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In questa pagina è possibile chiedere informazioni o lasciare un commento relativamente alle Neoplasie Mieloproliferative.
Si sottolinea che non verranno espressi pareri medici su situazioni personali o valutazioni su diagnosi e cure in corso. I ricercatori si riservano di non rispondere a domande che abbiano come oggetto giudizi clinici personali. Le risposte saranno pubblicate in questa sezione del sito nell'arco di alcuni giorni. Non verranno fornite risposte ad indirizzi email privati.









(30 dicembre 2016 - ore 16:14) - Attività sportive e policitemia

Buongiorno! Da circa due anni mi è stata diagnosticata una trombocitemia essenziale JAK2 positiva e da sei mesi circa, sembra che la malattia stia avendo una evoluzione in policitemia vera (a causa di ematocrito superiore al 50% dal mese di maggio, ogni due mesi ho fatto dei salassi). Come sport pratico la corsa con cadenza bisettimanale/trisettimanale. Negli ultimi tempi, ovvero da circa tre mesi le prestazioni sportive si sono man mano ridotte, cioè sono passato da 5' a km su una distanza di 12 km a 6' a km su una distanza di 8 km. Poiché non riesco a darmi alcuna spiegazione, vorrei sapere se tali fatti sono da imputare alla malattia. Grazie e buon anno.
(Antonio)


Risposta

E' possibile che le ridotte performance siano in parte legate sia alla patologia di base (la policitemia vera, più che la trombocitemia, sono associate ad un grado maggiore di astenia) che anche alla salassoterapia che induce una carenza di ferro, contribuendo così alla astenia (cioè alla stanchezza e, appunto, alle ridotte prestazioni in generale).


(30 dicembre 2016 - ore 16:03) - Auguri

Con tutto il cuore auguro un buon anno 2017 ai ricercatori ed agli amici di questo sito e che sia un anno di grandi traguardi.
(Enzo)



(27 dicembre 2016 - ore 21:10) - Afte e oncocarbide

Cari dottori prima di tutto tanti auguri per un felice anno nuovo, poi volevo dirvi che io sono un vostro assiduo lettore e scrittore in quanto siete molto esaustivi e chiari nel dare le risposte, consigli e spiegazioni a noi malati neoplastici mieloproliferativi cronici.
Sono 7 anni che ho la policitemia vera JAK2 v617f positivo. Ho 43 anni e sono già da 7 anni che sono in terapia con oncocarbide, 3 al giorno e cardioaspirina. Detto questo, vorrei un vostro consiglio e parere in merito, in quanto sono due mesi che nella bocca ho le afte e vorrei sapere da voi cosa debbo fare e vorrei un farmaco per curare e prevenire queste fastidiosissime ulcere nella bocca.
Spero di essere stato chiaro nell'esporre il mio fastidiosissimo problema. Aspettando con ansia la vostra risposta vi rinnovo ancora a tutti voi dottori della ricerca tanti auguri.
(Massimo)


Risposta

Innanzitutto contraccambiamo gli auguri per il prossimo anno, e la ringraziamo degli apprezzamenti.
Le afte del cavo orale sono una frequente complicazione della terapia con oncocarbide, pur essendo riscontrabili comunque in meno del 5-8% dei soggetti; in alcuni soggetti sono più comuni e frequenti perché possono insorgere sulla base di una particolare predisposizione individuale. Solo in casi rari le afte del cavo orale portano alla sospensione del trattamento, ma possono essere davvero fastidiose se sono ricorrenti. Non possiamo ovviamente scrivere in questa sede il nome di prodotti farmaceutici, ma lei potrà chiedere al suo medico se ritenga opportuno prescrivere prodotti al uso locale, assai utilizzati, a base di antiinfiammatori o, in casi più complessi e resistenti, di cortisonici.


(24 dicembre 2016 - ore 10:58) - Età e trapianto

Egregi dottori,
vorrei sapere per quale motivo si esclude a priori il trapianto del midollo in base all'età anagrafica. Ad esempio, io sono portatore di mielofibrosi e mi è stato detto, senza una dettagliata spiegazione medica, che per via della mia età anagrafica (66 anni) sono escluso dalla possibilità di fare il trapianto del midollo.
Grato per le vostre risposte. Saluti.
(Riki)


Risposta

La decisione di non considerare idonea al trapianto una persona è legata alla dimostrazione che il rischio di tossicità e di mortalità della procedura aumenta sensibilmente con l'età. In genere si stabilisce una soglia di 65 anni (in certe situazioni particolari, secondo l'opinione di alcuni trapiantologi, in soggetti in ottima salute, anche fino a 70 anni) come il limite per indirizzare un paziente alla procedura.


(24 dicembre 2016 - ore 10:43) - Sperimentazioni in sospeso

A tutti Voi ricercatori auguro un santo Natale e un proficuo e brillante anno nuovo. Con l'occasione desidero sapere se la sperimentazione dei farmaci PRM 151 e Imetelstat è stata sospesa. Ho saputo che i risultati non sono efficaci, è vero? Ci sono altri farmaci in sperimentazione? In attesa di una risposta esauriente, vi auguro un buon lavoro.
(Salvatore)


Risposta

Ringrazio a nome di tutti i colleghi che collaborano al sito per gli auguri di buon Natale, che contraccambiamo a lei e a tutte le persone che ci scrivono.
Al momento non abbiamo informazioni certe circa la sperimentazione con PRM151, mentre ci risulta che quella con Imetelstat sia attualmente in sospeso in attesa di informazioni maggiori circa la sua potenziale efficacia.
Al momento vi sono poche sperimentazioni attive, in generale con ruxolitinib da solo o in combinazione con altre molecole.


(23 dicembre 2016 - ore 7:08) - Aspirina e immun age

Assumo 1 compressa ad giorno di cardioaspririna. Vorrei sapere le possibili controindicazioni con l'integratore immun age. Consultando internet ho riscontrano controindicazione esposte in modo sintetico sulla contemporanea assunzione dei due prodotti. Ho già assunto insieme i due prodotti per alcuni mesi e ho verificato ottimi miglioramenti psico fisici riferibili alla assunzione di immun age.
(Mario)


Risposta

Non ci è possibile esprimere giudizi circa le interazioni tra i due prodotti non avendo esperienze specifiche al riguardo.


(20 dicembre 2016 - ore 16:17) - Ropeg trial

Buonasera,
in relazione al nuovo ropeginterferone, volevo girarvi la domanda se consigliereste ad un paziente sui 40 anni a basso rischio, diagnosticato da 6 anni PV con malattia stabile e dai 3 ai 4 salassi all'anno di partecipare al trial che presto sarà attivato in alcuni centri italiani?
Il ropeg potrebbe avere il potenziale per diventare terapia di prima linea per pazienti a basso rischio?
Grazie mille anticipatamente.
(Andrea)


Risposta

Lo studio con ropeg-interferon in via di attivazione in diversi centri italiani prevede l'arruolamento di soggetti con diagnosi recente di policitemia vera; una diagnosi di sei anni or sono è un motivo di esclusione dallo studio.
Lo studio ha proprio la finalità di porre eventualmente le basi per un più ampio trial clinico che potrebbe porsi come obiettivo quello di aggiungere interferone tra i farmaci approvati in prima linea per la policitemia vera. Questo risultato però non potrà derivare, per le caratteristiche intrinseche dello studio, da quello che verrà attivato a breve e a cui lei si riferiva.


(20 dicembre 2016 - ore 10:40) - LDH e trombocitemia

Gentilissimi ricercatori,
sto facendo delle analisi per poter avere un bambino, visto che mia moglie ha avuto tre gravidanze con una trisomia e considerando la mia trombocitemia essenziale stiamo cercando dov'è il problema, mi hanno fatto fare un esame per ldh e risulta 608, è un valore normale per la mia situazione? Quanto dovrebbe essere con la trombocitemia?
Come sempre vi ringrazio e vi auguro BUONE FESTE!
(Antonio)


Risposta

Il valore riportato è teoricamente al di fuori del range di normalità, che però varia da laboratorio a laboratorio. LDH è un marcatore generico associato alla malattia, il cui significato può essere valutato solo nel contesto più generale della patologia.


(18 dicembre 2016 - ore 23:24) - Ropenginterferone e progressione

Salve, vorrei gentilmente sapere se il farmaco ROPENGINTERFERONE sarebbe in grado di evitare l'eventuale progressione in mielofibrosi in un paziente affetto da policitemia vera. Grazie.
(Stefano)


Risposta

Allo stato attuale non vi sono dati circa la capacità della molecola di prevenire l'eventuale progressione della policitemia in mielofibrosi. Per poter collezionare dati certi al riguardo sono necessari numerosi anni di osservazione dei pazienti che sono stati trattati con il farmaco e una popolazione di controllo che non lo sia stata.


(18 dicembre 2016 - ore 17:47) - Esami ematici

Mi è stato riscrontrato un emocromo di routin questi valori WBC 6,72 - RBC - 7,09 Hbg14,9 - Hct-48, 5MCV68, 4MCH21,0NCHC30, 7RDW15,5 PLTS 125 Il resto nella norma. Con il commento Esame ripetuto MIcrocitosi e Anisocitosi piastrininica. Gradirei sapere il significato. Grazie infinite. Sono un ragazzo di 38 anni.
(Andrea)


Risposta

Deve discutere dell'interpretazione di questi esami con il suo medico, al quale non possiamo sostituirci.


(16 dicembre 2016 - ore 17:37) - Ematocrito elevato

Gent.mi Dottori, ho fatto degli esami generici ed ho scoperto di avere l'ematocrito alto, 54%, premetto che già nel 2002 all'età di 36 avevo l'ematocrito a 56% ma non mi era stato descritto niente. Ad oggi ho fatto Radiografia Addome, Ecografia Addome, Spirometria, esame JAK2 ed Esone12, il tutto con esito negativo. Tra qualche settimana dovrò eseguire l'aspirazione del midollo osseo. Casi come o simili al mio a quali malattie sono andati incontro? Grazie. Saluti.
(Enrico)


Risposta

Il fatto che lei abbia eseguito già come sito negativo i due test delle mutazioni di JAK2 potrebbe escludere, al 98%, che lei abbia una policitemia vera. Esistono però rari casi nei quali la diagnosi può essere fatta anche in assenza di queste due mutazioni, ed è questo il motivo, si presume, per cui il suo medico di riferimento le ha suggerito di effettuare la biopsia osteomidollare.


(16 dicembre 2016 - ore 16:56) - Trombocitemia e coagulo

Buona sera,
ho 36 anni e da tre ho scoperto di avere la trombocitemia con piastrine intorno agli 8000000. Inizialmente trattato con oncocarbide e poi solo con cardioaspirina. Ho fatto esami del sangue di controllo e mi hanno chiamato per ripeterle per un coagulo, come si interviene se ci sono coaguli?
Come sempre, vi ringrazio ed Auguro Buone Feste!
(Francesco)


Risposta

Il fatto che si formi un coagulo nella provetta di sangue prelevata è un evento che talora occorre anche in soggetti normali, forse un pò più frequente in presenza di un numero di piastrine elevato. Ma questo fenomeno non ha un corrispettivo in vivo, nel senso che non comporta per lei alcun problema né ha alcun valore predittivo di comparsa di fenomeni trombotici.


(15 dicembre 2016 - ore 21:08) - Emoglobina in calo

Salve, torno a scrivervi per il risultato di un ultimo emocromo di mia moglie, affetta da MF post PV dal 2013 (età attuale 60 anni), in cura con ruxolitinib 30 mg dal gennaio 2014 sino ad oggi. Dopo un 2014 ed un 2015 che ha visto risultati di emocromo con una emoglobina mediamente 12 (valore ancora normale), nel 2016 l'emoglobina è oscillata fra 11,70 ed 11,20... sino ad arrivare a 10,70 (ieri), cosa che mi ha impensierito notevolmente. Premesso che i bianchi da un anno sono fra 3,5 e 3,3 con neutrofili buoni 74% e plt nella norma fra 240 e 260 con assenza dei blasti sin da maggio 2014 (effetto ruxolitinib?), una milza scesa da 16 cm inizio cura a 10 cm, e una malattia sempre asintomatica dalla diagnosi, si può pensare che questo abbassamento di hb possa riprendere un valore normale o è un brutto segno della malattia? Dico questo perché l'ultimo abbassamento dell'emoglobina paragonato ai valori degli anni precedenti, sembra veloce in percentuale, e crea forte ansia per l'anno prossimo se i futuri risultati dell'emocromo dovessero continuare su questo percorso.
Grazie sempre per esserci!
(Ernesto)


Risposta

Una variazione dei valori di emoglobina sotto ruxolitinib, anche se in essere da tempo può avvenire senza che abbia alcun significato. Con questi valori, se ben tollerati, non è obbligatorio aggiustare la dose. Certamente è opportuno seguire con attenzione, come certamente farà il suo ematologo di riferimento, l'andamento di questi valori per escludere un peggioramento della malattia qualora il livello di emoglobina dovesse calare ancora marcatamente e si accompagnasse ad altre alterazioni e/o sintomi.


(15 dicembre 2016 - ore 17:10) - Lupus e Mpn

Che rapporto c'è tra lupus e malattia mieloproliferativa cronica?
(Maurizio)


Risposta

Non è nota alcuna relazione diretta tra il lupus e una malattia mieloproliferativa cronica.


(14 dicembre 2016 - ore 16:57) - Prefibrosi e trombocitemia

Salve,
ho una trombocitemia essenziale evoluta in prefibrosi. Ho avuto una forte forma virale alle vie respiratorie. La malattia può averne risentito? Cosa posso aspettarmi dai controlli ematochimici? Grazie.
(Fernando)


Risposta

E' sostanzialmente escluso che un episodio infettivo di qualsiasi genere possa avere causato il passaggio da trombocitemia a forma iniziale di mielofibrosi, trattandosi di un'evoluzione naturale, possibile ma non obbligatoria, della malattia iniziale.


