In questa pagina è possibile chiedere informazioni o lasciare un commento relativamente alle Neoplasie Mieloproliferative.
Si sottolinea che non verranno espressi pareri medici su situazioni personali o valutazioni su diagnosi e cure in corso. I ricercatori si riservano di non rispondere a domande che abbiano come oggetto giudizi clinici personali. Le risposte saranno pubblicate in questa sezione del sito nell'arco di alcuni giorni. Non verranno fornite risposte ad indirizzi email privati.
Archivio 2015
Buongiorno a tutti e grazie sempre per le vostre risposte preziose.
Ho mamma con MF secondaria a PV, da settembre assumeva 5 mg Jakavi al giorno (con buoni risultati in quanto la milza era meno gonfia), da circa 1 settimana è stato sospeso per hgb 7 mentre le plt erano 66000. Da quando è stato sospeso, nonostante trasfusione una settimana fa e 1/2 pillola di deltacortene 25 mg, i valori sono crollati: hgb 6,8 e plt 30000 e anche la milza inizia a gonfiarsi di nuovo. La mia domanda è se la sospensione di Jakavi, seppure a bassi dosaggi, abbia peggiorato la situazione e se in ogni caso doveva essere effettuata gradualmente. Grazie sempre. Saluti.
(Alessandra)
Risposta
L'anemia e la piastrinopenia sono tra i più frequenti eventi avversi che si possono osservare durante il trattamento con Ruxolitinib (JAKAVI). Generalmente questo tipo di tossicità ematologica si osserva nei primi 4-6 mesi di trattamento e talora può essere di grado elevato, tanto da dover sospendere il trattamento stesso. Al termine della terapia si assiste in genere ad un recupero dei valori fino a quelli pre-trattamento. Un calo improvviso dei valori dell'emocromo possono comunque far sospettare anche una progressione di malattia. L'ematologo di fiducia valutarà se approfondire il quadro clinico, che potrebbe richiedere anche una rivalutazione midollare.
Tantissimi auguri di Buon Anno a tutti Voi. Grazie per quello che fate.
(Francesco)
Salve sono un ragazzo di 18 anni a cui è stata diagnosticata un anno fa Policitemia Vera con JAK2 positivo (allele 25% - basso rischio) con ricerca per trombofilia positiva Polimorfismo Fattore V Leiden (in omozigosi). Sono in terapia con cardioaspirin una volta al giorno e salasso terapia ogni 3 mesi per tenere ematocrito <46 come consigliato dall'ematologo.
Sin da piccolo ogni volta che facevo il bagno, per 40 mm avevo un prurito atroce agli arti inferiori con pallore in faccia. Nessun medico ha mai approfondito questa cosa dicendomi solo che poteva trattarsi di una mia condizione dermatologica, cioè la pelle troppo sensibile all'acqua con pelle "atopica". Man mano che crescevo questi sintomi ce li avevo sempre di più anche quando non facevo il bagno.
Una sera portatomi al pronto soccorso per dolori addominali (fossa iliaca dx) il dottore di turno si accorse, con l'ecografia, che la mia milza era >14 cm. Per questo motivo ci indirizzò con urgenza una visita specialistica ematologica.
Da questo momento il Dott. **** ha approfondito per PV e gene JAK2 e infatti le sue teorie furono provate dalla positività dei test.
Volevo sapere solo se sono l'unico all'età di anni 18 ad avere la PV con Fattore V Leiden (in omozigosi). Volevo sapere se qualcuno affetto dalla Policitemia ha avuto o ha questi miei stessi sintomi.
Il prurito persiste lo stesso quando faccio il bagno. Purtroppo è una cosa a cui bisogna abituarsi dato che ancora non c'è un farmaco effettivo curativo in Italia.
(Angelofi)
Risposta
Le malattie mieloproliferative croniche (che includono anche la policitemia vera) sono malattie dell'età adulto-avanzata; l'età mediana è attorno a 60-65 anni, solo nel 10-15% dei casi la diagnosi viene effettuata in soggetti di età inferiore a 40 anni.
Il prurito è un sintomo frequente nella policitemia vera; esso può essere localizzato al tronco o agli arti oppure può essere generalizzato; può insorgere spesso dopo il bagno o la doccia (per questo definito "acquagenico"), talora può essere fastidiosissimo e persistente. Per limitare il prurito va preferita l'acqua fredda per i lavaggi, asciugandosi a pressione e non per strofinio. Vanno evitati bagni o docce con acqua molto calda. Inoltre, bisogna sforzarsi di non grattarsi, per evitare lesioni che potrebbero infettarsi. La pelle va tenuta idratata impiegando apposite creme o lozioni. Inoltre, va evitata l'eccessiva esposizione al sole impiegando creme ad alta protezione. È stato segnalato un beneficio con l'impiego di soluzioni di bicarbonato di sodio o di creme galeniche alla capsaicina (sostanza attiva del peperoncino). Può essere utile, per alcuni soggetti o in particolari situazioni, l'assunzione di farmaci antistaminici, anche se il loro impiego può essere limitato dall'eccessivo effetto sedativo generale.
La policitemia vera si associa ad un maggior rischio di sviluppare trombosi maggiori. L'incidenza delle complicanze trombotiche, sia arteriose sia venose, nel corso della malattia è all'incirca 2 volte più elevata rispetto alla popolazione generale se il paziente è a basso rischio, ma risulta essere addirittura 5 volte superiore se il paziente è ad alto rischio (ovvero avere una età maggiore di 60 anni e/o una storia di una precedente trombosi). Inoltre, la probabilità di sviluppare un nuovo evento trombotico aumenta con il passare degli anni dalla prima manifestazione trombotica. Il rischio trombotico aumenta se si associano fattori trombofilici, come ad esempio la presenza del polimorfismo in omozigosi del fattore V Leiden.
Al fine di ridurre il rischio trombotico l'indicazione attuale è quella di mantenere i valori di ematocrito sotto al 45%. Tale indicazione si basa sui dati di uno studio recentemente pubblicato sul New England Journal of Medicine (Marchioli R N Engl J Med. 2013 Jan 3;368(1):22-33), in cui si riportavano i dati dello studio clinico Cyto-PV. In questo studio si è dimostrato che i pazienti con policitemia vera che tenevano l'ematocrito sotto al 45% avevano un rischio di trombosi quattro volte inferiore rispetto a chi lo teneva fra 45 e 50%.
Per maggiori informazioni sulla policitemia vera è possibile consultare anche il seguente libretto informativo http://www.progettoagimm.it/Varie/Libretto_Policitemia.pdf
È vero che è uscita una nuova cura più efficace per la policitemia vera e che guarisce? Come si chiama e se è possibile in Italia, e dove si può sospendere Oncocarbide per prendere questa, non è cancerogena?
Risposta
I risultati di uno studio (denominato RESPONSE).
Si tratta di un inibitore della proteina JAK2, detto Ruxolitinib, la cui efficacia nei pazienti con Policitemia vera è stata dimostrata in uno studio denominato RESPONSE in cui si confrontava la terapia convenzionale con il nuovo farmaco (Vannucchi AM New England Journal of Medicine 2015 Jan 29;372(5):426-35.). I risultati di questo studio sono stati presentati a numerosi congressi, suscitando notevole interesse e unanime approvazione, tanto che Ruxolitinib ha ottenuto prima l'approvazione dell'FDA (negli USA) e successivamente quella dell'EMA (in Europa) per il trattamento di pazienti con Policitemia Vera (PV), ma l'indicazione è ristretta soltanto ai pazienti definiti intolleranti o non rispondenti ad un precedente trattamento con idrossiurea. Il farmaco infatti si è dimostrato essere ben tollerato ed in grado di controllare l'ematocrito, ridurre l'ingrossamento della milza e migliorare i sintomi della malattia, fino a farli scomparire, in una quota significativamente maggiore di pazienti rispetto alla terapia convenzionale. Infine, nei pazienti trattati con Ruxolitinib è stata registrata sia una generale riduzione della sintomatologia caratteristica della policitemia vera sia una minore incidenza di eventi trombotici, contrariamente a quanto osservato nel gruppo di controllo.
Al momento in Italia il farmaco non è ancora in classe di rimborsabilità.
Affetto da MF da circa 5 anni, con piastrine originariamente a 1,2 milioni, ma ora scese a circa 500 mila, assumo soltanto cardioaspirina 1 cp pro-die, nell'ultimo anno sono costretto, per via dell'emoglobina oscillante fra 8 e 9,5, ad asssumere l'EPO (Retaclit 40.000 unità a settimana).
Esistono cotroindicazioni circa l'assunzione di detto farmaco anche per lunghi periodi? Quale altro farmaco potrebbe sostituirlo in caso di effetti negativi?
Grazie sempre per i vostri preziosi interventi. Buone Feste per voi e le vostre famiglie.
(Gilan)
Risposta
Quando nella mielofibrosi insorge l'anemia (ovvero quando il valore dell'emoglobina scende sotto i 10 grammi per decilitro) è utile iniziare un trattamento, che può prevedere tre diverse classi di farmaci: gli stimolatori dell'eritropoiesi (come appunto l'eritropoietina, un ormone normalmente prodotto dal rene, che stimola la produzione di globuli rossi a livello midollare), gli androgeni (cioè gli ormoni maschili), o derivati dagli androgeni quale il danazolo, e i farmaci cosiddetti immunomodulatori (come ad esempio la talidomide).
Questi farmaci vengono in genere usati singolarmente e necessitano di tempo per poter essere efficaci; infatti, la valutazione della risposta al trattamento viene effettuata non prima di 3 mesi dall'inizio della terapia. La sequenza d'uso non è stabilita: alcuni Centri preferiscono iniziare con il danazolo, mentre altri usano come primo farmaco l'eritropoietina. La probabilità di risposta sull'anemia è circa il 30-40% e la tossicità è modesta tanto per il danazolo quanto per l'eritropoietina. Al contrario la talidomide è un farmaco gravato da effetti collaterali importanti soprattutto neurologici che ne impediscono l'uso in una frazione elevata di pazienti.
A chi condivide con noi i momenti di difficoltà e ci sostiene con la ricerca, con i suggerimenti professionali, quotidiani, un grazie sincero e tanti auguri di un Santo Natale.
(Angela)
Mielofibroematosi vuol dire mielofibrosi?
(Micro)
Risposta
Il termine di mielofibromatosi è raramente utilizzato come sinonimo di mielofibrosi. Bisogna comunque sottolineare che il termine più corretto è mielofibrosi.
Sono affetta da policitemia vera, prendo Interferone da circa 9 mesi, è possibile che il mio fisico reagisce malissimo? Volevo chiedervi cortesemente questi effetti collaterali dell'interferone spariranno con il tempo? Ed in quanto tempo più o meno? Ringrazio anticipatamente.
Risposta
L'Interferone ed in particolar modo la forma pegilata (Pegasys) è stato valutato nella PV principalemnte in due studi principali (Kiladijan et. Blood 2008;112:3065; Quintas-Cardama et al. J Clin Oncol 2009;27:5468). Il farmaco ha dimostrato di ridurre o abolire la necessità di salassi nella PV, di migliorare i sintomi, in particolare il prurito, e di ridurre - in alcuni casi di rendere non più misurabile - la mutazione V617F di JAK2.
I principali effetti collaterali sono stati, in alcuni casi, febbre e dolori ossei al momento dell'iniezione del farmaco, e il peggioramento della depressione o di malattie autoimmuni in soggetti predisposti. Circa il 10% dei pazienti ha dovuto sospendere l'Interferone pegilato per intolleranza.
Generalmente tali effetti collaterali tendono a perdurare, solo raramente possono attenuarsi nel tempo.
Cerco un integratore che abbia un principio attivo simile al farmaco Deltacortene 25 mg.
(Sandro)
Risposta
Non esistono integratori in grado di mimare o sostituire la terapia steroidea con Deltacortene.
Complimenti sentiti per il riconoscimento conferito dai revisori scientifici stranieri e dall'AIRC ai ricercatori dell'AGIMM. Grazie per il vostro lavoro a cui dobbiamo importanti progressi nello studio delle malattie mieloproliferative croniche Ph-. Ma grazie anche per l'informazione accurata e costante punto di riferimento autorevole per i pazienti.
(Antonella)
Buongiorno Dottori, vi avevo scritto, ma non avendo ricevuto risposta non sono sicuro che vi sia arrivato il mio messaggio.
Vi riscrivo in merito alla domanda fatta il 12/12, sulla policitemia vera, ho trovato le analisi fatte da mio fratello nel 2011, all'età di 20 anni con questi risultati: GR 5.67 (4.6-6.1) HGB 17.3 (13.5-18) HCT 48.3 (40-51), io ho 33 anni e sono in sovrappeso, negli ultimi mesi ho preso circa 10 chili. A fronte di questi esami credete possa essere una questione genetica familiare, come mi dissero da bambino. Grazie ancora e cordiali saluti.
(Paolo)
Risposta
Esistono rare forme familiari di malattia mieloproliferativa in cui probabilmente si eredita una predisposizione ad acquisire mutazioni come ad esempio quelle che coinvolgono JAK2, MPL oppure CALR . Ad oggi non sono completamente noti i meccanismi coinvolti nella predisposizione ereditaria. Rare forme eritrocitosi congenite che però si associa ad un aumento della eritroietina sierica (EPO-S) sono associate a mutazioni di geni quali HIF2, PHD2 e VHL; mentre altre con EPO-S ridotta sono dovute a mutazioni del recettore della eritropoietina (EPOR). Tutte queste mutazioni posso essere valutate per definire la natura congenita della eritrocitosi.
Salve, sono affetta da trombocitemia essenziale, diagnosticata con biopsia midollare un anno fa. Ho fatto terapia citoriduttiva con Oncocarbide fino a settembre, poi il dottore ha voluto sospendere l'Oncocarbide per provare l'Anagrelide. Ma dal 19 settembre le mie piastrine, nonostante abbia sospeso l'Oncocarbide, non sono mai più salite (il massimo è stato 580.000 unità all'emocromo di una settimana fa).
Secondo voi qual è il motivo? Sono tripla negativa, e alla biopsia midollare a gennaio hanno riscontrato trombociti displastici con nuclei polilobulati e aggregati in cluster.
(Roberta)
Risposta
La conta delle piastrine nelle trombocitemia essenziale può frequentemente oscillare anche in assenza di una terapia citostatica. Il mancato aumento delle piastrine dopo l'interruzione della terapia con idrossiurea può essere legato ad un lento smaltimento del farmaco.
Buongiorno, chiedo scusa, sarebbe possibile conoscere i risultati ad oggi per il farmaco Momelotinib? In particolare, gli effetti collaterali.
Grazie.
(Alessandra)
Risposta
I risultati del primo studio di fase 1/2 con Momelotinib nella mielofibrosi hanno mostrato una minor induzione di anemia, e anzi un miglioramento della stessa in pazienti anemici con MF, associata ad una buona risposta clinica in termini di riduzione delle dimensioni della milza e dei sintomi costituzionali del 39% e del 50% rispettivamente (Pardanani A, et al. leucemia 2013; 27:. 1322). Tuttavia, nel caso del Momelotinib è stata riportata, in una percentuale di pazienti attorno al 40%, la comparsa di neuropatie sensitivo-motorie periferiche di modesta gravità che solo in parte sono regredite con la sospensione del farmaco.
Recentemente, il prof. Tefferi ha riportato i risultati del trattamento a lungo termine di 100 pazienti trattati con Momelotinib presso la Mayo Clinic. I risultati dello studio hanno mostrato che il 43% dei pazienti presentavano una riposta sull'anemia ed il 44% sulla splenomegalia. (Pardanani et al leucemia 2015; 29:.. 741). Un aggiornamento (follow-up mediano di 4.5 anni) dello studio, riportato recentemente all'ultimo congresso americano di ematologia svoltosi ad Orlando all'inizio di dicembre, ha evidenziato che la sopravvivenza mediana tra il gruppo di pazienti trattati con Momelotinib ed una gruppo di controllo trattato con terapia convenzionale per uno stesso periodo di tempo erano simili.
Buona sera.
Ho appena scoperto, in seguito a quello che sembrava uno sfogo allergico al volto, di essere affetta da politicemia Vera.
Mi hanno prescritto cardioaspirina, ma sopratutto dopo i pasti e in ambienti caldi, il mio viso diventa rosso in maniera imbarazzante. Uso pomate cortisoniche per gli attacchi piu violenti.
Vorrei sapere se con il tempo, assumendo la cardioaspirina regolarmente, questo disturbo andrà sparendo. Grazie.
(Sabrina)
Risposta
L'aspetto arrossato del volto (definito anche rubeosico o pletorico) è un segno comune nei pazienti con policitemia vera legato prevalentemente all'aumento della massa eritrocitaria. Una riduzione dell'ematocrito con salassi ripetuti o se necessario con terapia citostatica (es. con Idrossiurea) può migliorarlo.
Buonasera, sono affetto da TE diagnosticata in visita di secondo controllo fatto in una sstruttura diversa (nel primo controllo mi era stata diagnosticata una MF in fase cellulare). Sono in sovrappeso ed ho il colesterolo e i tricliceridi alti e per tale motivo sto facendo una dieta datami da un nutrizionista. Ad oggi, dopo quasi due settimane, ho perso quasi 2 kg e l'obbiettivo è quello di perderne altri otto per raggiungere il peso di 75 kg (sono alto 174 cm). Posso continuare tranquillamente o devo notiziare il mio ematologo?
P.S. Ad oggi, oltre alle piastrine alte e alla positività JAK2, non ho altro!
(Antonio)
Risposta
Non esistono controindicazione per una dieta dimagrante. Bisogna comunque considerare che regimi alimentari ipocalorici, richiedono la supervisione medica per non rischiare di incorrere in carenze nutrizionali (vitaminiche o di altre sostanze essenziali ottenute con gli alimenti). Inoltre, una dieta troppo ipocalorica potrebbe procurare eccessiva stanchezza, per mancanza di energia con rischi anche gravi per la salute e perdita di massa muscolare.
Buonasera, dopo 13 anni di PV, curata con eritroaferesi e dal 2004 con Oncocarbide e Cardioaspirina, nel 2013 si è trasformata in MF preceduta da una vasculite, dopo la biopsia di conferma ho continuato la cura con Oncocarbide 2 Cp al dì e Duoplavin. Ora qualcosa sta nuovamente cambiando, continuo ad avere la febbre alta, anche 39.9, ho già subito 1 ricovero di 2 settimane, curata con antibiotici (cortisone amoxcillina etc), senza stabilirne la causa, è seguito un secondo ricovero di 3 settimane per aver preso il clostridium difficilis per gli antibiotici. Ora dopo 20 giorni dalle dimissioni è tornata la febbre alta accompagnata da dolori, mal di testa, calo di peso oltre agli altri sintomi legati alla MF, questa volta si presume che il clostridium non c'entri perché non ho diarrea, ma una stitichezza ostinata. Gli esami del sangue ora mostrano l'emoglobina a 9, quando è stata a 7 ho fatto anche 2 trasfusioni di sangue. In pratica ora sono passata alla fase anemica. All'ospedale vogliono somministrarmi il Ruxolitinib, ma con la premessa che per almeno un paio di anni potrei diventare trasfusione dipendente. Mi chiedo se non è un controsenso avendo l'emoglobina a 9 iniziare questa terapia significa sicuramente fare subito una trasfusione della quale non sono assolutamente contenta, anzi vorrei evitarla, inoltre io non ho una milza molto grossa (17) quindi se i vantaggi di questo farmaco sono di ridurre la milza sull'altro piatto della bilancia c'è una sicura trasfusione, mi chiedo se sono adatta a questo farmaco. Grazie per la vostra cortesia.
(Anna Maria)
Risposta
Ruxolitinib è indicato per il trattamento della splenomegalia o dei sintomi correlati alla malattia in pazienti adulti con mielofibrosi primaria (come febbre, sudorazione notturna, dolore alle ossa e perdita di peso) e secondaria ad una precedente policitemia vera o trombocitemia essenziale. Tra gli eventi avversi più comuni viene riportata l'anemia, anche grave, che normalemnte si osserva nei primi 6 mesi di trattamento. La scelta di iniziare un trattamento con JAK2 inibitori deve quindi dipendere dalle caratteristiche cliniche ed una accurata valutazione del rapporto rischio/beneficio per il paziente.
Buongiorno signori ricercatori, volevo informazione: mia madre 83 anni è affetta da sindrome mielodisplastica e da un mese assume ogni settimana epo, volevo sapere se può farsi il vaccino antinfluenzale. Grazie.
(Annamaria)
Risposta
Né la mielodisplasia né la terapia con eritropoietina sono di per sé una controindicazione al vaccino per l'influenza, ma la decisione se farlo o meno deve essere presa da un medico che conosca la situazione generale della paziente.
Sono felice per il MERITATO riconoscimento ricevuto dai ricercatori dell'AGIMM, a loro attribuito dai revisori scientifici stranieri e dall'AIRC!
(Paola)
Buonasera Dottori, sono qui per aggiornarvi sui miei ultimi esami.
Infatti dopo aver curato le infezioni batteriche, ho ripetuto gli esami delle urine e sono negative. Finalmente sono andato a fare la donazione del sangue e dall'emocromo sono emersi i seguenti valori: WBC 10.09 RIF 1/11; NEUTRO % 54 RIF 40/74; LINFO % 34 RIF 20/48; MONO% 9 RIF 3/11; EOSI % 2.4 RIF 0/8; BASO %0.3 RIF 0/1.5; NEUTRO#5.51 RIF 2/8; LINFO#3.91 RIF 1/5; MONO# 0.91 RIF 0.16/1; EOS#0.25 RIF 0/0.8; BAS#0.04 RIF 0/0.2; RBC 6.23 RIF 4.4/5.5; HCB 18.1 RIF 13/18; HCT 51.8 RIF 37/52; MCV 84.2 RIF 80/99; MCH 29.5 RIF 26/31; MCHC 34.2 RIF 31/36; PLT 257 RIF 150/450.
Ciò che mi è sembrato strano è che la dottoressa mi ha detto che mi avrebbe tolto il sangue ma non avrebbe potuto darlo se non dopo aver fatto le analisi per la ricerca della mutazione JAK2, per scongiurare a detta sua una policitemia vera. Io le ho riferito che 20 anni fa, all'età di 13 anni fui ricoverato in day hospital 3 gg proprio per la presenza di questi valori sempre un po' alti e a seguito di questi 3 gg di visite mi dissero che era dovuto ad un fattore mio genetico e che avrei per questo motivo povuto fare le donazioni del sangue.
Ciò che mi preoccupa è questo, siccome ho letto su internet che questa ricerca del gene JAK2 è stata fatta per la prima volta a partire dal 2005, non è che quando feci gli accertamenti 20 anni fa non si accorsero di questa policitemia vera? Oppure non è che col tempo questo mio fattore si si trasformato in questa malattia?
Grazie in anticipo per le vostre gentili risposte, in attesa porgo cordiali saluti.
(Paolo)
Risposta
Un valore di emoglobina di 18,1 merita degli accertamenti, in particolare in prima battuta la mutazione di JAK2 V617F. Questa è stata scoperta nel 2005, per cui 20 anni fa certamente non poteva essere ricercata, ma la policitemia vera è una patologia estremamente rara in bambini e adolescenti. Un'altra possibilità potrebbe essere una forma di policitemia ereditaria, dovuta a mutazioni di altri geni che di trasmettono dai genitori ai figli. In questo caso però dovrebbero esserci altri casi in famiglia di persone con elevati valori di emoglobina.
Salve, io sono un paziente con mielofibrosi iodiopatica. Sono entrato a far parte del gruppo di trials farmacologico dell'oncoematologia dell'ospedale di Careggi. Vorrei sapere, se possibile, cosa vuol dire che il progetto è al terzo livello di studio. Vi ringrazio per eventuale risposta e vi sono grato per tutto quello che fate per la ricerca.
(Franco)
Risposta
Gli studi farmacologici, cioè quelli che servono per arrivare a dimostrare l'efficacia e il profilo di sicurezza di un farmaco in una determinata patologia, vengono fatti in 4 fasi: la prima su un numero molto piccolo di pazienti per stabilire che il farmaco sia sicuro e quale sia il dosaggio migliore, la seconda su un numero maggiore di pazienti per vedere quale sia l'efficacia e una terza su un numero ancora maggiore di pazienti per confermare l'efficacia del farmaco.
Spesso nella fase 3 si confrontano due gruppi di pazienti, uno trattato con il farmaco sperimentale e uno con il placebo oppure con la terapia convenzionale. Se i risultati degli studi di fase 3 sono positivi il farmaco può essere approvato dalle autorità regolatorie (FDA, EMA, AIFA) perché sia messo in commercio. Una volta messo in commercio possono essere fatti gli studi di fase 4 per raccogliere dati di efficacia e sicurezza su una popolazione di pazienti ancora più ampia.
Salve e auguri a tutti! Da 2 anni, siamo distrutti in famiglia! Mio padre, di 76 anni, pensionato, ma ancora attivo nel lavoro (agente di commercio), non fumatore, sempre stato fin troppo attivo, gli è stata riscontrata 2 anni fa la leucemia mieloide acuta. Dopo 5 mesi in ospedale e 2 chemio, si era ripreso alla grande, fino a 2 mesi fa quando dai soliti esami di routine da 1 anno, le piastrine di colpo scese a 900. Ora da 1 mese circa, è in ospedale, fatta terza chemio, non mangia, ha sempre febbre, lui è cardiopatico e diabetico. Due giorni fa, dai raggi, hanno intravisto 1 linfonodo in 1 polmone, dovranno fargli la tac, per avere qlache risposta in più! Lui è terrorizzato e noi pure! I dottori, sono tranquilli o cosi fanno vedere..., voi cosa ne pensate? E dalle vostre esperienze, quante possibilità di vivere ha? Vi prego, ci sto troppo male, attendo con ansia una vostra risposta! Saluti e grazie di cuore a tutti voi!
(Rossella)
Risposta
Il quadro che descrive è quello di una ricaduta della leucemia acuta dopo una iniziale remissione di malattia. La febbre fa pensare ad una qualche infezione, problema purtroppo frequente nelle leucemie acute. Sul linfonodo non possiamo esprimerci senza valutare direttamente la situazione generale, andrà approfondito con altri esami come già hanno stabilito i colleghi che lo hanno in cura. Queste patologie sono purtroppo difficili da curare soprattutto dopo una ricaduta, e la prognosi è molto legata alla risposta alle terapie fatte e alle eventuali complicanze.
Buonasera,
da circa un anno sono affetto da TE JAK2 positivo. Ho 51 anni, in quest'ultima settimana, in modo particolare, la mattina ho dei giramenti di testa che durano pochissimo ma nello stesso tempo mi sembra che mi annebbiano la vista. Per completezza di informazioni vi dico che al momento vengo considerato a basso rischio per piastrine <1 mln (470,000 al controllo del 29/11) ed età inferiore ai 60 anni. I sintomi suddetti sono collegabili alla TE?
(Antonio)
Risposta
I giramenti di testa e disturbi transitori della vista possono essere dovuti a problemi della microcircolazione dipendenti dalla trombocitemia essenziale. In questo caso in genere migliorano con l'uso dell'aspirina a basse dosi. Potrebbero però anche dipendere da altre cause, come ad esempio la pressione alta. Ne parli con il suo medico per escludere altre possibili problematiche indipendenti dalla trombocitemia essenziale.
Buonasera,
ho avuto modo di vedere un grafico presentato ad ASH2015 riguardante gli effetti dell'assunzione di Oncarbide sulla carica di allele del JAK2. In 4 anni di assunzione la carica di allele può azzerarsi, ma ciò aprirebbe la strada a nuove mutazioni, come il Tet2 che in due anni potrebbe portare alla mielodisplasia, o come il RUNX1 che in 4 anni porterebbe alla leucemia. Cosa ne pensate? Grazie mille.
(Donatella)
Risposta
Sono stati fatti alcuni studi sul l'effetto di idrossiurea (Oncocarbide) sulla carica allelica di JAK2 con risultati non uniformi, ma in nessuno è stato riportato la scomparsa della mutazione con questo farmaco. Altri farmaci come l'interferone possono far ridurre fino alla scomparsa la mutazione di JAK2 senza invece influire su altre mutazioni eventualmente coesistenti come ad esempio quelle di tet2, ma non c'è alcun dato che indichi che questo possa portare a sviluppare una diversa malattia ematologica o una evoluzione.
Anche nella MF si hanno le piastrine morfologicamente giganti? Grazie.
(Agostino)
Risposta
Si, anche nella mielofibrosi possono esserci le piastrine giganti. Queste sono un segno di un'anormala maturazione delle piastrine, che si può avere in tutte le malattie mieloproliferative e in particolare nella trombocitemia essenziale e nella mielofibrosi.
Buonasera, sono affetto da mielofibrosi (mutazione calr) da circa 5 anni e al momento prendo solo l'aspirinetta. Da circa un mese avverto fastidio al fianco sinistro in basso e qualche volta fitte alla milza. In attesa del controllo programmato tra un mese volevo cortesemente chiedere se questi sintomi possono essere associati ad un ingrossamento della milza. Vi ringrazio in anticipo.
(Federico)
Risposta
Il senso di pesantezza/fastidio al fianco sinistro è un sintomo tipico dell'ingrossamento della milza, che può associarsi a dolore, talvolta sordo e talvolta a fitte. L'importante è che le fitte alla milza siano un dolore non eccessivamente intenso e che vanno via da sole, altrimenti meglio recarsi al pronto soccorso.
I dolori agli arti inferiori in paziente con MF sono riferibili alla malattia? Oppure ad altro: coxartrosi magari aggravata dal jakavi? A volte si apprezza evidente zoppia bilaterale. I dolori si estendono maggiormente dietro le ginocchia. Purtroppo la paziente non può assumere antinfiammatori e tampona il dolore con tachipirina.
(Agostino)
Risposta
I dolori agli arti inferiori possono essere associati alla mielofibrosi, ma difficilmente danno zoppia. Questo sintomo fa pensare piuttosto all'artrosi o a delle ernie discali. In questo caso potrebbe essere utile associare delle cure fisiatriche, se non controindicate.
In base agli ultimi studi ed esperienze mi sapete dire se è più indicato, nella mielofibrosi, il trapianto aploidentico o il trapianto da donatore esterno compatibile al 100% (considerando che il paziente non ha fratelli o sorelle). Inoltre, vi sono controindicazioni al trapianto se il paziente ha avuto una trombosi vena porta e vena splenica, o comunque vi sono maggiori rischi e quali? Grazie.
(Monica)
Risposta
In termini di efficacia non c'è differenza fra un trapianto aploidentico e uno da donatore familiare completamente compatibile. Quello che cambia sono i possibili rischi legati alla procedura. Infatti, sebbene il miglioramento delle tecniche trapiantologiche abbia permesso di migliorare molto l'andamento dei trapianti da donatore aploidentico, questo rimane ancora una procedura con dei rischi maggiori. In caso di trapianto aploidentico è consigliabile riferirsi a strutture che abbiano esperienza in questo tipo di trapianti, per ridurre i possibili rischi.
Non esistono studi specifici sul trapianto di cellule staminali ematopoietiche in pazienti con mielofibrosi e trombosi della vena porta/splenica. Questo tipo di trombosi non è una controindicazione assoluta al trapianto, ma teoricamente può portare dei rischi maggiori di tossicità epatica o di emorragie conseguenti all'ipertensione portale.
Gentili ricercatori, vorrei sapere se l'anemia con sideroblasti ad anello è sempre legata alla mutazione del gene SF3B1. Grazie e buon lavoro.
(Antonella)
Risposta
Le mutazioni del gene SF3B1 si trovano nell'80-90% dei pazienti con anemia refrattaria con sideroblasti ad anello.
Rossore e gonfiore esteso per giorni, se solo accavallo un piede su un altro per un certo tempo o se metto cinturini stretti vicino alle caviglie o cintura in vita stretta mi fanno sulla pancia macchie rosse, o camicia stretta di maniche mi arrossano braccia e si gonfia ovunque, c'è pressione e costrizione o minimo trauma, ho policitemia vera e assumo Oncocarbide da anni e cardioaspirina, da cosa può dipendere questo, dalla policitemia? Dai farmaci o che cosa? Mi date un consiglio? Il doppler ultimo risulta buono.
Risposta
È difficile fare una diagnosi in questa sede, se l'ematocrito è sotto controllo potrebbe essere preso in considerazione un effetto collaterale cutaneo dell'idrossiurea o un problema allergologico.
La cardioaspirina l'ho terminata 5 gg prima del parto e le piastrime dopo il parto erano 800 ml. Nel raschiamento che mi hanno fatto hanno trovato coaugoli. Mica le piastrine fanno vemire l'emorragia? Buon pomeriggio
(Maria)
Risposta
I valori di piastrine che riferisce non sono eccessivamente elevati da giustificare di per sè un'emorragia, anche se nelle malattie mieloproliferative le piastrine possono non funzionare correttamente, facendo parte delle cellule "malate", per cui un rischio emorragico intrinseco alla patologia esiste, anche se minore di quello trombotico.
Buona sera,
ho 35 hanni e ho la trombocitemia essenziale, prendo Oncocarbide e xsagrid da piu di 8 anni ho fatto 2 gravidanze benissimo, della seconda ho avuto un emoragia dopo 6 giorni dal parto; mi potete dire se e stata la cura che ho fatto considerando che in gravidanza non assumevo questi farmaci ma solo la cardioaspirina? Grazie.
(Maria)
Risposta
Non è possibile giudicare in base ai dati da lei riportati. Bisognerebbe conoscere il valore delle piastrine dopo il parto, quando ha sospeso Asa prima del travaglio, ecc. La terapia citoriduttiva comunque ha lo scopo di ridurre il rischio di complicanze vascolari e non di aumentarlo.
Gentili ricercatori,
si hanno notizie riguardo alla rimborsabilità di Jakavi per malati di PV intolleranti/resistenti a Oncocarbide? Grazie mille.
(Donatella)
Risposta
Al momento in Italia non è ancora rimborsabile.
Gentili ricercatori, ho 64 anni e nel 2012 mi è stata diagnosticata una anemia con sideroblasti ad anello. Il calo di emoglobina è stato piuttosto lento e soltanto ora (emoglobina a 9.8) il mio ematologo sta valutando l'opportunità di introdurre l'eritropoietina. Nel corso dell'ultimo anno è cresciuto costantemente il valore delle piastrine (adesso a 770.000) e i controlli fatti hanno evidenziato mutazione MPL. E' possibile curare entrambe le patologie? Quale evoluzione potrà esserci nei prossimi anni? Ho sentito parlare di un farmaco, già in sperimentazione, per aumentare il valore dell'emoglobina; è prossima la commercializzazione? Grazie per la vostra disponibilità e buon lavoro.
(Antonella)
Risposta
Poiché esistono delle sindromi mielodisplastiche associate a piastrinosi dette RARS-T può essere che le due problematiche (anemia e piastrinosi) facciano parte di una stessa malattia.
Il rischio delle sindromi mielodisplastiche così come di quelle mieloproliferative è una evoluzione in senso leucemico in quanto si tratta di malattie della cellula staminale. Bisognerebbe sapere quale sia il farmaco da lei citato.
Gentili ricercatori buonasera. Affetta da mielofibrosi idiopatica in terapia con Ruxolitinib da due anni e qualche trasfusione per emoglobina bassa, vorrei sapere se il farmaco suddetto possa produrre negli anni effetti positivi sulla malattia e se si quali. Grazie mille per il vostro lavoro.
Risposta
Al momento l'unica procedura capace di guarire dalla mielofibrosi è il trapianto di midollo allogenico. Tuttavia alcune evidenze preliminari indicano un miglioramento in termini di sopravvivenza in pazienti trattati con Ruxolitinib.
Ho policitemia vera ed assumo Oncocarbide da molti anni, volevo sapere se corro il rischio di venirmi un tumore nell'organismo, ho sintomi come sudorazione, dolori ossei alla schiena intera e un fenomeno strano alla gola, potreste aiutarmi? Prendo anche Cardioaspirina.
Risposta
I sintomi da lei riferiti rientrano tra i sintomi sistemici; il dato può far pensare ad una evoluzione della policitemia vera in mielofibrosi.
Ne parli con l'ematologo che la segue per vedere se sia necessario fare una rivalutazione di malattia.
Segue al 14.11.2015 circa gli studi in ambito internazionale del PRM 151 per la MF. Non vorrei essere presuntuoso ma mi pare d'aver appreso da fonti della massima e autorevole attendibilità che lo studio sarebbe iniziato proprio al Careggi. Anche perché quanto da voi riportato non è di poco conto ma si tratta finalmente di un traguardo, seppur temporaneo, che pone le basi per eliminare la fibrosi midollare con aspettative di vita migliore per tantissimi pazienti nonostante non si elimini il clone quindi la causa della malattia.
(Piter)
Risposta
Ad oggi non ho notizie di attivazione di tale trial clinico presso l'ospedale Careggi.
Salve, ho 29 anni e sono affetta da trombocitemia essenziale (piastrine che oscillano tra 680-800), JAK2 positivo, assumo cardirene 75 mg tre volte la settimana. Volevo domandare, dovrò affrontare un viaggio aereo di 6 ore e 30 circa, ci sono pericoli? Devo prendere delle precauzioni? Grazie per la risposta.
(Ludovica)
Risposta
La terapia antiaggregante prescritta in genere è acido acetilsalicilico 100 mg al giorno. Se non vi sono motivi precisi per cui assume un dosaggio minore potrebbe essere utile aumentarla a 100 mg/die nei giorni precedenti al viaggio. Utile inoltre fare spostamenti frequenti durante il viaggio per favorire il ritorno venoso.
Buongiorno ho letto che i pazienti con un grado rilevante di fibrosi sono carenti di una proteina. Vorrei sapere di quale proteina si tratta. Grazie
(Donato)
Risposta
Gentile signore non mi è nota una correlazione tra il grado di fibrosi midollare e una certa proteina.
Buongiorno, ho 80 anni e da circa 2 mi è stata diagnosticata un'AREB 2. Nei ripetuti controlli il numero dei blasti è rimasto invariato, intorno al 10%. La terapia si limita al momento alle sole trasfusioni e a un dosaggio variabile di ASA e Oncocarbide a seconda del livello delle piastrine. Proprio su questo verte la mia domanda: come si concilia l'alto numero delle piastrine, 900000 all'ultimo emocromo, con una classificazione AREB2, che invece annovera tra le sue caratteristiche anche la piastrinopenia? O ci sono altre situazioni da valutare? In attesa di risposta saluto cordialmente. Grazie.
(Angela)
Risposta
Esiste una forma di sindrome mielodisplastica/mieloproliferativa detta RARS-T in cui caratteristiche mielodisplastiche si combinano a piastrinosi. È utile la valutazione delle anomalie molecolari delle mpn (jak, calr, mpl) e la valutazione di SF3B1.
Ne parli con gli ematologi che la seguono.
Buonasera, soffro di mielofibrosi dal 2008 e negli anni ho visto crescere un problema al parodonto con infiammazione e dolore alle gengive. Facendo regolarmente la detartrasi l'igienista ha riscontrato la presenza di molta placca, gengive trofiche e tasche. Uso lo spazzolino elettrico, dentifricio antiplacca e colluttorio. Volevo sapere se c'è una correlazione tra la mielofibrosi e problemi alle gengive e a quali rimedi si può ricorrere. Grazie.
(Titti)
Risposta
Non c'è correlazione tra mielofibrosi e problemi alle gengive. Il trattamento con idrossiurea può causare problemi di tossicità a carico della mucosa del cavo orale con la comparsa di afte.
Per i rimedi si affidi al suo dentista.
Buongiorno,
desidererei sapere se l'Acido Alfa Lipoico può creare interazione con la Cardioaspirin. Grazie.
(Mara)
Risposta
Non credo vi siano interferenze tra acido alfalipoico e ASA.
Buonasera,
in riferimento alla vostra risposta del 14 novembre (ore 19.13) su interferone peghilato (somministrazione come off label perché non approvato), vorrei capire più dettagliatamente. Può essere cioè dato dal centro ematologico con piano terapeutico? Oppure? Grazie mille.
(Claudio)
Risposta
Si definisce off label l'impiego nella pratica clinica di farmaci già registrati ma usati in maniera non conforme a quanto previsto dal riassunto delle caratteristiche del prodotto autorizzato.
L'uso off label riguarda molecole per le quali evidenze scientifiche suggeriscono un loro uso anche in situazioni cliniche non approvate da un punto di vista regolatorio.
Il paziente deve firmare un consenso informato off label e il medico prescrittore si assume la responsabilità di utilizzare un farmaco fuori indicazione.
Gentili ricercatori,
è sufficiente un semplice emocromo per verificare la percentuale di blasti circolanti nel sangue periferico o è necessario uno specifico esame? Grazie della vostra risposta.
(Claudio)
Risposta
Il contaglobuli automatico può segnalare la presenza di elementi immaturi ma per valutare correttamente la percentuale di blasti è necessario eseguire uno striscio di sangue periferico o un'analisi citometrica su sangue periferico.
Salve, ho un quesito da porvi: all'ultimo emocromo è stato evidenziato un ematocrito di 52,6 con tutti gli altri valori nella norma. Precedenti esami mostravano un po' di microcitemia e ematocrito nella norma 44/48. Ora cosa succede? L'emoglobina è 17,2.
(Sergio)
Risposta
Un valore di ematocrito pari a 52.6% è fuori dal range di normalità. E' consigliabile una valutazione ematologica.
Gentili ricercatori, mi è stata riscontrata PV da circa 3 anni, finora ben controllata da cardioaspirina e salassi quando necessari. Oggi ho salassato (precedente 8 mesi fa) per Hct 50,8%. Mi sono spaventato perché la viscosità non permetteva al sangue di scendere ed è stata un'operazione un po' lunga e complicata. Inoltre, dopo ho saputo di avere le piastrine a 661.000. Ho 47 anni, uomo, nessun precedente di trombosi. La mia ematologa vuole rivedere il valore delle piastrine tra 3 settimane e mi prospetta terapia con Oncocarbide. Penso che sia giusto, ma per favore vorrei anche una vostra opinione. Grazie.
(Carlo)
Risposta
In accordo alle linee guida attuali soggetti di età inferiore a 60 anni e senza trombosi in anamnesi vengono trattati con salassi per mantenere ematocrito entro 45% e antiaggregante. L'inizio di una terapia citoriduttiva va preso in considerazione solo in caso di progressione significativa di leucocitosi e/o piastrinosi e/o splenomegalia. Il suo valore di piastrine non giustificherebbe l'inizio di un trattamento a meno che non concomitino altri fattori (esempio marcata leucocitosi o splenomegalia importante).
Vorrei sapere se l'acido alfa lipoico può interferire con la Cardioaspirina. Grazie.
(Virginia)
Risposta
L'acido alfa lipoico non interferisce con l'acido acetilsalicilico.
Salve a tutti voi cari ricercatori,
io sono un paziente di anni 42 con policitemia vera JAK2 v617f positivo con una marcata splenomegalia long. circa 23 cm affetto già da 5 anni di tale patologia in terapia domiciliare con: cardioaspirina 1 cp/die, oncocarbide 3 cp/die, allopurinolo 300 mg 1cp/die, poi quando supero la soglia del 45% di ematocrito eseguo salasso, e per l'ipertensione arteriosa assumo la mattina karvea 300 mg 1cp/die e la sera lobivon da 5 mg 1cp/die. Detto questo vorrei sapere da voi con esattezza e certezza se sono un paziente a rischio per tutto ciò che ho detto sopra, e se quindi mi necessita fare il vaccino antinfluenzale avendo anche una splenomegalia vorrei sapere se posso andare incontro a qualche rischio e complicazione ecc. Spero tanto di essere stato chiaro nell'esporre la domanda con il problema e mi scuso di essere stato a volte un po' ripetitivo nel dire il mio caso e problema, però nessuno mi sa dare una chiara risposta se sono un paziente a rischio e se devo fare o non fare il vaccino antinfluenzale.
Grazie a tutti voi dottori e angeli della ricerca aspettando sempre con ansia una vostra esaustiva risposta.
(Massimo)
Risposta
Data la sua giovane età e la patologia da cui è affetto non credo vi sia stretta necessità di sottoporsi a vaccino anti-influenzale.
Sono un paziente affetto da mielofibrosi idiopatica, assumo il Ruxolitinib da un anno, posso fare il vaccino anti influenzale o lo devo evitare perché potrebbe interferire con il Ruxolitinib? Grazie.
(Salvatore)
Risposta
Non ci sono dati relativi a eventuali interazioni tra Ruxolitinib e vaccino anti influenzale. Poiché Ruxolitinib influisce anche sulla risposta immunitaria potrebbe comportare una minor efficacia del vaccino.
Sono affetta da policitemia da 8 anni, diventata intollerante all'Oncocarbide, sono attualmente curata con Interferone IntronA (tre volte a settimana per 2 MU), vorrei sapere se, visti gli effetti collaterali come mal di testa, dolori diffusi e stanchezza, è prescrivibile l'interferone pegilato e se posso sottopormi alla vaccinazione antinfluenzale.
Grazie per tutto quello che fate.
(Lucia)
Risposta
Gli effetti da lei riferiti possono dipendere dalla terapia con interferone. Interferone peghilato non è approvato in Italia per la terapia della policitemia vera per cui potrebbe essere somministrato solo come farmaco off label.
Avete iniziato lo studio del PRM 151 per la mielofibrosi? Nel qual caso quali sono i risultati ottenuti per la fase 1? Grazie.
(Piter)
Risposta
Attualmente è in corso a livello internazionale uno studio di fase 2 con PRM 151; non sono a conoscenza di centri italiani coinvolti in questo studio.
I risultati preliminari sono stati riportati al congresso europeo di ematologia nel giugno 2015. I dati preliminari sembrano indicare una efficacia nella riduzione della fibrosi midollare e un miglioramento della morfologia midollare e della conta piastrinica.
Buongiorno, torno a scrivervi per chiedervi se fenomeni ripetuti edemigeni su base ischemico/algodistrofica nella caviglia e nel piede in genere sia dx che sx in fase alterna a distanza di pochi mesi sia riconducibile ad una MF2 post PV e se un eventuale alterazione alla vit B12 (di cui si parla in MF) può esserne una causa.
Inoltre, se esistono previsioni sulle prospettive di vita di un paziente in cura con Ruxolitinib da 24 mesi asintomatico, che allo striscio non ha più blasti (alla diagnosi erano <2%) JAK positivo con allele ridotto quasi del 50% e con un emocromo nei limiti della norma (Hg12- G.rossi 4,17 -G-bianchi 4,33- plt 319). In sostanza le previsioni di vita iniziali, prospettate nella visita subito dopo diagnosi(5 anni!) possono essere superate. Grazie sempre. Saluti.
(Ernesto)
Risposta
La sintomatologia da lei riferita non è tipica della mielofibrosi. La vitamina b12 è spesso aumentata nelle neoplasie mieloproliferative ma non determina di solito una sintomatologia clinica.
Gli score di prognosi attualmente usati nella mielofibrosi sono stati sviluppati in epoca pre-Ruxolitinib. Vi sono però alcune evidenze preliminari che Ruxolitinib possa dare un vantaggio in termini di sopravvivenza.
Buongiorno! Sono affetto da TE JAK2 positivo. Dagli esami periodici è risultato che ho il colesterolo e i triclicedi con valori superiori alla norma. Oltre ad una dieta adeguata, posso prendere degli integratori che mi aiutino a stabilizzare i valori predetti? Grazie e buona giornata.
(Antonio)
Risposta
Nella trombocitemia essenziale è consigliabile evitare tutti i fattori di rischio cardiovascolare. È bene quindi mantenere valori normali di trigliceridi e colesterolo. Un primo tentativo può essere fatto con la sola dieta. Per valutare se necessario associare una terapia farmacologica si consiglia di rivolgersi a un centro per dismetabolismi.
Buongiorno, capisco che la domanda non è pertinente, ma fino adesso nessuno mi ha saputo rispondere. Sono affetto da trombicitemia essenziale JAK2 pos. In prima valutazione, dopo esame bom, diagnosticata come mielofibrosi in fase cellulare. La settimana scorsa ho avuto una discussione molto animata con il mio medico curante, relativamente alla esenzione del ticket. Io ho una esenzione 048 e gli ho chiesto se potevo fare degli esami cardiologici (visita + elettrocardiogramma sotto sforzo). Mi è stato risposto che tali esami non fanno parte di quelli previste dall'esenzione. Grazie.
(Antonio)
Risposta
La tessera di esenzione con codice 048 dà diritto a ricevere gratuitamente le prestazioni mediche e sanitarie e i farmaci correlati alla cura della patologia tumorale diagnosticata. La tessera di esenzione con codice C01 dà diritto a ricevere gratuitamente le prestazioni mediche e sanitarie e i farmaci per qualsiasi patologia.
Sono una paziente con trombocitemia essenziale, vorrei avere informazioni per quanto riguarda il rischio trombotico nelle mutazioni CALR MPL JAK2 e i tripli negativi, quali sono i pazienti a minor rischio?
(Stefania)
Risposta
Nel lavoro pubblicato da Rotunno et al (Blood 2014) l'incidenza di trombosi a 10 anni era 5.12% nei CALR+, 14.54% nei JAK2+, 19.46% nei MPL+, e 8.17% nei tripli negativi. La sopravvivenza libera da trombosi era maggiore nei pazienti CALR+ e tripli negativi rispetto ai pazienti JAK2+ e MPL+.
In generale i pazienti con Trombocitemia CALR+ e tripli neg hanno un minor rischio trombotico rispetto ai pazienti JAK2+ e MPL+. (Rotunno et al, Blood. 2014 Mar 6;123(10):1552-5.)
Ho la ferritina a 400 il medico mi fatto esame JAK2 con esito: 0,1% con mutazione V617F del gene; ho spesso le ggt e alt alte e sono celiaca. Mi assicurano che la ferritina alta non centra con la celiachia. Ho assunto spesso la tachipirina e airtal 100. Bbuon lavoro a tutti e grazie.
(Patrizia)
Risposta
Nella malattia celiachia in genere la ferritina è bassa e non alta a causa di un alterato assorbimento intestinale di ferro.
Un valore di JAK2 V617F pari a 0.1% va considerato dubbio tra negativo e positivo e merita di essere controllato a distanza di 6-12 mesi.
Buongiorno ricercatori,
il grado di fibrosi fa qualche differenza nella sopravvivenza di un paziente con MF? Mi hanno detto fibrosi 0 (mielofibrosi prefibrotica) ma a parte dirmi che "è meglio di fibrosi 1 o fibrosi avanzata" non sono riuscita a capirci molto! Ho 42 anni, grazie.
(Maria)
Risposta
Gli score di prognosi attualmente in uso nella mielofibrosi primaria (IPSS, DIPSS, DIPSSplus) non comprendono la fibrosi midollare. Tuttavia la fibrosi midollare può influire in modo indiretto su alcuni parametri inclusi in questi score di prognosi, come per esempio sull'anemia.
La mielofibrosi prefibrotica si caratterizza per l'assenza di fibrosi.
Salve,
la presenza di un'iperplasia trilineare di elementi maturanti e senza blastosi, JAK negativo, con megacariociti aumentati ma non displatici in un contesto in cui appaiono sparsi, talora riuniti in piccoli clusters in assenza di fibrosi midollare, è una diagnosi potenzialmente compatibile con TE? Sono asintomatico, 34 anni, con valori nella norma e solo piastrine aumentate (circa 600.000). Grazie.
(Paolo)
Risposta
Il quadro è potenzialmente compatibile con trombocitemia essenziale ma necessita di essere inquadrato in una valutazione clinica ed ematologica complessiva (dati molecolari tipo valutazione delle mutazioni di MPL e CALR, esame obiettivo per indagare eventuale splenomegalia, indagini per escludere le piastrinosi reattive).
Buongiorno dottori,
ho 65 anni e sono portatore di Policitemia vera. La terapia che seguo consiste nel assumere cardioaspirina e quando occorre (ematocrito superiore a 45) il salasso. In quest'ultimo periodo il valore dell'ematocrito non ha subito significative variazioni e quindi non ho avuto la necessità di fare il salasso.
Da circa 6 mesi però ho un costante, anche se lieve, dolore al basso ventre in particolare sul lato sinistro che credo provenga dalla milza; peraltro quando alzo la gamba sinistra il dolore aumenta. Nell'ultima ecografia la milza era 15 cm circa.
Per quanto sopra desidero conoscere il vostro prezioso parere. Cordialmente.
(Ricki)
Risposta
Il dolore da ingombro splenico in genere viene avvertito in ipocondrio sinistro. Poiché le cause di dolore addominale sono molteplici dovrebbe ripetere un'ecografia addome, se non recentemente eseguita, e farsi visitare da uno specialista.
Salve, vi ho scritto qualche giorno fa, volevo chiedervi un parere in merito al fatto che da quando ho sospeso l'oncocarbide sei settimane fa, le mie piastrine non sono ancora salite. Per l'ematologo non è normale e se continuano ad essere basse (446.000) dovrà rifare la BOM. Cosa ne pensate?
(Roberta)
Risposta
La mancata ripresa della piastrinosi dopo sospensione della terapia citoriduttiva va inquadrata in un contesto più complesso: bisognerebbe conoscere i valori di emoglobina, di leucociti, LDH, CD34 circolanti, la motivazione per cui la terapia è stata sospesa, il tempo intercorso dall'ultima biopsia.
Segua le indicazioni dell'ematologo che le ha proposto la rivalutazione midollare.
Gentili Dottori,
ho 64 anni e nel 2012 mi è stata diagnosticata, a seguito di esami eseguiti su sangue midollare (con risultato normalità del cariotipo - indice prognostico IPSS 0 e WPSS 0), una anemia refrattaria con sideroblasti ad anello. Seguita dall'ematologo, non ho fatto terapie se non periodica e ciclica assunzione di B12, B6 e Folati, con controlli continui dell'emocromo. In questi tre anni l'emoglobina è andata lievemente calando, ed oggi oscilla intorno a 10. Un anno fa, gli esami sull'emocromo hanno evidenziato un lieve ma progressivo aumento delle piastrine, sempre risultate sino ad allora nei limiti. Ad oggi il valore delle piastrine è 642. Dovendo, in prospettiva, fare uso di eritropoietina, ritenete consigliabile introdurre anche una terapia idonea che scongiuri o riduca eventuali rischi trombotici dovuti ad un ulteriore e progressivo aumento delle piastrine? Grazie.
(Antonella)
Risposta
Il quadro clinico da lei descritto potrebbe corrispondere ad una malattia chiamata Anemia refrattaria con sideroblasti ad anello e trombocitosi (RARS-t). Tale malattia appartiene alle sindromi mielodisplastiche/mieloproliferative. Le problematiche sono l'anemia e l'eventuale sovraccarico parziale da un lato e la piastrinosi dall'altro. Può essere indicata una terapia antiaggregante con ASA, specie nei pazienti con mutazione V617F del gene JAK2. Il ruolo di una terapia citoriduttiva è discusso (Tefferi AJH 2015 Jun 90(6):549-59).
La scelta terapeutica va discussa con i medici curanti.
Buongiorno, soffro dal 2008 di mielofibrosi con ultima bom di marzo 2013 con MFO cell 80%, dislasia magacariocitaria, milza 13 cm. Ultimi ematochimici LDH168 Hb15.5 Hct45% PTL661 Neu 7700(flogosi) WBC 10800 conta cd 34=5/mcl. Ho notato che mentre i valori dell'emocromo si mantengono stabili dall'esordio della malattia la conta CD è passata da 0,98% a inizio 2014 a 5 dell'ottobre 2015. Cosa vuol dire questa mutazione veloce verso dati più alti? La mia malattia è classificata Mielofibrosi Idiopatica MF2 JAK2 eterozigote PSS O dx 02/2008. Ringrazio per l'attenzione e per la cortese risposta.
(Titti)
Risposta
Le cellule cd34 circolanti sono un parametro indiretto di fibrosi midollare. Possono essere espresse come % dei leucociti o come numero assoluto. 5 /mcl è un valore da considerare normale. Se non ci sono cambiamenti nell'emocromo e nel quadro clinico non vi è motivo di sospettare un peggioramento della malattia.
Ho 50 anni, con il prelievo del midollo mi è stato diagnosticato policitemia da JAK2 negativa; faccio la salassoterapia ogni 10 giorni; tutto inizia due anni fa con diabete e morbo di basedow; può esserci una correlazione in tutto questo dato che tutto è iniziato nello stesso periodo? Grazie.
(Raimondo)
Risposta
La policitemia vera è causata nel 98% dei casi da mutazioni di JAK2 (v617f o esone 12) ma ad oggi non sono note cause responsabili della insorgenza di tali mutazioni. Non vi è correlazione nota con diabete e morbo di basedow.
Ematocrito 47.9 è pericoloso?
(Lary)
Risposta
Un valore di ematocrito pari a 47.9 non è necessariamente pericoloso. In corso di policitemia vera però le linee guida internazionali suggeriscono di mantenere l'ematocrito al di sotto del 45%.
Soffro da 14 anni di eritrocitosi idiopatica, dopo 7 anni che sono entrata in menopausa, ma nello stesso tempo a 35 anni ho iniziato un'ansia classica, che a 60 anni mi ha aggiunto stanchezza fisica e mentale con deambulazione e disequilibrio e solita insonnia.
Eritricitosi me la curano con salassi ogni 3 - 6 mesi, ho il JAK2 negativo.
Dato che gli ematologi di Bergamo dove mi curano non sanno la motivazione, non potrebbe essere questa ansia che nel tempo si è trasformata in somatoforme? Ringrazio per l'attenzione e attendo vostra risposta appena possibile.
(Giuseppina)
Risposta
Il termine eritrocitosi idiopatica indica quei casi di eritrocitosi per cui è stata esclusa una diagnosi di policitemia vera e per cui non è stata individuata una causa secondaria di eritrocitosi. Anche nei casi di eritrocitosi idiopatica si ricorre a salasso per evitare complicanze vascolari. L'ansia non rientra tra i fattori ritenuti responsabili di eritrocitosi .
Volevo sapere se la fosfatasi alcalina risulta alta nella policitemia vera e se il ves bassa ad 1 dipende dalla policitemia, a volte escono le transaminasi a 31 al limite, prendo Oncocarbide. Anche i marcatori tumorali come ca19-9 o ca 15-3 al limite possono dipendere dalla policitemia?
Risposta
La fosfatasi alcalina leucocitaria (esame diverso dalla fosfatasi alcalina ALP) è aumentata nella policitemia vera. I marcatori neoplastici non sono generalmente aumentati nella policitemia vera. Si ricorda che comunque i marcatori neoplastici non hanno valore diagnostico.
Salve, a gennaio mi hanno diagnosticato, al Cardarelli, una teombocitemua essenziale, dopo biopsia ossea che rilevava ipercellularità trilineare e trombociti displastici tendenti alla clusterizzazione. Ho chiesto la revisione dei preparati all'ospedale di Bologna, e anche qui mi hanno confermato la diagnosi di teombocitemua essenziale. Inoltre risultò tripla negativa. All'inizio sono stata trattata con Oncocarbide, visto che due anni fa ho avuto un episodio di tromboembolia polmonare (sono trombofiliaca), poi a Roma mi hanno sospeso l'Oncocarbide per cominciare la terapia con anagrelide. Da quando però ho sospeso l'Oncocarbide sono passate sei settimane circa, e le piastrine non sono salite, anzi, si assestano su valori ottimali (446.000). E' normale? Mi hanno detto che c'è la possibilità che io ripeta la biopsia midollare, perché?
(Roberta)
Risposta
I pazienti con trombocitemia essenziale che abbiano presentato una trombosi venosa o arteriosa vengono considerati ad alto rischio di recidiva trombotica. Pertanto, si considera necessaria una terapia citoriduttiva per ridurre (se possibile, normalizzare) il numero di piastrine. La terapia di prima linea raccomandata dagli esperti per questi casi è l'idrossiurea (Oncocarbide), considerando l'interferone per i pazienti più giovani (meno di 40 anni), mentre l'anagrelide è indicata come terapia di seconda linea, in caso di non risposta o intolleranza all'Oncocarbide o all'interferone (Barbui et al. J Clin Oncol 2011;29:761; Alimam et al Br J Haematol 2015;171:306).
