aumentato anche dopo la sospensione della terapia con ferro e vitamina B12, tanto più se si accompagna ad un aumento dei globuli bianchi e/o delle piastrine, si consiglia di effettuare un approfondimento diagnostico.


(16 marzo 2018 - ore 14:20) - Mielofibrosi e vasoprotettore

Egregi ricercatori sono affetto da mielofibrosi e da 2 anni assumo oncocarbide 9 cp a settimana, duoplavin 1 cp, atorvastatina 10, atenololo 50.
Quadro stabile. Nel mese di gennaio ho avuto un'influenza terribile che mi è durata quasi tutto il mese. Dopo 20 giorni di catarro estenuante al naso ho iniziato a notare sul fazzoletto piccole tracce di sangue e crosticine varie nonché perdita dell'olfatto. Mi sono recato dallo specialista che mi ha prescritto delle pomate ed un vasoprotettore DAFLON.
Vengo al dunque, queste leggere emorragie erano un evento che avevo notato inizialmente all'assunzione di oncocarbide 2 anni or sono, pertanto vorrei sapere se per me è controindicato l'assunzione di 2 cp di DAFLON al dì per un mese e se questo evento è attribuibile alla mia malattia. Grazie tantissime.
(Enzo)


Risposta

In base a quanto riferito non sembrano esserci delle controindicazioni assolute all'uso di Daflon. Ritengo che la sintomatologia riportata non è da riferire all'uso dell'oncocarbide e nemmeno alla malattia del sangue se il valore delle piastrine è entro i limiti di normalità.


(16 marzo 2018 - ore 12:06) - Sclerosi multipla e trombocitemia essenziale

Ho la sclerosi multipla e la trombocitemia essenziale da 2 anni. Sto prendendo solo cardioaspirina, ma ogni piccola botta o taglio mi vengono lividure e perdo molto sangue. Ho timore effetti collaterali dell'oncocardide. Assumo antidepressivi quali citalopram 10 g e daparox 5 g.
(Lucia)


Risposta

L'assunzione di aspirina può favorire la comparsa di sanguinamenti. Se i sanguinamenti non sono di maggior gravità (perdita di grandi quantità di sangue come ad esempio epistassi prolungate, grossi ematomi, ecc.) non è indicata la sospensione in quanto l'uso dell'aspirina riduce anche il rischio trombotico connesso alla malattia mieloproliferativa. Nelle linee guida internazionali la terapia citostatica (come idrossiurea) ha indicazione nelle forme di trombocitemia essenziale ad alto rischio, cioè con pregressa trombosi o età superiore ai 60 anni.
Talvolta la decisione di iniziare un trattamento citostatico (come nel caso dell'idrossiurea) può essere anticipato in particolari condizioni come una conta piastrinica che supera le 1500/mcl, oppure in caso di piastrinosi sintomatica. La tossicità cutanea è l'effetto collaterale più comune per chi assume oncocarbide da molto tempo. Questa include la comparsa di ulcere, che si presentano di solito agli arti inferiori nella zona della caviglia. Ma si può avere anche una tossicità più diffusa come secchezza e discheratosi. Tipiche anche se non frequenti sono delle striature nere alle unghie. Per queste manifestazioni si possono utilizzare rimedi come creme o pomate dermatologiche ma difficilmente si risolvono se non con l'interruzione dell'idrossiurea. I controlli dermatologici sono indicati soprattutto perché è stata riportata una maggiore incidenza di tumori cutanei come carcinomi basocellulari e spinocellulari, che, nell'eventualità che si presentino, devono essere rimossi il prima possibile.


(15 marzo 2018 - ore 14:21) - Anisocitosi e mielofibrosi

Buongiorno,
nel 2009 ho avuto diagnosi di emopatia non maligna (oggi ho 53 anni) dall'asl della mia cittadina nonostante avessi ematocrito un po' alto, emoglobina e globuli rossi modicamente in rialzo. Nel 2010 progressivamente scesero fin quasi alla normalità con marcata anisocitosi con assenza di splenomegalia. L'unico dato non molto normale era l'emoglobina a 11,5 - 12 e i bianchi leggermente alti. Neutrofili in rialzo rispetto ai linfociti.
Consigliata dal medico di base nel 2013 sono andata al Policlinico ematologia del capoluogo e con mia grande meraviglia mi hanno diagnosticato mielofibrosi con JAK2 positivo, assenza di splenomegalia, valori pressoché normali, con emoglobina tendente a 11,5 - 12, piastrine normali e globuli bianchi talora leggermente alti o normali e rdw aumentato, LDH aumentato. Dall'esame del sangue periferico poichilocitosi, dacriociti. Per mia mancata compliance alla biopsia (ho sentito estremo dolore) non mi hanno potuto esaminare il midollo per verificare la presenza di fibrosi.
Ad oggi il quadro non si è modificato. Valori uguali al 2010, marcata anisocitosi, assenza di splenomegalia.
la mia domanda è la seguente: ho letto che in presenza di marcata anisocitosi la mielofibrosi è avanzata non certo pre-fibrotica. E' quindi normale che il quadro non si alteri per così tanto tempo? Se si, tale situazione potrà mantenersi nel tempo? Mi sento fortunata a non dover assumere farmaci tranne lo zyloric 2 volte a settimana per modico incremento acido urico.
Ringrazio e saluto calorosamente.
(Margherita)


Risposta

L'anisocitosi, ovvero la presenza nel sangue di globuli rossi di diverse dimensioni, non definisce il grado di avanzamento della mielofibrosi.
Altri parametri definiscono se la mielofibrosi sia in stadio avanzato o meno. Alcuni di questi fattori riguardano il midollo osseo ed in particolar modo il grado di fibrosi. altri paramenti invece sono clinici (presenza di sintomi), ematologici (presenza di anemia <10 g/dl, di piastrinopenia con piastrine <100x10^9/L, presenza di un numero di globuli bianchi >25x10^9/L, presenza di cellule blastiche nel sangue periferico) e genetici (l'assenza di mutazioni nel gene CALR e/o mutazioni aggiuntive in geni conosciuti essere associati ad una peggior prognosi). Tutti questi fattori concorrono nel definire o meno una mielofibrosi avanzata.
Nel caso specifico, l'assenza della biopsia midollare non consente di fare una diagnosi precisa di mielofibrosi ("prefibroica" o "franca") come indicato nella recente revisione dei criteri diagnostici proposti nel 2016 dall'organizzazione mondiale della sanità (WHO). Distinguere in modo corretto queste due forme è importante anche perché la mielofibrosi prefibrotica progredisce tendenzialmente in modo più lento, viceversa la mielofibrosi franca ha, in generale, una prognosi meno favorevole.


(14 marzo 2018 - ore 21:03) - Criteri per l'indicazione al trapianto nella mielofibrosi

Gentili ricercatori, buonasera.
Vorrei sapere se ci sono nuovi criteri prognostici per l'indicazione al trapianto di midollo nei pazienti con mielofibrosi. Grazie.


Risposta

Il trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche è un'opzione terapeutica che può essere considerata solo in alcuni pazienti affetti da mielofibrosi, in particolare pazienti giovani (in genere di età inferiore a 70 anni) con classe di rischio elevata (cioè intermedio-2 e alta) secondo le classificazioni prognostiche oggi in uso (IPSS e DIPSS). In alcuni casi il trapianto di midollo osseo può essere proposto in pazienti più giovani (di età inferiore a 65 anni) con classe di rischio intermedio 1, qualora siano presenti anemia trasfusione dipendente, blasti (cellule immature) nel sangue periferico >2%, un cariotipo (analisi dei cromosomi) sfavorevole, assenza delle mutazioni driver (JAK2, MPL o CALR), oppure la presenza di mutazioni nel gene ASXL1.
Recentemente, proprio il gruppo AGIMM in collaborazione con la Mayo Clinic di Rochester (USA) ha condotto uno studio che ha portato allo sviluppo due nuovi modelli prognostici rivolti a pazienti con mielofibrosi candidabili al trapianto di cellule staminali emopoietiche.
La novità degli score è che integrano alle informazioni cliniche ed istopatologiche anche dati di biologia molecolare (MIPSS70) o citogenetici (MIPSS70-plus). Lo studio, che ha incluso 805 pazienti con mielofibrosi di età inferiore ai 70 anni, ha identificato fattori di rischio predittivi di una ridotta sopravvivenza che includono per la prima volta, oltre a variabili cliniche (quali ridotti livelli di emoglobina o di piastrine, l'aumento dei globuli bianchi, i sintomi costituzionali, la presenza di blasti nel sangue periferico >2% e la fibrosi midollare di grado 2 o superiore) anche variabili genetiche, che includono l'assenza della mutazione di tipo 1 del gene CALR, la presenza ed il numero di mutazioni in geni che definisce l'alto rischio molecolare (ASXL1, SRSF2, IDH1, IDH2 e EZH2) o informazioni citogenetiche (cariotipo sfavorevole).
Questi nuovi modelli prognostici integrati permettono di identificare 3 e 4 categorie di rischio, rispettivamente nel MIPSS70 e nel MIPSS70-plus, ciascuna caratterizzata da una distinta probabilità di progressione e rischio di ridotta sopravvivenza. In particolar modo il gruppo ad alto rischio MIPSS70 e quello a molto-alto rischio del MIPSS70-plus identificano un sottogruppo di pazienti candidabili al trapianto di cellule staminali, in quanto la sopravvivenza predetta a 5 anni risultava del 29% e del 7%, rispettivamente. MIPSS70 e MIPSS70-plus sono risultati in grado di stratificare in modo più accurato e preciso i pazienti con mielofibrosi rispetto ai vecchi modelli prognostici basati esclusivamente su informazioni di tipo clinico. I risultati di questo studio forniscono un nuovo strumento per una più precisa informazione sulla prognosi dei pazienti e consentiranno di disegnare algoritmi di gestione personalizzata. Allo stato attuale saranno necessari altri studi prospettici per definire la validità di questi modelli prognostici, per tale motivo ad oggi è importante che l'opzione trapiantologica venga accuratamente discussa con l'Ematologo curante, tenendo conto della disponibilità di un buon donatore, delle caratteristiche biologiche del paziente e della malattia e della volontà del paziente stesso.


(14 marzo 2018 - ore 8:21) - Mielofibrosi, perdita di peso e trasfusioni

Mia madre ha quasi 75 anni.
A fine maggio 2017, a seguito di biopsia midollare le hanno diagnosticato la "mielofibrosi idiopatica in fase fibrotica IPSS ad alto rischio". E' da febbraio che settimanalmente va a fare le trasfusioni perché la sua emoglobina è quasi sempre al di sotto di 8,0 e dopo circa 5 giorni, anche se si mette una sacca di sangue, il valore dell'emoglobina gli ritorna sempre a 8,0.
Dal 17 giugno ha iniziato il jakavi con 30 mg al giorno perché aveva le piastrine a 125000. Dopo circa 15 giorni gli hanno ridotto il jakavi a 10 mg al giorno e nonostante questa riduzione, le piastrine le sono continuate a scendere fino ad arrivare alla soglia dei 45000 e le hanno sospeso il farmaco. Dopo la sospensione del farmaco (metà luglio) le piastrine sono iniziate a risalite in maniera lenta tanto è che ancora oggi non arrivano a superare le 70000. E' stato fatto un'altro tentativo con il jakavi iniziando con due dosi da 5 mg al giorno ma anche questo tentativo è stato abbandonato per il calo repentino delle piastrine.
A dicembre, visto che il jakavi non poteva essere assunto, i medici ospedalieri per conbattere il volume della milza fanno iniziare una terapia ferrochelante con una compressa da 540 mg di exjade. Prima di iniziare mia madre ha un peso corporeo di 61 kg. Appena inizia il ferrochelante ha cominciato ad avere dolori allo stomaco con scariche di diarrea. Poco dopo il farmaco è stato dimezzato e poi sospeso perché le scariche non finivano. E' da dicembre che mia madre è dimagrita altri 7 kg ed oggi è 54 kg nonostante continua a farsi le trasfusioni settimanali. In questi tre mesi ha accusato in modo sempre progressivo inappetenza.
Gentili ricercatori volevo chiedervi questa malattia causa un'inappetenza da permettere che in un anno mia madre sia dimagrita di circa 25 kg? Se le continue trasfusioni fanno rimanere il livello del ferro altissimo causando il ringrossamendo della milza le può essere trasfuso un sangue con un livello di ferro meno concentrato?. Può prendere un altro farmaco ferrochelante visto che l'exjade gli ha fatto questo effetto?
Saluti.
(Carlo)


Risposta

La perdita di peso è un sintomo molto spesso correlato con l'insorgenza di neoplasie, non solo quelle del sangue, e tendono ad aggravarsi con la sua evoluzione. Nella mielofibrosi la perdita di peso può essere causata da più fattori concomitanti:
- precoce sazietà per ingombro addominale della milza;
- alterata capacità assorbire i cibi per la compressione della milza sulle anse intestinali;
- alterazioni del metabolismo, spesso indotte dal tumore, responsabili di uno "spreco" di calorie e di massa muscolare con conseguente perdita di peso e di forza fisica, nonché di maggiore affaticamento.
Le trasfusioni regolari di globuli rossi concentrati rappresentano una terapia di supporto che può affiancare altri trattamenti e sono efficaci nel mantenere i livelli di emoglobina entro valori normali. Per alcuni pazienti rappresentano addirittura l'unica terapia prescritta. Il sovraccarico di ferro è un accumulo eccessivo di ferro nei tessuti che può progressivamente danneggiare cuore, fegato, pancreas e cute.
L'aumento delle dimensioni della milza invece non correla con il numero o la quantità di ferro contenuto nelle sacche di globuli rossi trasfusi.
L'accumulo di ferro è dovuto al fatto che nel nostro organismo non esiste un sistema di smaltimento di questo metallo. Con le trasfusioni, soprattutto quando numerose e continue, il livello ematico di ferro può aumentare e il corpo non riesce a eliminarlo. Per evitare questo accumulo dannoso esiste la terapia ferrochelante, ovvero la somministrazione di farmaci che legano il ferro nel sangue e ne impediscono un accumulo nei tessuti, favorendone l'eliminazione.
Non è possibile ridurre il quantitativo di ferro delle trasfusioni dato che il ferro è contenuto all'interno dei globuli rossi trasfusi. I danni tissutali da deposito di ferro sono ben noti. L'esperienza deriva dai pazienti affetti da talassemia o sindrome mielodisplastica e sottoposti a supporto trasfusionale prolungato. Il danno non è solo dovuto al deposito di ferro negli organi ma anche al danno ossidativo dei tessuti che il sovraccarico provoca. Tuttavia non è ancora possibile definire quale sia lo specifico ruolo del sovraccarico nel causare l'insufficienza d'organo perché i pazienti con mielofibrosi hanno diverse comorbilità (altre patologie concomitanti) e possibili concause che è difficile valutare singolarmente. Ogni unità di Globuli Rossi Concentrati (RBC) contiene 200-250 milligrammi di ferro ed il nostro organismo non possiede un meccanismo fisiologico per l'eliminazione del ferro in eccesso introdotto con le trasfusioni. Un ampio dibattito è tuttora in corso circa gli effetti nocivi del sovraccarico di ferro nei pazienti affetti da mielofibrosi e sulla ferrochelazione. Non esistono infatti linee guida e generalmente vengono seguite le indicazioni riportate per i pazienti con mielodisplasia soprattutto per i pazienti più giovani in previsione della procedura trapiantologica. Il farmaco di prima scelta è il Deferasirox (Exjade), per la provata efficacia, per la favorevole via di somministrazione e per la farmacocinetica. L'effetto collaterale più comune di questo farmaco (osservati in più di un paziente su 10) è un incremento della creatinina nel sangue che potrebbe portare ad un danno renale; limitandone l'utilizzo quindi nei pazienti più anziani. La deferoxamina ed il deferiprone sono altri farmaci utilizzati in passato e un po’ meno tollerati rispetto al Deferasirox.


(13 marzo 2018 - ore 20:43) - Sintomi da policitemia vera ed indicazione all'oncocarbide

Sono affetto da PV diagnosticata un anno fa in occasione di indagini per ipertensione. Assumo alfa litici e beta bloccanti. A parte il prurito, accuso gonfiore e rossore agli occhi, il naso continuamente costipato, tipo raffreddore cronico. Vorrei sapere se questi sintomi sono dovuti alla malattia.
Ultima domanda: l'Htc lo controllo bene con salassi. Le piastrine 600.000. I GB normali. In un quadro del genere, è ragionevole aspettare per assumere oncocarbide? Ho letto dei rari effetti collaterali tipo leucemia.
(Fabrizio)


Risposta

Le manifestazioni cliniche riportate non rientrano tra la sintomatologia tipica associata alla policitemia vera. Nelle linee guida internazionali la terapia citostatica (come idrossiurea) ha indicazione nelle forme di policitemia vera/trombocitemia essenziale ad alto rischio, cioè con pregressa trombosi o età superiore ai 60 anni. Talvolta la decisione di iniziare un trattamento citostatico (come nel caso dell'idrossiurea) può essere anticipato in particolari condizioni come una conta piastrinica che supera le 1500/mcl, ridotta capacità di mantenere l'ematocrito sotto il 45% con i soli salassi oppure in caso di piastrinosi sintomatica.