(14 dicembre 2016 - ore 15:18) - Mastocitosi, trombocitemia, mieloproliferative

Gent.mi Dottori, la mastocitosi è una malattia mieloproliferativa (vedo che è stata trattata alla 6a giornata fiorentina MPN)? Inoltre, un soggetto che ha in famiglia un malato di TE ha una maggiore predisposizione ad ammalarsi di mastocitosi? Grazie.
(Marco)


Risposta

La mastocitosi sistemica è elencata tra le neoplasie mieloproliferative. Sistemica vuol dire che la malattia coinvolge tessuti e organi diversi, e quindi va tenuta distinta dalla mastocitosi cutanea pura che non è una forma di neoplasia mieloproliferativa.
Come per tutte le altre patologie mieloproliferative, avere in famiglia un parente con una di queste forme può aumentare il rischio teorico di sviluppare una qualsiasi malattia mieloproliferativa, dunque anche la mastocitosi sistemica.


(13 dicembre 2016 - ore 15:33) - Policitemia e JAK2

Gentilissimi dottori ho 52 anni e da poco mi è stata diagnosticata Policitemia Vera tramite esame JAK2 Mutato.
Premesso che non fumo e faccio attività sportiva, quale stile di vita posso avere (alimentazione, sport...), ed, inoltre, la mutazione del gene JAK2 può dipendere da un trascorso vissuto. Sicuro di una vostra risposta vi ringrazio anticipatamente.
(Stefano)


Risposta

La comparsa della mutazione JAK2V617F è un evento non correlabile con alcuno stile di vita particolare né, allo stato attuale delle conoscenze, con alcun fattore esterno.
Poiché la policitemia versa si associa ad un aumento del rischio di eventi trombotici, è opportuno adottare uno stile di vita che minimizzi tale rischio (fumo, obesità, ipertensione o diabete non controllati, ipercolesterolemia etc.) e privilegi uno stile corretto in termini di dieta, attività fisica etc. Sul nostro sito può trovare e scaricare un opuscoletto informativo in cui potrà trovare queste e altre indicazioni.


(12 dicembre 2016 - ore 13:28) - Mielofibrosi e sopravvivenza

Gentili ricercatori, rifacendomi ai quesiti precedenti in termini di sopravvivenza, qual è quella, secondo gli studi recenti, nella mielofibrosi di tipo indolente prima e dopo i 60 anni? Ho 52 anni, valori abbastanza stabili, milza normale e nessun sintomo sistemico. L'esordio è stato a 44 anni. Grazie.
(Margherita)


Risposta

La stima della sopravvivenza attesa nella mielofibrosi primaria viene fatta sulla base di alcuni sistemi di punteggio (detti "score di rischio") che prendono in esami parametri diversi quali età, numero di leucociti, % di blasti, sintomi sistemici, anemia. Più di recente, sono state descritte alcune alterazioni del cariotipo (cioè dei cromosomi) e mutazioni di alcuni geni che contribuiscono esse pure alla definizione del rischio, assieme anche al numero delle piastrine e alla necessità o meno di trasfusioni.
Va ribadito che si tratta di sistemi di predizione su "larga" scala, non necessariamente riferiti al singolo individuo, e che sono utili quasi esclusivamente ai fini della decisione trapiantologica. Ci possono essere altri variabili individuali che contribuiscono alla sopravvivenza individuale, che non hanno un punteggio formale ma di cui va certamente tenuto conto.
Ecco perchè non è possibile rispondere con un numero secco alla sua domanda, ma si tratta di una valutazione individuale che potrà fare con l'ematologo di riferimento.


(9 dicembre 2016 - ore 17:47) - Aumento della creatinina nel mieloma multiplo

Gentilissimi, ci sono studi clinici o è possibile ipotizzare che vi sia una correlazione tra aumento di creatinina ed assunzione di chemioterapici quali Talidomide e Pomalidomide in recidiva di mieloma multiplo con insufficienza renale cronica?
Grazie mille.
(Simona)


Risposta

L'aumento della creatinina non è un effetto collaterale frequente di questi farmaci, mentre potrebbe essere un segno di peggioramento della malattia.


(8 dicembre 2016 - ore 10:21) - Biopsia liquida

Egregi Dottori,
ho letto su una rivista AIRC-FIRC che vi è stato uno studio sulla BIOPSIA LIQUIDA (semplice prelievo di sangue) su 15.000 persone con 50 diversi tipi di tumore con un riscontro molto incoraggiante non solo sull'individuazione dei tumori ma anche nel monitoraggio circa l'effetto delle varie cure. A tal proposito desidero sapere se a voi risulta e, in caso affermativo, se questa modalità è applicabile anche nei tumori ematologici, in particolare sulla MIELOFIBROSI della quale sono portatore. Cordialmente.
(Riki)


Risposta

La cosiddetta biopsia liquida consiste nell'individuazione nel sangue di cellule neoplastiche e/o marcatori molecolari specifici del tumore, che nel caso dei tumori solidi (ad esempio mammella, prostata, polmone) vi si trovano in misura molto ridotta. I tumori ematologici sono diversi perché il sangue è quasi sempre esso stesso un "tessuto" malato, e pertanto viene normalmente utilizzato per le analisi specifiche della malattia. In un certo senso quindi nelle malattie ematologiche la biopsia liquida viene già comunqmente effettuata da decenni. Non è tuttavia possibile, molto spesso, prescindere dalla biopsia del midollo osseo che fornisce informazioni diverse e spesso essenziali per la diagnosi o in caso di evoluzione della malattia, come nel caso della mielofibrosi.


(7 dicembre 2016 - ore 15:27) - Difficoltà ad eseguire salassoterapia

Sono un uomo di 47 anni da quasi 4 con PV. Ieri Hct 47, Plt 730. Non è stato possibile effettuare il salasso per diversi fattori: pressione bassa, vene piccole, sangue denso. Lunedì ci riprovano. Ma se non dovessero riuscirci che succede? Si ricorre ad Oncocarbide? Ci sono delle modalità diverse dal classico salasso sulle braccia? Prima di lunedi potrei aumentare la dose di cardioaspirin? Grazie.
(Giancarlo)


Risposta

In attesa del salasso può aumentare l'idratazione bevendo molto, mentre non vi e indicazione ad aumentare l'aspirina. Naturalmente questa è una opinione generica che non può tenere conto di altre sue eventuali patologie concomitanti che non conosciamo.
Se le difficoltà ad effettuare i salassi si ripetono può essere un motivo per iniziare l'oncocarbide.


(5 dicembre 2016 - ore 17:45) - Sospetta fibromialgia

Buonasera, ho 22 anni e da 11 mesi ho febbricola quotidiana dolore ai muscoli delle gambe, stanchezza, mal di testa, difficoltà di concentrazione. Ho fatto un primo ricovero dove non mi è stato diagnosticato nulla. L,unico valore alto ana positivo a 1:320..alfa 2 glubuline 13,4. Ho consultato reumatologo e sospetta fibromialgia e che ci possono volere fino a 3 anni per una diagnosi precisa. Si possono fare altri esami piu specifici per arrivare ad una diagnosi precisa? Grazie.
(Pina)


Risposta

Purtroppo non possiamo aiutarla su un problema reumatologico che non rientra nel nostro specifico progetto di ricerca.


(3 dicembre 2016 - ore 10:58) - Significato della fibrosi midollare nella policitemia vera

Buongiorno,
una fibrosi midollare di grado 2 in diagnosi di PV implica una necessaria evoluzione precoce in MF secondaria?
(Ylenia)


Risposta

Dipende da altri fattori, come ad esempio l'incremento delle dimensioni della milza e la riduzione dei valori di emoglobina. La diagnosi di evoluzione in mielofibrosi richiede la presenza di più criteri, di cui uno è la fibrosi midollare di grado 2 ma questo non è sufficiente da solo. Certamente il rischio che la malattia diventi una mielofibrosi è maggiore rispetto a chi non ha fibrosi midollare.


(3 dicembre 2016 - ore 1:16) - Ruxolitinib per mielofibrosi a basso rischio

Buongiorno, affetto da mielofibrosi, assumo ruxolitinib da aprile 2012 con effetti stupefacenti. In ospedale nella mia ultima visita mi hanno preavvisato che il comitato etico non mi ha rinnovato della sperimentazione e, essendo a rischio basso, non posso avere più il farmaco in quanto non mutuabile. Vi chiedo se avete qualche caso analogo pure voi ed una eventuale strada da intraprendere per risolvere il problema, sarebbe traumatico tornare all'onco. Vi ringrazio anticipatamente.
(Donato)


Risposta

Non sappiamo dirle in merito al suo caso specifico, ma siamo a conoscenza che alcune sperimentazioni come il protocollo di accesso allargato a ruxolitinib, il cosiddetto protocollo Jump, verrà chiuso. I pazienti a rischio basso o intermedio 1 che stanno continuando il trattamento con beneficio non dovranno tuttavia interrompere la terapia ma potranno accedere ad un altro studio chiamato Rollover senza alcuna modifica né sospensione del farmaco.


(2 dicembre 2016 - ore 19:30) - Rottura della milza

Come è possibile che una donna di 50 anni affetta da MF secondaria a TE con splenomegalia marcata sin dall'esordio, dopo aver subito la rottura spontanea della milza, non le venga salvata la vita in quanto trattenuta inutilmente al pronto soccorso per diverse ore, giunta in sala operatoria con 3,00 di emoglobina, durante l'intervento subisca uno shock emorragico con perdita dei fattori della coagulazioe una complicanza dettata da coagulazione intravascolare disseminata al punto di perdere la vita? Vi sarei molto grado di una risposta. Grazie.
(Pietro)


Risposta

Siamo dispiaciuti per quanto le è accaduto, ovviamente non possiamo entrare nei dettagli dell'evento né sulle modalità di gestione.
Consideri che sia lo shock da emorragia massiva che la coagulazione intravascolare disseminata sono possibili complicanze della rottura della milza, e che questo evento, specie se non vi è una storia recente di grave trauma (ad esempio, un incidente stradale, un trauma lavorativo) può essere molto difficile da diagnosticare, e non di rado si sospetta e si riesce a dimostrare proprio per le complicanze che ad essa si accompagnano, come purtroppo è accaduto a lei.


(2 dicembre 2016 - ore 10:32) - Pacritinib

Ci sono buone nuove notizie sui risultati del pacritinib? E' presto per l'autorizzazione al commercio? In Italia c'è qualche centro che lo sta sperimentando? Grazie!
(Fernando)


Risposta

I risultati di efficacia del pacritinib nella mielofibrosi sono positivi in termini di riduzione delle dimensioni della milza e di controllo dei sintomi, con il vantaggio rispetto a ruxolitinib di avere molta meno tossicità ematologica. Questa caratteristica lo renderebbe una buona opzione per i pazienti con valori di piastrine molto bassi, ma purtroppo pacritinib è stato bloccato dalla agenzia americana del farmaco perché sembra che fosse associato ad un aumentato rischio di effetti collaterali cardiologici. Al momento non sappiamo dire se questo blocco sarà o meno definitivo.


(1 dicembre 2016 - ore 17:49) - Terapia della policitemia vera

Egregi Dottori,
dal 2007 avevo forte prurito sulle braccia specialmente dopo doccia calda; effettuate diverse visite dermatologiche nessuna diagnosi. A gennaio 2016 mi è stata diagnosticata la policitemia vera con JAK2 mutato, da allora prendo la cardioaspirin 100 ml al giorno e salasso. Valori emocromo del 29/11/16 RBC 6.13 HGB 17.3 HCT 51.8 MCV 84.5 MCH 28.2 MCHC 33.4 BASO% 1.3. Vorrei sapere se devo effettuare altri esami e se va bene la terapia in atto. Grazie.
(Gennaro)


Risposta

Se per età e per assenza di trombosi in passato la sua policitemia è a basso rischio la terapia che sta facendo è corretta, anche se il valore di ematocrito è ancora troppo alto. L'obiettivo dovrebbe essere mantenerlo sotto il 45%.


(1 dicembre 2016 - ore 16:26) - Eritrocitosi JAK2 negative

I casi di eritrocitosi idiopatica o comunque quelli in cui non c'è certezza di PV per assenza di mutazione JAK2 (esone 12 e 14) potrebbero derivare in qualche caso da altra patologia capace in qualche modo di ridurre la produzione di plasma sanguigno? Grazie.
(Pino)


Risposta

Si, ci sono molti motivi di aumento dell'ematocrito per cause secondarie. Ad esempio, nel caso di disidratazione e/o di eccessivo uso di diuretici si ha una riduzione del plasma, mentre in altre patologie come l'enfisema o le apnee notturne, per citarne alcune, si ha un aumento del numero dei globuli rossi.


(28 novembre 2016 - ore 16:09) - CRISPR/Cas

Buongiorno carissimi,
dite che ormai ci siamo? https://www.wired.com/2016/11/blood-diseases-show-crisprs-potential-therapy/ collegamento esterno
Un abbraccio.
(Davide)


Risposta

Le tecniche di editing genomico che prevedono l'impiego del sistema CRISPR/Cas rappresentano senza dubbio un grande passo avanti verso la cosiddetta precision medicine, anche se attualmente ne è ancora lontana l'applicazione nella pratica clinica.


(28 novembre 2016 - ore 12:49) - TE e sopravvivenza

Buongiorno, in merito al quesito precedente quando si parla di circa 32 anni sotto ai 60 anni di età si comprendono anche i casi di esordio della malattia sotto i 40 anni?


Risposta

Nella categoria dei pazienti di età inferiore a 60 anni di età sono compresi anche i pazienti con esordio della malattia sotto i 40 anni.