Salve, la scomparsa dei blasti da 18 mesi nel sangue periferico, successivamente alla terapia Ruxolitinib, in un paziente MF2 asintomatico, con valori di emocromo normali secondo il range minimo, che tipo di considerazione clinica può dimostrare? L'assenza dei blasti può durare nel tempo? Grazie.
(Ernesto)
Risposta
La presenza di cellule blastiche (almeno 1%) nel sangue periferico dei pazienti con mielofibrosi rappresenta uno dei fattori (insieme ad età >65 anni, emoglobina <10 g/dL, leucociti >25.000/mmc e sintomi sistemici) inseriti negli score IPSS e DIPSS che predicono il rischio di mortalità nei pazienti con mielofibrosi. La loro scomparsa nel corso della terapia, con Ruxolitinib o con altri farmaci, indica pertanto una riduzione del rischio. Peraltro, è possibile che i blasti circolanti ricompaiano, per es. in caso di perdita di risposta alla terapia.
Da giugno 2015 prurito diffuso, con milza ingrossata, formazione di noduli al fegato e iperplasia timica. Linfonodi ingrossati. Eseguito diversi emocromo con unico risultato anomalo piastrine alte 600.000/700.000. Eseguite bpm e aspirato midollare, aspirato nella norma , bom con quadro istologico complesso: ipercellularità 60/70%, incremento trama reticolinica, megacariociti incrementati di numero, dismorfici, con nucleo ipolobato. Linea mieloide incremento elememti immaturi, basti 4/5%, anomalie di segmentazione. Incremento elememti a differenziazione dosino fila. Incremento in sede interstiziale in micro aggregato popolazione B linfocitaria, con una discreta quota di at linfociti. La diagnosi conclude che il quadro istologico è molto complessa e non di univoca interpretazione. Mi hanno fatto effettuare un altro aspirato midollare per effettuare indagini cito genetiche, ma gli ematologi mi sono sembrati molto indecisi e con pareri discordanti. Mi è sembrato cercassero qualcosa che in questo momento non c'è!!! Un medico ipotizza un Mds, un altro un Mds a cavallo con una mieloproliferativa, un altro un linfoma o una leucemia più una mieloproliferativa. Preciso che sono in cura in un centro del Nord Italia specializzato in queste patologie, ma sembrano annaspare, dicono che è tutto molto strano e raro. Mi hanno ipotizzato un trapianto o di monitararmi per un certo periodo e poi decidere, ma secondo loro non esistono alternative. Posso chiedere se devo sentire ulteriori pareri o se la situazione è veramente così complessa? Grazie.
(Marzia)
Risposta
Le diagnosi difficili nel complesso mondo delle malattie mieloproliferative croniche non sono rare, specialmente per quelle forme di transizione con altre malattie ematologiche simili, come le mielodisplasie. In questi casi, un secondo parere o una revisione istologica della biopsia in un altro centro, in accordo con i propri ematologi curanti, può essere utile.
Cari dottori buongiorno,
sono una malata di mielofibrosi, diagnosticata la malattia nello stato iniziale circa cinque anni fa, fatta la biopsia del midollo adesso è un periodo che soffro spesso di prurito la mattina presto la notte può essere un peggioramento della malattia? Prima ci soffrivo di prurito ma non così spesso in quest'ultimo periodo. Vi ringrazio vi porgo i miei più cordiali saluti.
(Rita)
Risposta
Il prurito è un sintomo più frequente nella policitemia vera ma può essere osservato anche nei pazienti con mielofibrosi. La terapia non è sempre efficace e comprende terapie convenzionali, fra le quali farmaci antistaminici (es. idrossizina o cetirizina), cortisonici a basso dosaggio (es. prednisone 5-10 mg al giorno), ansiolitici (es. Lorazepam), antidepressivi (es. paroxetina) o l'associazione psoralene+raggi ultravioletti (PUVA) o nuovi farmaci come Ruxolitinib.
Buona sera gentili ricercatori,
mio padre che ha 72 anni è affetto da mielofibrosi primitiva, l'ematologo che lo segue gli ha prescritto JAK2, a distanza di sei mesi gli ha interrotto la cura di JAK2 in quanto non ha visto miglioramenti. Risultato, a distanza di sei mesi mio padre è sempre più debilitato, la biopsia che ha rifatto in questi giorni dietro prescrizione dell'ematologo dice che il midollo è un po' povero, per le ossa non presenta nulla di particolare. Quali consigli potete darci in merito? Esiste un medicinale alternativo a JAK2? Grazie anticipatamente per la risposta.
(Guido)
Risposta
Sebbene la maggior parte dei pazienti con mielofibrosi presentino una buona risposta clinica al trattamento con Ruxolitinib (unico inibitore di JAK2 attualmente disponibile in Italia al di fuori di studi clinici), alcuni di loro sono refrattari o hanno una risposta subottimale o perdono rapidamente la risposta. Nei più giovani (in genere meno di 65 anni) e con meno patologie collaterali fra questi pazienti, può essere considerato il trapianto di cellule staminali emopoietiche. Negli altri, deve essere continuata la terapia di supporto, es. trasfusionale o con farmaci convenzionali, come l'idrossiurea o possono essere considerati per studi clinici con nuovi farmaci. Questi comprendono altri inibitori di JAK2 (es. Pacritinib o Momelotinib) o molecole con altri meccanismi d'azione (es. l'inibitore di HDAC Panobinostat, o l'inibitore della telomerasi Imetelstat) o combinazioni di farmaci (es. Ruxolitinib + Panobinostat).
Buonasera,
torno a scrivervi per un Vs. parere. In un paziente(MF post PV) in cura con Ruxolitinib da 24 mesi, che durante la terapia presenta valori di emocromo normali secondo il range minimo, con plt 300, hg 12,wbc 4; rbc 3,7, con la diminuzione(circa del 40%) dell'allele JAK2 e con la scomparsa(allo strisce perif.) dei blasti dal mese di maggio 2014 (prima oscillavano 1; 2 %) per avere il conforto ufficiale del benefico effetto del Ruxolitinib deve eseguire una BOM? Dico questo perché per la scomparsa dei blasti non si capisce se l'effetto è del farmaco o dell'iter della malattia in quanto la medicina ufficiale non è dell'avviso che possa essere il farmaco ad avere effetti in tal senso. Inoltre, ho letto dalla letteratura scientifica del 2University of Cologne, Cologne, Germany; 3The University of Texas, MD Anderson Cancer Center, Houston, TX, USA; 4Incyte Corporation, Wilmington, DE, USA e Hans Michael Kvasnicka,1 JÃrgen Thiele,2 Carlos E. Bueso-Ramos,3 William Sun,4 Jorge Cortes,3 Hagop M. Kantarjian,3 Srdan Verstovsek che vengono eseguiti controlli BOM nei 24 mesi successivi alla cura e successivamente nei 48 mesi, per verificare il livello di fibrosi e dell'iter della malattia (se regredisce o se viene frenata, fibrosis compresa).
Aggiungo che dal contenuto delle risposte ricevute precedentemente nel Vs. sito in merito ai possibili risultati del jakawi del 9 giugno 2014, 15 ottobre 2014, 27 ottobre 2014 e 18 novembre 2014 veniva indicato come unico fattore attendibile per dimostrare un effetto benefico (oltre sulla già risaputa sintomatologia) la biopsia ossea.
Ciò detto non mi è chiaro il contenuto delle successive risposte del 29 e 30 settembre 2015 dove veniva detto che non è previsto la rivalutazione midollare dopo 24 mesi di cura di Ruxolitinib in un paziente con MF post PV.
Se la stabilità del quadro clinico ed ematologico in un paziente con MF può essere considerate suggestive.. (27 ott.14) senza una valutazione midollare, come mai l'esame BOM non è previsto automaticamente, almeno dopo un certo periodo di tempo, là dove il concetto di tempo ha un valore più importante per un malato di MF in considerazione delle aspettative di vita che, attualmente, anche nei casi più favorevoli, non sono ottimali. Grazie sempre.
(Ernesto)
Risposta
Non ci sono raccomandazioni vincolanti sull'obbligo e la tempistica di eseguire rivalutazioni midollari in pazienti con mielofibrosi seguiti al di fuori di studi clinici. La necessità di tale rivalutazione compete all'ematologo curante che deciderà, in scienza e coscienza, sulla base del quadro clinico del paziente.
Buongiorno ho la PV da circa 9 anni (diagnosi a 36 anni), faccio da 3-4 salassi l'anno per tenere l'HCt sotto 45! Il prurito nel corso degli anni si è ridotto tranne quello acqua genico! Le piastrine sono in media 600.000 i GR circa 7500000 molto piccoli e emoglobina circa 12g! Mai avuto eventi trombotici e fegato e milza perfetti! Allergia all'aspirina e ticlopidina prendo il clopidogrel in profilassi antitrombotica! Da circa 8 mesi i bianchi hanno subito una impennata che da una media di 18.000 fino ad ora sono passati ad una di 28.000 con un picco di 32.000! Quale è il limite per iniziare una terapia? Ho letto che l'Oncocarbide sul bugiardino dice che puo dare leucemia! Ci sono alternative? Spesso gli ematologici mi dedicano 5 minuti di visita ogni 6 mesi! Ho molti dubbi e gran paura del futuro! Grazie.
(Francesca)
Risposta
Una leucocitosi composta principalmente da granulociti neutrofili e stabile nel tempo può essere osservata nei pazienti con policitemia vera e non rappresenta, da sola, una ragione per iniziare una terapia nei pazienti altrimenti a basso rischio (giovani, asintomatici, ben controllati da salassi e antiaggregante piastrinico). Se però questa leucocitosi aumenta rapidamente, in assenza di cause infettive o infiammatorie che possano spiegarla, e comprende elementi immaturi o cellule blastiche, l'ematologo curante deve considerare la possibilità di una progressione della PV a mielofibrosi ed eseguire una biopsia ossea per stabilire la diagnosi. La capacità dell'Oncocarbide di indurre leucemia nei pazienti policitemici non è dimostrata. L'Oncocarbide o l'interferone sono considerate dagli esperti i farmaci di prima scelta nei pazienti con policitemia ad alto rischio che necessitino di una terapia farmacologica mielosoppressiva.
Buona sera gentili ricercatori vi volevo chiedere se i pazienti con Policitemia Vera possono essere sottoposti a trattamenti che impiegano le radiofrequenze e gli ultrasuoni. Grazie.
(Isabella)
Risposta
Non ci sono controindicazioni a terapie con radiofrequenze o ultrasuoni nei pazienti con policitemia vera.
In paziente con mielofibrosi, in terapia con EPO, quali valori di emoglobina sono da considerarsi ottimali e quali valori non si devono invece superare? Grazie.
(Monica)
Risposta
Il livello di emoglobina ottimale da ottenere nei pazienti con mielofibrosi trattati con eritropoietina è quello di normalità (da 12 a 15 g/dL). Ai pazienti con mielofibrosi non si applica il limite di mantenere l'emoglobina fra 10 e 12 g/dL raccomandato invece per i pazienti che assumono eritropoietina per l'anemia indotta da chemioterapia in altri tumori.
Buonasera.
Nel mese di aprile, dopo un esame osteomidollare, mi veniva diagnosticata una mielofibrosi in fase cellulare JAK2 positiva, ma in considerazione del fatto che sono asintomatico e non ho altri fattori, a parte il conta piastrine alto (>450 <500) ed età <60, venivo considerato a basso rischio e curato sono con anticoagulante. Nel mese di ottobre di quest'anno, effettuavo un secondo controllo in altra struttura dove, dopo aver rifatto JAK2 e BOM, mi veniva diagnosticata una TE. Quali consigli potete darmi! E' il caso di effettuare un nuovo controllo presso altra struttura qualificata oppure no?
Risposta
I pazienti con presentazione clinica di trombocitemia essenziale possono rivelare un quadro istologico alla biopsia ossea di mielofibrosi prefibrotica. In uno studio (Barbui et al. J Clin Oncol 2011; 29:3179), questi pazienti rappresentavano il 16% di tutti i pazienti con presentazione come TE e hanno mostrato, dopo 10 anni di osservazione, un maggior rischio di mortalità (24% e 11%), di trasformazione leucemica (5,8% e 0,7%) e di progressione a mielofibrosi franca (12,3% e 0,8%, rispettivamente). Talvolta, la concordanza fra anatomo-patologi in questa diagnosi non è ottimale. In caso di discordanza, potrebbe essere necessario far rivedere i preparati istologici ad un anatomo-patologo esperto di queste malattie, in accordo con l'ematologo curante.
Gentili ricercatori,
mi è stata diagnosticata una PV a fine 2010. Sono soggetto a basso rischio e sto seguendo salassoterapia con Cardiospirina a giorni alterni. Un mese fa ho fatto l'esame quantitativo del JAK2 positivo del 13,33%, valore abbastanza basso. Vista la percentuale bassa secondo voi non avrei ottime opportunità di annullarla con il Pegasys? Annullandola avrei perlomeno la possibilità di normalizzare il midollo no? Grazie mille.
(Andrea)
Risposta
Secondo le attuali raccomandazioni internazionali (Barbui et al J Clin Oncol 2011; 29: 761; Vannucchi et al. Blood 2014; 124: 3212), la terapia con interferone (anche pegilato) non è indicata nei pazienti con policitemia vera a basso rischio vascolare. Uno studio che si propone di valutare l'efficacia e la tollerabilità di questo farmaco anche nella PV a basso rischio è in programma.
Scusate se insisto. Si sono verificati casi in cui la carica allelica è diminuita spontaneamente? Assumo Oncocarbide, per problemi alla tiroide non posso assumere interferone. Grazie, sempre.
(Angela)
Risposta
La carica allelica della mutazione JAK2V617F non si riduce spontaneamente e anche il trattamento con Idrossiurea (Oncocarbide) ha uno scarso effetto su tale riduzione. L'interferone è il farmaco più efficace nella riduzione della carica allelica nei pazienti con policitemia vera, mentre questo effetto è meno evidente nei casi di trombocitemia essenziale e mielofibrosi. L'importanza clinica della riduzione della carica allelica di JAK2 in corso di terapia è però ancora da stabilire.
Gentili ricercatori, ho una trombocitemia essenziale con carica allelica JAK 2 positiva pari al 61,7%. Che valore prognostico ha? Grazie in anticipo.
(Angela)
Risposta
Nei pazienti con trombocitemia essenziale, una elevata carica allelica della mutazione JAK2V617F (superiore a 50% o omozigote) è poco frequente (circa 2% dei casi). Alcuni studi hanno osservato che l'aumento della carica allelica si associa ad un aumentato rischio di complicanze trombotiche (Vannucchi et al. Blood 2007; 110: 840; Carobbio et al. Exp Hematol 2009; 37: 1016) e di progressione a mielofibrosi (Passamonti et al. Haematologica 2009;94:7). Peraltro, il basso numero di pazienti con queste caratteristiche suggerisce cautela nel considerare definitivi questi risultati.
Egregi Dottori, soffro di Policitemia Vera JAK2+ da circa 3 anni che al momento curo con salassi e cardioaspirina. Questa estate ho avuto un frattura su vertebra D12 causata da uno sforzo di sollevamento. Non ho ancora accertato tramite MOC se ho anche osteoporosi. La mia domanda è la seguente: la PV può causare osteoporosi o osteopenia? La magnetoterapia che mi ha consigliato l'oropedico è controindicata in caso di PV? Saluti e ringraziamenti.
(Paolo)
Risposta
Uno studio recente eseguito in Danimarca ha osservato che, nell'arco di 5 anni, i pazienti con policitemia vera hanno presentato un rischio di sviluppare fratture osteoporotiche femorali circa doppio (Adjusted HR 1.82; 95% CI: 1.62-2.04) rispetto ad una popolazione normale della stessa età e dello stesso sesso (Farmer et al. Br J Haematol 2013; 163: 603). La causa, però, di questo aumentato rischio non è ben nota (Farmer et al. Expert Rev Hematol 2015; 8: 447).
Non ci sono controindicazioni alla magnetoterapia nei pazienti policitemici.
Carissimi dottori, leggevo alcuni recenti articoli riguardanti il farmaco in oggetto (es: http://www.bloodjournal.org/content/126/15/1762 ). I trials sembrano avere risultati veramente incoraggianti, non ci dovrebbe essere più entusiasmo al riguardo? Grazie anticipatamente.
(Davide)
Risposta
Ropeginterferon alfa-2b è una nuova formulazione dell'interferone pegilato con una lunga emivita che consente la somministrazione del farmaco ogni due settimane. Uno studio recente su 51 pazienti con PV (Gisslinger et al. Blood 2015; 126:1762) ha dimostrato una buona risposta sia ematologica che molecolare dei pazienti trattati, con bassa tossicità. Questo studio si aggiunge ad altri già pubblicati sull'interferone pegilato (Kiladjian et al. Blood. 2008 Oct 15;112(8):3065-72; Quintas-Cardama et al. J Clin Oncol. 2009 Nov 10;27(32):5418-24), con il vantaggio della somministrazione ogni due invece che ogni settimana. Ropeginterferon è un buon candidato per proseguire lo sviluppo clinico nella PV con studi di fase 3 che comprendano anche un gruppo di controllo.
Buonasera gentili ricercatori,
sono una donna di 47 anni, nel 2012 mi è stata diagnosticata la policitemia vera con mutazione V617F del gene JAK2. Mi sono sottoposta ad una serie di salassi presso l'ospedale Cardarelli di Napoli e sono stata in cura con cardioaspirina (1 compressa al giorno).
Successivamente per un ulteriore confronto sono stata al San Matteo di Pavia, dove mi hanno riconfermato la malattia e diagnosticato iperomocisteinemia con eterozigosi composta per la mutazione A1298C e C677T del gene MTHFR. Qui mi hanno suggerito di eseguire la biopsia del midollo osseo, effettuata a febbraio 2015 all'ospedale di Caserta, da cui è emersa la mielofibrosi (cellularità pari all'80%, irregolarità della lobatura nucleare, micromegacariociti, nuclei nudi ed alcuni aggregati, lieve prevalenza della linea mieloide). Ad oggi sono in cura con Oncocarbide da gennaio 2015 (1 compressa un giorno e 2 compresse l'altro), acido folico e cardioaspirina, ed è da settembre 2014 che non faccio più salassi. I valori di globuli rossi, piastrine ed ematocrito, un tempo elevati, sono rientrati nella norma. Soffro costantemente di dolorosi pruriti acquagenici e non, che si presentano quasi sempre a sera. Volevo sapere se la terapia che sto seguendo è adeguata o posso intervenire in altro modo e se esiste un rimedio per i pruriti.
Inoltre volevo sapere se i rischi associati alla mia malattia ed ad una sua evoluzione in leucemia possono essere tanto elevati da considerare l'idea di un trapianto. Grazie.
(Gabriella)
Risposta
Il prurito, soprattutto a contatto con l'acqua, è un sintomo frequente e talvolta molto disturbante per il paziente con malattie mieloproliferative croniche, in particolare con policitemia vera. La terapia non è sempre efficace e comprende:
a) la normalizzazione dell'ematocrito con valori mantenuti al di sotto del 45%;
b) terapie convenzionali, fra le quali farmaci antistaminici (es. cetirizina), cortisonici a basso dosaggio (es prednisone 5-10 mg al giorno), ansiolitici (es. Lorazepam), antidepressivi (es. paroxetina) o l'associazione psoralene+raggi ultravioletti (PUVA);
c) nuovi farmaci, come l'interferone, soprattutto nella formulazione pegilata meglio tollerata, o Ruxolitinib.
Il trapianto nella mielofibrosi è in genere considerato in pazienti idonei per età (<70 anni) e assenza di gravi patologie collaterali con uno score di rischio intermedio-2 o alto (Kroger et al. Leukemia, 21 August 2015). L'indicazione al trapianto deve in ogni caso essere stabilita dall'ematologo curante.
Salve, esistono patologie più o meno rare (o al limite condizioni normali) in cui eventi particolarmente stressanti possano portare ad una ipersecrezione di eritropoietina o comunque ad una temporanea iperproliferazione di eritrociti?
(Pino)
Risposta
Le eritrocitosi da aumento della produzione di eritropoietina sono di regola dovute a condizioni croniche, come patologie genetiche, malattie respiratorie, cardiache, renali o neoplastiche o lunghi soggiorni in alta quota (eritrocitosi secondarie). Talvolta, non si riesce a definire la causa di queste eritrocitosi che vengono pertanto definite idiopatiche (McMullin et al. Ther Adv Hematol 2012; 3:391). Non si ritiene che fattori transitori, come eventi stressanti, siano in grado di produrre eritrocitosi.
Buongiorno Sigg. ricercatori,
a mia moglie di anni 63 nel mese di gennaio 2014 è stata diagnosticata la mielofibrosi intermedio 2 post policitemia vera. Nel mese di novembre 2014 ha iniziato la terapia con la somministrazione di Jakavi (Ruxolitinib) con buoni risultati. Da mese di luglio del corrente anno ha una tosse stizzosa e persistente seguita da 2/3 starnuti che si manifesta sia di giorno che di notte. Dietro consiglio del medico generico ha effettuato una radiografia al torace che non ha evidenziato nulla e quindi una visita laringoriatra con una laringoscopia e successivamente una visita pneumologica. Le visite effettuate non hanno evidenziato nulla e le sono stati prescritti il "Gastrotuss" perché si pensava che si trattasse di reflusso esofageo (mia moglie ha varici F1 nell'esofago) e il "Foster polvere per inalazione" perché si pensava che si trattasse di asma bronchiale ma nonostante ciò la tosse seguita dagli starnuti continua.
Vorrei sapere se secondo voi si possa trattare di una forma allergica verso il Jakavi (Ruxolitinib) e cosa consigliate. Vi ringrazio e vi auguro buon lavoro.
(Paolo)
Risposta
La tosse non è un effetto collaterale frequente durante trattamento con Ruxolitinib. Peraltro, casi sporadici non possono essere esclusi. In assenza di altre cause della tosse, l'ematologo curante può prendere in considerazione se sia opportuna una progressiva riduzione delle dosi del farmaco per valutare se si associa ad un miglioramento della sintomatologia.
Buongiorno ricercatori,
In relazione al Mysec: nell'attesa che venga valutato l'effettivo valore prognostico anche nella sMF delle mutazioni driver (soprattutto tra CALR e tripli negativi), mi chiedevo se fosse possibile colpire le mutazioni minori - in particolar modo la ASXL1 che è la più comune e ha un ruolo negativo sia nella MF primaria che secondaria. Si sta studiando a livello molecolare il modo di colpire tale mutazione prognosticamente sfavorevole? Se ho letto bene circa il 36% dei pazienti con sMF post TE è ad alto rischio molecolare e quasi il 30% di essi ha la mutazione ASXL1, presente anche se in % minori di pazienti anche nella MF e nella sMF post PV.
Grazie mille per il vostro lavoro quotidiano, ogni giorno tutti noi sentiamo che passo dopo passo la nostra battaglia può essere vinta ... o almeno, darci una tregua "cronica". Grazie.
(Davide)
Risposta
Non ci sono al momento studi in corso su farmaci che abbiano la mutazione ASXL1 come bersaglio primario della terapia.
Buona sera ricercatori,
visti i dati che correlano un aumento di carica alleica a un'evoluzione in MF, vorrei chiedervi se una riduzione di carica alleica di JAK o CALR nella TE può riflettersi in un rallentamento nella progressione verso la MF. Ci sono farmaci che nel breve termine possono intervenire in tal senso? Inoltre, leggo del Mysec, elaborato dal Vs gruppo se ho capito bene, un sistema che permette di stimare la prognosi nella MF post TE/PV... è già stato validato? Quali sono le categorie di riferimento? Riflette, come nel caso della MF primaria, l'impatto positivo sul decorso clinico della mutazione driver CALR e negativo dei pazienti tripli negativi?
(Roberto)
Risposta
Non ci sono dati che dimostrino che la riduzione della carica allelica di JAK2 o CALR nella TE correli con la prognosi della malattia. L'interferone pegilato è in grado di ridurre significativamente la carica allelica di JAK2 nella PV, ma molto meno nella TE, che parte in genere con una carica allelica già bassa.
Lo score prognostico MYSEC è stato proposto per stimare la probabilità di sopravvivenza dei pazienti con mielofibrosi secondaria a PV o ET (Passamonti et al. abstr. 1826, 56th ASH Meeting, San Francisco, Dec. 6-8, 2014). Sono stati studiati 718 pazienti provenienti da 16 Centri internazionali ed è stato osservato che i seguenti fattori correlano con la sopravvivenza, con il relativo score di rischio: età >65 anni (3 punti), tempo di sviluppo della mielofibrosi secondaria >15 anni (2 p.), storia di trombosi (2 p.), sintomi costituzionali (2 p.), emoglobina <10 g/dL (1 p.) e blasti circolanti ≥1% (2 p.). In tal modo sono state create le seguenti categorie di rischio con la relativa probabilità di sopravvivenza: rischio basso (score cumulativo 0-2), mediana di sopravvivenza >15 anni; rischio intermedio (score 3-6), mediana di sopravvivenza 7.9 anni (95% CI: 6.7-9.3) rischio alto (score >6), mediana di sopravvivenza 3.8 anni (95% CI: 2.2-5). Lo score MYSEC non ha valutato fattori di rischio molecolari.
Salve, vi ho già scritto lo scorso aprile per mia mamma affetta da policitemia vera (mutazione JAK2) e "allergica" a Oncocarbide. La reazione avversa a questo farmaco (febbre altissima) ha portato l'ematologa a sospenderlo e a cominciare trattamento con vercite. La risposta a questo farmaco è stata buona con progressivo abbassamento delle piastrine e nessun effetto collaterale. Adesso però questo farmaco non è più in produzione. Le nostre scorte ci consentono di arrivare a fine ottobre e l'ematologa ci ha detto che abbiamo poche alternative. Voi cosa potete dirmi a tal proposito?
(Paola)
Risposta
I farmaci attualmente raccomandati per i pazienti con policitemia vera intolleranti ad Oncocarbide sono l'interferone (in particolare nella sua forma pegilata, più tollerabile) nei più giovani e il busulfano o il fosforo32 (oggi raramente usato) nei pazienti più anziani (Barbui et al. J Clin Oncol 2011;29:761). Entro circa 6-12 mesi, sarà disponibile anche in Italia (ora già utilizzato in USA ed Europa) per questa indicazione Ruxolitinib, il cui impiego dovrà comunque essere valutato dall'ematologo curante.
Gent.ssi ricercatori, grazie di cuore per il Vs lavoro.
La mia domanda verte sui pazienti cosiddetti "tripli negativi": quale sia il/i gene/i mutato/i in tali soggetti è ancora ignoto, così come studi recenti se ho letto bene - condotti da ricercatori italiani - hanno identificato numerose diverse mutazioni alla base e non un'entità omogenea.
Mi chiedevo tuttavia come fosse possibile che tali soggetti abbiano la prognosi migliore se la loro diagnosi è di TE mentre, per inverso, siano i pazienti più ad alto rischio nella MF: ciò può essere dovuto al fatto che tali pazienti accumulano più mutazioni molecolari (maligne) nella MF, rispetto alla singola (tuttora ignota, ma evidentemente benigna) mutazione nella TE?
Come mai oltre a criteri predittivi del rischio tromboemorragico (JAK2, leucocitosi, fattori di rischio CV, precedenti trombosi, plt oltre il milione e mezzo) non si inizia a ragionare anche sulla possibilità di stratificare il rischio evolutivo da una TE a una MF non solo basandolo sul quadro iniziale di MF prefibrotica/precoce, quanto anche sullo status mutazionale di "triplo negativo"?
Ciò non potrebbe condizionarne anche la terapia? Penso ad esempio all'interferone - soprattutto ricombinato data la minore tossicità documentata e una probabile tendenza a rallentare la trasformazione della malattia.
Complimenti per i vostri numerosi successi nelle MPN.
(Luca)
Risposta
Sono sinteticamente definiti "tripli negativi" i pazienti con trombocitemia essenziale o mielofibrosi che non presentano le mutazioni genetiche più frequenti in queste malattie, ovvero le mutazioni di JAK2, CALR e MPL. Una possibile spiegazione della migliore prognosi dei pazienti con TE "tripli negativi" è che almeno alcuni di loro non abbiano in realtà una TE ma un aumento, in genere modesto, delle piastrine dovuto ad altre ragioni (per es. una carenza di ferro o una malattia infiammatoria cronica o la splenectomia). Perché invece i pazienti "tripli negativi" con mielofibrosi abbiano una prognosi peggiore non è noto, ma questo potrebbe essere dovuto alla presenza di altre mutazioni prognosticamente sfavorevoli.
Infine, la ricerca clinica sta studiando come introdurre le mutazioni genetiche (o la loro assenza) negli scores di rischio delle malattie. Alcuni di questi scores sono già stati proposti (es. IPSET-Thrombosis nella ET, Barbui et al. Blood 2012;1205:128 o il "molecular risk score" nella mielofibrosi, Vannucchi et al. Leukemia 2013 Sep;27(9):1861) ma devono essere validati in altri studi e ampiamente accettati e utilizzati dalla comunità scientifica internazionale.
Salve ricercatori,
vorrei sapere se l'intensità di alcuni sintomi nelle MPN - fatigue, mal di testa, prurito, sudorazioni notturne, perdita di peso, ecc. - è correlata alla % di carica alleica di JAK/MPL/CALR.
Un paziente fortemente sintomatico riflette una maggior quantità di alleli mutati e, di conseguenza, la possibilità di una malattia più aggressiva e più tendente all'evoluzione maligna?
(Antonia)
Risposta
In alcuni studi, una elevata carica allelica della mutazione di JAK2 si è correlata al rischio di sviluppare sintomi sistemici (per es. il prurito nella policitemia vera) (Vannucchi et al. Leukemia. 2008:1299). Inoltre, è noto che la carica allelica della mutazione è più elevata nella mielofibrosi dove sono anche più frequenti i sintomi costituzionali (febbre, calo di peso, sudorazioni notturne). Infine, indipentemente dalla correlazione con la carica allelica, la presenza (ma non, necessariamente, l'intensità) di almeno un sintomo costituzionale rappresenta un fattore prognostico negativo per la sopravvivenza negli scores IPSS (Cervantes et al. Blood. 2009;113:2895) e DIPSS (Passamonti el al. Blood 2010;115:1703).
Buonasera, a mio padre è stata diagnosticata la mielofibrosi circa tre anni fa, per due anni la situazione andava abbastanza bene grazie a oncocarbide, adesso invece no, nel senso che da circa sei mesi ha perso circa 10 chili, globuli bianchi quasi sempre intorno ai 25000, piastrine intorno ai 30000, emoglobina sotto i 9 (oggi ha iniziato le trasfusioni), la milza intorno ai 24 cm. Cosa posso fare e cosa devo aspettarmi, qual è la sua aspettativa di vita? Lo so che sono domande forti ma devo saperlo.
(Luca)
Risposta
I fattori predittivi dell'aspettativa di vita nella mielofibrosi sono stati inclusi in uno score prognostico chiamato, per i pazienti con malattia già precedentemente diagnosticata ed in follow-up, Dynamic International Prognostic Score System (DIPSS) (Passamonti el al. Blood 2010;115:1703).
I fattori individuati e i rispettivi punteggi sono i seguenti: età maggiore di 65 anni (1 punto), emoglobina meno di 10 g/dL (2 punti), globuli bianchi superiori a 25.000/mmc (1 punto), blasti circolanti superiori a 1% (1 punto) e presenza di almeno un sintomo costituzionale (febbre, calo di peso, sudorazione notturna) (1 punto). La sopravvivenza mediana è stata stimata in: superiore a 15 anni nei pazienti con 0 punti (rischio basso), 14 anni nei pazienti con 1 o 2 punti (rischio intermedio-1), 4 anni in quelli con 3 o 4 punti (rischio intermedio-2) e 1 anno e mezzo in quelli con 5 o 6 punti (rischio alto). Questi sono valori medi che possono migliorare o peggiorare in funzione di altre caratteristiche del paziente (es. quadro clinico generale, patologie concomitanti, etc.) che devono essere valutate dall'ematologo curante.
Gentili ricercatori,
47 aa, maschio, diagnosi PV febbraio 2013, in terapia con solo cardioaspirin e rari salassi. Oltre a valori bassissimi di fe e ferritina (che "coltivo" con dieta semivegetariana), ho riscontrato valori bassi di vit D. E' preferibile intervenire con un'integrazione di vit. D o lasciar stare?
Ho ripreso a giocare a calcetto e ho qualche doloretto alla ginocchia. Posso aiutarmi con glucosamina e condroitinsolfato (integratori tipo Cartijoint) senza incidere negativamente sulla malattia? Grazie.
(Carlo)
Risposta
Non ci sono controindicazioni all'uso di integratori vitaminici o di altro tipo (es. glucosamina o condroitinsolfato) nella policitemia vera. Si raccomanda però di accertarsi che tali integratori non contegano ferro che potrebbe aumentare la necessità di salassi.
Mio padre 75 anni, fatto innumerevoli radioterapie per tumore testicolo, prostata seno e chemioterapia per quest'ultimo ora ha una leucemia mieloide acuta 25% di blasti, sta facendo vidaza con risultati poco soddisfacenti gli è stato suggerito di usare Depakin crono 300 per potenziare gli effetti del vidaza che al 4° ciclo non sembra dare i risultati sperati dei globuli bianchi. Siamo alquanto perplessi in quanto mio papà non ha alcun disturbo epilettico comportamentale o psichico e non vorremmo avere effetti collaterali anche in questa sfera. A tuttora stiamo pagando le conseguenze delle radio e delle chemio e dell'intervento alla prostata. Grazie mille.
(Cristina)
Risposta
Si segnala che il presente sito è dedicato solo alle neoplasie mieloproliferative croniche.
Egregi Ricercatori,
prossimamente dovrò fare un controllo del midollo osseo per via della PV di cui sono portatore. Da quello che ho compreso vi sono 2 tipi di esami a cui sottoporsi i quali si completano vicendevolmente. Essi sono:
- L'Agoaspirato (esame citologico);
- La Biopsia Osteo Midollare (esame istologico).
Volevo sapere se i suddetti esami in contemporanea sono di normale routine o, a seconda della patologia, si devono differire. Dal mio punto di vista preferirei fare tutto contemporaneamente se questo porta ad una maggiore certezza. Cordialmente.
(Riki)
Risposta
L'esame di scelta per la valutazione midollare nelle malattie mieloproliferative croniche è la biopsia ossea perché fornisce informazioni più complete, in particolare sulla cellularità del midollo e il grado di fibrosi che non possono essere valutati sull'aspirato midollare. Quest'ultimo può essere eseguito come esame complementare, di regola insieme alla biopsia ossea, per valutare per es. la citogenetica.
Buonasera, fra cellule CD34+ circolanti e percentuale di progenitori CD34+ nel midollo osseo nelle sindromi mieloproliferative ph- c'è proporzionalità diretta? L'aumento delle CD34+ circolanti corrisponde ad un aumento dei progenitori CD34+ nel midollo? I progenitori CD34+ sono blasti? Il riscontro di una % (6% circa) di progenitori CD34+ alla bom superiore ai valori comunemente osservati in una smp ph- che significato può avere?
(Marco)
Risposta
Le cellule emopoietiche CD34+ rappresentano le normali cellule staminali del midollo osseo, presenti in piccola percentuale anche nel sangue periferico (1.5-4.7/microL). Non è quindi corretto definirle "blasti". Nelle malattie mieloproliferative croniche, ed in particolare nella mielofibrosi, si può osservare un aumento delle cellule CD34+ circolanti come espressione dell'incremento sia della loro produzione midollare che del loro "trasferimento" verso la milza. Pertanto, non c'è una "proporzionalià diretta" fra l'aumento in circolo e l'aumento nel midollo di queste cellule. L'aumento delle cellule CD34+ circolanti non è incluso né nei criteri diagnostici WHO per la mielofibrosi, né nei principali score prognostici attualmente utilizzzati per questa malattia (IPSS, DIPSS, DIPSS Plus).
Ho saputo che anche in Italia a breve verrà condotto lo studio di pazienti, affetti da MF, con assunzione del PRM 151 che ha dato risultati molto incoraggianti in America; quando sarà possibile estendere lo studio anche in tutti gli altri centri di ematologia presenti sul territorio nazionlae?
(Piter)
Risposta
PRM-151 è un farmaco ad attività antifibrotica attualmente in corso di studio nei pazienti con mielofibrosi. Risultati preliminari ottenuti negli Stati Uniti hanno indicato una iniziale attività del farmaco con accettabile tollerabilità che giustificano la prosecuzione della sperimentazione clinica. Non è al momento possibile stabilire se e quando PRM-151 avrà un'ampia diffusione in Italia.
Buon giorno ricercatori,
sono un giovane paziente di 30 anni affetto da TE diagnosticata un anno fa, gli esami del 2013 risultavano perfetti. Sono JAK negativo e asintomatico, privo di rischi CV con hb e bianchi nella norma, piastrine oscillano tra 500/600.000 e dunque solo cardio a giorni alterni ed emocromo quadrimestrale.
La mia domanda - probabilmente il quadro clinico non condiziona la risposta ma ho voluto precisare - è se posso permettermi un tatuaggio e occasionali lampade solari nonostante la neodiagnosi di Mpn a tipo TE. Grazie.
(Davide)
Risposta
In linea generale, non ci sono controindicazioni alla pratica del tatuaggio, da eseguire secondo rigorose regole igieniche ed anti-infettive, o all'esposizione equilibrata a lampade solari in pazienti con malattie mieloproliferative croniche. Eventuali singoli casi di pazienti che non possono eseguire tali pratiche dovranno essere valutati dall'ematologo curante.
Buongiorno,
vorrei sapere se esistono studi riguardo la maggiore diffusione di TE nelle donne, perlopiù giovani, mentre PV e MF primaria sembrerebbero colpire maggiormente gli uomini (questo almeno a quanto risulta da "grossolane" statistiche emergenti dai social dove su 300 di pazienti con TE neanche il 10% è composto da uomini, una differenza davvero vistosa pur tenendo conto della maggiore propensione femminile ad esporsi e della maggiore frequenza con cui per vari motivi, le donne effettuano esami clinici. E' possibile che, trattandosi di malattie spesso sovrapponibili, in molti casi le donne siano affette da policitemia mascherata e che il ciclo mestruale assolva a funzione di salasso naturale? A proposito, quando saranno disponibili i nuovi criteri diagnostici WHO?
(Antonella)
Risposta
In ampie e ben documentate casistiche cliniche, la trombocitemia essenziale è risultata più frequente nelle donne con una proporzione di circa 60:40 rispetto agli uomini, soprattutto nella fascia d'età fra i 20 e i 40 anni. E' probabile che in questo gruppo siano comprese alcune donne, in realtà con policitemia vera, ma con valori di ematocrito ancora nei limiti a causa delle perdite ematiche mestruali.
Ci si attende che i nuovi criteri diagnostici WHO siano rilasciati nei primi mesi del 2016.
Buonasera gentili ricercatori, pur essendo una paziente affetta da mielofibrosi, low risk, scrivo per un dubbio che mi inquieta, relativo ad un giovane parente al quale è stata diagnosticata leucemia mieloide acuta e al quale è aumentata la milza a dismisura... ma il ruxolitinib non si somministra in questi casi? O è la chemioterapia che fa il suo decorso? Grazie sempre per il vostro lavoro.
(Laura)
Risposta
Ruxolitinib non è indicato per il trattamento dei pazienti con leucemia acuta, né per altre cause di splenomegalia diverse dalla mielofibrosi o, prossimamente in Italia, dalla policitemia vera.
Buonasera, nel fare seguito alla vs. cortese risposta in merito ad una rivalutazione midollare per paziente con terapia Ruxolitinib (24 mesi), desidero fare una precisazione, infatti tempo fa a seguito di una mia domanda sempre formulata in questo sito sui risultati di 12 mesi di terapia ruxolitinib, ..."in particolare se si poteva affermare che (per un paziente che continuava ad avere un emocromo nei limiti e senza splenomegalia, forte riduzione allele JAK2 etc.) la MF si era arrestata o regredita"..., mi fu risposto che si poteva parlare solo di valutazione-diagnosi "suggestiva"..perché solo l'esame BOM poteva dare una risposta. Inoltre nell'ultima giornata fiorentina MPN del 9 maggio, nella slide della terapia Ruxolitinib (Dr.ssa Guglielmelli) appariva la parola "controllo" dopo 24 mesi, che penso riferirsi ad un controllo midollare. In sostanza la mia domanda è quando un paziente affetto da MF post PV intermedio 2 in cura da quasi 24 mesi con Jakavi deve fare un controllo midollare per avere una certezza dei risultati della cura, per una migliore valutazione, ancor più adesso che sono arrivate nuove terapie "associate ad altri farmaci" col Ruxolitinib, tenuto conto che è importante intervenire prima possibile nell'eventuale avanzamento della MF.
Grazie sempre. Saluti
(Ernesto)
Risposta
Non c'è un consenso formale degli esperti sulla necessità e la tempistica di una rivalutazione istologica in un paziente con mielofibrosi in trattamento con Ruxolitinib al di fuori di trial clinici. L'opportunità di tale valutazione dipende dal quadro clinico di ciascun paziente ed è stabilita dall'ematologo curante.
Salve vi scrivo per chiedervi se è previsto, dopo 24 mesi di cura Ruxolitinib, il controllo del midollo osseo con una bom. Mia moglie ha iniziato ad assumere Ruxolitinib a fine dicembre 2013 per una MF2 post PV. Dal terzo mese dall'inizio della cura ha sempre mantenuto un emocromo nei limiti (12 hg 300 plt 4000 wbc 3600rbc) e una mf asintomatica con milza di 10 cm (inizio cura 15... ma dai tempi della pv). Al fine di verificare i risultati della terapia (fibrosi) è previsto di rito l'esecuzione della bom? Grazie sempre!
(Ernesto)
Risposta
Non è prevista una rivalutazione midollare con cadenza prefissata in corso di terapia con Ruxolitinib. L'indicazione a ripetere tale esame deriva dai parametri clinici e di laboratorio che possono far supporre un'eventuale modifica della patologia ematologica di base, a prescindere dalla terapia medica in corso.
Buonasera,in riferimento alle vostre risposte circa la questione mielofibrosi e trapianto, mi pare di capire che l'aspettativa di vita post trapianto comunque è compromessa in confronto ad un soggetto sano di pari età, nonostante le possibili eccezioni. La mia domanda è questa: poiché conosco persone guarite da leucemia con il trapianto e in vita da circa 25 anni, perché l'aspettativa di vita di queste persone sembra migliore rispetto agli ammalati di mielofibrosi? Grazie per la risposta che vorrete darmi.
Risposta
Non è possibile comparare la sopravvivenza post trapianto in maniera generica, fra categorie ampie di pazienti che sono accomunati solo dalla diagnosi, in questo caso leucemia o mielofibrosi. Come abbiamo avuto modo di accennare nelle precedenti risposte, sono numerosi i fattori che entrano in gioco e questo rende di per sé molto complessa l'interpretazione dei dati presenti in letteratura, che vanno sempre considerati con cautela e senso critico. Ciononostante, il caso da lei menzionato, ossia la guarigione ed una sopravvivenza post trapianto molto lunga e quasi normale, è l'obiettivo sperato ed è quello che ci si auspica per il maggior numero di pazienti.
Buongiorno ricercatori,
con riferimento alla risposta del 25/9 (dibattito su eventuale incremento di rischio di evoluzione in MF per pazienti in terapia con Anagrelide) può essere ragionevole affermare che per un paziente borderline TE/MF prefibrotica (peraltro in presenza di un progressivo aumento del valore di LDH) è meglio fare una terapia diversa da Anagrelide? Grazie mille della vs disponibilità.
(Claudia)
Risposta
I pazienti con Mielofibrosi prefibrotica presentano un rischio di eventi vascolari che può essere considerato sovrapponibile a quello dei pazienti con Trombocitemia Essenziale; per questo motivo, considerato che allo stato attuale non si dispone di indicazioni terapeutiche specifiche e differenziate per questo sottogruppo di pazienti, è ragionevole applicare gli stessi algoritmi decisionali che vengono comunemente utilizzati per i pazienti con TE. La decisione in merito alla prosecuzione o alla modifica di una terapia in corso non può, tuttavia, prescindere da una valutazione clinica complessiva, che tenga conto anche dell'età, delle comorbidità, dei precedenti vascolari e dell'efficacia della terapia stessa nel singolo paziente. La nostra risposta non può sostituirsi al giudizio del suo Ematologo di fiducia, col quale la invitiamo a discutere per eventuali chiarimenti sul suo caso.
Salve, mia mamma è affetta da quasi 18 anni prima Policitemia Vera e poi da Mielofibrosi. Volevo sapere se esiste una soluzione per alleggerire i forti dolori e il gonfiore alle gambe che la tormentano ogni giorno.
Cordiali saluti.
(Antonio)
Risposta
Per quanto i dolori ossei possano rientrare fra il corredo dei sintomi che accompagnano la Mielofibrosi, è necessario escludere che non vi siano altre cause o concause, che meritano un inquadramento diagnostico ed un'appropriata terapia, tanto più dato che coesiste il gonfiore. La invitiamo a discuterne con il Curante per gli approfondimenti del caso.
Buongiorno, rifacendomi alla lettera del 24/9, allotrapianto per MF primaria e secondaria, ho capito che il trapianto (come io credevo) non è risolutivo per la malattia, può creare molti problemi anche a seconda dell'età (30-40% di decessi) e la sopravvivenza, se va bene, è di massimo 10 anni di vita. E' cosi'? Quindi io che non ho sintomi e sto abbastanza bene devo tenermene alla larga dunque.
Grazie sempre per la disponibilità nel farci chiarire le idee.
(Margherita)
Risposta
Il trapianto è l'unica modalità terapeutica attualmente disponibile che possa raggiungere l'eradicazione del clone patologico e, quindi, la guarigione della malattia. Data la sua non trascurabile tossicità, tuttavia, viene considerato un'opzione valida solo in determinate categorie di pazienti, che appartengono alle classi di rischio più alte (intermedio-2 e alto rischio), e dopo aver valutato il rapporto fra rischio legato alla procedura e beneficio clinico. Si sottolinea, inoltre, che i dati relativi alla sopravvivenza sono ottenuti dalla media dei valori relativi al campione di pazienti in studio e non descrivono adeguatamente la storia clinica dei singoli pazienti. Allo stesso tempo, utilizzare un arco di tempo definito, ossia valutare la sopravvivenza a 5 anni o a 10 anni, indica solo la percentuale di pazienti in vita in quel dato momento e non esclude che, a seguire, la loro sopravvivenza sia ben più lunga.
Salve, è possibile stabilire una relazione tra la presenza del polimorfismo rs56241661 e l'insorgenza della policitemia vera in soggetti JAK2 negativi?
(Gaetano)
Risposta
Il polimorfismo rs56241661 è stato ed è ancora oggetto di studio quale possibile fattore genetico di predisposizione allo sviluppo di una neoplasia mieloproliferativa Philadelphia-negativa. Gli studi fin qui condotti avvalorano l'ipotesi che questa variante, una delezione di 5 paia di basi localizzata nell'introne 12 del gene JAK2, faccia parte del più noto aplotipo 46/1, il cui ruolo predisponente nei confronti di questo gruppo di patologie è già stato accertato. Questo aplotipo, dapprima correlato strettamente l'acquisizione della mutazione V167F di JAK2, è stato in seguito associato anche allo sviluppo di MPN che presentavano mutazioni a carico dell'esone 12 di JAK2 o mutazioni del gene MPL. Allo stato attuale delle conoscenze, non vi sono dati conclusivi a favore dell'associazione preferenziale di questo polimorfismo con determinati sottotipi di MPN, anche se sono in corso degli studi volti ad approfondire l'argomento.
In riferimento alla risposta "Allotrapianto per la mielofibrosi". Credevo che quando si definisce "guarito" un paziente sottoposto a trapianto questo volesse dire che l'aspettativa di vita del paziente è quanto quella di una persona sana della stessa età. Dalla vostra risposta mi sembra invece di intendere che si sopravvive generalmente 4/5 anni e vi sia anche qualche caso di sopravvivenza oltre i 10 anni. Le due cose mi sembrano molto differenti. Sempre grazie.
(Monica)
Risposta
La procedura di allotrapianto è l'unica in grado di portare alla guarigione della malattia, ma non è, purtroppo, scevra da complicanze a medio e a lungo termine, che possono influire negativamente sull'aspettativa di vita dei pazienti che vi si sottopongono. Escludendo il rischio di recidiva della malattia ematologica di base e gli eventuali trattamenti necessari per fronteggiarla, si deve tener conto della possibilità di effetti tossici legati ai farmaci utilizzati nell'ambito del regime di condizionamento, dello stato di immunodepressione successivo alla procedura stessa, dell'insorgenza di graft vs host disease, delle terapie necessarie per affrontarla e contenerla, e degli effetti delle suddette complicanze sui vari organi e apparati, incluso l'apparato cardiovascolare. Per tali motivi, la sopravvivenza post trapianto può essere ridotta rispetto a quella della popolazione generale di pari età. Tenga conto, però, che i dati forniti in questa sede e riportati in letteratura sono la media registrata per un dato campione e non descrivono i singoli casi. Allo stesso tempo, affermare che la sopravvivenza post trapianto dei pazienti guariti può essere superiore ai 10 anni non esclude che possa, poi, essere ben più lunga.
Buongiorno, sono affetta da policitemia in cura con ruxolitinib. Vorrei sapere se è possibile assumere il seguente integratore ACTIVE HEXOSE CORRELATED COMPOUND (AHCC) + BETA GLUCANO 1,3/1,6 + ARABINOGALATTANO poiché tale integratore si è rivelato essere in grado di rinforzare il sistema immunitario e fare regredire manifestazioni della famiglia herpes virus.
Vi ringrazio molto. Un saluto.
(Valeria)
Risposta
Sia l'arabinogalattano (costituisto dalla combinazione di galattosio e arabinosio), sia i betaglucani (costituiti da molecole di glucosio) sono dei polisaccaridi sostanzialmente non digeribili dall'organismo umano. Questi composti vengono, però, enzimaticamente modificati dai batteri presenti nell'intestino con formazione di sostanze potenzialmente attive sul piano biologico. L'AHCC, principio attivo dell'integratore da lei menzionato, è un derivato fungino che viene metabolizzato a livello del fegato, come il Ruxolitinib. I dati presenti in letteratura, per quanto non possano ritenersi del tutto esaustivi, suggeriscono che l'AHCC possa essere metabolizzato dal citocromo CYP450 2D6, e quindi potrebbe interferire con i farmaci metabolizzati da questo enzima. Ruxolitinib, invece, viene eliminato grazie al CYP45 3A4 e, in misura molto minore, al CYP450 2C9. Si sottolinea, inoltre, che l'AHCC non rientra fra i composti approvati dall'FDA. Vista la complessità del problema la invitiamo a discutere con il suo Ematologo di fiducia prima di prendere decisioni in merito all'assunzione di tale integratore.
Può l'uso di beta bloccanti essere causa di una policitemia secondaria?
(Stefania)
Risposta
A nostra conoscenza non è riportata l’insorgenza di eritrocitosi secondaria in seguito al trattamento con farmaci beta-bloccanti.
Buongiorno ricercatori.
Il recente studio della dott.ssa Harrison e altri ha evidenziato che, annualmente, il tasso di evoluzione in MF di pazienti affetti da TE trattati con anagrelide è del 1.3% vs lo 0.3% dei trattati con oncocarbide: naturalmente, lo xagrid resta un buon farmaco, ma mi chiedevo se ci fossero novità sull'anagrelide retard, sperando sia meno tossico e più tollerabile.
Allo stesso tempo, mi chiedo come mai lo xagrid sia prescritto principalmente proprio a pazienti giovani con TE: la lunga prospettiva di vita non renderebbe, dati alla mano, inevitabile l'evoluzione in MF - rischio già insito nella malattia stessa? E soprattutto, i pazienti TE tripli negativi, in virtù della prognosi peggiore nella MF, non dovrebbero ricevere un'altra terapia?
Spero che presto si possano ottenere i primi risultati anche sul Pegasys. Vi ringrazio per il vostro operato.
(Luciana)
Risposta
A nostra conoscenza sono stati ad oggi resi noti solo risultati relativi a studi di fase I e di fase II con Anagrelide a rilascio controllato. Cinque studi di fase I, condotti su 98 soggetti sani, hanno fornito la base per uno studio di fase II, che ha coinvolto 18 pazienti affetti da TE o da PV con piastrinosi. La percentuale globale di risposta è stata pari al 67% (12 pazienti su 18) e gli eventi avversi riportati sono stati in gran parte lievi-moderati, e sovrapponibili qualitativamente a quelli già noti dell'Anagrelide, fra cui, ad esempio, cefalea, palpitazioni, nausea, astenia, ipotensione e tachicardia. Tali dati non permettono, però, di fare un confronto rigoroso con il profilo di sicurezza e tollerabilità dell’Anagrelide; per questa e per altre informazioni circa l'efficacia della formulazione a rilascio prolungato si dovranno attendere i risultati dei due trial di fase III che sono stati ad oggi condotti con questo farmaco: lo studio ARETA, che ha confrontato l’Anagrelide a rilascio prolungato con placebo in pazienti con TE, e lo studio TEAM-ET, che ha confrontato, invece, le due differenti formulazioni di Anagrelide, sempre in pazienti con TE.
L’incremento del rischio di evoluzione fibrotica in corso di trattamento con Anagrelide è ad oggi oggetto di dibattito (si veda la risposta del 19 settembre 2015) ed è, in ogni caso, tutt'altro che inevitabile. Il motivo per cui viene prescritta ai pazienti più giovani è che, come criterio generale, si tende ad utilizzare in questa categoria di pazienti un farmaco privo di potenziale mutageno, come lo è anche l'Interferone.
Appartenere alla categoria dei pazienti triple-negative, allo stato attuale delle conoscenze, ha un significato prognostico clinicamente rilevante – e sfavorevole – solo nel caso della Mielofibrosi; per quel che riguarda la Trombocitemia Essenziale non si possono trarre conclusioni definitive (si veda anche la risposta del 20 settembre 2015).
Buongiorno, in un'epoca di risparmi sulla sanità per motivi di bilancio, vorrei chiedervi: avendo io problemi di artrosi ed avendo la mielofibrosi non mi vedrò mica negare la risonanza magnetica a favore della radiografia meno costosa. Infatti è notorio che le radiografie sono dannose per il midollo e la risonanza no. Non vorrei che ci rimettessimo sempre noi pazienti oncologici. E' possibile un'evenienza del genere e se si devo sottostare con rischio per il mio midollo di peggioramento della malattia? Grazie.
(Margherita)
Risposta
Siamo certi che le prescrizioni mediche, sia in termini diagnostici, sia in termini terapeutici, nascano da una valutazione che, pur tenendo conto degli aspetti economici, ha come cardine fondamentale il rapporto rischio-beneficio per i pazienti. Si affidi, pertanto, ai Colleghi che la hanno in cura, che siamo sicuri le prescriveranno di volta in volta l'esame più indicato (sia essa una radiografia o un esame più sofisticato quale la risonanza magnetica) a seconda del contesto clinico e della necessità diagnostica.
Buongiorno ricercatori,
so che molti dei vostri sforzi sono rivolti ad assestare uno score prognostico per i malati di MF primaria e secondaria, al fine di individuare quale sia il paziente da sottoporre ad ASCT e soprattutto in quale momento della malattia, soppesando i rischi e i benefici di tale intervento anche in relazione ai nuovi progressi della ricerca, sia mutazionali che farmacologici.
Mi chiedo però, secondo i più recenti studi, quale sia l'aspettativa di vita di un paziente con MF post-trapianto e quale - immagino molto più bassa - quella di un paziente con MF che ha subito il trapianto quando la malattia è già evoluta in LA.
Esistono casi di "guarigione" post trapianto che vadano oltre 4/5 anni?
A prescindere da % blasti e cariotipo sfavorevole, l'età (<40, 40-60, >60) ha un suo rilievo prognostico? Grazie di cuore.
(Gennaro)
Risposta
L’allotrapianto di cellule staminali emopoietiche, pur essendo l'unica modalità terapeutica potenzialmente curativa, è una procedura complessa il cui esito dipende da svariati fattori legati al paziente e al suo stato generale di salute, legate alla mielofibrosi e alle sue caratteristiche in termini di classe di rischio clinico e, verosimilmente, anche di rischio molecolare, e legati alla procedura di trapianto medesima, con particolare riguardo al regime di condizionamento e alla scelta del donatore. In considerazione del quadro appena descritto, è difficile che un singolo punteggio possa da solo individuare efficacemente i pazienti da avviare alla procedura trapiantologica. I dati in nostro possesso, inoltre, non derivano da studi prospettici di confronto, ma da analisi retrospettive, per cui le conclusioni possono essere meno univoche e facilmente interpretabili. Per tali motivi non è possibile rispondere con certezza alle domande che ci ha posto. Ciononostante, le confermiamo che la sopravvivenza post trapianto può essere superiore ai 4-5 anni, e, anzi, esistono lavori che documentano sopravvivenze superiori ai 10 anni; è difficilmente stimabile, però, la percentuale di pazienti che raggiunge questo obiettivo. L'outcome del trapianto è migliore se viene eseguito prima che la malattia sia evoluta in leucemia acuta, perché in tal caso si registra tanto un aumentato rischio di recidiva della malattia, quanto un aumento della mortalità legata alle conseguenze mediche e alle complicanze del trapianto stesso. In accordo alle linee guida attuali, infatti, i pazienti con malattia già evoluta in fase blastica non rappresentano buoni candidati per una procedura trapiantologica, se non dopo aver ricevuto una terapia citoriduttiva che abbia permesso di ottenere una remissione completa o almeno parziale del quadro leucemico. L'età, infine, rappresenta un fattore prognostico rilevante, sia in quanto tale, sia in quanto generalmente le comorbidità tendono ad aumentare con l'avanzare stesso degli anni.
Buonasera volevo farvi una domanda: è vero che per assumere il jakavi bisogna avere sempre la pancia svuotata dall'ascite? Stiamo parlando di una mielofibrosi con ascite da splenomegalia. Mille grazie.
Risposta
L'ascite di per sé non è una controindicazione assoluta all'utilizzo del Ruxolitinib. Tuttavia, si tratta di una manifestazione clinica seria, che può accompagnare numerose patologie (epatiche e vascolari, ma non solo), per cui è fondamentale che ne venga indagata e chiarita la genesi, e che il paziente riceva l'eventuale terapia ritenuta appropriata. Il metabolismo del Ruxolitinib avviene in gran parte a livello epatico, attraverso una via biochimica condivisa con numerosi altri farmaci, per cui, prima di iniziarne l'assunzione e durante il trattamento, è necessario valutare la funzionalità epatica e la terapia farmacologica concomitante, per evitare interferenze che potrebbero causare un'aumentata o una ridotta esposizione al farmaco. In caso di compromissione epatica la dose iniziale del farmaco andrà dimezzata ed il paziente andrà sottoposto ad un attento monitoraggio clinico e laboratoristico, per valutare la necessità di ulteriori aggiustamenti della dose e per cogliere precocemente gli eventuali effetti tossici, in particolare sui valori dell'emocromo.
Salve, sono una paziente affetta da trombocitemia essenziale diagnosticata dopo biopsia osteomidollare. Ho eseguito il profilo genetico e risulto tripla negativa. Volevo chiedervi cosa comporta sul piano prognostico non avere nessuna mutazione genetica. Grazie per l'impegno e l'attenzione che avete nei nostri confronti.
(Giulia)
Risposta
L'espressione "triple-negative" si riferisce all'assenza delle tre mutazioni driver fin qui conosciute, a carico dei geni JAK2, CALR e MPL, ma non significa che in tali casi, che rappresentano circa il 10-15% di tutte le Trombocitemie Essenziali, non vi siano altre mutazioni ad oggi ancora non identificate; anzi, è proprio in tal senso che si stanno muovendo vari gruppi di ricerca, con l'obiettivo di colmare tale lacuna conoscitiva.