(9 marzo 2018 - ore 12:59) - Resveratrolo, curcuma e ruxolitinib

Buongiorno; da alcuni anni sono affetto da policitemia vera, finora ben controllata attraverso salassi cardioasprina e oncocarbide; quest'ultimo farmaco tuttavia mi ha provocato delle afte in bocca divenute insopportabili. Alla luce di tale intolleranza ora mi è stato prescritto Jakavi; il suo utilizzo è compatibile con integratori con funzione antiossidante a base di Resveratrolo o curcumina che talvolta utilizzavo senza mai aver avuto problemi?
Grazie per la vostra preziosa funzione.
(Enzo)


Risposta

Non sono riportate sostanziali controindicazioni all'uso di ruxolitinib in combinazione con resveratrolo e curcuma. Preme sottolineare però che l'uso di resveratrolo e curcuma in pazienti in terapia anticoagulante oppure antiaggregante oppure con una piastrinopenia hanno un rischio più elevato di sanguinamenti.


(7 marzo 2018 - ore 20:40) - Dolori ossei e mielofibrosi

Buongiorno,
da quasi trenta anni affetta da mielofibrosi prefibiotica (da cinque anni mielofibrosi conclamata, da 1 anno grado 3 di fibrosi) con attualmente 16 cm dimensione milza, circa 500.000 piastrine, 4000 globuli bianchi, in terapia con 2 cps oncocarbide/di, nell'ultimo mese sottoposta a trasfusione di 3 sacche di sangue perché l'emoglobina è scesa repentinamente da 9,5 a 7,5, no sintomi sistemici. Negli ultimi due mesi ho avuto dei fortissimi dolori alla zona lombare in due occasioni distinte nell'arco di 20 giorni (poco di rilevante è risultato da RX) e oggi, per una leggera torsione alla spalla, dei forti dolori, tipo fitte, alla stessa spalla. Questi dolori sono sproporzionati agli eventuali sforzi fatti e quindi la mia domanda è: possono questi dolori essere addebitati alla mielofibrosi? Grazie.
(Monica)


Risposta

Tendenzialmente i dolori ossei associati alle malattie mieloproliferative sono di tipo diffuso e non a livello articolare. Tuttavia la sintomatologia riferita potrebbe essere associata anche alla malattia ematologica di base senza una causa alternativa evidente.
Devono tuttavia essere escluse altre cause, tra le più frequenti quelle di tipo ortopedico mediante esami strumentali come la risonanza magnetica e/o la TC.


(7 marzo 2018 - ore 16:18) - Sintomi della mielofibrosi

Può esistere relazione fra la mielofibrosi (ne sono affetto da circa 9 anni) e violento e costante bruciore alle piante dei piedi che mi condiziona la già mia non elevata qualità della vita? Grazie.
(Gilan)


Risposta

Un sintomo caratteristico delle malattie mieloproliferative, anche se non frequente, è l’eritromelalgia, ovvero un senso di bruciore ai piedi e alle mani associato ad arrossamento spiccato e calore della pelle. Generalmente questo sintomo si presenta più tipicamente nella policitemia vera e nella trombocitemia essenziale piuttosto che nella mielofibrosi. Se indicata, l'uso di aspirina è talora in grado di migliorare la sintomatologia.


(7 marzo 2018 - ore 13:33) - Anagrelide ed allattamento

Sono affetta da Trombocitemia essenziale ed avendo superato in passato il milione e mezzo di piastrine, il mio ematologo mi ha prescritto terapia citoriduttiva. Da qualche anno assumo Xagrid che ho interrotto in corrispondenza di una gravidanza che ho portato a termine magnificamente con un bel bambino. Ora faccio l'allattamento al seno, posso riprendere Xagrid durante l'allattamento?
(Veronica)


Risposta

L'uso di anagrelide in gravidanza e durante l'allattamento non è raccomandata, in quanto non è noto l'effetto dannoso sul feto e se il farmaco viene escreto nel latte materno.


(6 marzo 2018 - ore 11:25) - Aumento del potassio

Buongiorno a tutti e sempre grazie per il vostro sempre e presente sostegno.
Uomo 49 anni da 4 con policitemia JAK+. Terapia salassi (in media ogni 3/4 mesi) e cardioaspirina. Nessun evento trombotico e milza nella norma.
Negli ultimi esami Emoglobina 14.2, Ematocrito 50.8, Globuli rossi 7.53, Globuli bianchi 14.00, Piastrine 700; la mia ematologa mi ha già prescritto il salasso che farò nei prossimi giorni. Un altro valore mi preoccupa: il POTASSIO (5.7) DEVO PREOCCUPARMI? La dottoressa mi dice che il valore non è preoccupante ma leggendo qua e là invece mi rendo conto che potrebbe essere pericoloso. Può questo valore alto del potassio essere causato dalla policitemia? Come devo comportarmi? Avete suggerimenti o consigli?
Ancora grazie.
(Agostino)


Risposta

L'aumento dei valori di potassio nel sangue possono essere dovuti a diverse cause. Nei pazienti con malattie mieloproliferative croniche un aumento del potassio si può osservare in caso di una conta piastrinica molto alta. Si consiglia comunque di eseguire esami di approfondimento in caso di progressivo aumento.


(6 marzo 2018 - ore 10:37) - PRM-151

Buongiorno, vorrei sapere a distanza di tempo come procede la sperimentazione del farmaco PRM-151. Grazie.
(Massimo)


Risposta

Non sono noti aggiornamenti sul protocollo di studio di PRM-151 nella mielofibrosi, in aggiunta a quelli già presentati a fine 2016 al Congresso della Società Americana di Ematologia (ASH). Per quanto riguarda i risultati preliminari dello studio si rimanda alla sezione "Aggiornamento dai congressi".


(4 marzo 2018 - ore 19:20) - Coumadin e curcuma

Curcuma ha effeti collaterali con pazienti che sonno in terapia di cumadin? Grazie in anticipo.
(Liri)


Risposta

Molte delle proprietà medicinali della curcuma sono dovute ai curcuminoidi, che hanno un effetto antiaggregante in modo simile all'aspirina, attraverso l'inibizione, dose dipendente, dell'attività della ciclossigenasi delle piastrine e sui livelli di trombossano B2.
Per questo motivo la concomitante assunzione di curcuma e coumadin (un potente anticoagulante) potrebbe aumentare il rischio di sanguinamenti spontanei.


(4 marzo 2018 - ore 16:36) - Immunoterapia e neoplasie mieloproliferative

Buon pomeriggio, vi scrivo per chiedervi se le immunoterapie, che pare stiano riscontrando effetti positivi, di guarigione, in diverse neoplasie, siano applicabili e siano state sperimentate anche sui pazienti con malattie mieloproliferative. Potrebbero essere una delle prospettive di cura che si profilano? Se ci sono delle sperimentazioni avviate, quali sono i risultati di cui disponete? Grazie sempre per quanto fate!


Risposta

L'uso di farmaci in grado di modulare il sistema immunitario è stato ed è tuttora in corso di valutazione anche nelle neoplasie mieloproliferative ed in particolar modo nella mielofibrosi; essi includono farmaci immunomodulatori (es. talidomide), gli interferoni ed anticorpi monoclonali. Se i dati sui farmaci immunomodulatori e sugli interferoni sono ormai ben noti, non è ancora ben definito il ruolo terapeutico degli anticorpi monoclonali.


(3 marzo 2018 - ore 17:25) - Trombocitemia essenziale e sue possibili complicanze

Gentilissimi, ho 55 anni e da più di 10 anni mi è stata diagnosticata TE con JAK2 positivo. Per questa patologia sto assumendo Cardioaspirina. Sono inoltre in cura per depressione da quasi 30 anni e, ormai da 10 anni, in cura con Serenase e Cipralex. In questi anni ho avuto un aumento forte di trigliceridi (ultime analisi 500) e di colesterolo (220) e vorrei sapere se l'aumento di questi valori possa essere stato causato dalla TE o dalla combinazione delle patologie con assunzione fi psicofarmaci. Inoltre, da 3 anni soffro di vene varicose e di rottura dei capillari per le quali non sto seguendo nessuna terapia e vorrei sapere anche in questo caso se può essere stato causato dalla TE.
Grazie per l'attenzione.
(Stefania)


Risposta

L'aumento dei livelli di colesterolo e di trigliceridi non è da riferirsi alla presenza della trombocitemia essenziale, va comunque sottolineata l'importanza di correggere tali valori che rappresentano uno dei principali fattori di rischio per l'insorgenza di trombosi.
Anche la comparsa di fragilità capillare e vene varicose non è da correlare alla presenza della malattia ematologica, si consiglia comunque una valutazione da parte di un medico specialista angiologo per un eventuale trattamento.


(1 marzo 2018 - ore 11:57) - Uso di fattori di crescita nei donatori sani

Buongiorno egregi Dottori, vi porgo la seguente domanda: i fattori di crescita utilizzati per stimolare il midollo di un donatore di staminali da sangue periferico, possono essere causa a lungo termine di un tumore del sangue del medesimo donatore? Grazie mille.


Risposta

Non vi è alcuna evidenza di un rischio per i donatori sani di sviluppare una neoplasia del sangue in seguito all'uso di fattori di crescita.


(1 marzo 2018 - ore 12:44) - Mielofibrosi pre-fibrotica

Buongiorno.
Mi hanno diagnosticato una mielofibrosi pre-fibrotica con "tripla negativa". Che prospettive ci sono per chi ha questa malattia?
Che differenza c'è tra la mielofibrosi pre-fibrotica e la trombocitemia essenziale e la mielofibrosi? Grazie.


Risposta

La recente revisione della Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) ha introdotto formalmente la categoria diagnostica della Mielofibrosi prefibrotica, ben delineata grazie a criteri morfologici - relativi alla biopsia osteomidollare - e grazie alla presenza di alcuni criteri clinici e di laboratorio, che rendono più chiara ed efficace la distinzione di questo gruppo di pazienti rispetto da coloro i quali ricevono una diagnosi di Trombocitemia Essenziale, da una parte, o di Mielofibrosi Primaria, dall'altra.
Applicando i nuovi criteri della WHO 2016 ad un'ampia coorte di oltre 650 pazienti che avevano ricevuto in precedenza una diagnosi di Mielofibrosi Primaria, in 278 di loro la diagnosi è stata modificata in favore della categoria di Mielofibrosi prefibrotica.
Analizzando e comparando le caratteristiche dei due gruppi di pazienti così ottenuti sono emerse alcune rilevanti differenze: fra i casi di Mielofibrosi prefibrotica vi era una maggiore frequenza di pazienti giovani e di sesso femminile, che presentavano parametri coerenti con una malattia meno aggressiva, ossia valori più elevati di emoglobina e piastrine, associati ad una minore frequenza di blasti circolanti, sintomi sistemici, splenomegalia marcata o alterazioni cromosomiche sfavorevoli. Come atteso sulla base di questi dati, i pazienti con Mielofibrosi prefibrotica coinvolti in questo studio avevano alla diagnosi un rischio clinico inferiore, in base allo score IPSS.
Anche sul piano genetico i due gruppi di pazienti sono risultati differenti: le mutazioni che definiscono il profilo "ad alto rischio molecolare" (in particolare quelle a carico di ASXL1 e EZH2), infatti, sono risultate più frequenti nei casi di Mielofibrosi Primaria, contribuendo a spiegare, almeno in parte, la loro storia naturale di malattia.
Questi dati supportano in maniera chiara la nozione che a ciascuna delle due categorie diagnostiche corrisponda un andamento clinico distinto e più favorevole nel caso della Mielofibrosi prefibrotica. Questa distinzione è mantenuta anche nel confronto con un gruppo di pazienti affetti da Trombocitemia Essenziale: questi ultimi, infatti, presentano in assoluto la prognosi migliore. In tal modo si conferma la necessità ed il valore di attenersi ad un processo diagnostico accurato, in accordo con i criteri WHO.


(1 marzo 2018 - ore 11:22) - Sindrome mieloproliferativa cronica e sclerosi multipla

Salve. C'è correlazione tra una sindrome mieloproliferativa cronica e l'insorgenza di sclerosi multipla?
(Davide)


Risposta

Ad oggi non esistono evidenze di una correlazione tra una neoplasia mieloproliferativa cronica e la sclerosi multipla.


(1 marzo 2018 - ore 00:18) - Trombocitemia e terapia con oncocarbide

Mio marito, 37 anni, prende l'oncocarbide per la trombocitemia essenziale solo che adesso l'emoglobina si è abbassata sotto il minimo..., io vorrei sapere adesso cosa puo succedere perché per questo la sua dottoressa gli ha dovuto sodpendere l'oncocarbide.
(Lucrezia)


Risposta

Il profilo di tossicità ematologica dell'oncocarbide si può caratterizzare dalla riduzione di globuli bianchi, piastrine ma anche dell'emoglobina. Si definisce intolleranza all'onocarbide valori di neutrofili <1000/uL, oppure una conta di piastrine <100.000/uL, oppure un valore di emoglobina <10g/dL. In questi casi, se persiste l'indicazione ad una terapia citoriduttiva, vi è l'indicazione a cambiare la terapia. Ovviamente oltre al recupero dei valori del sangue sopra la soglia di normalità deve essere esclusa la possibilità di una progressione in mielofibrosi.


(27 febbraio 2018 - ore 16:45) - Donatori di midollo osseo

Gentili Ricercatori, dagli studi "sul campo" da Voi condotti, emerge che, seppure con frequenza piuttosto bassa, le malattie mieloproliferative possono avere un'evoluzione leucemica, T.E. e P.V. possono evolvere in mielofibrosi.
Sarebbe pertanto auspicabile incrementare i candidati alla donazione di midollo. Ho consultato alcuni siti, per sapere quali siano le caratteristiche dei donatori e dove ci si possa recare per rilevare/inserire i propri dati in attesa di essere utile a qualcuno. Dalle Vostre pubblicazioni ho capito ci siano delle caratteristiche più favorevoli anche per i riceventi, ma queste sono valutazioni mediche a Voi riservate, mentre attività di promozione alla donazione di midollo possono essere svolte da noi tutti e la donazione tramite prelievo del sangue periferico, ultimamente più optata, credo possa essere un incentivo, per tutti coloro che temono il prelievo dalla cresta iliaca. Se vorrete indicarci dei link aggiornati, quelli da me individuati non erano molto recenti seppure validi, o fornirci indicazioni utili, potremmo essere noi stessi utili a chi, tra le poche opportunità, può sperare nella compatibilità di un donatore, senza dimenticare che noi stessi potremmo averne bisogno.
Grazie per il Vostro supporto e per le rassicurazioni che ci fornite!!


Risposta

Per informazioni riguardo le modalità ad oggi disponibili per la donazione di midollo osseo si rimanda al commento "Donatore per trapianto allogenico" del 11/02/2018.
Per i coloro che desiderano diventare donatori di midollo osseo le procedure riguardanti la donazione del midollo osseo vengono dettagliatamente illustrate presso i centri che si occupano di tale procedura: solitamente si tratta dei servizi trasfusionali di aziende ospedaliere non periferiche.
Esistono anche delle associazioni quali l'ADMO (associazione donatori midollo osseo) e l'AIL (associazione italiana contro leucemie-linfomi e mieloma) che forniscono delle informazioni utili a coloro che vogliono diventare donatori di midollo osseo.
Esiste inoltre il Registro Nazionale Italiano Donatori di Midollo osseo (IBMDR) che attraverso un link permette all'utente di pre-registrarsi e di ricercare i centri donatori presenti nelle diverse regioni d'Italia.