(28 novembre 2016 - ore 9:48) - Early PV

Una mia paziente ha eseguito una biopsia osteomidollare per PLT 650.000/mmc. Viene posta diagnosi istologica di Early Policitemia vera, ma ematocrito ed emoglobina sono assolutamente nella norma. Che cosa è l'Early PV?
(Giovanni)


Risposta

Alcuni pazienti con diagnosi di trombocitemia essenziale possono sviluppare nel tempo anche un quadro di eritrocitosi. I criteri diagnostici stilati dalla Organizzazione mondiale della sanità (WHO) nel 2016 tuttavia non prevedono un'entità definita early PV.


(25 novembre 2016 - ore 15:05) - Trapianto e splenectomia

Perché in alcuni centri in Italia prima di effettuare un trapianto di midollo osseo in paziente con mielofibrosi asportano la milza e in altri centri no? Dipende da paziente a paziente e quindi da quanto è ingrossata la milza oppure dipende solo dal centro in cui il malato è seguito?


Risposta

La pratica della splenectomia prima del trapianto allogenico di midollo è piuttosto dibattuta. Infatti, accanto a lavori che mostrano un più rapido attecchimento in pazienti splenectomizzati prima del trapianto, ve ne sono altri che non associano a tale procedura, sicuramente non priva di potenziali complicanze, un vantaggio in termini di sopravvivenza.


(24 novembre 2016 - ore 10:29) - Ruxolitinib e anemia

Egregi Dottori,
ho 66 anni e sono affetto da Mielofibrosi post policitemia vera. Da circa oltre due mesi assumo JAKAVI(30 mg al giorno). L'ematologo di riferimento mi aveva detto che, uno degli effetti, poteva essere la diminuzione di EMOGLOBINA con il rischio di dovere ricorrere alle trasfusioni. In questi giorni ho effettuato L'EMOCROMO e, contrariamente a ciò che mi aspettavo, sono aumentati i valori di EMOGLOBINA (da 12.6 a 14.1) e GLOBULI ROSSI (da 7.31 a 8.13); il valore dei GLOBULI BIANCHI è rimasto, in termini anomali, invariato (21.3), mentre invece quello delle PIASTRINE è costante e dentro il range della normalità. Per quanto riguarda i sintomi generali ho notato i seguenti miglioramenti: NON sudorazioni notturne, NON senso di stanchezza alle gambe e un MINOR fastidio alla milza. A questo punto come interpretare il tutto? In attesa di una Vostra cortese risposta Vi saluto cordialmente.
(Riki)


Risposta

L'anemia può essere un effetto collaterale di ruxolitinib soprattutto nelle prime 8-12 settimane di trattamento, ma interessa di solito meno del 30% dei pazienti.
Il principale beneficio riscontrato in corso di terapia con ruxolitinib è invece generalmente rappresentato dal controllo di sintomi site miciom e splenomegalia.


(24 novembre 2016 - ore 9:11) - PV e sopravvivenza

Egregi Dottori,
a mia madre è stata diagnosticata in questi giorni la policitemia vera. Ha 54 anni e conduce uno stile di vita molto regolare. Non beve, non fuma e si muove tanto. I medici le hanno detto che il suo stato generale di salute è ottimale. Con queste premesse vorrei sapere che aspettative di vita ha, ovviamente so bene che la situazione, prima o poi potrebbe aggravarsi.
Ora viene curata solo con salassi e cardioaspirina.
Vi ringrazio in anticipo per il prezioso contributo.


Risposta

Nei pazienti affetti da Policitemia vera, la sopravvivenza globale mediana è pari a circa 14 anni. Nei pazienti con età inferiore a 60 anni, invece, la sopravvivenza mediana è pari a circa 24 anni (cfr. Tefferi A, Blood 2014 124:2507-2513; doi:10.1182/blood-2014-05-579136).


(22 novembre 2016 - ore 15:23) - Vaccinazione antinfluenzale

Buongiorno. Sempre in relazione alla vaccinazione antinfluenzale, vorrei sapere se a vostro parere ci sono controindicazioni a somministrare il vaccino ad una donna di anni 65 che fa terapia con Oncocarbide (2 capsule al giorno) per piastrine alte e con Eprex (1 fiala a settimana) per mantenere un buon livello di emoglobina. Vi ringrazio per l'aiuto che ci date.


Risposta

Non sono note controindicazioni all'esecuzione della vaccinazione antinfluenzale in pazienti con neoplasie mieloproliferative in trattamento con idrossiurea ed eritropoietina. Discuta con il suo Medico l'indicazione a procedere con la vaccinazione.


(21 novembre 2016 - ore 13:51) - Dicloreum ed evoluzione fibrotica

Gentili ricercatori vorrei mi toglieste un dubbio: possono, secondo la vostra esperienza, due mesi di iniezioni intramuscolo di dicloreum prescritte per una dolorosa cervicale trattata anche con dicloreum e synflex in compresse precedentemente, trasformare una policitemia in mielofibrosi secondaria? E' possibile? Grazie.
(Margherita)


Risposta

La terapia con farmaci antinfiammatori, quali il diclofenac, non è associata alla progressione in senso fibrotico delle neoplasie mieloproliferative.


(21 novembre 2016 - ore 12:07) - PV intollerante a idrossiurea e ruxolitinib

Buongiorno mia madre 70 enne è in cura da più di 30 anni con Myleran (in quanto intollerante all'Oncocarbide) per policitemia vera; vorrei sapere se ci si può recare all'estero per ottenere una cura a base di Ruxolintinib in quanto ad oggi la malattia non è più controllabile se non con salassi. Se si, in quale paese?
(Marco)


Risposta

Il ruxolitinib (Jakavi) è attualmente approvato dall'EMA per pazienti con policitemia vera resistenti o intolleranti all'idrossiurea. Tuttavia tale farmaco in Italia non è ancora rimborsabile dall'AIFA (verosimilmente dovrebbe ottenere la rimborsabilità nel 2017).


(20 novembre 2016 - ore 14:35) - TE e vaccinazione antinfluenzale

Il mio medico di base sostiene che sarebbe necessario il vaccino antinfluenzale in quanto potrei avere delle complicazioni in caso di influenza e piastrine a 697.


Risposta

Non vi sono controindicazioni all'esecuzione della vaccinazione antinfluenzale in pazienti con trombocitemia essenziale. Discuta con il suo Medico l'indicazione a procedere con la vaccinazione.


(19 novembre 2016 - ore 21:18) - Mielofibrosi e vaccinazione antinfluenzale

Ho 35 anni, sono affetto da RCU da 20 anni, 6 mesi fa ho avuto un infarto splenico, 5 mesi fa mi hanno riscontrato la mielofibrosi in fase prefibrotica, con splenomegalia e globuli bianchi bassi, volevo sapere se è utile fare il vaccino antinfluenzale. Grazie.
(Francesco)


Risposta

Non vi sono ad oggi controindicazioni all'esecuzione della vaccinazione antinfluenzale in pazienti con mielofibrosi. Discuta con il suo Medico l'indicazione a procedere con la vaccinazione.


(19 novembre 2016 - ore 11:56) - JAKAVI e policitemia vera

Buongiorno vorrei chiedere quando sarà disponibile per i pazienti italiani affetti da policitemia vera il farmaco Jakavi. Grazie.
(Milena)


Risposta

Il ruxolitinib (Jakavi) è attualmente approvato dall'EMA per pazienti con policitemia vera resistenti o intolleranti all'idrossiurea. Tuttavia tale farmaco in Italia non è ancora rimborsabile dall'AIFA (verosimilmente dovrebbe ottenere la rimborsabilità nel 2017).


(18 novembre 2016 - ore 16:26) - TE e sopravvivenza

Che prospettive di vita ha un paziente malato di TE? Sport e alimentazione possono influire?


Risposta

La sopravvivenza mediana di pazienti affetti da trombocitemia essenziale è pari a circa 20 anni; se si considerano invece i pazienti di età inferiore a 60 anni, la sopravvivenza mediana è pari a 32.7 anni. Dato il rischio vascolare associato alla trombocitemia essenziale, è utile perseguire uno stile di vita attento ai fattori di rischio cardiovascolare (es: fumo, ipertensione, dislipidemia, iperglicemia, sovrappeso).


(17 novembre 2016 - ore 20:59) - Ruxolitinib e fertilità

Mio marito è affetto da trombocitosi con alterazione JAK2, gli hanno prescritto il ruxolitinib. Vorremmo avere un figlio, desideriamo sapere se questo farmaco incide sulla qualità del liquido seminale, se può alterarlo, comportando patologie nel futuro embrione. Grazie.
(Alina)


Risposta

Non vi sono dati sugli effetti di ruxolitinib sulla fertilità nell'uomo. Gli studi sugli animali hanno mostrato che ruxolitinib è embriotossico e fetotossico; non è stata invece osservata teratogenicità in ratti o conigli. Tali risultati sono tuttavia di limitata rilevanza per gli esseri umani, per cui il rischio potenziale per gli esseri umani non è noto.


(17 novembre 2016 - ore 19:05) - Posologia Cardioaspirina

Salve,
il medico ematologo che mi segue nella mia città mi ha prescritto di prendere la cardioaspirina un giorno si e uno no oppure metà tutti i giorni.
Ho chiesto parere ad un altro ematologo di un altro ospedale e mi ha detto che la posologia non è corretta e che la cardioaspirita assunta in questo modo non serve a nulla.
Cosa devo fare? Chi ha ragione?


Risposta

La profilassi antiaggregante è stata introdotta nel trattamento delle neoplasie mieloproliferative in seguito allo studio ECLAP, che ha dimostrato una minore incidenza di complicanze vascolari nei pazienti con policitemia vera trattati con acido acetilsalicilico 100 mg/die.
Quindi, la posologia ottimale di acido acetilsalicilico è 100 mg al giorno, se non vi sono controindicazioni. Talvolta una posologia di 1 cp a giorni alterni può essere impiegata in caso di scarsa tolleranza al farmaco.


(17 novembre 2016 - ore 14:06) - Splenomegalia e PV

Buongiorno, in caso di Policitemia Vera si ha sempre splenomegalia, ma su quali valori le dimenzioni della milza possono definirsi critiche? E quali terapie sono efficaci per il contenimento o riduzione delle dimenzioni della milza? Grazie.
(Paolo)


Risposta

Non tutti i pazienti affetti da policitemia vera presentano splenomegalia e comunque il significato e le dimensioni dell'eventuale splenomegalia sono da inquadrare complessivamente nel contesto clinico. La terapia citoriduttiva maggiormente utilizzata è l'idrossiurea.


(16 novembre 2016 - ore 6:55) - TE a basso rischio e vaccino

Salve, per soggetti con TE sotto ai 40 anni e a basso rischio cardiovascolare è necessario fare il vaccino antinfluenzale?
(Vale)


Risposta

Non vi sono ad oggi controindicazioni all'esecuzione della vaccinazione antinfluenzale in pazienti con MPN. Discuta con il suo Medico l'indicazione a procedere con la vaccinazione.


(15 novembre 2016 - ore 12:40) - Idrossiurea e creatinina

Mio padre assume oncocarbide 3 cpr al giorno per p.v.. Negli ultimi giorni le analisi mostrano un incremento della creatinina. Questo può interferire con la terapia?
(Gianfranco)


Risposta

L' idrossiurea non comporta generalmente alterazioni della funzionalità renale, avendo un metabolismo prevalentemente epatico. E' necessario comunque valutare l'entità dell'incremento della creatinina ed eventualmente indagarne l'eziopatogenesi.


(15 novembre 2016 - ore 8:13) - Masked PV

Che cos'e' la Masked PV e che differenze ci sono con la policitemia vera classica?
(Maurizio)


Risposta

I pazienti con masked PV presentano valori di emoglobina borderline, inferiori a quelli previsti dai criteri diagnostici stabiliti dall'Organizzazione mondiale della sanità nel 2008 (HB > 16,5 g/dl nelle donne e > 18,5 g/dl negli uomini), pur in presenza di caratteristiche clinico-ematologiche coerenti con la PV (Barbui, Blood 2013 122:1581).
Per cercare di ovviare al problema, i nuovi criteri WHO del 2016 hanno ridotto i valori emoglobinici necessari per la diagnosi di PV (HB > 16 g/dl nelle donne e 16,5 g/dl per gli uomini).


(13 novembre 2016 - ore 9:49) - Interferone pegilato e policitemia vera

Gentili dottori, ho letto la vostra risposta al quesito posto da Leonardo in relazione all'assunzione di interferone peghilato a basse dosi in presenza di TE; vorrei porvi la medesima domanda per quanto riguarda la PV a basso rischio JAK2 positivo splenomegalia di 15 cm; cardioaspirina e zirolik con salassi nella media di 3/4 annui come cura di mantenimento.
Grazie per l'attenzionee e la disponibilità.
(Massimo)


Risposta

In accordo alle attuali linee guida internazionali, la terapia con interferone (anche pegilato) non ha indicazione all'impiego nella terapia dei pazienti con policitemia vera a basso rischio vascolare. E' tuttavia in fase di definizione uno studio multicentrico che ha l'obiettivo di valutare l'efficacia e la tollerabilità di questo farmaco anche nella PV a basso rischio.


(12 novembre 2016 - ore 18:26) - Leucemia post-mielofibrosi

Salve vorrei sapere se l'evoluzione di leucemia acuta nella mielofibrosi può essere curata.
(Bianca)


Risposta

L'evoluzione leucemica della mielofibrosi è una complicanza rara (può interessare dal 10 al 20% dei pazienti a circa 10 anni dalla diagnosi) e molto grave. La sopravvivenza mediana dei pazienti con leucemia secondaria a neoplasie mieloproliferative è infatti inferiore a 6 mesi, dal momento che le risposte ottenute con i trattamento chemioterapici standard sono generalmente insoddisfacenti. L'unica terapia potenzialmente efficace è rappresentata dal trapianto allogenico di midollo.