Il gruppo dei pazienti triple-negative è allo stato attuale più caratterizzato, in particolare per quanto riguarda la prognosi, per i casi di Mielofibrosi. Alcuni Autori hanno riportato, tuttavia, che i pazienti con Trombocitemia Essenziale triple-negative, se confrontati con i casi JAK2 mutati, sembrano avere un'età meno avanzata, livelli più bassi di emoglobina e leucociti, ed un rischio vascolare inferiore. Ma, in generale, i dati riguardanti i pazienti con TE sono ancora da considerarsi preliminari e necessitano di essere validati in altri studi.
Salve volevo chiedervi quale terapia sia migliore nei pazienti giovani, affetti da trombocitemua essenziale e che necessitano di terapia citoriduttiva. E' vero che alcuni studi dimostrano una maggiore incidenza di evoluzione in mielofibrosi, in pazienti trattati con Anagrelide?
(Roberta)
Risposta
La scelta in merito alla terapia citoriduttiva da prescrivere ai pazienti più giovani affetti da Trombocitemia Essenziale è attualmente oggetto di dibattito. Nonostante l'esistenza di molti dati a favore dell'efficacia e della sostanziale sicurezza, in termini di rischio leucemogeno, dell'Idrossiurea, che rappresenta oggi il farmaco di prima linea per i pazienti ad alto rischio, si tende a preferire l'utilizzo di farmaci non chemioterapici quali l'Interferone alfa e l'Anagrelide quando si tratta di pazienti più giovani, ossia convenzionalmente con età inferiore ai 40 anni. Entrambe le opzioni terapeutiche presentano vantaggi e svantaggi che vanno bilanciati e tenuti in considerazione nel momento in cui si formula una decisione clinica. L'Interferone alfa ha una provata efficacia, in termini di attività sul clone emopoietico patologico e di controllo delle manifestazioni cliniche ed emometriche della malattia, non è leucemogeno né teratogeno ed è quindi utilizzabile durante la gravidanza, ma è gravato da una significativa tossicità che porta all'interruzione della terapia stessa in una percentuale non trascurabile di pazienti. Ci si auspica che la sua formulazione pegilata possa garantire un migliore profilo di tossicità, senza intaccarne l'efficacia; è attualmente in corso, a tal proposito, un trial clinico di fase 3 con l'obiettivo di confrontare la terapia con Idrossiurea e quella con Interferone pegilato nei pazienti con Policitemia Vera e con Trombocitemia ad alto rischio. Si ricorda, inoltre, che la terapia con Interferone alfa è attualmente considerata off-label per i pazienti con Trombocitemia Essenziale, si tratta, cioè, di un utilizzo non previsto dalla scheda tecnica del farmaco.
La terapia con Anagrelide, invece, è stata confrontata con l'Idrossiurea in due noti trial clinici condotti su pazienti con TE ad alto rischio; il primo di questi - lo studio PT1 - ha mostrato un miglior controllo dei rischio di eventi vascolari (in particolare trombosi arteriose ed emorragie maggiori) nei pazienti trattati con Idrossiurea. Allo stesso tempo è stato registrato un aumento del rischio di evoluzione in mielofibrosi. Il secondo e il più recente di questi studi, che ha coinvolto casi di TE diagnosticati in accordo ai più moderni e stringenti criteri WHO 2008, non ha confermato tale dato sull'evoluzione della malattia e ha registrato rischi comparabili di complicanze vascolari per i pazienti trattati con Anagrelide o con Idrossiurea. Allo stato attuale, l'Anagrelide è approvata come trattamento di seconda linea nella Trombocitemia Essenziale, per pazienti che abbiano mostrato resistenza o intolleranza ad una precedente terapia; è possibile, però, prescriverla in prima linea in soggetti di età inferiore ai 40 anni, con conta piastrinica superiore al milione per microlitro e/o storia di eventi vascolari trombo-emorragici.
In relazione allo scenario fin qui descritto, consigliamo, dove possibile, di considerare l'arruolamento in un trial clinico, quale quello citato in precedenza.
Buongiorno. Mia mamma ha 51 anni e dal 2005 è stata malata di trombocitemia essenziale e ha preso anagrelide per 9 anni. A settembre dell'anno scorso, dopo l'esame del midollo, le è stata diagnosticata la mielofibrosi in fase prefibrotica. Le hanno dato oncocarbide, la quale fa e non fa effetto, nel senso che non riescono a trovare la dose giusta. Se le tolgono una pastiglia le piastrine si abbassano a dismisura, l'ultima volta sono arrivate a 62, se le aggiungono la pastiglia cioè la prende tutti i giorni le piastrine aumentano a dismisura come negli ultimi esami quando erano 1090. L'emoglobina è sempre bassa con una media tra 8 e 9.5. Dagli ultimi esami la dottoressa le voleva cambiare la cura con delle punture quindi le ha fatto fare l'esame per la tiroide e ferro. La tiroide è bassa e la ferritina è a 6,00.
Ora la dottoressa dubita di un emorragia interna. Oggi siamo in ospedale per rifare gli esami. La mia domanda è: stanno sbagliando qualcosa? Come mai non riescono a trovare il dosaggio giusto o magari la pastiglia non va bene per lei? Cosa possiamo fare di più? Grazie mille.
Risposta
Non è possibile esprimere un giudizio in merito all'operato dei Colleghi che hanno in cura la paziente, ma possiamo fornirle alcune delucidazioni in merito ai punti che lei ha toccato nell'esporre la sua domanda.
L'istologia midollare dei pazienti affetti da Neoplasia Mieloproliferativa può essere modificata dai trattamenti ricevuti ed esiste, inoltre, un rischio intrinseco di trasformazione fibrotica. Il quadro da lei menzionato (Mielofibrosi prefibrotica) pone, tuttavia, particolari difficoltà diagnostiche, per cui potrebbe essere utile eseguire una revisione dei preparati istologici, inclusi quelli relativi alla biopsia eseguita alla diagnosi, per verificare se si tratti di una vera e propria evoluzione o di un quadro presente già all'esordio. Si ricorda, infatti, che la Mielofibrosi prefibrotica e la Trombocitemia Essenziale presentano numerose affinità sul piano clinico.
L'oscillazione, anche marcata, della conta piastrinica è un fenomeno piuttosto infrequente ma descritto in chi riceve terapia con Idrossiurea ed è generalmente considerato privo di connotati patologici; è stato suggerito che mantenere una dose il più possibile costante del farmaco possa attenuare queste variazioni. Tuttavia, il difficile controllo della conta piastrinica rientra fra i fattori di cui si tiene conto quando si deve operare una scelta in merito alla prosecuzione o all'eventuale sostituzione di una determinata terapia citoriduttiva.
L'anemia, pur potendo essere parte del quadro clinico che caratterizza i casi di mielofibrosi e pur potendo essere aggravata dalla terapia con Idrossiurea, merita di essere approfondita, come del resto state già facendo, a maggior ragione se coesistono dati di laboratorio, quali quelli da lei descritti, che suggeriscono l'esistenza di concause potenzialmente correggibili quali una carenza di ferro.
Buongiorno,
a mio suocero di 76 anni e con mielofibrosi primaria con ascite da megalosplasia insieme al Jakavi gli hanno prescritto la cardioaspirina perché dicono a rischio trombosi. Mentre c'è chi dice che avendo l'ascite la cardioaspirina potrebbe causare problemi alle varici dello stomaco. Chi bisogna ascoltare? La ringrazio.
(Susy)
Risposta
Il caso da lei descritto è complesso in quanto coesistono aspetti che predispongono ad eventi vascolari sia di tipo trombotico, sia di tipo emorragico. La Mielofibrosi Primaria si associa ad un rischio di trombosi non trascurabile, assimilabile a quello che si registra per i casi di Trombocitemia Essenziale, quindi l'utilizzo di una profilassi antiaggregante potrebbe essere una scelta clinicamente appropriata per i pazienti che presentano una conta piastrinica normale o aumentata. La sola presenza delle varici gastriche non rappresenta di per sé una controindicazione assoluta all'utilizzo dell'aspirina, con le accortezze del caso (con attento monitoraggio e con utilizzo di gastroprotettori), ma va valutato il bilancio fra rischi e benefici nel singolo paziente, tenendo conto, fra gli altri, della patogenesi delle varici, della coesistenza di un'insufficienza epatica con le relative alterazioni della coagulazione, della conta piastrinica attuale (anche in relazione alla terapia con Ruxolitinib), dell'estensione e della gravità delle varici, dell'eventuale presenza di un pregresso episodio di sanguinamento dalle varici stesse e di eventuali precedenti vascolari trombotici con relativi fattori di rischio. Ne discuta, pertanto, con i Colleghi che hanno in cura il paziente e che conoscono nel dettaglio la sua storia clinica.
Gentili dottori buongiorno.
Sono una donna di 45 anni con una storia di poliabortività; ho la trombofilia genetica e due anni fa mi è stata diagnosticata una Sindrome Mieloproliferativa Cronica ad impronta trombocitemica. Valutazione molecolare JAK2 e MPL negativi; alla BOM cellularità 65%, iperplasia ed alterazioni maturative trilineari, parcellare clustering megacariocitario, modesto, focale ispessimento della trama. Da circa due anni assumo Oncocarbide. Sto progettando un'altra gravidanza, come mi devo comportare? Devo sospendere la terapia? E soprattutto se dovessi restare incinta adesso mentre sto assumendo il farmaco cosa devo fare? Nel ringraziarvi per la vostra risposta vi porgo i miei saluti.
(Patrizia)
Risposta
La gravidanza espone di per sé ad un aumento del rischio di eventi vascolari trombotici, che viene incrementato dalla coesistenza di patologie quali la Trombocitemia Essenziale e/o ulteriori cause di trombofilia, acquisita o genetica, come nel suo caso. L'avanzare dell'età materna può, inoltre, condizionare di per sé la capacità riproduttiva, il decorso della gravidanza e la salute della madre e del prodotto di concepimento, determinando una maggiore incidenza di complicanze, non solo di natura vascolare. Per tale motivo, se lei desidera una gravidanza, è necessario che venga seguita da un ematologo e da un ginecologo esperti in questo campo, che collaborino per gestire al meglio la terapia necessaria (sia in termini di profilassi antitrombotica, sia in termini di terapia citoriduttiva). È fondamentale, inoltre, che si affidi a loro prima del concepimento, in quanto la terapia va modificata per tempo, sostituendo i farmaci controindicati quali l’Oncocarbide con alternative non teratogene, quali l'Interferone.
Nella risposta ad una domanda posta il 25 maggio 2015 relativa alla Trombocitemia essenziale leggo: "La comparsa di una mielofibrosi clinicamente evidente è più probabile nei pazienti con una biopsia ossea alla diagnosi indicativa di mielofibrosi prefibrotica."
Ci sono quindi casi di trombocitemia essenziale che allo studio della BOM presentano aspetti di pre-fibrosi? Come vengono inquadrati questi pazienti dal punto di vista diagnostico (soprattutto se non presentano criteri minori necessari alla diagnosi di mielofibrosi primaria secondo i criteri WHO2008)? Hanno una forma border line fra le due entità (TE e MFP)?
Potreste darmi per cortesia maggiori informazioni sull'outcome di questi casi in base ai vostri studi?
Le eventuali mutazioni riscontrate hanno un valore prognostico? Grazie.
(Luigi)
Risposta
Il dato a cui lei fa riferimento, riguardante il rischio aumentato di evoluzione in mielofibrosi franca, viene almeno in parte da studi nei quali è stata eseguita una revisione diagnostica dei casi precedentemente classificati come Trombocitemie Essenziali [Barbui T et al, J Clin Oncol. 2011 Aug 10;29(23):3179-84.].
Si tratta di una distinzione tecnicamente complessa anche per patologi esperti e specializzati in questo campo, non sempre applicabile e riproducibile nella realtà clinica quotidiana. Pertanto è possibile che alcuni dei pazienti che presentano parametri istopatologici coerenti con Mielofibrosi prefibrotica ricevano diagnosi di TE, in particolare se non soddisfano con il loro quadro clinico e laboratoristico i criteri minori della Mielofibrosi. Nel caso vi siano difficoltà nel processo diagnostico, si può peraltro seguire il paziente nel tempo, eventualmente ripetendo a distanza la biopsia osteomidollare, anche in considerazione del fatto che, per quanto rilevante prognosticamente, una precisa classificazione diagnostica non modifica sostanzialmente la condotta terapeutica nel breve periodo.
Gli studi fin qui condotti suggeriscono per i casi di Mielofibrosi prefibrotica un outcome più sfavorevole rispetto ai casi di TE, in termini di ridotta sopravvivenza, aumento del rischio di evoluzione leucemica e, come già sottolineato, aumento del rischio di evoluzione fibrotica. Per quanto concerne gli eventi vascolari, alcune evidenze supportano un aumento del rischio di eventi emorragici maggiori per i pazienti con Mielofibrosi prefibrotica, mentre il rischio di eventi trombotici sembra essere sostanzialmente comparabile.
Non vi sono, a nostra conoscenza, studi che abbiano indagato l’eventuale significato prognostico delle diverse mutazioni driver.
Buona sera, mia madre di 71 anni è deceduta pochi mesi fa a causa di una lcc. Ho tanti dubbi soprattutto se si è intervenuto troppo tardi, globuli bianchi 180Ooo, ma non si doveva intervenire prima e come? Grazie.
(Cinzia)
Risposta
Ci dispiace ma non è possibile esprimere un parere in merito al caso da lei presentato.
Gentili ricercatori,
ho letto alcune trattazioni in merito all'interferone monopeghilato Alpha 2b testato nell'ambito dello Studio di fase 3 chiamato "Proud-PV". Questo studio viene condotto tra l'altro sia in centri italiani che esteri. Visti i buoni risultati dello studio di fase 2 e la possibilità di assunzione ogni 2 o 4 settimane a vostro avviso questo può portare ad una migliore tollerabilità del farmaco con evidenti migliori effetti a lungo termine?
Mi sapete dire entro quando è previsto il termine di questa sperimentazione e quando sarà possibile aspettarsi la pubblicazione dei risultati conseguiti?
Grazie infinite!
(Luca)
Risposta
I due studi di fase II che hanno utilizzato il peg-IFNα-2a nei pazienti affetti da Policitemia Vera e da Trombocitemia Essenziale ne hanno confermato la già nota efficacia, incluse percentuali non trascurabili di risposte ematologiche e molecolari profonde e protratte, e hanno delineato un profilo di tossicità sostanzialmente accettabile. Sono attualmente in corso due studi di fase III che confrontano la terapia con Idrossiurea e quella con Interferone pegilato ed il Proud-PV è uno di questi. Lo studio è in una fase relativamente avanzata ed è possibile attendersi che nei prossimi mesi vengano eseguite le prime analisi dei dati raccolti, ma non è stimabile con esattezza la tempistica della comunicazione e pubblicazione dei risultati.
Nella policitemia vera possono salire i globuli bianchi a 19.000 mila, è normale o è male?
Risposta
L’incremento dei globuli bianchi è una delle alterazioni dell'emocromo che possono verificarsi nei pazienti affetti da Policitemia Vera, così come delle altre neoplasie mieloproliferative Philadelphia-negative. Sono stati condotti molti studi volti ad indagarne l'eventuale significato prognostico ed i risultati sono stati, talvolta, contrastanti, in particolare per quanto riguarda l'influenza della leucocitosi sul rischio di eventi vascolari. Le raccomandiamo di discuterne con il suo Ematologo di riferimento per avere un quadro più completo ed esaustivo riguardo alla sua situazione.
Ho policitemia vera, dopo aver preso veclam antibiotico per una faringotracheite ho sentito e sento un po' ancora in gola ed in bocca come un sapore amaro strano, mi chiedevo se era l'antibiotico anche associato con tre capsule al giorno di oncocarbide, premetto che ho sempre sofferto di un fenomeno strano in gola che non so descrivere, prendo da molti anni oncocarbide.
Risposta
Le alterazioni a carico dell'apparato gastrointestinale (alterazioni del gusto, ma anche dolori addominali, nausea, vomito o diarrea) sono fra gli effetti indesiderati riportati più comunemente dopo assunzione di Claritromicina, principio attivo del Veclam. Tuttavia, dato che lei riferisce il disturbo come insorto precedentemente rispetto all'assunzione dell'antibiotico, le consigliamo di valutare con il suo Curante le possibili spiegazioni alternative e gli accertamenti eventualmente necessari.
Buonasera a tutti voi dottori e angeli della ricerca, vorrei sapere tutte le analisi e controlli necessari specifici che servono e che si devono fare, ovviamente oltre all'emocromo completo, per un paziente di anni 42 affetto da policitemia vera JAK2 V617F positivo con una marcata splenomegalia long. 24 cm e con ipertensione arteriosa. Mi piacerebbe sapere tutto ciò che serve nello specifico per tale patologia detta sopra. Vorrei anche specificare la terapia in atto: cardioaspirin 1 cp/die, oncocarbide 3 cp/die dal lunedì al venerdì e 4 cp/ die il sabato e la domenica, allopurinolo 300 mg 1 cp al die, lobivon 1 cp/ al die, karvea 300 mg 1 cp/die, lansoprazolo 1 cp/die. Invece quando supero il 45% di ematocrito eseguo salasso. Spero di essere stato chiaro nella domanda e nell'esporvi tutti i miei quesiti, dubbi, perplessità.
Ps: Ci sono analisi differenti da eseguire per la PV per chi ha oltre i 40 anni e per chi ne ha invece oltre 60 anni? Sempre grazie infinite per tutto il lavoro prezioso che svolgete sempre per il nostro bene.
(Massimo)
Risposta
Gli accertamenti ed i controlli a cui i pazienti con Policitemia Vera dovrebbero sottoporsi non dipendono dall’età, ma dai fattori di rischio cardiovascolari presenti. Nel suo caso è opportuno controllare frequentemente i valori pressori, per verificare l'efficacia della terapia medica in atto, e sottoporsi a periodiche visite di controllo con il Curante o il Cardiologo di fiducia. Per il resto non vi sono indicazioni peculiari oltre al controllo e alla prevenzione dell'insorgenza di ulteriori fattori di rischio cardiovascolare; controlli, pertanto, periodicamente i livelli di glicemia, colesterolo e trigliceridi, cercando di condurre uno stile di vita sano.
Gentili dottori, desidero sapere se dal prossimo ottobre il farmaco Ruxolitinib sarà mutuabile per tutti gli ammalati di mielofibrosi primaria, indipendentemente dall'età. Saluti cordiali.
(Gigi)
Risposta
Il Ruxolitinib è attualmente approvato e prescrivibile a carico del Sistema Sanitario Nazionale per i pazienti affetti da mielofibrosi, sia primaria, sia secondaria ad una precedente Policitemia Vera o Trombocitemia Essenziale, che ricadano nelle classi di rischio intermedio-2 o alto. L'età del paziente è uno dei parametri clinici e di laboratorio che vengono utilizzati per calcolare la fascia di rischio, ma non costituisce da sola un'indicazione al trattamento.
Gentilissimi ricercatori,
il solo aumento dell'LDH nella PV, facendo solamente salassi e cardiospirina, può essere indice di trasformazione della malattia?
(Luca)
Risposta
Il giudizio in merito all'eventuale trasformazione di un quadro di Policitemia Vera nasce dalla valutazione congiunta dell'emocromo, della formula leucocitaria al microscopio, dello stato soggettivo del paziente, dei riscontri dell'esame obiettivo e dalle modifiche istopatologiche del midollo. Gli accertamenti laboratoristici, fra cui l'LDH, possono essere d'aiuto per la formulazione di un giudizio clinico, ma non sono da sole sufficienti a supportarlo.
Gentili ricercatori,
si può oggi stimare quando verrà probabilmente commercializzato il Ruxolitinib per la PV in Italia ed è giusto aspettarsi dei miglioramenti netti in confronto alla terapia standard anche in relazione alla stabilità della malattia? Se così fosse il Ruxolitinib potrebbe nei prossimi anni sostituire l'onco come terapia di prima linea oppure è sempre necessario una sperimentazione alla base di tutto ciò? Grazie infinite per il lavoro prezioso che fate!
(Luca)
Risposta
Non è possibile prevedere con esattezza i tempi di commercializzazione del Ruxolitinib per i pazienti affetti da Policitemia Vera, intolleranti o resistenti all’Idrossiurea, ma si può stimare che non siano inferiori ad un anno. L'indicazione sarà quella sopra riportata, ossia per i pazienti che non rispondono adeguatamente alla terapia citoriduttiva standard con Idrossiurea o che riportano effetti collaterali inaccettabili. L'eventuale estensione dell'indicazione non potrà prescindere dalla verifica sperimentale del profilo di sicurezza ed efficacia del farmaco in contesti clinici più ampi e differenti da quelli già testati.
Gentili ricercatori,
a mia suocera (88 anni) è stata diagnosticta la leucemia mieloide cronica nel marzo 2008 e curata fino a tutto il 2014 con Glivec. A inizio di quest'anno non risponde più a tale terapia pertanto comincia trattamento con Sprycel. Dopo poco tempo ha un versamento pleurico che viene risolto con diuretici e sospensione terapia, alla risoluzione di tale versamento riprende terapia con Sprycel a dosaggio ridotto, dopo un po' di nuovo ulteriore versamento pleurico. Al momento ha sospeso terapia in attesa della regressione del versamento, ma esiste la possibilità di cambiare tipo di farmaco? Grazie.
(Paola)
Risposta
Lo scenario terapeutico della Leucemia Mieloide Cronica, già rivoluzionato dalla scoperta dell’Imatinib, si è ulteriormente arricchito negli ultimi anni in seguito alla sperimentazione e alla successiva approvazione di inibitori delle tirosinchinasi di seconda (Nilotinib, Dasatinib) e terza generazione (Bosutinib, Ponatinib); anche se alcuni di questi farmaci possono essere utilizzati come prima linea di trattamento, è indubbio il loro valore come alternativa terapeutica nei pazienti che sviluppano effetti collaterali clinicamente significativi o resistenza all’Imatinib. Ciascun farmaco presenta profili di tossicità peculiari e, in dettaglio, il problema dei versamenti sierosi è caratteristico del Dasatinib e sembra essere più frequente fra i pazienti più anziani o con precedenti problemi di natura cardiovascolare. L'eventuale decisione di interrompere una terapia e la scelta della molecola da utilizzare in alternativa, però, sono frutto di un ragionamento clinico che deve tener conto di più variabili fra cui la risposta ottenuta, le caratteristiche del paziente (in termini di età, terapia farmacologica in atto e condizioni patologiche concomitanti), la serietà dell'evento avverso e l'eventuale presenza di mutazioni a carico di ABL, dato che per ciascun farmaco si conoscono mutazioni che conferiscono resistenza o minore sensibilità al trattamento stesso.
Con l'assunzione di beta-bloccante seles beta è aumentata la creatinina ed è aumentato di molto l'acido urico (9,8) con fortissimo, insopportabile prurito in tutto il corpo: oli vari, creme apposite, spugnature di acqua e bicarbonato hanno effetto per pochissimo tempo, io sto impazzendo non ho pace il giorno, ma soprattutto la notte. Preferisco morire per il cuore piuttosto che vivere così. Vi prego AIUTATEMI!!!!
(Ernestina)
Risposta
Il prurito ed il peggioramento degli indici di funzionalità renale non sono riportati fra gli effetti collaterali tipici o più frequenti della terapia con un farmaco beta-bloccante quale l’atenololo, e possono peraltro riconoscere molteplici cause che vanno indagate e discusse tenendo conto della storia clinica del singolo paziente, delle patologie concomitanti e di tutti i farmaci assunti, escludendo possibili interazioni e/o reazioni allergiche al principio attivo o alle altre sostanze utilizzate come eccipienti. La invitiamo, pertanto, a discutere i risultati delle analisi ed i suoi attuali disturbi con il Curante o con il Cardiologo di riferimento.
In una vostra precedente risposta mi avete parlato di mutazioni genetiche combinate che si presentano nelle forme atipiche; potreste spiegarmi cosa vuol dire visto che mi hanno diagnosticato una trombocitemia essenziale con doppia mutazione del gene calreticulina..., mi hanno anche detto che non sono stati studiati casi come il mio al momento; vorrei sapere se è di interesse studiarli.
(Stefania)
Risposta
Fra le numerose tipologie di mutazione a carico del gene CALR ad oggi identificate, quelle classificate come tipo 1 e tipo 2 sono di gran lunga le più frequenti. La prima si caratterizza per la perdita di una piccola porzione del gene (lunga 52 paia di basi), mentre la seconda consiste nel guadagno di un frammento di DNA (5 paia di basi); le altre varianti, più rare, consistono nella perdita o nel guadagno di frammenti di DNA di diversa lunghezza. In alcuni pazienti la mutazione rilevata è risultata essere frutto di una combinazione dei due eventi (perdita e guadagno di DNA): è questo il caso a cui si faceva riferimento nella precedente risposta quando si parlava di mutazioni genetiche combinate. Le varianti meno frequenti vengono attualmente classificate come mutazioni tipo 1-like o tipo 2-like in base alla somiglianza strutturale con le mutazioni di tipo 1 e di tipo 2, rispettivamente, ma il loro eventuale significato clinico e prognostico non è ad oggi noto, anche in considerazione della loro rarità.
Si ricorda, inoltre, che i pazienti con neoplasia mieloproliferativa possono presentare, oltre alle mutazioni a carico di JAK2, CALR e MPL, anche mutazioni a carico di ulteriori geni, per i quali è stato recentemente evidenziato un significato prognostico. Esistono evidenze, infatti, che nei pazienti affetti da mielofibrosi la presenza di mutazioni a carico dei geni coinvolti nella regolazione epigenetica della trascrizione e nei processi di splicing abbia un significato sfavorevole, ma non esistono dati in tal senso per i casi di trombocitemia essenziale.
Consigliamo, pertanto, di discutere con il suo ematologo di fiducia i risultati del test eseguito, per una più corretta interpretazione del caso.
Gentili ricercatori,nel fare seguito ad una vostra risposta (sig.a Isabella del 24 agosto), in merito :..."Recentemente il centro di Firenze ha attivato un protocollo di fase Ib che prevede la combinazione di tre farmaci che includono Ruxolitinib, PIM447 (inibitore del protooncogeni PIM) e LEE011 (inibitore del ciclo cellulare); studi pre-clinici suggeriscono che questa triplice combinazione potrebbe risultare molto efficace nel controllare la malattia"... Vi chiedo, cortesemente, il tipo di benefici in più che potrebbe portare tale combinazioni di farmaci per la mielofibrosi, rispetto al solo ruxolitinib. In sostanza in quale parti della malattia (MF) potrebbero agire dove il jakavi non può (per es. in altre attività clonale?..blasti?..fibrosi?).
Grazie sempre.
(Ernesto)
Risposta
Utilizzare una terapia di combinazione permette di agire contestualmente su più di un target fra quelli implicati nella patogenesi della mielofibrosi, con l'obiettivo di ottenerne un controllo migliore e più profondo, e con l'intento e l'auspicio di trovare una via farmacologica capace di modificarne il decorso. Allo stesso tempo questa strategia permette di ridurre le dosi dei farmaci somministrati, sfruttandone l'effetto sinergico e risparmiando sulla tossicità delle singole molecole.
PIM447 e LEE011 inibiscono due proteine coinvolte nel controllo del ciclo cellulare; nelle neoplasie ematologiche e, in particolare, nella mielofibrosi entrambe le proteine sono iperattive in quanto controllate e regolate dalla cascata biochimica JAK-STAT, il cui ruolo cruciale nella patogenesi delle neoplasie mieloproliferative è ormai indiscusso.
In quest'ottica associare Ruxolitinib ad uno o due di questi farmaci potrebbe costituire un'opportunità per ottenere un'inibizione più profonda e duratura di questa via di segnalazione, che potrebbe tradursi in un significativo miglioramento clinico.
Egregi Ricercatori,
da qualche giorno ho notato che le urine sono schiumose e per questo volevo chiedervi se vi può essere una correlazione con il fatto che sono portatore di PV.
Nelle ultime analisi delle urine (06/05/2015) raccolte nelle 24 ore, sono stati riscontrati i seguenti valori fuori range: acido urico 8.9 e protenuria 24 ore 212.8. Per tale motivo il mio medico di base mi ha prescritto lo Zyloric 300mg Allopurinolo che ho regolarmente assunto. In attesa di una Vostra cortese risposta. Cordialmente.
(Riki)
Risposta
Non vi sono correlazioni fra la Policitemia Vera e le alterazioni descritte a carico delle urine. Segua le indicazioni del suo Curante, che conosce bene la sua storia medica e ha visionato in maniera più completa i risultati degli accertamenti prescritti.
Gentili ricercatori, ho 35 anni e da pochi mesi mi hanno diagnosticato una trombicetomia essenziale con piastrine attualmente sui 550.000. Da circa 2 anni utilizzo multivitaminici ad alto dosaggio, vorrei sapere se tali apporti molto alti di vitamine (ad esempio B12, folati etc.) possono favorire la proliferazione midollare e quindi essere dannosi per una persona come me che è affetto da una malattia mieloproliferativa, e se pertanto ne consigliate la sospensione.
Grazie per l'attenzione dedicatami e buon lavoro.
(Giancarlo)
Risposta
Non ci sono specifiche controindicazioni all'utilizzo di multivitaminici nella malattie mieloproliferative. Nei pazienti con policitemia vera, l'utilizzo di composti conteneti ferro è sconsigliato in quanto potrebbero favorire un peggiormaneto dell'eritrocitosi.
Gentilissimi dottori, uomo 46 anni policitemico JAK positivo da 10mes. Cardioaspirina e salassi al bisogno. Prima delle vacanze il mio ematocrito era di 49.7, globuli rossi 8.00, emoglobina 14.5. Non ho fatto il salasso. Ho soggiornato in montagna a circa 800 m di altitudine per circa 10 gg. Ho ripetuto le analisi appena rientrato in città i valori sono diminuiti. Globuli rossi 7.60 emoglobina stabile e ematocrito 48.5 (ultimo salasso 19.6.2015).
Mi chiedevo se l'altitudine moderata come 800 m possa influire negativamente o positivamente sui valori sopra indicati. Grazie.
(Agostino)
Risposta
Un aumento dei valori di ematocrito si osservano per soggiorni superiori alle due settimane ad alta quota (generalmente superiore ai 3500-4000mt). Soggiorni ad una altitudine moderata come quella riportata non determinano una variazione dei valori ematici significative.
Buona sera,
a mio papà, 61 anni, è stata diagnosticata una mielodisplasia (blasti inferiori al 5%) con trisomia del cromosoma 8 e fibrosi midollare severa. L'indicazione è stata sin da subito il trapianto allogenico. Un fratello è risultato compatibile all'80% e i medici hanno voluto avviare la ricerca in banca dati ma finora si sono trovati due donatori al 90%. Nel frattempo mio padre trasfonde ogni 2/3 settimane solo di emoglobina; piastrine intorno ai 55000 e bianchi livelli buoni, quasi alla normalità.
Ci è stato detto che il trapianto ha una mortalità del 30% ma io vorrei capire nel dettaglio della malattia di mio papà quali sono le percentuali. Quanto la fibrosi può ostacolare l'attecchimento delle cellule?
Un medico ci ha detto che andrebbe al trapianto con un donatore non del tutto compatibile che si diminuisce il rischio di recidiva; il centro dove siamo in cura invece vuole il 100%.
Grazie per l'attenzione e per tutto quello che fate.
Risposta
Al momento, il trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche rappresenta l'unica terapia in grado di indurre una remissione a lungo termine nei pazienti con mielodisplasia. Un simile trattamento tuttavia non è scevro da pericoli, essendo associato ad un certo rischio di mortalità (20-40%) ed alla comparsa della malattia da trapianto contro l’ospite (Graft Versus Host Disease, GVHD). Per tali motivi è più appropriato riservare tale trattamento a pazienti giovani con prognosi sfavorevole o con malattia in stadio avanzato.
Una compatibilità elevata riduce il rischio di GVHD, tuttavia negli ultimi anni notevoli progressi sono stati ottenuti utilizzando donatori con compatibilità inferiore al 100%. La scelta del tipo di procedura trapiantologica, della fonte di cellule staminali e del tipo di donatore deve essere molto accurata e stabilita da medici ematologi altamente specializzati.
Buonasera, in primis ci tengo a ringraziarvi per la vostra disponibilità, cortesia e professionalità con le quale la volta scorsa mi avete risposto. Volevo domandare, in un ascite dovuta a splenomegalia da mielofibrosi ogni quanto tempo è possibile fare la paracentesi. C'è un minimo di tempo che deve trascorrere tra una paracentesi e un'altra se i diuretici non fanno piu effetto? Grazie.
(Susy)
Risposta
La necessità di esegure una paracentesi in caso di ascite è strettamente legata al giudizio clinico del medico o chirurgo di fiducia e può essere influenzato dalle condizioni di salute del paziente.
Buona sera sono un ragazzo di 40 anni, da 15 anni ho la piastrinosi; i primi anni oscillavano da 500 a. a 650 aadjek 2 positivo oggi da circa 3 anni si sono stabilite intorno je 450 come posso vedere il futuro buonasera.
(Stefano)
Risposta
La presenza di piastrinosi ed una positività alla mutazione V617F di JAK2 non sono informazioni sufficienti per poter fare una diagnosi precisa di malattie mieloproliferativa cronica. La WHO (Organizzazine Mondiale della Sanità) infatti richiede la valutazione midollare per poter distinguere tra la policitemia vera, la trombocitemia essenziale e la mielofibrosi. La prognosi di queste malattie può quindi variare molto in base alla diagnosi iniziale.
Egregi dottori,
da alcune settimane ho un costante dolore (sopportabile) al fianco sinistro. Sospetto provenga dalla Milza che nell'ultima ecografia è risultata ingrossata (15 cm). Ho 65 anni e sono affetto da PV. La terapia attuale consiste nell'assumere la cardioaspirina ed effettuare i salassi ogni 2 mesi circa. Ultimamente, credo a causa di una diminuzione dell'emoglobina, l'ematocrito è fisso intorno ai 45.1 e pertanto non ho effettuato i salassi. Globuli bianchi invece sono 15.4 e le piastrine 183.
Per quanto sopra desidero avere vostre indicazioni in merito circa le eventuali iniziative da prendere. Cordialmente.
(Riki)
Risposta
Una normalizzazione dei valori di ematocrito in assenza di salassi può essere legata alla riduzione dei livelli di sideremia e ferritina che spesso si osserva nella policitemia (talvolta aggravata dai frequenti salassi). Talora però può essere l'espressione di una fase (definita "spenta") di policitemia vera. Tale fase può, seppur non necessariamente, preludere ad una progressione in mielofibrosi. Esistono alcuni criteri ben definiti per diagnosticare un'evoluzione della policitemia in mielofibrosi, che includono la comparsa di anemizzazione, l'ingrossamento della milza, la comparsa di sintomi ed una valutazione midollare accurata. Non esiste quindi un solo parametro da prendere in esame, ed il giudizio è anche clinico.
Buonasera gentili ricercatori, vi volevo chiedere quali sono le nuove frontiere nel trattamento delle sindromi mieloproliferative croniche.
Grazie infinite.
(Isabella)
Risposta
Tra le possibili nuove proposte terapeutiche nelle malattie mieloproliferative sicuramente rientrano le terapie di combinazione, già in corso di sperimentazioni in Italia, la maggior parte delle quali vedono Ruxolitiib (JAK2/1 inibitore) associato con altri farmaci.
Alcuni risultati promettenti nella mielofibrosi sono stati ottenuti in piccole casistiche nei protocolli in cui Ruxolitinib è associato con inibitori di Iston-deacetilasi (es. Panobinostat), con inibitori della via biologica AKT-mTOR (es BKM120) o con inibitori della via biologica di Smo (es. LDE225). Altri protocolli proposti nella mielofibrosi alcuni dei quali già attivi in Italia includono JAK2/1 Inibitori (es. Pacritinib, Momelotinib), PRM-151, Imetelstat, JAK1 inibitori, Hedgehog Inibitori e Decitabina. Recentemente il centro di Firenze ha attivato un protocollo di fase Ib che prevede la combinazione di tre farmaci che includono Ruxolitinib, PIM447 (inibitore del protooncogeni PIM) e LEE011 (inibitore del ciclo cellulare); studi pre-clinici suggeriscono che questa triplice combinazione potrebbe risultare molto efficace nel controllare la malattia.
Per la Policitemia vera e la trombocitemia essenziale potranno essere disponibili nuove formulazioni dell'interferone dimostrate meglio tollerabili.
Policitemia vera, 40 anni JAK2 positivo. Salassi/eritroaferesi (che però non ho bisogno di fare da sei mesi circa dopo le prime eritoaferesi, attuale ematocrito stabilmente sotto 45%) e cardioaspirina. Continuo ad avere la sensazione che le piastrine continuino lentamente ad aumentare, da 350 mila al momento della diagnosi di policitemia vera (gennaio 2015) agli attuali 690 mila con punta di 725 mila. Cosa si può fare per controllare la crescita di queste piastrine (che comincia a preoccuparmi). Grazie.
(Angela)
Risposta
L'aumento delle piastrine nella policitemia vera può essere legata alla proliferazione midollare, quindi alla malattia stessa, ma talora, in modo modesto, rappresenta un fenomeno secondario alla progressiva deplezione delle riserve di ferro che si osserva in questa patologia, ancor più evidente in chi necessita di molti salassi. Secondo le più recenti linee guida, per valori di piatrine molto alti (superiori a 1,5 milioni) è indicato iniziare una terapia antiproliferativa.
Duoplavin ed Escitalopram contrastano? Mi succede di avere violentissimi accessi di tosse. Grazie.
(Umberto)
Risposta
Tra gli effetti collaterali di entrambi i farmaci è riportata, seppur raramente, la comparsa di tosse. Si consiglia di contattare il proprio medico di fiducia per una valutazione più accurata del caso.
Si può prendere il sole se si assume Oncocarbide? Il sole ed il calore possono portare dermatiti sulla pelle e accentuare il prurito?
Risposta
L’eccessiva esposizione al sole può favorire la comparsa di tumori della cute e, secondo alcuni studi, questo tipo di patologia cutanea è un po’ più frequente nella policitemia vera rispetto alla popolazione generale. Inoltre, se si assume idrossiurea, è opportuno limitare al minimo il tempo passato al sole (scegliendo se non altro le ore estreme del giorno, il mattino o la sera) in quanto il farmaco ha una tossicità cutanea che potrebbe essere accentuata dai raggi ultravioletti del sole.
Volevo sapere se la policitemia vera dà dolori alla colonna vertebrale e dolori di schiena dorsali e lombari e se dà forte sudorazione tutto il giorno, ed un fastidio già in gola, assumo Oncocarbide e cardioaspirina.
Risposta
La policitemia vera, cosí come le altre malattie mieloproliferative croniche, può associarsi alla comparsa di sintomi (detti costituzionali) che includono la febbricola, la perdita di peso e intense sudorazioni.
Altri sintomi che possono associarsi alla malattia includono prurito, sintomi del microcircolo e anche dolori ossei e muscolari, la cui origine deve essere comunque indagata per escludere altre possibili cause.
Gentili ricercatori, volevo un consiglio, siccome sono affetta dal 2008 da policitemia vera ed assumo Oncocarbide, cardioaspirina e salassi al bisogno, ultimamente ho notato che mi escono delle chiazze rosse estese sulla pelle sia di gambe che di braccia, un po' sul corpo, non ho capito da cosa può dipendere, ho pensato che mi succede se metto cose strette, come mai, potrebbe essere correlato alla malattia, ai farmaci o a qualche altra patologia, cosa debbo fare?
Risposta
Il trattamento a lungo termine con idrossiurea può associarsi alla comparsa di reazioni cutanee e del cavo orale. La maggior parte di queste, come la pigmentazione delle unghie, lievi arrossamenti della cute e del cavo orale e le ulcere della bocca (afte) sono accettabili e non richiedono la sospensione del trattamento. Le ulcere cutanee sono manifestazioni rare ma rappresentano un effetto collaterale significativo del farmaco, richiedendo in alcuni casi la sospensione temporanea o definitiva della terapia. Le ulcere cutanee sono spesso dolorose e localizzate vicino ai malleoli.
L'utilizzo delle cellule di un donatore geneticamente modificate attraverso l'introduzione di un nuovo gene suicida (Caspasi 9 inducibile), utilizzato con successo al Bambin Gesù di Roma (riduzione sensibile di GvHD e di recidiva), nei casi di trapianto di midollo da donatore aploidentico, potrebbe essere applicato nella mielofibrosi? Grazie.
(Monica)
Risposta
A nostra conoscenza, gli unici risultati relativi all'effetto dell'induzione della caspasi 9 nel trattamento della GvHD sono stati pubblicati da ricercatori del Centro per la Terapia Genica e Cellulare del Baylor College of Medicine di Houston (Texas) [Zhou X, Blood. 2015 Jun 25;125(26):4103-13]. Questa nuova strategia terapeutica è stata infatti testata in uno studio preliminare (di fase 1) in 12 pazienti (nessuno con mielofibrosi) sottoposti a trapianto di cellule staminali emopoietiche aploidentiche e dai risultati riportati sembra sia in grado di ridurre fortemente i sintomi della Graft versus Host Disease senza compromettere la capacità del trapianto di combattere le infezioni.
Seppur ancora estremamente preliminari questi risultati sono un importante passo avanti per tutti i pazienti (quindi potenzialemnte anche per i pazienti con mielofibrosi) che sviluppano dopo il trapianto una complicazione pericolosa per la vita come appunto la GvHD.
Egregi dottori,
a proposito del farmaco Ruxolitinib mi sfugge il motivo per il quale, quando sarà in commercio in Italia, verrà prescritto per la PV soltanto a coloro che non tollerano la chemioterapia convenzionale. Se Ruxolitinib non è un farmaco chemioterapico (vero?) e a quanto leggo ha effetti benefici perché insistere con la chemioterapia convenzionale che ha numerosi effetti collaterali? Peraltro la non ancora commercializzazione in Italia da cosa dipende? Grazie.
(Ricki)
Risposta
Ruxolitinib ha ottenuto prima l'approvazione dell'FDA (organo di controllo americano) e successivamente quella dell'EMA (organo di controllo europeo) per il trattamento di pazienti con Policitemia Vera, intolleranti o non rispondenti a idrossiurea. L'approvazione del farmaco deriva dai risultati ottenuti da uno studio di fase 3 (STUDIO RESPONSE) rivolto soltanto a pazienti con policitemia vera intolleranti o resistenti al trattamento con idrossiurea, ovvero a quei pazienti in cui il trattamento di prima linea previsto dalle linee guida (ovvero l'idrossiurea) era fallito nel controllo dell'ematocrito e della splenomegalia. La rimborsabilità del farmaco in Italia deve essere ancora stabilita in termini di fattibilità (valutazione dei criteri di risposta ad esempio) ed economici per il sistema sanitario italiano.
Gentili ricercatori, mia madre (età 65) è affetta da Mielofibrosi idiopatica e da più di un anno è in terapia con Ruxolitinib con ottimi risultati. Da qualche mese però presenta deficit della memoria, volevo sapere se questo può essere correlato con il farmaco e se possiamo aiutarla in qualche modo anche attraverso integratori o altro. Grazie mille.
(Giulia)
Risposta
Tra gli effetti collaterali di Ruxolitinib non viene riportata la perdita della memoria, che in questo caso sembra essere più probabilmente associata al fisiologico progredire dell'età. Al contrario la comparsa di gravi deficit cognitivi devono essere presi in forte considerazione e riferiti immediatamente al proprio ematologo di fiducia.
Salve,
mi scuso a priori della semplicità con cui pongo la domanda. Se un paziente in MF prefibrotica JAK2 positivo è in terapia con Interferone (o Ruxolinitib) e va miracolosamente in remissione molecolare con azzeramento della carica di allele, diventando quindi triplo negativo è a maggior rischio di sopravvivenza? Grazie.
(Claudia)
Risposta
La definizione di triplo negativo (assenza di mutazioni nei geni JAK2, MPL e CALR), che si associa ad una prognosi peggiore nei pazienti con mielofibrosi, è da riferirsi ad una condizione di base della malattia. Per tale motivo non si applica ai casi di remissione molecolare (cioè l'azzeramento della percentuale di JAK2 ad esempio) che si osservano dopo trattamento con interferone oppure JAK2 inibitori.
Buonasera, mia nonna da un anno prende l'Oncocarbide che gli provoca un'alterazione dei sapori e non riesce quasi più a mangiare. E' possibile sostituirlo con un farmaco che abbia la stessa funzione ma che non le provochi questo fastidio? Grazie.
(Michela)
Risposta
L'Oncocarbide (Idrossiurea) è un farmaco definito citostatico, ovvero con attività antiproliferativa, comunemente utilizzato nel trattamento della malattie mieloproliferative croniche. Tra gli effetti collaterali più comuni associati al farmaco sono descritte alterazioni della mucosa orale (afte), mentre è meno comune l'alterazione del gusto. Per il controllo della mieloproliferazione possono essere utilizzati altri farmaci, come ad esempio il busulfano oppure la mercaptopurina, che comunque non sono privi di effetti collaterali. Recentemente per alcuni pazienti con diagnosi di mielofibrosi è possibile prescrivere un farmaco ad attività più mirata (target) che appartiene alla classe dei JAK2/JAK1 inibitori, il Ruxolitinib. La scelta del trattamento deve comunque essere valutata ed indicata da un medico ematologo specialista.
Buongiorno mi chiamo Raffaele ho 28 anni e dopo 15 giorni di ricovero per emoglobina bassa dai test fatti risultava tutto negativo tra cui pet tac a contrasto aspirazione midollare finché non decidono di farmi la bom, da qui la risposta è stata ipotesi di mielofibrosi in fase Florida e comunque da confermare, dovremo inviare i vetrini altrove per maggior chiarezza; in base alla vostra esperienza è possibile che la diagnosi sia giusta visto la giovane età? E se si a cosa vado incontro? Grazie.
(Raffaele)
Risposta
La mielofibrosi è una patologia che nella maggior parte dei casi compare in età medio-avanzata, ma anche se più raramente può colpire anche giovani. Quindi l'età di per sé non esclude che sia quella la diagnosi.
Se si dovesse confermare dovranno poi essere valutati vari fattori di rischio che influenzano la prognosi, e sulla base di questi verrà deciso se impostare o meno una terapia.
Sono a chiedervi quando sarà disponibile in Italia il Ruxolitinib per curare la policitemia vera in pazienti che non tollerano la chemioterapia convenzionale. Grazie.
(Marco)
Risposta
Non sappiamo dare dei tempi certi, ma verosimilmente non sarà in commercio prima di un anno.
Buongiorno cari dottori e angeli della ricerca, giorni indietro ho avuto modo di rivolgervi già una domanda e devo ammettere che le vostre risposte e consigli sono veramente sempre professionali, chiare e molto esaustive.
Detto questo vado immediatamente al punto della domanda che ho da porvi: visto che ormai il passato non mi preoccupa perché i danni genetici che doveva fare li ha ormai già fatti; mi preoccupa però il futuro che li deve sicuramente ancora fare, perché essendo la policitemia vera una malattia rara e subdola, mi piacerebbe sapere se ci sono delle novità in materia per quanto riguarda gli anni di aspettativa di vita e tutti i rischi che essa compromette per chi è affetto come me da sindrome mieloproliferativa cronica a tipo Policitemia Vera JAK2 V617F positivo di giovane età ad oggi di anni 42 e già da 5 anni con tale patologia con terapia di prima linea con Oncocarbide dal lunedì al venerdì 3cp al die, il sabato e la domenica 4cp al die. Cardioaspirina 1 cp al die, e karvea 300 mg 1 cp al die.
Vi ringrazio sempre per la vostra attenzione e aspettando una risposta vi saluto rispettosamente.
(Massimo)
Risposta
Un recente studio su oltre 1500 pazienti con policitemia vera ha dimostrato una sopravvivenza mediana di 19 anni, con un ampio range influenzato da vari fattori di rischio come età, eventi trombotici, valori dei globuli bianchi ed alterazioni genetiche. I rischi legati alla malattia sono quello trombotico, emorragico, di evoluzione in mielofibrosi o, molto più raramente, in leucemia. Quello che si può concludere è che la policitemia vera riduce l'aspettativa di vita rispetto alla popolazione sana, ma va tenuto presente che molti pazienti inclusi nello studio, avendo una storia di malattia anche molto lunga, hanno ricevuto le terapie in uso nel passato, quando le conoscenze erano molto più limitate. L'idrossiurea si è confermata ancora una volta non leucemogena.
Assumendo Ruxolitinib si ha anche un calo delle proprie difese immunitarie? Ve lo chiedo perché ho notato immediati mal di gola quando prendo un po' di freddo e al mare ho preso un otite fastidiosa cosa mai successa.
(Donato)
Risposta
Ruxolitinib può avere un impatto negativo sulle difese immunitarie. E' opportuno per prima cosa controllare che i globuli bianchi non si siano abbassati troppo, ma anche nel caso in cui si mantengano normali o addirittura alti è possibile essere più soggetti ad infezioni.
Buonasera, sono una vostra assidua frequentatrice, ho la MF secondaria ho una nuova domanda: ho la febbre tutte le sere oramai da 11 giorni consecutivi che arriva anche a 39.8 39.5 etc; ora poiché so che la febbre nelle normali malattie è una reazione dell'organismo che aggredisce la malattia e la combatte, può essere così anche nella MF? Me lo auguro vivamente, intanto mi hanno dato l'antibiotico che inizierà domani a colazione. Mi date il vostro sapiente parere? Intendo sulla febbre ovviamente. Grazie di cuore e volevo anche dirvi che avete oramai da 3 anni il mio 5xmille per ringraziarvi del vostro lavoro.
(Anna Maria)
Risposta
La febbre è una reazione dell'organismo molto importante per combattere le infezioni, ma nella mielofibrosi si può avere la febbre come manifestazione della malattia senza che abbia alcuna utilità per combatterla. Generalmente però la febbre da mielofibrosi non arriva a valori cosí alti, per cui è corretto pensare ad una possibile origine infettiva.
Gentili dottori buonasera. È la seconda volta che vi scrivo approfittando della vs. gentile disponibilità. Vi mando il referto completo delle analisi che mia madre ha fatto per sospetta policitemia: azotemia 33, creatinina 0.70, bilirubina tot 2.30, diretta 0.60 indiretta 1.70, ldh 448, acido urico 4.30, microglobulina b2 2587, urine tutto assente got/ast 23 gpt/alt 13, emocromo: globuli bianchi 7290, globuli rossi 6420000, emoglobina 18.90, ematocrito 59.50, mchc 31.76, rdw 15.80, piastrine 786000, trombocrito 0.70.
Ho scritto solo i valori alterati tutto il resto è nella norma. Oltre l'esame del sangue l'ematologo ha richiesto ecografia addome completo rx torace. Esito negativo. L'ematologo chiedendo l'età di mia madre che ha 73 anni ha prescritto elettroforesi e la cura con Oncocarbide tenendola sotto controllo. Per il momento vuole evitare il prelievo midollare per la mutazione JAK2 da premettere che 1'anno fa è stato fatto con un prelievo del sangue l'esame JAK2 ed è risultato negativo.
Vi chiedo un vs. parere professionale riguardo la terapia adottata dal dottore che ci sta seguendo e data l'età di mia madre se la malattia può progredire in maniera più veloce o più lenta. Vi ringrazio anticipatamente e con l'occasione porgo i miei più distinti saluti.
(Giuseppe)
Risposta
Allo stato attuale i criteri diagnostici per la policitemia vera non richiedono necessariamente la biopsia del midollo osseo, anche se si sta sempre più affermando la sua importanza, ma la mutazione di JAK2 si trova in oltre il 95% dei casi. Un aumento di emoglobina in assenza della mutazione di JAK2 deve essere valutato attentamente per la ricerca di altre possibili cause. Da sottolineare che la ricerca delle mutazioni di JAK2, sia la V617F che quelle dell'esone 12, si fanno comunemente su sangue periferico. Non possiamo valutare in questa sede tutti gli altri esami ematici che ha trascritto in quanto una valutazione complessiva del caso specifico richiede necessariamente una visita medica.
Sono in cura per trombocitemia essenziale, ho appena saputo di avere la mutazione del gene CALR mi e stato detto che esistono due tipi di mutazione di questo gene e io le avrei tutt'e due, potreste dirmi cosa significa?
(Stefania)
Risposta
La mutazione di CALR si trova in circa il 20-30% dei pazienti con trombocitemia essenziale; rispetto alla mutazione di JAK2, questa mutazione si associa in genere a valori più bassi di globuli bianchi ed emoglobina ed a valori più alti di piastrine, oltre che a un minor rischio trombotico. Avere entrambe le mutazioni di tipo 1 e 2 è un evento non descritto finora in letteratura, altre mutazioni combinate eventualmente possono trovarsi nelle cosiddette forme atipiche.
Come recentemente vi scrivevo, temo di soffrire di una forma di TE particolarmente a rischio dal momento che ho avuto già due trascorsi di TIA di cui l'ultimo lo scorso aprile quando già assumevo da anni l'Oncocarbide che quindi non è stato efficace a contenere a sufficienza il rischio ischemico. La domanda è: sono state fatte ricerche per verificare se in tali forme "a rischio" di TE la terapia con Ruxolitinib è efficace nel contenere il rischio ischemico? So che ancora il Ruxolitinib non è prescrivibile per la TE, ma spero che un giorno lo possa essere almeno per le forme di maggiore rischio ischemico. Grazie in anticipo per la risposta.
(Luigi)
Risposta
Ruxolitinib viene attualmente sperimentato nelle trombocitemie resistenti o intolleranti ad idrossiurea e in uno studio per pazienti con associata trombosi dei vasi addominali. A nostra conoscenza non sono in questo momento previste altre sperimentazioni nella trombocitemia.
Per quanto riguarda il rischio trombotico con Ruxolitinib, ci sono alcuni dati preliminari nella policitemia vera che suggeriscono una riduzione del rischio, ma è necessario un follow up molto più lungo per poter confermare o meno questo dato. Riguardo al suo secondo episodio ischemico è da precisare che un TIA (attacco ischemico transitorio) per definizione dura meno di 24 ore, per cui se è durato due settimane vale la pena di prendere in considerazione diagnosi alternative.
Si sta sempre più consolidando la tesi che PRM 151 sia il farmaco più efficace rispetto a tutti gli altri farmaci sperimentali per la MF, tanto più perché non ha controindicazioni particolari né fa diminuire la emoglobina. Ma allora perché non iniziare la sperimentazione in Italia? Grazie.
(Nando)
Risposta
Ci risulta che gli ultimi dati presentati con il farmaco PRM 151 siano quelli del congresso della società americana di ematologia del dicembre 2014, che mostravano risultati preliminari interessanti in 27 pazienti con mielofibrosi trattati con PRM 151 associato o meno a Ruxolitinib. Non siamo a conoscenza di conferme su popolazioni più ampie né con follow up superiore a 24 settimane. Il farmaco si è dimostrato promettente, ma richiede ancora conferma di efficacia e del profilo di sicurezza. Se saranno pianificati studi su popolazioni più ampie è possibile che l'Italia venga inclusa fra i partecipanti.
Dolori insistenti, ma sopportabili, quasi fossero come un torcicollo che si irradiano, sono da attribuire alla MF oppure, appunto, al classico torcicollo?
(Leonardo)
Risposta
È probabile che si tratti di un dolore di origine osteomuscolare, ma la valutazione deve essere fatta nell'ambito di una visita medica, anche per decidere se siano necessari esami strumentali.
Buongiorno,
ho 66 anni, da 12/14 anni ho le piastrine alte 550/600 e l'ematoccrito superiore al 50/51%. Nel 2014 prelievo del midollo con JAK2 positivo, alleli mutati 16%. Diagnosi: policitemia vera. Ho cominciato con dei salassi, 6 nel 2014, l'ultimo dei quali il 28/10 e uno nel 2015 (il 10/3). L'ultimo ematocrito, fatto la settimana scorsa, indica: Eritrociti 6,30, Emoglobina 12,5, Ematocrito 43, Piastrine 500, MCV 67, MCHC 29,4 (in continua diminuzione).
Secondo le linee guida, in base all'età dovrei essere in terapia con Oncocarbide da tempo. Considerando che non sono iperteso, non sono obeso, ho il colesterolo normale, come pure i trigliceridi. Non ho ingrossamento dei linfonodi né problemi alla milza. Prendo una aspirinetta al giorno che a dire il vero mi provoca qualche problema (una a giorni alterni potrebbe essere una soluzione?). Il valore dell'MCHC in continua diminuzione è un problema? Grazie della vostra opinione. Cordiali saluti.
(Renato)
Risposta
Il controllo del peso, del colesterolo e trigliceridi plasmatici, della glicemia, della pressione, evitare completamente il fumo, sono tutte azioni estremamente importanti per ridurre il rischio di eventi trombotici, ma la policitemia vera è un fattore di rischio aggiuntivo.
E' stato dimostrato che l'utilizzo di idrossiurea in persone con policitemia vera ed età superiore a 60 anni riduce il rischio di trombosi legato alla policitemia, da qui l'indicazione ad utilizzarla.
Sono affetta da policitemia vera dal 2010. Da tempo mi sono comparse delle brutte macchie al volto e alle mani, il dermatologo dice che dipende dai farmaci che prendo (Oncocarbide). Ci sarebbe la possibilità di avere il nuovo farmaco Ruxolitinib. Grazie per la risposta.
(Irene)
Risposta
Ancora Ruxolitinib non è in commercio per la policitemia vera e non ci sono attualmente studi in cui poter inserire nuovi pazienti con questa diagnosi.
Egregi ricercatori,
sono un paziente affetto da PV ed ho 65 anni. Attualmente la terapia consiste nell'assumere cardioaspirina e, quando occorre, (circa ogni 2 mesi) il salasso. In questi ultimi mesi non ho fatto più il salasso in quanto l'ematocrito rimane fisso intorno ai 45 con una diminuzione da 13.5 a 11.5 dell'emoglobina. A tal proposito desidero conoscere il vostro parere e inoltre volevo anche chiedere se questa situazione può rappresentare una evoluzione della PV in mielofibrosi. In caso affermativo vi chiedo quali sono gli esami di laboratorio necessari per identificare l'eventuale fase evolutiva.
Grazie come sempre per le vostre cortesi risposte.
(Riccardo)
Risposta
La riduzione della necessità di salassi, in assenza di terapia citoriduttiva, in un soggetto con policitemia vera può dipendere dalla carenza di ferro provocata dai salassi fatti fino a quel momento oppure da una tendenza della malattia a "spengersi", evolvendo verso la mielofibrosi. Queste due possibilità possono essere valutate inizialmente con esami del sangue come sideremia, transferrina e ferritina, aggiungendo l'LDH e uno striscio di sangue periferico. In caso di sospetto di evoluzione della malattia la certezza può essere ottenuta soltanto con la biopsia osteomidollare.
Buona sera gentili ricercatori, vi volevo chiedere che cosa significa nelle malattie mieloproliferative croniche la dicitura "evoluzione verso la fibrosi" e a quale sintomatologia e valori di laboratorio si accompagna. Grazie.
(Isabella)
Risposta
Nella policitemia vera e trombocitemia essenziale una possibile evoluzione della malattia, che avviene in circa il 10-15% dei casi, è quella in mielofibrosi, che si caratterizza per l'accumulo di fibre all'interno del midollo osseo. Questo comporta in genere una riduzione dei valori di emoglobina, accompagnata o meno da alterazioni di globuli bianchi e piastrine, da un aumento delle dimensioni della milza e talvolta dalla comparsa di sintomi quali stanchezza, sudorazioni notturne, perdita di peso e/o febbricola.