(26 febbraio 2018 - ore 15:17) - Mielofibrosi primaria

Salve a mio padre è stata diagnosticata la Mielofibrosi primitiva. Non riesco a trovare questa dicitura. Di cosa si tratta? Ci è stato detto di non preoccuparsi per il decorso lento della malattia. Ma io leggo che la mielofibrosi ha una mortalità media di 5 anni. Sono molto confusa. Potreste aiutarmi? Grazie mille.
(Raffaella)


Risposta

La Mielofibrosi primaria è caratterizzata da un quadro complesso sia sul piano biologico che su quello clinico-assistenziale, con sopravvivenze variabili dai 15 anni a meno di 5 anni. L'evoluzione leucemica è stata invece osservata nel 5-30% dei pazienti.
Per la stratificazione prognostica dei pazienti affetti da questa patologia è utile il calcolo dello score prognostico secondo IPSS alla diagnosi o DIPSS durante il follow-up. Il primo score di prognosi risale al 2009 con la formulazione dell'International Prognostic Scoring System (IPSS) (Cervantes F., 2009). Questo score prognostico è stato successivamente implementato in modo da poter essere applicato dinamicamente durante il follow up Il DIPSS (Dynamic International Prognostic System) (Passamonti F.,2010).
Consiglio la seguente lettura: Libretto_Mielofibrosi.pdf


(26 febbraio 2018 - ore 15:14) - Policitemia vera e procreazione nei soggetti di sesso maschile

Buon giorno! Da qualche mese ho scoperto di avere PV, il mio ematologo mi consiglia di cominciare la cura con oncocarbide ma io e mia moglie vogliamo fare un figlio e quindi ho chiesto un alternativa come l'interferone. Invece ematologo dice che interferone viene prescritto ai pazienti con trombocitemia essenziale e con legge 648 e quindi non è più prescrivibile per la PV. Inoltre ematologo ha detto che l'interferone pegilato non si trova più in farmacie e rimane solo non pegilato. Vorrei la conferma da voi, se cosi è possibile acquistare in farmacia senza prescrizione e quanto costa? Grazie. .
(Marco)


Risposta

Tutti i farmaci potenzialmente teratogeni (ad es.Idrossiurea) devono essere sospesi almeno tre mesi prima del concepimento.
Nella policitemia vera al momento in Italia non vi è indicazione alla somministrazione di interferone sia non-pegilato che pegilato; nel periodo senza terapia citoriduttiva è consigliabile la salassoterapia mantenendo un target di ematocrito < 45% e cardioaspirina (i pazienti devono essere attentamente sempre valutati dall'ematologo curante, con particolare attenzione in casi con estrema trombocitosi).
Per quanto riguarda l'interferone pegilato in Italia è in corso un protocollo sperimentale per il pazienti affetti da policitemia vera a basso rischio che randomizza i pazienti in maniera casuale in due gruppi: pazienti che continueranno la terapia con antiaggregante piastrinico e salassi ed un altro gruppo di pazienti che riceveranno il farmaco sperimentale – interferone pegilato - con terapia antiaggregante piastrinica(Study Chair: Prof. Tiziano Barbui - Fondazione per la Ricerca Ospedale Maggiore di Bergamo).
Per i pazienti che non hanno iniziato una terapia citoriduttiva e che esprimono il desiderio di procreazione può essere indicata la crioconservazione del seme prima di iniziare la terapia citoriduttiva.
Inoltre è utile una valutazione presso un centro di fertilità per valutare la vitalità del seme.
E’ consigliabile che ogni paziente venga valutato dal proprio ematologo curante.
Si consiglia la seguente lettura: Libretto_Policitemia.pdf


(26 febbraio 2018 - ore 14:51) - Policitemia vera e terapia antiaggregante piastrinica

Mi chiedevo se si può prendere la cardioaspirina a giorni alterni, in policitemia vera, e se l'uso di oncocarbide e di lucen e cardiaspirina fa scendere ferro e ferritina Da cosa dipende ferro e ferritina bassa (ferro 25 e feritina 6,7)?


Risposta

Nella policitemia vera sia a basso rischio che ad alto rischio è indicata la terapia antiaggregante piastrinica con basse dosi di cardiospirina (solitamente 100 mg/die). In pazienti intolleranti o allergici alla cardioaspirina può essere somministrato in alternativa un altro farmaco antiaggregante piastrinico (da valutare con l'ematologo curante).
Non vi sono dati scientifici ad oggi che dimostrino l'efficacia di una somministrazione a giorni alterni di cardioaspirina nel proteggere il paziente da eventi trombotici/ischemici. E’ indicato sospendere la cardioaspirina in casi di estrema trombocitosi PLT >1.500.000/mmc per ridurre il rischio emorragico; in pazienti con PLT > 1.500.000/mmc è indicato inoltre l'inizio della terapia citoriduttiva.
La presenza di anemia sideropenica in pazienti che assumono la cardioaspirina può essere correlata ad un sanguinamento dal tratto gastroenterico. E’ consigliato che ciascun paziente venga valutato dal proprio ematologo curante per intraprendere un percorso diagnostico per inquadrare la causa della eventuale carenza marziale.
Si consiglia la seguente lettura: Libretto_Policitemia.pdf


(24 febbraio 2018 - ore 17:20) - Carenza di vitamina B12

Gentili dottori, sono quivi pervenuta dopo molte ricerche sul web. Dovrò intraprendere un percorso in Ematologia poiché, pochi giorni fa le analisi del sangue hanno dato, per la prima volta in anni di controlli, un risultato incredibilmente basso: praticamente mi mancavano due terzi del sangue.
Ricovero urgente, visita d'emergenza, immediata trasfusione di sangue. Si punta l'attenzione sui valori bassissimi della vit. B12 che già un anno fa era a metà del necessario. Si focalizza per l'intanto il fattore intrinseco gastrico e un'alta infezione da helicobacter che precedenti terapie non hanno scalfito. Si puntualizza che a dicembre avevo eseguito un ciclo di Minocin 100 mg/die per sei settimane che nel corso del tempo ho preso più volte, anche assieme ad altri antibiotici, per una forma grave di rosacea. Non ho mai avuto conseguenze. Ora ho 66 anni. Ai primi di gennaio sento nausea, malessere, senso di amaro in bocca. Comincia spossatezza, febbre da 37 a 38,5. Il medico di base ipotizza influenza e non mi dà niente. Nell'ultima decade di febbraio la situazione si aggrava per spossatezza. Il medico telefonicamente mi assegna antibiotico levoflaxcina 550 per 10 gg, ma non me la sento di affrontare il farmaco. La spossatezza si aggrava e il medico viene in visita domiciliare consigliando una robusta alimentazione pur se adeguata alla mia condizione e molti esami. Dopo otto giorni eseguo gli esami a domicilio perché le forze per arrivare al punto prelievi non le avevo. Nel pomeriggio mi chiamano dal centro avvertendomi del risultato grave dell' emocromo e viene attivato il ricovero urgente. Ora dovrò calendarizzare gli esami assegnati in ematologia col medico di base. Ci sarà anche gastroscopia con ricerca fattore intrinseco. L' ematologia non ha ritenuto di eseguire (almeno per adesso) l'esame del midollo osseo che era stato ipotizzato e io non ho chiesto nulla se non consigli alimentari e comportamentali. Già nella notte dopo la trasfusione di sangue, potevo alzarmi e muovermi da sola senza la sintomatologia micidiale di prima. Dopo due giorni a casa la condizione di benessere continua e posso aggirarmi in appartamento con prudenza ma anche per un buon tempo. Mangio con regolarità. Non ho più nausee. Dormo abbastanza. Ho subito iniziato le iniezioni di Dobetin 1000 di cui è stato impostato schema di assunzione praticamente a vita. Ho comunque molto timore per ciò che mi è accaduto. Penso che possa trattarsi di un cancro al sangue, di un blocco emopoietico irreversibile. E mi attribuisco solo colpe per aver preso a periodi (assegnati comunque dal dermatologo o dal medico) gli antibiotici per la mia maledetta rosacea, per aver frenato sulla vit B 12 perché mi dava rosacea. Aggiungo che io ho sempre mangiato carne, verdure cotte, mele cotte, insalata, pasta, riso. Di stomaco ho cominciato a star male quattro anni fa, dopo potente cura per artrite psoriasica: sei Salazopirina al giorno, con 600 grammi di brufen, 2 grammi di tachipirina oro solubile e altri antidolorifici quando non bastava il tutto. Non mi venne dato il protettore gastrico. Dopo due anni la pelle del viso e del collo comincia a prudere, arrossarsi, riempirsi di pustole simili al zoster, spellarsi in modo impressionante. Reumatologo e dermatologo negavano intossicazione, gli esami del sangue erano regolari. Capii che dovevo agire da me e gradualmente mi levai tutti i farmaci. Nel giro di sei mesi la pelle tornò al suo standard e mi tenni i dolori che comunque i medici consultati di poi dubitavano essere artrite psoriasica, come trovarono imperdonabile il fatto di non averli fatti accompagnare dal protettore gastrico che da tre anni devo assumere regolarmente. Ho sempre "sentito" che quella cura mi aveva cambiata la carne e tolto molta forza, condizionando la mia vita. Ora mi aspetto il peggio, ma non ne parlo con nessuno anche perché io non me sento proprio di dover combattere con mostruosità ancor peggiori. Nella mia vita ho perso tutta la mia famiglia di origine in modo tragico e in modo tragico ho perso un giovane figlio dopo la sua lunga malattia.
Vi chiedo perdono per il lungo sfogo, e mi rendo conto che ho comunque bisogno di una parola di speranza perché, nonostante lunghi anni di sofferenze e dolore, sono comunque andata avanti per il figlio che mi resta. Vi ringrazio e non rinuncio a chiedervi qualche luce di speranza.
(Mariella)


Risposta

La carenza di vitamina B12 può svilupparsi per diverse ragioni, riconducibili ad un'insufficiente apporto alimentare e/o ad un alterato assorbimento. Generalmente tale deficit non comporta sintomi particolari, anche se carenze importanti si accompagnano a gravi forme di anemia/pancitopenia e degenerazioni del sistema nervoso.
Una delle cause di carenza di vit B12 è deficit di fattore intrinseco per resezione chirurgica dello stomaco per curare ulcere dello stomaco complicate o per asportare tumori maligni; o anche deficit di fattore intrinseco per gastrite atrofica, una malattia caratterizzata dall'infiammazione cronica delle cellule della mucosa gastrica con perdita progressiva della componente ghiandolare la cui diagnosi si può effettuare tramite una gastroscopia con biopsie della mucosa gastrica.
Vi sono anche casi di deficit ereditari di fattore intrinseco (condizioni molto rare trasmesse su base genetica recessiva).
La ilectomia o asportazione chirurgica dell'ileo (tratto finale dell'intestino tenue deputato all'assorbimento di diversi nutrienti inclusa la vitamina B12) può essere la causa di una carenza di Vit B12.
Nel morbo di Crohn, sindromi da malassorbimento, alterazioni della flora batterica intestinale, infestazione enterica da parassiti, acloridria (assenza di acido cloridrico nello stomaco, che può essere causata anche dall'assunzione cronica degli inibitori di pompa protonica, farmaci utili nel trattamento del reflusso gastroesofageo e dell'ulcera peptica) si può istaurare una carenza di Vit B12; se si sospetta una delle cause sopra elencate è utile effettuare una valutazione gastroenterologia.
Gravi carenze di vitamina B12 per insufficiente apporto alimentare sono abbastanza rare e possono interessare individui vegani o persone anziane nelle quali coesistono problemi di assorbimento. Carenze subcliniche sono invece molto comuni, sia nelle categorie citate che nei Paesi in via di sviluppo.
I sintomi di una grave carenza di Vit B12 si manifestano solitamente in presenza di gravi deficit protratti nel tempo. Possibile la comparsa di anemia progressivamente ingravescente, astenia, pallore, ittero, lingua liscia, pruriginosa e molto rossa, formicolii alle estremità, ridotta percezione del dolore, irritabilità, mal di testa, depressione, diminuzione delle facoltà mentali (difficoltà di concentrazione, deficit di memoria), alterazioni dell'equilibrio, disturbi del sonno.
La carenza di vitamina B12 può essere risolta tramite apposite somministrazioni della vitamina per via intramuscolare od orale.
I pazienti che presentano grave anemia/pancitopenia vengono solitamente valutati da un ematologo, che una volta diagnosticata la carenza di Vit B12 prescriverà le indagini utili ad un inquadramento diagnostico, il supporto vitaminico che viene effettuato solitamente per via intramuscolare e controlli seriati dell'emocromo con il dosaggio della vitamina carente per monitorare la risposta. Nei casi in cui l'anemia/pancitopenia non si risolvono con la normalizzazione delle riserve di Vit B12 il paziente verrà rivalutato dall'ematologo per effettuare eventuali esami diagnostici di secondo livello.
E’ consigliabile che ciascun paziente venga valutato dal proprio ematologo curante.


(24 febbraio 2018 - ore 14:02) - Pazienti triplo negativi affetti da mielofibrosi primaria

Buon giorno.
La caratterizzazione di "triplo negativo" nella diagnosi di mielofibrosi idiopatica quali conseguenze comporta? Incide sull'aspettativa di vita? Sulla difficoltà di cura?
Grazie per tutto il tempo che dedicate a noi malati sempre in cerca di chiarimenti.


Risposta

I pazienti affetti da mielofibrosi primaria triplo negativi per le mutazioni di JAK2, MPL e CALR, mostrano una ridotta sopravvivenza libera da malattia. Uno studio condotto su 254 pazienti ha identificato i pazienti "CALR– e ASXL1+" e i "tripli negativi" come ad alto rischio molecolare nella mielofibrosi primaria (Tefferi, 2014).
Nei pazienti affetti da mielofibrosi primaria triplo negativi (soprattutto giovani) è utile effettuare uno studio mutazionale per la ricerca della eventuale presenza di mutazioni ad alto rischio molecolare (come ad esempio la mutazione AXSL1 o SRSF2), la cui positività impatta negativamente sulla prognosi della malattia e può indirizzare l'ematologo verso la strategia terapeutica più indicata per ogni singolo paziente (ad esempio terapia farmacologica/protocolli sperimentali vs trapianto allogenico) (Primary myelofibrosis: 2017 update on diagnosis, risk-stratification, and management. Tefferi A. 2016).


(24 febbraio 2018 - ore 11:44) - Policitemia vera e sideropenia

Buongiorno, mi è stata diagnosticata la policitemia vera nel 2008, ho 48 anni e sono donna, assumo cardioaspirina e oncocarbide e lucen, e eutirox. Facendo gli esami del sangue è emerso il ferro a 25 e la transferrina a 6,7; la tranferrina è normalissima, non faccio salassi da un paio d'anni circa, già 4 o 5 anni fa avevo valori tendenzialmente bassi, ma facevo salassi, allora mi chiedevo se la policitemia porta anche senza fare salassi a un consumo del ferro e ferritina, e cosa devo fare, premetto che l'emoglobina è a 14 e l'ematocrito a 49 e le piastrine a 600000 e i globuli bianchi quasi a 13000. Grazie.


Risposta

La policitemia vera può sottendere una sideropenia a causa dell'esaltata attività eritropoietica midollare; i soggetti affetti da policitemia vera sottoposti a salassoterapia possono presentare sideropenia. La salassoterapia è indicata per mantenere un ematocrito < 45% nei pazienti affetti da policitemia vera.
E' opportuno che ciascun paziente venga valutato dal proprio curante per escludere altre cause di carenza marziale, come ad esempio un sanguinamento cronico dal tratto gastroenterico in soggetti che assumono cronicamente la cardioaspirina.


(24 febbraio 2018 - ore 9:28) - Salasso e policitemia vera

Buon giorno. Vorrei sapere se esistono delle linee-guida per quanto riguarda il salasso in caso di policitemia vera, con particolare riferimento al valore di ematocrito da non superare. Grazie.
(Emilio)


Risposta

Nei pazienti affetti da policitemia vera il salasso è indicato per mantenere valori di ematocrito < 45%.


(23 febbraio 2018 - ore 11:46) - Policitemia vera e terapia

Buongiorno,
affetta da policitemia vera da qualche mese, vorrei sapere qual è la terapia giusta da seguire in prima linea e quando è necessario assumere oncocarbite, premetto che ho 53 anni.
Grazie e distinti saluti.
(Sandra)


Risposta

I pazienti affetti da policitemia vera con età <60 anni e con anamnesi negativa per eventi trombotici hanno indicazione a terapia antiaggregante con cardioaspirina e salassi per mantenere l'ematocrito <45%.
I pazienti affetti da policitemia vera con età >60 anni e/o pregressi eventi trombotici hanno indicazione a terapia citoriduttiva (la terapia citoriduttiva di prima linea è l'idrossiurea) e cardioaspirina.
L'opzione di utilizzare una citoriduzione andrà, inoltre, presa in considerazione in caso di scarsa tolleranza ai salassi o di elevato fabbisogno di salassi per mantenere l'ematocrito entro il target ottimale, in caso di splenomegalia progressiva o sintomatica, di sintomi severi correlati alla malattia, di piastrinosi con conta piastrinica superiore a 1.500.000/mmc o di progressiva leucocitosi.
Da quest'anno, i pazienti affetti da policitemia vera resistenti/intolleranti ad idrossiurea presentano l'indicazione ad essere trattati con Ruxolitinib.


(22 febbraio 2018 - ore 13:53) - Cromosoma Philadelphia

Buongiorno,
mi è stata diagnosticata la policitemia vera sulla base degli esami del sangue che hanno riportato un aumento dei globuli rossi(6), piastrine(600), globuli bianchi (12) e emogobina (17), in più ho eseguito il test JAK2 risultato positivo e Philadelphia negativo, ma cosa significa philadelphia negativo?
Grazie e cordiali saluti.
(Milva)


Risposta

Il cromosoma Philadelphia è una particolare alterazione dell'assetto genico della cellula, identificata per la prima volta nel 1960 da due medici di Philadelphia (da cui il nome). Si origina a seguito di una traslocazione cromosomica, cioè il trasferimento di due sezioni di cromosoma che invertono la loro posizione. Questo scambio avviene tra i cromosomi 9 e 22 [t(9;22)] e può essere evidenziato con analisi di citogenetica, con l'uso di sonde fluorescenti (FISH, Fluorescent in situ hybridization) e con indagini puramente molecolari. Se osservato si definisce come Ph+, altrimenti Ph- (Ph da Philadephia). A seguito di questa modificazione il gene BCR si trova vicino al gene ABL dando così origine ad una proteina (BCR/ABL) che con le sue attività contribuisce all'insorgenza di patologie specifiche. La mutazione Ph+ caratterizza la Leucemia Mieloide Cronica, mentre le neoplasie mieloproliferative Philadelphia negative, secondo la classificazione dell'organizzazione mondiale della sanità (WHO), includono: la Policitemia vera, la Trombocitemia essenziale, la Mielofibrosi primaria e la Mielofibrosi primaria in fase prefibrotica.