(12 novembre 2016 - ore 18:19) - Incremento ematocrito e splenomegalia

Egregi specialisti, sono Giusi, ho 54 anni e dal 2008 mi è stata diagnosticata mielofibrosi idiopatica di tipo indolente. Il decorso della malattia è stato molto lento, con dei segnali però da un po' di tempo a questa parte che vorrei capire meglio. Fondamentalmente sto bene. Nessun sintomo sistemico o costituzionale significativo ad eccezione di un poco di prurito alle gambe subito dopo la doccia (poco di meno dopo il bagno) nel periodo invernale/primaverile. Da un anno e mezzo a questa parte, da quando sono entrata in menopausa soffro di vampate di calore e di qualche sudorazione diurna in viso e notturna al viso, al collo e al petto.
La milza è passata da 15 cm in eco del giugno 2009 (2 cm dall'arcata costale) a 16,8 cm in eco del Marzo del 2016 (6 cm dall'arcata costale). Rbc, Hgb, Hct e Wbc, nell'arco di tale periodo sono stati sostanzialmente nella norma, mentre le piastrine sono state ballerine attestandosi a volte su valori non molto al di sopra della norma. Dal 2008 fino a giugno 2016 l'unica terapia fatta è stata la somministrazione di cardioaspirina 100 mg/die.
Ed ecco i segnali. A fronte dei seguenti valori del settembre 2015: Rbc 5,81, Hgb 16,10, Hct 48,8%, WBC 10,98, si è passati ai primi di luglio dell'anno in corso a: Rbc 6,13, Hgb 16,80, Hct 52%, WBC 14,55, mentre le piastrine sono state normali.
In considerazione del valore alto dell'ematocrito, a decorrere dal 9 di luglio u.s. mi sono sottoposta, oltre alla terapia con cardioaspirina, a dei salassi, 3 in tutto, di cui l'ultimo fatto il 31/08/2016, in seguito al quale, a distanza di 70 giorni, i valori rilevati il 09/11/2016 sono: Rbc 5,75; Hgb 14,00; Hct 43,9; Wbc 14,88; Plt 473.
Di recente, dall'ecografia del 6/x/2016, fatta sempre presso lo stesso laboratorio e dallo stesso operatore, le dimensioni della milza risultano aumentate. Si è passati da 16,8 cm DL e 7,6 cm in DDL del 21 Marzo 2016 a 18,4 cm DL e 8,2 cm DLL del 6 Ottobre 2016. Lo stesso referto riferisce pure: vena porta 13 mm in espirazione, 15 mm in inspirazione; vena splenica 8 mm in espirazione e 11 mm in inspirazione; vena mesenterica superiore mm 8 sia in inspirazione che in espirazione.
Considerato che il suddetto periodo, dagli inizi di marzo 2016 alla prima decade di luglio, è quello che ha registrato i livelli più alti di Hct (da 50% al 52%) e di Hgb (da 16 a 16,80), vi chiedo se un valore di ematocrito persistentemente alto per un determinato periodo possa di per se, determinare, contemporaneamente, un incremento della milza come quello in precedenza evidenziato nonché gli effetti citati in referto. Parimenti vi chiedo anche se con l'abbassarsi del valore del hct su valori inferiori a 45%, così come si sta riscontrando, possano pure diminuire o quanto meno non aumentare nel tempo le dimensioni della milza.
Ciò premesso, stando bene e non volendo iniziare, almeno fino a quando sarà possibile, terapia con farmaci per i possibili effetti collaterali, si chiede:
1) in che termini è sostenibile la terapia del salasso per tenere basso l'ematocrito;
2) sull'effettiva necessità di intervenire con una terapia con Oncocarbide, fattami trapelare dall'ematologo poco prima di iniziare i salassi anche al fine di contrastare l'aumento dei globuli bianchi (valore da marzo c.a. mai al di sopra di 15,4 ed oggi 14,88);
3) quali possono essere gli effetti collaterali della suddetta terapia con oncocarbide;
4) il reale significato degli incrementi della milza negli ultimi 6 mesi e delle osservazioni riportate in referto;
5) la necessità di intraprendere eventuale altra terapia in relazione a quanto qui riportato.
Grazie
(Giusi)


Risposta

Posto che una valutazione clinica è imprescindibile per esprimere pareri in merito a una storia quasi decennale di malattia, il quadro da lei descritto sembra quello di una neoplasia mieloproliferativa in fase policitemica.
La terapia con salassi ha lo scopo di ridurre la massa eritrocitaria (il target di ematocrito da mantenere è inferiore a 45%), ma non ha alcun ruolo sul controllo della splenomegalia.
Un eventuale trattamento citoriduttivo potrebbe essere considerato in caso sia evidente una progressione della malattia, in presenza ad esempio di costante incremento della splenomegalia e della conta leucocitaria.
Il trattamento con idrossiurea è generalmente ben tollerato; gli effetti collaterali più frequentemente associati a questa terapia (anche se molto rari) sono rappresentati da insorgenza di ulcere cutanee, prevalentemente in sede malleolare, e afte al cavo orale.
Per un più completo inquadramento, potrebbe essere utile la ripetizione di una valutazione istologica midollare, soprattutto qualora vanga presa in considerazione l'ipotesi di un trattamento citoriduttivo.


(10 novembre 2016 - ore 23:45) - Aspettativa di vita e policitemia vera

Dottorissimi, un policitemico sessantenne che aspettativa di vita ha?
(Arturo)


Risposta

Nei pazienti affetti da Policitemia vera, la sopravvivenza globale mediana è pari a circa 14 anni (cfr. Tefferi A, Blood 2014 124:2507-2513; doi:10.1182/blood-2014-05-579136).


(8 novembre 2016 - ore 23:09) - Eritrocirosi JAK2-negativa

Buonasera! Sono Riccardo, il ragazzo di 27 anni che vi ha scritto il 3/11 per eritrociti JAK2 negativa.
Inizio col ringraziarvi enormemente e proseguo facendovi un'ultima domanda: nel "fortunato" caso che anche l'emogasanalisi venosa per P50 e la biopsia dovessero dare esito negativo e non risultasse alcuna "anomalia", concordate che si potrebbe procedere, da un punto di vista terapeutico, in modo molto più lieve (come anticipatomi dall'ematologa che mi ha in carico) ossia con esami del sangue ogni 6 mesi e donazioni un paio di volte l'anno? (Quindi senza assunzione di cardioaspirina e salassi)?
Mi è stato detto che se si dovesse escludere la policitemia vera, anche tramite la biopsia, e quindi dovesse trattarsi di una poliglobulia "congenita/che ho sin dalla nascita/bambino" il quadro sarebbe molto meno "interventista" (solo donazioni e controlli del sangue periodici). Vi posso chiedere se condividete questo approccio diverso in base alla natura della poliglobulia?
Grazie comunque, già solo per la risposta datami il 3/11. Un saluto e buon preziosissimo lavoro.
(Riccardo)


Risposta

Nel caso in cui non siano presenti i criteri diagnostici per policitemia vera, non è indicato procedere con profilassi antiaggregante e citoriduttiva. La salassoterapia in questi caso non ha come target valori di ematocrito inferiori a 45%; molti centri utilizzano la soglia del 50%.


(8 novembre 2016 - ore 14:58) - "Fatigue" e MPN

Salve, ma la cosiddetta "fatigue" è legata a determinati valori laboratoristici (es.anemia e/o piastrinosi), all'effetto di determinati chemioterapici come l'oncocarbide o può presentarsi durante la malattia anche con valori borderline e senza l'assunzione di farmaci (a parte cardioaspirina)? Grazie.
(Paolo)


Risposta

L'astenia è un sintomo che si può associare alla presenza di anemia. In pazienti affetti da neoplasie mieloproliferative, soprattutto in pazienti con mielofibrosi, questo tipo di sintomo può però anche essere legato alla produzione di citochine proinfiammatorie da parte del clone neoplastico.


(8 novembre 2016 - ore 11:57) - Interferone e TE a basso rischio

Gentili Dottori, volevo sapere se ritenete utile assumere interferone peghilato a basse dosi nella trombocitemia essenziale definita a basso rischio trombotico, anche se farmaco "off label" per ridurre la carica mutazionale JAK2 e ritardare il più possibile l'evoluzione della malattia. Anche pagando il farmcaco privatamente.
In attesa di un vostro riscontro la presente mi è gradita per ringraziarvi per la vostra opera.
(Leonardo)


Risposta

Le attuali linee guida internazionali per i pazienti con trombocitemia essenziale a basso rischio non pongono indicazioni all'assunzione di alcuna terapia citoriduttiva.
L'impiego di interferone pegilato sembra garantire risposte ematologiche e, in alcuni casi, anche risposte molecolari, suggerendo un ruolo di tale farmaco nel controllo del clone patologico, ma l'impiego di interferone pegilato in pazienti con trombocitemia essenziale a basso rischio sarà da valutare nell'ambito di studi clinici appropriati.


(8 novembre 2016 - ore 00:41) - Prurito e prognosi

Buonasera,
in uno studio di 3 anni fa condotto su 1545 pazienti con PV, ho letto che il prurito è associato ad una migliore sopravvivenza. Quale è il motivo? Grazie della vs risposta.
(Donatella)


Risposta

Ad oggi non sono noti con certezza i meccanismi alla base della patogenesi e il valore prognostico del prurito associato alla policictemia vera.


(5 novembre 2016 - ore 21:12) - Macchia rossa al ginocchio

rif.23/10/2016 ore 17,53 macchia rossa al ginocchio - Nessuno è stato in grado di fare una diagnosi. Il problema persiste ed io non so più a chi rivolgermi dal momento che nei 4/5 giorni acuti aumenta il dolore ed il gonfiore sottocutaneo. Quale altro esame e/o a quale altro specialista mi suggerite di rivolgermi? Grazie.


Risposta

Dal momento che è difficile fare una diagnosi senza valutazione clinica del paziente, valuti con il suo Medico di famiglia l'oppurtunità di una visita dermatologica se il problema è cutaneo o di una valutazione ortopedica qualora il problema interessi l'articolazione.


(5 novembre 2016 - ore 11:09) - Pollachiuria e ruxolitinib

Egregi Dottori,
66 anni e da ottobre 2016 assumo Ruxo 30 mg al giorno (15 la mattino e 15 alla sera). A parte i valori ematici che dovrò verificare dopo un ragionevole periodo, da quando assumo il farmaco devo andare frequentemente (soprattutto nelle 2 ore seguenti l'assunzione del farmaco) a svuotare la vescica (pollachiuria?); comunque anche anche dopo lo svuotamento rimane una fastidiosa sensazione sulla vescica stessa; inoltre, a fasi alterne ho un impellente stimolo, che riesco comunque a controllare, per la minzione. Allo stato mi sento di escludere problemi di adenoma prostatico perché, a seguito dell'intervento (resezione con laser) che ho fatto nel 2014 le frequenze di minzione erano notevolmente diminuite e il flusso (pressione di uscita) era ed è normale. Per il presente vale anche per i valori del PSA.
In aggiunta a quanto sopra una analoga situazione vale anche per l'intestino nel senso che anche dopo lo svuotamento, peraltro irregolare, vi è una costante pressione nell'ultimo tratto che si traduce in un fastidioso stimolo, nonostante non vi sia la reale necessità.
Da totale incompetente quale sono mi sono fatto l'idea che sia i problemi vescicali che intestinali potrebbero derivare dall'ingombro (dimensioni circa 20 cm) della milza che congestiona tutti gli organi del basso ventre.
Come di consueto attendo una vostra cortese risposta. Cordialità.
(Riki)


Risposta

Per quanto riguarda la pollachiuria, dato l'aumentato rischio di infezioni delle vie urinarie associato alla terapia con ruxolitinib, potrebbe essere utile l'esecuzione di esame urine e urinocoltura, per escludere la presenza di infezioni.


(5 novembre 2016 - ore 10:23) - Eritropoietina e idrossiurea

Gentili ricercatori vorrei sapere perché è molto discusso l'uso di eritropoietina e sostegno dell'emoglobina quando si fa terapia con oncocarbide. Grazie.


Risposta

L'impiego di eritropoietina per il trattamento dell’anemia in pazienti con mielofibrosi in terapia con idrossiurea è associato a una probabilità di risposta variabile tra 15 e 40% a seconda degli studi. La probabilità di ottenere un miglioramento dell'emoglobina è maggiore se il livello basale di eritropoietina è inferiore a 125 mU/ml e se il paziente non presenta fabbisogno trasfusionale. In alcuni centri gli agenti stimolanti l'eritropoiesi sono poco impiegati, data la scarsa efficacia in pazienti trasfusione-dipendenti e dato il potenziale ruolo di tali farmaci nell'incremento della splenomegalia.


(5 novembre 2016 - ore 8:18) - Policitemia e vaccinazioni

Gentili ricercatori, ho sessanta anni e sono affetto da Policitemia vera da circa un anno; sono qui a chiedervi se posso fare il vaccino influenzale e quello dell'epatite B. Grazie
(Ferdinando)


Risposta

Né la Policitemia vera né la terapia con idrossiurea rappresentano di per sé una controindicazione alle vaccinazioni contro il virus influenzale e contro il virus dell'epatite B, ma la decisione se farle o meno deve essere presa in accordo con un medico che conosca la situazione generale del paziente.