Sono affetto da TE diagnosticata nel 2004 e curata fino al 2008 con Cardioaspirina e successivamente, a seguito di TIA con temporanea cecità bioculare, con Cardioaspirina e Oncocarbide al dosaggio medio di 1250 mg/die. Durante lo scorso aprile ho avuto un altro episodio di TIA con vertigini e perdita di equilibrio durato circa due settimane senza però evidenze nella TAC. A seguito dell'episodio il neurologo ha cambiato la prescrizione della Cardioaspirina in Clopidogrel. Da allora le piastrine sono aumentate da circa 450 a circa 650, cosa significa questo aumento delle piastrine e a che cosa può essere imputato? Odo inoltre dei ronzii pulsanti col battito cardiaco, rappresentano motivo di intervento terapeutico?
(Luigi)
Risposta
L'aumento delle piastrine può essere dovuto alla storia naturale della sua trombocitemia essenziale, non vediamo relazione con il cambio di terapia. Il fatto di aver avuto un evento trombotico, seppur transitorio, è una indicazione ad aggiungere una terapia citostatica (idrossiurea in prima linea) a quella antiaggregante (gli studi nelle malattie mieloproliferative sono stati fatti soltanto con aspirina) per ridurre il rischio di recidive. Circa i ronzii che riferisce, potrebbero essere dovuti alla microcircolazione, ma le consigliamo anche un controllo della pressione arteriosa ed una visita otorinolaringoiatra.
Buonasera,
ho mio suocero che da anni è in cura con eprex per una mielodispasia. Da qualche tempo c'è stata la formazione di un ascite (dovuta dalla milza ingrossata) che cerca di attenuare con lasix ma le cose non vanno migliorando. Nello studio midollare hanno riscontrato una mielofibrosi ma non c'è la mutazione del JAK2 e un ldh altississimo. Si possono alleviare i sintomi di questa situazione con il Ruxolitinib anche se non c'è la mutazione del JAK2? Grazie.
(Susy)
Risposta
Ruxolitinib ha indicazione per la mielofibrosi in quanto malattia mieloproliferativa cronica, non per la mielodisplasia con fibrosi midollare, che può esistere ma su cui il farmaco non è stato testato. La prima cosa da fare è chiarire la diagnosi, per cui potrebbe essere utile ricercare le mutazioni di MPL e CALR dopodiché, se si trattasse di una mielofibrosi, Ruxolitinib potrebbe alleviare i disturbi legati alla milza ingrossata indipendentemente dalla mutazione o meno del JAK2.
Salve, vi scrivo per chiedere ulteriori notizie in merito alla sperimentazione del farmaco Vismodegib, un inibitore della via di trasduzione di Hedgehog. Secondo una pubblicazione del 28 luglio UPI (S.Diego) dagli studi 5 Phase II clinical trials si sono avuti buoni risultati per la mielofibrosi. In Italia vi sono delle attese da parte dei ricercatori in merito al suddetto farmaco?
Grazie.
(Ernesto)
Risposta
E' possibile che una sperimentazione con Vismodegib venga attivata anche in Italia, ma attualmente è un una fase molto preliminare per cui non sappiamo dare tempi certi.
Buongiorno, ho letto su vari siti degli ottimi risultati raggiunti dai primi studi in Vitro dei JAK2 inibitori Type II come il CHZ868 sia come effetti sul clone mutato che in relazione alla fibrosi midollare. Sono previsti studi a breve anche in vivo in Italia? Saluti e grazie.
(Luca)
Risposta
Il farmaco CHZ868 ha dimostrato una attività contro il clone JAK2 o MPL mutato in vitro e sulla malattia in modelli murini, ma a nostra conoscenza non sono ancora state attivate sperimentazioni nell'uomo.
Gentili ricercatori buon giorno. Mia madre di 73 anni sospettano una policitemia vera sta eseguendo degli esami per conferma. La mia domanda è che differenza c'è tra pv te e mielofribosi? Grazie.
(Giuseppe)
Risposta
Sono tutte e tre malattie mieloproliferative croniche, cioè caratterizzate dalla crescita incontrollata di alcune cellule del midollo osseo. Il termine cronico sta ad indicare che l'andamento della malattia è lento. A grandi linee si può dire che la policitemia vera è caratterizzata principalmente da un aumento dei globuli rossi e la trombocitemia essenziale da un aumento delle piastrine. Queste due patologie sono accomunate da un elevato rischio trombotico. La mielofibrosi può invece avere manifestazioni cliniche meno univoche, che vanno dall'aumento delle dimensioni della milza all'anemia, con possibili variazioni sia in senso di aumento che di diminuzione di globuli bianchi e piastrine.
Salve, vi ho scritto qualche settimana fa chiedendovi un parere sulla BOM fatta al Cardarelli a gennaio 2015, per sospetta trombocitemia, in cui sottolineavano la presenza di megacariociti displastici tendenti alla clusterizzazione e midollo osseo trilineare ipercellulare della quota eritroide. Ho avuto i risultati della revisione istologica fatta fare all'ospedale di Bologna e a differenza del Cardarelli non parlano di ipercellularita trilineare, ma solo di megacariocitopoiesi fino a 7 elementi per campo a forte ingrandimento, con nucleo ipersegmentato.
Inoltre, dall'ultimo prelievo, nonostante per alcuni giorni non avessi preso oncocarbide perché ho avuto una febbre molto alta, sono usciti i neutrofili diminuiti e un netto calo delle piastrine. Cosa devo pensare?
(Roberta)
Risposta
L'interpretazione della biopsia può essere alquanto variabile specie nelle forme iniziali di malattia, ma in assenza di iperplasia trilineare e con aumento dei soli megacariociti appare più verosimile una diagnosi di trombocitemia. Peraltro, la biopsia deve essere interpretata nell'ottica di una valutazione generale degli esami, dei sintomi e dei reperti obiettivi. Circa la febbre, se si esclude che possa essere dovuta al farmaco, può significare una qualsiasi infezione, che deve essere valutata dal suo curante.
Sono la signora che vi ha scritto il 23 luglio u.s. sulla diagnosi di sospetta mielofibrosi dal 2009 che non ha potuto effettuare biopsia per mancata sopportazione del dolore. Possibile che in Italia (nel mio caso a Napoli) non si possa effettuare (siamo in Europa e nel 2015!) analgesia più o meno profonda per questi casi? Quali ospedali in Italia la effettuano non dovendo pagare privatamente? Cosa mi suggerite di fare in proposito? Non so proprio a chi rivolgermi in Italia. Ho letto su internet che a Bari all'istituto oncologico effettuano biopsia senza dolore. E' l'unico centro in Italia? Per quanto invece riguarda le varici arti inferiori posso effettuare la nuova metodica di termoablazione con radiofrequenza che consiste nell'introdurre una sonda e chiudere la safena senza anestesia generale anziché lo stripping che può comportare più complicanze? Grazie.
(Margherita)
Risposta
Generalmente la biopsia del midollo si esegue in anestesia locale e in regime ambulatoriale, ma in caso di impossibilità ad effettuare la metodica può essere organizzata in anestesia generale. Questo comporta una maggiore complessità logistica in quanto prevede l'utilizzo di uno spazio con anestesista dedicato, e l'aggiunta dei rischi anestesiologici. Teoricamente può essere fatta in tutti gli ospedali.
Per quanto riguarda il tipo di intervento per le varici degli arti inferiori, non esiste una controindicazione generica alla termoablazione, ma ogni caso specifico deve essere valutato singolarmente dal medico.
Cari ricercatori dal marzo 2010 mi venne diagnosticata una sindrome mieloproliferativa cronica a tipo policitemia vera JAK2 V617F positivo. Per tale patologia feci terapia antiaggregate piastrinica con cardioaspirin 1 cp/die. Inoltre sino a dicembre 2010 sono stato trattato con salassi terapeutici periodici e successivamente per l'associarsi di leucopiastrinosi e la presenza di una marcata splenomegalia diametro long. 24 cm è stata iniziata terapia citoriduttiva con oncocarbide a dosaggio modulato in base all'andamento dei parametri dell'emocromo. La mia terapia attuale domiciliare è: cardioaspirin 1 cp /die, oncocarbide 3 cp/die dal lunedì al venerdì e 4 cp/die il sabato e la domenica, allopurinolo 300 mg 1 cp/die, lansoprazolo 1 cp/die, lobivon 1 cp/die, karvea 300 mg 1 cp die. Ho 42 anni e vorrei sapere di quanto è la dose massima di cp giornaliera o settimanale che si può assumere di oncocarbide perché non ho mai capito bene fino a quante cp si possono assumere al die. Spero di essere stato chiaro nella domanda. Grazie per la vs cortesia e per la vs ricerca, aspettando con ansia una vs risposta vi ringrazio infinitamente.
PS: se possibile vorrei avere solo un vostro giudizio se la terapia detta sopra è la linea giusta che mi stanno facendo fare, o se ci sono altre terapie per tale patologia. Ancora mille grazie.
(Massimo)
Risposta
La dose massima di oncocarbide nella malattie mieloproliferative croniche si considera essere 2 grammi al giorno (4 compresse), che può arrivare a 2,5 grammi (5 compresse) in caso di elevato peso corporeo.
Questo ovviamente a patto che non si presentino delle tossicità a dosaggi più bassi, nel qual caso si considera la dose a cui sono comparse come la massima dose tollerata dal singolo paziente. La terapia che sta facendo è quella attualmente considerata di prima linea; in questo momento alternative possibili includono l'interferone peghilato, disponibile all'interno di trial clinici, che potrebbe essere preso in considerazione vista la giovane età. In considerazione dell'entità della splenomegalia potrebbe invece essere considerato ruxolitinib quando verrà approvato e sarà in commercio anche nel nostro paese per la policitemia vera.
Buonasera, mio padre è affetto da mielofibrosi primaria. Attualmente in terapia con Ruxolitib a bassissimo dosaggio per valori di emoglobina inferiori a 9 e piastrine intorno a 30.000. Vorrei sapere se in Italia il Pacritinib è sperimentato e quali sono i centri dove potrei rivolgermi.
(Giovanna)
Risposta
Sperimentazioni con Pacritinib vengono condotte in alcuni centri italiani, ma purtroppo l'arruolamento di nuovi pazienti è concluso. Continuano quindi a essere trattati soltanto i pazienti che sono stati inseriti nella sperimentazione nella fase di arruolamento attivo.
Buongiorno. Vi scrivo per chiedervi un parere su discordanza valori ematocrito (vedi valori riportati 20.07 ore 9.21). Per un problema di congestione sono andato al pronto soccorso e mi hanno fatto delle analisi. A distanza di 1 gg. è possibile che due laboratori hanno valori così differenti di ematocrito? In ospedale avevo ematocrito 50.00 globuli bianchi 11.80, globuli rossi 7.67, emoglobina 14.6, piastrine 498. Sono quasi 6 punti di differenza di ematocrito! Nel laboratorio convenzionato riportano scritto METODICA CONTAGLOBULI invece nella struttura ospedaliera non indicano il metodo. Quanti e quali metodi esistono? E gli stessi possono dare risultati così diversi? Scusate ma per un policitemico passare da 44.4 a 50 di ematocrito vuol dire fare altri salassi. Attendo vs. consiglio grazie.
(Agostino)
Risposta
Alla differenza di valori possono contribuire sia il diverso laboratorio sia una situazione clinica particolare come potrebbe essere stato il malore per cui è andato al pronto soccorso. Il consiglio è di scegliere un laboratorio certificato da utilizzare come riferimento, e di utilizzare se possibile sempre quello per le decisioni sull'esecuzione dei salassi.
Buonasera. Epo sottocute (Eprex 40.000 UI) aumenta dimensioni milza per paziente mielofibrosi secondaria a PV che non assume altri farmaci? Grazie.
(Alessandra)
Risposta
È più probabile che la milza aumenti di dimensioni per progressione della mielofibrosi
Ho la trombocitemia essenziale da circa un anno sono in cura con l'interferone, le piastrine sono scese molto ma il medicinale mi provoca perdita di capelli, mi sapete dire cosa posso fare per combattere questo effetto collaterale?
(Stefania)
Risposta
Purtroppo l'unico rimedio sarebbe interrompere l'interferone. Valuti con il suo ematologo se ne valga la pena in relazione al controllo della patologia che ha ottenuto.
Buon giorno,
sono uno con la PV diagnosticata nel 2009, faccio controllo mensilmente dell'emocromo caso che superi i valori, mi fanno il salasso, spiego i sintomi che mi sono venuti, da 7 mesi non faccio più salassi perché i valori sono normali non prendo più l'oncocarbide (mi si gonfiavano i piedi con grandi bolle rosse) al posto del cardirene (perché quando le prendevo mi sentivo un prurito a tutto il corpo) il medico mi ha dato tiklid compresse con queste va meglio, l'incoveniente che ho ora è lo stomaco, mi hanno fatto i raggi riguardo fegato e milza trovando tutto regolare, però ogni volta che mangio mi viene una leggera sudurazione e dolori allo stomaco fortissimi, devo coricarmi a pancia in giù per circa una mezzora poi scompare, preciso che non mangio esageratamente e lo fa anche con un panino e qualsiasi tipo di cibo, ho provato anche vari tipi di digestivi con scarsi risultati al momento quello valido e coricarsi a pancia in giù, questi disturbi sono sempre provocati dalla P.V. e come potrei alleviarli, avreste qualche consiglio?
Chiederei un altro consiglio riguardo il prurito, prendendo il sole quando faccio la doccia non ho prurito, potrei nei mesi invernali andare farmi le lampade per alleviare questo fastidioso prurito, sarebbe dannoso? Mi scuso se vi ho esposto questi problemmi ma sto così tanto male da non sapere più cosa fare. Vi saluto e ringrazio.
(Amedeo)
Risposta
È improbabile che i disturbi allo stomaco dipendano dalla policitemia vera; parli con il suo medico per capire se una gastroscopia potrebbe essere utile per chiarire quale sia il problema. Se l'esposizione al sole le allevia il prurito può provare a fare le lampade in inverno, purché sotto controllo medico per evitare una esposizione eccessiva.
Sono la signora affetta da mielofibrosi di 50 anni cha ha scritto poc'anzi.
Un'altra domanda: sono affetta da insufficienza venosa ad entrambi gli arti inferiori e la mia ematologa dice sempre di soprassedere. Sono davvero condannata a non intervenire? Oltre il fastidio c'è anche il senso estetico visto che sono ancora giovane. Vorrei un vs. parere. Grazie.
(Margherita)
Risposta
Una diagnosi di mielofibrosi non vieta eventuali interventi chirurgici che siano necessari, sebbene richieda una maggior attenzione per evitare complicanze.
Buongiorno. Sono affetta da mielofibrosi idiopatica con mutazione JAK2, milza non ingrossata, valori nella norma con qualche oscillazione nei valori (i bianchi tendono a salire talvolta anche fino a 12,000, l'emoglobina scende talvolta fino a 11,8, piastrine sempre normali). All'inizio della diagnosi (2009) sembrava (non fatta con biopsia, in quanto, ahime, non ho potuto sopportare il dolore della procedura) quasi avessi la policitemia più che la mielofibrosi in quanto i valori erano tutti alti con ldh che superava anche i 1000. Dopo 1 mese di iniezioni con Dicloreum per curare una forte cervicalgia, i valori dell'emocromo cominciarono a stabilizzarsi verso il basso fino ai valori attuali descritti. L'ematologo dice di non procedere a biopsia in quanto non la sopporterei e poi vi sono i dacriociti sullo striscio periferico, la positivita' del JAK2 che testimoniano la malattia. Ovviamente dal 2009 non prendo farmaci.
1)Che aspettativa di vita avrò visto che ho solo 50 anni?
2)Dovrei fare altri accertamenti visto che non potrò fare la biopsia perché non ne sopporto il dolore? Infatti mi fu prelevato solo sangue midollare (i cd34+ erano 0,5% della cellularità).
Grazie per le due risposte. (Se avete bisogno di altri dati ve li posso scrivere).
(Margherita)
Risposta
È difficile valutare una prognosi senza una diagnosi esatta, che non può essere fatta senza biopsia del midollo.
Buongiorno. Volevo un vs. consiglio. Maschio 46 anni policitemico JAK positivo da 9 mesi. Salassi al bisogno e cardioaspirina. Dopo l'ultimo salasso (il 19.6) i valori sono: ematocrito 44.4 emoglobina 14.4 globuli bianchi 9.3 globuli rossi 7.37 piastrine 453- Il ferro ferritina quasi assenti. Mi sento molto stanco senza energie mancanza di concentrazione. La mia ematologa mi ha detto che posso nel caso assumere per un mese circa il Supradin. La notte soffro d'insonnia. Dormo di media 4 ore a notte. Ogni tanto la sera prendo una valeriana ma con scarsi risultati. Cosa mi consigliate? Grazie per il vostro prezioso supporto.
(Agostino)
Risposta
La stanchezza può dipendere sia dalla carenza di ferro che di sonno. Purtroppo correggere il ferro assumendo integratori che lo contengono può favorire l'incremento dell'ematocrito, con conseguente ulteriore necessità di salassi. Per ridurre la stanchezza potrebbe provare ad aumentare le ore di sonno eventualmente aiutandosi con qualche farmaco ad azione più potente e mirata della valeriana, che è effettivamente molto blanda. Chieda consiglio al suo medico per quale farmaco utilizzare.
Mia moglie, per la mielofibrosi, è curata da nove mesi con Ruxolitinib. Da circa dieci giorni ha una estesa eruzione cutanea, curata con pomata al cortisone (0,1%). Il dermatologo afferma che il disturbo è provocato da intossicazione da farmaco, perciò mia moglie ha sospeso due farmaci che negli effetti indesiderati elencano anche "eruzioni cutanee (zyloric e colecalciferolo eg 25.000 U.I. in dose mensile)". Non ha sospeso Ruxolitinib, il cui foglio illustrativo non cita come effetto indesiderato "eruzioni cutanee" in genere, ma "herpes zoster", che il medico ha escluso. Conoscendo bene il farmaco, vi risulta che possa provocare questo tipo di problema? Ringrazio sentitamente.
(Giuseppe)
Risposta
In caso di eruzione cutanea durante terapia con Ruxolitinib é importante escludere una riattivazione virale tipo herpes zoster o altro virus herpetico. Una infezione fungina, sebbene non comune, potrebbe essere giustificata dal meccanismo d'azione del farmaco. Altri tipi di eruzioni cutanee non sono comuni, ma una reazione di tipo allergico potrebbe accadere anche con Ruxolitinib così come con qualsiasi altro farmaco.
Volendo fare un tentativo di sospensione, informi il suo ematologo e si faccia consigliare per la riduzione graduale del dosaggio.
Buona sera gentili ricercatori, vi volevo chiedere se esistono farmaci orfani per il trattamento della policitemia vera e se quest'ultima viene considerata una malattia rara. Grazie infinite.
(Isabella)
Risposta
La policitemia vera viene considerata malattia rara. Alcuni farmaci orfani come il Givinostat sono in sperimentazione per questa indicazione.
Buongiorno ricercatori,
volevo chiedervi informazioni in merito ai risultati del trial clinico di fase III, previsti in questo periodo, sull'Anagrelide Retard, data la presunta maggiore tollerabilità di questa nuova formulazione fermo restando la medesima efficacia: è un'opzione nel prossimo futuro?
Allo stesso tempo, per l'Imetelstat, dopo la sospensione cautelativa, è effettivamente iniziata una fase II nella MF a livello internazionale? Qual è attualmente l'aggiornamento in fase II nella TE?
Mi sembra di capire che anche per quanto riguarda il Momelotinib c'è una fase II nella TE, così come per il Ruxo, ma a breve/medio termine l'unico farmaco in fase 3 a livello internazionale è il Pegasys: dato che però, in fase 2, molti centri ematologici italiani stanno collaborando quale sembra, in un aggiornamento provvisorio, l'esito di questa scelta terapeutica che prevede l'uso in combinazione della cardioaspirina e del Pegasys?
(Davide)
Risposta
Il trial di confronto fra la formulazione classica di anagrelide e quella retard è in corso, ma non coinvolge centri italiani e non sono ancora disponibili i risultati, che ci potranno dare informazioni utili per l'uso di questa nuova formulazione con l'ottica di ridurre gli effetti collaterali.
Il trial di fase 2 con Imetelstat nella mielofibrosi verrà effettuato a livello internazionale e partirà anche in Italia verosimilmente in autunno. Per la trombocitemia essenziale a nostra conoscenza non c'è attualmente previsione di nuove sperimentazioni.
Momelotinib e Ruxolitinib sono entrambi testati in trial di fase 2 per la trombocitemia essenziale, mentre l'interferone peghilato viene attualmente utilizzato in trial di fase 3 in pazienti con trombocitemia essenziale ad alto rischio. Dovrebbe partire, su indicazione di centri italiani, una nuova sperimentazione con interferone peghilato nella policitemia vera a basso rischio, ma non si tratta di una associazione con aspirina, che viene peraltro già utilizzata anche durante trattamento con interferone, se clinicamente indicato. Questo trial tuttavia non prevede l'arruolamento di pazienti con trombocitemia essenziale.
Soffro da molti anni di una sudorazione profusa incontrollabile, che mi rende la vita impossibile, ho policitemia vera prendo cardioaspirina ed oncocarbide, non ho più le meustrazioni da tre anni, a 43 anni e non so il perché, se è stato l'oncocarbide, mi potete dare un consiglio per far smettere la sudorazione e sopratutto da che dipende?
Risposta
La sudorazione potrebbe dipendere dalla policitemia vera, soprattutto se si presenta principalmente durante la notte. Se associata a vampate di calore potrebbe anche dipendere da una menopausa precoce, aspetto che potrebbe valutare con il suo ginecologo. Ne parli anche con il suo ematologo, se ritiene che possa essere correlata alla policitemia potrebbe essere indicato provare un nuovo farmaco con meccanismo d'azione più mirato rispetto all'idrossiurea. Ruxolitinib potrebbe essere efficace ma non è al momento prescrivibile per la policitemia vera.
Gent.mi vi avevo in precedenza chiesto informazioni sulla mialofibrosi, malattia che ha colpito mio padre da due anni. Volevo, se possibile, un chiarimento sull'esito di un esame sul valore CD34, da 64 valore rilevato a diagnosi della malattia a oggi diminuito a 32 è un fattore positivo? Da cosa può essere determinato? Grazie.
(Veronica)
Risposta
Il valore di CD34 è un indice di quante cellule "immature", che normalmente dovrebbero stare nel midollo, si trovano nel sangue circolante. Una diminuzione può essere l'effetto di una terapia citostatica oppure semplicemente casuale, ma il fatto che il valore non aumenti è un indice quanto meno di stabilità della malattia.
Gentili ricercatori, vorrei sapere se ci sono controindicazioni all'esposizione al sole per chi assume Jakavi. Grazie.
Risposta
L'esposizione al sole non è una controindicazione assoluta durante la terapia con Ruxolitinib, ma alcuni dati recenti, ancora da confermare, sembrano indicare un aumentata frequenza di tumori della pelle come basaliomi e carcinomi squamocellulari (non melanoma) durante l'assunzione di Ruxolitinib. Poiché anche per queste neoplasie cutanee l'esposizione al sole è un fattore di rischio, è consigliabile porre la massima attenzione ad evitare scottature utilizzando protezioni solari elevate.
Buongiorno, la policitemia vera è controindicazione assoluta per l'attività subacquea? Grazie.
(Daniela)
Risposta
La policitemia vera non è controindicazione assoluta all'attività subacquea, ma potrebbe essere controindicazione relativa a seconda di come è controllata la malattia, delle possibili complicanze già avvenute, della concomitanza di altri fattori di rischio individuali.
Buongiorno, ho la MF secondaria e da un po' di tempo la sera mi si alza la temperatura a volte fino a 39.5 con dolori diffusi, al mattino non ho più niente. Inoltre, poiché ogni tanto ho un leggero mal di gola che va e viene senza troppi problemi ho chiesto di fare l'esame della ves (negativa)e della proteina C reattiva quantificato che è risultata a 2.60. Ora fino a martedì non posso vedere il medico e mi rigiro nel dubbio se la MF può dare risultato alterato della proteina C oppure no? Grazie per la cortesia.
(Anna Maria)
Risposta
La proteina C può essere alterata per la mielofibrosi, ma nel suo caso anche per il mal di gola e la febbre, che potrebbe essere legata alla mielofibrosi ma anche di tipo infettivo.
Buonasera, ho 15 anni e ho la milza ingrossata di 14.5 long. Non mi va niente da mangiare. Sto prendendo vitamine e ho fatto le analisi e il valore alto dei eosinofili. È tutto a posto?
(Alice)
Risposta
Sono delle alterazioni che meritano di essere valutate dal suo medico di famiglia.
Salve torno a chiedervi notizie in merito ai recenti risultati presentati all'EHA giu-2015 sulla fase 2 del PRM 151. Da quello che ho letto viene documentata una riduzione significativa della fibrosi e dell'anemia (anch rid. milza) in una buona percentuale dei pazienti, oltre a una buona tollerabilità con possibilità di abinare il Ruxolitinib. E' possibile che arrivi in Italia lo studio di questo nuovo farmaco? Grazie sempre.
(Ernesto)
Risposta
PRM-151 sembra essere efficace nel ridurre la fibrosi midollare in pazienti con mielofibrosi, ma per il momento, a nostra conoscenza, non sono in programma sperimentazioni con questo farmaco.
Gentili ricercatori buongiorno, vorrei sapere se Ruxolitinib è un chemioterapico citoriduttivo. Grazie infinitamente per il vostro lavoro di ricerca e per il sostegno che ci date con le vostre risposte.
Risposta
Ruxolitinib è un chemioterapico inibitore selettivo delle Janus Associated Kinases, intendendo il termine chemioterapico nell'accezione più ampia di farmaco ad azione mirata contro i meccanismi di determinate patologie. Si differenzia infatti dai chemioterapici antitumorali tradizionali per il meccanismo d'azione molto più selettivo.
Buongiorno.
In una trombocitemia essenziale con mutazione CALR e con piastrine stabili intorno a 1,5 mln, può avere senso fare dei test specifici di coagulazione per identificare e quindi trattare di conseguenza possibili sintomi relativi a una malattia acquisita di tipo Von Willebrand? Se si, quali sono questi test?
Grazie mille.
(Roberto)
Risposta
Nella trombocitemia essenziale, in caso di una conta piastrinica superiore a 1 mln o in caso di eventi emorragici può essere indicato misurare l'attività del fattore di von Willebrand. L'utilità del test è principalmente quella di capire se sia indicata o meno la profilassi con aspirina a basse dosi. Tuttavia l'interpretazione del test non è univoca, motivo per cui non sempre nella pratica clinica viene utilizzato.
Sono una donna con l'età di 68 anni, malata di mielofibrosi, prendendo l'oncocarbide possono gonfiare le caviglie, perché ho una caviglia gonfia e arrossata?
(Rita)
Risposta
L'arrossamento e il gonfiore di una sola caviglia potrebbe dipendere da una tossicità cutanea dell'idrossiurea ma anche, ad esempio, da una flebite. Si rivolga al suo medico per una visita.
Mia moglie, affetta da mielofibrosi a rischio intermedio 2, JAK2 positiva, assume Ruxolitinib dalla fine novembre 2014. Effetti positivi del medicinale: totale scomparsa dei sintomi e riduzione della milza. Effetto negativo: calo delle piastrine (ora circa 80.000). In una vostra risposta del 16 nov. 2014 leggo che "la riduzione dell'emoglobina dovuta al Ruxolitinib generalmente compare nei primi mesi di trattamento, ma dopo circa 6 mesi i valori tendono a tornare come prima di iniziare la terapia... talvolta questo tempo può essere prolungato...".
Vi chiedo se ciò può accadere eventualmente anche nel caso di riduzione delle piastrine. Un sentito grazie per il vostro lavoro.
(Giuseppe)
Risposta
Generalmente il valore delle piastrine ha un andamento simile a quello dell'emoglobina durante la terapia con Ruxolitinib: una riduzione importante e repentina nei primi 1-2 mesi per poi assestarsi su valori più alti ma comunque inferiori a quelli pre terapia. Da tener presente che al contrario dell'anemia, più facilmente gestibile con le trasfusioni, la piastrinopenia è un criterio importante per effettuare riduzioni di dosaggio e talvolta anche sospensioni della terapia.
Volevo sapere se nella policitemia vera è normale avere ldh a 348 e la fosfatasi alcalina a 136.
Risposta
Sono valori potenzialmente compatibili con la policitemia vera, ma sono anche parametri molto aspecifici per cui devono essere valutati nel contesto clinico.
Salve, una eventuale iperplasia trilineare può essere compatibile con una refertazione di globuli bianchi e piastrine da sempre nella norma e mai alterati?
(Pino)
Risposta
Dipende dal contesto clinico. Se ha fatto la biopsia del midollo qualche problematica deve esserci, oltre ad avere globuli bianchi e piastrine normali. Un ematocrito elevato, per esempio.
Per motivi di famiglia ho rinunciato alla mia iscrizione alla V giornata fiorentina dedicata ai pazienti con malattie mieloproliferative. Sarà eventualmente possibile trovarne la registrazione sul vostro Archivio news come per le precedenti edizioni? Ringrazio e cordiali saluti.
(Giuseppe)
Risposta
Il video degli interventi della mattina della V giornata fiorentina dedicata ai pazienti con malattie mieloproliferative verrà messo sul sito http://www.mpn-florence.com/2015 come gli scorsi anni, ma con un qualche ritardo per motivi tecnici.
Gentili ricercatori, vi scrivo per avere risposta ad alcune mie domande.
Da giugno 2014 sono in cura con Oncocarbide 1cp al giorno. A marzo le piastrine scendono di tanto e la mia ematologa riduce la somministrazione del farmaco, a giorni alterni. Nei controlli successivi inizia a scendere l'emoglobina e dagli esami si rileva una carenza di ferro, problema ricorrente da anni, tanto che quando già l'emocromo registrava un aumento delle piastrine, 4 anni fa, pensai potesse essere dovuto alla carenza di ferro e mai avrei immaginato fosse dovuto alla trombocitemia essenziale. Assumo ferrograd da 18 gg, ho ridotto Oncocarbide a 3 gg settimanali, lunedì, mercoledì, venerdì, da un mese circa. Oggi effettuo l'emocromo di routine e le piastrine sono a 689, da 346, i leucociti a 10.1, da 9,6, l'indice di anisocitosi a 21.8, da 16.1. Ho provato a contattare la dottoressa alla quale mi sono affidata, ma non credo potrà valutare il mio emocromo prima di lunedì. Ho rinviato la partenza che avevo programmato perché voglio avere un suo parere specialistico. Vi chiedo se le modifiche dell'emocromo riportatevi sono solo la conseguenza dei cambiamenti della posologia del farmaco? Emoglobina da 11.6 a 13,4. ematocrito da 35, 7 a 42, 2 solo con l'assunzione del ferro? Sono sicura di ricevere spiegazioni in merito dalla dottoressa che mi segue, ma sono spaventata e l'attesa non fa che alimentare le mie ansie. Gradirei una risposta da qualcuno di voi, nell'attesa. Carica allelica di JAK2, 61,7; precedenti tia per dissecazione vertebrale. Vi ringrazio fin da ora e attendo la vostra risposta.
Ps: forte stress sul lavoro negli ultimi 15gg.
(Lalla)
Risposta
In generale l'aumento dell'emoglobina può essere dovuto sia all'assunzione del ferro che alla riduzione dell'Oncocarbide, così come può dipendere dal cambio di dosaggio del farmaco l'aumento delle piastrine. La valutazione del singolo caso, per quanto dettagliato, non può essere fatta attraverso un sito internet, per cui per un parere sul caso specifico le consigliamo di rivolgersi al suo ematologo o al medico di famiglia.
Ho policitemia vera, sono donna e ho 46 anni, assumo Oncocarbide e Cardioaspirina, ho notato che mi si gonfiano i piedi o le gambe e poi sopra si arrossano, anche per minima pressione, per esempio ho messo un po' i cinturini stretti dei sandali e ho avuto i piedi gonfi e rossi per molti giorni, un'altra volta salii sullo scaletto e battevo le gambe vicino ai gradini dello scaletto e si gonfiarono tutte le gambe con chiazze rosse sopra, ho fatto il doppler anche e non risulta niente adesso, mentre un'altro ecografista mi disse che c'era un lieve flebolinfedema, che adesso dicono che non c'è, vorrei un consiglio, capire perché alla minima pressione sulle vene dei piedi gambe si gonfia e si arrossa e tira, grazie.
Risposta
L'arrossamento della cute, anche associato a dolore o sensazione di bruciore, è un sintomo che si vede di frequente nella policitemia vera dovuto ad un disturbo della microcircolazione. Meno frequente è invece l'edema, che potrebbe avere altre cause.
Buongiorno, vorrei sapere se posso prendere il sole al mare visto che assumo cardioaspirina. Grazie.
(Antonio)
Risposta
L'aspirina non ha controindicazione per l'esposizione al sole.
Buongiorno ricercatori,
ho 30 anni neodiagnosticato con TE JAK negativo, assumo solo cardio a giorni alterni. Da 2/3 settimane ho una pitiriasi rosea di Gibert, che il dermatologo mi ha detto essere una dermatite benigna che regredisce spontaneamente. Mi chiedevo se ci sono correlazioni con la TE o altri accorgimenti specifici da porre in essere oltre che aspettare che la chiazza madre sparisca da sé. Grazie.
(Davide)
Risposta
Per quanto a noi noto non ci sono correlazioni fra trombocitemia essenziale e pitiriasi rosea di Gibert.
Salve, ho 25 anni e da gennaio sono in cura citoriduttiva per trombocitemia essenziale, diagnosticata al Cardarelli a gennaio; faccio terapia citoriduttiva perché due anni fa ho avuto una trombosi venosa profonda e embolia polmonare bilaterale. A gennaio ho fatto la BOM e il referto dice "midollo osseo emopoietico trilineare ipercellulare con prevalenza della quota eritroide e presenza di megacariociti displastici con tendenza alla clusterizzazione. La metodica del reticolo non evidenzia aumento della quota di reticolo precollagene. Il dato morfologico appare orientativo per una malattia mieloproliferativa cronica tipo trombocitosi"; un mese fa ho cambiato ematologo, e questi mi ha detto di far revisionare i vetrini presso un altro ospedale per escludere la possibilità che si tratti di mielofibrosi, visto che la clusterizzazione è un indice di alto grado di neoplasia, di attività leucemica o può essere presente nella mielofibrosi. Cosa ne pensate?
(Roberta)
Risposta
La clusterizzazione dei megacariociti fa pensare ad una mielofibrosi, probabilmente prefibrotica, ma l'iperplasia trilineare fa pensare ad una policitemia vera. Può essere utile far revisionare i vetrini per una seconda opinione, ma la diagnosi di malattia mieloproliferativa non si basa soltanto sulla biopsia del midollo. Bisognerebbe valutare anche altri parametri come i valori ematici al momento della diagnosi e la presenza di eventuali mutazioni genetiche.
Mio marito dopo un infarto (3 anni fa) ha cominciato ad assumere la cardioaspirina, ora gli hanno diagnosticato la trombosi al fegato, sono spaventata, come può essere accaduto?
(Loredana)
Risposta
La cardioaspirina è una buona profilassi per le trombosi ma non è una garanzia assoluta. Del resto, fare terapie antiaggreganti o anticoagulanti più potenti aumenta il rischio di emorragie, per cui la cardioaspirina è generalmente un buon compromesso fra i benefici e rischi. E' possibile che suo marito abbia qualche fattore di rischio trombotico aggiuntivo.
Sono una paziente di ematologia a Bologna, sofro da Trombocitemia Essenzzialle, dal 1995, dopo frattura del bracio per quale e intervento chirurgica dove hanno messo ferro ne braccio. Dal 1995 o uzato oncdocarbite per 7 anni, poi mi hanno cambiato con Myleran, poi quando questi non ana foato più efeti desiderati, dal 2014 uso Vercite, pero vedo questo a fato efeti positivi per csendere le piastrine, poro a fato efete coletarale csende anhe omoglobina, dal 13 e arrivati 8.2. Il medici me dicono di diminuire da 2 al giorni une giorno 1 e une giorno 2. Chedo une consolio qosa posso fare e vero che VVertice fa efeti negativi del Emoglobina. Grazie per tuto.
(Rapi Dhima)
Risposta
Tutti i farmaci che ha preso, sia Oncocarbide, Myleran o Vercite hanno come effetto quello di abbassare tutti i valori del sangue, quindi le piastrine ma anche emoglobina e globuli bianchi. Bisogna regolare la terapia in modo che l'emoglobina non scenda troppo e le piastrine non siano troppo alte. Non sempre questo è semplice purtroppo. Per indicazioni più dettagliate bisognerebbe valutare la sua situazione con più precisione con una visita ematologica.
Salve, in merito al possibile effetto della cura Ruxolitinib, desidero aver spiegato il concetto "fibrosi midollare stabilizzata". Se è stabile non aumenta. Sembra un fattore positivo,... se il malato ha un'emoglobina ed un emocromo entro i limiti ed una "fibrosi midollare stabilizzata" quale può essere il rischio? La fibrosi non è pericolosa quando nel corso della cicatrizzazione non fa più produrre cellule al midollo? In sostanza il concetto di stabile significa che non progredisce e resta ferma allo stadio della precedente diagnosi? Grazie sempre.
(Ernesto)
Risposta
Fibrosi midollare stabilizzata vuol dire che non peggiora né migliora rispetto a prima di iniziare la terapia. E' certamente un dato positivo rispetto al peggioramento che ci potremmo attendere nella storia naturale della malattia, anche se non è sufficiente per pensare ad un effetto di "guarigione".
Policitemia Vera (40 anni donna). L'ematocrito è costantemente sotto i 43 da diversi mesi e le piastrine variano fra 550 e 700 mila. Ieri sono stata tutto il giorno al mare. Stamattina mi sono svegliata con un certo livido su braccio in corrispondenza di una vena, nella stessa zona (circa 1-2 cm quadrati) pare indurito, di cosa può trattarsi, devo preoccuparmi?
(Anna)
Risposta
Se assume aspirina potrebbe essere un ematoma avvenuto per un trauma minimo, di cui può non essersi accorta, facilitato dal farmaco. In ogni caso, non potendo fare una diagnosi in questa sede senza vedere la lesione, si rivolga al suo medico.
Buongiorno, ho 50 anni. Da circa tre mesi mi è stata diagnosticata una neoplasia mieloproliferativa cronica di tipo mielofibrosi primaria JAK2 positivo. Al momento sono asintomatico e non ho nessun tipo di disturbo. La domanda che vi pongo è questa: ho letto su internet che il Ruxolitinib è molto efficace come inibitore del JAK2. Allora perché aspettare che la malattia progredisca prima di iniziare ad usarlo anziché cercare di rallentarla ed iniziare subito ad usare il Ruxolitinib.
Risposta
Ruxolitinib è molto efficace nel controllare la splenomegalia e i sintomi legati alla mielofibrosi, come il dimagrimento, la febbre e le sudorazioni notturne. Questo tipo di azione riduce molte complicanze della malattia, e potrebbe rendere ragione del descritto aumento della sopravvivenza.
Tuttavia è poco efficace sulla malattia in quanto tale, come dimostrato dal fatto che la fibrosi midollare viene spesso stabilizzata, ma migliora soltanto in una piccola percentuale dei casi. L'effetto di riduzione delle cellule JAK2 mutate si può osservare in alcuni casi, ma ha un significato ancora non ben chiaro. Tutto questo a fronte di possibili effetti collaterali, non frequenti ma possibilmente importanti, in particolare di tipo infettivo. Pertanto, sono necessari studi specifici nei pazienti con malattia iniziale a basso rischio per poter concludere per un reale vantaggio dell'inizio precoce del trattamento.
Buongiorno, volevo sapere se prendere questi integratori è controindicato in caso di una TE in trattamento con Xagrid e cardioaspirina:
- Curcuma (in compresse)
- Omega 3
- funghi Reishi
- riso rosso fermentato (monacolina) con Axstantina e policosanolo
Grazie mille.
(Claudia)
Risposta
E' riportato in letteratura un effetto di inibizione dell'aggregazione piastrinica con policosanolo associato ad omega 3. Questo effetto potrebbe sommarsi a quello di aspirina e anagrelide (Xagrid) aumentando il rischio emorragico. Cogliamo l'opportunità per sottolineare come integratori alimentari e prodotti omeopatici possano avere interazioni con farmaci ed avere quindi dei potenziali rischi.
Salve, vorrei sapere se degli antistaminici possono diminuire il numero dei globuli bianchi tipo il Robilas. Grazie.
(Teresa)
Risposta
Per la bilastina, principio attivo del Robilas, non è riportata la riduzione dei globuli bianchi fra gli effetti collaterali.
Buongiorno,
sono affetta da TE da circa un anno con mutazione JAK2 negativo e livello delle piastrine di 1030. Per ora prendo solo la cardioaspirina con frequenza giornaliera a basso dosaggio. Vorrei porvi un quesito: da quando ho scoperto di essere affetta da TE ho notato che, quasi contemporaneamente, si è presentata la cistite. Inizialmente con frequenza più rada, poi con cadenza bimestrale. Ultimamente ho avuto la cistite emorragica e l'urologo mi ha prescritto l'antibiotico che (tra gli effetti indesiderati) comporta un aumento piastrinico. A distanza di più di 20 gg dalla cistite ho rifatto l'emocromo e le piastrine (che per circa un anno sono state più o meno stabili 860) sono aumentate a 1030. Esiste una correlazione tra TE e cistite? Grazie mille.
(Carmela)
Risposta
Non c'è correlazione fra trombocitemia essenziale e cistite, anche se è vero che gli episodi infettivi inclusa la cistite sono uno stimolo alla produzione di piastrine, che quindi possono aumentare in loro concomitanza. Una volta risolta l'infezione tuttavia le piastrine in genere tendono a tornare ai valori precedenti.
Buongiorno ricercatori,
vorrei un chiarimento sui criteri proposti e in attesa di validazione dalla WHO per la policitemia. Dato che virtualmente il JAK (sia esone 12 che 14) coprono praticamente il 98% dei casi, come mai si indica hb >16.5 o hct >49 più proliferazione trilineare più ridotto dosaggio Epo come ulteriore conferma di diagnosi? Sarebbe per il restante 2%? inoltre vorrei sapere come ho letto in un'altra risposta se ferro/ferritina nella norma e megacariociti non atipici/displastici (leggevo che nella pv sono invece polimorfi: da piccoli a giganti) oltre che appunto JAK negativo,escludono la diagnosi di TE nonostante la panmielosi e i valori di hb e hct a 15.9 e 47.1. Sono un po' confuso dal fatto che credevo che il JAK esone 12/14 fosse un marcatore certo della malattia, e che fosse appunto solo un improbabile 2% ad essere JAK negativo!
Posso escludere con il mio quadro clinico la diagnosi di PV anche secondo i nuovi valori? Orienta anche nel mio caso verso la TE (plt a 670 ldh nella norma e no fibrosi)? Il JAK può positivizzarsi nel tempo? Grazie mille.
(Luca)
Risposta
Non è possibile diagnosticare la policitemia Vera solo in base alla presenza della mutazione di JAK2 perché tale mutazione può essere presente anche negli altri sottotipi di neoplasia mieloproliferativa. Per tale motivo occorre valutare anche il livello di eritropoietina e il quadro istologico midollare. In genere non si ha una positivizzazione del JAK2, a meno che la prima determinazione sia stata fatta con una metodica con bassa sensibilità incapace di identificare una bassa carica allelica.
Buongiorno gentilissimi dottori.
Torno a scrivervi, 46 Anni policitemico da 9 mesi, cardioaspirina e salassi al bisogno. Dalle ultime analisi i valori sono aumentati e non faccio salassi dal 27 marzo. Oggi i valori sono questi: RBC (globuli rossi) 7.66, HGB (emoglobina) 14.8, HCT (ematocrito) 48.9, MCV (volume globulare medio) 63.8 MCH (contenuto Hb globulare medio) 19.3, MCHC ( concentrazione Hb glob. media 30.3 RDW-SD (amp. distribuz. eritr. SD) 44.2 RDW (ampiezza distribuz. eritroc.) 20.6 PLT (piasrtine) 392 x10ˆ3, 150 - 450 WBC (globuli bianchi) 10.30 x10ˆ3 4.00 - 12.0.
Ho prenotato la vacanza e ho l'aereo tra 4 gg. e ritorno dopo una settimana. Posso viaggiare in aereo? Il volo dura circa 2 ore. Cosa mi consigliate? Ritenete opportuno fare salasso prima di partire o posso farlo al mio rientro? Sempre grazie per il vs. preziosissimo aiuto.
(Agostino)
Risposta
L'indicazione è mantenere ematocrito entro 45% indipendentemente dalla necessità di affrontare un volo aereo. Quindi dovrebbe fare un salasso.
Desidero avere un consiglio, ho mio marito con problemi di milza ingrossata abbiamo fatto tanti esami tutti con esiti negativi alla fine hanno deciso di asportarla, cosa mi consigliate?
(Anna)
Risposta
Per stabilire se l'indicazione alla splenectomia sia corretta sarebbe necessario valutare la documentazione completa del paziente e il paziente stesso.
Buonasera, ho ritirato gli esami di controllo ed ho i valori della uricemia a 6,10 mg/di e il colesterolo totale 232 mg/di. Sono affetta da mielofibrosi primaria low-risk e assumo ormai da due anni Oncocarbide 1 cps al giorno. Ho fitte e dolori all'alluce sx, posso ricondurle all'uricemia alta? Inoltre questi valori un po alterati sono connessi alla malattia o all'assunzione dell'idrossiurea? Grazie per il vostro supporto.
(Laura Roberta)
Risposta
Sia la terapia con idrossiurea sia la mieloproliferazione associata alla mielofibrosi possono contribuire all'aumento dell'uricemia. Il valore di uricemia da lei riferito non è però così elevato da far sospettare un attacco di gotta. In ogni caso conviene assumere allopurinolo se non già in terapia.
Gentili ricercatori, ho 35 anni e mi hanno riscontrato una trombicetemia essenziale JAK2 positivo con carica allelica del 10%, dalla biopsia ossea il midollo risulta avere una cellularità del 40% con normo espressione della serie E e M senza fibrosi.
Quello che vi chiedo è se una cellularità al 40% è normale o bassa alla mia età? In una persona non affetta da trombocitemia a 35 anni quanto è la cellularità media del midollo? Grazie per l'attenzione dedicatami e per il vostro prezioso lavoro.
(Francesco)
Risposta
Una cellularità midollare del 40% alla sua età è lievemente ridotta (normalmente alla sua età dovrebbe essere intorno al 50-60%).
Nel corso di circa un mese la conta delle piastrine è passata da 525 mila a 665 mila, mentre l'ematocrito è (pressoché costantemente negli ultimi 4 mesi) sotto 42 (dai 60 iniziali) e i globuli bianchi passati da 8,5 milioni a 10,2. Devo pensare che le piastrine costituiscano una preoccupazione seria? Non faccio eritroaferesi o salassi da fine febbraio. Preciso che dalla diagnosi di policitemia vera JAK2 +, a metà gennaio 2015 le piastrine dapprima intorno a 370 mila sono risultate, al termine delle prime due settimane con sostanze fisiologiche (flebo) e trattamenti con cardio aspirina passato improvvisamente a circa 570 (fine gennaio); successivamente i relativi valori sono risultati altalenanti fra un minimo di 525 mila del penultimo esame del 15 maggio u.s. a 665 mila di oggi. Cosa sarebbe opportuno per contrastare la crescita delle piastrine dato il quadro sopra riportato? Può essere utile interferone, modificare lo stile di vita (ho sentito che anche stress o tensione può contribuire alla variazione del numero delle piastrine) o l'alimentazione? Un salasso anche se i valori dell'ematocrito sono buoni può essere utile? Immensamente grazie per la Vs. costante presenza.
(Luigi)
Risposta
I salassi precedenti hanno indotto una carenza marziale cronica che impedisce all'ematocrito di alzarsi e che causa una modesta piastrinosi.
Se Hct resta inferiore a 45% non c'è nessuna indicazione ad eseguire un salasso.
Lo stile di vita e l'alimentazione non modificano il valore delle piastrine.
Non assuma ferro per os per evitare una ripresa dell'eritrocitosi.
Buongiorno ricercatori, ho 44 anni e sono affetto da TE con mutazione MPL. Non riesco a comprendere se la mia mutazione comporta maggiori/minori rischi e se modifica la mia aspettativa di vita. Mi sembra di aver letto che non ci sono differenze significative tra JAK/CALR/MPL, salvo i tripli negativi che hanno una prognosi migliore... ma talvolta i dati sugli MPL mi sembrano contrastanti soprattutto sul rischio trombotico (a volte simile ai JAK, altre ridotto come i CALR) e sul rischio evolutivo (a volte più accentuato e altre invece più ritardato e "benigno" come i CALR). Sapete dirmi qualcosa in più? Vorrei inoltre sapere se oltre a JAK inibitori (che mi hanno spiegato essere efficaci a prescindere dallo status mutazionale) la ricerca sta elaborando farmaci che possano inibire le mutazioni CALR e MPL. Grazie
(Mirko)
Risposta
In un lavoro pubblicato su Blood (Rumi et al., Blood 2013) l'incidenza cumulativa di trombosi a 5 anni nelle trombocitemie essenziali è risultata pari a 9.2% nei pazienti MPL-mutati, 13.5% nei pazienti JAK2-mutati, 8.4% nei pazienti JAK2/MPL negativi. Nello stesso studio non sono state osservate differenze in termini di sopravvivenza tra i tre sottogruppi di pazienti.
In un lavoro successivo alla identificazione delle mutazioni di CALR (Rotunno et al, Blood 2014) l'incidenza cumulativa di trombosi a 10 anni è risultata pari a 5.12% nei pazienti CALR mutati, 14.54% nei pazienti JAK2 mutati, 19.46% nei pazienti MPL mutati e 8.17% nei pazienti tripli negativi. Nello stesso lavoro non sono emerse differenze in termini di sopravvivenza tra i vari sottogruppi mutazionali.
I farmaci JAK inibitori possono essere efficaci anche nei pazienti JAK2 negativi perchè vi è comunque una attivazione del sistema JAK/STAT.
Salve, rileggendo un esame di mia moglie (MF2), riguardante le mutazioni identificate, viene commentato: "Non è stato possibile confermare la mutazione con metodica di sequenziamento convenzionale (Sanger) in quanto la frequenza allelica della mutazione risulta inferiore alla sensibilità del sequenziamento convenzionale. La mutazione gene ASXL1- alterazione nucleotodica c.2423 del C - Alterazione aminoacidica P808H - Esone 12 - COSMIC ID COSM SI- Conferma Sanger no."
Vi chiedo se questo tipo di risultato mostra dei dubbi sull'alterazione ASXl1, se il risultato, che sembra per chi legge, senza competenze, con una mutazione con carica allelica bassa, sucessivamente ad un nuovo esame possa risultare normale. Infine se tale tipo di alterazione rientra in quell'unico caso che nega a priori risultati col nuovo farmaco Imetelstat in prossima sperimentazione (per chi pensasse un domani, qualora venisse perfezionato lo studio imetelstat, di avere un'altra possibilità di cura). Grazie.
(Ernesto)
Risposta
Il sequenziamneto Sanger ha una sensibilità non molto elevata per cui può non identificare mutazioni con bassa carica allelica. Il trial clinico con Imetelstat non è ancora iniziato in Italia; non mi risulta comunque che la mutazione di ASXL1 sia criterio di esclusione.
Sono in cura da circa 1 mese con Interferone per Policitemia Vera. Nel caso in cui, come sembrerebbe, l'emocromo si stabilizzasse su valori nella norma, potrei sospendere l'assunzione della cardioaspirina? Grazie mille.
(Gian Carlo)
Risposta
Anche in presenza di valori emocromocitometrici controllati vi è indicazione a proseguire l'aspirina.
Gentili ricercatori,
ho 44 anni e circa un anno e mezzo fa mi è stata diagnostica una malattia mieloproliferativa cronica verosimilmente mielofibrosi prefibrotica secondo class. Who, trombocitemia essenziale invece secondo class. PVSC. In questa fase però mi viene curata come policitemia vera ed eseguo periodicamente salassi per mantenere l'ematocrito sotto 45%. Non ho mai avuto eventi trombotici e non presento alcun sintomo sistemico tipico (soltanto un poco di prurito dopo la doccia). Assumo quotidianamente cardioaspirina e svolgo la mia vita esattamente come prima di aver avuto diagnostica la malattia. Fatte queste premesse, volevo chiedervi se la progressione verso la Mielofibrosi rappresenta una evoluzione certa della malattia e qual è la mia aspettativa di vita.
Vi ringrazio anticipatamente per la risposta.
(Vito)
Risposta
Il rischio di evoluzione e l'aspettativa di vita sono diverse nelle tre malattie da lei citate. In ogni caso l'evoluzione in mielofibrosi non fa parte inevitabilmente della storia naturale della malattia.
Buongiorno ricercatori, dovrei procedere ad un'estrazione dentale. Assumo solo cardioaspirina a giorni alterni, piastrine stabili tra i 600/700.000, JAK negativo. Mi consigliate una sospensione della cardio nei 2/3 giorni precedenti? O è necessario più di qualche giorno?
(Davide)
Risposta
La terapia antiaggregante andrebbe sospesa una settimana prima per evitare complicanze emorragiche.
Salve, mia madre e sua sorella avevano la policitemia vera. A mia madre è evoluta, dopo 18 anni, in leucemia acuta. Vorrei sapere quali controlli sarebbe opportuno effettuare in noi figli. Vi ringrazio infinitamente.
(Teresa)
Risposta
Data la storia familiare consiglio un controllo annuale dell'emocromo.
Mi hanno diagnosticato la policitemia vera nel 2014 (JAK2). L'esame dell'emocromo attuale dopo sei mesi di cura con Oncocarbide (due compesse nei giorni dispari una nei giorni pari domenica niente e un'aspirina al giorno). Ho 68 anni, vorrei sapere le aspettative di vita. Grazie per l'attenzione.
(Giuseppe)
Risposta
In un recente studio pubblicato su Blood (Tefferi, Blood 2014 Oct 16;124(16):2507-13) la mediana di sopravvivenza nei pazienti affetti da policitemia vera è risultata pari a 14 anni; considerando solo i soggetti di età inferiore a 60 anni la mediana di sopravvivenza è risultata pari a 24 anni.
Buongiorno, tre anni fa mi hanno dianiosticato una piastrinopenia cronica e non mi hanno dato nessuna cura mi hanno solo detto che se le piastrine si fossero abbassate sotto 30,000 da tornare da loro, io ogni 3 mesi faccio le analisi ma ora sono preoccupata perché sono arrivate a 38,000, mi riempio di lividi non so cosa devo fare, potete aiutarmi? Sono stata a Grassi di Ostia sono stata al San Eugenio e al San Camillo non so più che devo fare. Grazie.
(Luana)
Risposta
Il sito è dedicato a pazienti affetti da neoplasie mieloproliferative.
Ho policitemia vera, prendo Cardioaspirina e Oncocarbide, per caso mi sono accorta che nella regione addome inferiore a destra sopra inguine ho come una pallina dolorante al tatto con lieve ematoma sopra, ho pensato che tutti i giorni da chissà quanto tempo battendo le lenzuola dalla finestra vado a battere con il punto dove c'è questa pallina vicino al marmo della finestra, e questo trauma è ripetuto, adesso che me ne sono accorta cerco di non appoggiarmi sotto al marmo, mi chiedevo se questa pallina era potuta dipendere da questo oppure da che cosa? Mi date un consiglio?
Risposta
L'assunzione di antiaggregante può aumentare il rischio emorragico, specie in caso di esposizione a traumi. Le consiglio di farsi valutare clinicamente dal medico che la segue per la policitemia per decidere se vi sia indicazione alla sospensione dell'antiaggregante e all'eventuale esecuzione di un'ecografia dei tessuti molli.
Buongiorno, abito a Bologna, abbiamo da poco scoperto la P.V in mio fratello con positività del marcatore, la mia domanda è questa: si può e dove fare scrennig familiare visto che un altro mio fratello ha dei sintomi che riscontriamo nelle pubblicazioni, ma emocromo a 45? Grazie della risposta.
(Maria Rosaria)
Risposta
Se i valori di emocromo sono normali e non c'è una storia familiare di neoplasie mieloproliferative non c'è indicazione ad eseguire valutazione per la mutazione di JAK2.
So di essere totalmente incosciente ma non riesco a smettere di fumare pur essendo affetta da mielifibrosi low riso, CALR positiva e piastrine 600 mila circa. Suggeritemi per favore di smettere.
Il mio ematologo dà per scontato che abbia smesso ma non è cosi. A cosa vado incontro, a parte i generici rischi del fumo? Grazie sempre per tutto ciò che fate.
(Laura)
Risposta
Il fumo aumenta il rischio di complicanze cardiovascolari, rischio già elevato nei pazienti con neoplasie mieloproliferative. La malattia ematologica e il fumo insieme la espongono a un elevato rischio di eventi vascolari.
Buonasera ricercatori, da un anno ho una diagnosi di TE ma ultimamente sono preoccupato all'idea che possa trattarsi di PV in fase latente o mascherata, le plt oscillano tra 550 e 650, ferro/ferritina nella norma e JAK negativo; tuttavia ho 29 anni e avendo sempre avuto sin da bambino a volte hb e hct alte, mi chiedevo se in questo tipo di casi di pv iniziale/mascherata sia compatibile avere un hct di 47 e hb di 15.9 (da quando ho iniziato una buona idratazione i livelli da 49/16.5/17 sembrano essere scesi). La biopsia ha rilevato la panmielosi con proliferazione del n. dei megacariociti senza atipie (leggevo che nella PV invece hanno varie taglie...) e le tre linee sono maturanti. Il fatto che abbia sempre avuto hb/hct alti sin da bambino ma ora siano ampiamente nella norma, oltre al ferro nella norma e il JAK negativo con assenza di fibrosi e assenza di displasie megacariocitiarie, orienta dunque verso la TE? Per il mio ematologo è TE e ha scosso la testa quando volevo fare l'esone 12 e l'EPO... il dosaggio di quest'ultimo può desumersi da altri valori dell'emocromo? Quali appunto la presenza di ferro/ferritina/sideremia e reticolociti nella norma?
Non voglio sostituirmi a un ematologo e un anatomo patologo con decenni di esperienza, ma l'ansia spesso mi frega... confido nel vostro aiuto! Grazie.
(Giovanni)
Risposta
Dato che la mutazione v617f di JAK2 è negativa converrebbe studiare le mutazioni di MPL e di CALR. Se la biopsia osteomidollare è compatibile con una trombocitemia e non vi è una carenza di ferro il quadro clinico da lei descritto orienta per una diagnosi di TE, in accordo ai criteri Who 2008.
Gentili ricercatori buonasera, ho 46 anni, affetta da mielofibrosi idiopatica da sette anni, assumo da circa due anni Ruxolitinib con buoni risultati. Sono però ingrassata di sette kg. Perché questo farmaco fa ingrassare? Come posso correggere la mia alimentazione? Grazie per i consigli che vorrete darmi. Buon lavoro.
(Rosa)
Risposta
La perdita di peso è uno dei sintomi sistemici tipici della mielofibrosi. Ruxolitinib migliora i sintomi sistemici tra cui il calo ponderale. L'effetto sui sintomi sistemici è legato alla sua influenza sul livello di alcune citochine. Sono stati riportati casi di sospensione di Ruxolitinib per eccessivo aumento ponderale. Cerchi di controllare la dieta e di svolgere attività fisica.
Salve. L'efficacia dei JAK inibitori e in particolare del Ruxolitinib, oltre da un punto di vista clinico (intendo normalizzazione dei valori dell'emocromo) si estende anche nel ridurre/azzerare la % di carica alleica dei JAK/CALR/MPL nei soggetti che hanno queste mutazione?
(Lucia)
Risposta
Ci sono ancora pochi dati relativi alla riduzione del carico allelico di JAK2 in corso di terapia con Ruxolitinib e praticamente nessuno relativo alla riduzione di MPL e CALR. Nello studio Response alla 32-esima settimana i pazienti con policitemia vera trattati con Ruxolitinib hanno avuto una riduzione del carico allelico del 12% rispetto a una riduzione del 1.2% nei pazienti trattati con terapia standard (Vannucchi NEJM 2015).
Buongiorno dottori. Torno a scrivervi per chiedervi un parere.