(22 febbraio 2018 - ore 7:38) - Luspatercept e mielofibrosi

Luspatercept


Risposta

Luspatercept (ACE-536) è una proteina di fusione ricombinante costituita da una forma modificata del dominio extracellulare dell'essere umano attivo nel recettore di tipo IIB collegato al dominio Fc IgG1. Luspatercept, attraverso un meccanismo d'azione diverso dall'eritropoietina, lavora per correggere l'eritropoiesi inefficace promuovendo la maturazione tardiva degli eritroblasti.
In Italia è attualmente in corso un protocollo sperimentale di fase 2: "Uno studio di sicurezza ed efficacia per valutare luspatercept in soggetti affetti da neoplasie mieloproliferative associate a mielofibrosi (mielofibrosi primaria e mielofibrosi secondarie a PV o a TE) che sono anemici con e senza dipendenza da trasfusione di globuli rossi".
In Italia i centri di arruolamento sono:
Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII, Bergamo, Italia, 24127
Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi, Firenze, Italia, 50134
Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia, Italia, 27100
Istituto Clinico Humanitas, Rozzano (MI), Italia, 20089
Ospedale di Circolo di Varese, Varese, Italia, 21100.


(21 febbraio 2018 - ore 13:55) - Ruxolitinib e policitemia vera

Egregi ricercatori,
sono una donna di 51 anni alla quale è stata diagnosticata la policitemia vera a dicembre dello scorso anno.
Risultata positiva al JAK2 ho iniziato la terapia con cardioaspirina e salassi che vengono eseguiti quando il valore dell'ematocrito è superiore al 45%.
Volevo chiedervi se è giusto ricorrere già da subito al farmaco JAKAVI oppure è meglio continuare solo con i salassi e la cardioaspirina? Premetto che le dimensioni della milza sono ancora nei limiti (12.5), i globuli bianchi si aggirano intorno a 12, le PLT intorno alle 600/700 mila, globuli rossi 5.90.
Assumere già da subito il farmaco JAKAVI quali vantaggi può portare rispetto alla terapia tradizionale fatta di salassi all'occorrenza e cardioaspirina?
Nell'attesa vi saluto e vi ringrazio.
(Cosima)


Risposta

I pazienti affetti da policitemia vera eleggibili a terapia con Ruxolitinib sono i pazienti resistenti/intolleranti ad idrossiurea; dunque ruxolitinib non è prescrivibile per la policitemia vera come terapia di prima linea.


(21 febbraio 2018 - ore 10:18) - Piastrinosi in corso di terapia con Ruxolitinib

In caso di persistenza di piastrinosi in un paziente che fa ruxolitinib per mielofibrosi è possibile aggiungere l'oncocarbide?
(Maurizio)


Risposta

Se la terapia con Ruxolitinib alla massima dose prescritta non è efficace a controllare adeguatamente la conta piastrinica, la leucocitosi o l'ematocrito può essere associata ad un farmaco citoriduttivo nella pratica clinica. Ciascun paziente comunque deve essere valutato dal proprio Ematologo curante in merito a scelte terapeutiche/ dosaggio dei farmaci.


(21 febbraio 2018 - ore 8:41) - Eritrocitoaferesi o salassoterapia e piastrinosi

È possibile che l'eritrocitoaferesi nei pazienti con PV porti ad un aumento della piastrinemia?
(Giovanni)


Risposta

In alcuni casi si può osservare un aumento della conta piastrinica in pazienti sottoposti ad eritrocitoaferesi o a salasso in conseguenza della temporanea riduzione delle riserve marziali.


(21 febbraio 2018 - ore 1:48) - Ruxolitinib ed idrossiurea

Cari dottori ricercatori vorrei da voi un consiglio spassionato e una delucidazione in merito: vorrei sapere tra i due farmaci ruxolitinib e onco carbide quale dei due è il più affidabile più efficace e sicuro in tutto e per tutto anche per la sopravvivenza ed anche a livello leucemogeno a lungo termine nella PV. Insomma secondo la vostra grande esperienza, e in base alla letteratura cosa mi consigliate di fare: di continuare la terapia con l'onco carbide o di cambiare e intraprendere la nuova strada terapeutica con ruxolitinib? Premetto che ho 45 anni affetto da PV JAK2 positivo scoperta all'età di 37 anni e sono già 7 anni in terapia con onco carbide.
Scusatemi se a volte mi sono ripetuto nell'esporre il quesito, però spero di essere stato chiaro nell'esporre la mia domanda con tutti i miei dubbi in merito e soprattutto su cosa dovrei fare se lasciare l'onco carbide per il ruxolitinib.
Con ansia aspetto sempre le vostre esaustive e chiare risposte. Grazie veramente, grazie di cuore per tutto ciò che fate per noi.
(Massimo)


Risposta

Il farmaco di prima linea nel trattamento dei pazienti affetti da policitemia vera (PV) ad alto rischio è l’idrossiurea (HU), un antimetabolita che inibisce la sintesi del DNA e che in studi di fase II e III ha dimostrato efficacia nella prevenzione secondaria o primaria di nuovi eventi vascolari. Nella PV l'efficacia antitrombotica della HU è stata dimostrata in uno studio del PVSG che ha trattato solo 51 pazienti seguiti per una mediana di 8 anni (Fruchtman SM, 1997), ma il timore che questo farmaco possa aumentare il rischio di leucemie ha generato grande cautela nel suo utilizzo nei giovani. Il reale rischio leucemogenico della sola idrossiurea è oggetto di grande dibattito poiché è difficile discernere se i rari casi documentati siano dipesi dal farmaco o siano il risultato di una evoluzione biologica intrinseca della malattia. Infatti casi di leucemia sono stati riportati anche in pazienti mai esposti a farmaci citotossici sia nella PV che nella TE (Bjorkholm M, 2011). Per contro, vi è consenso nell'ammettere che la somministrazione sequenziale di farmaci alchilanti (busulfano, clorambucile) e di P32 conduca a un chiaro incremento della frequenza di leucemie (Finazzi G, 2005; Bjorkholm M, 2011).
Tra i farmaci innovativi per il trattamento della PV, il ruxolitinib, JAK1/2 inibitore, è stato recentemente approvato in Italia per il trattamento di pazienti affetti da PV resistenti/intolleranti ad idrossiurea. Il farmaco è stato testato in pazienti resistenti o intolleranti alla HU ritenuti ad alto rischio di mortalità. Un primo studio di fase II, ha ottenuto risposte ematologiche complete e parziali nel 97% dei pazienti e questi dati iniziali sono stati confermati in un recente trial clinico di fase 3 (RESPONSE trial) (Vannucchi AM, 2015) in cui ruxolitinib è stato confrontato con la migliore terapia disponibile in pazienti con voluminosa splenomegalia e resistenti/intolleranti alla HU. Il farmaco ha dimostrato di ridurre in maniera significativa i salassi, la splenomegalia e di migliorare i sintomi correlati alla malattia. Purtroppo lo studio non è stato disegnato per affrontare endpoint clinicamente rilevanti nella policitemia vera quali la sopravvivenza libera da trombosi, la sopravvivenza libera da leucemia o da mielofibrosi o la remissione morfologica del midollo osseo.
Il follow-up a lungo termine dello studio RESPONSE di fase 3 dimostra la durata di efficacia con ruxolitinib in pazienti con PV che erano resistenti o intolleranti all'idrossiurea (Srdan Verstovsek , 2016).


(20 febbraio 2018 - ore 22:33) - Anisocitosi

Gentili ricercatori ho la TE da circa 5 anni con la mutazione CALR di tipo 2; negli ultimi mesi nell'emocromo mi spunta lieve ipocromia inoltre a questa voce si è aggiunta lieve anisocitosi, cosa vuol dire? Vi riporto i valori degli esami:
Globuli rossi 4.750.000, Emoglobina 12.7, Hct 38.2, Mcv 80.6, Mch 26.7, Mchc 33.1, Piastrine 1.128.000, Vitamina b12 375, Ferritina 37.3, Acido folico 17, Sideremia 72, Colesterolo totale 225, HDL 75.
Ho 28 anni attualmente non faccio nessuna terapia. Da quando sono sopra il milione mi è stata sospesa pure la cardioaspirina per il rischio emorragico. Grazie mille.
(Marinella)


Risposta

L'anisocitosi è presenza di globuli rossi di dimensione irregolare che si riscontra spesso nelle anemia carenziali e nelle talassemie. Può essere utile parlarne con il proprio Ematologo curante che se riterrà opportuno valuterà se visionare uno striscio periferico o effettuare ulteriori approfondimenti.
Per la terapia nella trombocitemia essenziale vedi commento del 20/02/2018. Ciascun paziente deve essere valutato per la terapia dal proprio Ematologo.


(20 febbraio 2018 - ore 19:27) - Referti di laboratorio

Buongiorno,
ho effettuato test per la ricerca JAK2, sul risultato della nalisi molecolari è indicato JAK2 (chr9;NM004972;exons1-23 full).
Volevo chiedervi se l'analisi effettuata include anche la ricerca del JAK2 esone 12.
Grazie mille
(Giorgio)


Risposta

Ciascun referto laboratoristico deve essere visionato nella versione originale o copia dell'originale, interpretato e comunicato al paziente dall'ematologo che ha prescritto il test.


(20 febbraio 2018 - ore 17:58) - Terapia di seconda linea nella trombocitemia essenziale

Avevo scritto qualche giorno fa a proposito della febbre di mia madre, l'ematologo ha fatto staccare la terapia con Oncocarbide per giorni, appena non l'ha più presa è stata benissimo. Ieri ha ripreso la terapia ed ha di nuovo la febbre. Evidentemente non sopporta la terapia, ma ci sono altre alternative all'Oncocarbide? Stiamo cercando di rintracciare l'ematologo, così non potrà curarsi. Siamo preoccupati. Grazie.
(Azzurra)


Risposta

I pazienti affetti da trombocitemia essenziale resistenti/intolleranti ad idrossiurea possono essere trattati con farmaci indicati in seconda linea. Tra le opzioni terapeutiche di seconda linea vi è l'anagrelide, farmaco che risulta avere un profilo di tollerabilità meno favorevole rispetto all'idrossiurea, oppure l'interferone, farmaco non leucemogeno ma gravato da un corollario di potenziali effetti collaterali, che lo rendono generalmente molto meno maneggevole e meno tollerato dell'idrossiurea. Ogni paziente deve essere valutato dall'ematologo curante per stabilire se può essere definito resistente/intollerante all'idrossiurea e quale farmaco di seconda linea possa essere più indicato nel suo caso.


(20 febbraio 2018 - ore 16:15) - Terapia nella trombocitemia essenziale

Mia figlia, 16 anni, risulta affetta da TE con 710000 di conta piastrina e JAK2 positivo. Secondo la vostra esperienza sono da trattare questi soggetti?
(Alberta)


Risposta

I pazienti affetti da trombocitemia essenziale con età >60 anni e/o pregressi eventi trombotici hanno indicazione a terapia citoriduttiva e cardioaspirina.
I pazienti affetti da trombocitemia essenziale con età <60 anni con anamnesi negativa per eventi trombotici hanno indicazione a terapia antiaggregante con cardioaspirina.
Inoltre, i pazienti con conta piastrinica >1500.000/mmc presentano indicazione a terapia citoriduttiva per un aumentato rischio emorragico.


(18 febbraio 2018 - ore 22:40) - Ruxolitinib e Polictemia vera

Sono un uomo di quasi 50 anni e da 5 con PV finora controllata con cardioaspirin e salasso quando necessario. Col passare del tempo i globuli bianchi sono arrivati a 14.000 e le piastrine tra 700 e 820.000, mentre l'ematocrito e l'emoglobina sono sotto controllo grazie ai neanche tanto frequenti salassi mentre i globuli rossi sono 7,5 m. Ora con l'avvento del Ruxolitinib per PV mi viene proposta, non appena sarà possibile, questa nuova terapia.
Finora avevo capito di non dover utilizzare terapia che non fosse cardioaspirin in quanto paziente a basso rischio (meno di 60 anni e mai trombosi). Forse sono i globuli bianchi che inducono questa scelta? Ruxolitinib è ben tollerato? Mi piacerebbe avere una vostra opinione. Grazie.
(Giancarlo)


Risposta

Il Ruxolitinib è attualmente indicato nel trattamento dei pazienti affetti da Policitemia vera resistenti/intolleranti ad idrossiurea (quindi trattati con idrossiurea). Ogni paziente deve essere valutato da uno specialista Ematologo.
Per informazioni su Ruxolitinib si rimanda al precedente commento "Farmaci indicati nel trattamento della Policitemia Vera" del 1/02/2018.


(18 febbraio 2018 - ore 18:09) - Neoplasie mieloproliferative e splenomegalia

Preg,mi Ricercatori,
ho 53 anni, episodio di TIA nel gennaio 2016, diagnosi di policitemia nel marzo del 2017, alla diagnosi ematocrito 55, leucociti 13,39 eritrociti 7,3 piastrine 742, ldh 709; in terapia con oncocarbide (8 capsule per settimana) clopidogrel e allopurinmolo (2 da 300 per settimana), ultimo salasso 13 giugno 2017.
I valori attuali: ematocrito 43,4, leucociti 15,73 eritrociti 5,07, piastrine 430, ldh 424. Alla data della diagnosi l'ecografia all'addome ha rivelato un ingrossamento della milza (16x6,6) l'esame, ripetuto dopo un anno ha registrato un ulteriore ingrossamento della milza (18,5x8).
Ho eliminato del tutto la carne rossa e ridotto drasticamente l'assunzione di formaggi, integrando l'apporto proteico con polline e semi di canapa.
Considerato che la terapia in corso pareva essere efficace sino alla recente ecografia, vorrei se sapere l'oncocarbide può essere considerata valida per contrastare l'ingrossamento della milza e quali potrebbero essere le possibili conseguenze e le possibili alternative alla terapia in corso.
Grazie per il vostro impegno.
(Francesco)


Risposta

La splenomegalia può essere presente in pazienti affetti da Policitemia vera con indicazione a terapia citoriduttiva con Idrossiurea; la splenomegalia può essere controllata da tale farmaco; attualmente i pazienti affetti da policitemia vera resistenti/intolleranti ad Idrossiurea possono essere trattati con Ruxolitinib (farmaco molto efficace sulla riduzione della splenomegalia). Ogni paziente comunque deve essere valutato dal proprio Ematologo Curante, che deciderà se eseguire una rivalutazione di malattia (considerando ad esempio un incremento della splenomegalia e/o la presenza di indicatori di eventuale progressione della malattia) e quale sia la terapia indicata per il paziente.


(18 febbraio 2018 - ore 13:09) - Malattie ereditarie e procreazione

Salve, sono affetta da TE in cura con cardirene e mio marito da trombofilia ereditaria in terapia con Xarelto. In caso volessimo un figlio che rischi abbiamo e consigliereste di fare ulteriori esami?


Risposta

Per quanto riguarda le neoplasie mieloproliferative, in alcuni è stata dimostrata una familiarità (si rimanda al commento "Familiarità nelle neoplasie mieloproliferative" del 2/02/2018); nelle donne affette da neoplasia mieloproliferativa la gravidanza deve essere programmata e seguita strettamente dal proprio Ematologo Curante. Se il partner/la partner presenta una malattia ereditaria è necessaria anche la consulenza di un esperto Genetista e dello specialista che lo/la segue per la specifica patologia ereditaria.