(3 novembre 2016 - ore 23:44) - Eritrocitosi JAK2-negativa

Buongiorno! Sto effettuando, da qualche mese, accertamenti per poliglobulia. Ho 27 anni e valori variabili dal 2005 ad oggi (dai 16 ai 27 anni, ossia oggi) come segue: HCT tra 51 e 55; HGB 17,7/18,6; RBC 5,99/6,38; LDH 211/299; VB12 385; acido urico 6; reticolociti OK; ggt 40/90; creatinina 0,9; glicemia 90; EPO 3/3,5; ipercolesterolemia; JAK2 ed Esone12 negativi; eco addome nella norma con milza ai limiti superiori (12,3 cm); spirometria OK; Ecocardiografia OK; Emogas arteriosa OK. Con suddetti valori dovrà effettuare BOM.
Leggendo sul vostro sito, vedo che tra i 5 criteri per diagnosticare una policitemia vera uno minore consiste nella "crescita spontanea di colonie eritroidi in vitro": questo esame viene effetuato/si vede di routine effettuando la biopsia/aspirato midollare? Oppure forma esame a se stante? Ho dimenticato di chiederlo in sede di visita ematologica e non trovo informazioni a riguardo.
Come si possono distinguere casi di policitemia vera da casi di policitemia familiare? Esistono specifici esami mutazionali dell'epo?
Grazie mille, per tutte le informazioni. Un saluto.
(Riccardo)


Risposta

In accordo alla nuova classificazione WHO stilata nel 2016, la crescita spontanea di colonie eritroidi non rientra più tra i criteri diagnostici della policitemia vera.
Nei rari casi di eritrocitosi familiare, generalmente più componenti della medesima famiglia presentano tale alterazione all'esame emocromocitometrico: se sussistesse tale sospetto in base all'anamnesi familiare, è possibile effettuare studi genetici specifici in centri di riferimento.
Tra i possibili accertamenti da effettuare in caso di eritrocitosi JAK2-negativa, potrebbe essere indicata l'esecuzione di emogasanalisi venosa per lo studio della p50 e polisonnografia in caso di russamento notturno.


(3 novembre 2016 - ore 17:33) - Orticaria

Buongiorno. Da marzo 2016 sono aggredito da una orticaria, ora diventata cronica, prima quasi silente poi via via con un grande aumento di frequenza, estensione, pomfi e numero di sedi di manifestazione (anche contemporaneamente)... fino a finire al PS due volte in una settimana, con il corpo pieno di pomfi e due angioedemi al volto consecutivi. Esami sangue segnalano solo un d dimero a 348 e un acido urico stranamente a 7,3 nonostante dieta crudista da un mese, feci con dientamoeba fragilis, helicobacter nullo, eosinofili e basofili ves emocromo etc tutto a posto, prove allergiche nulle...
La mia domanda è questa: l'acido urico, oltre che a diete "pesanti" e senza assumere farmaci di qualsiasi tipo, a quali tipi di patologie si può associare? Grazie.


Risposta

Per il quadro descritto si consiglia valutazione specialistica dermatologica o allergologica. In caso di infestazione da Dientamoeba fragilis è necessaria valutazione infettivologica.


(1 novembre 2016 - ore 16:05) - Brividi e trombocitemia

Gent.mi dottori, sono affetta da TE JAK2 positivo, diagnosticata nel 2008. Da una settimana circa avverto costantemente brividi di freddo senza avere freddo. Potrebbe essere un effetto secondario della malattia?
(Lisa)


Risposta

La trombocitemia essenziale non si associa generalmente a brividi. Utile indagare se sono presenti cause infettive.


(31 ottobre 2016 - ore 19:56) - Ematocrito e piastrine alte senza diagnosi

Buonasera,
mia madre, quasi 94 anni, ha sempre avuto ematocrito con alcuni valori alti (globuli rossi e piastrine). Anche mia nonna aveva lo stesso problema.
Tre anni fa ha avuto un ictus, da allora prende Duoplavin, una compressa, Vessel due compresse, Folina e Blopress 16 mg, che prendeva anche prima dell'ictus. Le ultime analisi dell'ematocrito hanno dato 6,80 globuli rossi,709 piastrine. Il nuovo medico di famiglia propone l'oncocarbide, dopo che ricevera l'ok da visita ematologica. Il vecchio medico di famiglia, proporrebbe invece, di passare da una a due compresse di Duoplavin.
Chiedo un Vostro cortese parere. Grazie!


Risposta

Il medico prima di consigliare una terapia vuole sapere quale è la diagnosi. Sua madre è probabile che abbia una malattia mieloproliferativa: il primo passo per avere una diagnosi certa è lo studio delle mutazioni geniche (JAK2 V617F in primo luogo), che può essere fatto con un prelievo di sangue periferico. Considerando l'età, in presenza di una mutazione specifica per malattia mieloproliferativa, può essere evitata la biopsia ossea, che invece è obbligatoria nelle persone più giovani. Se la mutazione è positiva, il farmaco più indicato è Oncocarbide.


(27 ottobre 2016 - ore 20:47) - Anemia grave e piastrinopenia durante ruxolitinib

Buonasera, ho attualmente mamma, MF secondaria a PV, ricoverata perché i valori del sangue sono scesi (Hgb 6,5, plt 7000) causando i sintomi tipici (astenia, tachicardia, ecc.). Attualmente è trattata con cortisone, danazolo, eprex.
Il mio dubbio è il seguente: prima di entrare in ospedale assumeva Ruxo 5 mg al giorno, dal mese di febbraio, non avendo grandi risultati sulla milza dato il basso dosaggio se non renderla meno gonfia, però hgb si manteneva costante tra 9,5 e 8 e PLT sempre intorno a 40000/50000. Poi improvvisamente sono crollati i valori. Ricoverata in ospedale, ha iniziato terapia con trasfusioni, cortisone ad alto dosaggio (60 mg), antibiotico, diflucan e continuato danazolo. Le hanno sospeso Ruxo, dopo 2 gg di ricovero anche se le piastrine erano salite a 12000. Dopo 2 gg di sospensione da Ruxo, le plt sono crollate di nuovo e oggi sono 4000. Ugualmente anche hgb 7,6.
Mi chiedo, quindi, se sia stato giusto sospendere Ruxo, ossia un così basso dosaggio (5 mg) può essere a questo punto tanto tossico sulle piastrine da sospenderlo? O, al contrario, ci aiuta anche se poco con la milza e, quindi, evita che la milza sequestri più sangue? Grazie.
(Michela)


Risposta

La clinica è difficile con davanti l'ammalato, diventa più difficile a distanza. Si sono visti cali di emoglobina e di piastrine durante ruxolitinib che apparentemente sembrano ingiustificati. Spesso vi è una infezione sottostante. Bisognerebbe sapere qualcosa in più, ad esempio perché l'antibiotico?. La sospensione del farmaco è una misura precauzionale che mi sembra giustificata. Nella mielofibrosi la sequestrazione delle piastrine nella milza gioca di solito un ruolo marginale.


(26 ottobre 2016 - ore 19:23) - Peso, colesterolo e ruxolitinib

Buonasera, sono una Vs. assidua frequentatrice, MF in cura con jakavi da gennaio 2016, dall'inizio della cura sono aumentata 18 kg ed ora da un controllo è risultato che il colesterolo è arrivato a 280 (ldl 184 nel 56). Mi risulta che tutto ciò sia un effetto collaterale del jakavi. Vi chiedo cortesemente cosa posso fare per superare questo scoglio, visto che per il resto la cura sta funzionando in modo egregio. Grazie per la risposta.
(Anna Maria)


Risposta

Per il peso può solo ridurre il cibo e fare movimento. Per il colesterolo vi è indicazione alle statine. Senta il suo medico per sapere se vi sono controindicazioni nel suo caso specifico.


(25 ottobre 2016 - ore 10:16) - Ruxolitinib e JAK2

Sappiamo che in linea di massima ruxolitinib può essere efficace anche in pazienti JAK negativi, Carl positivi o tripli negativi. Vorrei sapere però se oggi, a diversi anni di distanza dai primi trial con questo farmaco, esistono evidenze sul fatto che i JAK positivi rispondano meglio a Jakavi o che su di loro abbia effetti meno anemizzanti. Grazie.
(Micro)


Risposta

Vi è una iniziale evidenza che i pazienti che rispondono meglio sono quelli JAK2V617F mutati allo stato omozigote. Tuttavia si hanno buone risposte in tutte le categorie di pazienti.


(25 ottobre 2016 - ore 9:38) - Poliglobulia e pompelmo

Buongiorno dottori. Maschio 47 anni policitemico da 2 anni JAK+, curato con cardioaspirina e salassi circa 3-4 volte l'anno. Ultimi valori gl. bianchi 11 - gl. rossi 7.90 - ematocrito 48, tutti gli altri valori sono ok.
Posso bere una spremuta di pompelmo al dì anche se prendo cardioaspirina? O magari alternare un giorno cardioaspirina e uno spremuta di pompelmo? Attendo vostro prezioso consiglio o suggerimento su cosa posso assumere di naturale insieme alla cardioaspirina per aiutare il mio organismo ad abbassare l'ematocrito. Grazie.
(Agostino)


Risposta

Ci sono molte informazioni approssimative sulla interazione fra pompelmo e asprina e sull'efficacia del pompelmo nella poliglobulia. Di fatto non vi è alcuna evidenza che scoraggi l'uso del pompelmo con l'aspirina né alcuna che ne incoraggi l'uso per la poliglobulia.


(24 ottobre 2016 - ore 14:29) - Policitemia e psoriasi

Vorrei sapere se c'è correlazione tra psoriasi e policitemia vera. Mia madre ha sofferto di psoriasi nei capelli e alle articolazioni maggiori per 40 anni; però tre anni fa le è stata diagnosticata la PV ed ho notato che da tempo non ha più psoriasi nei capelli. A volte compare qualche crosta ai gomiti e sulla parte alta del padiglione auricolare ma molto molto meno rispetto a prima. Può essere che l'oncocarbide inibisce anche questa manifestazione?
Ancora... prima di scoprire la PV a volte manifestava una anestesia di qualche dito delle mani, in genere era il dito medio, da tempo non ho notato neanche questo più. Comunque preferivo tutto questo alla PV che vi assicuro è bruttissima e le provoca piccoli infarti cerebrali che le stanno regalando una demenza progressiva. Terapia: oncocarbide, duoplavin, prisma.
Grazie per la risposta.
(Stefania)


Risposta

Non mi risulta che sia mai stata riportata una associazione fra malattie mieloproliferative e psoriasi. Tuttavia è una mia esperienza che la psoriasi sia più frequente nei pazienti con malattie mieloproliferative di quanto ci si aspetti. Ma essendo la psoriasi una malattia ad alta incidenza nella popolazione normale, è difficile documentarne la associazione statistica. D'altra parte è nota la associazione delle malattie mieloproliferative con le malattie autoimmuni. Per quanto riguarda il miglioramento, certamente idrossiurea ha efficacia anche nella psoriasi.


(24 ottobre 2016 - ore 9:15) - Fibrosi midollare e trapianto

In base alla vs risposta (19 ottobre 2016 - ore 12:05 - Informazione su trapianto) è giusto dire che minore è la fibrosi nel midollo (al momento del trapianto) e maggiore è la possibilità di riuscita dello stesso? Grazie.
(Monica)


Risposta

Questa è solo una ipotesi. Poiché il trapianto trova indicazione nei pazienti con malattia ad alto rischio (DIPSS INT-2 o alto), non può essere analizzata una popolazione con grande variabilità di fibrosi midollare; questi pazienti hanno quasi sempre un grado di fibrosi elevato.


(23 ottobre 2016 - ore 17:53) - Macchia rossa al ginocchio

Mi succede una cosa strana da circa 4 anni. Nella regione mediale del ginocchio destro compare circa ogni mese per la durata di circa 4/5 giorni una macchia rossa con tumefazione e molto dolorosa che tende poi nel giro di qualche giorno a scomparire senza fare nulla, per ripresentarsi poi nel giro di 20/25 giorni. Ho contattato un dermatologo, ho effettuato una ecografia, ho contattato un chirurgo vascolare, ma nessuno è riuscito a risolvere il problema. Attendo cortesi notizie in merito.
(Michelina)


Risposta

E' stata fatta una diagnosi? Purtroppo le devo dire che le manifestazioni della pelle sono a volte difficili da interpretare e comunque solo vedendole. Cosa ha detto il dermatologo?


(21 ottobre 2016 - ore 16:44) - Controindicazioni di Ruxolitinib

Buongiorno, per un malato di mielofibrosi idiopatica cronica, vorrei sapere le controindicazioni del Ruxolitinib.
(Francesco)


Risposta

La controindicazione maggiore è la piastrinopenia (piastrine inferiori a 70 mila). Poiché il farmaco dà un aumentato rischio di infezioni, i pazienti con infezioni croniche in atto (epatite virale cronica, tubercolosi, infezioni fungine..) hanno una controindicazione relativa.


(21 ottobre 2016 - ore 9:57) - Malattie mieloproliferative e invalidità

Vorrei sapere se mio figlio affetto da malattia mieloproliferativa può avere diritto a qualche tipo di invalidità.
(Bianca)


Risposta

Si, a secondo della severità della malattia. Ne parli con il suo medico di medicina generale per le pratiche e i certificati necessari.