Ho 46 anni, scoperto di avere la PV da 6 mesi. Sono partito con 68 di ematocrito e 22 di emoglobina - globuli rossi + di 10 JAK positivo. In 4 mesi ho fatto 8 salassi. L'ultimo risale a fine marzo 2 mesi fa. Assumo cardioaspirina. Controllo i valori ogni mese, prima dell'ultimo salasso avevo ematocrito circa 51.5 - globuli rossi 8 emoglobina 17.
Ripeto le analisi e vedo che a distanza di oltre due mesi dall'ultimo salasso i valori continuano a scendere. A fine aprile (dopo 1 mese dal salasso) avevo ematocrito 48.9 emoglob. 15.7 globuli rossi 7.82 bianchi 10.3 mcv 62 - mch 19.9 - 31.9 - rdv 18 - piastrine 428.
Circa l' 8 maggio ho ripetuto le analisi (dovevo prendere un aereo per lavoro) ematocrito 47.8 emoglob. 15.7 globuli rossi 7.62 bianchi 9.5 mcv 63 - mch 20.6 - mchc 32 - rdv 18.2 piastrine 443.
Le ultime analisi primi di giugno (dopo 2 mesi dal salasso): ematocrito 46 - emoglob. 15 - globuli rossi 7.37 bianchi 9.3 mcv 62 - mch 20.4 - mchc 32.7 - rdv 18.3 piastrine 417. La sideremia a fine aprile era di 17 adesso è di 14. Ferritina a 5.09 praticamente inesistente. Analisi eseguite sempre nello stesso laboratorio.
Mi chiedo se è normale che dopo 2 mesi dall'ultimo salasso i valori hanno continuato a diminuire. La mia ematologa dice che va bene così. Secondo la vs. esperienza è normale? E per quanto tempo possono continuare a scendere? E' giusto continuare a prendere cardioaspirina con questi valori? Devo continuare sempre a bere 1.5/2 litri di acqua al giorno? Secondo la vs. esperienza, è possibile che si possa stare senza salassi anche per un lungo periodo? Grazie per la vs. attenzione e buon lavoro.
(Agostino)
Risposta
I salassi precedenti hanno indotto una carenza marziale che evita la ripresa dell'eritrocitosi. E' normale che nel tempo la frequenza dei salassi si riduca.
E' indicato proseguire l'assunzione di antiaggregante e proseguire una giusta idratazione.
Buongiorno ricercatori,
vorrei chiedervi il significato dell'espressione "left-shift". Ho 30 anni, asintomatico, ho appena ritirato un referto di TE, dove viene segnalato (in un contesto di ferro/ferritina - ldh nella norma, NO splenomegalia e JAK negativo) una normale maturazione ("in assenza di left-shifted") delle tre serie, lievemente ipercellulari ma con marcata proliferazione della serie megacariocitaria (grandi e maturi con abbondante citoplasma e nuclei iperlobulati, in assenza di atipie/displasie, dispersi nello spazio e talora riuniti in piccoli clusters), in assenza di blastosi e fibrosi midollare. Grazie!
(Davide)
Risposta
Si parla di left shift quando c'è una prevalenza di forme immature. Nel suo caso la maturazione è normale (assenza di left-shifted).
Salve. Quante possibilità vi sono che in un soggetto con ematocrito aumentato, ma con leucociti, piastrine e JAK2 normali, possa essere affetto da mieloproliferazione trilineare alla biopsia ossea?
(Dino)
Risposta
Se sono state escluse sia la mutazione v617f che le mutazioni dell'esone 12 del gene JAK2 è molto poco probabile che si tratti di Policitemia Vera. Sarebbe meglio indagare le cause secondarie di eritrocitosi.
Salve vi avevo scritto pochi giorni fa per i sintomi che avevo con l'assunzione di Ruxolitinib; facendo dei controlli ho scoperto che il farmaco che li causa è Inderal che prendo per ipertensione portale. Esistono farmaci che lo possono sostituire? Grazie e buon lavoro.
(Patrizia)
Risposta
Inderal (propanololo) è un farmaco della classe dei beta bloccanti che ha l'indicazione principale nel trattamento dell'ipertensione arteriosa. L'uso dei beta-bloccanti nei pazienti con ipertensione portale deve essere valutato con attenzione, perché sono stati segnalati peggioramenti dela funzionalità epatica e la possibilità di sviluppare encefalopatia epatica. Pertanto, l'eventuale sostituzione del propanololo con altri farmaci per il trattamento dell'ipertensione portale deve essere stabilita e rigorosamente controllata dall'epatologo, specialista delle malattie del fegato.
Buongiorno, da due mesi circa mi è stata diagnosticata neoplasia mieloproliferativa cronica tipo Mielofibrosi in fase cellulare, JAK2 positiva. Ho 50 anni. Al momento i medici mi considerano a basso rischio trombotico per età <60 anni, PLT <1 milione e anamnesi negativa per eventi trombotici. Cosa mi devo aspettare per i prossimi 10 anni? Grazie.
(Antonio)
Risposta
La prognosi della mielofibrosi prefibrotica, talvolta definita anche mielofibrosi in fase cellulare e che spesso si presenta con le caratteristiche cliniche di una trombocitemia essenziale, è stata specificamente studiata in uno studio del 2011 (Barbui et al. J Clin Oncol 2011; 29 :3179). Lo studio ha incluso 180 pazienti con età mediana di 57 anni e ha osservato che, a 10 anni dalla diagnosi, la probabilità di sviluppare una trombosi è stata del 18%, di sviluppare una mielofibrosi vera e propria del 12%, una leucemia acuta del 6% e che la sopravvivenza è stata del 76%.
Buongiorno ricercatori,
sono venuto a conoscenza di questo recente studio presentato all'ultimo ASH di S. Francisco https://ash.confex.com/ash/2014/webprogram/Paper74974.html , uno dei pochissimi a dare informazioni sul decorso della TE nei giovani pazienti (ho 33 anni e sono JAK positivo). Nonostante si faccia riferimento a una sopravvivenza generale del 96/98% dopo 15 anni e a un'incidenza cumulativa di eventi di rischio del 18% e 28% rispettivamente dopo 10 e 15 anni, sono stato molto colpito dal fatto che 33/36 eventi, durante i 10 anni di follow up, abbiano colpito i JAK positivi (circa il 90% di tutti gli eventi!), mentre solo i 3 restanti i mutati per il gene CalR (confermando il minor rischio trombotico e i minori rischi) e nessun evento è stato registrato nei tripli negativi (a conferma immagino della miglior sopravvivenza di quest'ultima categoria di pazienti).
La mia domanda è: le sempre maggiori evidenze circa il valore predittivo di eventi di rischio del JAK2 non dovrebbe condurre a un ripensamento del concetto di "basso rischio"? Il mio ematologo si basa sul watch and wait, solo cardio a giorni alterni, ma mi chiedo perché, alla luce di questi dati ma anche di altri meno recenti su pazienti <40 (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22700720 ), dove si conferma il maggior rischio dei JAK positivi, non venga effettuata una netta divisione nell'ambito della scelta terapeutica tra il 50/60% di pazienti POSITIVA e il restante 40% NEGATIVA,a prescindere dalla mutazione.
Vorrei inoltre sapere, sperando di non abusare della vostra disponibilità e pazienza, se gli studi sull'interferone peghilato, già in fase III, saranno pubblicati nel corso dell'anno o avete delle date certe circa la pubblicazione dei risultati. Grazie.
(Giuseppe)
Risposta
Un modello internazionale per valutare il rischio trombotico nei pazienti con trombocitemia essenziale, che prevede anche la mutazione V617F di JAK2, è stato recentemente pubblicato (IPSET-thrombosis, Barbui et al. Blood 2012; 120: 5128). I fattori di rischio inclusi nel modello, e il loro punteggio, sono: a) età maggiore di 60 anni, p.1; b) precedente trombosi p.2; c) presenza di fattori di rischio cardiovascolare, p.1 ; d) presenza della mutazione JAK2 V617F, p.2. Il rischio di trombosi è considerato basso quando il punteggio totale è 0 o 1; intermedio con punteggio 2 e alto con punteggio 3 o più.
P.S. Non ci sono previsioni attendibli sulla pubblicazione dei risultati dello studio di fase 3 con interferone-pegilato (MPD-RC 112).
Buonasera,
vorrei sapere se la biopsia del midollo osseo è dirimente in caso di dubbio tra policitemia e trombocitemia. Mi spiego, mia mamma con diagnosi di trombocitemia essenziale negli ultimi mesi ha visto innalzarsi l'ematocrito (sul 48-49%) e i globuli rossi (5 mil-5.5 mil) Emoglobina ad oggi 15-15,5. Nel dubbio è stata rifatta la biopsia e dal midollo risulta essere trombocitemia. Non riesco a spiegarmelo. Grazie in anticipo.
(Cristina)
Risposta
La diagnosi differenziale fra policitemia vera e trombocitemia essenziale deve essere fatta, a tutt'oggi, secondo i criteri WHO 2008 (Tefferi et al, Blood 2007; 110:1092). Questi criteri sono in fase di revisione (Tefferi et al. Leukemia 2014;28:1407) ma le nuove proposte non sono ancora state definitivamente approvate. Comunque, sia i criteri 2008 che quelli proposti adesso, prevedono che la biopsia ossea sia un esame diagnostico importante ma non l'unico e che pertanto deve essere integrato con gli altri per differenziare le due patologie.
Salve mi chiamo Sofia, sono un tecnico di radiologia medica ed ho 31 anni, sono affetta da TE, mi chiedevo se il mio lavoro che ha effetti stocastici, possa aggravare nel tempo il mio stato di salute, so che non ci sono studi a riguardo, ma nel mio campo di solito, a chi viene diagnosticata una neoplasia solitamente, in maniera preventiva, viene allontanato dal lavoro. Grazie.
(Sofia)
Risposta
Non ci sono dati sull'effetto dell'esposizione a radiazioni ionizzanti sul luogo di lavoro in pazienti con trombocitemia essenziale. Alcuni dati recenti su soggetti con TE esposti all'incidente di Chernobyl in Ucraina non hanno osservato differenze significative sul rischio di trombosi fra esposti e non esposti (Mishcheniuk et al. Exp Oncol 2013;35:202-6; Mishcheniuk et al. Probl Radiac Med Radiobiol. 2013;(18):232-9). La decisione sulla sicurezza lavorativa di pazienti con TE esposti a rischio radioattivo spetta al medico del lavoro.
Gentili ricercatori, ho 35 anni e in seguito a un livello di piastrine tra le 550.000 e le 620.000 ho effettuato degli esami con il prelievo midollare e l'esame JAK2.
Mi è stata riscontrata una trombicetemia essenziale con JAK2 positivo e carica allelica al 10,8% (ai limiti della debole positività 9,3%). Ho letto che una bassa carica allelica determina minori possibilità di evoluzione in mielofibrosi, in base alle vostre conoscenze quali sono le correlazioni tra carica allelica ed evoluzione della trombicetemia? Grazie per la vostra attenzione e buon lavoro.
(Aldo)
Risposta
I pazienti con trombocitemia essenziale positivi per la mutazione V617F di JAK2 presentano, in media, una carica allelica inferiore a quella dei pazienti con policitemia vera o con mielofibrosi. Questa bassa carica allelica e il lungo tempo che, di regola, è necessario per sviluppare una mielofibrosi post-trombocitemica rende incerta l'associazione tra carica allelica di JAK2 ed evoluzione a mielofibrosi nella maggior parte dei pazienti con TE. I rari pazienti con TE ed elevata carica allelica (>50%) della mutazione, definiti omozigoti, che in uno studio multicentrico italiano rappresentavano circa il 2% di tutti i pazienti con TE, hanno presentato una più elevata probabilità di trombosi e di progressione a mielofibrosi degli altri (Vannucchi et al. Blood 2007;110:840). Dati questi limiti, però, la carica allelica di JAK2 non rappresenta oggi un criterio prognostico utilizzato nei pazienti con TE.
Sono affetta dal 2009 da mielofibrosi senza sintomi e quindi non assumo nessun farmaco. Ho 50 anni e per problemi di piorrea mi hanno prescritto una ortopantomografia. Posso effettuarla o meglio evitarla potendo provocare un peggioramento della malattia? In generale, come sostituire le radiografie o tac che mi si potranno presentare nel corso dell'esistenza? Grazie per la risposta.
(Margherita)
Risposta
Non esiste alcun effetto negativo noto della diagnostica radiografica o, in generale strumentale (es. ecografia, RMN, etc.) sulla mielofibrosi. I pazienti possono pertanto eseguire tali esami senza specifici limiti o precauzioni.
Buona sera sono affetta da policitemia vera in trattamento con Oncocarbide. Questo farmaco potrebbe essere sostituito da Ruxolitinib una volta approvato? Se si quali sarebbero i benefici rispetto all'idrossiurea? Grazie.
(Isabella)
Risposta
Ruxolitinib ha ottenuto l'autorizzazione all'uso negli Stati Uniti ed in Europa (ma l'autorizzazione europea non è ancora stata recepita in Italia) per i pazienti con policitemia vera che sono resistenti o intolleranti alla terapia con Oncocarbide. Pertanto, i pazienti policitemici in trattamento con Oncocarbide con buona risposta e buona tolleranza al farmaco non hanno indicazione all'uso di Ruxolitinib. Rispetto a chi non risponde o non tollera l'Oncocarbide, Ruxolitinib produce un miglior controllo dell'emocromo con ridotta o abolita necessità di salassi, una riduzione della splenomegalia e dei sintomi sistemici, come per es. il prurito. I principali effetti collaterali di Ruxolitinib sono una riduzione anche delle piastrine e dei leucociti e un aumentato rischio infettivo, per es. da herpes virus.
Gentili ricercatori buongiorno.
Da qualche tempo le piastrine oscillano in modo davvero altalenante, da 1.500 a 400.000 nel giro di pochi giorni, la media è comunque intorno agli 800. Prendo Oncocarbide da 10 anni, ho 49 anni con precedenti trombosi e splenectomia oltre ad essere microcitemica. Faccio davvero fatica a tenere sotto controllo le piastrine, e negli ultimi esami l'emoglobina ha continuato a scendere fino ad arrivare a 9.6. Non è troppo bassa? Può voler dire qualcosa? Mi sento molto stanca fisicamente, può dipendere da questo? Cosa posso fare per tenere controllate sia le piastrine che l'emoglobina? Può servire cambiare alimentazione? La mia è variata ma se servisse concentrare su una cosa piuttosto che un'altra lo farei volentieri.
Grazie per la vostra cortese e sempre puntuale attenzione ai pazienti.
(Maria)
Risposta
Una variazione ciclica, anche molto ampia, delle piastrine è un fenomeno raro ma possibile in corso di terapia con Oncocarbide (Steensma et al. Leuk Lymphoma 2001;42:1243-53; Baird et al. Br J Haematol 2015;168: 737-46). La causa non è chiaramente nota, ma è in genere considerato un evento benigno. Alcuni Autori hanno osservato che mantenere costante la dose di Oncocarbide può ridurre o interrompere l'effetto di oscillazione, anche se non in tutti i pazienti. L'oscillazione del numero di piastrine non è considerata, di per sè, un criterio di resistenza o intolleranza al farmaco, ma la decisione di proseguire o cambiare il trattamento deve essere presa dall'ematologo curante, tenendo conto delle caratteristiche del singolo paziente. La variazione ciclica del numero delle piastrine non si associa ad anemia, che deve essere valutata a parte (vedi per es. risposta precedente del 22 maggio). Una normale alimentazione non è correlata a questi fenomeni.
Buonasera mi chiamo Antonella, sono stata ricoverata un anno fa al Policlinico di Messina per piastine alte, hanno fatto tutti accertamenti ecografia, radiografia al torace ed infine aspirato midollare con risultati di Trombocitemia essenziale, Mutazione JAK2 V617F non rilevata e fase malattia 17 che rischi vado incontro, tuttoggi ogni 40 giorni vado e vengo Ospedale per prelievo e controllo ematologico. Sarà cosi per sempre? Grazie di cuore per i vostri chiarimenti e Dio vi benedica. Buonanotte.
(Antonella)
Risposta
I rischi principali per un paziente con trombocitemia essenziale sono le complicanze trombotiche, arteriose o venose, e la progressione della malattia a mielofibrosi post-trombocitemica. Eventi più rari sono le emorragie e la trasformazione della malattia in leucemia acuta. Il rischio trombotico è più elevato al momento della diagnosi e si riduce significativamente dopo che il paziente ha cominciato la terapia, se necessaria. I pazienti a maggior rischio di trombosi, e quindi più bisognosi di terapia, sono quelli sopra i 60 anni o che hanno già avuto un evento trombotico o positivi per la mutazione V617F di JAK2 o con altri fattori di rischio cardiovascolare, come l'ipertensione arteriosa, l'ipercolesterolemia o il fumo. La progressione a mielofibrosi è, di regola, un evento tardivo nella storia della malattia con una probabilità stimata di circa il 10% di casi dopo 10 anni e 20% dopo 20 anni dalla diagnosi. La comparsa di una mielofibrosi clinicamente evidente è più probabile nei pazienti con una biopsia ossea alla diagnosi indicativa di mielofibrosi prefibrotica. Le emorragie sono complicanze poco frequenti e di solito associate ad un numero di piastrine molto alto (maggiore di 1.000.000/mmc) o all'uso di aspirina. La leucemia acuta è un evento molto raro osservato in meno dell'1% dei pazienti. Complessivamente, l'attesa di vita di un paziente con trombocitemia essenziale è molto vicina a quella di un soggetto non trombocitemico. E' però importante una periodica sorveglianza presso un centro ematologico.
Da quasi due anni sono in cura con Ruxolitinib e dal primo giorni che ho iniziato la cura mi si dono verificati dei sintomi che nessuno mi ha saputo spiegare e sono abbassamento di glicemia e uno stato di incoscienza con confusione quasi di svenimento. Vorrei sapere se questi sintomi sono normali e se quando prendo il farmaci devo stare a letto per evitare qualche spiacevole situazione. Vi ringrazio anticipatamente.
(Patrizia)
Risposta
L'ipoglicemia non è un caratteristico effetto collaterale di Ruxolitinib. Non ci sono particolari raccomandazioni per il controllo della glicemia o per specifici comportamenti durante l'assunzione del farmaco.
Biopsia osteomidollare, trama reticolinica localmente lievemente infittita (fibrosi grado 0/1) cosa significa? E' una cosa grave per il midollo cosa comporta?
(Mery)
Risposta
La fibrosi nel midollo osseo si valuta con la biopsia ossea e si quantifica su un scala da 0 (assente) a 3 (fibrosi densa e diffusa), secondo il consenso europeo (Thiele et al. Haematologica 2005; 90:1128). Un grado 0/1 è pertanto indicativo di una fibrosi lieve o assente. Il significato clinico di questo dato istologico deve essere valutato dall'ematologo curante tenendo conto di tutti gli altri aspetti clinici e di laboratorio del paziente.
Buongiorno,
ho 65 anni e sono affetto da PV, eseguo periodici (circa ogni 2 mesi) salassi e assumo la cardioaspirina. Nell'ultimo esame del sangue effettuato è stato riscontrato una diminuzione di emoglobina di circa un grammo (da 13.1 a 11.8 g/dl) con un ematocrito di 43.1%, globuli bianchi 14.0 e globuli rossi 7.16.
Nell' esame precedente i valori (presalasso) dei globuli bianchi e rossi erano rispettivamente 16.1 e 7.65. con un ematocrito di 46.1. Per quanto sopra gradirei la vostra diagnosi. Grato per la vostra consueta cortesia, saluti.
(Riki)
Risposta
Un calo transitorio dell'emoglobina al di sotto di 12 g/dl può essere occasionalmente osservato in corso di terapia con salassi. Si deve però tenere controllato l'emocromo e se il calo dell'emoglobina prosegue nonostante la sospensione dei salassi devono essere considerate altre possibili cause di anemizzazione, es. una eccessiva carenza di ferro, una perdita ematica cronica dal tubo digerente o una possibile progressione della PV a mielofibrosi.
Vi ringrazio dal profondo del mio cuore per la risposta data alla mia richiesta del 20 maggio 2015 ore 11:05, avete confermato i miei dubbi sulla strana influenza di mia madre e tutte le sue complicanze, purtroppo ci sono voluti 5 episodi febbrili per dimostrare all'ematologa e al medico curante che il farmaco era la causa scatenante. Grazie di nuovo e buon lavoro.
(Paola)
Sono microcitemica dalla nascita per cui con valori alterati. In questi ultimi anni piano piano le piastrine sono aumentate fino a 750.000, ultimamente oscillavano con diminuizione fino 650.000 con solo ASA. L'ematologo da cui sono seguita da un anno ha pensato due settimane fa'd'iniziare l'Oncocarbide, intanto mi è stata posta la diagnosi di sindrome di Sjogren con ENA E ANA positivi. Io vi chiedo non è che l'aumento delle piastrine e le frequenti cistiti di cui soffro da parecchi anni, la causa sia questa sindrome? E' possibile che le piastrine dopo due settimane a 5oo mg/die siano scese a 319.000? Grazie infinite.
(Sandra)
Risposta
La diagnosi di trombocitemia essenziale deve essere fatta secondo i criteri WHO 2008, soprattutto in presenza di altre patologie concomitanti, ematologiche, autoimmuni (come la sindrome di Sjogren) o di altro tipo. Per la diagnosi, tutti questi quattro criteri devono essere presenti: 1. Conta piastrinica stabilmente superiore a 450.000/mmc; 2. Biopsia ossea indicativa di trombocitemia essenziale; 3. Esclusione di altre malattie mieloproliferative croniche (PV, mielofibrosi, leucemia mieloide cronica) o mielodisplastiche; 4. Presenza di mutazioni di JAK2, CALreticulina o MPL oppure nessuna evidenza di trombocitosi reattiva. La terapia con Oncocarbide è indicata solo nei pazienti con diagnosi accertata di trombocitemia essenziale allo scopo di ridurre la conta piastrinica, che può avvenire anche rapidamente, e di controllare gli altri eventuali segni della malattia mieloproliferativa (es. la leucocitosi o la splenomegalia).
Ho 47 anni e sono affetto da mielofibrosi e non riesco ad avere figli, mi chiedevo se la malattia è correlata con la sterilità. Grazie.
(Roberto)
Risposta
Non ci sono associazioni note fra sterilità e mielofibrosi che, di regola, è una malattia dell'età avanzata. Una riduzione della fertilità è però possibile per alcuni farmaci che possono essere usati nei pazienti con mielofibrosi, come l'idrossiurea.
Mia madre 70 anni, in seguito all'aumento delle piastrine, ha preso Oncocarbide per 20 giorni a gennaio e senza nessuna complicazione. Il 2 febbraio prende influenza fortissima che si complica in bronchite diagnosticata con rx torace. In ospedale le fanno emocromo e decidiamo di sospendere Oncocarbide poiché le piastrine erano rientrate in valori normali. Curata la bronchite e guarita riprende Oncocarbide e a poche ore dall'assunzione febbre a 40 con brividi. Facciamo esame espettorato e risulta infezione polmonare da Klebsiella. Sospendiamo Oncocarbide e curiamo infezione con successo. Dopo 10 giorni dalla guarigione, accertata con ulteriore esame espettorato, riprende Oncocarbide e di nuovo febbre alta con brividi. Sospendiamo Oncocarbide e la riprende dopo due mesi durante i quale è stata benissiono e di nuovo febbre alta. A questo punto l'ematologa dice che è sicuramente una reazione al farmaco, ma come mai non si è verificata alla prima assunzione ma solo dopo l'influenza?
(Paola)
Risposta
La febbre elevata (>38.5°C), senza cause apparenti, è un possibile effetto collaterale dell'Oncocarbide. E' una complicanza rara, riportata in meno dell'1% dei pazienti, che compare tipicamente dopo qualche giorno o settimana di trattamento (in media dopo circa 1 mese). Scompare con la sospensione del farmaco e ricompare se l'Oncocarbide viene ripresa. Questo effetto collaterale obbliga alla sospensione definitiva del farmaco.
Buonasera ricercatori,
il ruxolitinib ha cambiato completamente la mia vita e finalmente mi sento "sano" come non mi capitava da tempo. E' possibile sperare che, a lungo termine e concombinazioni di farmaci, si possa realizzare una target therapy che abbia la stessa efficacia che a breve termine è stata raggiunta nella leucemia mieloide cronica?
(Davide e Anna)
Risposta
Ruxolitinib è un farmaco certamente efficace nei pazienti con mielofibrosi o policitemia vera, ma nuovi farmaci, da usare anche in combinazione, sono attualmente in fase di studio (Yacoub et al. Curr Hematol Malig Rep, 2014; 9: 350). Tra i principali inibitori di JAK2, come Ruxolitinib, citiamo Pacritinib e Momelotinib, quest'ultimo particolarmente interessante perché attivo anche sull'anemia della mielofibrosi che invece può essere peggiorata da Ruxolitinib. Altre classi di farmaci in studio comprendono gli inibitori dell'istone acetilasi, come Panobinostat o Givinostat, inibitori della telomerasi, come Imetelstat, agenti antfibrotici come PRM-151 e altri. Si stanno sperimentando anche le associazioni di Ruxolitinib con i nuovi farmaci, es. con Panobinostat o con farmaci più tradizionali come Danazolo e Pomalidomide. L'obiettivo primario di questi studi è migliorare l'efficacia della terapia farmacologica nel controllo dei sintomi della malattia con riduzione degli effetti indesiderati, in particolare dell'anemia. E' poco probabile, sulla base delle conoscenze attuali, che questi farmaci, da soli o in combinazione, siano in grado di eradicare completamente il clone patologico, come può avvenire per i pazienti con leucemia mieloide cronica trattati con gli inibitori delle tirosin-kinasi.
Buongiorno ricercatori,
sono affetto da TE da circa un anno. Sebbene i valori siano stabili e l'unico dato rilevante siano le plt (ad oggi circa 650/700) l'unica terapia sia la cardioaspirina a giorni alterni (ho solo 35 anni), JAK negativo e senza evidenze di fibrosi midollare, il valore della LDH, inizialmente moderatamente elevato, è rientrato nella norma nel prelievo effettuato recentemente, 6 mesi dopo la diagnosi. Come devo interpretare il fatto che si sia "normalizzato"?
Grazie.
(Antonio)
Risposta
Nelle malattie mieloproliferative croniche, il valore di LDH (lattato deidrogenasi), è un indice aspecifico di proliferazione cellulare, e pertanto tende ad essere più elevato nella mielofibrosi rispetto alla trombocitemia essenziale o alla policitemia vera. Una modificazione del valore di LDH è però poco indicativa se considerata da sola e deve essere interpretata nel contesto degli altri parametri sia clinici che di laboratorio della malattia.
Egregi dottori, buongiorno a grazie per il vs. prezioso aiuto.
Ho 46 anni e scoperto di avere la policitemia vera da 6 mesi. Trattata con salassi al bisogno e cardioaspirina. Non ho particolari sintomi. Quando ero bambino circa a 7-8 anni ho iniziato una cura a base di testosterone, ormone della crescita per un periodo a mia memoria di qualche anno. Documentandomi ho scoperto che può essere causa di policitemia. Può a vostro giudizio essere stata accelerata vista l'insorgenza in giovane età o può in qualche misura avere un peso diverso nello sviluppo della malattia? Grazie.
(Agostino)
Risposta
L'uso di testosterone può indurre una policitemia secondaria che in genere si risolve con la sospensione del trattamento. La policitemia da testosterone è facilmente distinguibile da una policitemia vera, fra l'altro per la normalità (o l'aumento) dei valori di eritropoietina sierica e l'assenza della mutazione V617F di JAK2. Non ci sono dati per correlare l'assunzione di testosterone in giovane età ad una più precoce comparsa o una diversa storia clinica della policitemia vera.
Egregi dottori,
desidero ringraziarvi per le vs. sempre pronte e pertinenti risposte. Sono un ex policitemico, tre anni fa la policitemia si è trasformata in mielodisplasia ipss 2 . Sono arrivato a al 25-esimo ciclo di Azacitidina, ottenendo da più di due anni la remissione completa. Mi dicono di continuare poiché i miei esami sono eccellenti, vorrei gentilmente sapere se, nei vs. numerosi studi, vi sono dei pazienti che hanno oltrepassato i 30 cicli e più. Unico disturbo dopo il ciclo di Vidaza a volte ho dei disturbi esterni alla narice. Grazie per la vostra eventuale risposta.
(Salvatore)
Risposta
Azacitidina può essere somministrata nelle mielodisplasie fino a quando il paziente continua ad averne un beneficio. Pazienti che hanno raggiunto i 30 cicli di trattamento sono stati riportati negli studi clinici (Silverman et al. Cancer 211;117:2697).
Ho letto su un articolo di giornale che la donazione di midollo osseo oggi può essere fatta con un semplice prelievo di sangue, è vero?
(Donato)
Risposta
In una donazione di midollo osseo, le cellule necessarie per il successivo trapianto sono le cellule staminali emopoietiche. Da diversi anni, è noto che queste cellule sono presenti anche nel sangue periferico, anche se in percentuale molto bassa (circa 1 ogni 1.000 globuli bianchi). E' quindi possibile ottenere cellule staminali emopoietiche dal sangue periferico di un donatore tramite una procedura molto simile ad una donazione di sangue, durante la quale le cellule staminali vengono concentrate nella sacca di sangue donato.
Gentili ricercatori, ho la PV e qualche giorno fa, causa un violento scontro giocando a calcio, ho ricevuto una ginocchiata che mi ha provocato la lesione del quadricipite. Non si rilevano ematomi visivi ma credo che vi sia l'ematoma interno anche se non sono riuscito ad effettuare una ecografia causa i tempi lunghi d'attesa; la mia domanda è: devo preoccuparmi per un eventuale trombo? I tempi di recupero per i policitemici aumentano? Quali farmaci mi consigliate? Grazie per la consueta attenzione.
(Massimo)
Risposta
I traumi nei pazienti con policitemia devono essere di regola gestiti come nei soggetti normali. Una particolare attenzione deve essere posta al probabile trattamento antitrombotico in corso, es. aspirina o anticoagulanti orali. In caso di ematoma o altra complicanza emorragica conseguente al trauma, l'opportunità di modificare o sospendere temporaneamente la profilassi antitrombotica deve essere attentamente valutata dal medico del pronto soccorso e/o dall'ematologo.
Buona sera gentili ricercatori, vi volevo chiedere se è possibile esporsi al sole in caso di policitemia vera trattata con Oncocarbide.
Grazie.
(Isabella)
Risposta
Non ci sono controindicazioni all'esposizione al sole durante trattamento con Oncocarbide.
Prendo la ticlopidina per un problema alla carotide e vorrei assumere compresse di curcuma dell'angelica... potrebbe comportare problemi? E con una gravidanza come mi dovrei comportare con entrambe i farmaci? Grazie in anticipo per la risposta.
(Antonella)
Risposta
Secondo la scheda tecnica del farmaco, la sicurezza della ticlopidina nelle donne in gravidanza non è stata stabilita. La ticlopidina non deve essere usata durante la gravidanza se non assolutamente necessario. Non ci sono informazioni sull'uso della curcuma in gravidanza. Ticlopidina e curcuma possono essere usate insieme al di fuori della gravidanza.
Buona sera ricercatori,
a Firenze è stato accennato ad una fase III dell'interferone peghilato confrontato con le terapie attualmente disponibili nella TE. Quando saranno pubblicati i risultati o quanto meno un aggiornamento? Grazie sempre, è stato un onore conoscervi personalmente.
(Gennaro)
Risposta
Uno studio randomizzato di fase 3 che mette a confronto idrossiurea e interferone pegilato in pazienti con policitemia vera e trombocitemia essenziale ad alto rischio vascolare è in corso in diversi centri internazionali. Non sono ancora disponibili risultati, neppure preliminari, ed è troppo presto per fare una previsione attendibile sulla fine dello studio.
Buongiorno, ho 33 anni sono affetta da TE JAK2 positivo. Adesso sono alla 7 settimana della mia prima gravidanza. Prima avevo 1.200.000 di piastrine che adesso sono scese a 986.000. L'ematologo mi ha detto di continuare con cardiaspirina tutti i giorni.
Vorrei sapere se la Te potrebbe causare malformazioni o malattie al bambino se c'è rischio di nascita prematura e se è possibile allattare prendendo cardiaspirina. Grazie
Risposta
La gravidanza in una paziente con trombocitemia essenziale deve essere attentamente seguita in collaborazione dall'ostetrico e dall'ematologo. Nella maggioranza dei casi l'esito della gravidanza è favorevole, ma esiste un rischio moderatamente aumentato di complicanze vascolari materne e di abortività. Le complicanze nel feto o nel neonato sono rare. La terapia in genere raccomandata comprende aspirina a basse dosi in gravidanza ed eparina a basso peso molecolare per 6 settimane dopo il parto. Quest'ultima può essere somministrata anche durante l'allattamento perchè non passa in dosi significative nel latte materno. L'Agenzia Italiana del Farmaco sconsiglia invece l’assunzione di aspirina in corso di allattamento al seno perchè passa nel latte materno. In caso di ripetute assunzioni materne, anche a basse dosi, può accumularsi e determinare effetti tossici nel neonato. La necessità di altri farmaci, es. interferone, è limitata ai casi ad alto rischio (es. pregressa trombosi o poliabortività) e deve essere discussa con l'ematologo e l'ostetrico curanti.
Egregi ricercatori buongiorno, ho 47 anni e da circa 4 anni sono affetto da P.V. con mutazione del gene JAK2. Da oltre 20 anni svolgo attività lavorativa presso un penitenziario a contatto con la popolazione detenuta, è possibile che la causa per aver contratto questa malattia possa dipendere dall'ambiente lavorativo?
Posso chiedere nell'eventulità una causa di servizio, come fare per dimostrarlo? Grazie.
(Vicky)
Risposta
La policitemia vera non è una malattia infettiva e pertanto non è una trasmissibile nell'ambiente. Inoltre, non ci sono evidenze che l'esposizione a sostanze tossiche ambientali possa specificamente favorire la comparsa di questa malattia.
Caro dottore e da qualche anno che ho una malattia diagnosticata che è la mielofibrosi che adesso mi hanno diagnosticato una vasculite può essere causata dalla malattia stessa? Grazie e un cordiale saluto.
(Martino)
Risposta
Non ci sono correlazioni note e stabilite tra mielofibrosi primaria e vasculite che devono essere considerate come due entità cliniche separate.
Paziente di 44 anni con diagnosi certa di malattia mieloproliferativa cronica (JAK2 positivo) ancora da definire. Ematocrito alto (50% circa) con salassi periodici per abbassarlo. Piastrine e globuli rossi alti anche se di poco sopra i valori massimi. Emoglobina buona e Ldh leggermente alto. A parte fastidiosi pruriti post-doccia non ho altri sintomi da riferire. Prendo solo cardioaspirina a basse dosi (1 al giorno) ma complessivamente sto bene. L'ematologo che mi segue mi propone di iniziare terapia con Interferone. Ho letto cose contrastanti su questo farmaco, pertanto vi chiedo, considerando i valori ematici sopra rappresentati, cosa pensate dell'Interferone e se mi consigliate di iniziare la terapia o di approfondire prima meglio la situazione. Un grazie immenso per il vostro prezioso contributo.
(Martino)
Risposta
Secondo le raccomandazioni internazionali (Barbui et al. J Clin Oncol. 2011; 29: 761), Interferone-alfa o Idrossiurea sono indicati come terapia citoriduttiva di prima linea nelle seguenti categorie di pazienti con policitemia vera considerate ad alto rischio vascolare: a) età superiore a 60 anni; o b) precedenti trombosi; o c) poca tolleranza o elevata richiesta di salassi; o d) splenomegalia sintomatica o in progressione; o e) sintomi severi correlati alla malattia (es. prurito grave resistente ad altri trattamenti); o f) conta piastrinica superiore a 1,500 × 10^9/L, o g) progressivo aumento dei leucociti. Negli altri casi, considerati a basso rischio vascolare, il trattamento raccomandato è costituito da salassi in modo da mantenere l'ematocrito a valori inferiori a 45% e aspirina 100 mg al giorno. Interferone non è attualmente registrato in Italia per la policitemia vera e può essere usato solo nell'ambito di studi clinici.
Gentili ricercatori, buonasera. Ho 45 anni affetta da mielofibrosi idiopatica da 7 anni circa e in terapia con Ruxolitinib e trasfusioni. Sono candidata al trapianto avendo una sorella HLA identica. Vorrei sapere se sono noti casi di guarigione post trapianto e se è nota una percentuale di successo del trapianto per quanto riguarda la patologia suddetta. Grazie mille per il vostro prezioso lavoro e per le vostre risposte.
(Rosa)
Risposta
Una risoluzione della mielofibrosi dopo trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche è attesa in media in circa il 50-60% dei pazienti. Questa percentuale può però variare in funzione di molti fattori. Le più importanti variabili che si associano ad un migliore esito del trapianto sono l'età inferiore a 50 anni, l'assenza di importanti patologie collaterali e la disponibilità di un donatore familiare.
Buongiorno, chiedo scusa, sono a chiedere quali sono i criteri di inclusione per il CYT387? In particolare, quanto tempo deve trascorrere tra l'ultima somministrazione di Oncocarbide e la prima di CYT387. Grazie mille. Cordialità.
(Alessandra)
Risposta
CYT387 (momelotinib) è un inibitore di JAK2 attualmente in corso di sperimentazione clinica. I protocolli di questi studi sono riservati agli investigatori e non possono essere diffusi pubblicamente.
Paziente in terapia con Oncocarbide per aumento delle piastrine, la terapia ha causato una diminuzione dei globuli rossi, si può porre rimedio? Grazie.
(Giovanna)
Risposta
Un calo dei globuli rossi in corso di terapia con Oncocarbide può essere dovuto: a) al farmaco, oppure b) ad un peggioramento della malattia per la quale l'Oncocarbide viene somministrata, es. l'evoluzione in mielofibrosi di una trombocitemia; oppure c) a cause non correlate né al farmaco né alla malattia, es, una perdita emorragica, una carenza di ferro o vitamine o altro. Dopo avere escluso le cause b) e c), l'ematologo curante dovrà valutare il bilancio rischio/beneficio di ridurre la dose o sospendere l'Oncocarbide per migliorare l'anemia ma riducendo l'efficacia su altri parametri, es, sul numero di piastrine o di leucociti o sulla splenomegalia. Un'anemia grave, con valori di emoglobina inferiori a 8 g/dl, deve essere corretta con emotrasfusioni.
Mi è stata diagnosticata una mielofibrosi in stato prefibrotico. Volevo chiedervi se l'evoluzione in mielofibrosi primaria è certa e secondo le vostre statiche dopo quanto tempo? Grazie.
(Andrea)
Risposta
La probabilità di progressione di una mielofibrosi prefibrotica a mielofibrosi franca è stata stimata del 12% dopo 10 anni e del 17% dopo 15 anni dalla diagnosi (Barbui et. J Clin Oncol 2011;29:3179-84).
Chi è affetto da mielofibrosi può avere impianti dentali?
(Andrea)
Risposta
I pazienti con mielofibrosi possono eseguire impianti dentali. E' opportuno eseguire un emocromo prima delle procedure odontoiatriche per valutare in particolare il numero delle piastrine.
Buongiorno ho 42 anni e ho la TE con il JAK2 negativo.
Volevo sapere quali sono le differenze se è positivo o negativo. Se ho la mutazione del calr o mpl, soprattutto nella sopravvivenza, cambia qualcosa? E' condizionata da uno mutazione piuttosto che da un'altra? Grazie.
(Giampaolo)
Risposta
L'aspettativa di vita di un paziente con trombocitemia essenziale non è diversa se portatore della mutazione V617F di JAK2 o di una mutazione del gene della CALreticulina o di MPL. Invece, i pazienti con mutazione della CALreticolina hanno un rischio inferiore di complicanze trombotiche.
Ho policitemia vera, assumo Oncocarbide da 6 anni all'incirca e raramente faccio qualche salasso, volevo sapere se l'Oncocarbide a lungo termine è mutageno e cancerogeno e se fa venire dei tumori alla gola, all'esofago o ad altri organi, sento sempre come uno strano fastidio in gola, può far venire dei tumori?
Risposta
Gli studi più larghi e più recenti (Finazzi et al Blood 2005;105:2664; Bjorkholm et al. J Clin Oncol 2011; 29:2410) non indicano un aumentato rischio di leucemia o di tumori solidi nei pazienti con policitemia vera o altre malattie mieloproliferative croniche trattati con Oncocarbide. Una possibile eccezione potrebbero essere le neoplasie cutanee nelle quali il ruolo dell'Oncocarbide potrebbe essere più rilevante. Non ci sono dati per ritenere che l'Oncocarbide possa essere associata a tumori della gola.
Buonasera, vorrei gentilmente chiedere se la mielofibrosi è una malattia ereditaria e se è possibile riscontrare un'anticipazione nell'età di insorgenza della malattia in parenti di primo grado di soggetti affetti. Vi ringrazio. Cordiali saluti.
(Rosalinda)
Risposta
Non esiste assolutamente dimostrazione di una trasmissione ereditaria.
Oggi sappiamo però che può esistere una familiarità per queste malattie, allo stesso modo in cui, nelle famiglie nelle quali vi siano una o più persone che ne sono affette, viene ereditata una predisposizione ad ammalarsi di diabete o di ipertensione. Per questa ragione non è assolutamente indicato effettuare esami nei propri figli o parenti per ricercare i segni di una malattia mieloproliferativa.
Tenuto conto che l'interferone non ha effetti mutageni e sia in grado di ridurre anche gli eccessi di piastrine e globuli bianchi, mi chiedo perché in Italia non è autorizzato per la policitemia vera nei pazienti che controllando con il salasso i valori dell'ematocrito non riescono a controllare nello stesso modo piastrine e globuli bianchi (e mantenendo così un quadro del tutto simile alla trombocitemia essenziale)?
Inoltre, in caso di piccoli traumi con conseguenti ematomi (es. urto la gamba contro il tavolo mentre cammino e mi si produce un evidente ematoma) occorre adottare qualche particolare misura di intervento (faccio uso di aspirina a basse dosi oltre che di salassi)? Grazie
(Luigi)
Risposta
In nessun paese del mondo l'interferone è approvato per l'uso specifico nella policitemia vera, sebbene in alcuni paesi sia rimborsato dal sistema sanitario o, più spesso, dalle assicurazioni. Va anche detto che al momento non è stato pubblicato alcuno studio di fase 3 che dimostri in maniera inequivocabile la maggior efficacia, ed una accettabile tollerabilità, dell'interferone rispetto alla terapia convenzionale. Per questo motivo ci sono alcuni studi clinici con interferone, attivi anche in Italia, dai quali ci si attende una risposta definitiva a questi quesiti.
La comparsa di ematomi per lievi traumi è relativamente frequente nei pazienti in terapia antiaggregante, come l'aspirinetta. Nonostante la presenza degli ematomi possa avere un impatto soprattutto estetico non espongono a rischi aggiuntivi.
Cortesemente a che punto è la ricerca nel mondo dei nuovi farmaci, anche in combinazione con Jakavi (Ruxolinitib) per contrastare la mielofibrosi? Si può iniziare a sperare, in un futuro non molto lontano che si possa giungere ad avere in Italia farmaci in grado di bloccare tale patologia?
Quali sono i fattori di maggior rischio che provocano l'emopoiesi extramidollare? Grazie.
(Piero)
Risposta
Attualmente studi clinici di combinazione tra Ruxolitinib ed altri farmaci sono in corso in centri italiani e stranieri per pazienti con mielofibrosi. Si tratta di studi di fase I in cui l' obiettivo primario è quello di valutare la sicurezza della combinazione ed i dati sulla efficacia sono limitati dal ridotto numero di pazienti arruolati. Anche i dati disponibili sull'effetto di Ruxolitinib sulla fibrosi midollare o sulla carica allelica di JAK2 sono limitate a casistiche estremamente piccole e devono essere confermati su un più vasto numero di casi.
Non esistono infine fattori predittivi o che aumentano il rischio di emopoiesi extramidollare.
Cari ricercatori, sono affetta da TE da quasi 15 anni e da qualche anno ho iniziato terapia con xagrid. So che è stato evidenziato un leggero rischio di evoluzione in MF correlato al pruolungato uso dello xagrid e, allo stesso tempo, ho visto i risultati in fase II del Ruxolitinib in 39 pazienti affetti da TE. So che i tempi per l'approvazione non saranno brevi, ma il fatto che dopo circa 5 anni non si siano registrate evoluzione in MF può essere considerato collegato in qualche modo al farmaco, secondo la vostra esperienza e conoscenza, o è un semplice "caso" data comunque la bassa percentuale evolutiva nella TE?
E' possibile che, anche se non cura la malattia, il Ruxolitinib possa rallentare o addirittura eliminare nel lungo termine il rischio degenerativo della mia patologia in MF e LA? Risolverebbe i tanti disturbi d'ansia di cui soffriamo noi pazienti affetti da TE! Grazie sempre di cuore.
(Antonella)
Risposta
Tutti gli studi clinici che prevedono l'utilizzo di Ruxolitinib, inclusi quelli in cui sono stati arruolati pazienti con trombocitemia essenziale, non erano stati disegnati per valutare il rischio di evoluzione in mielofibrosi o leucemia acuta, per tale motivo i dati a nostra disposizione non devono essere considerati come certi. Inoltre il tempo di osservazione è ancora non sufficientemente lungo per poter dare una risposta alla sua domanda. Infine non esistono, ad oggi, evidenze certe di una associazione tra l'evoluzione in mielofibrosi ed il trattamento con anagrelide.
Salve mi chiamo Tatiana, a dicembre del 2014 mi è stata diagnosticata la TE (JAK neg. - MPL neg.), da quasi un anno ormai soffro di dolori ossei diffusi soprattutto alla colonna vertebrale, ed inoltre, ho problemi di astenia, agli ematologi a cui ho posto questo mio senso di malessere mi è stato detto che non c'è correlazione, ma ascoltando la relazione del Prof. Francesco Passamonti (sostenuta all'incontro AIL del 1/3/2014 a Roma) si evince invece che anche i pazienti che hanno la TE possono avere questo tipo di disturbi. Grazie. Cordiali saluti.
(Tatiana)
Risposta
Tutte le malattie mieloproliferative croniche possono associarsi a sintomi quali quelli da lei descritti. Generalmente il paziente con trombocitemia essenziale riferisce meno frequentemente questo tipo di sintomatologia rispetto ai pazienti con policitemia vera o con mielofibrosi.
Buongiorno, mi chiamo Antonio ho 27 anni e sono in attesa dei risultati della Bom e del JAK2. Il mio ematologo lucano sostiene che data la lieve splenomegalia (+1cm, circa 14 cm o poco meno),il JAK sarà sicuramente positivo. Volevo chiedervi in base alle vostre esperienze e alle continue scoperte degli studi clinici se appunto la lieve splenomegalia non palpabile (lui non la "palpa") fosse prerogativa dei JAK positivi o posso sperare di non avere la mutazione. Non mi dà sintomi ne problemi è un fattore di rischio?
(Antonio)
Risposta
La presenza di una lieve splenomegalia non assicura la positività o negatività alla mutazione JAK2. Di contro i pazienti JAK2 positivi con diagnosi certa di malattia mieloproliferativa cronica hanno una probabilità maggiore di presentare splenomegalia.
Buon pomeriggio,
vorrei sapere se nella PV o nella ET esistono fattori predittivi per l'evoluzione in mielofibrosi. In particolare mi riferisco alla presenza o meno su un soggetto: della mutazione JAK2, di una iniziale splenomegalia, di di un'iniziale fibrosi nel midollo osseo.
Da un punto di vista istologico, è predittiva di un'evoluzione una iperplasia trilineare o invece una iperlasia della serie megacariocitaria e granulocitaria, ma con ridotta eritropoiesi? Grazie.
(Luca)
Risposta
Non esistono fattori predittivi certi di evoluzione in mielofibrosi da una policitemia vera oppure da una trombocitemia essenziale. Esistono comunque dei criteri diagnostici che devono essere soddisfatti per definire l'effettiva evoluzione mielofibrotica. Nel sospetto di una progressione in mielofibrosi verrà valutata la presenza oppure l'assenza di tali criteri.
Salve. Vi scrivo per un parere. Ho letto che nella sala viola, in occasione della quinta giornata fiorentina, si parlerà di osteoporosi e fratture. Mia moglie, MF2 postpolicitemica in cura con Ruxolitinib da gennaio 2014, negli ultimi mesi ha accusato, saltuariamente, dolore al piede sx, divenuto, attualmente, continuo (anche senza movimento) e forte. I Rx non hanno trovato nulla se non osteoporosi compatibile con l'età (58 anni). L'ortopedico ha prescritto RM ipotizzando "forse" una microfrattura che causa metatarsalgia e tarsalgia e dei cerotti che non hanno fatto scomparire il dolore ed il leggero gonfiore. Il fatto che al convegno intervenga un ortopedico (anche se nell'aula trombocitemia) mi ha fatto venire dei dubbi se la malattia MPL in certi casi porta questi disturbi. Di ns. iniziativa, in settimana, insieme alla RM si eseguirà un doppler agli arti inferiori (già fatto a sett. senza riscontri patologici, anche se il dolore allora era meno forte per poi scomparire). Ho letto che il 28 dic. 2012 nel Vs. blog un paziente aveva accusato lo stesso problema ma la domanda era stata posta in merito all'assunzione del Ruxolitinib (che non causa dolore al piede come eff. collaterale) e non sulla patologia.
Grazie sempre.
(Ernesto)
Risposta
L'intervento sulla osteoporosi che si svolgerà alla quinta giornata dedicata ai pazienti con malattie mieloproliferative del 9 maggio riguarda soltanto l'aula viola, ovvero l'aula in cui si discuteranno le problematiche della mastocitosi. Non esistono invece evidenze che correlano l'osteoporosi con la mutazione MPL oppure con Ruxolitinib.
Si può passare da Oncocarbide a salassi dopo 5, 6 anni di Oncocarbide? Vorrei sospendere la terapia con Oncocarbide, ho 46 anni e non sono a rischio per altre patologie e le mie piastrine più alte erano un milione prima dell'assunzione di Oncocarbide.
Risposta
L'indicazione alla terapia citotossica (come l'Oncocarbide) dipende dal rischio di sviluppare trombosi nel corso della malattia: i soggetti di età superiore a 60 anni e/o con una storia clinica personale caratterizzata da uno o più eventi trombotici sono definiti ad alto rischio e secondo le linee guida europee devono effettuare una terapia citotossica. Esistono alcune condizioni in cui si ritiene il paziente ad alto rischio in assenza di queste due condizioni, ovvero in caso di piastrine >1500x10ˆ9/L oppure non sono sufficientemente controllati con il solo salasso e presentano un progressivo incremento i valori ematici (ematocrito e globuli bianchi), delle dimensioni della milza, o manifestano sintomi sistemici della malattia tali da condizionare la qualità di vita in maniera importante.
La scelta di interrompere la terapia citotossica deve essere valutata con il proprio ematologo di riferimento valutando il rischio trombotico e le caratteristiche cliniche del paziente.
Gentili dottori, mio figlio ha 34 anni e gli è stata diagnosticata la trombicetomia essenziale con mutazione di JAk2, in quadro di emocromo perfetto presenta un livello di piastrine tra le 550.000 e le 650.000. Gradirei sapere se l'evoluzione di questa patologia in mielofobrosi è una normale evoluzione della malattia o meno? E se sono ad oggi conosciuti fattori che favoriscono la sua trasformazione in mielofibrosi. Grazie.
(Carlo)
Risposta
La mielofibrosi rappresenta l’evoluzione naturale della trombocitemia essenziale nel lungo termine, con un'incidenza pari a circa il 5% a distanza di 15 anni dalla diagnosi; quando questa si realizza, si parla di "mielofibrosi post-trombocitemia". Non esistono fattori predittivi di evoluzione in mielofibrosi, anche se alcuni studi hanno mostrato che alte percentuali della mutazione di JAk2 e CALR si associano ad un aumentato rischio di evoluzione in mielofibrosi. Non esistono inoltre evidenze certe farmaci che favoriscono l'evoluzione in mielofibrosi.
Ho la PV, 47 anni, dopo un mese ho di nuovo un inizio di geloni. Fatto salasso un mese fa, mi chiedevo se fosse il caso di aggiungere a Cardioaspirin, Daflon o Centella o altro che possa migliorare il microcircolo, senza il rischio di amplificare troppo l'effetto del cardioaspirin. Grazie.
(Carlo)
Risposta
Flavonoidi e Centella se assunti in associazione alla cardioaspirina posso aumentare il rischio di avere emorragie minori. Il loro utilizzo deve essere quindi valutato insieme al suo ematologo di riferimento.
Ho policitemia vera, associare salassi ed oncocarbide potrebbe essere cosa giusta... oppure chi ha intrapreso oncocarbide da molti anni sarebbe bene continuarlo senza salassi... oppure meglio lasciare l'oncocarbide ed intraprendere solo salassi, ho 46 anni nessun evento trombotico, no diabete no ipertensione, non colosterolo e trigliceridi molto alti no fumo no obesità, buon movimento e buona alimentazione, solo che prima di assumere oncocarbide le piastrine arrivavano ad un milione, se sospendo l'oncocarbide posso stare con un milione di piastrine nel caso salgono di nuovo? E fare solo salassi all'occorrenza, grazie aiutatemi a capire perché sono giovane ancora ed a lungo andare questi farmaci mi porteranno o a mielofibrosi o a leucemia, mi hanno tolto le mestruazioni già da tre anni ho dolori ossei alla schiena dorsale e lombare, macchie rosse alle gambe a volte anche con minimo trauma e lieve linfedema ad arti inferiori perché a volte esce sangue da bocca, naso, retto, prendo anche cardioaspirina, datemi un consiglio.
Risposta
Le linee guida internazionali indicano l'utilizzo di terapia citotossica (come l'idrossiurea) nelle forme di policitemia vera/trombocitemia essenziale ad alto rischio, cioè con pregressa trombosi o età superiore ai 60 anni. Talvolta la decisione di iniziare un trattamento citotossico può essere indicato in particolari condizioni come una conta piastrinica che supera al milione e mezzo/mcl, ridotta capacità di mantenere l'ematocrito sotto il 45% con i soli salassi oppure in caso di piastrinosi sintomatica (parestesie, formicolii, cefalea, ecc.). Recentemente uno studio italiano ha permesso di dimostrare che il valore di ematocrito pari o inferiore al 45% (raggiunto con i soli salassi e/o con terapia citotossica) permette di ridurre di circa 4 volte la frequenza di trombosi rispetto ai pazienti con ematocrito mantenuto a valori superiori.
Salve mi chiamo Tatiana, sono una paziente con TE da un anno, oggi ho fatto un prelievo ematico e non ho le piastrine molto alte, difatti sono 485, mentre i bianchi 11,1 ed i rossi 4,04, la PCR è normale, che cosa può significare?
(Tatiana)
Risposta
Non è possibile dare una consulenza ematologica con il solo emocromo ed in assenza di una visione più globale del quadro clinico. Si consiglia di rivolgersi ad un centro ematologico specializzato.
Salve mi chiamo Sofia ed ho 31 anni,sono affetta da TE, non ho mutazione del JAK2 e MPL, è necessario fare anche la ricerca della mutazione CARL?
(Sofia)
Risposta
Le mutazioni di CALR (calreticulina) sono state identificate in circa il 20-25 % dei pazienti con trombocitemia essenziale e mielofibrosi, corrispondenti a circa l'80% dei pazirnti JAK2 negativi. Data l'elevata incidenza di queste mutazioni, ormai si ritiene indispensabile valutare lo stato mutazione di CALR in tutti i pazienti con una sospetta diagnosi di trombocitemia essenziale o mielofibrosi, risultati negativi per la mutazione V617F di JAK2. Infatti le mutazioni di CALR verranno certamente incluse nei nuovi criteri diagnostici di queste patologie.
Nel 2010 avevo il 15% di allele mutato JAK2, nel 2012 era del 96% e si è mantenuto così fino a metà 2014. Negli ultimi due esami (partecipo ad uno studio) è risultato prima dell'80% e poi del 76%. Ora leggo che una diminuzione improvvisa e rilevante può essere sintomo di una progressione della malattia. I miei valori sono all'incirca sempre uguali e assumo solo antiaggregante. Sono molto...confusa.
(Antonella)
Risposta
Variazioni modeste della carica allelica, come quella che riferisce, sono fisiologiche e possono dipendere anche dalla metodica utilizzata per la determinazione. Il sospetto di progressione di malattia non si basa sulla riduzione della carica allelica.
Ho policitemia vera, 46 anni, assumo oncocarbide e cardioaspirina eutirox 25 e lucen 20 mg, ho fatto un colordoppler arti inferiori ed è risultato un po' di flebolinfedema, a volte si gonfiano un pochino le gambe, prudono e si formano delle chiazze rosse, volevo sapere se il tutto era per la policitemia vera o per i farmaci che assumo a procurarmi tutto questo.
Risposta
La policitemia vera si associa ad un aumentato rischio di trombosi venose del circolo profondo o superficiale degli arti inferiori, ma non sono di regola causa di flebiti (infiammazioni delle vene) o di edema dei vasi linfatici. Oncocarbide e Cardioaspirina sono farmaci che riducono il rischio di trombosi nei pazienti con policitemia vera. Non esistono a nostra conoscenza associazioni tra flebolinfedema e la terapia con eutirox o con il gastroprotettore.
Buon giorno, vi scrivo in quanto vorrei un chiarimento circa l'evoluzione della trombicetomia e della policetemia in mielofibrosi. Questa evoluzione può essere causata nel tempo dai farmaci chemioterapici per tenere sotto controllo trombicetomia e policetemia?
(Leonardo)
Risposta
Non esiste un farmaco specifico il cui utilizzo correla con l'evoluzione in mielofibrosi. Inoltre, non esistono evidenze certe circa un effetto favorente la fibrosi del farmaco Anagrelide.
Buona sera, avrei bisogno di sapre se le tisane di zenzero sono controindicate nella policitemia vera e oncocarbide. Grazie.
(Isabella)
Risposta
Non esistono a nostra conoscenza controindicazioni all'assunzione di zenzero nelle malattie mieloproliferative croniche
Salve, in riferimento all'articolo "Presence of calreticulin mutations in JAK2-negative polycythemia vera" su Blood, 2014 Dec 18, si può affermare che la CALR possa essere recepito come nuovo marcatore PV nei pazienti JAK2 negativi? In tal caso i parametri clinici di questi pazienti denotano comunque un aumento abnorme delle piastrine come nella trombocitemia? Grazie.
(Pino)
Risposta
Ad oggi solo in rarissimi casi di pazienti con policitemia vera è stato trovato mutato il gene CALR, che al contrario si ritrova più comunemente mutato nei pazienti con mielofibrosi o trombocitemia essenziale. Il significato biologico della positività alle mutazioni CALR nella policitemia vera è ancora sconosciuto. I casi invece in cui sono riportate entrambe le mutazioni (nel gene JAK2 e CALR) sono, con tutta probabilità, da attribuire alla presenza una patologia cosiddetta biclonale, ovvero la coesistenza di due cloni differentemente mutati nello stesso paziente.
Buongiorno, vi scrivo ancora perché siete un riferimento per me e credo lo siate per tutti coloro che consultano questo sito e che periodicamente frequentano gli ambulatori di onco-ematologia. Io ho 42 anni. A giugno ho iniziato ad assumere Oncocarbide, per tia successive ad una dissecazione dell'arteria cervicale. Mi sono documentata molto sul farmaco. Ho letto delle precauzioni da assumere per chi è in gravidanza che solo il contatto manuale della capsula dovrebbe prevenire, ho sentito il parere di diversi medici che hanno sostenuto non comporti alcuna conseguenza se pure assunto a lungo termine, tanto da essere somministrato anche ai bambini che ne necessitano (anemia falciforme). Io non posso assumere altri farmaci (interferone).
Ipotizzando una terapia a lungo termine vorrei sapere dagli ultimi studi e dai dati più aggiornati di cui disponete, informazioni sul farmaco e sulle ricadute che possono derivare dall'assunzione dello stesso.