(18 febbraio 2018 - ore 9:05) - Luspatercept e sindrome mielodisplastica

Gentili ricercatori buongiorno. Vorrei sapere quali centri in Italia stanno sperimentando Luspatercept per mielodisplasia. Quando potrà essere commercializzato in Italia? Grazie.
(Lella)


Risposta

Al momento non vi sono trials clinici con arruolamento attivo di pazienti in Italia per quanto riguarda l'impiego di Luspatercept nella sindrome mielodisplastica.
In Italia abbiamo uno studio di fase 3 per il trattamento dell'anemia nei pazienti affetti da sindrome mielodisplastica a rischio molto basso, basso o a rischio intermedio, "A Study of Luspatercept (ACE-536) to Treat Anemia Due to Very Low, Low, or Intermediate Risk Myelodysplastic Syndromes (MEDALIST)", attivo ma che attualmente non sta reclutando pazienti.
I centri Italiani in cui sono stati arruolati i pazienti sono:
- Azienda Ospedaliera Santi Antonio Biagio E Cesare Arrigo (Alessandria, Italia, 15100)
- Azienda Ospedaliero Universitaria Di Bologna Policlinico S. Orsola Malpighi (Bologna, Italia, 40138)
- Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi (Firenze, Italia, 50121)
- Azienda Sanitaria Locale Lecce (Lecce, Italia, 73100)
- Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo (Pavia, Italia, 27100)
- Azienda Ospedaliera Bianchi Melacrino Morelli (Reggio, Calabria, Italia, 89100)
- Fondazione Policlinico Universitario A Gemelli (Roma, Italia, 00168)
- Fondazione PTV Policlinico Tor Vergata (Roma, Italia, 00168)
Attualmente vi è uno studio di fase 2 aperto in Germania, che arruola pazienti affetti da sindrome mielodisplastica a basso rischio o a rischio intermedio anemici, "A Phase 2, Open Label, Ascending Dose Study of ACE-536 for the Treatment of Anemia in Patients With Low or Intermediate-1 Risk Myelodysplastic Syndromes (MDS)". Acceleron Investigative Site, Dresden Germany.


(16 febbraio 2018 - ore 11:23) - Mielofibrosi e Ruxolitinib

Buongiorno sono Giusi.
Ho compiuto 56 anni e nel 2008 mi è stata diagnosticata mielofibrosi idiopatica di tipo indolente. Fino ad oggi l'unica terapia prescritta dall'ematologo è la cardioaspirina che faccio regolarmente ogni giorno. Ad oggi sto bene (nessuna stanchezza particolare, nessun senso di pienezza quando mangio, nessuna sudorazione notturna, nessun dolore alle ossa). L'unico inconveniente è il prurito subito dopo la doccia (che riesco a gestire e che dopo 15-20 minuti passa).
Dal luglio del 2016, in occasione di valori di Hct maggiori del 45% ho fatto dei salassi (5 in tutto, l'ultimo dei quali il 18/10/2017). Di seguito riporto i valori dell'ultimo emocromo (12/02/2018):
RBC 6,22 milioni/mmc;
Hgb 13,8; Hct 44,3%;
Wbc 16,72 mila/mmc;
Plt 452 mila/mmc.
Riporto anche i dati degli esami del 29/11/2017 fatti in ospedale:
JAK2 V617F: mutato (alleli mutati al 66%). (N.B.: da esame analogo fatto nel luglio 2015 gli alleli mutati erano pari al 65%)
BCR ABL210 MAJOR: negativo
CD34% =0,1%; CD34+ circolanti= 18x10^6/litro.
La milza ad oggi è palpabile a 7,5 cm dall'arcata costale, mentre in eco misura DL 18,6-19,4. Fortunatamente però non avverto alcun disagio addominale o dolore sotto le costole sul lato sx.
Ciò detto, atteso che con l'ematologo che mi ha seguito fino ad ora, purtroppo, non sussiste particolare feeling, vi chiedo cortesemente se esiste una dimensione massima della milza oltre la quale si deve comunque intervenire con ruxolitinib (mi spaventano i possibili effetti collaterali) per ridurre la splenomegalia anche in assenza di alcun fastidio come nel mio caso. Vi chiedo pure, considerato il quadro su esposto, se è opportuno al momento rifare la biopsia a distanza di quasi 10 anni (l'unica è stata fatta nel settembre 2008 al momento della diagnosi) per verificare l'evoluzione della malattia. Infine, in che termini valori dei globuli bianchi che oscillano da una anno e mezzo a questa parte tra 15 e 19 mila possano essere preoccupanti per l'evoluzione della malattia in qualcosa di più preoccupante (leucemia o altro..)?
Grazie. Saluti cordiali.
(Giusi)


Risposta

Il ruxolitinib è un inibitore orale di JAK1/JAK2 che è stato approvato in Italia per i pazienti affetti da mielofibrosi (primaria o secondaria) con uno score di rischio intermedio 2 e alto rischio sintomatici e/o con splenomegalia.
L'approvazione si è basata sui risultati di due studi di fase III randomizzati nei quali il farmaco è stato comparato contro placebo (COMFORT-1) o contro la migliore terapia disponibile prescritta dai centri partecipanti europei (COMFORT-2) in pazienti con mielofibrosi primaria o post-trombocitemia o policitemia vera, a rischio intermedio/alto. I risultati dei due trial hanno mostrato che una più alta proporzione di pazienti trattati con il farmaco ruxolitinib raggiungevano l'end-point primario, che era la riduzione di almeno il 35% della splenomegalia (valutata come volume splenico con risonanza magnetica nucleare, corrispondente a una riduzione di almeno il 50% della splenomegalia valutata con palpazione) dopo 24 settimane nel COMFORT-1 e 48 settimane nel COMFORT-2.
Inoltre nel 97% dei pazienti veniva documentata una riduzione della splenomegalia di qualsiasi grado e che il risultato era mantenuto nella grande maggioranza dei pazienti che rispondevano (80%). Di rilievo è il dato sul miglioramento sopravvivenza globale emerso dal prolungamento della osservazione dei pazienti arruolati nei due studi clinici.
Di grande interesse è stato il risultato dei due studi anche sui sintomi sistemici (sudorazioni, prurito, astenia) che nell'arco di 4-6 settimane sono regrediti consentendo un significativo miglioramento della qualità di vita. Viene riportato che il farmaco è stato ben tollerato anche se si è notato un peggioramento dell'anemia in circa il 45% dei casi tanto che la necessità di emotrasfusioni è stata del 60% nei pazienti trattati con ruxolitinib e del 38% nei controlli, senza peraltro compromettere i positivi risultati sulla riduzione della splenomegalia e sui sintomi sistemici. Nel 10% dei casi con ruxolitinib e in meno del 2% dei controlli, vi è stata significativa piastrinopenia.
Recentemente il farmaco è stato approvato anche per i pazienti affetti da mielofibrosi con un rischio intermedio-1 sintomatici e/o con splenomegalia.
Il farmaco è efficace soprattutto sui sintomi e la splenomegalia, ma può determinare alcuni effetti collaterali in particolare: anemia, piastrinopenia, rischio infettivo.
Ogni paziente deve essere valutato da uno specialista Ematologo sia per un corretto inquadramento diagnostico (l'ematologo deciderà ad esempio se è necessaria una rivalutazione di malattia) sia per la terapia indicata per ogni singolo caso.


(14 febbraio 2018 - ore 11:54) - Roactemra (tocilizumab) e idrossiurea

Mia madre è affetta da trombocitemia essenziale in terapia con oncocarbide, essendo affetta anche da Artrite reumatoide gli viene proposta terapia con Roacterma un antirecettore di IL6. Esistono controindicazioni alla concomitante terapia con onciocarbide?
(Maurizio)


Risposta

Roactemra (tocilizumab) è un anticorpo monoclonale umanizzato IgG1 diretto contro il recettore dell’interleuchina-6 (IL-6) umana indicato per il trattamento dell'artrite reumatoide.
Tra gli effetti indesiderati del farmaco sono stati segnalati: neutropenia e piastrinopenia. Nei pazienti in trattamento con terapia citoriduttiva (ad esempio con Idrossiurea) è necessario avvisare l'Ematologo Curante prima dell'inizio della terapia con Roactemra, che modulerà la dose dell'idrossiurea in base ai valori emometrici del paziente tenendo conto dei possibili effetti indesiderati del Roactemra.


(13 febbraio 2018 - ore 11:07) - Febbre in corso di terapia con Idrossiurea

Buongiorno, da circa 20 giorni mia madre ha iniziato la cura con oncocarbide per curare una trombicitomia essenziale. Prima due al giorno per una settimana ed ora una al giorno. Purtroppo ha contratto l'influenza ed ha la febbre solo la sera da 7 giorni, fatto emocromo e va bene, i valori delle piastrine a 800.000, la domenica non fa la terapia e non ha avuto la febbre, invece da ieri di nuovo e poi inizia sempre il pomeriggio. L'ematologa che la ha in cura è difficile da contattare e noi siamo molto preoccupati, sta prendendo anche antibiotico prescritto dal suo medico di base, ma ha lievemente la gola arrossata. Una febbre inspiegabile e poi non riesce a venirne fuori.
Mia madre ha 66 anni, abbiamo il sospetto che dovrebbe sospendere la cura per riprendersi, voi cosa ne pensate?
(Azzurra)


Risposta

Tra gli effetti indesiderati dell'idrossiurea è stata riportata la febbre; la febbre/febbricola fa inoltre parte dei sintomi costituzionali delle neoplasie mieloproliferative croniche. I pazienti affetti da neoplasie mieloproliferative croniche che presentano febbre (in trattamento con oncocarbide, con altri farmaci citoriduttivi, o in osservazione clinica) è opportuno che vengano rivalutati dal proprio Ematologo Curante per stabilire la causa della febbre (infezione? sintomatologia sistemica? altro?).


(13 febbraio 2018 - ore 11:03) - Oncogene MAF e mielofibrosi

Buongiorno,
tempo fa è apparso questo articolo sul ruolo che l'osteopontina avrebbe nella fibrosi. Vorrei sapere che ne pensate e se è prevista l'apertura di trial. Grazie.
http://www.cmr.unimore.it/mielofibrosi_2.html collegamento esterno
(Micro)


Risposta

I dati riportati nell'articolo pubblicato recentemente su Leukemia (Involment of MAF/SPP1 axis in the development of bone marrow fibrosis in PMF patient) dalla prof.ssa Manfredini, dott.ssa Ruberti insieme ad altri coautori appartenenti al gruppo AGIMM riguardanti il ruolo dell'oncogene MAF nella mielofibrosi sono sicuramente molto interessanti e possono essere la base per un razionale per studiare nuove molecole/farmaci da impiegare in futuro per la cura della mielofibrosi bloccando i meccanismi che favoriscono la fibrinogenesi nell'ambito di trials clinici.


(12 febbraio 2018 - ore 22:51) - Idrossiurea e aumento di peso corporeo

Uso da circa 1 mese Oncocarbite per policitemia, questo farmaco può farmi ingrassare?
(Marisa)


Risposta

L'aumento di peso corporeo non è segnalato tra gli effetti indesiderati dell'idrossiurea; si può osservare ad esempio un incremento di peso nei pazienti in terapia con idrossiurea che mostrano una buona risposta alla terapia con riduzione delle splenomegalia e che prima di iniziare la terapia con idrossiurea presentavano un calo ponderale per ingombro addominale da splenomegalia.


(12 febbraio 2018 - ore 2:24) - PV e ritenzione idrica

Buona sera gentili ricercatori, sono affetta da PV appena entrata in menopausa con un problema di ritenzione idrica diffusa. Posso assumere delle tisane drenanti o sono cotroindicate poiché potrebbero incrementare l'HT? Grazie infinite.
(Maria)


Risposta

Le tisane diuretiche o i farmaci diuretici possono determinare un aumento dell'ematocrito per emococentrazione. Nei pazienti con poliglobulia o affetti da policitemia vera è opportuno consultare il proprio Ematologo Curante prima di assumerle.


(11 febbraio 2018 - ore 21:10) - Sanguinamento in corso di terapia anticoagulante

A una persona 85enne che ha avuto diverse emorragie cale reali e che ha dovuto sospendere la terapia con Coumadin, è consigliato fare Clexane? Ringrazio.
(Fiorella)


Risposta

Per i pazienti che hanno avuto importanti sanguinamenti in corso di terapia anticoagulante (ad esempio con Coumadin) devono essere valutati dal proprio Curante prima della somministrazione di farmaci anticoagulanti alternativi. È necessario che ogni paziente venga valutato dal proprio Curante per decidere quale sia farmaco più indicato.


(11 febbraio 2018 - ore 19:44) - Donatore per trapianto allogenico

Buonasera,
ho un fratello affetto da mielofibrosi. In caso di trapianto, vorrei dei chiarimenti circa la mia eventuale compatibilità rispetto a un donatore non familiare e inoltre vorrei conoscere in via preliminare i rischi a cui andrei incontro.


Risposta

Per il pazienti con indicazione a trapianto allogenico è opportuno ricercare un donatore compatibile nella fratria. I risultati del trapianto allogenico da fratello compatibile sono migliori. Il donatore può donare le proprie cellule staminali secondo due modalità:
- donazione tramite il prelievo da midollo osseo: il donatore viene sottoposto ad un'anestesia generale (prima della procedura verrà sottoposto ad una visita anestesiologica) prima di essere sottoposto al prelievo delle cellule staminali del midollo osseo direttamente con un prelievo dalla cresta iliaca con una procedura che dura circa 45 minuti- 1 ora. Dopo il prelievo il donatore è tenuto sotto controllo per 24/48 ore prima di essere dimesso con un periodo di riposo precauzionale di circa 4-5 giorni (che verrà stabilito dall'ematologo che esegue la procedura). Il midollo prelevato si ricostituisce spontaneamente in una settimana - dieci giorni. Il donatore avverte solitamente solo un lieve dolore nella zona del prelievo che tende a scomparire in pochi giorni.
- donazione di cellule staminali da sangue periferico, prima di essere sottoposto all'aferesi (prelievo delle cellule staminali da sangue periferico attraverso un separatore cellulare) viene sottoposto alla stimolazione con un farmaco che promuove la crescita delle cellule staminali nel midollo osseo ed il loro passaggio al sangue periferico. Ad oggi non sono stati segnalati eventi avversi significativi correlati alla somministrazione di fattori di crescita per la stimolazione delle cellule staminali midollari nel donatore.
L'idoneità al tipo di donazione viene data dopo opportuni accertamenti da centro donatori.
È opportuno comunque avere un colloquio con uno specialista ematologo che si occupa di trapianto allogenico.


(10 febbraio 2018 - ore 11:30) - Anti TGF-beta e mielofibrosi

Ci sono alcuni farmaci antipertensivi che hanno documentato anche azione anti tgf-beta 1(losartan,irbesartan). Potrebbero essere studiati per la mielofibrosi? Grazie.
(Fernando)


Risposta

Il TGF-β è una citochina che risulta essere maggiormente presente nel midollo osseo di pazienti da mielofibrosi. Questa citochina svolge probabilmente un duplice ruolo nel promuovere la mielofibrosi e la mieloproliferazione, che caratterizzano l'aspetto morfologico del midollo osseo dei pazienti affetti da mielofibrosi. I ricercatori propongono che l'inibizione del TGF-β nella mielofibrosi possa diminuire gli stimoli fibrogenici che portano alla mielofibrosi e bloccare anche la mieloproliferazione. Questo potrebbe essere il razionale per un nuovo approccio terapeutico per la mielofibrosi.
Uno studio di fase 1 è stato condotto negli Stati Uniti (dal dr Dr. John O. Mascarenhas, presso la Icahn School of Medicine at Mount Sinai a New York) con l'impiego di ab anti TGF beta in pazienti affetti da mielofibrosi. Sono stati arruolati 3 pazienti, ma lo studio è stato chiuso in anticipo quando il farmaco non è stato più reso disponibile dalla società farmaceutica a causa di decisioni gestionali e amministrative inattese.


(9 febbraio 2018 - ore 15:17) - Prurito acquagenico

Egregi ricercatori, facendo seguito a quanto letto in data 7 febbraio 2018, circa il prurito dovuto ad una sintomatologia della mielofibrosi primaria, gradirei sapere esattamente che cosa è il prurito acquagenico e se vi sono altri tipi di pruriti sempre riferibili alla malattia in questione. Vi ringrazio.
(Enzo)


Risposta

Il prurito, spesso indotto dal contatto con l'acqua (prurito "acquagenico"), probabilmente dovuto ad un rilascio eccessivo di acetilcolina, può essere un sintomo molto disturbante nei pazienti affetti da policitemia vera e mielofibrosi. Le terapie tradizionali non sono sempre efficaci e c'è molta variabilità di risposta da paziente a paziente. Tali terapie comprendono:
- il salasso con riduzione dell'ematocrito a valori inferiori a 45%;
- gli antistaminici;
- basse dosi di cortisone nei periodi di maggiore intensità del prurito;
- i tranquillanti minori e maggiori;
- la fototerapia con psoralene e raggi UV A(PUVA), spesso usata dai dermatologi per il prurito correlato alle malattie della pelle.
Le nuove terapie, come l'interferone per la policitemia vera e ruxolitinib sia nella policitemia vera che nella mielofibrosi, hanno dimostrato una maggiore efficacia sul prurito rispetto alle terapie convenzionali, ma hanno alcuni limiti di indicazione e di rimborsabilità.


(9 febbraio 2018 - ore 13:57) - Policitemia vera e disturbi del microcircolo

Ho policitemia vera dal 2008, ho 48 anni, sono donna e prendo ooncocarbide, cardioaspirina, lucen, un anno a questa mi si addormentano le mani quando vado a dormire, e ho la parte dorsale della schiena addolorata e anche le braccia e i polsi a volte le sento doloranti, da cosa dipende?