(19 ottobre 2016 - ore 22:26) - Una policitemia che si trasforma

Sono medico di base e chiedo consiglio a Voi colleghi perché sono in difficoltà con un paziente affetto da policitemia da mutazione JAK2 da tre anni.
Ai primi di settembre compare una febbre che compare e scompare nonostante gli antibiotici in muscolo. Questo ha imposto il ricovero ospedaliero per 22 gg. Contestualmente si è verificata una depressione midollare che ha imposto la sospensione dell'oncocarbide che assumeva. Ad oggi sono 50 gg che non assume più oncocarbide. In ospedale è stato somministrato: antibiotici (laevofloxacina e meropenem), albumina in vena + acido folico e vit B12. Sono 12 gg che il paziente è a casa e la febbre è ricomparsa solo 7 gg fa, ma trattata solo con tachipirina ed è scomparsa. Il giorno precedente però gli ho somministrato il vaccino contro lo pneumococco 13 valente e forse la febbre potrebbe essere un effetto della vaccinazione.
Dall'ospedale è stato dimesso con la diagnosi di "febbre di origine sconosciuta (regredita)". Alla dimissione dall'ospedale i valori delle analisi erano i seguenti: gl. rossi 3400.000; Hb 10,2; sideremia 30, VES 110,PCR 108; VIT B12 150, ALTRI VALORI NELLA NORMA. La terapia domicil. consigliata era: ferro per os x 30gg; vit b12 (5000) in muscolo x 20gg, 5 mg di acido folico per os ogni giorno, un integratore vitaminico per 30 gg. Intanto, dopo 10 gg dalla dimissione faccio ripetere le analisi e trovo l'emocromo più che accettabile con 3700.000 di g. rossi, 11,3 di Hb e 36 di ematocrito. Altri valori normali. Ciò che invece mi preoccupa sono gli indici infiammatori: Ves 135, PCR 90; ferritina 766 con sideremia 32 e transferrina 176. La vit B12 sup.a 1000 (norm fino a 964). IMMEDIATAMENTE SOSPENDO LA SOMMINISTRAZIONE GIORNALIERA DI FERRO, ACIDO FOLICO E VIT. b12 e decido di somministrarlo solo 1 volta a sett. per non far abbassare di molto i valori attuali. Preciso che la paziente di 84 anni, non è trasportabile e le condizioni economiche non permettono frequenti visite specialistiche domiciliari. Pertanto la seguo personalmente per quanto posso. Non nascondo però che la cosa mi crea molta ansia. Chiedo perciò a Voi di dirmi se sto agendo bene e se dovessero aumentare di molto i valori dell'emocromo se posso reintrodurre l'oncocarbide cercando di aggiustare il dosaggio (che prima di tutto ciò era di 500 mg al giorno). Chiedo poi come devo comportarmi col ferro visto i valori alti della ferritina ed valori bassi della sideremia e della trnsferrina.
Vi ringrazio fin da adesso e aspetto con ansia la vostra risposta. Grazie,grazie grazie!
(Felice)


Risposta

La prima cosa da definire è se la malattia (policitemia vera) è evoluta e come. La cosa più frequente è la evoluzione in mielofibrosi, che può essere diagnosticata con biopsia ossea. Se la paziente non può eseguire l'esame (per le condizioni cliniche e logistiche), vedere se vi è aumento della milza ed eseguire striscio sangue periferico. Un'altra possibile evoluzione è verso mielodisplasia o leucemia: anche questo è diagnosticabile con il solo sangue periferico. Un'altra alternativa diagnostica è che la paziente abbia sviluppato una seconda malattia. In questo caso, considerando la febbre, la ves e la ferritina alta si può pensare al morbo di Still dell'adulto o a altre malattie disreattive.


(19 ottobre 2016 - ore 15:13) - PV e sincopi

Gent.mi Dottori,
sono affetto da PV dal 2014, ho 52 anni assumo cardioaspirina e se necessita faccio salassi, l'ultimo risale al 7 ottobre, il giorno dopo ho avuto una sincope, gli esami previsti in questo caso (Tac cranio cervicali, ECG, EEG, ematici, dell'orecchio), sono tutti negativi, preciso che dopo il salasso la mia pressione era 100/70 e ancora oggi si mantiene bassa. Vorrei sapere se la sincope può essere legata alla PV. Grazie.
(Jean-Pierre )


Risposta

Non c'è alcun rapporto fra PV e sincopi. Sono utili le seguenti domande:
E' la prima volta?
Cosa stava facendo quando ha avuto la sincope?
L'ha sentita arrivare (vi sono stai sintomi che la hanno preceduta?).
Quando è stato messo coricato si è ripreso?


(19 ottobre 2016 - ore 12:05) - Informazione su trapianto

Buongiorno,
vorrei tanto capire il meccanismo che hanno le cellule del donatore nel trapianto in un malato di mielofibrosi grado 3. Come fanno le cellule del donatore ad andare a togliere la fibrosi del midollo? In quanto tempo riescono a farlo? E perché in alcuni casi non riescono? Io, dopo il trapianto allogenico aploidentico, ho avuto per quasi 1 anno 100% cellule del donatore con fibrosi sempre presente e poi purtroppo le cellule del donatore sono diminuite fino a questo momento dove dall'ultimo esame sono presenti il 20% delle cellule del donatore dopo 18 mesi dal trapianto. Mi aspetta il secondo trapianto. Grazie.


Risposta

Le cellule del donatore si insediano in un midollo che è stato depleto di cellule emopoietiche con il condizionamento, ma che non è stato ripulito del tessuto di sostegno che nel caso della mielofibrosi è fibrotico. Lentamente le cellule del donatore che hanno rimpiazzato le cellule emopoietiche del ricevente modificano il tessuto di sostegno che può tornare normale. Se questo meccanismo non funziona bene per la ripresa delle cellule del ricevente (ammalate) ritorna anche la fibrosi.


(18 ottobre 2016 - ore 10:19) - Pompelmo ed aspirina

Buongiorno. Ho la policitemia da 2 anni JAK positivo, controllata con salassi e cardioaspirina. Volevo chiedervi se ci sono controindicazioni e se interferiscono tra loro l'assunzione giornaliera di una cp di cardioaspririna e una spremuta di pompelmo che sembra aiutare a riportare alla normalità i livelli ematocrito in condizioni normali ma un policitemico può avere benefici in questo senso? Grazie per il vostro prezioso e costante aiuto. Buona giornata.
(Agostino)


Risposta

Può mangiare (o bere) tutto il pompelmo che desidera. Non c'è interferenza con l'aspirina. Non si aspetti efficacia sull'ematocrito.


(15 ottobre 2016 - ore 12:44) - Danatrol e emoglobina

Gentili ricercatori, la domanda che vi pongo credo interessi a molti e riguarda l'uso del danatrol per compensare i valori di emoglobina. Di quanto può alzare il valore dell'emoglobina e dopo quanto tempo si iniziano a vedere i benefici ma soprattutto che effetti collaterali può avere? Grazie.
(Francesco)


Risposta

Il danazolo è un farmaco con azione ormonale simile al testosterone e altre azioni che vengono sfruttate nella mielofibrosi per correggere l'anemia. Non è un farmaco approvato per questa indicazione, ma il suo basso costo lo rende facilmente prescrivibile. Ci si aspetta circa un 40% di risposta, intesa come aumento dell'emoglobina circolante. Non si ottiene quasi mai la normalizzazione dei valori di emoglobina, ma un guadagno di circa 2 grammi/litro. La risposta si vede usualmente entro tre mesi, ma possono osservarsi risposte più tardive.
Non ha gli effetti collaterali del testosterone (virilizzazione). L'effetto collaterale più serio è un aumento delle transaminasi, per cui è buona pratica controllare le transaminasi del siero dopo i primi 15 giorni dall'inizio. Si può osservare in qualche caso irritabilità e insonnia


(15 ottobre 2016 - ore 5:58) - PV e Ruxolinitib

Desidererei sapere come potere mantenere la terapia con Ruxolinitib per PV in splenectomizzata di aa 70 che ha dato in un primo anno di terapia sperimentale un miglioramento in termini di qualità di vita veramente apprezzabile, quali i criteri di inclusione? Grazie.
(Patrizia)


Risposta

Al momento Ruxolitinib in pazienti con PV è disponibile solo all'interno di protocolli sperimentali già in atto. Al di fuori di essi il sistema sanitario lo dispensa solo ai pazienti con diagnosi di mielofibrosi intermedio 2 o alto rischio.


(14 ottobre 2016 - ore 8:50) - PV e Resveratrolo

Gentili ricercatori,
con PV JAK2 positivo e terapia di salassi e cardio a giorni alterni è possibile aggiungere una pasticca di Resveratrolo al giorno di 100 mg? Grazie.
(Luca)


Risposta

Sebbene un effetto del Resveratrolo sulla via di segnale di JAK2 sia stato dimostrato in vitro, non è chiaro comunque se ed a che dosi abbia effetto nei pazienti. E' possibile che l'associazione di Resveratrolo ed aspirina possa essere potenzialmente pericolosa, poiché il primo potrebbe potenziare gli effetti anti-aggreganti della seconda. Per tutti questi motivi credo sia meglio evitare tale associazione.


(13 ottobre 2016 - ore 20:04) - Terapia anti-aggregante e doppia mutazione (2)

Rispondendole, il mio rischio è basso, non ho fattori di rischio cardiovascolare, ho 35 anni e piastrine sui 650-690. La mutazione JAK2 è 8,21% e CARL tipo 1 allele mutato 56%.


Risposta

L'articolo da lei citato non rirporta dati su pazienti a basso rischio con entrambe le mutazioni. In mancanza di dati al riguardo e considerando la presenza della mutazione di JAK2, nonostante il suo profilo di rischio cardiovascolare basso, consiglierei l'assunzione della terapia antiaggregante.


(13 ottobre 2016 - ore 14:16) - Trial clinico con PRM-151G: criteri di inclusione

Buona sera, vorrei chiedere se sapete già con quali criteri sono stati arruolati i pazienti nello studio sperimentale iniziato da poco del farmaco PRM-151. Grazie
(Massimo)


Risposta

I due criteri principali sono o un'anemia trasfusione dipendente (almeno 2 trasfusioni nelle ultime 12 settimane) o una conta piastrinica inferiore a 50.000. Inoltre, il paziente deve essere affetto da mielofibrosi con fibrosi midollare comprovata almeno di grado 2. Vi sono poi altri criteri di inclusione ed esclusione che vengono valutati in sede di screening al quale il paziente può accedere se soddisfa i criteri principali riportati sopra.


(13 ottobre 2016 - ore 11:54) - Conseguenze neurologiche di eventi trombotici (2)

Grazie per aver dato una risposta al mio quesito dell'11 ottobre. Ho interpellato un neuropsichiatra che mi ha consigliato 5 gocce per 3 di clonazepam. Dopo le prime 5 però papà si è completamente stordito e la cosa mi ha preoccupato molto. Perciò ho deciso di dare al bisogno solo tre gocce e regolarmi poi se serve qualche goccia in più o in meno. Spero di non sbagliare. Mio padre ha 85 anni. Se ritiene che faccio bene per favore me lo dica e se faccio male per cortesia me lo dica lo stesso. Grazie di nuovo anche per la risposta che mi darà.
(Mimmo)


Risposta

Va bene. In pazienti anziani spesso la dose va adattata al bisogno. Si tratta comunque di bassi dosaggi che non dovrebbero darle problemi.


(11 ottobre 2016 - ore 06:55) - Terapia anti-aggregante e doppia mutazione

Come si può leggere/interpretare il recente abstract sul presente sito relativo alla terapia antiagg. per pazienti TE a basso rischio per chi ha entrambe le mutazioni CARL e JAK2?


Risposta

Lo studio che lei cita non ha compreso pazienti che, come nel suo caso, hanno sia una mutazione del gene JAK2 che del gene CALR. Questa condizione è poco frequente e non vi sono casistiche sufficientemente ampie per poter trarre le conclusioni riportate nell'articolo per i pazienti con mutazione o di JAK2 o di CALR. Per darle una risposta precisa sarebbe opportuno conoscere la sua classe di rischio, l'eventuale presenza di fattori di rischio cardiovascolari e l'eventuale carico allelico delle due mutazioni.


(11 ottobre 2016 - ore 06:45) - Nuovi farmaci per la T.E.

Salve e grazie per il vostro servizio. Volevo chiedere se si stanno studiando altri farmaci da affiancare all'interferone per pazienti affetti da TE di giovane età (sotto 40 anni).


Risposta

Al momento non vi sono protocolli sperimentali di nuovi farmaci da affiancare all'interferone per la terapia della TE attivi in Italia.


(11 ottobre 2016 - ore 00:29) - Conseguenze neurologiche di eventi trombotici

A mio padre due anni fa è stata diagnosticata una policitemia vera che gli causava microinfarti cerebrali che gli hanno causato demenza in meno di 2 anni. Terapia: oncocarbide 500, 1 al giorno e duoplavin, 1 dopo pranzo. I microinfarti gli hanno causato disartria per cui non si capisce quando parla. Parla però in continuazione e si affatica tanto solo per parlare. Un poco meno parlava con mezza clozapina al giorno. A causa però di una pancitopenia abbiamo dovuto sospendere oncocarbide e anche la clozapina. Come possiamo fare affinché parli di meno? Le chiedo questo solo perché lui stesso si stanca fino all'affanno per parlare tanto. Spero in una pronta risposta e vi ringrazio anticipatamente.
(Mimmo)


Risposta

Il problema di suo padre è di tipo neurologico, conseguenza degli infarti cerebrali che purtroppo l'hanno colpito, e si inquadra nel più ampio problema della diagnosi di demenza di cui lei parla. Potrebbe usare una benzodiazepina che non abbia gli effetti indesiderati della clozapina, ma per una risposta più esauriente è opportuno che lei si rivolga ad uno specialista del campo.


(10 ottobre 2016 - ore 23:39) - Oncocarbide e pancitopenia (2)

grazie per aver risposto subito. Tra 7 giorni ripetiamo le analisi e se anche la sideremia è accettabile (ora è 29) magari daremo il ferro solo due volte a settimana, come facevamo prima di questa depressione midollare.
Grazie per avermi detto che possiamo, se necessario, reintegrare l'oncocarbide, magari modificando la posologia. Certamente i controlli saranno più frequenti. Se ritiene di darmi altri consigli le sarei grata. Grazie ancora.
(Dalia)


Risposta

Per il momento mi atterrei a quanto lei ha riportato nel suo messaggio. Credo che sarà possibile in tempi ragionevoli ricominciare l'oncocarbide ad un dosaggio adatto ad evitare future profonde depressioni midollari.