Vi ringrazio per il supporto che ci fornite "sul camp" con la ricerca, il lavoro che svolgete quotidianamente, il tempo libero che sacrificate per leggere le nostre domande e per placare i nostri tormenti.
(Angela)
Risposta
La tossicità midollare con leucopenia (riduzione dei globuli bianchi) e/o anemia è uno degli effetti collaterali associati all'utilizzo di idrossirea. Altri effetti collaterali riportati sono relativi alla tossicità cutanea fino alla comparsa di ulcere (tipicamente in sede perimalleolare) che sono spesso causa di interruzione del trattamento in oltre il 10% dei casi.
Altri effetti collaterali possono consistere in secchezza cutanea, iperpigmentazione della cute e delle unghie, afte del cavo orale, cheratosi, fino alla rara possibilità di neoplasie cutanee. Tra gli effetti collaterali meno frequenti viene riportata anche la febbre, di solito con brivido.
Recentemente è stato dimostrato che la sola terapia con idrossiurea non sembra aumentare la frequenza di progressione in leucemia acuta.
Gentili ricercatori buonasera, ho 45 anni sono affetta da mielofibrosi idiopatica da circa 6 anni.
Assumo Ruxolitinib da un anno e mezzo con buoni risultati sulla milza. Ultimamente, a parte eprex, ho trasfuso ogni 2 mesi e mezzo circa per emoglobina intorno a 7,5 . A questo punto l'ematologo mi ha sospeso eprex e mi ha riavvicinato la distanza di tempo tra le trasfusioni per evitare di far scendere troppo l'emoglobina. Mi ha proposto il trapianto di midollo avendo una sorella HLA identica ma con calma dal momento che il mio problema riguarda principalmente i globuli rossi ed il restante quadro generale è buono. Sono combattuta tra il continuare le trasfusioni, con il se pur basso rischio di contrarre malattie virali o decidere per il trapianto. Gradirei, se possibile, un vostro oggettivo parere. Grazie mille.
(Rosa)
Risposta
La presenza di anemia nel paziente con mielofibrosi può essere legata sia alla malattia (come effetto di una ridotta produzione di globuli rossi dal midollo osseo oppure per la presenza di una grossa milza) oppure può rappresentare un effetto collaterale della terapia (il Ruxolitinib frequentemente determina la comparsa di anemia tale da richiedere trasfusioni di globuli rossi). L'indicazione al trapianto di cellule staminali emopoietiche dipende dallo stato della malattia, ovvero quando la malattia si definisce a rischio alto oppure intermedio2.
La definizione del rischio include vari fattori tra cui anche l'anemia ma soltanto se associata alla malattia e non alla terapia. La scelta trapiantologica deve quindi essere attentamente valutata con il suo ematologo di fiducia in base alle sue caratteristiche cliniche.
Buongiorno,
sono affetto da mielofibrosi secondaria da 15 anni, un controllo ai polmoni ha evidenziato un emopoiesi extra-midollare. Cosa ne pensate? Grazie.
(Pierantonio)
Risposta
Nei pazienti con mielofibrosi è talora possibile osservare la presenza di tessuto emopoietico in sedi non midollari (emopoiesi extramidollare o eterotopa). Le sedi più comuni di emopoiesi extra-midollare sono generalmente la milza ed il fegato, mentre sono più rare altre localizzazioni. Talora possono essere coinvolti i polmoni e determinare un aumento della pressione polmonare.
Egregi ricercatori,
mia madre è affetta da policitemia vera. Ha ematocrito alto (52-53), emoglobina verso i 15, ma piastrine basse, dovute a una milza molto grande, a sua volta determinata in parte dalla malattia ematologica e in parte da problemi epatici (colestasi, epatopatia cronica). Visto che con le piastrine basse ci hanno sconsigliato Oncocarbide, fare salassi potrebbe essere controindicato per i problemi epatici? Se sì, perché ed entro quali limiti o con quali accortezze aggiuntive si possono comunque praticare in modo da portare l'ematocrito su livelli migliori? Grazie mille.
(Cristiano)
Risposta
Recenti studi in pazienti con policitemia vera hanno dimostrato che il mantenimento di un valore target di ematocrito inferiore al 45% riduce la percentuale di eventi trombotici maggiori significativamente rispetto ai pazienti mantenuti ad un valore target di ematocrito compreso fra 45 e 50%. Generalemnte la procedura del salasso è seguita dalla infusione di soluzione fisiologica al fine di mantenere il volume ematico. Non esistono quindi controindicazioni alla salassoterapia nei pazienti con patologie epatiche croniche.
Mia madre da un anno e mezzo ha scoperto di avere la policitemia vera. Terapia ora effettuata è Oncocarbide 1/dì e cardioaspirina. I valori sono abbastanza buoni tranne i linfociti che sono 7,7%. Gli altri valori sono: g.b. 8300; neutrofili 83,6%; monociti 7,4%; eosinofili 1%; basofili 0,3%; gl. rossi 4,62; Hb 12,9;ematocrito 39; piastrine 293. Perché i linfociti sono così bassi? Anche in analisi precedenti li abbiamo trovati bassi. Età di mamma 80 anni. Grazie per la risposta.
(Rosa)
Risposta
Nelle malattie mieloproliferative croniche la proliferazione dei globuli bianchi è in gran parte legata ai granulociti neutrofili senza coinvolgere le altre linee cellulari come i linfociti che quindi in percentuale si riducono, tale significato clinico è comunque poco rilevante.
Buongiorno, desidero sapere quando sarà pubblicato il programma della 5 giornata dei malati MPN Firenze del 9 maggio. Per chi viene da fuori, interessato ad una patologia, per organizzare il viaggio è importante. Grazie sempre.
(Ernesto)
Risposta
Il programma può essere consultato dal sito http://www.mpn-florence.com/2015/ nella sezione GIORNATA DEL PAZIENTE.
Vi ricordiamo che le iscrizioni sono ancora aperte.
Buongiorno ricercatori,
sono una ragazza di 33 anni neo diagnosticata TE, asintomatica e JAK negativo, in cura solo con cardioaspirina a giorni alterni con conta piastrinica sulle 650.000/700.000.
Vorrei chiedervi se l'insorgenza dei sintomi collegati tipicamente a questa patologia (prurito, dolori ossei e sudorazioni notturne, astenia, parestesie e generici disturbi del microcircolo) sono correlati all'aumento della conta piastrinica e/o alla durata della malattia, o se possono anche non presentarsi per lunghi periodi di tempo o restare assenti durante tutta la durata della malattia (forse sono un po' troppo ottimista!) Grazie per il vostro supporto!
(Paola)
Risposta
Alcuni dei sintomi riportati sono più direttamente correlati al numero delle piastrine e ad un interessamento del microcircolo, come ad esempio parestesie, formicolii soprattutto alle mani oppure ai piedi, ronzii alle orecchie (acufeni) o scintille visive luminose (fosfeni).
Questi sintomi possono migliorare con l'utilizzo di farmaci antiaggregatnti come l'aspirina oppure con una riduzione della conta delle piastrine. Altri sintomi, come prurito, dolori ossei, sudorazioni notturne e astenia, sono generalmente associati alla malattia e possono comunque presentare delle oscillazioni durante il decorso della malattia, riducendosi in alcuni momenti o riacutizzandosi in altri.
Oncocarbide ed evoluzione Policitemia Vera.
Risposta
Il reale rischio leucemogenico della sola idrossiurea (Oncocarbide) è oggetto di grande dibattito poiché è difficile discernere se i rari casi documentati siano dipesi dal farmaco o siano il risultato di una evoluzione biologica intrinseca della malattia. Infatti casi di leucemia sono stati riportati anche in pazienti mai esposti a farmaci citotossici sia nella policitemia vera che nella trombocitemia essenziale.
Buongiorno,
è compatibile con una TE in terapia con Xagrid e Cardioaspirina, l'assunzione di un integratore anticolesterolo composto da Riso Rosso Fermentato (Monacolina), Astanxatina, Policosanolo, acido folico e Coenzima Q10? Grazie della risposta.
(Donatella)
Risposta
A nostra conoscenza non esistono controindicazioni specifiche sulla assunzione di un integratore anticolesterolo composto da Riso Rosso Fermentato, Astanxatina, Policosanolo, acido folico e Coenzima Q10 nelle malattie mieloproliferative croniche.
Gentili dottori,
sono affetto da trombocitemia, volevo sapere come alcuni integratori alimentari potevano a vostro avviso influenzare positivamente o negativamente l'andamento della malattia.
Ad esempio per il rischio trombotico il mio nutrizionista mi ha consigliato i seguenti prodotti, ma quello che mi chiedo che influenza possono avere sulla produzione di piastrine? Ecco di seguito l'elenco:
1) acetil carnitina 1,5 grammi al giorno
2) 1 capusla di estratto di melograno
3) acido alfa lipoico
4) un integratore a base di estratto di cannella 5) omega 3 rx
6) multivitaminico
7) proteine del serio del latte
8) vitamina d3 in alte dosi
e infine il gamma E tocoferolo che è un prodotto per mantenere integra la membrana cellulare e ridurre l'invecchiamento cellulare, agire da neutralizzatore di radicali liberi, mantenere una normale aggregazione delle piastrine, favorire un sistema nervoso e una retina dell'occhio sani, mantenere una normale funzione cognitiva, migliorare le funzioni immunitarie.
La scheda tecnica è la seguente (quantità per dose): Vitamina E (D-alfa tocoferolo) 45,9 UI, Gamma E tocoferoli misti 325 mg
Distribuzione tipica: Gamma tocoferolo178,75-243,75 mg, Delta tocoferolo 65-97,5 mg, Alfa tocoferolo 27,63-39 mg, Beta tocoferolo < 16,25 mg 145 mg;
Distribuzione tipica: Tocotrienolo gamma 29-34,8 mg, Tocotrienolo alfa 15,95-20,3 mg, Tocotrienolo delta 8-10,2 mg, Tocotrienolo beta 2,2 mg, Alfa tocoferolo 14,5-20,3 mg.
(Leonardo)
Risposta
Tra gli integratori segnalati alcuni, se assunti in elevate quantità, possono aumentare il rischio di avere malattie cardiovascolari (arterosclerosi e trombosi) e possono stimolare la produzione di piastrine:
- carnitina
oppure possono ridurre l'aggregazione piastrinica che se eccessiva può esporre ad un maggior rischio di avere episodi emorragici soprattutto nei pazienti già in terapia con antiaggreganti (come l'aspirinetta) oppure in caso di grave piastrinopenia:
- melograno
- acido alfa lipoico
- cannella
gli altri integratori indicati invece non hanno a nostra conoscenza controindicazioni specifiche nelle malattie mieloproliferative.
Buongiorno. Nella risposta dell'otto aprile, riferite che la carica allelica del JAK2 può subire variazioni, aumentando o diminuendo. A settembre mi è stata confermata una trombocitemia essenziale con una carica allelica del 61,7%. Assumo Oncocarbide da giugno. Vorrei sapere se una carica allelica così elevata indica che la patologia è remota e si è manifestata nell'emocromo, nel 2011 con un aumento di piastrine, e se la percentuale può diminuire per effetto della terapia o a prescindere da questa, spontaneamente, se può aumentare e con quali conseguenze. Attendo una vostra risposta. Grazie.
(Angela)
Risposta
Variazioni minime della carica allelica di JAK2 sono fisiologiche. Una carica allelica superiore al 50% si associa più frequentemente ad un aumentato rischio di avere eventi trombotici gravi. Ci sono sempre maggiori evidenze che alcuni regimi terapeutici possono modificare la carica allelica di JAK2, tra questi l'interferone, talvolta anche l'idrossiurea, e recentemente è stata dimostrata una riduzione della % di JAK2 in alcuni pazienti trattati con Ruxolitinib (farmaco JAK1 e JAK2 inibitore). Ad oggi, comunque, non è ancora chiaro quale sia il significato clinico e prognostico della diminuzione della carica allelica. Diminuzioni importanti e improvvise della carica allelica possono far sospettare una possibile progressione di malattia che potrebbe richiedere ulteriori accertamenti mentre l'aumento di carica allelica è generalmente un evento raro e di piccola entità.
Febbricola post somministrazione di eprex.
(Fedele)
Risposta
Tra le reazioni avverse più comuni osservate in studi clinici con eritropoietina alfa è segnalata anche la febbre e sintomi simil-influenzali. Altri effetti collaterali sono l'aumento della pressione, trombosi venose profonde, embolia polmonare, convulsioni, diarrea, nausea, cefalea, eruzione cutanea e vomito. I sintomi simil-influenzali compresi cefalea, artralgia, mialgia e la febbre insorgono prevalentemente all'inizio della terapia.
Gentil ricercatori,
mi scuso anticipatamente con voi se la domanda che vi pongo non è strettamente attinente con quello che giornalmente fate, ma non avendo altri riferimenti mi rivolgo a voi sperando in una vostra risposta. Sono affetto da malattia mieloproliferativa cronica JAK2 positivo (presumibilmente mielofibrosi prefibrotica) con terapia antiaggregante quotidiana (cardioaspirina) e salassi quasi mensili per via dell'ematocrito alto. Faccio esami ematochimici con cadenza mensile e ogni 4 mesi ecografie all'addome e doppler. Milza 16 cm e fegato 2 cm oltre la norma. Ho richiesto attraverso l'Asp di competenza il riconoscimento della Legge 104 e dopo aver effettuato la prevista visita, mi è stata diniegata. Considerate che ho dovuto spiegare io ai componenti della commissione esaminatrice cos'è una malattia mieloproliferativa cronica. Ci sono secondo voi gli estremi per presentare ricorso? Siete a conoscenza di casi simili a cui è stata riconosciuta?
Grazie ancora per l'importante lavoro che svolgete.
(Luca)
Risposta
Per un approfondimento sull'argomento può consultare il seguente libretto alla pagina 38:
http://www.progettoagimm.it/Varie/Libretto_Mielofibrosi.pdf oppure il seguente link:
www.aimac.it/ .
si ricorda inoltre che esistono alcune associazioni-pazienti con malattie mieloproliferative che potranno aiutarla:
- http://www.aipamm.it/
- http://www.ailpazienti.it/mmponline/
Buon pomeriggio! Più volte ci avete segnalato che la mutazione del gene JAK2 possa avvenire in qualsiasi momento, a prescindere da un iniziale test dove risulta negativo. Tuttavia, mi chiedevo se in questi 10 anni successivi alla scoperta di questo gene, ci sia qualche dato in merito all'incidenza della positivizzazione del JAK2 sui pazienti inizialmente non mutati e, se noto, dopo quanti anni mediamente tale mutazione si verifica. Grazie!
(Davide)
Risposta
La mutazione del gene JAK2V617F è l'alterazione genetica più frequente nelle malattie mieloproliferative croniche. Si tratta (come anche quelle del gene MPL oppure CALR) di una mutazione somatica acquisita, ovvero il paziente non nasce con la mutazione ma questa viene acquisita nella fase iniziale della malattia. Ne deriva che un paziente risultato negativo alla presenza della mutazione valutata con metodiche ad alta sensibilità e specificità (come la PCR quantitativa oppure mediante metodiche di sequenziamento di nuova generazione) al momento della diagnosi, difficilmente risulterà positivo ai controlli successivi.
Potrebbe invece accadere che la percentuale della mutazione aumenti o diminuisca nel corso della malattia.
Buongiorno, ho la MF secondaria diagnosticata nel 2013, da dicembre 2014 ad oggi ho avuto 3 episodi notturni di febbre a 39,8 con brividi e dolori in modo particolare agli arti, seguiti da abbondante sudorazione. Volevo cortesemente chiedere se tutto questo è normale o se è indice di una progressione negativa della malattia. Grazie.
(Anna Maria)
Risposta
La diagnosi di mielofibrosi secondaria a policitemia vera o trombocitemia essenziale richiede tra i criteri addizionali la comparsa di un sintomo costituzionale. Tali sintomi sono rappresentati dalla comparsa di febbre non associata ad un episodio infettivo, perdita di peso oppure di sudorazioni in genere notturne. Si suggerisce comunque di rivolgersi ad un medico specialista ematologo per escludere altre possibili cause come ad esempio di natura infettiva.
Gentili dottori, mi è stata diagnosticata la PV da poco meno di un anno, ho 50 anni. La sintomatologia prevalente che ho è rappresenta da astenia e dolori articolari e dal prurito; quest'ultimo sintomo prima si manifestava solo dopo la doccia; successivamente, dopo i primi salassi mi si è presentato anche durante la giornata (in particolare la sera): l'ho curato e continuo a farlo con antiastimici. In un primo momento l'antistaminico (desloratadina, 1 cp al di) mi dava maggior sollievo (lo uso da circa 7 mesi). Da un po' di giorni ho una esacerbazione del disturbo e la sera sono costretto a prendere anche una cp di dimetindene 1 mg. Il risultato non è eccellente. Cosa posso fare? Il disturbo è fastidiosissimo. Ho sentito che bassissimi dosaggi di interferone possono aiutare: è consigliabile? Infine, come trattare localmente il prurito? Grazie.
(Salvo)
Risposta
Il prurito rappresenta uno dei sintomi più fastidiosi della policitemia vera. Oltre all'utilizzo di antistaminici in genere si consiglia di evitare bagni o docce con acqua molto calda e per lavarsi va preferita l’acqua fredda, asciugandosi a pressione e non strofinarsi. Si sconsiglia anche l’uso di indumenti stretti o di fibre sintetiche in quanto possono peggiorare il prurito. La pelle va tenuta idratata, impiegando apposite creme o lozioni. Sono segnalati benefici con l’impiego di soluzioni di bicarbonato di sodio, di creme galeniche alla capsaicina (sostanza attiva del peperoncino) o l'esposizione a raggi ultravioletti, purtroppo tutte queste indicazioni difficilmente risolvono il problema. L' interferone in alcuni casi può migliorare la sintomatologia pruriginosa ma purtroppo è gravata da una elevata intolleranza (in oltre il 40% dei casi tale da dover sospendere il farmaco).
Negli studi condotti ad oggi nei pazienti con policitemia vera, gli inibitori di JAK2 hanno mostrato particolare attività anche nel controllo del prurito, oltre che nella riduzione della splenomegalia e dei sintomi sistemici.
Salve, a mia figlia di 2 anni e stata diagnosticata la LMMC, le stanno somministrando il vidaza associato ad antibiotici, il suo quadro è molto complesso, leucocitosi WBC >50.000 mmc, ora non so sia ancora cosi comunque piastrinopenia grave e persistente e attualmente sono 16.000 piastrine, anemia emogl.attuale 9.1g/dl epato-e splenomegalia (so che il fegato e a tre dita e la milza a 10 cm), iperferritinemia con quadro ematologico periferico e midollare compatibile a presenza di sindrome mieloproliferativa. Leggevo su internet che il farmaco va somministrato in assenza di disordine mieloproliferativo..., è un errore del web oppure ci sono dei parametri da seguire che permettono di sommistrare il farmaco anche in casi come mia figlia e comunque la quantita di cicli da seguire sono standard oppure variano a seconda della risposta alla terapia del paziente. Grazie e buon lavoro.
(Valentina)
Risposta
Per i pazienti con leucemia mielomonocitica cronica (LMMC) sono attualmente in sviluppo nuove strategie terapeutiche, tra le quali anche i farmaci ipometilanti, in particolare la 5-azacitidina e la decitabina. Si tratta di farmaci il cui principale meccanismo d'azione è rappresentato dalla capacità di riattivare geni non funzionanti nelle cellule neoplastiche mediante particolari modificazioni del DNA. Studi preliminari hanno dimostrato che questi farmaci sono particolarmente efficaci anche per il trattamento delle LMMC.
A chiunque legga questo messaggio, ma anche a tutti coloro i quali ogni giorno rispondono alle nostre domande, richieste di chiarimenti e informazioni, auguro una serena Pasqua.
(Davide)
Vedo spesso che per soggetti intorno a 40 anni a volte le cure si limitano a cardioaspirina e salassi e altre volte viene associato l'interferone. Quale sarebbe il discrimine? A quale livello di piastrine si suggerirebbe di ricorrere all'interferone? Grazie di tutto e auguri per la Santa Pasqua!!
(Luigi)
Risposta
Nella policitemia vera lo scopo della terapia è principalmente prevenire le complicanze trombotiche. Non tutti i pazienti necessitano di terapia citoriduttiva. In base alle linee guida attualmente in uso questa va riservata ai pazienti definiti ad alto rischio vascolare, ovvero con età superiore ai 60 anni o con pregresso evento trombotico. L'interferone permette di ottenere un buon controllo dei valori del sangue in oltre il 60% dei casi, purtroppo è gravato da una elevata tossicità. Sempre secondo le linee guida questo farmaco è indicato per il trattamento dei pazienti giovani oppure in corso di gravidanza, ma in Italia non è attualmente autorizzato per la terapia della policitemia vera, e può essere utilizzato soltanto nell'ambito di studi clinici sperimentali.
Buona sera, io ho 34 anni e soffro di trombocitemia da 1 anno con piastrine tra 770.000-870.000, sono in cura con cardioaspirina, ultimamente ho avuto dei problemi di emorroidi e desidero chiedervi se il daflon è un farmaco che posso prendere oppure no.
Come sempre ringrazio ed invio i miei più cordiali saluti e tanti auguri di Pasqua.
(Francesco)
Risposta
Non esistono particolari controindicazioni all'utilizzo di flavonoidi nei pazienti con malattie mieloproliferative croniche.
Ho policitemia vera ed assumo cardioaspirina ed oncocarbide, ho 46 anni e lavandomi i denti e dopo aver fatto un gargarismo alla gola ho visto del sangue in bocca, mi è capitato anche altre volte, esce sangue anche dal naso e dal retto dopo evacuazione a volte, sono stitica, mi chiedevo se mi dovevo preoccupare, ed a cosa era dovuto specialmente per il sangue che viene dalla bocca? Feci anche una tac con torace ma non risultò niente.
Risposta
La cardioaspirina può aumentare il rischio di avere emorragie minori come la perdita di sangue dalle gengive, dal naso ma anche a livello gastrointestinale. Perdite continuative e di maggiore entità richiedono comunque la valutazione di uno specialista.
Buonasera, a mio padre da due anni gli è stata diagnosticata la mielofibibrosi, sta prendendo 2 pillole di oncocarbide e 2 di cortisone, ha 66 anni e non presenta sintomi quali sudorazione, febbre ecc., l'alimentazione potrebbe aiutare ad aumentare le piastrine e a far scendere i globuli bianchi? Se è si cosa dovrebbe mangiare?
(Luca)
Risposta
Come norma generale è sempre utile seguire un'alimentazione corretta, ma non esistono cibi specifici in grado di aumentare o diminuire la conta delle piastrine oppure quella dei globuli bianchi.
Salve, stamane ho effettuato delle analisi, ho i globuli bianchi 7500 SN nella norma ma l'unico problema non le ho avute CS alte può essere causa di gravidanza.
Il mio ginecologo mi ha segnato il beta e il PCR il beta risulta <2 E il PCR e 2.90... L'ultimo ciclo e stato 15 marzo e il rapporti SN stati in qst giorni due tre volte... ho fatto l'ecografia e risulta un probabile corpo luteo... però per il breve periodo non si riesce a capire. E' possibile capirlo dall'aumento dei globuli bianchi?
(Chicca)
Risposta
Nel sospetto di una gravidanza è consigliabile consultare un ginecologo ed eseguire la valutazione dei livelli di beta- HCG nel sangue periferico, il solo valore di globuli bianchi non permette di stabilire la presenza o meno di una gravidanza.
Volevo sapere se dolori continui dorsali e lombari con sudorazione potevano essere sintomi della policitemia vera, devo fare qualche altro accertamento? Il mio emocromo è alquanto buono controllato con Oncocarbide e cardioaspirina e salasso al bisogno ma raro.
Risposta
Dolori ossei e sudorazioni profuse possono essere sintomi associate alla policitemia vera. Dolori in sede dorsale e lombare comunque possono essere legati anche ad altre condizioni cliniche che potrebbero richiedere anche approfondimenti diagnostici ad esempio con la risonanza magnetica. Si consiglia quindi di rivolgersi ad uno specialista ortopedico oppure al proprio medico di famiglia per un approfondimento del quadro clinico.
Buonasera, sono affetto da mielobrifosi, assumo Ruxolitinib a dosaggio pieno da più di 3 anni con ottimi risultati. Volevo chiedervi se sarebbe opportuno effettuare una bom per controllare lo stato della fibrosi midollare. Inolre vi chiedo se assumendo il farmaco a dosaggio pieno ci siano più possibilità che la fibrosi regredisca rispetto a chi assume un dosaggio ridotto. Vi ringrazio anticipatamente.
(Donato)
Risposta
Recentemente sono stati presentati dati relativi alla capacità di Ruxolitinib di rallentare o stabilizzare il grado della fibrosi del midollo osseo di pazienti con mielofibrosi. L'effetto sulla fibrosi midollare sembra essere legato alla capacità di Ruxolitinib di ridurre alcune citochine nel midollo osseo importanti nel mantenimento della fibrosi; inoltre non sembra esserci una correlazione tra il grado di risposta clinica (la riduzione della milza ad esempio) e l'effetto sulla fibrosi midollare. Non esistono invece informazioni su eventuali correlazioni tra dose di Ruxolitinib ed effetto sulla fibrosi midollare.
Buongiorno,
a mia madre nel 1996, all'età di 73 anni, fu diagnosticata la policitemia vera. E' stata curata con salassi, myleran cp e oncocarbide cp fino agli 80 anni, successivamente solo con oncocarbide, modulando la terapia dopo visione dell'emocromo (controllato mensilmente). La posologia dell'oncocarbide non superava mai i 15 giorni. Nel 2013 i globuli bianchi (i neutrofili) sono aumentati e stava dimagrendo rapidamente. Alla fine del 2014, la formula leucocitaria si è invertita, eseguito lo striscio periferico: la diagnosi è stata di leucemia acuta con 60% di blasti (15/12/2014). Il 30/12/2014 mia madre ha un edema polmonare acuto da cui non si salva (aveva 91 anni).
Vorrei sapere se c'era la possibilità di prevenire la mutazione in leucemia acuta effettuando lo striscio periferico almeno un anno prima.
La sorella di mia madre ha la policitemia vera , vorrei sapere se è una malattia ereditaria o familiare, e se può essere prevenuta, alla luce delle vostre attuali importantissime ricerche.
Con ammirazione, per il vostro lavoro da ricercatori, vi auguro ogni bene.
(Teresa)
Risposta
Il rischio di evoluzione in leucemia acuta è stimato a circa il 10-15% a 10 anni dalla diagnosi di mielofibrosi. L'insorgenza della leucemia in alcuni casi è repentina, mentre in altri casi avviene attraverso una fase accelerata, cioè di lenta trasformazione, che può durare qualche da mese a qualche anno. Ad oggi non esistono dei fattori predittivi sicuri di imminente evoluzione in leucemia acuta, ma esistono evidenze sempre più consistenti che alcune mutazioni genetiche acquisite durante il corso della malattia sono maggiormente associate ad un rischio più elevato di evoluzione in leucemia acuta.
Buongiorno. Ho 50 anni e mi è stata diagnosticata mielofibrosi idiopatica nel 2009. Riassumo brevemente: mutazione JAK2 positiva, milza 122 mm, globuli rossi nella norma, emoglobina pure, piastrine 182000,globuli bianchi 12.000/13.000 oscillanti. Da un anno ho 4 o 5 calcoli di 2,5 mm alla cistifellea e soffro di gastrite e reflusso ricorrente da circa 20 anni. Il gastroenterologo mi ha prescritto l'anno scorso 2 cp. di Ursilon 300 mg al giorno per 4 mesi e i calcoli non si sono sciolti. Ora mi ha prescritto stessa cura per altri 6 mesi. Inoltre 2 settimane di Lansox gastroprotettore 1 volta al giorno per il riacutizzarsi della gastrite nel periodo primaverile. Andando a ripetere gli esami dell'emocromo ho notato un abbassamento dell'emoglobina a 11,9, delle piastrine a 164000 e i globuli bianchi a 9.000 per sole 2 settimane di cura. Vorrei porvi, quindi, queste domande:
1) visto che ho letto che i gastroprotettori, in generale, possono portare turbe nella conta ematica, come posso curare la mia gastrite cronica? Il gastroenterologo nega che sia stato il gastroprotettore;
2) continuare per tanti mesi ad assumere Ursilon nella speranza di sciogliere i calcoli della cistifellea può portare ripercussioni?
3) Devo affrontare l'intervento chirurgico anche senza sintomi di coliche, come mi consiglia il gastroenterologo, se i calcoli non si sciolgono?
Grazie per la pazienza e la gentilezza e con la speranza di capire qualcosa in più.
(Margherita)
Risposta
I farmaci gastroprotettori non determinano una variazione dei valori ematici e non esistono controindicazioni al loro utilizzo nei pazienti con malattie mieloproliferative. Per quanto riguarda la calcolosi della colecisti si consiglia di rivolgersi ad uno specialista chirurgo per valutarne l'entità e l'eventuale necessità di rimozione chirurgica.
Salve ricercatori,
vorrei sapere se il Ruxolitinib si è dimostrato efficace solo nei pazienti con mielofibrosi e trombocitemia essenziale mutati per JAK2 o anche nei pazienti mutati per CALR MPL o tripli negativi. Grazie.
(Daniele)
Risposta
Gli studi effettuati finora non hanno evidenziato differenze nella risposta a Ruxolitinib sulla base dello status mutazionale. In particolare sono stati confrontati i pazienti JAK2 mutati e non mutati ed i CALR mutati rispetto a quelli con mutazione di JAK2 ed MPL
Buongiorno ricercatori, vorrei chiedere se il Ruxolitinib si è dimostrato efficace anche nella PV e nella ET, e se c'è possibilità che esso venga approvato anche per queste patologie dal FDA, dati i risultati ottenuti nella MF. Grazie.
(Luca)
Risposta
Ruxolitinib è già stato approvato sia dalla FDA americana che dalla EMA european per pazienti con policitemia vera resistenti o intolleranti a idrossiurea.
E' stato sperimentato anche in un ristretto numero di pazienti con trombocitemia essenziale, anche in questo caso resistenti o intolleranti a idrossiurea, con buoni risultati. In questa patologia tuttavia siamo ancora lontani da una possibile approvazione.
Gentili ricercatori, ho 65 anni e sono affetto da PV. Attualmente assumo la cardiospirina e ogni 2 mesi circa effettuo il salasso. Gli attuali sintomi sono le sudorazioni notturne e una leggera dolia al fianco sinistro (a me pare in corrispondenza dell'intestino) che non mi è chiara se dovuta alla milza (dimensione longitudinale 15 cm) o a fattori intestinali. Seguendovi con dovizia più volte ho letto che è consigliata, per chi ha oltre i 60 anni, la cura chemioterapica. Però mi pare anche di aver capito che con tale cura la patologia non regredisce e quindi il farmaco agisce soltanto a livello sintomatologico. Peraltro il farmaco in questione statisticamente ha effetti collaterali (superiori ai sintomi che elimina?) non indifferenti.
Dopo questa premessa la domanda è: si deve comunque assumere il farmaco non avendo sintomi troppo fastidiosi?
Nel ringraziarvi in anticipo vi prego di scusarmi per l'eventuale confusione più che altro dovuta alla mia costante apprensione. Saluti.
(Riki)
Risposta
È vero che nessuna terapia a nostra disposizione è in grado di far guarire dalla policitemia vera, ma il motivo per cui è indicata la terapia citostatica (parliamo del farmaco di prima linea, l'idrossiurea) dopo i 60 anni non è il controllo dei sintomi come le sudorazioni notturne (su cui peraltro l'idrossiurea ha scarsa efficacia), ma la riduzione del rischio trombotico. E' stato infatti dimostrato che nella policitemia vera l'età superiore a 60 anni è un fattore di rischio per eventi trombotici, e che la terapia con idrossiurea riduce tale rischio. In alternativa possono essere considerate sperimentazioni cliniche con farmaci non chemioterapici come l'interferone che, seppure abbia degli effetti collaterali, potrebbe essere più efficace nel controllo dei sintomi.
Giorno delle Palme! Auguri a voi che lavorate per noi, per migliorare le nostre condizioni di vita nel tempo, per prevenire le conseguenze a cui siamo esposti. Nostro riferimento sulla terra, possiate essere orientati nella ricerca da Colui che è al di sopra di ognuno di noi. Auguri!!!
(Angela)
Gentili ricercatori, ho la pv da poco meno di un anno, come ormai noto l'unica terapia per ora consigliata nei casi in cui si ha un basso rischio trombotico è quella di tenere l'HCT sotto o pari al 45% e assunzione giornaliera di cardioaspirina; chiedo un vostro consiglio perché nel centro ematologico in cui eseguo le analisi, ora a cadenza mensile, sono presenti due laboratori (centrale ed ematologico) che danno esiti, riferiti all'ematocrito, molto discordanti, si parla del 5% (es. ultime analisi laboratorio ematologico 50%, laboratorio centrale 45%), per cui abbiamo optato per il non salasso. La mia preoccupazione è questa: se il dato reale è quello del laboratorio di ematologia quindi l'HCT al 50%, è probabile che tra 30 gg quando andrò a rifare le analisi lo stesso sarà circa 55%, esponendomi ai rischi che sappiamo. Tenuto anche conto che ho le PLT molto alte, oltre 630, come dovrei comportarmi? Scusatemi se mi son dilungato e grazie per l'attenzione.
(Massimo)
Risposta
Possono esistere differenze fra valori ematologici fatti con strumenti diversi.
Ai fini pratici per gestire i salassi è utile scegliere un laboratorio di riferimento che sia validato e certificato.
Salve, ho 31 anni e dal 2013 dopo BIOPSIA E ASPIRATO MIDOLLARE mi è stata diagnosticata la TE, non ho mutazione del JAK2 e non ho ancora fatto la ricerca degli altri due geni MPL e CARL, comunque qualora anche queste fossero negative, cosa vuol dire TRIPLO NEGATIVO? Grazie mille e buon lavoro.
(Sofia)
Risposta
Triplo negativo significa che non sono presenti mutazioni né a carico del gene JAK2,né di MPL né di CALR. E' probabile che in questa categoria di pazienti (circa il 15%) ci sia qualche altra mutazione non ancora conosciuta. Gli studi sono ancora in corso, ma sappiamo che ogni mutazione conferisce delle caratteristiche particolari alla patologia.
Ad esempio, nella trombocitemia essenziale con la mutazione JAK2V617F i valori di emoglobina tendono ad essere più alti ed il rischio trombotico maggiore, mentre in quelli con la mutazione di CALR tendono ad essere più alte le piastrine e minore il rischio trombotico. Il gruppo triplo negativo è per il momento meglio caratterizzato nella mielofibrosi piuttosto che nella trombocitemia essenziale, dove sono necessari ulteriori studi.
Buon giorno, sono affetta da policitemia vera e per motivi di studio e di lsvoro passo molte ore davanti al pc. Corro dei rischi?
(Isabella)
Risposta
In caso di ore prolungate di sedentarietà sarebbe consigliabile non indossare indumenti troppo stretti che possano ostacolare il ritorno venoso e ogni tanto alzarsi e fare alche passo, oltre a dedicare parte del tempo libero all'attività fisica e tenere sotto controllo i fattori di rischio cardiovascolari come pressione alta, peso eccessivo, diabete, iperlipidemia.
Gentili ricercatori, sono affetta da poliglobulia secondaria, vorrei sapere entro quale valore di emoglobina posso evitare il salasso (l'ultima volta ho avuto un malore durante il salasso) e se posso andare in montagna a 1500 m di altitudine per periodi prolungati. Grazie
(Lorenza)
Risposta
Non esiste un valore di ematocrito specifico nel caso delle poliglobulie secondarie, perché molto dipende dalla causa sottostante. Anche la permanenza ad altitudini elevate deve essere valutata sulla base della situazione clinica complessiva.
Voglio ringraziare tutti voi ricercatori della disponibilità e del tatto con cui formulate le risposte. Molti di noi sono giovani e con figli ancora molto piccoli, spaventati da una malattia rara che neanche la maggior parte dei medici comuni conosce se non per sentito dire. Grazie di vero cuore.
(Giancarlo)
47 anni, uomo, consapevole di PV da febbraio 2013, ematocrito circa 45, piastrine salite a 570. Terapia solo cardioaspirin, salassi solo iniziali eccetto uno lo scorso novembre. Ultimamente geloni alle mani e di tanto in tanto formicolii alle braccia, specie se di notte rimango steso più a lungo su un fianco. Peggiorata anche la sensazione di scotomi. Tutto ciò può dipendere da un peggioramento della viscosità? Potrei pensare di abbinare un farmaco tipo il Daflon al Cardioaspirin? Posso prendere l'aereo tranquillamente? Grazie.
(Carlo)
Risposta
I sintomi che riferisce sono tipici da alterazione del flusso di sangue nel microcircolo; quello che possiamo consigliarle è di assumere regolarmente la cardioaspirina e di controllare i valori di ematocrito per valutare se sia necessario fare un salasso, oltre eventualmente ad eliminare il fumo e seguire una dieta sana. Non ci sono dati sull'uso del Daflon in queste circostanze. Un paziente con policitemia vera può prendere l'aereo con le dovute precauzioni antitrombotiche, in ogni caso è preferibile valutare i rischi con il proprio medico.
Chiedo scusa se riformulo la domanda, del 19 marzo u.s., che non fosse stata rilevata mutazione lo si era capito visto che nel referto si parla di assenza di alterazioni, non ho capito invero il significato clinico che ciò possa avere per il paziente. In buona sostanza a cosa serva fare determinate indagini molecolari? Grazie.
(Piter)
Risposta
Al contrario delle mutazioni di JAK2, MPL e CALR che hanno principalmente un significato diagnostico, le mutazioni dei geni EZH2, ASXL1, IDH1, IDH2 e SRSF2, che si trovano anche in altre patologie ematologiche, hanno principalmente un significato prognostico. Avere una o più mutazioni a carico di questi geni è stato associato ad una prognosi peggiore, ed anche se ancora questo non si riflette in un diverso atteggiamento terapeutico, sono in corso vari studi che mirano a capire come utilizzare queste mutazioni per indirizzare la terapia in modo più specifico per il singolo paziente.
Cortesemente cosa significa il referto di indagine molecolare, mediante estrazione DNA da granulociti, su paziente (donna di anni 50, affetta da MF secondaria a TE), sul gene ASXL1 (Esone 12) EZH2 (intera sequenza codificante) IDH1 (P.R132 dell'esone 4) IDH2 (P.R140/p.R172 dell'esone 4) SRSF2 (P.P95 dell'esone 1), con il risultato: nessuna alterazione molecolare riscontrata nelle regioni analizzate. Grazie.
(Piter)
Risposta
Significa che sono state valutate le parti riportate tra parentesi dei geni ASXL1, EZH2, IDH1, IDH2 e SRSF2, e non sono state riscontrate mutazioni. Non si valuta l'intero gene ma soltanto le parti in cui sono state descritte le mutazioni.
Buonasera,
nei trial clinici per PV e ET, è stato verificato se il Ruxolitinib incide sulla carica allelica del JAK2, sulla conta dei Cd34 e di eventuali blasti, e sulla regressione di eventuale fibrosi midollare? Esistono in Italia (o all'estero) trial clinici con Ruxolinitib per MF prefibrotica? Grazie delle vostre risposte.
(Donatella)
Risposta
Nei trial clinici per policitemia vera e trombocitemia essenziale è stata vista una riduzione della carica allelica che si manifesta lentamente nel tempo, quantificabile nel 20-25% circa dopo 5 anni di terapia. Non è invece stata dimostrata riduzione della conta delle CD34 né dei blasti, anche se solo una minoranza dei casi in queste due patologie ha questi parametri aumentati di base. Anche la fibrosi midollare potrebbe essere valutabile in pochi casi, per cui al momento non ci sono dati.
Non esistono a nostra conoscenza trial specifici per mielofibrosi prefibrotica
Buon giorno gentili ricercatori. Sono affetta da policitemia vera in trattamento con Oncocarbide e salassi al bisogno. Da circa tre settimane accuso dolori alla colonna vertebrale a volte localizzati in sede cervicale altre in sede lombare. Dipendono dalla malattia mieoloproliferativa? Grazie.
(Isabella)
Risposta
Difficile a dirsi, potrebbero dipendere dalla malattia mieloproliferativa come da comuni fenomeni artrosici. Chieda al suo medico per eventuali accertamenti.
In base ai dati in vostro possesso, quanto è quantificabile, in mesi, l'aumento della sopravvivenza in pazienti affetti da mielofibrosi trattati con Ruxolitinib? Inoltre, nei pazienti con mielofibrosi, trattati sino ad oggi con tale farmaco, (credo che siano 40.000 circa o sbaglio?) quanti (in numero) hanno avuto una regressione parziale o completa della fibrosi midollare? Grazie.
(Monica)
Risposta
I numeri esatti come lei chiede sono sempre difficili da dare e possono dar luogo ad interpretazioni errate, perché i dati sulla sopravvivenza dei pazienti trattati con Ruxolitinib rispetto a quelli trattati con placebo o farmaci convenzionali vengono da studi clinici che prevedono, appunto, un braccio di controllo con una durata limitata nel tempo (non sarebbe etico far continuare a dei pazienti il braccio di controllo solo per avere i dati da confrontare), oppure da studi che utilizzano come termine di paragone casistiche "storiche", cioè di pazienti che non fanno parte di quello stesso studio. Anche per la regressione della fibrosi, possiamo solo dire che è stata ottenuta da circa il 20% dei pazienti arruolati nei trial clinici che hanno fatto delle biopsie del midollo sequenziali durante il trattamento. Non essendoci una indicazione clinica di routine all'esecuzione della biopsia del midollo durante la terapia, ma soltanto legata alla sperimentazione (e non tutte le sperimentazioni con il Ruxolitinib la prevedevano), è stato possibile valutare solo un numero di pazienti limitato e non certo tutti quelli che hanno assunto il farmaco finora.
Vi ringrazio per la risposta.
Abitiamo tra le provincie di Alessandria e Genova. Potete suggerirci centri dove stanno al momento seguendo trial clinici in cui potrebbero prendere in considerazione l'arruolamento di mio suocero (Miolofibrosi idiopatica stadio fibrotico MF-2,JAK2+)? Grazie.
(Matilde)
Risposta
Nella vostra area geografica i centri con maggior numero di trial sono Pavia e Firenze, ma può chiedere anche a Genova.
Sono affetta da trombocitemia essenziale da circa 2 anni e mezzo, ( ho 44 anni), assumo giornalmente Oncocarbide e da circa 4/5 giorni ho nuovamente prurito insopportabile dopo la doccia e sudorazioni notturne, sintomi che ho avuto prima della diagnosi. Perché stanno ritornando questi sintomi? Ci potrebbe essere un'accelerazione della malattia o una trasformazione in un'altra tra le malattie mieloproliferative croniche?
(Paola)
Risposta
Non necessariamente la ricomparsa dei sintomi è indice di un cambiamento della malattia, talvolta si hanno dei periodi in cui sono più o meno intensi senza motivi evidenti. In ogni caso per maggior tranquillità può ripetere gli esami.
Ho mielofibrosi secondaria, ho 65 anni, ho dolori spina dorsale e febbre, che fare?
(Dominique)
Risposta
Si rivolga al suo medico, perché sia la febbre che i dolori alla schiena possono dipendere sia dalla mielofibrosi che da altre cause.
Buongiorno, mio suocero (85 anni) è affetto da neoplasia mieloproliferativa cronica (Miolofibrosi idiopatica stadio fibrotico MF-2, confermata da ricerca mutazione V617F di JAK2 POSITIVA e brc/abl negativo) diagnosticata a dic 2014. Anamnesticamente aveva febbricola da circa 2 mesi, nausea (gastroscopia neg), eruttazioni, perdita di peso (5 kg), prurito notturno intenso, senso di confusione. Inizialmente trattato con Oncocarbide, sospeso per cefalea intensa, e poi con Myleran 1cx2 x 1 settimana senza alcun beneficio e con persistenza dei sintomi. Effettuata visita ematologica che evidenziava una milza a 5 cm dall'arcata costale.
Effettuata eco addome: milza 14 x 5,6 x 5,9
Emocromo: WBC 26.02,Hb 10.3,eritroblasti acidofili 1%,mielociti 4%, PLT 371.
Con questi valori ci è stato detto che non rientra nel protocollo AIFA x la somministrazione del Jakavi. E' corretto? E se lo è, esiste un'alternativa dal momento che i farmaci fino ad ora assunti non hanno avuto alcun beneficio sia sintomatologico che sulla diminuzione dei WBC? Grazie.
(Matilde)
Risposta
Da quello che scrive suo suocero sembrerebbe eligibile per la prescrizione di Jakavi, in quanto presenta splenomegalia, sintomatologia sistemica, conta piastrinica adeguata e classe di rischio intermedio-2 per età e sintomi. In alternativa può essere valutato l'arruolamento in trial clinici.
Buonasera mio padre è affetto da policitemia vera da 11 anni, negli ultimi esami del sangue hanno scritto come nota: presenza di rari mielociti. E' da preoccuparsi? Può essere un inizio di trasformazione in qualcos'altro? Grazie.
(Barbara)
Risposta
I mielociti, cioè dei globuli bianchi non completamente maturi che normalmente dovrebbero rimanere nel midollo osseo, si trovano più frequentemente nel sangue periferico di pazienti con mielofibrosi che con policitemia vera, per cui potrebbe essere un iniziale segno di cambiamento della patologia. Questa situazione tuttavia può durare anche per molto tempo senza necessariamente avere una franca evoluzione in mielofibrosi. Inoltre, i mielociti si trovano in circolo talvolta anche in corso di gravidanza o infezione, per cui talvolta si tratta anche di un fenomeno reattivo transitorio.
Illustrissima equipe, ho 48 anni, nel 2009 ho scoperto di essere affetto da mielofibrosi idiopatica primitiva e da allora sono in cura presso l'ematologia del policlinico di Bari. A parte la piastrinosi e altri valori alterati, la milza e il fegato lievemente ingrossati, non accuso altri sintomi. Conduco una vita pressoché normale e assumo al mattino trental 400, vitamina b6, acido folico, e cardioaspirina. Per circa un anno e mezzo ho assunto Intron a 18 mu tre volte a settimana, sospeso per l'insorgenza dell'alterazione dell'umore. Al momento le piastrine si aggira cira 700 x 1000 \ ul. Le scrivo per sapere se ci sono nuovi farmaci che possano rallentare il decorso della malattia o terapie, anche sperimentali, alle quali potrei sottopormi.
(Pasquale)
Risposta
Attualmente non ci sono farmaci in grado di rallentare il decorso della mielofibrosi, anche se il farmaco inibitore di JAK1/2 Ruxolitinib ha dimostrato di essere in grado di prolungare la sopravvivenza. Questo tuttavia sembra legato principalmente ad una riduzione delle complicanze della splenomegalia e dello stato di infiammazione che sta alla base dei sintomi della malattia. Esistono poi dei farmaci e delle combinazioni di farmaci ancora in sperimentazione proprio per vagliare la possibilità di una efficacia maggiore sul controllo della malattia. Alcune di queste sperimentazioni sono in corso, altre verranno attivate nei prossimi mesi. In ogni caso, va valutato caso per caso se esistono i requisiti per partecipare.
Buongiorno,
mio padre 72 anni malato mielofibrosi idiopatica da un anno circa, è passato dalle iniziali trasfusioni ogni 3 settimane a farne una a settimana, visto che i valori dell'emoglobina si sono abbassati nonostante punture di eprex settimanali, durante le ultime analisi però abbiamo notato anche un forte abbassamento delle piastrine che sono passate da 13000 a 4000 ( ha avuto una brutta influenza causata da un infezione in bocca gengive stomatite con ricovero in ospedale e cure con antibiotici e antifunghini che sta ancora assumendo), costringendolo a fare anche questa trasfusione, ora la domanda: questo abbassamento piastrinico, potrebbe essere causato dall'infezione alla bocca o ad un aggravamento della malattia? Grazie in anticipo della risposta.
(Ilenia)
Risposta
Farmaci antibiotici ed antifungini possono avere una tossicità sul midollo osseo provocando un abbassamento dei valori, ma vista l'entità della riduzione della conta piastrinica e la sua associazione con il peggioramento dell'anemia, potrebbe trattarsi anche di un aggravamento della mielofibrosi.
Buongiorno,
mio marito ha 30 anni e gli è stata diagnosticata una mielofibrosi l'anno scorso, dopo una diagnosi di TE nel 2011. Con la TE diciamo che si poteva stare più sereni, ora deve cominciare una cura di Introna 18, 3 volte alla settimana sperando nella buona risposta della malattia al farmaco. Dobbiamo cominciare a preoccuparci per le prospettive di vita? Abbiamo un bambino piccolo e ne avremmo voluti degli altri... ma in questi casi non vedi il futuro in maniera positiva... noi siamo giovani e impauriti da ciò che questa malattia possa portare... Grazie per il vostro intervento perché ci rassicura ogni giorno un po' di più e spero che la ricerca trovi al più presto una soluzione.
(Ramona)
Risposta
È difficile fare una previsione dell'aspettativa di vita in questa sede, ma esistono dei parametri che possono far capire se la malattia sia più o meno aggressiva. Queste caratteristiche dovrebbero essere valutate in occasione di una visita ematologica.
Salve, torno a scrivervi per capire meglio la vostra risposta sugli effetti collaterali a lungo termine del Ruxolitinib. Tenuto conto che i follow up più lunghi con il Ruxolitinib sono di circa 5 anni, nell'ambito di questa esperienza, chi non ha evidenziato nei primi 15 mesi nessun effetto collaterale, può aspettarsi di non averne più in futuro, anche se di questo se ne ha notizia sino a 5 anni? Grazie e saluti.
(Ernesto)
Risposta
Certamente non aver avuto effetti collaterali nei primi 15 mesi è un dato positivo e fa ben sperare per il futuro, ma non sappiamo dire se una persona con queste caratteristiche non ne svilupperà mai
Buonasera,
mia moglie da gennaio 2014 assume Ruxolitinib per una MF2 post policitemica. Sino adesso ha un emocromo discreto (emoglobina 12 ... tutto il resto nella norma). Vorrei sapere se avendo sopportato il farmaco gia da 15 mesi non potrà accadere che in futuro possa avere degli effetti "collaterali" dovuti al farmaco.
Infine, mi è sembrato di capire, da una Vs. precedente risposta, che in estate potrebbe partire la sperimentazione dell'Imetelstat? E' vero? Ci sono anche notizie del PRM 151? Sempre grazie. Saluti.
(Ernesto)
Risposta
I follow up più lunghi con il Ruxolitinib sono di circa 5 anni, e gli effetti collaterali si sono dimostrati soprattutto di tipo infettivo, ma non è detto che un paziente debba necessariamente averne.
Non abbiamo ancora informazioni certe sulla sperimentazione con Imetelstat, ma per quanto noto ad oggi è possibile che venga attivata dopo l'estate. Non abbiamo invece alcun dato circa una eventuale sperimentazione di PRM151 in Italia.
Buon giorno, vorrei sapere come è possibile che mia figlia le hanno riscontrato artrosi degenerativa ereditaria, né io né mio marito siamo affetti, come si spiega? Grazie se mi date una risposta.
(Adriana)
Risposta
Purtroppo questo non è il nostro campo di ricerca e non vorremmo darle informazioni errate. Le consigliamo di consultare un reumatologo.
Buongiorno Dottori,
mi chiedevo se tutto l'entusiasmo che sta "montando" attorno al Crispr Cas9 sia giustificato, dobbiamo illuderci o restare, almeno per ora, "sereni"? Grazie anticipatamente.
(Ezra)
Risposta
Il sistema Crispr Cas9 è promettente per modulare l'espressione genica, ma attualmente è in uso a fini di sperimentazione in vitro ed in vivo. C'è ancora molta strada da fare per la terapia genica nell'uomo.
Buonasera ricercatori, sono a chiedervi cortesemente un'indicazione delle tempistiche che serviranno affinché il farmaco Ruxolitinib venga autorizzato per la cura della Policitemia vera come avviene già in America.
(Marco)
Risposta
Non sappiamo esattamente i tempi, ma considerando che il farmaco ha già avuto il parere favorevole della Commissione per i prodotti medicinali per uso umano dell'Agenzia Europea del Farmaco (EMA), non dovrebbe richiedere un processo particolarmente lungo per l'approvazione in Europa. Successivamente però dovrà essere valutato anche dall'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) per il nostro paese, per cui nel complesso non ci aspettiamo tempi inferiori ad un anno.
Ribadiamo che questa è una stima totalmente approssimativa.
Buonasera ricercatori, vorrei chiedervi in una TE asintomatica in pazienti di età inferiore a 40 anni se la sintomatologia (così come l'aumento della conta piastrinca oltre 1.5 mil) è destinata inevitabilmente a manifestarsi durante la durata della malattia (così come l'aumento progressivo del numero delle piastrine) o se possano esserci lunghi periodi di anni "stabili" che non necessitano di terapia citostatica.
Allo stesso tempo, il ruxolitinib (o il pacritinib, l'imetelstat e tutti i farmaci già in sperimentazione e/o in studi di combinazione) può concretamente apportare benefici nella TE nel medio termine, con riflessi anche sulla sopravvivenza? Le rare statistiche, per di più retrospettive, indicano in 33 anni la sopravvivenza mediana dei giovani pazienti... eppure mi sembra (spero di non essere troppo ottimista) che dal 2005 ad oggi in poi i progressi siano stati tumultuosi nel campo delle malattie mieloproliferative e mi chiedevo se possiamo legittimamente sperare che, nel prossimo decennio "equivalente alla popolazione sana", a prescindere da una cura "definitiva" possa almeno essere più che plausibile sperare in un ulteriore miglioramento dell'aspettativa di vita oltre quei 32.7 anni soprattutto considerando le già attuali evidenze nella mielofibrosi.
Ad ogni modo, finché ci siete voi, il futuro fa meno paura. Grazie!
(Davide)
Risposta
Non è assolutamente detto che una trombocitemia essenziale debba sviluppare una conta piastrinica superiore a 1.5 milioni o la sintomatologia sistemica, tanto che il quadro può rimanere stabile anche teoricamente per tutta la vita del soggetto. Purtroppo non abbiamo dei fattori certi per predirre se una evoluzione avverrà o meno per il singolo paziente. Per i nuovi farmaci sperimentati nella trombocitemia essenziale il follow up è ancora troppo breve per poter dire se influenzino o meno la sopravvivenza, proprio perchè questa patologia ha già di suo una lunga sopravvivenza. Quello che è stato finora dimostrato è che farmaci come ruxolitinib, ad esempio, possono essere utili e ben tollerati in quei pazienti che necessitano di terapia citostatica ma non tollerano o sono resistenti ad idrossiurea.
Questo è già un miglioramento importante per la terapia, ma va sottolineato che gli studi in questa patologia sono ancora limitati.
Cari dottori, volevo un consiglio da voi, ho una mielofibrosi diagnosticata da tre anni mielofibrosi stato iniziale prendo il Vercite, come terapia, però da recente ho avuto la febbre alta per tre giorni prendendo l'antibiotico Agrumentin da 875 mg, curandola come una normale influenza, poi dopo che è scesa la febbre ha avuto una reazione agli occhi gonfi e arrossati, ed il mio medico mi ha detto che è una congiuntivite, può dare questo problema ad un peggioramento per la mia malattia? So che può portare ad una leucemia. Grazie per la vostra collaborazione.
(Rita)
Risposta
La facilità alle infezioni può essere una complicanza della mielofibrosi soprattutto in caso di una riduzione importante dei globuli bianchi, che può essere dovuta sia alla mielofibrosi stessa che all'uso di farmaci citostatici come Vercite. Controllando i valori dell'emocromo con formula leucocitaria è possibile valutare se sia questo il caso, ed anche se la malattia stesse virando verso un forma più acuta.
Vorrei cortesemente sapere se la cardioaspirina può provocare un'accelerazione nell'aumento delle piastrine visto che ultimamente dopo che il medico mi ha ordinato la cardioaspirina sono aumentate da 759 a 846 in 2 mesi. Grazie.
(Antonio)
Risposta
No, l'aspirina non provoca un aumento delle piastrine. E' semmai possibile che riducendo la formazione di aggregati piastrinici il laboratorio riesca ad effettuare una conta più accurata, e che quindi il valore di 846 sia il suo reale valore.
Buongiorno, ho 65 anni e da quasi vent'anni sono affetto da policitemia Vera. Ho cotrollato da sempre con una cardioaspirina. Da un anno pratico al bisogno dei salassi. Da quando ho cominciato questa pratica, i valori MCV e MCH sono, rispettivamente, 69 e 21. Prima dei salassi erano nella norma. Un Vostro parere? Grazie per la vostra disponibilità.
(Renato)
Risposta
È normale che effettuando salassi si abbia una riduzione dell'MCV e MCH in quanto con i salassi viene sottratto ferro dall'organismo e quindi al midollo osseo che produce i globuli rossi.
Buongiorno, volevo sapere notizie sul caso di mio padre affetto da policitemia vera ormai avanzata, in questo momento la sua milza ha dimensioni molto grandi superano la linea ombelicale, è possibile, vista l'età di 83 anni e una situazione clinica molto debilitata, esportare la milza o usare il nuovo farmaco inc 424 (Ruxolitinib)? Grazie.
(Patrizia)
Risposta
L'asportazione di una milza molto ingrossata è un intervento che può essere gravato da rischio di complicanze importanti, per cui vista l'età e le riferite condizioni generali debilitate sarebbe verosimilmente sconsigliabile.
Ruxolitinib attualmente non è disponibile per la policitemia vera, ma soltanto per la mielofibrosi. Il primo punto da accertare sarebbe quindi se sia avvenuta una evoluzione della policitemia vera in mielofibrosi, e in secondo luogo se esistano delle patologie concomitanti che controindichino il farmaco. L'età di per sè non è un problema. Sono comunque valutazioni da fare attraverso una visita ematologica.
Il reaptan compresse potrebbe essera la causa di una dimiunuizione di emoglobina, dell'ematocrito della transferrina del ferro e de VCM? Eventualmente chiedere una visita in ematologia?
(Vincenzo)
Risposta
Il reaptan è un farmaco ACE inibitore per cui sono stati descritti, seppur raramente, casi di riduzione dei globuli bianchi, rossi e/o piastrine. Non dovrebbe tuttavia interferire con il metabolismo del ferro, che sembrerebbe carente. In ogni caso, si rivolga al suo medico di famiglia e poi eventualmente ad un ematologo.
Buongiorno,
ho letto che l'interferone non dà buone risposte in casi di presenza di mutazione TET2 affiancata a quella del JAK2. Si parla soltanto di risposte molecolari o anche ematologiche? Grazie della vs risposta.
(Donatella)
Risposta
L'interferone dà risposte ematologiche anche nei pazienti con mutazione di TET2. Al contrario la risposta molecolare viene ottenuta da una certa percentuale di pazienti soltanto sulla mutazione di JAK2, mentre quella del TET2 rimane presente nonostante la terapia.
Ho 91 anni, due infarti pregressi: maggio 1992 - angioplastica novembre 1992 - secondo infarto 1996. Dal 1992 assumo quotidianamente la Cardioaspirin senza protezione ma senza disturbi di alcun genere allo stomaco. Da qualche mese soffro di vertigini e grande debolezza, emoglobina con valori inferiori (11) vengo dichiarato anemico. La gastroscopia pone in risalto alcune petecchie a carico del corpo-fondo. Anziché assumere Pantorc potrei sostituire Aspirinetta? Grazie infinite.
(Franco)
Risposta
La cardioaspirina è un farmaco molto importante per la profilassi antitrombotica in chi ha già avuto delle ischemie, le consigliamo di consultare il suo cardiologo per valutare eventuali alternative.
Buongiorno, vedo di fare chiarezza per una risposta precisa.