Risposta

I pazienti affetti da Policitemia vera possono presentare disturbi funzionali del microcircolo, quali cefalea, vertigini, ronzii, disturbi visivi, fenomeni Raynaud-simili, eritromelalgia, che possono regredire assumendo basse dosi di acido acetilsalicilico, per effetto della sua azione antiaggregante piastrinica. Anche le artralgie possono far parte del corteo sintomatologico delle neoplasie mieloproliferative. E' opportuno comunque escludere patologie del sistema immunitario/osteoarticolare/la presenza di ernie discali a seguito di valutazione dei sintomi con il proprio Ematologo Curante.


(8 febbraio 2018 - ore 15:19) - Cariotipo

Buongiorno,
il cariotipo si può fare solo su sangue midollare? O anche su sangue periferico? E dalla biopsia del midollo si può avere? Lo chiedo perché a me è stato fatto solo recentemente e non alla diagnosi (4 anni fa). Poiché presenta delle anomalie è rimasto aperto il problema se sia variato ora o era così fin dalla diagnosi. Se fosse possibile averlo anche da sangue periferico o dalla biopsia, potrei avere questa informazione aggiuntiva? Grazie.


Risposta

L'analisi del cariotipo può essere effettuato su sangue midollare e su sangue periferico. Al momento non eseguibile su preparati istologici di biopsia ostemidollare fissati.


(8 febbraio 2018 - ore 13:22) - Oncocarbide e procreazione

Ho 46 anni e da 4 anni mi è stata diagnosticata una Trombocitosi essenziale.
Assumo Clopidogrel, e da 1 anno oncocarbide 1 cpr al giorno, da novembre 2017 2 cpr al giorno.
Io e mia moglie desideriamo procreare e vorrei valutare l'interruzione dell'uso di oncocarbide per un periodo di tempo. Quanti mesi devo sospendere Oncocarbide prima di iniziare a cercare la gravidanza? Ci sono farmaci alternativi qualora le piastrine rimbalzassero? Grazie.
(Riccardo)


Risposta

Tutti i farmaci potenzialmente teratogeni (inclusi Idrossiurea e Anagrelide) devono essere sospesi almeno tre mesi prima del concepimento. Un farmaco citoriduttivo alternativo a Idrossiurea/Anagrelide per poter contenere la conta piastrinica durante la sospensione dell'idrossiurea per i pazienti affetti da trombocitemia essenziale è l'interferone. Ogni paziente deve comunque essere valutato dal proprio Ematologo Curante prima della programmazione di una gravidanza per le tempistiche e per la terapia in sostituzione di farmaci teratogeni. Inoltre è utile una valutazione presso un centro di fertilità per valutare la vitalità del seme.


(7 febbraio 2018 - ore 14:59) - Prurito

Buon pomeriggio,
sono affetto da mielofibrosi primaria in stadio intermedio 1. Ho dovuto sospendere Jakavi per valori alterati del sangue e attualmente sono in corso di monitoraggio. Attualmente il sintomo per me più invalidante è un prurito persistente accompagnato da eruzioni cutanee.
Vorrei chiedere quali sono le cause. Ho assunto per qualche tempo alcuni tipi di antistaminici e del cortisone ma purtroppo non hanno avuto esito positivo.
Ci sono altri trattamenti che potete propormi anche a livello locale?


Risposta

Il prurito è uno dei sintomi che si riscontrano frequentemente nei pazienti affetti da neoplasie mieloproliferative. Quando è accompagnato da lesioni (non da grattamento, tipicamente conseguenti al prurito) o eruzioni cutanee bisognerebbe escludere cause infettive o dermopatie. E' opportuna una valutazione da parte del proprio Ematologo Curante che in base al quadro clinico del paziente deciderà se effettuare ulteriori valutazioni specialistiche.


(7 febbraio 2018 - ore 8:31) - Splenomegalia e trombosi splenica

Dopo aver avuto una trombosi splenica mi hanno diagnosticato trombofilia omozigote pai 1 4g5g mthfr c 677 mutato ho visto che durante questi tre anni da quello che mi è accaduto la milza e continuata ad aumentare se pure poco ora è 12,9 è normale tutto questo?
(Franca)


Risposta

La trombosi portale o splenica danno luogo a splenomegalia congestizia; uno stato di trombofilia in omozigosi può predisporre ad un evento trombotico, consiglio una valutazione con il proprio Ematologo Curante per escludere tutte le cause che possano causare una trombosi splenica e splenomegalia.


(6 febbraio 2018 - ore 20:43) - Ematocrito ed eritropoietina sierica nella policitemia vera

Nella policitemia vera, almeno riguardo all'ematocrito, l'eritropoietina che roulo ha? E' pensabile inibirla per migliorare l'Htc?
(Fabrizio)


Risposta

Nella policitemia vera l'eritropietina sierica è usualmente bassa, dunque non ha senso inibirla. Nella policitemia vera i bassi livelli di eritropoietina dimostrano che la produzione di globuli rossi è autonoma. Un livello di eritropoietina basso è utile anche per la distinzione dalle forme secondarie di policitemia.
Consiglio la seguente lettura: Libretto_Policitemia.pdf


(5 febbraio 2018 - ore 10:15) - Neoplasie mieloproliferative

Gentilissimi, come si fa a distinguere la mielofifrosi dalle altre due malattie mioloprolifere? Solo con spiccata anemia?
(Lina)


Risposta

I pazienti affetti da policitemia vera possono presentare all'emocromo eritrocitosi isolata o in concomitanza con leucocitosi/piastrinosi; presentano spesso un colorito rossastro della cute del volto e delle mucose, disturbi del microcircolo come cefalea, vertigini, acufeni, disturbi visivi, fenomeni Raynaud-simili e l'eritromelalgia, un senso di bruciore alle mani e ai piedi accompagnato da arrossamento e calore. Questi disturbi funzionali del microcircolo possono regredire rapidamente e in modo pressoché completo con l'assunzione di piccole dosi di acido acetilsalicilico, per effetto della sua azione antiaggregante piastrinica. Un sintomo tipico è il prurito generalizzato, scatenato prevalentemente dal contatto con l'acqua (prurito acquagenico), presente alla diagnosi nel 40-50% dei pazienti e nel 30-40% durante il follow-up. Alla visita alcuni pazienti presentano splenomegalia o epatomegalia. Le principali complicanze sono rappresentate da eventi trombotici/emorragici.
Anche in pazienti affetti da trombocitemia essenziale nel 35% dei casi sono presenti i disturbi del microcircolo su descritti per la policitemia vera. Sono invece rari i sintomi sistemici e la presenza di epatosplenomegalia. L'emometria dei pazienti affetti da trombocitemia essenziale è caratterizzata da trombocitosi. Le principali complicanze sono rappresentate da eventi trombotici/emorragici.
Per quanto riguarda i pazienti affetti da mielofibrosi primaria, nel 70% dei casi sono presenti sintomi sistemici quali sudorazioni notturne, calo ponderale (calo superiore al 10% del peso corporeo in 6 mesi), febbre. La splenomegalia è presente alla diagnosi in circa il 90% dei pazienti; spesso si associa anche epatomegalia. L'emometria può essere caratterizzata da anemia, leucopenia/leucocitosi, piastrinopenia/piastrinosi. Le principali complicanze delle fasi più avanzate della malattia sono l’evoluzione in leucemia acuta, le infezioni, le emorragie, l'ipertensione portale e l'insufficienza epatica secondarie a trombosi splancnica o a metaplasia mieloide. L'emopoiesi extramidollare interessa prevalentemente la milza e il fegato, con conseguenti splenomegalia ed epatomegalia, ma può anche coinvolgere sedi insolite quali ad esempio il polmone, la pleura, il pericardio, la regione paravertebrale, causando sintomi particolari a seconda dell'organo coinvolto.
Le mielofibrosi secondarie sono neoplasie mieloproliferative evolute da precedenti condizioni patologiche quali la policitemia vera e la trombocitemia essenziale.
Consiglio la lettura dei seguenti libretti:
Libretto_Mielofibrosi.pdf
Libretto_Policitemia.pdf
Libretto_Trombocitemia.pdf


(4 febbraio 2018 - ore 22:29) - Policitemia vera e ruxolitinib

Buonasera. Ho 46 anni e da 8 mesi mi è stata diagnosticata PV. L'ematocrito molto alto iniziale è stato riportato dopo molti salassi attorno a 45 ma con questa tecnica fatica a restare entro questi limiti. Mi è stato proposto di iniziare la cura con Oncocarbide ma sono piuttosto riluttante a prendere tale farmaco (per via del meccanismo di azione soppressivo) e preferirei tentare con Ruxolitinib. Ritenete possibile tale ipotesi o è per forza necessario passare prima da Oncocarbide? Dovendo prendere un farmaco per sempre non sarebbe meglio Ruxolitinib? Grazie mille.
(Massimo)


Risposta

Ruxolitinib al di fuori di trials clinici è indicato nel trattamento di pazienti affetti da Policitemia vera resistenti/intolleranti a idrossiurea.


(3 febbraio 2018 - ore 23:54) - Trapianto allogenico e mielofibrosi

Buonasera dottori, è consigliabile il trapianto di midollo osseo nei pazienti affetti da Mielofibrosi post Trombocitemia Essenziale? Grazie anticipatamente per la risposta.
(Tiziano)


Risposta

Il trapianto allogenico è ad oggi l'unico approccio potenzialmente curativo sia per le mielofibrosi primarie che secondarie. Ciascun paziente viene attentamente valutato dal proprio ematologo curante per una eventuale indicazione trapiantologica che dipende da diversi fattori quali l'età/comodità/performance status/prognosi secondo specifici score prognostici.


(3 febbraio 2018 - ore 15:12) - Parametri emometrici alterati

Gentili ricercatori, sono una donna di 68 anni. L'ultimo esame (19/01/18) del sangue presenta 3 valori con l'asterisco: emoglobina 16,3 (12-16); ematocrito 48,9 (37-47); linfociti: 41,2 (20,0-40,0). L'anno scorso (21/02/2017) solo due con l'asterisco, l'emoglobina 16,8 (13,0-16,5) e l’ematocrito 48,8 (38-48) mentre i linfociti erano normali 32,5 (19-51). Gli anni precedenti tutti i valori erano normali. Non è cambiato niente nelle mie abitudini di vita. Cosa puo essere successo e cosa devo fare? Il medico mi ha detto di bere di più e di rifare gli esami fra un mese. Grazie.
(Danielle)


Risposta

Parametri emometrici alterati che determinano ad esempio poliglobulia, leucocitosi, piastrinosi dovrebbero essere valutati per ciascun paziente da uno specialista ematologo che effettuerà esami di approfondimento se necessari.


(3 febbraio 2018 - ore 12:24) - Neoplasie mieloproliferative e terapie mirate

1-Le risposte date a Fabrizio e Demetrio valgono anche per la CAR-T- Therapy, applicata invece proprio per un tumore del sangue?
2-In un recente articolo pubblicato su una rivista scientifica sulla rilevanza delle anomalie del cariotipo nella prognosi della PV, al termine compariva una nota "critica" degli autori sugli obiettivi della ricerca nel campo, che sembrerebbe limitata più agli aspetti sintomatici che non alle cause nascoste nel DNA. Che ne pensate?
(Micro)


Risposta

Gli studi volti ad identificare anomalie citogenetiche ricorrenti e lo studio delle mutazioni nelle neoplasie mieloproliferative hanno mostrato correlazioni tra anomalie del cariotipo, mutazioni, fenotipo e prognosi delle neoplasie mieloproliferative fornendo anche validi razionali per nuove terapie.
Le neoplasie mieloproliferative presentano un quadro genetico che è spesso reso complesso dalla co-esistenza di più cloni e da mutazioni aggiuntive. Sono necessari ulteriori studi per identificare nuovi potenziali "bersagli" terapeutici nelle neoplasie mieloproliferative.


(2 febbraio 2018 - ore 13:57) - Trapianto allogenico nella mielofibrosi

Gentili ricercatori, buongiorno.
Sono una donna di 50 anni e circa 9 anni fa mi è stata diagnosticata una mielofibrosi idiopatica. All'nizio avevo anemia, moderata splenomegalia e piastrine alte per cui assumevo solo cardioaspirina.
Dopo 4 anni eseguo una BOM che evidenzia una MF2. Nel frattempo le piastrine rientrano ma aumenta la splenomegalia e l'anemia (emoglobina 8). Inizio EPREX ogni 5 giorni e JAKAVI. Nel frattempo ho iniziato a trasfondere ogni mese e mezzo circa. Ultimamente ho eseguito un'altra BOM che evidenzia lo stesso risultato della precedente. I medici nel frattempo mi hanno spiegato che, essendo giovane e avendo un donatore familiare compatibile al 100%, è arrivato il momento del trapianto per evitare di farlo in uno stadio più avanzato che ne comprometterebbe la riuscita.
Da circa 6 mesi però, non sto trasfondendo e questa stabilità dell'emoglobina mi manda in confusione. La dottoressa mi ha detto che il trapianto comunque devo farlo perché l'LDH è alto(570). Da cosa può dipendere questa stabilità dei valori? IL JAK è positivo. Grazie per la risposta che vorrete darmi.


Risposta

Al momento l'unica procedura curativa per la mielofibrosi è il trapianto allogenico. Tuttavia alcuni dati pubblicati mostrano un miglioramento della sopravvivenza in pazienti trattati con Ruxolitinib. L'indicazione al trapianto allogenico dipende da diversi fattori quali l'età del paziente, il rischio secondo IPSS/DIPSS/profilo molecolare ed il Performace status del paziente/profilo di comorbidità.
Ogni paziente verrà attentamente valutato dal proprio ematologo curante per una eventuale indicazione trapiantologica.


(2 febbraio 2018 - ore 12:50) - Ruxolitinib indicato al di fuori di trials clinici

Buongiorno Dottori,
con riferimento alle risposte a Fabrizio e Demetrio, mi chiedo allora perché ci si sia illusi, sperimentando ed inseguendo farmaci inibitori della mutazione v617f, di poter fare passi avanti nella cura delle malattie mieloproliferative...
(Davide)


Risposta

La sperimentazione clinica con i farmaci JAK inibitori, in particolare con Ruxolitinib, ha permesso che questo farmaco abbia l'indicazione per il trattamento della mielofibrosi in pazienti sintomatici/con splenomegalia e della policitemia vera in pazienti resistenti/intolleranti all'idrossiurea.


(2 febbraio 2018 - ore 10:16) - Familiarità nelle neoplasie mieloproliferative

Buongiorno, a mio padre di anni 53 è stato prescritto l'analisi del JAK2 per sospetta policitemia vera poiché presenta valori elevati di globuli rossi, emoglobina ed emocromo. Nel caso fosse confermata la patologia, è ereditaria? Potrei esserne affetta o essere una portatrice sana? Inoltre, posso escludere che sia policitemia familiare dato che mio nonno non ha questa patologia?
(Alessia)


Risposta

Circa il 7% dei pazienti con neoplasia mieloproliferativa riferisce di avere un parente affetto da un’altra neoplasia mieloproliferativa. Anche nei pazienti con familiarità le mutazioni dei geni JAK2, CALR o MPL risultano mutazioni somatiche acquisite a livello del sistema emopoietico; non vi è quindi evidenza che vi sia una trasmissione ereditaria delle mutazioni dei geni JAK2, CALR o MPL. Si ipotizza che possa esistere una predisposizione ereditaria ad acquisire le suddette mutazioni. L'andamento clinico delle forme familiari è simile a quello delle forme sporadiche. Da alcuni anni sono in corso studi per definire le modalità di trasmissione genetica di queste malattie e per identificare precocemente i soggetti con tali forme familiari.


(1 febbraio 2018 - ore 19:09) - Farmaci indicati nel trattamento della Policitemia Vera

Nello scenario della ricerca scientifica sulla Policitemia Vera, l'obiettivo finale auspicabile qual è? Alla lunga, qual è l'effetto collaterale più importante della oncocarbide. In linea generale, rispetto a quest'ultima molecola, quali sono i vantaggi dei farmaci di ultima generazione in termini di sopravvivenza e/o complicazioni?
(Fabrizio)


Risposta

L'Idrossiurea (Oncocarbide, capsule da 500 mg): è un farmaco chemioterapico antimetabolita indicato nel trattamento dei pazienti affetti da Policitemia vera ad alto rischio. In genere si somministra alla dose iniziale di 1000 mg al giorno. Una volta raggiunta la risposta, la dose va modulata in base all'emometria (mantenendo in particolare nella Policitemia vera un ematocrito <45%). Consente un buon controllo delle complicanze vascolari e i pazienti godono di buona qualità di vita. Possibili effetti collaterali, raramente presentati dai pazienti, sono secchezza di cute e mucose, formazione di afte al cavo orale o di ulcere cutanee in sede malleolare, iperpiressia correlata all'assunzione del farmaco, disturbi gastrointestinali.
Da poco in indicazione al di fuori di trials clinici per il trattamento dei pazienti affetti da Policitemia vera resistenti/intolleranti ad idrossiurea, Ruxolitinib (Jakavi) è un farmaco JAK inibitore, che si assume per os. Tale farmaco è principalmente efficace nella riduzione di splenomegalia, dei sintomi sistemici ed in particolare nei pazienti affetti da policitemia vera anche nel controllo del prurito e dell'ematocrito <45%. In pazienti in trattamento con ruxolitinib è stata osservata una maggiore incidenza di eventi infettivi, quali infezioni ricorrenti delle vie urinarie e riattivazione di virus, quali Herpes virus e virus dell'epatite B, e di micobatteri (es: Mycobacterium tubercolosis). Alla sospensione del farmaco, inoltre, i sintomi della malattia possono ripresentarsi rapidamente.