(10 ottobre 2016 - ore 21:51) - Terapia alternativa all'oncocarbide (2)

Grazie mille per la vostra risposta precedente (Terapia alternativa oncocarbide).
Riporto diagnosi da BOM: frammento osteomidollare comprendente n.10 spazi, il rapporto fra componente emopoietica e adiposa è 40:60, la serie eritropoietica (Glicoforina+) è lievemente incrementata; la serie mielopoietica (Mieloperossidasi+) appare lievemente incrementata con regolare distribuzione e maturazione. La serie megacariogitaria è incrementata, caratterizzata da frequenti forme isolate e numerosi cluster 4-5 ampi elementi disposti in pattern lasso, con nuclei iperlobati raramente vescicolari ed esenti da significativi difetti di maturazione. Modesta componente linfocitaria dispersa (CD3+ e CD20+). Presenza di elementi plasmacellulari dispersi ed in piccoli aggregati perivasali (<5%). Rari elementi CD34+ (1%), lieve incremento della trama reticolare argentofila caratterizzata da occasionali fibre sottili (grado 1).
Aggiungo che mia mamma in concomitanza alla scoperta della mieloproliferativa cronica ha scoperto anche di essere diabetica; sotto insulina ha ormai valori di glicemia nella norma, effettua controlli mensilmente o bimensilmente, ha una modesta insufficienza renale, e non splenomegalia. Oltre oncocarbide prende cardioaspirina.
Dove suggerite di fare un secondo consulto? In che struttura nazionale? Al momento mia mamma è seguita presso il centro trapianti midollo osseo di Cagliari, reparto di ematologia.
(Vera)


Risposta

Il Centro presso cui è seguita sua madre è certamente valido. Tuttavia, se vuole un secondo parere sull'interpretazione della biopsia, può chiedere una indicazione al suo ematologo che la segue a Cagliari: in questo modo sarà facilitata anche nel recupero dei vetrini della biopsia ossea da inviare per il secondo parere.


(10 ottobre 2016 - ore 14:48) - Oncocarbide e pancitopenia

Mia madre di 86 soffre di policitemia da quasi tre anni per mutazione JAK2. E' in terapia con Oncocarbide 500 mg 1 al giorno. Il mese scorso dalle analisi che ripete ogni mese, abbiamo trovato l'Hb 9, l'ematocrito 29, 2900000 di gl rossi, 3500 bianchi, piastrine 130000. Abbiamo subito sospeso l'oncocarbide ma siccome aveva anche febbre è stata ricoverata in ospedale. La febbre che saliva con brivido era intermittente, resistente a tutti gli antibiotici. Ha avuto effetto solo il meropenem. Dalla tac con mdc è risultato piccola area di addensamento polmonare lobo inf destro, piccola falda fluida bilaterale parieto basale, ispessimento pareti bronchiali con aspetto lievemente cilindrico associato a piccole aree a vetro smerigliao. Assenza di linfoadenopatie mediastiniche. In ospedale, oltre all'antibiotico, è stato somministrato acido folico, vit B12, ferro che ora stiamo continuando a casa come ci è stato detto.
La mia preoccupazione è questa: se i valori dell'emocromo salgono come prima a causa della policitemia, cosa facciamo? Possiamo di nuovo utilizzare l'oncocarbide facendo le analisi ogni settimana? Mamma non è facilmente trasportabile per cui riesce difficile farle fare consulenze ematologiche, in genere è seguita a casa col MMG e a volte l'ematologo a domicilio. Per favore rispondetemi che sono molto preoccupata. Grazie.
(Dalia)


Risposta

Certamente, una volta che abbia superato l'episodio infettivo e se i valori dell'emocromo torneranno a salire, la paziente potrà riprendere la terapia con oncocarbide con un monitoraggio più stretto e se necessario con una modifica della posologia. Considerando la diagnosi di policitemia, sarebbe meglio limitare nel tempo la terapia con ferro che le è stata data in ospedale.


(9 ottobre 2016 - ore 18:06) - Terapia alternativa all'oncocarbide

Buon pomeriggio. Mia mamma 68 anni, da un anno JAK2 (V617F) positivo e mieloproliferativa cronica senza una linea definita. In cura con oncocarbide (1cp per 5 gg 2 cp per 1gg) che non sopporta troppo bene (nausea, perdita capelli, macchie alla pelle e unghie rotte ingiallite) sofferente costantemente di prurito. Non avendo una MF si esclude il Ruxolitinib, ma il prurito è insopportabile. Esiste altro farmaco coma attività di mielosoprressione ma che possa contrastare i sintomi sistemici della malattia stessa? Oppure un protocollo di sperimentazione per questi casi dove la sintomatologia dovuta al JAK2 sia più invalidante della diagnosi di mieloproliferativa cronica (con la bassa posologia di oncocarbide i valori di bianchi, rossi, piastrine sono sempre sottocontrollo)? Grazie mille.
(Vera)


Risposta

Un farmaco con effetti simili all'Oncoacrbide è il busulfano (nome commerciale Myleran) che può essere impiegato al posto dell'Oncocarbide quando il paziente è intollerante a quest'ultima, come sembra essere il caso di sua madre. Tuttavia, il farmaco è disponibile in farmacia con costi completamente a carico del paziente. L'inserimento della paziente in un trial clinico potrebbe essere un'alternativa terapeutica, ma l'assenza di una diagnosi precisa rende difficile l'arruolamento. Potrebbe essere utile far rivedere il vetrino della biopsia ossea per un secondo parere.


(7 ottobre 2016 - ore 17:19) - Classificazione della Policitemia Vera

Come si classifica la policitemia vera, esistono diversi stadi di malattia?
(Salvatore)


Risposta

La classificazione della PV normalmente usata è quella che predice il rischio cardiovascolare e si basa sulla presenza di almeno 1 dei seguenti fattori: età > 60 anni; pregresso evento trombotico. Il paziente è definito a basso rischio se ha meno di 60 anni e non ha una storia, presente o passato, di eventi trombotici. Al contrario, il paziente si classifica ad alto rischio in presenza di uno dei due fattori o entrambi.


(7 ottobre 2016 - ore 12:04) - Ruxolitinib e fibrosi midollare

Sono la signora che vi ha scritto il 3 ottobre u.s. sulla mielofibrosi e nuovi farmaci e vorrei chiedervi ancora ulteriori delucidazioni per chiarirmi altri dubbi. Ieri sono andata dal mio ematologo e, confermandomi che i miei valori sono ancora abbastanza stabili (emoglobina 11,9 - gr 4.17 - gb 8,19 piastrine 200.000, milza normale), mi ha detto che, quando approveranno Ruxolitinib anche per i pazienti con milza non ingrossata, lo potrò prendere anch'io.
Vi chiedo: anche se i valori non scendono e senza sintomi tipo sudorazione, febbre o prurito insopportabile? L'ematologo dice che conviene tentare (sono JAK2 positiva) perché sono ancora giovane e la fibrosi con questo farmaco si riduce. Qual è la vs. opinione? Dovrei ripetere sempre prima la biopsia per vedere peggioramento fibrosi?
Dall'ultima ecografia la milza è nella norma ma il fegato è ingrossato di due cm (17 cm) e i valori del fegato sono normali e non c'è steatosi. E' possibile che il fegato si ingrossi un po' e la milza per niente in questa malattia? Come farmaco prendo solo zyloric per modico aumento di acido urico due volte a settimana.
Grazie sempre per la disponibilità.
(Margherita)


Risposta

L'utilizzo nell'ambito del SSN del ruxolitinib nei pazienti a basso rischio, come sembra essere il suo caso, non è al momento prevsto né è possibile prevedere quando sarà autorizzato. Protocolli sperimentali diranno se può essere utile trattare con ruxolitinib pazienti senza splenomegalia. Al momento le evidenze che il farmaco possa essere efficae sulla fibrosi non sono definitive e quindi non è possibile dare un'indicazione in questo senso. Infine, la terapia con zyloric è indicata, senza necessità di altro vista l'assenza di splenomegalia, la mancanza di sintomi e un emocromo con valori più che accettabili.


(5 ottobre 2016 - ore 22:56) - Resveratrolo e aspirina

Salve, ho letto alcuni recenti studi sul Resveratrolo che in vitro ha dato dei risultanti incredibili nell'inibire il gene JAK2. Io vorrei assumerlo tramite integratore. Quello che vi chiedo e se una integrazione di Resveratrolo di circa 1 grammo al giorno possa interferire con l'aspirina. Grazie.
(Stefano)


Risposta

L'effetto di inibizione da parte del Resveratrolo sulla via di segnale di JAK2 è stato dimostrato per ora solo in vitro e si inquadra nel già noto effetto di questa sostanza sulla fosforilazione delle proteine STAT. Non è chiaro comunque se ed a che dosi abbia effetto nei pazienti. L'associazione di Resveratrolo ed aspirina può essere potenzialmente pericolosa, poiché il primo potrebbe potenziare gli effetti anti-aggreganti della seconda.


(5 ottobre 2016 - ore 21:24) - Oncocarbide ed anemia

Gentili ricercatori, vi risulta che la sospensione dell'Oncocarbide possa aumentare leggermente i valori dell'emoglobina e se sì quanto tempo intercorre affinché si possa avere un piccolo beneficio? Mia madre a causa di una mielofibrosi diagnosticata circa 2 mesi fa ha sospeso questo farmaco a causa di valori troppo bassi di emoglobina. E' vero che la tossicità del farmaco influisce per diverso tempo anche se è stato sospeso?
(Francesco)


Risposta

La terapia con Oncorabide (idrossiurea) può provocare anemia e, in questi casi, una sospensione del farmaco si associa ad un recupero dei valori di emoglobina, di solito in tempi relativamente brevi, e che dipendono dalla gravità dell'anemia indotta dal farmaco e dalle caratteristiche cliniche della malattia.


(5 ottobre 2016 - ore 18:03) - Vercite e depressione midollare

Buonasera, a mia mamma è stata diagnosticata una trombocitemia essenziale un paio di anni fa, prima trattata con Oncocarbide, ma scarsamente tollerata e in seguito a questo trattamento ha subito continue trasfusioni (ogni 15 gg) per emocromo intorno a 8. Di recente ha cambiato la terapia e cominciato il Vercite, 1 compressa al giorno, inizialmente con scarsi effetti sulle piastrine, poi dopo circa 3-4 settimane ha avuto un crollo di tutti i valori ematici (piastrine a 200K, emocromo sceso a 6) e nonostante la sospensione del Vercite 3 settimane fa, in data odierna le analisi evidenziavano emocromo a 6, piastrine 35K e globuli bianchi 1,6. Potrebbe essere ancora l'effetto del farmaco (vercite) nonostante la sospensione? E quindi quali sono generalmente i tempi di recupero? Oppure dobbiamo pensare a qualcos'altro? Grazie mille
(Laura)


Risposta

In effetti il Vercite, per le sue intrinseche caratteristiche, è in grado di indurre sensibili cali di emoglobina, globuli bianchi e piastrine, per cui è necessario modulare correttamente la posologia per ogni singolo paziente. I tempi di recupero dopo la sospensione dipendono dall'entità della riduzione dei valori emocromocitometrici che il farmaco ha determinato ma soprattutto dalle caratteristiche della malattia del paziente in particolare, per cui è possibile assistere, a seconda dei casi, a recuperi più o meno rapidi. Una approfondita valutazione clinica della paziente è quindi necessaria da parte del curante.


(5 ottobre 2016 - ore 6:28) - Post-PV mielofibrosi e trapianto di cellule staminali

Buongiorno, mio papà dopo 11 anni di policitemia ora è circa 1 anno affetto da mielofibrosi. Sta prendendi jakavi da 15 mg, con valori del sangue costanti. Ha 69 anni.
Vorrei capire con quali basi si può parlare di trapianto, cioè il rischio è connesso solo con la compatibilità? Essendo sua figlia potrei essere una "buona" donatrice? I suoi medici non hanno mai affrontata questo argomento ma l'idea di poterlo guarire mi fa pensare!
Cosa dite si potrebbe tentare questa via? Grazie mille!
(Barbara)


Risposta

Considerata l'età di suo padre l'indicazione al trapianto non si pone. Occorrerebbe comunque conoscere più dettagliatamente la storia clinica di suo padre per poter essere più esaustivi. La compatibilità non rappresenta l'unico problema né l'unico criterio quando si deve prendere una decisione sull'avviare o meno un paziente al trapianto. Un figlio può essere donatore per il proprio genitore ma anche in questo caso la scelta del donatore richiede una più approfondita conoscenza del caso.


(4 ottobre 2016 - ore 17:18) - Oncocarbide e piastrinopenia

Ho 77 anni e circa due anni fa mi è stata diagnosticata una mielofibrosi. Sono in trattamento da gennaio con oncocarbide (1cp/dì per 10 giormi al mese) per controllare i fastidiosi sintomi della malattia e la splenomegalia; le piastrine già basse in partenza (50000/microlitro) sono ad oggi intorno a 25000/microlitro. Le dimensioni della milza risultano più o meno le stesse, la sudorazione notturna è quasi scomparsa, il prurito si è ridotto, ma non i dolori ossei e l'astenia. L'emoglobina, prima normale, negli ultimi controlli è scesa intorno a 10 g/dl.
Mi chiedo se è opportuno continuare la attuale terapia o convenga sospenderla, oppure ancora, se può essere utile ricorrere a steroidi e danazolo per tentare di contrastare l'anemia e sperare che possano aumentare almeno un po' le piastrine. Il mio ematologo al momento mi ha solo sospeso il cardirene che assumevo da circa due anni avendo avuto un ictus ischemico.
Cosa fare? Grazie per i vostri preziosi suggerimenti.
(Vito)


Risposta

Considerati gli effetti discreti sui sintomi e sulla milza della terapia e la pregressa storia di ictus ischemico il trattamento con oncocarbide è indicato, seppure a dosi basse visti gli effetti sulla conta piastrinica e sull'emoglobina. L'associazione di danazolo o steroidi deve essere valutata dal suo medico poiché dipende da sue evenuali co-morbidità. La sospensione del cardirene, visto il basso numero di piastrine, è condivisibile.