Ho 49 anni, JAK2 positivo, due trombosi, vena porta e splenica, splenectomizzata, in terapia con Oncocarbide e cardirene 75, eseguita Bom nel 2005 con questa diagnosi: midollo mielo-eritroide ipercellulato con l'aumento della componente megacariocitaria (10xCFI), la componente mieloide presenta un alterata distribuzione ma maturazione conservata. Quadro compatibile con la diagnosi di processo mieloproliferativa cronico.
Ripeto la Bom a settembre, (e questo è il motivo per cui non vorrei ripeterla) e la diagnosi è la seguente: presenti spazi intertrabecolari con midollo emopoietico a cellularità del 30%. Le linee cellulari sono rappresentate, con aspetti di ritardo maturativo. Rapporto mielo/eritroide: 2/1. I megacariociti sono 0-2 per C.F.I. Presente lieve incremento degli elementi immaturi CD34-positivi (5-8% della cellularità). La trama reticolare è focalmente lievemente addensata.
Diagnosi: Midollo emopoietico mielo eritroide con aspetti di ritardo maturativo.
Commento: non si evidenziano nella biopsia in esame sicuri aspetti di compatibilità con una neoplasia mieloproliferativa. Immunofenotipo CD071 serie eritroide+ CD20 L26 sparsi elementi linfoidi + CD 3 sparsi linfociti T+ CD34 cellule endoteliali ed elementi immaturi + CD 61 sparsi megacariociti + CD68 sparsi macrofagi Mileoperossidasi: serie mieloide+ Si evidenziano aspetti di disordine topografico maturativo ed incremento degli elementi CD34 positivi.
La vostra risposta alla precedente domanda (vi avevo già scritto con questi dati) è stata questa: Il cambiamento del midollo osseo nella seconda biopsia potrebbe dipendere dall'uso dell'idrossiurea, che potrebbe in parte mascherare le caratteristiche della malattia mieloproliferativa. Tuttavia le presenza di importante piastrinosi associata alla mutazione di JAK2, indipendentemente dalla percentuale, conferma la diagnosi. Più difficile potrebbe essere dare un nome più specifico, anche perché è piuttosto frequente che le malattie mieloproliferative associate a trombosi splancnica (nel suo caso, della vena splenica) abbiano delle caratteristiche non facilmente classificabili (3 dicembre 2014).
Oggi sono qui per chiedervi se fosse possibile avere maggiori delucidazioni. Non volendo ripetere la BOM, come posso fare per capire se la malattia è presente o no, e per eventualmente darle un nome? Esistono altri esami da fare? Quali aspettative di vita ho, non avendo classificato la malattia? Grazie ancora per la cortese attenzione.
(Maria)
Risposta
Purtroppo la biopsia osteomidollare è fondamentale per dare un nome più preciso alla sua malattia. Non volendo ripeterla potrebbe chiedere una revisione dei preparati istologici della prima biopsia.
A mia sorella, trapiantata di midollo osseo, hanno detto a un controllo che alcuni fattori che il midollo dovrebbe controllare sono al 5% mentre dovrebbero restare intorno a 1%. Posso capire di che si tratta?
(Marcella)
Risposta
Difficile capire da queste scarse informazioni. La cosa migliore è che chiediate un chiarimento ai medici che hanno in cura sua sorella.
Buongiorno,
ho 40 anni, da 2 anni ho scoperto di avere la PV, 7 mesi fa mi è stata scoperta una trombosi al fegato. Dallo scorso luglio sono in cura con coumadin e interferone pegilato. Ho rifatto l'esame della mutazione del JAK2 ed è aumentato di un 4%. Cosa vuol dire? La cura non funziona? La malattia sta avanzando verso mielofibrosi? Sono molto in ansia.
(Giada)
Risposta
Una variazione del 4% della carica allelica della mutazione di JAK2 non è significativa, può dipendere anche soltanto dalla variabilità analitica della metodica con cui viene rilevata e non comporta alcuna conseguenza sulla risposta clinica alla terapia. L'interferone infatti si è dimostrato efficace nel ridurre la carica allelica di JAK2 V617F in circa il 50% dei casi di policitemia vera, ma lentamente nel tempo.
Sei mesi è il tempo minimo a cui è verosimile aspettarsi un risultato sulla mutazione, mentre la maggior parte delle riduzioni si inizia a vedere oltre i 6 mesi di terapia. Certamente un aumento del 4% non è indice di evoluzione in mielofibrosi.
Quanto tempo ci vorrà affinché il Ruxolitinib venga usato per curare l'alopecia areata e quando sarà disponibile in Italia?
Risposta
Per quanto a noi noto, non essendo l'alopecia areata oggetto del nostro campo di ricerca, esiste un solo trial clinico di fase 2 volto a valutare l'efficacia del Ruxolitinib nell'alopecia areata. Perché un farmaco riceva l'approvazione per una determinata indicazione sono generalmente necessari studi di fase 3, seguiti dall'approvazione dell'agenzia americana del farmaco, poi di quella europea ed infine di quella italiana, per cui ammesso che Ruxolitinib venga approvato per questa indicazione i tempi saranno certamente lunghi.
Grazie della risposta.
Quali sono gli effetti collaterali del Pegasys? E' vero che viene sempre la febbre e può portare polmonite? E' consigliata anche in soggetti che fumano?
(Biggio)
Risposta
L'interferone porta spesso sintomi simil-influenzali quali febbre, dolori ossei e muscolari, stanchezza, brividi nell'arco delle 24 ore successive alla somministrazione. Questi sintomi non sono generalmente legati ad eventi infettivi e possono essere controllati con farmaci antiinfiammatori. Possono tuttavia presentarsi anche sintomi potenzialmente più gravi come alterazioni del visus, patologie autoimmunitarie e depressione. Polmoniti possono essere legate al farmaco in particolare per il rischio di riduzione dei globuli bianchi. Il fumo non è una controindicazione per la terapia con interferone, ma è decisamente sconsigliabile in pazienti con malattie mieloproliferative per il rischio trombotico associato ad entrambe le condizioni.
È controindicata l'aloe in caso di policetemia?
Risposta
A nostra conoscenza non esistono segnalazioni per cui debba essere ritenuta controindicata l'aloe nella policitemia vera, ma non ci sono studi dedicati ad accertare utilità e/o controindicazioni dell'aloe in questa patologia.
Buonasera,
avrei necessità di sapere che percentuale di guarigione è stata costatata a seguito di trapianto allogenico ldh 100% compatibile in caso di mielofibrosi idiopatica ad alto rischio? Paziente 44 anni, buone condizioni, non sintomatico, emoglobina bassa, sostenuta ad oggi con 6 sacche fi trasfusione e eprex 40000 1 volta a settimana da 3 mesi. Grazie per la vs. disponibilità e professionalità.
(Gioele)
Risposta
La valutazione della possibilità di guarigione e del rischio di complicanze in caso di trapianto per mielofibrosi deve essere effettuata in sede di visita con una valutazione clinica accurata. In generale, l'età inferiore a 60 anni e le buone condizioni cliniche sono fattori prognostici positivi, così come la disponibilità di un donatore HLA compatibile al 100% generalmente riduce il rischio di complicanze legate alla GVHD. Non possiamo dire in questa sede se esistano altre condizioni che aumentino il rischio di fallimento nel caso specifico.
Buongiorno ricercatori, vorrei chiedere se il Ruxolitinib si è dimostrato efficace anche nella PV e nella ET, e se c'è possibilità che esso venga approvato anche per queste patologie dal FDA dati i risultati ottenuti nella MF. Grazie.
(Luca)
Risposta
Ruxolitinib è stato recentemente approvato (a dicembre 2014) da FDA per la policitemia vera resistente o intollerante alla terapia convenzionale con idrossiurea. Sarà adesso valutato dall'agenzia del farmaco europea (EMA), ma ha già ricevuto un parere favorevole del Committee for Medicinal Products for Human Use (CHMP). Per la trombocitemia essenziale gli studi clinici sono attualmente limitati alla fase 2, generalmente insufficienti per richiedere l'approvazione agli organi competenti. Tuttavia i dati riportati all'ultimo congresso della società americana di ematologia (ASH), dimostrano efficacia anche in questa categoria di pazienti.
Buongiorno,
volevo chiedervi perché in un paziente giovane è più indicato l'Interferone Alfa invece dell'Idrossiurea, nonostante quest'ultima sembri avere meno effetti collaterali? E' vero che alcuni pazienti con PV e ET sono guariti con il Pegasys?
Mi trovo a dover decidere quali delle 2 terapie seguire e vorrei da voi un consiglio; esiste la possibilità che l'interferone aumenti la mia progressione in LA e MF dato che non mi sembra siano stati fatti studi più lunghi di qualche anno sugli interferoni? Grazie.
(Biggio)
Risposta
Le linee guida consigliano interferone nei pazienti di età inferiore a 40 anni che abbiano indicazione a terapia citoriduttiva. Interferone non è un chemioterapico per cui sembra essere meno pericoloso in termini di possibile evoluzione leucemica rispetto a idrossiurea.
Esistono casi pubblicati di negativizzazione della mutazione si JAK2 in pazienti trattati con interferone. Purtroppo però interferone viene spesso sospeso per intolleranza.
Egregi ricercatori, mi sono sottoposto di recente a biopsia osteomidollare per diagnosticare la malattia mieloproliferativa (i sintomi erano quelli di una policitemia vera). E' stato difficile aspirare il midollo e questo mi ha terrorizzato perché ho letto che la punctio sicca è indice di stadi molto avanzati di mielofibrosi. Però poi la fibrosi è risultata di grado uno. Com'è possibile? La diagnosi è di MF, ma continuo a mantenere sotto i 45 l'ematocrito (altrimenti oltre i 50) con salassi e assumo cardioaspirina. Ho 52 anni. Grazie per la vostra competenza e disponibilità.
(Pasquale)
Risposta
La difficoltà nell'aspirare sangue midollare può dipendere dalla fibrosi ma può anche dipendere dal punto di osso su cui viene fatta la biopsia. A volte ripungendo lo stesso soggetto in un altro punto si ottiene più sangue midollare.
I salassi sono inusuali nella mielofibrosi che in genere causa il problema opposto ovvero l'anemia.
Ho 73 anni e dal 2010 sono affetta da TE JAK2 positivo. Prendo 9cp/settimana di Oncocarbide, cardioaspirina a giorni alterni, Benexol B12 e Folina. Ho eseguito un'ecografia dell'addome e risultano "Lesioni epatiche focali nodulari". Può dipendere dalla TE o dalla terapia? Mi devo preoccupare? Grazie mille.
(Lilian)
Risposta
In genere nella trombocitemia non ci sono lesioni focali epatiche. Idrossiurea non causa questo tipo di effetti collaterali. Deve fare approfondimento con altre indagini strumentali per chiarire la natura delle lesioni.
Gentili ricercatori, vi avevo già scritto in precedenza, (18/11/2014). Ho 49 anni, JAK2 positivo, due trombosi, piastrine che oscillano, penultimo 1.400.000 e ultimo 400 nel giro di 20 giorni, ematocrito nella norma. Non avendo un nome specifico della malattia, pur avendo comunque una mieloproliferativa, come posso orientarmi per le aspettative di vita? Quale altro modo ho per dare un nome alla malattia oltre alla BOM, risultata negativa in seconda battuta? Grazie ancora per la cortese attenzione ed eventuale risposta.
(Maria)
Risposta
L'andamento ondulante delle piastrine è osservabile in alcuni casi di malattia mieloproliferativa. Dalla sua descrizione non è chiaro cosa sia emerso alla valutazione midollare. Consiglio eventualmente una revisione dei prepararti in altra sede o ripetizione della valutazione midollare.
Egregi Dottori,
ho 65 anni e da tempo sono affetto da PV. Attualmente assumo la cardioaspirina e sono sottoposto a salassoterapia ogni 2 mesi. A livello sintomatologico non ho sintomi particolari a parte le sudorazioni notturne. Gradirei sapere se allo stato attuale si sono fatti progressi sui farmaci relativamente alla remissione della patologia e non soltanto alla sintomalogia della stessa. Cordialmente.
(Riki)
Risposta
I pazienti con policitemia vera di età superiore a 60 anni in accordo alle linee guida attuali hanno indicazione ad iniziare una terapia citoriduttiva. La terapia di prima linea di solito è idrossiurea.
Gentili ricercatori, buonasera. Ho 45 anni e sono affetta da sei anni da mielofibrosi idiopaticache, viene trattata con ruxolibit, eprex ed emotrafusioni. Ho richiesto se mi venisse riconosciuta un'invalidità ma il medico legale rimanda sempre il ricorso perché secondo lui la mia malattia non è una neoplasia. Cosa posso fare per dimostrarglielo? Spero in un vostro gentile consiglio. Grazie.
(Rosa)
Risposta
La mielofibrosi appartiene alle neoplasie mieloproliferative secondo la classificazione WHO 2008 delle neoplasie mieloidi. Il codice di esenzione per questa patologia è 048, codice di esenzione utilizzato per le neoplasie.
Buonasera gentili ricercatori,
leggo spesso queste pagine per aggiornarmi su eventuali novità in merito alla mia patologia. Ho la mielofibrosi, definita low risk, che per fortuna non mi ha dato finora grossi problemi, se non piastrine oscillanti sulle 500-600 mila. Assumo Oncocarbide ormai da due anni tutti i giorni. Leggo che pazienti affetti da pv o te sono terrorizzati all'idea dell'evoluzione in mielofibrosi... Ma, allora, cosa mi devo aspettare visto che la mia è invece conclamata e verificata da prelievo osteomidollare in due importanti centri ematologici? Ho 51 anni e tengo a precisare che anche mio papà scoprì di averla, intorno ai 70 anni... Grazie mille per quello che fate.
(Laura Roberta)
Risposta
La forme familiari di neoplasia mieloproliferativa sono rare. Al momento non si conosce la base genetica delle forme familiari; si pensa che venga ereditata una predisposizione genetica, ad oggi ancora ignota, responsabile dell'acquisizione di JAK2 o MPL o CALR.
L'aumento del volume plasmatico avviene in tutte le gravidanze (pazienti sane e pazienti affette da qualsivoglia patologia), ma un calo così marcato delle piastrine non avviene nelle gravidanze di persone sane. In questi casi il calo è minimo. Come si spiega questo? Grazie.
(Monica)
Risposta
Anche nelle gravidanze fisiologiche ci può essere un calo della conta piastrinica. Infatti la piastrinopenia fisiologica in corso di gravidanza entra in diagnosi differenziale con piastrinopenie patologiche che possono accadere durante la gestazione (piastrinopenia autoimmune, HELLP syndrome).
Buongiorno,
sono affetta dal 2004 da policitemia vera, milza 22 cm, ho 44 anni, donna. Assumo Oncocarbide dal 2007 fino a 3 compresse al dì, Zyloric, cardioaspirina. Esami nella norma. Volevo chiedervi se posso avere una gravidanza (ho già due figli). Inoltre quali sono gli sport che posso praticare senza affaticare troppo la milza che ogni tanto mi fa male? Grazie.
(Elena)
Risposta
La policitemia vera di per sé non controindica la gravidanza. Tuttavia idrossiurea è potenzialmente teratogena per cui in genere si consiglia, se possibile, la sospensione del farmaco per sei mesi prima del concepimento. In generale non ci sono sport controindicati, purché praticati con moderazione. Sicuramente bisogna evitare cadute che possano causare un trauma e una possibile rottura splenica.
Mi sono sottoposta ad un trapianto di midollo osseo per leucemia mieloide acuta da circa nove mesi (donatore esterno compatibile 100%) il mio chimerismo risulta 100% compatibile - ma continuo ad avere valori bassi di emoglobina e piastrine - con globuli bianchi normali - 5.ooo - praticamente il mio gruppo sanguigno non si è ancora modificato con quello del donatore che è diverso dal mio nonostante siano passati 9 mesi dal trapianto. Sto assumendo ciclosporina e immunosoppressori: inoltre segnalo che il trapianto è avvenuto con un residuo di malattia minina- in quanto di recente sperimentazione: devo pensare che ciò è normale o mi devo preoccupare che il trapianto non sia andato a buon fine? Grazie.
(Annarosa)
Risposta
Si segnala che il presente sito è dedicato solo alle neoplasie mieloproliferative
Ho letto una risposta che avete dato in merito ad uno studio condotto da Simon Mandez-Ferrer che riguardava il possibile utilizzo del tamoxifene nella cura delle sdr mieloproliferative. Ho poi constatato che lo studio era stato eseguito su cavie e che a breve lo si vorrebbe estendere sugli uomini. Vi chiedo se secondo voi la sperimentazione e/o l'eventuale utilizzo sugli esseri umani è da attendersi a breve e se eventualmente è anche da ritenere concreta l'ipotesi scientifica di rapida ed una pratica ricaduta nella cura delle patologie di questo gruppo. Grazie.
(Salvatore)
Risposta
Non sono previsti a breve studi che prevedano l'uso di tamoxifene nelle neoplasie mieloproliferative. Gli studi clinici ongoing a livello mondiale sono pubblicati sul sito https://clinicaltrials.gov/ .
Quando si dice che i valori dell'ematocrito devono essere tenuti sotto 45 si intende che questo deve essere il valore raggiunto subito dopo la salassoterapia oppure che il valore medio fra due turnazioni di salasso terapia deve essere uguale o inferiore a 45 per cui con la salasso terapia si deve andare ben più giù con i valori (così che aumentando lentamente la media sia rispettata)? Grazie.
(Luigi)
Risposta
L'indicazione è mantenere ematocrito entro 45%. Quando sale sopra a 45% bisogna fare un salasso.
Gentili ricercatori,
se non sbaglio il corpo di un essere umano adulto contiene circa 4.5 litri di sangue, mentre nei malati di PV si ha un aumento di sangue che può superare anche i 6.5 litri? Ho capito bene? Grazie per la gentilezza.
(Massimo)
Risposta
Nella policitemia vera non aumenta il volume sanguigno ma aumenta l'ematocrito ovvero la percentuale del volume sanguigno occupata dalla componente corpuscolata.
Buon giorno,
mio marito è stato operato di splenomalia il 17/12/2014 e oggi ho ritirato esame istologico, mi può dire per favore cosa significa MIDOLLO EMOPOIETICO CON LIEVE IPERPLASIA TRILINEARE? Grazie
(Larisa Georgeta)
Risposta
Iperplasia trilineare indica un aumento della proliferazione delle tre serie midollari (eritroide, mieloide, megacariocitaria). Il dato istologico va interpretato nell'ambito del quadro clinico complessivo.
Buongiorno,
in una eco addominale mi hanno diagnosticato splenomegalia (milza 14 cm), effettuate analisi del sangue sono presenti anche autoanticorpi. Il medico non mi ha consigliato al momento l'analisi del midollo, considerato che in famiglia già due parenti sono affetti da leucemia, volevo sapere se sarebbe il caso di rivolgermi ad altro ematologo. Grazie.
(Anna)
Risposta
Le consiglio di eseguire una valutazione reumatologica e in seconda istanza un valutazione ematologica.
Buongiorno a tutti,
vorrei sapere se sono reali i dati che leggo in merito all'efficacia di Ruxolitinib nella mielofibrosi (sopravvivenza del 81%/61% della terapia tradizionale dopo 144 settimane) e se, dopo l'approvazione per la policitemia vera, è prevedibile che il farmaco possa avere effetti benefici anche in relazione ai pazienti affetti da trombocitemia essenziale e quindi essere destinato a essere utilizzato anche verso di essi nel prossimo futuro.
Infine, qual è lo stato di sperimentazione del farmaco Imetelstat e quali le possibilità concrete ed efficaci di un suo potenziale utilizzo combinato con il Ruxolitinib?
Grazie perché siete un supporto fisico e psicologico importante per me. Vi auguro ogni bene.
(Giovanni)
Risposta
Esiste uno studio (Passamonti Blood. 2014 Mar 20;123(12):1833-5) che dimostra un miglioramento di sopravvivenza nei pazienti affetti da mielofibrosi trattati con Ruxolitnib rispetto a una coorte storica di pazienti con mielofibrosi trattati in altro modo. Tale dato in realtà è stato oggetto di discussione da parte di altri gruppi (Barosi Leukemia (2014) 28, 2267–2270).
E' stato fatto uno studio di fase 2 con Ruxolitinib nei pazienti con trombocitemia essenziale ma i dati non sono ancora pubblicati.
Partirà uno studio con Imetelstat nei pazienti resistenti a Ruxolitinib.
Vorrei sapere se è conosciuto il motivo per cui in gravidanza, nelle MPN, le piastrine scendono già a partire dal secondo mese per poi tornare quasi normali dal mese successivo al parto. Nelle mie due gravidanze sono scese da 1,4 mil a 600 mila e da 1,2 mil a 400 mila. Il mio ematologo disse che era dovuto all'emodiluizione ma il mio ginecologo asserì che l'emodiluizione avviene circa alla 20-esima settimana di gestazione. Il fatto che una piccola quantità di cellule fetali nucleate entrino nel circolo materno sin dalla 6a settimana per poi scomparire quasi del tutto a un mese dal parto, può avere una correlazione? Indagare comunque sulla motivazione della discesa delle piastrine in gravidanza (senza alcuna supporto farmacologico) non potrebbe portare a nuovi sviluppi terapeutici? Grazie.
(Monica)
Risposta
In gravidanza si verifica un'espansione del volume plasmatico che causa un calo della conta piastrinica (Harrison, Hematol Oncol Clin North Am. 2011 Apr;25(2):261-75 ).
In genere si verifica un calo progressivo dal primo al secondo al terzo trimestre.
Buona sera, mi rivolgo a voi per avere se possibile un chiarimento, sto assumendo da 18 anni cardioaspirina, torvast prendevo anche esapent 3 capsule al dì che da due anni il centro dismetabolico mi ha fatto interrompere, visto che ho avuto ultimamente valori alti di trigliceridi e colesterolo, di mia iniziativa ho iniziato a prendere da dicembre 2014 2 cucchiaini di olio di canapa sativa ma da circa 2 settimane ho diverse volte al giorno episodi di epistasi, ciò è un effetto collaterale dovuto all'assunzione dell'olio? In attesa di vostro riscontro porgo distinti saluti.
(Raffaele)
Risposta
Non credo vi siano correlazioni tra olio di canapa ed epistassi. E' più probabile che la diatesi emorragica dipenda dall'assunzione di antiaggregante. Consigliabile controllare coagulazione, fattore VIII, fattore IX, fattore Von Willebrand antigene e cofattore ristocetina.
Buona sera gentili ricercatori. Sono preoccupata per il fatto che l'drossiurea aumenta il volume globulare medio! Ciò può determinare un aumento dell'ematocrito? Grazie.
(Isabella)
Risposta
Idrossiurea può causare aumento del volume globulare medio ma ciò non ha nessun effetto dal punto di vista clinico.
Ho 51 anni e da 7 sono affetta da p.v. con mutazione JAK2, curata con Oncocarbide fino a 3 capsule al giorno e Cardioaspirina. Dopo un episodio di ulcera ad un dito del piede, l'Oncocarbide è stata sostituita con Interferone (3000000 mui 3 volte a settimana). Vorrei sapere se è efficace, quali effetti negativi può avere e se attualmente ci sono alternative. Grazie.
(Lucia)
Risposta
Interferone può esere efficace nella terapia della policitemia vera. Può dare alcuni effetti collaterali quali sindrome simil influenzale, disordini autoimmuni, altreazione delle transaminasi, perdita dei capelli. Una possibilità alternativa sarebbe rappresentata da Ruxolitinib.
L'arruolamento nel trial clinico response 2 che prevede l'uso di Ruxolitinib rivolto ai pazienti intolleranti o resistenti a idrossiurea è appena stato chiuso. Bisognerà attendere la eventuale approvazione del farmaco in Italia per la policitemia vera (è stato approvato negli USA nel dicembre 2014).
Mi chiamo Mauro ho 68 anni e da tre anni mi è stata diagnosticata la mielofribro idiopatica, ippss 1 per era', infatti sono stato inserito in un protocollo che utilizza inibitore di JAK2 (Ruxolitinib)con spenomegalia portante per età di cm 24. Chiedo a voi a cosa servono gli del sangue Coombs diretto e indiretto per la suddetta malattia. Purtroppo ho letto cose diverse che con la milofribrosi non centra nulla, vorrei una risposta veritiera in merito. Nel ringraziarvi vi saluto cordialmente.
(Mauro)
Risposta
Il test di Coombs serve per evidenziare la presenza di auto anticorpi diretti contro i globuli rossi. Serve quindi ad escludere che vi sia una componente emolitica alla base dell'anemia.
Io assumo tutti i giorni lo xagrid per miellofibrosi. Ho 30 anni, volevo sapere se provoca disturbo nell'avere dei figli. Grazie e saluti.
(Tomas)
Risposta
Anagrelide è controindicata nelle donne in gravidanza. Non credo ci siano dati relativi al concepimento da parte di uomini che assumono anagrelide.
Ho capito che chi soffre di reflusso gastroesofageo e prende cardioaspirina deve associare un gastroprotettore, cosa che già faccio, ma se sarebbe meglio cambiare la cardioaspirina con la ticlodipina, ho 45 anni, ho policitemia vera, sono donna, assumo Oncocarbide, salassi rari, al bisogno.
Risposta
Se la sintomatologia da reflusso regredisce con l'associazione di un gastroprotettore si può proseguire con aspirina e gastroprotettore.
Buongiorno ricercatori,
vorrei sapere se ci sono dati che indicano qual è l'aspettativa di vita mediana per i pazienti inferiori ai 65 anni di PV O ET che evolvono in mielofibrosi. Leggo spesso la % di rischio negli anni, ma mai indicazioni sulla prognosi successiva alla mutazione... si fa riferimento ai criteri del modello "age-adjusted DIPSS"? Grazie mille!
(Giovanna)
Risposta
Gli score di prognosi IPSS e DIPSS sono stati calcolati su pazienti affetti da mielofibrosi primaria e non secondaria.
Mancando score di prognosi specifici per le forme secondarie spesso IPSS viene utilizzato, per esempio nei trial clinici, anche nelle forme secondarie.
C'è un lavoro (Passamonti Blood. 2008 Apr 1;111(7):3383-7.) condotto su 68 casi di mielofibrosi post-policitemia vera in cui la sopravvivenza mediana era 5.7 anni.
Buon giorno, a mia madre 82 anni, è stata diagnosticata la PV due anni fa. Da allora ha effettuato salassi (sempre ben tollerati) per controllare il numero dei globuli rossi. Attualmente i suoi valori sono ematocrito 45,6 e piastrine 595. Le è stata proposta Oncocarbide, che lei rifiuta, volevo sapere fino a che valore delle piastrine è possibile continuare con i salassi considerato che lei sta e si sente bene? Grazie
(Monica)
Risposta
Nei pazienti con età superiore a 60 anni e/o con pregresse trombosi vi è indicazione ad una terapia citoriduttiva. Idrossiurea è la terapia di scelta nei soggetti di età superiore a 60 anni.
Essendo microcitemica è vero che la terapia con Oncocarbide può aumentare di volume i globuli rossi? Grazie.
(Sandra)
Risposta
Idrossiurea determina un aumento del volume globulare medio in tutti, compresi i pazienti microcitemici.
Per una paziente di policitemia vera con reflusso gastroesofageo è meglio la cardioaspirina o la ticlodipina? Ha 45 anni, e l'Oncocarbide può essere continuato o sostituito?
Risposta
In caso di reflusso utile associare gastroprotettore. Per la scelta della citoriduzione è necessario conoscere l'intera storia clinica del paziente.
Buongiorno cari ricercatori, sono affetta da mielofibrosi prefibrotica, vorrei sapere se è indicata una tac per accertare l'assenza di metastasi considerando il fatto che nella mia famiglia quasi tutti si sono ammalati di malattie tumorali, leucemia, tumore ai polmoni, carcinoma mammario e al seno. Grazie.
(Rossella)
Risposta
Non vi è indicazione a fare uno screening con Tc anche se vi è una storia familiare di neoplasie.
Buona sera e grazie di cuore per ciò che fate. Leggevo con rinnovato ottimismo della quinta giornata fiorentina, dove noi pazienti saremo messi a conoscenza dei nuovi progressi terapeutici. Ho però una curiosità legata al lavoro di Tefferi pubblicato su Blood a ottobre 2014 e quello della Rumi: si fa riferimento dopo un periodo di 15 anni a determinate percentuali di ET mutati in mielofibrosi, con leggere differenze a seconda del gene mutato o se tripli negativi. Poi invece nella mielofibrosi ci sono profonde differenze nella prognosi, soprattutto tra i mutati per CALR e i tripli negativi. Mi chiedevo quindi: i pazienti ET mutati per CALR e gli Mpl hanno una progressione fibrotica più accentuata (13.4 /27%) ma una prognosi nella migliore una volta mutati(15/10 anni) mentre i tripli negativi hanno una progressione ridotta (4.8%) ma una prognosi peggiore (2 anni)? Per quello sostanzialmente non vi sono differenze in termini di aspettative di vita a secondo della mutazione? E l'aspettativa di 15 anni per i malati di mielofibrosi sotto i 60 anni come si calibra con queste differenze mutazionali?
(Davide e Anna)
Risposta
Le diverse sopravvivenze riportate nel lavoro di Blood (Rumi Blood. 2014 Aug 14;124(7):1062-9.) in accordo allo stato mutazionale (17 anni CALR, 9 anni JAK2 e MPL , 3 anni tripli negativi) sono state osservate su una popolazione di pazienti affetti solo da mielofibrosi primaria e non su casi di mielofibrosi evoluta da trombocitemia essenziale.
Studi diversi su casistiche diverse non riproducono necessariamente gli stessi dati.
Mia moglie, come già detto, affetta da Trombocitemia Essenziale e Policitemia vera, con mutazione JAK2, ha in atto parecchio prurito alle braccia. Lei stessa ha un ematocrito 47,8; emoglobina 15,2; globuli rossi 6,35; globuli bianchi 13.03; piastrine 618; MPV 9,3; P-LCR 20,6; PCT piastrinocrito 0,58; PDV: ind.distr.volumetrica PLT 10,9; Complicanze cardiovascolari Negativo: Milza nella norma; colesterolo 224; trigliceridi 69; transaminasi GOT 15; transaminasiGPT 13; gamma GT 31; proteine totali 6,3; albumina 63,3; alfa1..4,5;alfa2 10,1; beta1 7,3; beta2 4,3; gamma 10,5; rapporto ag 1,72.
Saltuarimente, nelle prime ore del giorno, quando soffia il naso, si nota una leggera striatura di sangue. In atto, come già detto prima, prende solamente due ticlopidine al giorno e niente altro. Chiedo di poter capire la sua posizione attuale e se quanto detto può essere un segnale di qualcosa di più brutto. Inoltre risulta che i globuli rossi sono leggermente più piccoli del normale. Scusate se mi sono dilungato. Ringrazio e resto in attesa di cortese riscontro.
(Giuseppe)
Risposta
La ticlopidina può esporre a manifestazioni emorragiche. Prima bisogna escludere una causa locale di sanguinamneto con una valutazione otorinolaringoiatrica.
Il volume dei globuli rossi può essere piccolo per una carenza di ferro indotta dai salassi.
Discuterei con l'ematologo che segue direttamente la paziente.
Buongiorno,
ho scoperto di avere la policitemia vera nel 2009, mutazione JAK2, a 38 anni, dopo salassi frequenti (2 a settimana) sono passata al pegasys interferone per un anno. Altra gravidanza in cui i valori si sono ovviamente normalizzati, e nel 2012 quando i valori ematocrito e piastrine sono molto aumentati ho chiesto all'ematologo di ritornare ai salassi perché non riesco a tollerare gli effetti collaterali del pegasys. Attualmente visto ematocrito alto 54, sto facendo un salasso ogni 15 gg. Dopo il settimo sento le gambe incredibilmente pesanti e doloranti. Perché? Visto che ho i figli piccoli, quali sono le mie aspettative di vita? Grazie mille per la vostra risposta.
(Carolina)
Risposta
I salassi inducono una carenza di ferro cronica che può causare astenia. I sintomi riferiti potrebbero dipendere dalla sideropenia.
Buongiorno,
mia moglie da un po' di tempo soffre di Trombocitemia essenziale e di Policitemia vera. Come cura fa saltuariamente dei controlli clinici, mentre invece assume due pillole di ticlopidina al giorno. Desidererei sapere se la ticlopidina può portare prurito di per sé e se la stessa, può portare delle emorragie interne per cui è consigliabile saltuariamente fare gli esami del sangue occulto nelle feci. Grazie per quanto mi vorrete comunicare. Cordialmente.
(Giuseppe)
Risposta
La ticlopidina è un farmaco antiaggregante per cui può esporre a complicanze emorragiche. Se non vi è una indicazione clinica (anemizzazione, calo del volume globulare medio ecc.) non è necessario eseguire ricerca sangue occulto fecale.
Salve, mia madre da 8 anni usa Oncocarbide per via delle piastrine. Volevo sapere che se gli esami clininici, emocromo, durante l'assunzione del farmaco il risultato può essere alterato e non corretto? Lei assume Oncocarbide per 20 giorni, 10 giorni di pausa per poi riprenderla. Capita che gli esami del sangue per valutare l'emocromo li faccia a volte quando sta assumendo il farmaco, altre nel periodo dell'intervallo, quindi per controllare il valore pilastrini così il resto quando è opportuno fare l'emocromo? Grazie infinite.
(Anna)
Risposta
Il trattamento con idrossiurea in genere prevede una assunzine continuativa del farmaco per evitare un andamento oscillante delle piastrine.
Gentili ricercatori, sempre più spesso vengono poste domande circa l'aspettativa di vita di queste malattie, vi chiedo: i 23 anni indicati per la p.v. si intendono dal momento in cui la malattia è stata diagnosticata?
E' corretto pensare che da oltre 10 anni dall'ultima "scoperta" (2005 HCT <45) che per altro non è una cura ma una terapia di controllo, non vi sia nessuna novità positiva per la cura definitiva, compreso il Ruxolitnib che non è in grado di "guarire" dalla malattia?
(Massimo)
Risposta
La sopravvivenza mediana viene calcolata dalla diagnosi della malattia.
La principale scoperta nell'ambito di queste malattie risale al 2005 con l'identificazione della mutazione V617F del gene JAK2 (Kralovics N Engl J Med. 2005 Apr 28;352(17):1779-90). Dopo il 2005 sono state scoperte le mutazioni del gene MPL (Pardanani Blood. 2006 Nov 15;108(10):3472-6. ) e del gene CALR (Klampfl N Engl J Med. 2013 Dec 19;369(25):2379-90).
In 10 anni si è arrivati a identificare la base molecolare della maggior parte delle neoplasie mieloproliferative.
Diversi gruppi di ricerca stanno cercando di identificare la causa delle forme cosiddette "triple negative" ovvero prive di mutazioni di JAK2, MPL, CALR.
Nel campo delle neoplasie mieloproliferative si conoscono oggi molti più dati molecolari di quanto si conosca in altre malattie ematologiche (mielomi, linfomi ecc).
L'indicazione a mantenere l'ematocrito entro il 45% non è una "scoperta" ma un'indicazione clinica derivata da uno studio randomizzato in cui i pazienti venivano randomizzati a mantenere ematocrito tra 45 e 50% o al di sotto del 45%.
Ruxolitinib, farmaco JAK2 inibitore, è approvato per la policitemia vera negli USA da dicembre 2014. Nove anni tra identificazione di una mutazione e approvazione di un farmaco molecolare mirato sono pochi se si considerano i tempi della ricerca, della sperimentazione clinica, della approvazione da parte degli enti preposti.
Buon giorno, mia madre, 65 anni, è affetta da mielofibrosi con una milza di 22 cm. L'ematologa che la segue ci ha detto che ha tutti i presupposti per iniziare a prendere il Ruxolitinib ma lo vuole "rimandare al più tardi possibile", continuando con Oncocarbite, come se fosse un farmaco da evitare..., non riesco a capire, visto i riscontri positivi che leggo anche in questo sito, perché invece non iniziarlo subito, se può avere effetti benefici anche sulla sopravvivenza? Grazie.
(Alessandra)
Risposta
Ruxolitinib può avere anche effetti collaterali sia ematologici che extra ematologici. La tossicità ematologica comporta soprattutto anemizzazione e piastrinopenia. La scelta di usare o meno Ruxolitinib deve considerare tutti gli aspetti clinici del singolo paziente.
Buongiorno, vorrei sapere se quest'anno è prevista la Giornata Fiorentina dedicata ai pazienti con malattie mileoproliferative croniche e come è possibile partecipare (come paziente). Grazie mille.
(Sara)
Risposta
La Quinta Giornata Fiorentina dedicata ai pazienti con malattie mieloproliferative croniche si terrà il giorno 9 maggio pv, sabato, dalle ore 11 alle 17, a breve verranno fornite nella homepage di questo sito (sezione News) le istruzioni per l'iscrizione.
Buongiorno,
vorrei chiedervi nuovamente se la terapia del Ruxolitinib, nella mielofibrosi, per una percentuale (circa 23%) di pazienti, oltre a curare le varie sintomatologie, incide sensibilmente nel frenare la malattia, diminuendo anche il livello di fibrosi (documento-studi dicembre 2013). Vi chiedo questo perché molte volte viene risposto ai vari interlocutori del blog che il Ruxolitinib cura solo la sintomatologia senza specificare quanto detto sopra, che, se pur in una percentuale minore, è un ulteriore elemento d'importanza e di speranza sia per chi pensa di avere avuto un significativo beneficio sia per chi deve ancora iniziare ad assumere il Jakawi.
Colgo l'occasione per chiedervi notizie sui tempi dell'apertura della sperimentazione in Italia del PRM 151-ruxolitinib e dell'Imetelstat. Grazie.
(Ernesto)
Risposta
Ci sono segnalazioni (Kvasnicka ASCO 2013, Kvasnicka ASH 2014) relative alla capacità di Ruxolitinib di stabilizzare o migliorare la fibrosi rispetto ai pazienti trattati con idrossiurea.
La sperimentazione con Imetelstat dovrebbe riguardare pazienti intolleranti o resistenti a Ruxolitinib; lo studio potrebbe partire nella seconda metà del 2015
ma la tempistica esatta dipenderà dall'approvazione da parte dei comitati etici.
Non ci sono al momento notizie di avvio di trial clinici con PRM151 in Italia.
Buongiorno,
vorrei chiedervi se nella trombocitemia essenziale avere la mutazione JAK2, CALR, mpl o essere "triplo negativo" influenza in qualche modo il rischio trombotico e degenerativo in mielofibrosi/leucemia acuta e, di conseguenza, la prognosi della malattia. Grazie.
(Lucia)
Risposta
In uno studio pubblicato su Blood (Rumi Blood 2014 Mar 6;123(10):1544-51.) i pazienti con trombocitemia e mutazione del gene CALR avevano un rischio di trombosi minore ai pazienti con trombocitemia e mutazione di JAK2. Non c'erano differenze in termini di evoluzione in mielofibrosi.
Buongiorno, sono una donna di 40 anni affetta da Policitemia vera attualmente in cura con Oncocarbide.
Ho letto l'articolo sullo studio relativo a Ruxolitinib e policitemia vera ma non credo di aver compreso tutto quanto per cui vorrei se possibile fare delle domande a riguardo:
- il farmaco ha lo scopo di migliorare il controllo degli effetti della malattia oppure può effettuare una sua totale remissione?
- la durata della vita di un paziente con PV (ho due bimbi piccoli... comprendetemi) può essere influenzata da questo farmaco?
- E' possibile fare una previsione circa i tempi della sua immissione sul mercato italiano?
Grazie mille per l'aiuto e per il bellissimo lavoro di supporto ai pazienti. Saluti.
(Simona)
Risposta
Ruxolitnib non è in grado di "guarire" dalla malattia.
Non ci sono al momento dati sull'impatto di Ruxolitinib sulla sopravvivenza nella policitemia vera.
Per il momento è approvato da FDA negli USA.
Ad integrazione della mia precedente domanda, qual è il centro di Roma? In questi centri sono attivi anche trial con Jakavi e con Jakavi/Pegasys per TE? Grazie della vs risposta.
(Claudio)
Risposta
Il centro del prof. G. Leone (Policlinico Universitario Gemelli Roma) era stato inserito nei centri inizialmente coinvolti nello studio con Pegasys; bisogna verificare contattando personalmente la struttura se il trial sia stato poi avviato.
Non ci sono al momento trial clinici con Jakavi per la trombocitemia essenziale per cui sia attivo un reclutamento.
Quali sono in Italia i centri in cui sono attivate sperimentazioni cliniche con Pegasys per pazienti con TE che necessitano di terapia citoriduttiva? Ed eventualmente ci sono in Italia anche trial clinici con Jakavi, sempre per TE, o trial con un combo di Pegasys e Jakavi, entrambi somministrati a basse dosi? Grazie della risposta.
(Claudio)
Risposta
Bergamo, Firenze, Genova, Roma, Pavia
Buongiorno,
ho 57 anni e sono affetto da mielofibrosi post policitemia. In terapia con Ruxolitinib da ca. 2 anni e mezzo, la milza è abbastanza ben controllata (è stata sui 26 cm, adesso indicativamente sui 18/20, entro breve rifarò un'ecografia), emoglobina sempre fra 10/11, piastrine intorno a 100, mai sotto i 50 mila.
I globuli bianchi invece tendono a crescere (adesso poco meno di 70 mila), con presenza di blasti < 1%. Gradirei sapere quali possono essere le opzioni terapeutiche in queste situazioni, oltre all'Oncocarbide, sulla cui associazione con Ruxolitinib non si conoscono i possibili effetti, visto che quest'ultimo non sembra agire verso i GB. Grazie mille.
(Tiziano)
Risposta
In caso di inefficacia di idrossiurea e Ruxolitinib, farmaci attualmente approvati in Italia per la terapia della mielofibrosi, si potrebbero considerare terapie di associazione Ruxolitinib-altro farmaco o altri farmaci JAK2-inibitori. Entrambe queste opzioni però sono possibili in Italia solo all'interno di trial clinici. Il paziente deve quindi rispettare precisi criteri di inclusione e esclusione.
Un uomo di 82 anni che da 2 anni assume Oncocarbide per contrastare la proliferazione delle piastrine a quali effetti collaterali va incontro (il paziente assume anche cardioaspirina)? E' possibile che si verifichi un accumulo dannoso di potassio? Cosa fare per abbattere il potassio senza contestualmente eliminare il sodio? Lo chiedo perché questa condizione si è verificata in un caso analogo (terapia con Oncocarbide, farmaci per l'eliminazione del potassio in eccesso che hanno comportato anche un abbattimento del sodio, per cui la persona in questione è andata in fin di vita). Grazie.
(Rita)
Risposta
La terapia con Oncocarbide agisce sul conteggio piastrinico senza influire sui livelli di potassio.
Nella trombocitemia essenziale, specie quando le piastrine sono molto alte, si può verificare una pseudo iperpotassiemia, ovvero un aumento del potassio "fasullo" che si vede negli esami di laboratorio ma che non è reale: è legato al rilascio di potassio dalle piastrine nella provetta. In tal caso l'iperpotassiemia non è reale e quindi non va corretta.
Nel sospetto di pseudo iperpotassiemia il livello di potassio va controllato con emogasanalisi arteriosa.
Per altitudini comprese fra 800 e 1500 metri e soggiorno di tre giorni ci sono rischi concreti, con valori di partenza dell HCT ematocrito 47,5 (donna)? Grazie.
(Luigi)
Risposta
Nessun rischio.
Salve, mi chiamo Sofia ed ho quasi 31 anni, ho scoperto da circa un anno d'avere la T.E. senza mutazione del JAK. Il numero delle mie piastrine nell'ultimo anno si è progressivamente abbassato, da 700.000 a 460.000. Quindi mi chiedevo se questo potesse lasciar presagire una iniziale evoluzione fibrotica. Grazie mille.
(Sofia)
Risposta
Nella trombocitemia il valore delle piastrine può fluttuare.
In caso di negatività della mutazione JAK2 V617F è consigliabile valuatre la presenza delle altre anomalie molecolari tipiche delle neoplasie mieloproliferative: mutazioni dei geni MPL e CALR.
Esistono comunque trombocitemie essenziali triple negative. E' importante che il quadro istologico midollare sia compatibile con trombocitemia essenziale.
Si possono fare ionoferesi e tens in soggetti con trombocitemia?
(Tiziana)
Risposta
L'eventuale controindicazione va discussa con lo specialista che effettuerà tali terapie perché dipende dal principio attivo utilizzato nella ionoforesi (esempio FANS).
Buonasera gentili ricercatori. Sono affetta da mielofibrosi idiopatica da sei anni. Ho 45 anni assumo Ruxolitinib da un anno e mezzo con un buon controllo sulla milza. Il problema è che l'emoglobina bassa devo correggerla con delle trasfusioni che faccio ogni due mesi circa. Oggi l'ematologo mi ha proposto il trapianto dal momento che ho una sorella al 100% compatibile. Oppure dati i rischi della procedura aumentare l'apporto trasfusionale dal momento che tutti gli altri valori sono buoni. Io vorrei temporeggiare aumentando le trasfusioni. Posso gentilmente avere un Vs. parere? Grazie mille.
(Rosa)
Risposta
Ruxolitinib è efficace nel controllo della splenomegalia e dei sintomi sistemici ma non è in grado di guarire la malattia. Attualmente il trapianto è l'unica procedura capace di guarire dalla mielofibrosi.
Stante la giovane età e la disponibilità di un donatore HLA compatibile le è stata proposta la procedura trapiantologica. Una decisione così delicata non può prescindere dalla discussione con gli ematologi e con i trapiantologi che hanno la paziente in cura.
In proseguimento al quesito dell'11 febbraio relativo al fatto se una stabilità delle piastrine in una T.E. a basso rischio fosse o meno indicativa di mutazione la risposta è stata negativa. E se ci fosse invece un calo delle piastrine, assumendo solo cardioaspirina, che significato avrebbe? Grazie.
(Maria Antonietta)
Risposta
Il valore delle piastrine può aumentare o diminuire perché può subire fluttuazioni legate a volte anche all'utilizzo di strumenti diversi. Un significativo e continuo calo della conta piastrinica in un paziente con trombocitemia a basso rischio può far sospettare una iniziale evoluzione fibrotica e può quindi richiedere una rivalutazione midollare.
Buon pomeriggio,
sempre sullo studio di Tefferi, la mediana dei pazienti trombocitemici con età inferiore ai 60 anni è di 32,7 anni? In una risposta riportate 19,8 anni e questo mi ha generato un po' di confusione.
Grazie!
(Paolo)
Risposta
Si, la sopravvivenza di quello studio era 19.8 anni nelle trombocitemie di tutte le età e 32.7 anni nelle trombocitemie di età inferiore a 60 anni.
Se l'idrossiurea è sicura perché ai giovani viene dato interferone?
(Eugenio)
Risposta
In accordo alle linee guida (J Clin Oncol. 2011 Feb 20;29(6):761-70) interferone è la terapia di prima linea nei pazienti di età inferiore a 40 anni. Interferone non è un trattamento chemioterapico per cui viene preferito nei soggetti giovani.
A giudicare dalla vostra risposta del 28 gennaio i fattori di rischio di evoluzione in mielofibrosi della PV da cui sono affetta (diagnosi 2008) li ho proprio tutti: globuli bianchi ai limiti di 15.000, carica allelica (>50%) e presenza di iniziale fibrosi reticolinica nel midollo. Però ho 56 anni, milza non palpabile, nessun sintomo sistemico e mi curo dall'inizio con periodici salassi. Posso aspirare al Ruxolitinib?
(Carolina)
Risposta
Al momento Ruxolitinib non è approvato in Italia per la terapia della policitemia vera.
Nella risposta dell'8 febbraio a Roberto, avete citato uno studio di Tefferi (Tefferi Blood. 2014 Oct 16;124(16) che riporta come aspettativa di vita dei pazienti con TE 19,8 anni.
Nella risposta del 3 febbraio a Luigi citate lo stesso articolo a proposito dell'aspettativa di vita mediana dei pazienti con PV di età inferiore ai 60 risultata di 23,8 anni. Poiché generalmente la sopravvivenza mediana dei pazienti con TE è più alta, vorrei sapere se lo studio sui pazienti trombocitemici è stato compiuto su un gruppo composto anche di soggetti di età superiore ai 60 (il che spiegherebbe la differenza).
(Micro)
Risposta
Nello studio di Tefferi citato l'aspettativa di vita calcolata su tutti i pazienti indipendentemente dall'età era 19.8 anni nelle trombocitemie essenziali e 13,5 anni nelle policitemie vere.
23,8 anni è l'aspettativa di vita nei pazienti con policitemia vera di età inferiore a 60 anni.
Affetto da mielofibrosi idiopatica, asintomatico. Piastrine sopra la norma, stabili da 3 anni, altri valori corretti. Vorrei fare un viaggio in Tibet prossimamente, e ho letto qui da voi che l'alta quota attiva nel midollo la produzione di globuli rossi. C'è dunque il rischio che io possa compromettere la situazione di apparente stabilità che attualmente caratterizza il mio stato? In questo caso eviterei il rischio cambiando meta. Potete darmi un consiglio? Grazie.
(V.)
Risposta
L'alta quota per periodi prolungati aumenta la produzione di globuli rossi come compenso alla ridotta pressione parziale di ossigeno ad alta quota. Se la sua emoglobina è normale non dovrebbe avere problemi. Se è anemico potrebbe sentirsi più affaticato.
Ho 53 anni e ho la T.E. diagnosticata con BOM nel 2015, JAK2 positivo. All'inizio le piastrine sono state in costante crescita fino a raggiungere valori fra le 700.00 e 800.000 ma da circa un anno e senza cura, se non la cardioaspirina, si sono fermate e stabilizzate.
E' un decorso normale della malattia o indica una mutazione? Anche i globuli rossi e quelli bianchi superano, anche se non di molto, la soglia superiore. Grazie
(Maria Antonietta)
Risposta
Nei pazienti a basso rischio (età inferiore a 60 anni e anamnesi vascolare silente) non vi è indicazione ad iniziare una terapia citoriduttiva. In presenza della mutazione di JAK2 e/o di fattori di rischio cardiovascolare si utilizza antiaggregante a basse dosi. Le piastrine possono rimanere stabili nel tempo o aumentare. La stabilità delle piastrine non è un fattore predittivo di evoluzione.
Ho PV da 2 anni, maschio, 47 anni, terapia cardioaspirin e rari salassi. Ho trovato vitamina D al minimo del valore normale: sarebbe utile un supplemento o incide negativamente? Sto tenendo sotto controllo glicemia: valori a digiuno alle volte sforano 100 (104, 106). E' un prediabete o i glucometri vengono influenzati dalla viscosità? Piastrine man mano aumentate fino a 550-580: il mio ematologo "tollera" un Hct 46-47% per evitare che i salassi facciano salire ancor di più le piastrine? A che livello le piastrine diventano preoccupanti? Grazie.
(Gianni)
Risposta
Il deficit di vitamina D non ha nulla a che vedere con la malattia. Per i valori glicemici conviene rivolgersi a un centro antidiabetico. Le linee guida dicono che l'ematocrito va tenuto entro il 45% (N Engl J Med. 2013 Jan 3;368(1):22-33.)
Buongiorno,
ho 38 anni, da 10 anni in cura con interferone per una trombociremia essenziale. Da 4 anni però soffro di vertigini, mal di testa, visione distorta, volevo solo sapere ci può essere un nesso fra le sue cose? Vi ringrazio.
(Valter)
Risposta
I sintomi riferiti (vertigini, cefalea, disturbi visivi) possono dipendere dalla trombocitemia essenziale, specie se la conta piastrinica non è ben controllata. Tali sintomi devono però essere inquadrati nel contesto clinico per escludere problemi di tipo vascolare o neurologico.
Gentili Dott.ri,
mio nonno (età 79 anni) da circa un anno ha avuto diagnosticata la mielofibrosi come evoluzione di una pregressa policitemia vera. Fa cicli di trasfusioni ogni mese/mese e mezzo in quanto il valore dell'emoglobina scende intorno a 8 ed assume deltacortene, danatrol e folina. La milza non risulta ingrossata, ma ha avuto un forte calo di peso che da circa 6 mesi abbiamo più o meno stabilizzato ricorrendo a degli integratori alimentari. Inoltre, quando l'emoglobina si abbassa avverte come dei battiti irregolari e delle forme di calore dietro le orecchie.
Il medico che lo cura dice che il farmaco Ruxolitinib attualmente non può essere prescritto perché previsto solo per i casi di milza ingrossata e che in ogni caso sarebbe controindicato in quanto porterebbe ad un peggioramento dell'anemia che attualmente sta controllando con queste trasfusioni ogni 30/45 giorni.
Volevo gentilmente chiedervi se è corretta questa valutazione e cioè che allo stato attuale il Ruxolitinib può essere prescritto solo in caso di milza ingrossata e quindi a mio nonno la legge non consente di accedere a questo trattamento.
I sintomi del bruciore dietro le orecchie e dei battiti irregolari sono a vostro parere legati all'andamento della malattia? Grazie ancora per tutto.
(Francesco)
Risposta
Jakavi è indicato per il trattamento della splenomegalia o dei sintomi correlati alla malattia in pazienti adulti con mielofibrosi primaria, mielofibrosi post policitemia vera o mielofibrosi post trombocitemia essenziale. Il farmaco é rimborsabile per i pazienti con rischio IPSS intermedio 2 o alto.
Può causare effetti collaterali ematologici tra cui anemizzazione e piastrinopenia. In assenza di splenomegalia e in caso di trasfusione dipendenza, come nel paziente descritto, non è il farmaco più indicato.
Ho 61 anni e diagnosi fresca di TE. Mi curo con Oncocarbide.
Quale può essere la mia aspettativa di vita? Ho la mutazione JAK2 al 29%. Ci sono cure che mi permettano di vivere di più dell'aspettativa media?
Da cosa dipende la trasformazione della mia malattia in altre molto più gravi? Grazie per le vostre risposte.
(Roberto)
Risposta
Ci sono dati contrastanti circa l'aspettativa di vita. Uno studio del 2004 (Passamoti Am J Med. 2004 Nov 15;117(10):755-61.) aveva dimostrato che l'aspettativa di vita dei pazienti affetti da trombocitemia essenziale era pari a quello della popolazione generale di pari sesso e età.
Uno studio più recente invece (Tefferi Blood. 2014 Oct 16;124(16):2471-2) indica che i pazienti affetti da trombocitemia essenziale hanno una sopravvivenza mediana di 19.8 anni, più bassa rispetto a quella di una popolazione di pari sesso e età.
Le cure attuali riducono il rischio trombotico ma non modificano la storia naturale della malattia.
La malattia può avere un'evoluzione in mielofibrosi o in leucemia acuta in quanto si tratta di una malattia della cellula staminale emopoietica.
Policitemia Vera: Rischi connessi alle alte altitudini. Ci è sembrato di capire che la dimora anche breve in montagna possa, attraverso lo stimolo alla produzione di globuli rossi, produrre un aumento del rischio di trombosi o simili. Abbiamo compreso bene? Per valori per esempio di HCT fra i 50 e 56 quanto rischioso può essere anche una breve vacanza in montagna e di quali altitudini bisogna effettivamente preoccuparsi? Sempre Grazie!
(Luigi)
Risposta
L'altitudine causa una produzione aumentata di globuli rossi perché l'ipossia legata all'alta quota favorisce una aumentata produzione di eritropooietina e quindi una maggior stimolazione dell'eritropoiesi. In genere ciò si verifica per permanenze prolungate a quote elevate. Un ematocrito di 56 è pericoloso indipendentemente dall'altitudine. Le linee guida dicono di mantenere l'ematocrito al di sotto del 45% indipendentemente dalla quota.
Buonasera,
volevo sapere se ci sono cibi da evitare o consigliati - mio padre ha 59 anni e ha mielofibrosi - Un'altra cosa, assumendo cortisone l'emoglobina si era stabilizzata poco sopra i 12. Riducendo (quasi eliminando) l'assunzione di cortisone (per gonfiore e presenza di macchie rosse su collo e viso) l'emoglobina è scesa a 10.4 (nel giro di un mese), è possibile sia dipeso solo dal cortisone? Per i forti dolori ossei non si può far nulla?
(Veronica)
Risposta
L'alimentazione è indifferente.
L'anemia e i dolori ossei fanno parte del quadro clinico della mielofibrosi. Il peggioramento dell'anemia può dipendere dalla sospensione dello steroide ma anche dal peggioramento del quadro midollare. Un cambiamento significativo del quadro emocromocitometrico e/o della sintomatologia potrebbero richiedere una rivalutazione midollare. La sintomatologia sistemica potrebbe migliorare in corso di terapia con farmaci JAK2 inibitori quale Ruxolitinib. La valutazione del singolo caso clinico però non può prescindere dalla valutazione clinica del paziente.
Chi assume il farmaco Coumadin può fare uso dell'olio di canapa? In attesa di cortese risposta colgo l'occasione per porgere i miei più cordiali saluti. Grazie.
(Gaetano)
Risposta
Il motore di ricerca scientifico più utilizzato in ambito medico (Pubmed), https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed , non riporta alcuna segnalazione relativa all'uso concomitante di olio di canapa e Coumadin.
Buongiorno ricercatori, grazie mille per il vostro supporto.
Volevo chiedervi alcuni chiarimenti in merito all'utilizzo delle espression "mielofibrosi prefibrotica" e "mielofibrosi precoce". In questo importante studio: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22536419 le due vengono tenute chiaramente distinte, mentre altrove mi è capitato di vederle utilizzate come sinonimi: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22700720 .
Grazie ancora per il vostro lavoro... sappiate che, ogni giorno, c'è tanta gente che non si abbatte perché sa di poter contare su "Angeli" come voi.
(Davide)
Risposta
La mielofibrosi prefibrotica è un'entità prevista dalla classificazione WHO 2008 (Vardiman Blood 2009, 114(5): 937-51),
caratterizzata a livello istopatologico da atipie dei megacariociti, aumentata cellularità midollare, proliferazione granulopoietica e spesso riduzione della linea eritropoietica, in assenza di fibrosi midollare.
Il termine mielofibrosi precoce è generico e non è previsto dalla attuale classificazione WHO. I termini corretti sono mielofibrosi prefibrotica e mielofibrosi primaria.
Buongiorno, dato che la policitemia vera è una malattia dovuta a mutazione genetica, è ereditaria? Che probabilità c'è di trasmissione ai figli e ai nipoti? Grazie.
(Barbara)
Risposta
La mutazione di JAK2 è una mutazione acquisita cioè comparsa nel corso della vita. La mutazione non è ereditaria per cui non c'è nessun rischio di trasmissione ereditaria. Esistono rare forme familiari di malattia mieloproliferativa in cui probabilmente si eredita una predisposizione ad acquisire la mutazione di JAK2 (Rumi J Clin Oncol. 2007 Dec 10;25(35):5630-5). Ad oggi non è/sono noto/i il/i geni coinvolti nella predisposizione ereditaria.
Salve, da circa 6 mesi mi è stata diagnosticata la PV, ematocrito 61 e la milza oltre 17 cm; attualmente dopo 9 salassi più o meno intervallati fra loro ho l'ematocrito sotto 45. Oltre ai salassi e all'aspirina, assumo una compressa di Zyloric.
La mia domanda è questa: con la riduzione dell'ematocrito è lecito pensare che anche la milza torni nelle dimensioni normali? E' normale che anche il fegato risulti ingrossato? Grazie per la gentilezza.
(Massimo)
Risposta
La splenomegalia (milza ingrossata) e più raramente l'epatomegalia (fegato ingrossato) possono far parte del quadro clinico della policitemia vera. I salassi sono efficaci nel ridurre ematocrito e emoglobina ma non influiscono sulle dimensioni spleniche ed epatiche.
Gentili ricercatori,
ho 44 anni e da circa un anno mi è stata diagnostica una malattia mieloproliferativa cronica JAK2 positivo (mutazione alleli 24%). Nonostante i più importanti reparti di ematologia italiana hanno visionato i miei esami, non sono riuscito ad avere una diagnosi certa su quale delle tre malattie appartengo. Volevo chiedervi se oggi è "normale" avere difficoltà a diagnosticare a quale delle tre appartengo e se posso presentare domanda per avere riconosciuto lo stato di handicap previsto dalla Legge 104/92. L'asl mi ha rilasciato il tesserino con il codice 048 e periodicamente faccio salassi per mantenere ematocrito al 45%, oltre cardioaspirina quotidiana. Vi ringrazio anticipatamente per la risposta.