(31 gennaio 2018 - ore 20:28) - Tecniche di "genome editing" e policitemia vera

Se non ho capito male, all'origine della malattia Policitemia Vera sta una mutazione del tratto di DNA nelle cellule midollari deputate alla produzione di GR, GB, PIASTRINE e l'anarchia in queste cellule le rende relativamente sganciate dai normali meccanismi fisiologici che regolano la loro produzione in risposta a vari stimoli fisiologici. La possibilità di "rinormalizzare" quel tratto di DNA con tecniche di ingegneria genetica è una utopia o la ricerca scientifica è indirizzata altrove?
(Fabrizio)


Risposta

In termini generali il meccanismo alla base della malattia è quello sintetizzato. L'approccio di correggere la mutazione alla base è futuribile e interessante ma la sua applicazione effettiva dovrà essere verificata: il quadro genetico delle malattie mieloproliferative è spesso reso complesso dalla co-esisstenza di più cloni e da mutazioni aggiuntive. In questo senso il campo delle malattie congenite offre una maggiore applicabilità dell'approccio.


(31 gennaio 2018 - ore 18:31) - Terapia di "genome editing"

Gentilissimi Ricercatori, sono venuto a conoscenza, attraverso la stampa, di una nuova tecnica che offre grandi speranze per la cura di malattie genetiche e di molti tumori. La molecola Evo Cas9, ottenuta con questo nuovo metodo, è capace di effettuare cambiamenti, con assoluta affidabilità, nella parte malata del DNA e di determinare guarigione. Secondo la biologa Anna Cesereto che ha guidato il gruppo di Ricercatori italiani, per l'applicazione di questa tecnica serviranno non più di un paio di anni. E' una gran bella notizia che suscita entusiasmo e speranza.
Secondo voi,la molecola Evo Cas9 potrà servire anche a correggere le mutazioni che hanno provocato la policitemia, malattia non genetica ma acquisita e tumorale? In fiduciosa attesa di riscontro vi saluto cordialmente.
(Demetrio)


Risposta

L'approccio di molecole in grado di modificare le molecole di DNA volte a correggere mutazioni alla base di patologie genetiche è certamente promettente ma tutto da verificare in particolare in ambito clinico. Un ulteriore aspetto da chiarire è l'impiego di queste tecniche in ambito onco-ematologico, dove le malattie sono spesso caratterizzate da un quadro genetico complesso, con vari subcloni co-esistenti e caratterizzati da un corredo di mutazioni. Sicuramente è un'interessante linea di ricerca.


(29 gennaio 2018 - ore 16:47) - Posologia Ruxolitinib

Salve, oggi mio padre ha iniziato la terapia con jakavi, gli hanno prescritto 2 compresse da 15 mg al giorno. Mi chiedevo se deve prenderle tutte e due insieme o una alla mattina e una alla sera? Il medico alla mia domanda come prenderle mi ha detto che posso prenderle insieme. Ho fatto bene. Grazie a chi mi risponderà.
(Ernesto)


Risposta

Generalmente il farmaco viene prescritto in due somministrazioni prese a distanza di 12 ore l'una dall'altra, senza interferenze da parte dell'assunzione di cibo. Quindi nel caso di Suo padre l'assunzione dovrebbe essere di una compressa da 15 mg la mattina e 1 la sera.


(29 gennaio 2018 - ore 10:24) - Protocollo sperimentale

Egregi dottori,
essendo in cura da circa 17 mesi con JAKAVI e avendo un ottimo risultato circa i sintomi della mia MIELOFIBROSI POST POLICITEMIA VERA, gradirei sapere se avete notizie del PROTOCOLLO CPIM447X2104C iniziato nel 2014. Se non ho capito male dai primi risultati migliorava il controllo e/o effetti collaterali della PATOLOGIA rispetto al singolo trattamento con RUXO.
Cordialmente
(Riki)


Risposta

Il protocollo cui fa menzione si occupa in realtà di valutare la sicurezza della somministrazione di altri inibitori in concomitanza con il ruxolitinib, ma non fornirà dati robusti in termini di efficacia.
Al momento l'arruolamento è concluso ma non sono stati ancora resi noti i dati definitivi.


(29 gennaio 2018 - ore 4:49) - Negatività per JAK2

Buongiorno, da maggio 2017 mi è stato detto che ho una sindrome mieloproliferativa e dopo l'esame negativo del JAK2 e i valori di epo normali sono stato mandato a casa con solo la salassoterapia da fare, detto ciò ma per i pazienti negativi al JAK non esistono cure farmacologiche? Non vedo un medico da Agosto 2017 da quando l'esame del JAK è risultato negativo sono stato mandato a casa senza fare altri esami e oggi 29 gennaio 2018 mi sento abbandonato sto cercando di prenotare una visita in un centro per parlare con un medico ma la prima data utile è Aprile, io sono di Catania il centro dove mi sono rivolto e di Pavia, la mia domanda è: ma per chi non ha la mutazione del JAK non rimane niente da fare che essere mandato a casa senza sapere da quale delle varie patologie sono stato colpito?
(Marcello)


Risposta

La negatività per le mutazioni di JAK2 non esclude una diagnosi di malattia mieloproliferativa e il trattamento che viene proposto si basa principalmente su caratteristiche cliniche e non sulla presenza o meno della mutazione. La Sua gestione clinica non sarebbe diversa per l'assenza di mutazioni di JAK2; il consiglio è quello di rivolgersi a un ematologo di riferimento che sia esperto nel campo delle mieloproliferative che potrà scegliere il piano di terapia più adatto alla Sua situazione.


(28 gennaio 2018 - ore 15:10) - Risultati degli esami

Buona sera. Chiedo un vostro gentilissimo parere riguardo le mie analisi di routine. Tutti nella norma tranne un valore calcio totale. Valori di riferimento del laboratorio 8-10 risultato 10,50. E' UN RISULTATO DA ATTENZIONARE? Grazie per la vostra eventuale risposta.
(Giuseppe)


Risposta

La valutazione di un'alterazione di laboratorio, quale che sia e anche se lieve come quella riportata, non può essere valutata a distanza ma soltanto interpretata nel contesto di tutte le informazioni cliniche e di laboratorio nell'ambito di una visita medica.


(27 gennaio 2018 - ore 10:10) - Oncocarbide

Vi sono in letteratura studi sull'effetto dell'uso a medio e lungo termine dell'oncocarbide nei pazienti affetti Trombocitemia essenziale?
(Luca)


Risposta

L'impiego dell'oncocarbide nelle malattie croniche è ritenuto sicuro in termini di effetti collaterali a lungo termine sulla base di ampi studi retrospettivi condotti sia nelle malattie mieloproliferative che in altri contesti clinici dove viene utilizzato.


(27 gennaio 2018 - ore 9:25) - PV e guarigione completa

Esistono casi di PV con guarigione completa?
(Fabrizio)


Risposta

Nelle patologie croniche non si parla di guarigione completa; salvo il trapianto allogenico (che non si adotta nella policitemia vera) non esistono al momento terapie in grado di eradicare la malattia.
Esistono casi di remissione, cioè di controllo ottimale della malattia, fino alla non rilevabilità della mutazione, ma questo comunque non coincide con la guarigione.


(26 gennaio 2018 - ore 17:43) - Farmaci sperimentali

Salve, vi scrivo per avere delle delucidazioni in merito al farmaco sperimentale Glasdegib, sugli effetti che potrebbe avere nella MF post PV, se sarà previsto in Italia, l'apertura di un protocollo. Inoltre, se nel nostro paese è in corso di apertura la sperimentazione del Luspatercept nella MF.
Grazie sempre per esserci.
(Ernesto)


Risposta

Glasdegib è in corso di sperimentazione e non si conoscono ancora dati solidi sulla sua sicurezza o efficacia.
Luspatercept sarà sperimentato nel contesto di uno studio clinico che vedrà la partecipazione di alcuni centri italiani.


(26 gennaio 2018 - ore 15:49) - Piastrinosi e ASA

Gentilissimi Colleghi vi ho gia interpellato;
breve riassunto: 61 anni, JAK-2 positivo, cariotipo nella norma, attualmente in terapia con Ruxolitinib causa effetti collaterali (comparsa di ulcere agli arti inferiori dopo 18 anni di idrossiurea, gravi effetti collaterali dopo due mesi di Interferone 2A). Vi chiedo: quando a 27 anni di età mi fu casualmente riscontrata una piastrinosi (per 12 anni valori attorno a 450000/mm3) sarebbe stato opportuno eseguire una BOM e assumere ASA?
Vi ringrazio tanto.
(Enrico)


Risposta

La piastrinosi persistente è un'alterazione di laboratorio che deve portare prima di tutto ad escludere cause secondarie; successivamente, nel sospetto di una malattia mieloproliferativa, viene generalmente eseguita una biopsia ostro-midollare.
l'assunzione di aspirina a basse dosi ha un ruolo unicamente sul rischio trombotico una volta stabilita la diagnosi, ma non modifica l'evoluzione della malattia in particolare a mielofibrosi.


(26 gennaio 2018 - ore 12:13) - Mielofibrosi intermedio-1

Buon giorno. So che dal 2018 i malati di mielofibrosi INTERMEDIO-1 potranno essere curati con Ruxolitinib. Per essere ammessi alla terapia con Jakavi è sufficiente la sola classificazione di intermedio-1 oppure essa deve essere accompagnata da altri elementi (affaticamento, sudorazione notturna, splenomegalia)? Grazie anticipatamente.


Risposta

L'estensione dell'indicazione del ruxolitinib alla categoria prognostica intermedio-1 permetterà di accedere alla terapia, ma questo non significa che tutti i pazienti con queste caratteristiche traggano necessariamente un beneficio da questo trattamento. La prescrizione del farmaco deriva comunque da una valutazione dei rischi e dei potenziali benefici fatta dall'ematologo di riferimento, partendo dal fatto che il farmaco è efficace soprattutto sui sintomi e la splenomegalia e che determina alcuni effetti collaterali in particolare (anemia, piastrinopenia, rischio infettivo).


(24 gennaio 2018 - ore 16:54) - Genetica

Gentili ricercatori, pensando alla indubbia complessità di queste malattie mieloproliferative croniche, vedendo una serie di possibili mutazioni e non (esistono persino pazienti tripli negativi) sembra che queste malattie forse possano avere una loro provenienza dalla citogenetica. Visto che ci sono anche pazienti che assumendo interferone e sono in grado negli anni di diminuire il JAK2 senza migliorare il midollo, cosa che sembra tendere in quella direzione.
Cosa ne pensate voi?
(Luca)


Risposta

La genesi delle malattie mieloproliferative croniche, trattandosi di malattie clonali, è certamente genetica nel senso che deriva da un'alterazione del DNA in geni deputati alla regolazione della funzione del midollo osseo. Oltre ai geni classici, sono descritte mutazioni aggiuntive in altri geni e ci sono ovviamente alterazioni cromosomiche più ampie, che alterano zone più vaste del DNA che comunque determinano come conseguenza l'alterazione nel funzionamento di geni chiave.
Il meccanismo d'azione dell'interferone non è stato ancora stabilito del tutto; dipende in parte da una modulazione del sistema immunitario e dall'altra da un'interferenza sulle cellule emopoietiche, in prevalenza quelle mutate.


(24 gennaio 2018 - ore 1:31) - Diagnosi istologica

Paziente di 47 anni con diagnosi certa di malattia Mieloproliferativa cronica JAK2 positivo non ancora ben classificata. La revisione del medesimo vetrino istologico da parte di tre centri importanti ha infatti portato a tre classificazione diverse: Policitemia Vera, Trombocitemia/Mielofibrosi Prefibrotica e per ultima Mielofibrosi primaria. E' normale tutto ciò...?
E poi vorrei chiedervi cosa consigliate quando bisogna salassare l'erotroaferesi a sacche multiple o l'eritroaferesi terapeutica?
Grazie anticipato.
(Marco)


Risposta

Può accadere in alcune situazioni che l'analisi istologica possa dare indicazioni diverse; talvolta le caratteristiche istologiche possono avere caratteristiche sfumate, dipendenti anche dalla zona analizzata e in parte dal patologo.
In una minoranza di casi questo può portare a indirizzi diagnostici diversi; le caratteristiche istologiche vanno comunque inserite in un contesto più ampio in cui entrano anche altri aspetti clinici e di laboratorio.
Nella terapia cronica della PV la procedura ritenuta standard è il salasso; l'eritroaferesi viene presa in considerazione quando è necessario ridurre più rapidamente il valore di ematocrito.


(23 gennaio 2018 - ore 17:33) - Sospetto di malattia mieloproliferativa

Un emocromo con 20.000 globuli bianchi e piastrine al limite superiore della norma, può essere indicativo di una malattia proliferativa (es. mielofibrosi)?
Grazie e cordiali saluti.
(Giuseppe)


Risposta

Una leucocitosi isolata può essere dovuta a numerose condizioni favorenti; dopo l'esclusione di cause secondarie possono essere effettuate indagini volte a identificare una malattia sottostante, prima di tutto con esami condotti sul sangue (formula leucocitaria e indagini genetiche di primo livello).


(22 gennaio 2018 - ore 22:51) - JAK2 esone 12

Buonasera, gradirei sapere se esistono differenze nella prognosi e nella sintomatologia tra policitemia Vera JAK2 positivo e policitemia Vera esone 12 positivo ed inoltre che prognosi e sintomatologia ha la policitemia Vera JAK negativo. Ringrazio anticipatamente.
(Mario)


Risposta

Non esistono differenze sostanziali sul piano clinico e prognostico tra la policitemia vera legata alla classica mutazione V617F di JAK2 e le forme con mutazione dell'estone 12 e le (molto rare) forme senza mutazioni.


(22 gennaio 2018 - ore 18:31) - Policitemia e aspirina

Buona sera, vorrei alcune delucidazioni riguardo l'utilizzo di Cardioaspirin per un soggetto giovane a basso rischio con PV, la dose prescritta normalmente è 100 mg al giorno ma considerando la giovane età e la previsione dell'uso prolungato per diversi anni vista la patologia in atto e sapendo dei possibili rischi a lungo andare della terapia antiaggregante (gastrici, emorragici,ecc), nella PV in particolare è mai stato studiato l'eventuale pari effetto di dosi giornaliere ridotte (50/75 mg) o somministrazioni a giorni alterni di 100 mg in persone giovani (30-50 anni) senza altri fattori di rischio(ipertensione,diabete,ecc)? Grazie mille e buon lavoro.
(Mauro)


Risposta

L'utilità dell'impiego di aspirina nella policitemia vera deriva da uno studio in cui veniva impiegato il dosaggio di 100 mg, motivo per cui questa è la dose standard. Non esistono studi che abbiano valutato dosaggi diversi. I dati disponibili mostrano comunque che l'impiego dell'aspirina, salvo esistano contro-indicazioni, è sicuro anche per lunghi periodi di somministrazione e certamente riduce il rischio trombotico, principale problema in questa malattia.


(22 gennaio 2018 - ore 8:34) - Mileofibrosi e terapie

Egregi dottori,
67 anni, portatore di Mielofibrosi post Policitemia Vera; in cura con JAKAVI. Vorrei chiedervi quali sono gli esami ematologici e/o genetici per monitorare l'eventuale avanzamento della patologia verso la forma leucemica. Vi chiedo, inoltre, come periodicamente faccio, se allo stato sono state attivate nuove sperimentazioni specifiche di protocolli per la cura della patologia; se si in quali località?
(Riki)


Risposta

L'evoluzione leucemica viene monitorata in parallelo al monitoraggio della mielofibrosi, i parametri che abbiamo a disposizione sono in grado di fornire un rischio ma non di predire con esattezza l'evoluzione nel singolo individuo, e in questo senso la presenza di mutazioni genetiche ha un suo ruolo. Dal punto di vista terapeutico ancora oggi il Ruxolitinib è l'unico inibitore indicato nella mielofibrosi. Sono in fase di attivazione protocolli clinici con nuovi farmaci.