(Giuliano)
Risposta
La classificazione WHO 2008 (Vardiman Blood. 2009 Jul 30;114(5):937-51.) prevede criteri clinici ed istologici ben precisi per la diagnosi delle varie neoplasie mieloproliferative.
Alcuni pazienti presentano la mutazione del gene JAK2 ma non hanno i criteri per la diagnosi definitiva delle singole malattie. Ciò avviene per esempio nei pazienti che esordiscono con trombosi addominali.
Tutti i pazienti con neoplasia mieloproliferativa hanno diritto al codice di esenzione 048.
Il diritto alla legge 104 viene stabilito da apposita commissione in base alla situazione clinica del singolo individuo.
Gentilmente vorrei sapere se Jakavi (ovvero Ruxolinitib) si possa associare all'Oncocarbide per la MF. Grazie.
(Piter)
Risposta
Di regola Ruxolitinib non si usa in associazione a Idrossiurea. Non ci sono studi clinici pubblicati relativi a tale associazione.
Gentili Dottori,
ho sempre avuto da Voi esaurienti risposte in merito al mio caso. Come sapete sono ex politicemico da 22 mesi in cura con azacitidina (ora affetto da mielodisplasia). Sono contento dell'attuale stato di salute, i valori sono ottimi. Mi avete detto recentemente che sarebbe ben tollerato un prodotto tipo azacitidina da prendersi per via orale e che lo stanno testando con buoni risultati. Ora ho sentito parlare del farmaco BIRINAPANT MOLTO UTILE ANCHE IN ASSOCIAZIONE CON L AZACITIDINA, permetettemi di chiedervi cosa pensate al riguardo e se azacitidina orale è già in fase di realizzo. Infinite grazie e buona serata.
(Salvatore 1944)
Risposta
Segnaliamo che la patologia in questione (sindrome mielodisplastica) non rientra nelle malattie mieloproliferative, mentre questo sito è riservato proprio a tali malattie.
Buongiorno,
Vi ringrazio innanzitutto per la chiarissima e utilissima risposta del 30 gennaio u.s. A completamento della stessa mi chiedo se è lecito pensare che l'aspettativa di vita dei soggetti con età inferiore ai 60 anni (23,8) possa ragionevolmente aumentare via via che il soggetto interessato è più giovane rispetto al limite massimo dei 60 anni presi in considerazione per definire la classe d'età interessata. Come si misura o cosa dà la misura della carica allelica (dagli esami del sangue?)? La malattia nel tempo può rimanere in uno stadio in cui l'unica terapia resta sempre e solo il salasso (oltre l'aspirina? A cosa serve lo zyloric o simili? La frequenza dei salassi può influenzare la gestione della malattia? E (soprattutto in assenza di eventi trombotici e simili) a cosa il paziente deve fare attenzione per curarsi nel modo migliore e per dare lui stesso il massimo contributo al miglior decorso della malattia? Grazie ancora immensamente.
(Luigi)
Risposta
La mediana di sopravvivenza di 23.8 anni è stata calcolato considerando tutti i soggetti con età inferiore a 60 anni (Tefferi Blood 2014 Oct 16;124(16):2507-13).
La carica allelica può essere valutata con diverse metodiche (esempio PCR allele specifica); in genere si utilizza sangue periferico.
La terapia con salassi ed antiaggregante è la terapia di prima linea nei pazienti giovani (<60 anni) e senza trombosi in anamnesi.
Con il compimento del 60° anno di vita vi è indicazione ad iniziare una terapia citoriduttiva (Barbui J Clin Oncol. 2011 Feb 20;29(6):761-70).
Zyloric (allopurinolo) serve per evitare un accumulo di acido urico, prodotto che deriva dal catabolismo del DNA.
Vi è indicazione ad eseguire controlli periodici dell'emocromo, sottoponendosi a salassi per mantenere Hct <45% (N Engl J Med. 2013 Jan 3;368(1):22-33.), e a seguire i consigli dell'ematologo di riferimento.
Buonasera,
sono purtroppo risultata intollerante a Interferone e dovrei passare ad Anagrelide. In una diagnosi non certa di malattia proliferativa (trombocitemia essenziale o mielofibrosi prefibrotica) è indicata la terapia con Anagrelide? Ho letto infatti che tale farmaco sembra aumentare il rischio di evoluzione in mielofibrosi. Grazie della risposta.
(Donatella)
Risposta
Secondo l’Agenzia Italiana del Farmaco, il farmaco anagrelide è (riportiamo letteralmente) "indicato per la riduzione della conta piastrinica elevata nei pazienti a rischio con trombocitemia essenziale, i quali mostrano intolleranza nei riguardi della loro attuale terapia, oppure la cui conta piastrinica elevata non possa essere ridotta a un livello accettabile con l'attuale terapia." Per paziente a rischio con trombocitemia essenziale si intende un paziente che presenti una o più delle caratteristiche riportate di seguito:
- età superiore a 60 anni;
- conta piastrinica superiore a 1000 x 10^9/L;
- storia di eventi tromboemorragici".
Dal momento che sono stati segnalati eventi avversi cardiovascolari in pazienti trattati con anagrelide, l’Agenzia Italiana del Farmaco ricorda agli operatori sanitari che "i pazienti devono essere monitorati prima e durante il trattamento con anagrelide, per rilevare eventuali effetti cardiovascolari che potrebbero richiedere ulteriori esami e indagini."
Lo studio PT1, pubblicato nel 2005 sul New England Journal of Medicine (Harrison et al. Hydroxyurea compared with anagrelide in high-risk essential thrombocythemia. N Engl J Med. 2005 Jul 7;353:33-45 ) aveva dimostrato che la combinazione anagrelide più aspirina era meno efficace della combinazione idrossiurea più aspirina nel prevenire la trasformazione della trombocitemia essenziale in mielofibrosi.
Uno studio più recente (Gisslinger Blood. 2013 Mar 7;121:1720-8), condotto su pazienti con trombocitemia essenziale diagnosticati in base ai più moderni criteri WHO 2008, non ha confermato un aumentato rischio di evoluzione in mielofibrosi in corso di terapia con anagrelide.
Salve, vorrei sapere quali sono in condizioni normali i valori della cellularità midollare. Sto facendo tutti i controlli post terapie (6 R-CHOP+2Immuno per LNH) tra cui la BOM. Grazie.
(Giuseppina)
Risposta
Non esiste un valore normale di cellularità midollare valido in senso assoluto. La cellularità midollare varia in funzione dell'età.
Segnaliamo tuttavia che la patologia in questione non rientra nelle malattie mieloproliferative, mentre questo sito è riservato proprio a tali malattie
Circa due anni fa l'emoglobina è incominciata a scendere a valori intono a 10 mi è stata diagnosticata anemia refrattaria, in seguito trattata con eprex 40000 una volta a settimana, poi a due volte a settimana, a settembre scorso ricorsa a trasfusioni ad intervallo di 20/30 gg. Oggi da dicembre con la trasfusioni anche eprex 40000 una volta a settimana. Il pancres è aumentato in modo abnorme. Quali accertamenti specifici per tiroide, fegato e pancres sarebbero da farsi e se tali accertamenti sono comunque esenti da tiket in quanto mi è stata riconosciuta 048.
Wbc 3,43 rbc 4.21 emoglobina 9 htc 38.1 mcv 90 mch 27.1 mchc 29.9 rdw 22.6 plt 343 mpv 8.8 neutrofili 49.7 linfociti 44 monociti 5.3 eosofili 0.7 basofili 0.4. Ringrazio del vostro interessamento e confido nel vostro lavoro a benefici della intera umanita grazie ancora!!!!!
(Elvira)
Risposta
Anemia refrattaria è un termine generico: la condizione descritta potrebbe rientrare nelle sindromi mielodisplastiche, ma gli elementi forniti non consentono di essere più precisi. Circa gli esami da farsi, queste domande vanno poste ai medici curanti, che meglio di tutti conoscono le condizioni del paziente
Sempre in riferimento alle cellule blastiche, quello 0.25 va inteso come percentuale? Dunque 0.25%?
(Franco)
Risposta
Nel modello prognostico internazionale IPSS (Cervantes et al. Blood. 2009;113:2895-901), il valore soglia delle cellule blastiche circolanti è pari a 1%.
Ho ematocrito al 50% da 20 anni (grande fumatore...forse è per questo motivo?) e quest'anno le piastrine a 770. Neanche i medici sanno dire se soffro di trombocitemia o policitemia. JAK2 25%. Mi potete dire il vostro parere? Esistono forme miste di malattia? Cambia qualcosa a livello di prognosi e sopravvivenza? Assumo Oncocarbide perché i salassi mi aumentano le piastrine.
(Giulio)
Risposta
In una malattia mieloproliferativa cronica positiva per la mutazione di JAK2, la trombocitemia essenziale si caratterizza per l'aumento solo del numero di piastrine ed un tipico quadro istologico alla biopsia ossea. La policitemia vera presenta invece un aumento dei globuli rossi, e quindi dell'ematocrito, e molto frequentemente anche dellle piastrine e dei globuli bianchi. Anche nella policitemia vera, la biopsia ossea dimostra un quadro istologico diagnostico. Pertanto, in un paziente con aumento delle piastrine ma anche dell'ematocrito e con necessità di salassi, la diagnosi è di policitemia vera. La biopsia ossea confermerà la diagnosi. La diagnosi differenziale fra queste due malattie è importante perchè l'andamento clinico e le scelte terapeutiche sono diverse. In tutti i casi è fortemente raccomandata la sospensione del fumo.
La carica alleica di mutazione JAK2 aumenta sempre negli anni o può rimanere stabile? E' utile rifare l'esame di tanto in tanto per controllarne la crescita?
(Lisa)
Risposta
In uno studio recente (Alvarez-Larran et al. Am J Haematol 2014;89:517), la carica allelica di JAK2 è stata monitorata nel tempo (in media 7 anni) in 347 pazienti (163 con PV e 184 con ET). Nella grande maggioranza dei casi (313, 90%) la carica allelica è rimasta stabile, mentre si è modificata solo nel 10% (34) dei pazienti. Pertanto, fare controlli nel tempo della carica allelica di JAK2 non è generalmente indicato, se non per scopi di studio.
Buona sera gentili ricercatori vi volevo chiedere se la percentuale di mutazione del JAK2 si evidenzia dal semplice prelievo di sangue o dalla BOM. In ogni caso io ho fatto il solo prelievo di sangue dal quale sono risultata positiva ma l'ematologo non mi ha mai parlato della percentuale di mutazione.... Detta percentuale è importante ai fini prognostici della PV? Grazie per la risposta.
(Isabella)
Risposta
Per "burden allelico" si intende una misura quantitativa da 1 a 100% della mutazione V617F di JAK2 e si esegue su sangue periferico, come la determinazione della presenza/assenza della mutazione o la sua misura semi-quantitativa in eterozigote (burden allelico inferiore a 50%) o omozigote (burden allelico maggiore di 50%). Alcuni studi hanno osservato un più alto rischio di evoluzione in mielofibrosi nei pazienti con policitemia vera e burden allelico maggiore di 50% (Passamonti et al. Leukemia 2010;24:1574). La misura del burden allelico non è però necessaria per stabilire la terapia appropriata nei pazienti con PV.
Salve, sono affetto da mielofibrosi post-policitemia vera. Volevo solo sapere il significato di una voce presente nell'emocromo: gr. Cell.non.col sotto i globuli bianchi che presenta il valore di 0.25. Inoltre, in 15 giorni mentre gli altri valori sono aumentati solo lievemente i globuli bianchi sono passati da 5 a 6.30. Può essere indice di qualcosa?
(Franco)
Risposta
Nello score prognostico internazionale IPSS (Cervantes et al. Blood 2009; 113:2895) sono fattori sfavorevoli per la sopravvivenza l'aumento dei leucociti (globuli bianchi) a valori superiori a 25.000/mmc e la presenza di cellule blastiche nel sangue periferico (talvolta segnalate come grandi cellule non colorabili) maggiori o uguali a 1%.
Salve, vorrei sapere se la lieve splenomegalia (13.8 cm) in una diagnosi di TE o PV comporta un fattore di rischio che incide sulla prognosi della malattia. Ho 27 anni. Grazie.
(Antonio)
Risposta
Una splenomegalia di entità lieve-moderata (in genere considerate tale se palpabile a meno di 5 cm dall'arcata costale) è un riscontro frequente nei paziente con PV ed ET e non è considerata un fattore prognostico né per il rischio trombotico né per l'evoluzione della malattia in mielofibrosi o leucemia acuta.
Grazie per il tempo che ci dedicate, per la vostra competenza professionale, per la sensibilità evidenziata!!!!!!!!
(Angela)
Ci sono dati o presupposti che a lungo andare la terapia con idrossiurea danneggi le cartilagini e porti ad una più precoce artrosi del ginocchio? Grazie.
(Giorgio Maria)
Risposta
Non ci sono dati che indichino un effetto di idrossiurea sulla comparsa più precoce o sul peggioramento dell'artrosi.
Nei giorni scorsi è stata diagnosticata policitemia vera a mia moglie di circa anni 40. Informazioni cliniche GB 11.250/mm3 (N:6.190/mm3), HB: 19/dl, Ht: 57%, PTL:450000 mm3. LDH 540 u/l (LIEVEMENTE AUMENTATO), ePO: BASSA. jAK2+. Dalla biopsia è risultato: Granulopoiesi prevalente, maturante, eritropoiesi ben rappresentata, con i precursori, glicoforina+, megacariocitopoiesi espansa, costituita da elementi distrofici, di taglia variabile da piccola a gigante, con formazione di coppie e con tendenza aggregativa, concomita un aggregato linfocitario di piccoli elementi; trama reticolinica addensata (fibrosi di grado 0/1); quota imopoietica immatura cd34+ peri all'1-2% degli elementi nucleolati midollari il cd34 evidenzia inoltre, un aumento della densità microvascolare. Attualmente in cura con salasso terapia, cardioaspirina e zyloric 300 mg 1/2 cp.
Io non ci capisco assolutamente niente, mi chiedevo se la terapia è la migliore eseguibile (tenuto conto anche dell'età, se si suggeriscono centri particolarmente all'avanguardia per seguire questa malattia e quanto problemetica sia la situazione soprattutto in prospettiva di vita o degenerative della malattia. Grazie.
(Luigi)
Risposta
La terapia di prima linea in un paziente con policitemia vera, classificato a basso rischio vascolare per età <60 anni e assenza di precedenti trombosi, è costituita da salassi, in modo da raggiungere e mantenere un ematocrito inferiore a 45%, e aspirina a basse dosi. In caso di alto rischio vascolare (età >60 anni o precedente trombosi) è necessario aggiungere un farmaco mielosoppressivo come idrossiurea o, in alternativa, interferone pegilato.
I principali rischi sono le complicanze trombotiche e, più a lungo termine, la trasformazione della malattia in mielofibrosi o leucemia acuta. La probabilità di sviluppare un evento trombotico è oggi stimabile in circa il 2-4% ogni anno. Le probabilità di trasformazione in mielofibrosi è di circa il 10% (in totale, non ogni anno) e aumenta con la durata di malattia. Alcuni studi hanno osservato un più alto rischio di evoluzione in mielofibrosi nei pazienti con aumentati globuli bianchi (>15.000/mmc), elevata carica allelica di JAK2(V617F) (>50%) o presenza di iniziale fibrosi nella biopsia ossea. Il rischio di leucemia acuta è molto basso e stimabile inferiore a 1% (totale).
L'aspettativa di vita mediana dei pazienti con policitemia vera (età mediana 64 anni) è stata stimata in 13,5 anni . Nei pazienti con età inferiore a 60 anni, l'aspettativa di vita attesa è stata stimata in 23,8 anni (Tefferi et al. Blood 2014;124:2507).
Il più lungo studio sull'interferone pegilato a livello internazionale qual è? Quali i vantaggi e gli svantaggi di utilizzarlo nella PV e TE? Gli effetti collaterali in quanti pazienti si sviluppano? Quali sono? E sul lungo periodo? Grazie delle info!
(Gaia)
Risposta
Si rimanda alle risposte già date a Sergio e Antonio il 26 e 27 gennaio
Sono affetto da TE ed assumo ciclicamente interferone per tenere sotto controllo il numero di piastrine. Vorrei poter utilizzare l'interferone pegilato per ridurre la frequenza delle iniezioni ma il mio ematologo sostiene che tale formulazione non è al momento prescrivibile. Se il principio attivo è lo stesso perché non può essere prescritto? Spero in un vostro cortese chiarimento. Grazie.
(Simone)
Risposta
Sebbene il principio attivo sia lo stesso, l'interferone pegilato ha importanti differenze di cinetica e biodisponibilità del farmaco rispetto al prodotto non pegilato che ne modificano significativamente l'attività clinica. Pertanto gli aspetti regolatori di indicazioni, controindicazioni e prescrivibilità di un prodotto non possono essere automaticamente trasferiti all'altro. Al momento, l'interferone pegilato non è prescrivibile in Italia per l'indicazione Trombocitemia Essenziale.
Buonasera. Mia madre affetta da MF secondaria a PV ha dovuto sospendere Ruxolinitib per piastrinopenia (piastrine al di sotto di 50.000) e riprendere terapia con Oncocarbide.
Da tale sospensione ha avuto da subito ripresa dei sintomi clinici (calo di peso, sudorazioni, astenia, aumento del gonfiore della milza). Ho letto che è prevista combinazione con Oncocarbide e basse dosi di Ruxolinitib solo per controllare tali sintomi. E' possibile avere chiarimenti in tal senso? Grazie mille. Cordialità.
(Anna)
Risposta
Di regola Ruxolitinib non si usa insieme all'idrossiurea e non ci sono studi clinici pubblicati sull'associazione dei due farmaci.
Ho 42 anni e trombocitemia essenziale con mutazione JAK2. Già tre anni fa il valore delle piastrine risultava superiore a 500. La carica allelica è del 61,7%. Che valenza viene attribuita a tale valore anche rispetto ad una possibile evoluzione? Il midollo ha una fibrosi pari a 0. Vi ringrazio per le spiegazioni che ci fornite, per noi pazienti sono fondamentali per capire meglio e accettare.
(Angela)
Risposta
I pazienti con trombocitemia essenziale hanno di regola un burden allelico di JAK2(V617F) basso, ovvero inferiore a 50%. Un burden allelico superiore a 50% è osservato in circa il 5% dei casi. Nella maggior parte degli studi, questi pazienti hanno mostrato un più alto rischio di sviluppare complicanze trombotiche, mentre, a causa del basso numero di casi, non ci sono evidenze sicure che un burden allelico elevato si associ ad una più frequente evoluzione in mielofibrosi, specialmente nei pazienti con assenza di fibrosi nel midollo osseo.
Buona sera gentili ricercatori, vi volevo chiedere quali sono allo stato attuale le prospettive di vita per i pazienti malati di policitemia vera che si trasforma in mielofibrosi. Grazie.
(Isabella)
Risposta
La sopravvivenza attesa nei pazienti con mielofibrosi post-policitemica o post-trombocitemica è stata specificamente valutata in uno studio recente (Hernandez-Boluda et al. Haematologica 2014;99:e55) che ha utilizzato i fattori prognostici dell'International Prognostic Score System (IPSS, Cervantes et al. Blood 2009; 113:2895) che prevede i seguenti fattori di rischio, ciascuno del valore di 1 punto: emoglobina <10 g/dL; leucociti >25.000/mmc; età >65 anni, presenza di blasti (almeno 1%) nel sangue periferico e sintomi sistemici (febbre, sudorazione notturna o calo di peso). La sopravvivenza mediana è stata rispettivamente: superiore a 10 anni (non calcolabile), 10, 8,3 e 3 anni nei pazienti a rischio basso (0 punti), intermedio-1 (1 punto), intermedio-2 (2 punti) o alto (3 o più punti).
Ok, grazie delle completissime informazioni. Sono piu tranquillo. Complessivamente nella PV qual è la percentuale di trasformazione leucemica? E quella in MF? Tra i due brutti mali è sicuramente preferibile la mielofibrosi perché se ho ben capito, il tipo di leucemia in cui potrebbe evolvere la PV non è curabile e rappresenta una condanna a morte certa.
(Sergio)
Risposta
Le probabilità di trasformazione di una policitemia vera in mielofibrosi è di circa il 10% e aumenta con la durata di malattia. Alcuni studi hanno osservato un più alto rischio di evoluzione in mielofibrosi nei pazienti con aumentati globuli bianchi (>15.000/mmc), elevata carica allelica di JAK2(V617F) (>50%) o presenza di iniziale fibrosi nella biopsia ossea. Il rischio di leucemia acuta è molto più basso e stimabile inferiore a 1%. Uno studio recente (Lussana et al. Haematologica 2014; 99:916) ha dimostrato che il trapianto di cellule staminali emopoietiche in questi pazienti si associa ad un probabilità di sopravvivenza del 28% dopo 3 anni dal trapianto.
Gentili ricercatori, buongiorno. Volevo sapere, considerando che assumo Ruxolitinib ed Eprex per la mia mielifibrosi, quale antibiotico posso assumere per un bruciore alla gola che ho da una settimana? Ho 45 anni. Vi ringrazio anticipatamente per la risposta.
(Rosa)
Risposta
Non ci sono particolari limitazioni per la terapia antibiotica in corso di terapia con Ruxolitinib. Il paziente può quindi assumere l'antibiotico che il proprio medico o il proprio ematologo consiglia. Maggiore attenzione deve essere prestata per la terapia antifungina. Farmaci come fluconazolo, itraconazolo, ketoconazolo, posaconazolo e voriconazolo potenziano l'azione di Ruxolitinib e pertanto, quando si assumono questi farmaci, la dose di Ruxolitinib deve essere dimezzata e i pazienti devono essere attentamente monitorati (es. due volte la settimana) con l'emocromo.
Salve, quando saranno disponibili nella sezione "Risultati" gli articoli del 2013? Grazie per il vostro supporto.
(Lucia)
Risposta
Presto i nuovi aggiornamenti.
Non trovo dati sulla durata della ricerca precisata Bjorkholm et al. J Clin Oncol 2011. Per quanto tempo sono stati sottoposti all'idrossiurea i pazienti per valutare che il farmaco non aumenti il rischio leucemico?
(Sergio)
Risposta
Il lavoro scientifico citato (Bjorkholm et al. J Clin Oncol 2011; 29:2410) è uno studio caso-controllo, condotto in Svezia su 162 casi con malattia mieloproliferativa cronica che avevano sviluppato una leucemia acuta fino a 15 anni dopo la diagnosi, confrontati con 242 controlli, anch'essi con malattia mieloproliferativa cronica ma che NON avevano sviluppato una leucemia acuta. I controlli erano scelti simili ai casi per età, sesso, durata e tipo della malattia (PV, ET o mielofibrosi). Lo studio si proponeva di valutare se i casi erano stati più trattati con idrossiurea (o altri farmaci citoriduttivi) rispetto ai controlli. I risultati hanno dimostrato che idrossiurea da sola era stata usata nella stessa percentuale di casi con leucemia (21%) e di controlli senza leucemia (21%). Inoltre, non c'era differenza tra la quantità e la durata (dose cumulativa) di idrossiurea usata nei casi e nei controlli. Pertanto, lo studio ha dimostrato che non c'era differenza nello sviluppo di leucemia fra assumere o non assumere idrossiurea da sola. Un maggior rischio di leucemia è stato invece osservato per pazienti trattati con alte dosi di fosforo radioattivo o farmaci alchilanti, soprattutto busulfano, o con l'associazione di due o più farmaci.
Gentili ricercatori, mi scuso se scrivo ancora per mia mamma, ma mi è stato detto che lei non può accedere alle terapie con Ruxolitinib, ed uno dei motivi è perché non ha la milza considerevolmente ingrossata. Ora non ricordo di preciso le altre motivazioni dettemi alcuni mesi fa in merito al fatto che mia mamma non può utilizzare tale farmaco, ma forse un'altra è l'età. Spero in un vostro ulteriore chiarimento alla gentile risposta precedentemente datami.
Grazie
(Gigi)
Risposta
Nei due principali studi clinici con Ruxolitinib nella mielofibrosi (studi COMFORT I e II) sono stati inclusi pazienti fino a 91 e 85 anni di età, rispettivamente. Pertanto, l'età da sola non è un fattore limitante l'uso del farmaco. Ovviamente, devono essere attentamente valutate le patologie collaterali, il bilancio tra rischi e benefici attesi e le ragioni di opportunità prima di considerare l'uso del farmaco in pazienti molto anziani.
La percentuale di mutazione ha qualcosa a che fare con il rischio di progressione della malattia? Ho il 17.5% di mutazione JAK2, policitemico.
(Sergio)
Risposta
La maggior parte degli studi indica che una percentuale di mutazione (allele burden) di JAK2 superiore a 50% nella policitemia vera è correlata ad un aumento del rischio di progressione a mielofibrosi, mentre l'associazione con il rischio di leucemia è incerta (Vannucchi et al. Ther Adv Hematol 2011; 2:21).
Gentili ricercatori!
In riferimento alla domanda sull'Interferone pegilato (Pegasys), allora perché quest'ultimo viene definito a rischio leucemogeno zero (e viene dato ai giovani) mentre sull'Oncocarbide non c'è ancora un accordo tra studiosi? Esistono pazienti che assumono Oncocarbide da decenni senza problemi? E' rischioso decidere di assumere l'Interferone pegilato, nel senso che non ci sono ancora abbastanza studi sui suoi rischi?
(Sergio)
Risposta
Si ribadisce che:
a) le malattie mieloproliferative croniche (policitemia vera, trombocitemia essenziale, mielofibrosi) hanno un rischio "intrinseco" di sviluppare una leucemia acuta, indipendentemente dai trattamenti, e anche in assenza di trattamenti. L'Interferone pegilato è considerato un farmaco che non aumenta questo rischio, comunque presente. C'è dibattito fra gli esperti se l'Oncocarbide aumenti o no tale rischio, anche se i dati più recenti (Bjorkholm et al. J Clin Oncol 2011; 29:2410) sostengono un "non aumento" del rischio anche da parte dell'Oncocarbide;
b) Sì, esistono molti pazienti che assumono Oncocarbide da decenni senza problemi;
c) I principali rischi e benefici oggi noti dell'Interferone pegilato sono riportati nella risposta precedente. Ulteriori studi sono in corso, in particolare su vantaggi e svantaggi del farmaco a diretto confronto con Oncocarbide e sui rischi e benefici del trattamento a lungo termine.
Gentili ricercatori, mia mamma che ha 87 anni è affetta da sindrome mieloproliferativa cronica, con positività alla mutazione JAK2.
Benché siamo assistiti da un'eccellente dottoressa, nel visualizzare tale sito mi è venuta voglia di fare una domanda, ossia, c'è qualche possibilità che in tempi brevi anche mia mamma possa usufruire di qualche farmaco che le può prolungare la vita, portandole migliore generali? Grazie per una eventuale risposta.
Faccio un grosso e sincero augurio a voi, per i vostri studi di ricerca, ed a tutte le persone che sono affette da malattie che possono causare portare delle gravi complicazioni all'organismo se non adeguatamente trattate con tempestività.
P.S.: per ora mia mamma fa terapia di controllo, non solo per l'età, ma anche perché non ha la milza molto ingrossata, e per altri aspetti che non so descrivere.
(Gigi)
Risposta
Molti nuovi farmaci sono in corso di studio nelle malattie mieloproliferative croniche, in particolare nella mielofibrosi e nella policitemia vera. Il più avanzato di questi è Ruxolitinib, un inibitore di JAK2, già disponibile in Italia per il trattamento dei pazienti con mielofibrosi a rischio intermedio-2 o alto. I principali effetti del farmaco consistono nella riduzione della splenomegalia e dei sintomi sistemici della malattia (calo ponderale, sudorazioni notturne, febbre) mentre un miglioramento della sopravvivenza è probabile ma non ancora definitivamente dimostrato. I principali effetti collaterali sono un calo, spesso transitorio, dell'emoglobina e delle piastrine e un aumentato rischio di complicanze infettive.
Salve, vorrei sapere qualche informazione in merito all'utilizzo dell'Interferone pegilato. E' consigliato in giovani malati? Quali effetti collaterali comporta e soprattutto, ha un livello di tossicità midollare che aumenta il rischio degenerativo nei pazienti affetti da TE?
(Antonio)
Buongiorno!
A mio padre è stata diagnosticata la policitemia vera da maggio dello scorso anno; ha fatto 4 salassi e l'ematocrito si è abbassato da 47 a 45, ma le piastrine son cresciute da 500 a quasi 800. Ora, dato che i fattori di rischio sono l'età (62), le piastrine alte e il fumo (30 c/d) siamo stati messi di fronte a una scelta di terapia.
Quali tra quelle attualmente disponibili è la migliore, dal punto di vista del non aumentare il rischio di progressione della malattia in MF o LA? la scelta è tra Oncocarbide (1 al giorno) o Interferone. Esistono altre terapie? Quale, tra queste due citate e le altre disponibili, è la migliore come "sicurezza" e tollerabilità? Grazie!
(Sergio)
Quali studi e di quanti anni sono stati fatti sul Pagasys? Può essere un'alternativa più sicura a Oncocarbide e Interferone? Quali i vantaggi sul lungo termine? Quali gli effetti collaterali? Grazie delle informazioni!
(Sergio)
Integrazione a domanda precedente: è vero che il Pegasys presenta un rischio nullo di evoluzione leucemica/MF della patologia (PV)? Dato che sull'Oncocarbide ci sono ancora dubbi sulla sicurezza, potrebbe essere una valida alternativa, dato che già disponibile a Torino?
(Sergio)
Risposta
L'Interferone pegilato (Pegasys) è stato valutato nella PV e nella ET in due studi principali che hanno incluso rispettivamente 37 pazienti con PV seguiti mediamente per 31 mesi (Kiladijan et. Blood 2008;112:3065) e 40 pazienti con PV e 39 con ET seguiti mediamente per 21 mesi (Quintas-Cardama et al. J Clin Oncol 2009;27:5468). Il farmaco ha dimostrato di ridurre o abolire la necessità di salassi nella PV, di migliorare i sintomi, in particolare il prurito, e di ridurre - in alcuni casi di rendere non più misurabile - la mutazione V617F di JAK2.
I principali effetti collaterali sono stati, in alcuni casi, febbre e dolori ossei al momento dell'iniezione del farmaco, e il peggioramento della depressione o di malattie autoimmuni in soggetti predisposti. Circa il 10% dei pazienti ha dovuto sospendere l'Interferone pegilato per intolleranza. Non sono finora disponibili studi che abbiano confrontato Interferone pegilato con Idrossiurea (Oncocarbide) (due studi sono attualmente in corso) e pertanto non è noto se un farmaco sia meglio dell'altro nel ridurre le complicanze trombotiche o l'evoluzione della PV e della ET verso la mielofibrosi o la leucemia acuta. E' da notare che queste due malattie possono trasformarsi in mielofibrosi o in leucemia acuta indipendentemente dai farmaci utilizzati e anche in assenza di terapia farmacologica. Gli esperti europei hanno concordato che, al momento, sia l'Idrossiurea che l'Interferone pegilato debbano essere considerati farmaci di prima scelta per i pazienti con PV che necessitano di un trattamento mielosoppressivo, mentre considerano l'Interferone un farmaco di seconda scelta nelle ET, da riservare a pazienti selezionati, resistenti o intolleranti a idrossiurea (Barbui et al. J Clin Oncol 2011;29:761)
Buon giorno gentili ricercatori, avrei bisogno di sapere se la policitemia vera e la trombocitemia essenziale rientrano tra le patologie gravi.
La questione riguarda il problema delle assenze di malattia per poter effettuare i salassi..., questi ultimi vengono considerati terapia salvavita? Grazie molto cordialmente.
(Isabella)
Risposta
La policitemia vera e la trombocitemia essenziale devono essere considerate delle neoplasie (mieloproliferative croniche) e i pazienti hanno diritto all'esenzione dal pagamento del ticket per patologia con il codice 048. Le neoplasie sono patologie gravi e tutte le terapie necessarie al loro trattamento sono salvavita.
Buongiorno ho un figlio di 5 mesi e da i 3 mesi ha le piastrine intorno a 800.000-850.000, oltre questo le appaiono delle macchie viola azzurre sul corpo, il dermatologo dice che sonó macchie mongoliche e io non so che fare o pensare.
(Lorena)
Risposta
La trombocitemia essenziale e le altre malattie mieloproliferative croniche sono molto rare nel primo anno di vita, così come sono forme rare le trombocitosi familiari ereditarie. Di regola, un aumento delle piastrine a questa età è secondario a fatti infettivi o infiammatori. Un consulto ematologico ed eventualmente una conta delle piastrine nei familiari (genitori, fratelli) sono comunque consigliabili.
Buon giorno sono affetta da policitemia vera ed avrei bisogno di sapere se gli integratori a base di olio di kril possono essere assunti per abbassare i livelli di colesterolo. Ci sono delle controindicazioni? Vanno ad interferire con l'aspirinetta e l'idrossiurea? Grazie infinite.
(Isabella)
Risposta
Non ci sono controindicazioni all'uso di integratori alimentari a base di grassi insaturi omega3 nei pazienti con policitemia vera.
Gentili ricercatori, grazie per il vostro prezioso lavoro e grazie a Mirko per il suo messaggio di speranza e ottimismo.
(Rosa)
Salve a tutti. Ho 27 anni e sono affetto da TE.
Grazie al progetto e a tutti coloro i quali, scrivendo su questo forum, aiutano noi malati "rari" a non sentirci soli... Avrei tante informazioni da chiedere, ma grazie a tutti i risultati pubblicati su questo sito, alla giornata ail con i pazienti e alla vostra precisione nelle risposte, tutto sommato vi scrivo solo per lasciare un messaggio ai malati giovani come me.
Per quanto si cada a volte nello sconforto, nell'ansia, in picchi di depressione e nella paura di non riuscire ad invecchiare o a costruire una vita normale, vorrei dire solo una cosa (che è poi ciò che ripeto a me stesso in questi momenti di buio): aver scoperto per tempo la malattia, potersi curare per prevenire eventi trombociti, fare attività fisica con una dieta sana e bilanciata ci permette, almeno in parte, di curarci da soli; così come la ricerca scientifica, che ha fatto passi enormi dal 2005 con la scoperta del JAK2 sino ad oggi, è legittimo pensare che possa farne molti altri in futuro, se non nell'ottica di "guarire", quantomeno in quella di prevenire l'evoluzione degenerativa di queste malattie (e noi giovani, ovviamente, abbiamo rischi maggiori per l'età) o almeno, come già pare grazie ai nuovi farmaci, nel senso di stabilizzare o addirittura regredire quando purtroppo la degenerazione è già avvenuta.
Non scordiamoci mai, quando siamo intenti a lamentarci, che tanti ragazzi e ragazze muoiono a 20 anni di incidenti stradali o patologie più acute e fulminanti. Cerchiamo di essere ottimisti, fiduciosi, a non pensare che 20/25 anni di vita siano il nostro fatale e immodificabile destino, perché le statistiche sono retrospettive e i nuovi farmaci, da oggi in avanti, sono destinate a mutarle, sicuramente in meglio.
Scusatemi ricercatori per questo messaggio, spero che il mio ottimismo, che so essere fondato per quanto magari troppo intenso, possa permeare le menti di tanti giovani malati come me.
(Mirko)
Buongiorno, la novità sul Tamoxifene è verosimile? Dobbiamo entusiasmarci o restare "sereni"? Grazie anticipatamente. http://www.medimagazine.it/tamoxifen-puo-trattare-neoplasie-mieloproliferative/
(Davide)
Risposta
Un recente studio biologico (Sanchez-Aguilera et al. Cell Stem Cell 2014; 15: 791) ha dimostrato che gli ormoni estrogeni hanno un ruolo importante nel regolare la produzione delle cellule emopoietiche. Il farmaco Tamoxifene è un modulatore selettivo dei recettori degli estrogeni sulle cellule emopoietiche e lo studio ha dimostrato che, nei topi, questo farmaco è in grado di bloccare lo sviluppo di malattie mieloproliferative JAK2V617F positive. Questa osservazione è molto interessante e dovrà essere confermata ed estesa in altri studi. Non ci sono ancora dati sull'uso di Tamoxifene in pazienti affetti da malattie mieloproliferative croniche.
Salve, ho 29 anni, mi è stata riscontrata la mutazione JAK2 v617f, non faccio terapie ma ogni 3 mesi devo fare salasso in quanto l'emoglobina sale ai 18 e l'ematocrito sfiora i 54. Volevo chiedere se è possibile prendere l'aereo. Grazie mille.
(Giuseppe)
Risposta
Nessuna limitazione ai voli aerei per i pazienti con policitemia vera. Si ricorda che il valore di ematocrito che deve essere mantenuto con i salassi o la terapia farmacologica in questi pazienti è inferiore a 45% (Marchioli et al N Engl J Med 2013; 368:22).
Buona sera. Nel paziente con policitemia vera, bere poco incide sul valore dell'ematocrito? Se si, in quale misura? Grazie.
(Isabella)
Risposta
Il valore di ematocrito può essere modificato da una notevole variazione dell'assunzione o della perdita di liquidi. Per esempio, quando si ha una emoconcentrazione per prolungate perdite da diarrea acquosa l'ematocrito può aumentare o, viceversa, quando si ha una emodiluizione per un intensivo trattamento con liquidi endovenosi l'ematocrito può diminuire. Invece, bere un po' di più o un po' di meno (a meno di variazioni estreme) non modifica l'ematocrito in maniera significativa.
Buongiorno avrei necessità di alcune informazioni. Difficilmente sono arrivati a diagnosticarmi una mielofibrosi idiopatica ad alto rischio e per la gravità e la giovane età (43 anni) mi è stato proposto il trapianto da donatore. Ho il JAK2 mutato non presento i sintomi della patologia come per esempio milza ingrossata, piastrine basse, mentre ho una leggera inversione della formula ,Ldh e ferritina aumentati ed emoglobina a 8 sostenuta da punture settimanali di eritropoietina, ho fatto anche una trasfusione. Ho scoperto la malattia a settembre 2014 a seguito del prelievo per la donazione del sangue essendo stato un donatore di sangue. Il dubbio del centro che mi sta seguendo è se fare prima del condizionamento ablativo previsto per il trapianto, un ciclo di terapia poiché la bom ha evidenziato un'alta percentuale di blasti cd34+ 10/15% della cellularità midollare. Nel sangue periferico il 7% di blasti. C'è un limite di malattia entro il quale sarebbe comunque meglio procedere con dei cicli di terapia prima del trapianto? Ho chiesto un altro consulto dicendomi che forse non si tratta di mielofibrosi ma di Md/Mpn JAK2 mutata senza altre alterazioni da effettuare ugualmente trapianto. Forse si tratta di un caso di difficile definizione ma cosa dovrei fare ci sono dati certi che possono far classificare al meglio una patologia, la differenza di diagnosi potrebbe inficiare il tipo di trattamento proposto? Vi ringrazio anticipatamente per la vostra risposta e per il gran supporto che riuscite a darci con la vostra preparazione e la vs professionalità. Grazie.
(Gioele)
Risposta
Il trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche è l'unica terapia potenzialmente guaritiva nei pazienti con mileofibrosi. L'indicazione al trapianto si pone per pazienti di età inferiore a 65 anni, senza importanti patologie collaterali, con un indice prognostico IPSS intermedio 2 o alto (almeno 2 fra anemia con Hb inferiore a 10 g/dL, leucociti superiori a 25.000/mmc, sintomi sistemici come calo ponderale, sudorazioni notturne o febbre, e cellule blastiche in periferia maggiori o uguali a 1%) e un attesa di vita stimata inferiore a 5 anni. Casi di patologie intermedie fra mielodisplasia e mielofibrosi, ad alto rischio, specialmente se di età giovanile, rappresentano un'altra indicazione al trapianto allogenico. L'utilità di un trattamento chemioterapico prima della proceduta trapiantologica deve essere valutato dal Centro ematologico di riferimento per ogni singolo paziente.
Pregressa trombosi retinica; piastrinosi non superiore a 600.000. Dopo circa 15 anni mutazione del JAK2 P.V. T.E. Può esserci correlazione con i due eventi clinici.
(Domenico)
Risposta
I pazienti con diagnosi di trombocitemia essenziale positiva per la mutazione V617F di JAK2 possono evolvere a policitemia vera in circa il 30% dei casi dopo 15 anni (Rumi et al. Blood 2014; 123:1544). Sia nella fase trombocitemica che in quella policitemica, i pazienti possono sviluppare trombosi arteriose e venose, anche in sedi rare, come la circolazione addominale, cerebrale o retinica.
Mio padre 71 anni, malato mielofibrosi idiopatica da aprile 2014, fa trasfusioni ogni 2/3 settimane (unica cura punture eprex + cortisone) ha avuto febbre per circa tre settimane, lamenta inoltre dolore alle gengive. Quali sono i segni di un aggravamento della malattia? Quali esami fare per scoprire se la malattia si sta trasformando in leucemia? Grazie in anticipo per la risposta.
(Ilenia)
Risposta
La mielofibrosi può trasformarsi in una leucemia acuta in circa il 15% dei casi (Tefferi et al. Blood 2014; 124:2507). I sintomi della trasformazione sono variabili e possono comprendere la comparsa di infezioni o emorragie, il peggioramento dell'anemia, febbre, calo di peso e dolori ossei. La diagnosi è fatta sulla striscio di sangue periferico se il numero di blasti è superiore a 10% e sull'aspirato midollare se superiore a 20%.
Si può prendere la curcuma prendendo la Cardioaspirina? Grazie.
(Giancarlo)
Risposta
Nessun problema ad assumere la curcuma in corso di trattamento con Cardioaspirina.
Buon giorno gentili ricercatori, volevo sapere se è controindicato assumere integratori di OMEGA 3 in caso di policitemia vera trattata con antiaggregante piastrinico (ASA 100mg). Molto cordialmente.
(Isabella)
Risposta
Non ci sono controindicazioni all'assunzione di integratori di omega 3 nei pazienti con policitemia vera.
Buon giorno gentili ricercatori, sono malata di policitemia vera e ho sentito parlare di un nuovo farmaco già autorizzato negli Stati Uniti, il Ruxolitinib, è possibile che gli ematologi lo prescrivano in sostituzione delll'idrossiurea nonostante gli effetti collaterali quali l'aumento del peso corporeo e delle infezioni? A differenza dell'idrossiurea presenta dei vantaggi che sono superiori agli effetti collaterali? Grazie per la vostra professionalità e disponibilità.
(Isabella)
Risposta
Come già riportato in una risposta precedente, Ruxolitinib è stato recentemente autorizzato negli Stati Uniti per il trattamento dei pazienti con policitemia vera ed è previsto che tale autorizzazione possa arrivare anche in Europa e in Italia entro 1 anno. La prescrizione del farmaco sarà valutata dall'ematologo curante in base al bilancio tra possibili rischi e benefici in ciascun paziente. I benefici attesi comprendono la riduzione delle dimensioni della milza, il miglioramento dei sintomi sistemici compreso il prurito e l'eliminazione, nella maggior parte dei casi, della necessità di salassi. E' possibile che riduca anche il rischio di trombosi, ma questo effetto dovrà essere confermato in altri studi. Non ci sono finora dati sull'effetto del farmaco sulla sopravvivenza, né tantomeno sulla possibilità di guarigione della malattia. I principali effetti collaterali sono un aumento del rischio di infezioni e un aumento del peso corporeo. Inoltre, deve essere considerato l'elevato costo del farmaco.
Buona sera vorrei sapere quali conseguenze puo lasciare un infarto celebrale causato da trombosi venosa profonda al seno traverso sx.
(Marilena)
Risposta
La trombosi venosa cerebrale è una rara complicanza nei pazienti con malattie mieloproliferative croniche, osservata in circa l'1% dei casi (Martinelli et al. Am J Haematol 2014;89:E200). Il sintomo di presentazione più comune è il mal di testa intenso e resistente ai comuni farmaci antidolorifici, ma possono essere presenti anche disturbi della forza e della sensibilità, difficoltà a parlare, crisi epilettiche o disordini dello stato mentale. La gravità e la durata di questi sintomi sono variabili da paziente a paziente e dipendono dall'entità della trombosi e dalla conseguente sede ed estensione dell'area infartuale cerebrale. La terapia anticoagulante è raccomandata ed è, di regola, in grado di bloccare la progressione della trombosi, permettendo la dissoluzione del trombo da parte del sistema fibrinolitico. Una completa, o quasi completa, guarigione dalla trombosi e dalle sue conseguenze è possibile in una larga percentuale di pazienti.
Ho 53 anni, quante probabilità di compatibilità tra me e il mio nipotino per il trapianto di midollo osseo e posso per l'età. Urgente.
(Nonna)
Risposta
Il grado di compatibilità HLA fra nonni e nipoti è molto basso e, di regola, non tale da consentire un trapianto di cellule staminali emopoietiche. Non sono noti trapianti di questo tipo nelle malattie mieloproliferative croniche.
Buon pomeriggio gentili ricercatori. Ho 45 anni e sono affetta da mielofibrosi idiopatica da 6 anni. Da un anno e mezzo assumo Ruxolitinib con buon controllo della milza. L'emoglobina bassa mi viene corretta con Eprex ogni 5 giorni e qualche volta ho fatto trasfusioni. La mia domanda è questa: è un anno e mezzo che assumo anche Eprex, può essere pericoloso un uso così assiduo e prolungato? Grazie per la vostra risposta.
(Rosa)
Risposta
L'epoetina alfa ricombinante è un agente stimolante l'eritropoiesi che può essere assunto nei pazienti con mielofibrosi fino a quando persiste l'efficacia e la tollerabilità. Rari casi di aplasia pura delle cellule della serie rossa (PRCA) mediata da anticorpi è stata riscontrata dopo mesi o anni principalmente in pazienti con insufficienza renale cronica trattati con epoetina somministrata per via sottocutanea.
Salve, è quasi 1 anno che mi è stata diagnosticata mielofibrosi post policitemia, e sono 8 mesi che mi curo con Ruxolitinib. Sembra che abbia trovato il dosaggio di equilibrio, 2 pillole al giorno, i valori si sono stabilizzati e tendono a crescere ma lievemente: globuli bianchi 5, globuli rossi 3.66, piastrine 222, emoglobina 11.7. Volevo sapere, continuando con questo dosaggio minimo, gli effetti del farmaco nel lungo termine potrebbero comunque portare ad una stabilizzazione del grado di fibrosi?
(Franco)
Risposta
Le analisi a lungo termine degli studi clinici COMFORT I e II in pazienti con mielofibrosi hanno dimostrato che la durata della risposta favorevole a Ruxolitinib sulla riduzione della splenomegalia e sui sintomi è stata mantenuta nel 64% dei pazienti per almeno 2 anni (Verstovsek et al. Haematologica, 2013; 98:1865) e nel 50% dei pazienti per 3 anni (Cervantes et al. Blood 2013;122:4047). La durata dalla risposta non era correlata al dosaggio del farmaco, se la dose assunta era almeno di 10 mg 2 volte al giorno. Era invece inferiore se la dose assunta era inferiore a 10 mg 2 volte al giorno (Verstovsek et al. Haematologica, 2013; 98:1865).
Malato di trombocitemia essenziale, attualmente in terapia con Interferone e Cardioaspirina (piastrine a 770000). Ci sono controindicazioni per estrarre un dente? E' necessario sospendere anche Interferone oltre alla Cardioaspirina? Grazie delle vostre risposte.
(Claudio)
Risposta
Non c'è nessuna interferenza fra l'uso di Interferone ed eventuali cure dentarie nei pazienti con trombocitemia essenziale che pertanto possono proseguire il farmaco senza problemi.
Alla luce dei più aggiornati criteri pronostici, anche di quelli proposti dal prof Vannucchi all'ultimo ASH, in caso di nuova Bom per evoluzione in Mf di altra mieloproliferativa o per peggioramento della Mf, quali indagini su cariotipo e altre mutazioni sarebbe opportuno effettuare? Grazie.
(Micro)
Risposta
I criteri prognostici per la sopravvivenza che DEVONO essere utilizzati in TUTTI i pazienti con mielofibrosi sono i criteri clinici ed ematologici inclusi negli score IPSS (se utilizzati alla diagnosi) e DIPSS (se utilizzati durante il follow-up) e cioè: eta >65 anni, emoglobina <10 g/dL, leucociti >25.000/mmc, blasti in periferia ≥ 1%, e sintomi sistemici (febbre, calo di peso, sudorazioni notturne) (Cervantes et al. Blood 2009;113: 2895 e Passamonti et al. Blood 2010;115:1703). Questi criteri possono eventualmente essere completati da altri tre criteri, e cioè cariotipo sfavorevole, conta piastrinica <100.000/mmc e necessità trasfusionali, inclusi nello score DIPSS-plus (Gangat et al. J Clin Oncol 2011;29:392).
Una accurata valutazione molecolare e citogenetica è raccomandata in tutti i pazienti con mielofibrosi ma deve essere chiarito che i nuovi criteri prognostici citogenetici e molecolari sono stati finora PROPOSTI e devono essere confermati da studi prospettici e da un univoco consenso internazionale prima di essere utilizzati nella pratica clinica quotidiana. I criteri molecolari prognosticamente sfavorevoli sono le mutazioni dei geni ASXL1 (secondo alcuni ricercatori, il più importante), EZH2, SRSF2 e IDH1/2. Più mutazioni di questi geni aumentano il rischio. Invece la mutazione di CALreticulina è prognosticamente favorevole (Guglielmelli et al. Leukemia 2014; 28:1804). I criteri citogenetici sfavorevoli sono: tutti i cariotipi complessi e le mutazioni uniche o doppie che includano +8, -7/7q-, i(17q), inv(3), -5/5q-, 12p-, o il riarrangiamento 11q23 (Tefferi A. Am J Hematol 2014; 89:915).
Buonasera, sono un uomo affetto da trombocitemia essenziale splenectomizzato, sono in cura con Oncocarbide, 2 capsule al giorno e assumo l acido folico e la cardioaspirina da 100 mg, ho 40anni.
Ultimamente nell'emocromo quando vi e la risalita dei valori dopo una diminuzione del dosaggio del farmaco in seguito a una eccessivo abbassamento dei valori si evidenzia un maggiore aumento dei linfociti rispetto ai neutrofoli e agli altri globuli bianchi (credo che il termine tecnico sia granulociti se non sbaglio), nell'ultimo emocromo avevo 3600 neutrofoli e 7500 linfociti il resto della conta della formula leucocitaria era normale o comunque senza nessuna rilevanza clinica, avevo 4.100.000 rossi, emoglobina a 14.5, ematotrico a 43 con mcv 107 e piastrine a 449.000; l'ematologo mi ha detto che l mcv era un po' alterato perché faccio l'Oncocarbide. Mi ha detto anche che dovrei rifare il puntato midollare con biopsia ossea e di non far passare molto tempo. Volevo chiedervi se questo aumento di linfociti è sintomo di una possibile evoluzione in leucemia oppure vi e un altra causa? Anche perché se si aumenta il dosaggio del farmaco le piastrine scendono sotto le 300000 e la conta leucocitaria si normalizza. Grazie in anticipo per un eventuale risposta,saluti.
(Vittorio)
Risposta
Un aumento dei linfociti a valori superiori a 5.000/mmc è un dato inusuale nei pazienti con trombocitemia essenziale e richiede una rivalutazione ematologica con immunofenotipo linfocitario sul sangue periferico, ed eventualmente anche con aspirato midollare e biopsia ossea, per escludere una malattia linfoproliferativa associata.
Buongiorno Dottori,
gradirei sapere a che punto è la commercializzazione del nuovo farmaco, non chemioterapico, per la cura della Policitemia Vera. Ovviamente per cura intendo la recessione della patologia compresa la diminuzione delle dimensioni della milza. In attesa di una Vostra cortese risposta vogliate gradire i miei più cordiali saluti.
(Riki)
Risposta
Ruxolitinib è un inibitore di JAK2 che si è dimostrato efficace nel trattamento dei pazienti con policitemia vera, riducendo le dimensioni della milza, migliorando i sintomi sistemici compreso il prurito ed eliminando nella maggior parte dei casi la necessità di salassi. E' possibile che riduca anche il rischio di trombosi, ma non ci sono dati sull'effetto del farmaco sulla sopravvivenza, né tantomeno sulla possibilità di guarigione della malattia. I principali effetti collaterali sono un aumento del rischio di infezioni e un aumento del peso corporeo. Inoltre, deve essere considerato l'elevato costo del farmaco. Ruxolitinib è stato recentemente autorizzato negli Stati Uniti per il trattamento dei pazienti con policitemia vera ed è previsto che tale autorizzazione potrà arrivare anche in Europa e in Italia entro 1 anno.
Buongiorno, sono affetto da trombocitemia JAK2 negativo, bom effettuata nel 2007. Vi chiedo se con la bom si può fare la diagnosi certa di avere tromocitemia, quindi al 100% o meno, vi chiedo questo perché a seguito di altre complicazioni ho fatto altre analisi e pure una nuova bon ed è risultato che ho la sindrome di POEMS e il sintomo di questa malattia è proprio l'innalzamento delle piastrine. Pertanto mi è venuto il dubbio che la trombocitemia io non l'abbia mai avuto. Vi ringrazio della risposta.
(Francesco)
Risposta
La sindrome POEMS è una sindrome paraneoplastica dovuta ad una malattia clonale delle plasmacellule e caratterizzata da Polineuropatia, Organomegalia, Endocrinopatia, (proteina) Monoclonale e alterazioni della cute (Skin, in inglese). Circa la metà dei pazienti con questa sindrome presenta trombocitemia o eritrocitosi e la biopsia midollare dimostra una iperplasia megacariocitaria con presenza di clusters. Questi aspetti dei megacariociti ricordano quelli della trombocitemia essenziale ma la mutazione di JAK2 è sempre assente (Dispenzieri A. Am J Hematol 2014; 89: 214). La diagnosi differenziale tra sindrome POEMS e trombocitemia essenziale si basa sul caratteristico quadro clinico della POEMS, in particolare sulla presenza di un disordine clonale delle plasmacellule con poliradiculoneuropatia e lesioni ossee sclerotiche che ne costituiscono i criteri diagnostici maggiori.
Buongiorno, vorrei sapere se ci sono novità su Imetelstat, se sono stati riattivati i trial negli USA, quali siano gli ultimi risultati e se in Italia è previsto sia possibile accedervi. I casi di remissione completa di cui si è letto sono un barlume di speranza. Grazie.
(Marco)
Risposta
Lo sviluppo clinico di Imetelstat, un farmaco inibitore della telomerasi che si è dimostrato attivo nei pazienti con mielofibrosi, è ripreso negli Stati Uniti dopo che l'ente regolatore americano, FDA, ha ritirato il blocco precauzionale dovuto ad una possibile tossicità epatica del farmaco, che però si è dimostrata meno grave di quanto temuto. I dati più recenti sull'attività del farmaco (Congresso ASH, San Francisco, dicembre 2014) comprendono 33 pazienti trattati negli USA con remissione di malattia in 7 casi (21%), dei quali completa in 4 casi e parziale in 3. Tutti i 4 casi con remissione completa hanno anche avuto una regressione della fibrosi midollare e 3 di loro una risposta molecolare completa. La principale tossicità è ematologica con possibili anemia, piastrinopenia e neutropenia anche severe. Uno studio clinico con Imetelstat in pazienti con mielofibrosi già trattati e resistenti a Ruxolitinib che preveda la partecipazione anche di Centri italiani è in corso di valutazione.
Gentilmente qual è la differenza che sussiste, effettuando un trapianto di midollo osseo, a seconda che un paziente sia affetto da leucemia acuta o linfoblastica, mieloma o mielofibrosi? Segnatamente, si hanno le stesse possibilità di guarigione e i medesimi rischi? Tenendo presente che il donatore abbia la stessa età.
Inoltre, gentilmente se possibile conoscere quali siano i centri (in Italia e nel mondo) che abbiano una specificità per il trapianto di pazienti affetti da MF, vi sono attualmente dei farmaci che diano la possibilità, magari in aggiunta al Ruxolinitib, di prolungare la vita delle persone affetta da MF? Grazie.
(Piero)
Risposta
Il trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche è una importante strategia terapeutica nei pazienti con mielofibrosi a rischio intermedio o alto che abbiano una età e un quadro clinico generale che possa consentire questa procedura. I dati più recenti indicano che la sopravvivenza dopo 3 anni dal trapianto è di circa il 60% e la probabilità di recidiva di malattia circa il 30%. Queste probabilità migliorano nei pazienti trapiantati con età inferiore a 55 anni e con un donatore familiare compatibile. Non è possibile fare un confronto attendibile fra questi dati e quelli ottenuti con il trapianto in altre malattie ematologiche data la grande differenza di patologie, di caratteristiche dei pazienti e di tipo di trapianto. Tutti i Centri clinici aderenti all'AGIMM sono attrezzati per eseguire questo tipo di trapianto. Il trapianto allogenico è l'unica modalità terapeutica che abbia la probabilità di guarire i pazienti con mielofibrosi. La terapia farmacologica, compreso Ruxolitinib, migliora i sintomi della malattia, può prolungare la sopravvivenza ma non guarisce dalla malattia.
Grazie per la risposta tempestiva ed esauriente. Che il 2015 sia per voi e per le vostre famiglie un anno ricco di soddisfazione e di benessere in generale.
Complimenti per la vostra organizzazione e per come funziona tale servizio molto utile per noi pazienti.
(Salvatore 44)
Egregi dottori, intanto grazie sempre per le vs. risposte puntuali e perfette.
Devo farvi un piccola cronistoria: da marzo 2007 mi è stata diagnosticata la policitemia vera (avevo 68 anni) nel merito vi informo che la malattia è stata curata molto bene con dei salassi iniziali poi con Cardioaspirina e Oncocarbide, prima una poi due pastiglie al dì. Da gennaio 2013 la policitemia è evoluta in mielodisplasia classificata areb 1 ipss2 con allora presenza di blasti <10 (ora i blasti sono << 5) . Non ho potuto aspirare ad un trapianto in quanto già oltre il limite di età. Dal 3/5/2013 fino ai giorni nostri (il 7/1/2015 inizierò il 21 ciclo di azacitidina). Posso ben dire, che grazie alla Vidaza (pensavo si trattasse di una birra messicana... mi permetto di buttarla un po' sul ridere) ho avuto dei risultati eccellenti: leucociti 6,58, emoglobina 15,7, piastrine 233000, ematocrito 48,2, eritociti 5,35 e ora vorrei sapere da Voi, egregi Dottori:
1)a che punto sono gli studi per avere un prodotto tipo Vidaza non più iniettabile ma da prenedere per via orale;
2)avete una statistica in merito alla durata dell'impiego dell Azacitidina, pur essendo molto contento della attuale situazione, non vorrei battere tutti i record!!
3)potrei essere candidato al così detto mini trapianto in futuro e in che cosa consisterebbe?
Un felice 2015 EMERITI dottori (si ho scritto a proposito EMERITI tutto maiuscolo perchè siete tali). Mi scuso per le troppe domande. Saluti.
(Salvatore 44)
Risposta
Azacitidina è un farmaco che si è dimostrato efficace nel trattamento delle sindromi mielodisplastiche. Il trattamento deve proseguire fino a che il paziente continui a trarne vantaggio o fino a progressione della malattia. Il farmaco è attualmente somministrato per via parenterale (iniettabile) ma studi clinici sulla formulazione orale sono in corso; dati preliminari indicano una buona efficacia e tollerabilità anche della formulazione orale. Il trapianto di cellule staminali, anche a condizionamento ridotto (minitrapianto), non è indicato nei pazienti di età superiore a 70 anni.
Chi è affetto da policitemia può avere impianti dentali?
(Patrizio)
Risposta
Nessuna limitazione per cure e impianti dentali nei pazienti con policitemia vera.