(20 gennaio 2018 - ore 12:27) - Terapia citoriduttiva e concepimento

Buon giorno! Il mio marito da poco ha scoperto di avere policitemia vera, attualmente in attesa della risposta JAK2, ci vuole poco più di un mese per la conferma e se positivo dovrebbe prendere oncocarbide. Ora sta facendo i salassi. Vogliamo avere un figlio e ho letto che non possiamo diventare genitori se lui prenderà oncocarbide. La domanda è: c'e un farmaco alternativo che non dà effetti collaterali per un concepimento?
(Maria)


Risposta

Tutte le terapie citoriduttive, di cui l'oncocarbide rappresenta la più comune, usate nella policitemia vera presentano la problematica che riporta e non possono essere considerate esenti da rischi in tal senso.
Qualora il trattamento non possa essere procrastinato per i rischi della patologia, aspetto di cui potete discutere con l'ematologo di riferimento, una possibilità da prendere eventualmente in considerazione è quella della criopreservazione del liquido seminale prima dell'inizio del trattamento.


(18 gennaio 2018 - ore 17:47) - Mielofibrosi e Ruxolitinib

Buona sera, mia sorella soffre di mielofibrosi e assume ruxolitinib (Jakavi) 4 pillole al dì. Ultimamente le hanno ridotto la terapia perché le piastrine sono scese a 95 e anche gli altri valori mentre l'LDH, seppur di poco è salito a 400. C'è il rischio che il farmaco non faccia più effetto? Ci sono altri farmaci che potrebbe assumere? Sarei felicissima se mi rispondeste. Grazie di cuore.


Risposta

L'abbassamento della conta piastrina è molto frequente in corso di terapia con ruxolitinib, talvolta con necessità di ridurre la dose, senza che questa significhi una perdita di efficacia del farmaco.
Al momento non vi sono farmaci analoghi al Ruxolitinib se non all'interno di protocolli clinici.


(18 gennaio 2018 - ore 16:18) - Diagnosi di Policitemia Vera

Buonasera, ho fatto diversi esami per la policitemia il JAK è risultato negativo ma l'eritroproteina è 2.88. Ma ho un ematocrito a 53, emoglobina 17.4 e in una settimana i globuli rossi aumentati di colpo; ho contattato l'ematologo ma dice di stare tranquillo. Mi ha dato la cardioaspirina. Io di salute non nessuno sintomo.
(Dolores)


Risposta

La diagnosi di policitemia vera si associa nella grande maggioranza dei casi a una mutazione del gene JAK2. Tuttavia esistono casi più rari di policitemia senza mutazioni e con eritropoietina bassa; per giungere alla diagnosi in queste situazioni è indicata l'esecuzione di una biopsia ostro-midollare, cosa da valutare in accordo con il Suo ematologo di riferimento.


(17 gennaio 2018 - ore 7:29) - Mielofibrosi e vertigine

Può una mielofibrosi manifestarsi anche con una vertigine parossistica e quest'ultima recidivare dopo 2 anni?
(Fernando)


Risposta

Le vertigini possono essere espressione di un disturbo del microcircolo e talora verificarsi nelle malattie mieloproliferative; tuttavia la vertigine, in particolare quella parossistica, è anche un problema clinico relativamente frequente nella popolazione generale e spesso dipendente da problematiche otorinolaringoiatriche.


(16 gennaio 2018 - ore 11:35) - Leucemia mieloide acuta post mielofibrosi

Salve, volevo sapere quali sono i migliori centri italiani che trattano trapianti di midollo osseo per leucemia mieloide acuta post mielofibrosi. Grazie.
(Franco)


Risposta

I centri trapianto con esperienza nel campo delle leucemie mieloide acute de novo hanno l'esperienza anche per la gestione clinica dei casi di forme leucemiche post mielofibrosi.


(15 gennaio 2018 - ore 19:57) - Policitemia e aspirina

In attesa di diagnosi certa di policitemia vera hb16 hct54... è indicato l'inizio della cardioaspirina?
(Enza)


Risposta

L'aspirina a basse dosi è indicata nella policitemia vera dove ha dimostrato di ridurre il rischio di trombosi. Al di fuori della policitemia, il suo impiego va valutato in base ad altre condizioni che predispongano alla trombosi più che al livello di ematocrito in sé.


(11 gennaio 2018 - ore 17:21) - Mielofibrosi e Ruxolitinib

Buon pomeriggio. Affetta mielofibrosi, da quando sono in cura con ruxolitinib 20 mg i valori dei globuli bianchi e delle piastrine si sono abbassati drasticamente nell'arco di pochi mesi. Può essere un effetto collaterale del farmaco?
Inoltre, vorrei informazioni sulle nuove terapie geniche. A livello mondiale, a che punto siamo con la ricerca e la sperimentazione?


Risposta

La terapia con Ruxolitinib provoca frequentemente riduzione dei globuli rossi e delle piastrine, soprattutto nei primi mesi di terapia.
La terapia genica è in fase sperimentale soprattutto in alcune patologie congenite non oncologiche quali talassemia o emofilia; non ne è previsto attualmente l'impiego in ambito oncologico.


(11 gennaio 2018 - ore 14:55) - Poliglobulia

Buongiorno e buon anno.
Vorrei illustrarvi il mio quadro clinico per chiedervi un parere, da circa 2 anni ho globuli rossi ai limiti (circa 6 mln), HCT e HB che nell'arco degli ultimi anni hanno raggiunto gradualmente valori limite (47-48% e 16-17 HB). Oltre a questi valori il valore della milza risulta essere anch"esso al limite del normale (circa 13 cm).
Ho effettuato BOM (per dimensione milza) nel periodo nel quale i valori di HCT e HB erano normali e i risulati ottenuti sono stati tutti negativi e nessuna patologia diagnosticata (JAK2 neg e esone 12 neg).
Ad oggi in vista dei valori che stanno evidenziando una poliglobulia si potrebbe suggerire un passaggio a PV? Potrebbe essere utile una nuova BOM per valutare eventuali evoluzioni? Onestamente avere i valori di HCT a 48 e HB a 16 senza avere alcuna risposta mi porta a vivere la cosa con un po' di ansia.
Grazie mille
(Bruno)


Risposta

La poliglobulia, peraltro con valori ai limiti della normalità, è un reperto piuttosto frequente e che spesso è di natura secondaria, cioè indotto da vari meccanismi esterni che portano il midollo osseo a produrre più globuli rossi (gli esempi tipici sono il fumo e la sindrome delle apnee notturne). La negatività per mutazioni di JAK2 generalmente rende molto probabile una forma secondaria rispetto a una policitemia vera.
L'eventualità di una nuova BOM deve essere valutata da un ematologo nel contesto di tutti i suoi dati clinici e di laboratorio.


(10 gennaio 2018 - ore 16:39) - Policitemia e idrossiurea

Buongiorno, portatrice di PV medio rischio, raggiunti valori ottimali di Plt, HT, GB dopo sole 50 cp di ONCOCARBIDE 500 e cardioaspirina + due salassi.
E' possibile passare a Oncocarbide a giorni alterni monitorando l'emocromo? Quali rischi? Temo l'effetto leucemogeno dell'idrossiurea. Grazie per l'attenzione.
(Paola)


Risposta

Il dosaggio dell'oncocarbide può essere modulato in funzione della risposta, ma questo deve essere attentamente valutato da un ematologo nel contesto specifico della visita, in cui tutti i fattori clinici e di laboratorio siano disponibili.
In merito al rischio di induzione della trasformazione leucemica, i dati della letteratura permettono di affermare che è un farmaco sicuro.


(10 gennaio 2018 - ore 16:33) - Aspirina e trapianto

Buon giorno, ho 41 anni diagnosticato PV la scorsa primavera, sono in buona forma praticando sport regolarmente (pressione nella norma, colesterolo basso, no sovrappeso, nessun evento trombotico passato), il mio ematologo come terapia mi ha prescritto salassi (ora ho come da indicazione HTC sotto 45, piastrine e rossi nella norma, bianchi lievemente alti), ma non cardiospirina dicendomi che visto il mio basso rischio (vista età, condizioni fisiche e nessun evento trombotico passato) non è al momento necessaria. Viste le linee guida generali (salassi più cardio per soggetti a basso rischio) cosa ne pensate è un approccio che può ritenersi comunque giusto al momento?
Un'ulteriore domanda: può avere senso vista la possibilità che una PV evolva in Mielofibrosi con gli anni in caso di estrema necessità conservare (mi pare di aver letto sia possibile) del midollo osseo di un familiare, (finché sono in vita considerando l'attesa per un midollo da donatore esterno e la minore percentuale di riuscita del trapianto fra non consanguinei) nel caso si renda necessario un trapianto?
Grazie mille per le risposte, buon lavoro.
(Mauro)


Risposta

In quanto all'aspirina, le linee guida prevedono il suo impiego nella policitemia vera, a meno di controindicazioni rilevanti, in associazione alla salasso-terapia dato che riduce il rischio trombotico.
In quanto alla conservazione preventiva del midollo osseo, è una procedura che non è prevista e che non ha molto senso; la disponibilità e la scelta di un donatore compatibile devono essere valutate in rapporto a molti fattori specifici e solo al momento in cui si renda necessario.


(10 gennaio 2018 - ore 10:50) - BOM e policitemia vera

Buongiorno,
in riferimento alla risposta dell'8 gennaio ore 16.22, l'ultima BOM risale a due anni fa e indicava: "Midollo osseo con cellularità del 70% caratterizzato da iperplasia della serie megacariocitaria con forme atipiche. Nella norma le restanti serie".
Questo referto può aver indicato già un'insorgenza di policitemia? Mi consigliereste di rifarla a distanza di due anni?
Grazie.
(Linda)


Risposta

E' difficile interpretare i dati della BOM riportati avulsi dal contesto; per esempio la cellularità considerata normale in realtà varia in rapporto all'età del paziente.
Generalmente in presenza di una diagnosi fatta, la BOM viene ripetuta solo a fronte di elementi clinici o di laboratorio che suggeriscano di rivalutare il quadro.


(9 gennaio 2018 - ore 16:26) - Policitemia vera e laser

Buon pomeriggio ricercatori, buon anno e grazie per la tempestività e l'accuratezza delle vostre risposte.
Vi pongo una domanda temo anche banale e di poca rilevanza rispetto ad altri pazienti, ma la rarità della nostra malattia mi impone di non essere troppo superficiale. Ho 38 anni e sono affetto da 4 anni da PV, JAK negativo con bianchi e piastrine nel range (sebbene queste ultime fossero intorno alle 700.000 all'esordio, rientrate poi in un annetto) e hct/HB borderline (50/17). Dovrò effettuare delle sedute di laser ad alexandrite per l'epilazione permanente ad avambraccio e dorso. La dermatologa, molto preparata, mi ha riferito che viene spruzzato del ghiaccio prima del laser e chi come me soffre di dermatite atopica, oltre che di malattia ematologica, potrebbe andare incontro ad arrossamenti, acrocianosi e altre reazioni cutanee. Che voi sappiate, una procedura laser, per quanto banale, può causare conseguenze alla cute nel caso di PV? Io attualmente sono asintomatico e assumo solo cardioaspirina senza effetti collaterali, mai effettuato un salasso.
Grazie, perdonatemi in anticipo per la banalità del quesito, ma volevo un vostro parere.
(Davide)


Risposta

In merito al Suo quesito l'effetto del laser deve essere riferito in termini di possibili effetti collaterali soprattutto alla malattia dermatologica o alla terapia anti-aggregante con aspirina (che potrebbe favorire l'insorgenza di emorragie), più che alla mieloproliferativa. Non risultano prevedibili problematiche in riferimento alla policitemia vera.


(9 gennaio 2018 - ore 10:24) - Trapianto ed età

Salve, noto che da poco fate rientrare i 70 anni come limite massimo di età per effettuare il trapianto. Questo limite è accettato da tutti i centri?
(Fernando)


Risposta

Negli ultimi anni gli avanzamenti nel campo della trapiantologia, e soprattutto l'impiego dei cosiddetti regimi ad intensità ridotta, hanno permesso di portare la soglia della candidabilità a 70 anni. Al di sopra di tale soglia i rischi di tossicità vengono ad oggi considerati superare i potenziali benefici.
Peraltro si tratta di una soglia "dinamica" in particolare nella fascia tra 60 e 70 anni, in cui il singolo caso deve essere sempre ben valutato per il rapporto tra rischi e benefici.


(8 gennaio 2018 - ore 16:22) - Trombocitemia e aumento globuli rossi

Salve, sono affetta da TE con mutazione JAK2 in cura con interferone e aspirina. Negli ultimi mesi si è registrato un aumento crescente dei globuli rossi, emoglobina ed ematocrito. Tale situazione potrebbe essere compatibile con l'insorgenza di policitemia? Se si, quale approccio si suggerisce? Grazie.
(Linda)


Risposta

La transizione da una trombocitemia essenziale a una policitemia vera è un fenomeno possibile, in particolare in presenza della mutazione di JAK2, che può essere necessario verificare con una rivalutazione midollare inclusiva della BOM.
In termini generali, interferone e aspirina rimangono due terapie valide anche nella policitemia; può inoltre esserci la necessità di aggiungere la salasso-terapia per abbassare i livelli di ematocrito.


(7 gennaio 2018 - ore 5:57) - Malattie linfoproliferative

A mia madre, di anni 85, nello scorso settembre è stato diagnosticato "Processo linfoproliferativo/leucemizzato". Una successiva analisi citogenetica ha anche evidenziato "Leucemia linfatica cronica".Le sue condizioni generali appaiono buone, è autonoma, non sono evidenti linfoadenomegalie né epatosplenomegalie; non è stata sottoposta a trattamento alcuno.
Un recentissimo emocromo ha dato i seguenti valori: eritrociti 3,62; emoglobina 10,90; ematocrito HCT 32,80 (nel giugno scorso erano 3,64; 10,80; 32,20).I linfociti, però, sono notevolmente aumentati dal giugno scorso: da 44,60 a 49,00 e le piastrine da 297 a 325.Secondo Voi, per mancanza di trattamento? E' il caso di intervenire o di attendere, come le è stato detto, per l'età avanzata? E intanto il morbo progredisce e prima o poi si dovrà agire. Non è poi troppo tardi?
Se le affezioni di mia madre non rientrano nell'ambito delle Vostre ricerche, potreste suggerirmi un centro specializzato nel trattamento di anziani oncologici che, mi è stato detto, devono essere seguiti con grande cautela?
Un confronto di opinioni è sempre proficuo e temo che mia madre, piuttosto anziana, possa essere seguita con frettolosa superficialità. E' ancora giovanile fisicamente e psicologicamente, attiva, con programmi, la sua preziosa vita ha ancora tanto da offrire a chi le sta accanto. In fiduciosa attesa, con tanta stima, Vi saluto.
(Demetrio)


Risposta

In effetti la leucemia linfatica cronica rientra tra le patologie linfoproliferative, dunque un ambito diverso nel campo dell'onco-ematologia.
Il consiglio è quello di riferirsi a una struttura di Onco-Ematologia che potrà inquadrare la patologia e il contesto clinico di Sua madre; in termini generali in questa malattia talvolta vi è solo indicazione a monitorare gli esami senza intervenire, e questo perché i trattamenti potrebbero risultare più dannosi della malattia stessa, indipendentemente dall'età.
E' evidente comunque che questo tipo di valutazione deve essere fatta da un collega ematologo nel contesto di una visita ematologica.


(3 gennaio 2018 - ore 21:39) - Mieloproliferative e cheratocono

Buona sera e buon anno a voi gentili ricercatori.
Sono affetta da 3 anni da TE Jak2 negativa, positiva alla mutazione CARL. Assumo xagrid e cardioaspirina ed ho 42 anni. Lo scorso mese mi è stata diagnosticata altra patologia rara: cheratocono occhio SX. Chiedo a voi se vi è nota qualche correlazione tra le due patologie rare, o se i medicinali assunti possano aver scatenato il cheratocono.
Grazie mille. Sinceri saluti di vero cuore.
(Carmela)


Risposta

Non vi sono dati indicativi di una possibile correlazione del cheratocono né con la malattia mieloproliferativa né con il trattamento ad essa correlato.
Cordiali saluti e buon anno a Lei


(3 gennaio 2018 - ore 14:07) - Trattamento

Scusate, rifaccio domanda in relazione a quella del 19 12 2017, l'ematologo mi dice che anche se avrei una malattia mieloprolifera oltre alla kumadin e folina non mi avrebbe dato nulla perché come dicevo senza sintomi solo lieve ingrossamento milza, JAK2 negativo; volevo un vostro parere, grazie.
(Mario)


Risposta

La valutazione che Lei chiede, sull'opportunità di un trattamento per la malattia mieloproliferativa di cui è affetto, non può essere fornita a distanza e solo sulla base dei dati forniti. Richiede invece la valutazione accurata di tutte le informazioni cliniche e di laboratorio; valutazione che può essere effettuata solo nel contesto di una visita ematologica.


(2 gennaio 2018 - ore 22:02) - Mielofibrosi e PRM-151

Salve, volevo sapere se ci sono novità sul farmaco PRM-151 e su quando sarà disponibile in Italia in sperimentazione. Grazie.
(Franco)


Risposta

Al momento non ci sono dati robusti sul farmaco in oggetto ma solo quelli derivati da un unico protocollo clinico su un ristretto numero di pazienti. Non si è a conoscenza al momento di ulteriori studi che coinvolgano eventualmente i centri italiani.