(3 ottobre 2016 - ore 16:26) - Pallore e policitemia vera

Ho policitemia vera, assumo oncocarbide e cardioaspirina sono donna e ho 47 anni, sono in menopausa, ho notatto a volte un pallore del viso, il mio emocromo è globuli bianchi 16.000, ematocrito 53,4 piastrine 732 mila, emoglobina 14,7, globuli rossi più di 5 milioni, come mai questo pallore del viso?


Risposta

Non credo ci sia relazione fra il pallore episodico del viso ed i suoi valori di emoglobina e più in generale la sua malattia.


(3 ottobre 2016 - ore 13:03) - Tosse notturna

Buongiorno,
nell'ultimo mese, di notte, mi sveglio sempre per un attacco di tosse che mi dura circa 10-15 minuti. Ho la PV e soffro di reflusso, assumo interferone pegilato e gastroprotettori. A quale delle due patologie può essere collegato questo disturbo?
Grazie infinite.
(Giada)


Risposta

Da quanto riferisce sembra più probabile che possa essere imputabile al reflusso.


(3 ottobre 2016 - ore 13:00) - Mielofibrosi e nuovi farmaci

Buongiorno, vorrei porvi due quesiti:
1)si sono aperti in Italia, se sì in quali centri, i trials per imetelstat e PRM151? Se no perché questa inspiegabile lentezza burocratica?
2)Ho avuto la diagnosi di mielofibrosi primaria nel 2009 e da allora (ho 51 anni) i valori si sono mantenuti accettabili con poche oscillazioni importanti e non assumo farmaci a parte l'acido urico leggermente aumentato per il quale assumo Zyloric due volte a settimana. Sono JAK2 positiva. Quali esami, ad es. biomarcatori specifici, dovrei fare per predire un'evoluzione della malattia o cosa fare, almeno, per rallentarla? Il mio ematologo mi controlla l'emocromo che faccio ad ogni visita di controllo. C'è altro da fare?
Grazie infinitamente.
(Margherita)


Risposta

PRM-151 è disponibile a Pavia e a Pesaro; Imetelstat è stato disponibile fino a poco tempo in molti Centri italiani: tuttavia, per decisione dello sponsor dello studio, al momento è sospeso l'arruolamento sia in Italia che all'estero.
Per quanto riguarda il momitoraggio della malattia, per quanto si possa dire sulla base delle informazioni che lei fornisce, è sufficiente l'emocromo, lo striscio di sangue periferico ed una visita periodica dal suo ematologo che le controllerà le dimensioni della milza.


(3 ottobre 2016 - ore 12:20) - Anti-aggreganti e piastrinopenia in pazienti con MF

Vanno usati gli anti-aggreganti in pazienti con mielofibrosi e piastrinopenia?
1)In un soggetto con mielofibrosi, pregresso ictus ischemico e valori attuali di piastrine intorno a 25000/microlitro, in trattamento con citostatico, è opportuno continuare ad utilizzare gli antiaggreganti?
2)Una volta iniziata la terapia con citostatico, questa può essere sospesa per un certo periodo al fine di valutare un eventuale risalita delle piastrine?
(Lux)


Risposta

In linea di massima, in caso di piastrinopenia importante è opportuno sospendere la terapia anti-aggregante. Per quanto riguarda la sospensione del citostatico per vedere se le piastrine si rialzano, non credo abbia senso farlo a meno che si sia determinata una piastrinopenia importante da citostatico.


(2 ottobre 2016 - ore 21:45) - Policitemia vera e giovane età

Ci sono casi di PV accertata in ragazzi al di sotto di 20 anni?


Risposta

La PV ha un esordio tipicamente attorno ai 60 anni; i casi sotto i 20 anni sono stati descritti ma sono rari: si ritiene abbiano una incidenza di 2 su 10.000.000 di persone.


(1 ottobre 2016 - ore 20:02) - Ematocrito elevato e diagnosi di PV

Scoperto casualmente tre anni fa a mio figlio è stata riscontrata l'emoglobina alta, dallo scorso anno controlli ematologici: htc 50.2, hgb 18.6, eritropoietina 4,85 JAK2 negativo, BOM: midollo omopoietico normocellulare con regolare rappresentazione delle tre serie maturative e con lieve incremento degli elementi eritroidi, precursori emopoietici CD34 positivi 1%, regolare il reticoloargentofilo... Vorrei sapere è policitemia vera agli esordi?


Risposta

La negatività della mutazione di JAK2 e la descrizione del quadro midollare fanno propendere più per una possibile eritrocitosi secondaria. Vanno comunque fatti ulteriori accertamenti. Si affidi all'ematologo che segue suo figlio per la definizione della diagnosi.


(30 settembre 2016 - ore 18:39) - Folina e HCT

Assumo acido folico per regolarizzare omocisteina, può far alzare ematocrito? Grazie mille.
(Mario)


Risposta

La folina potrebbe far aumentare emoglobina ed ematocrito.


(30 settembre 2016 - ore 8:10) - Anemia e Ruxolitinib

Preg.mi ricercatori torno a scrivervi per chiedervi se in un paziente affetto da MF post PV (diagnosi luglio 2013) la diminuzione dei globuli bianchi intorno a 3/3,2, valore consolidatosi nel 2016, con neutrofili normali e linfociti inferiori al range (0,67*) e un anemia Hb 11,2 rbc 3,38 con vitB12 bassa(165), l'assunzione del ruxolitinib, dopo tre anni, può contribuire alla diminuzione dei suddetti valori o se sono tutti sintomi della MF. Inoltre, vi chiedo se la scomparsa dei blasti dal 2015 ad oggi è da attribuirsi all'effetto del ruxolitinib o rientra sempre nel quadro MPN, per cui possono ritornare. Colgo l'occasione per chiedervi se la diminuzione della milza (per mia moglie da 16 cm a 10,5 cm) con jacavi è legata alla scomparsa delle cellule immature come i blasti o, in caso contrario, a cosa?
Grazie sempre.
(Ernesto)


Risposta

L'anemia potrebbe essere legata sia al farmaco che alla malattia; va giudicata nella sua globalità. Ruxolitinib potrebbe ridurre i blasti nel tempo.
Discuta bene questo con i suoi curanti.


(28 settembre 2016 - ore 15:56) - Ematocrito e PV

Salve,in agosto ho fatto visita ematologica per valori borderline del mio emocromo. Dopo avermi visitato l'ematologo non ha ritenuto fare ulteriori approfondimenti e mi ha consigliato solo controlli trimestrali. Oggi ho ritirato i referti e più o meno i valori combaciano con quelli passati: GBianchi 4.65 GRossi 5.54 Emoglobina 16.3 Ematocrito 52.6 Piastrine 214.
A me il valore dell'ematocrito spaventa un po'... voi che ne pensate? Grazie della risposta.
(Stefano)


Risposta

Ne parlerei con il suo medico per iniziare a studiare le condizioni di eritrocitosi secondarie.


(28 settembre 2016 - ore 13:34) - Parkinson e MF

Buongiorno. Ho la MF post PV dal 2013, sono in cura con ruxolitinib da gennaio 2016. Ora mi è stato diagnosticato anche il parkinson (ho 62 anni) volevo chiedere se c'è qualche correlazione con la MF. Inoltre, dovendomi trasferire vorrei sapere cortesemente se la regione Toscana sostiene la cura con ruxolitinib. Grazie.
(Anna Maria)


Risposta

Non vi sono legami tra le due condizioni


(27 settembre 2016 - ore 23:06) - CML e MF

Gentili ricercatori in cosa si differenzia la mielofibrosi dalla leucemia mieloide cronica senza menzione di remissione. E poi è normale somministrare ossigeno a pazienti con emoglobina 8.5, è una pratica comune che aiuta il paziente?
(Francesco)


Risposta

La leucemia mieloide cronica e la mielofibrosi sono due malattie diverse. La prima presenta il cromosoma Philadelphia, la seconda mutazioni di JAK2, MPL, CALR.


(25 settembre 2016 - ore 22:24) - Melatonina e PV

Buonasera,
ho 45 anni e ho policitemia da 2, assumo cardioaspirin e faccio salasso. Per l'insonnia assumo integratori di melatonina e avendo letto su internet che ha proprietà antiaggreganti mi chiedevo se nella mia situazione non dovrei assumere. Grazie e buonasera


Risposta

Non controindicazioni all'uso di melatonina nella PV anche se in Cardioaspirina.


(25 settembre 2016 - ore 18:59) - Idrossiurea e cuore

Esistono problemi di tossicità cardiaca o effetti collaterali gravi in pazienti in terapia anticoagulante con warfarin addetto da cardiomiopatia dilatativa che assumono oncocarbide 1 compressa al giorno? Purtroppo non trovo molto scritto a riguardo e sono preoccupato nonostante il mio medico mi rassicuri sul fatto che il dosaggio dell oncocarbide è basso.
(Mario)


Risposta

Non sono descritti eventi di cardiotossicità da Idrossiurea.


(24 settembre 2016 - ore 14:52) - Gravidanza e TE

Gentili ricercator sono una mamma di 27 anni con TE, sono alla 22-esima settimana di gravidanza e attualmente prendo cardioaspirina; volevo sapere a quale settimana è consigliato prendere eparina e soprattutto a quale dose (sono alta 1.53 e peso 54 chili). Inoltre volevo sapere se le piastrine dovessero arrivare a livelli normali tipo 350 mila, come è successo nella mia prima gravidanza, posso sospendere l'eparina e riprenderla dopo il parto? Ho paura di complicazioni emorragiche a causa dell'eparina durante il parto e inoltre vorrei fare l'epidurale ma mi hanno detto che è sconsigliato farla se si prende eparina. Grazie anticipatamente.
(Marinella)


Risposta

L'approccio va bene: l'eparina si inizia nelle ultime 3-4 settimane alla dose profilattica e si continua per 6 settimane dopo. Se assume eparina interrompa aspirina.


(24 settembre 2016 - ore 10:59) - Folina

Buon giorno,
volevo sapere quanto sia efficace prendere l'acido folico considerando le controindicazioni in caso di tumori e di falsi e apparenti miglioramenti?! Me l'hanno dato in concomitanza con il revlimid.
(Sasì)


Risposta

La folina va assunta solo se serve: carenza, iperomocisteinemia.


(23 settembre 2016 - ore 20:21) - Esami vari

mcv, mch, rdw, glicemia alta che tipo di problema è?
(Sabrina)


Risposta

Il problema va inquadrato con più dati.


(23 settembre 2016 - ore 10:45) - Poliritmie e prurito

Buongiorno,
volevo fare questa domanda per mio padre, 75 anni, con policitemia vera da 3, controllata bene con salasso e cardioaspirina, non ha alcun sintomo tranne il prurito che va e viene durante tutto il giorno, ad oggi vi è uno studio o qualcosa che riesca a dimostrare cosa causa questo prurito in modo da poterlo combattere? Grazie e buon lavoro.
(Antonio)


Risposta

Non ci sono farmaci disponibili specifici; ma la terapia con idrossiurea per citoridurre la malattia potrebbe essere utile. Data l'età vi è l'indicazione. Ne discuta con il suo ematologo


(22 settembre 2016 - ore 7:37) - Eritrocitosi e PV

Salve, una sola valutazione midollare attraverso biopsia, insieme alla storia clinica, è sufficiente a distinguere in maniera netta la diagnosi di PV da quella di eritrocitosi reattiva?
(Pino)


Risposta

La presenza delle mutazioni del gene JAK2 è l'unica vera discriminate tra PV ed eritrocitosi reattiva.


(21 settembre 2016 - ore 21:06) - Prurito

Esiste un vaccino per il prurito acquagenico
(Vincenzo)


Risposta

No, non esiste un vaccino per il prurito.


(20 settembre 2016 - ore 15:08) - Epilessia focale e TE

Vorrei sapere se vi sono noti casi di epilessia su basi focali per pazienti con trombocitemia essenziale JAK2 confermata anche da due BMO (sindrome mieloproliferativa degenerativa cronica), ho cercato in rete e su riviste scientifiche ma non trovo esperti in Italia. Grazie.
(Pasquale)


Risposta

L'epilessia è un sintomo neurologico che comprende diverse situazioni cliniche. Suppongo che abbia già eseguito una RMN cerebrale per studiare possibili problemi vascolari. Se non l'ha fatto, la esegua.


(20 settembre 2016 - ore 13:28) - Calo piastrine nella trombocitemia

Quindi è normale che senza terapia le piastrine si mantengano basse, anche per lunghi periodi?
(Fabrizio)


Risposta

Dipende molto da cosa intende con lunghi periodi. Si puó anche supporre l'incremento della fibrosi midollare per cui in alcuni casi si effettua la valutazione midollare.


(19 settembre 2016 - ore 12:19) - Assunzione Idrossiurea

Salve cari dottori, vorrei sapere da voi quale sarebbe il metodo migliore e perfetto per l'assunzione di oncocarbide e cioè: prima dei pasti, durante i pasti, dopo i pasti o lontano dai pasti? Aspettando una vostra esaustiva ed accurata risposta vi ringrazio infinitamente.
(Massimo)


Risposta

Il farmaco puó essere assunto quando si vuole, indipendentemente dai pasti. In qualche paziente l'assunzione durante il pasto determina meno disturbi gastroenterici.


(19 settembre 2016 - ore 9:59) - Terapia TE

È dalla fine del 2014 che mi hanno diagnosticato la trombocitemua. La biopsia midollare indicava midollo osseo emopoietico trilineare ipercellulare con megacariociti displastici con nucleo ipersegmentato e tendenti alla clusterizzazione. Non ho sintomi particolari, solo maggiore stanchezza e sonnolenza. Ho assunto oncocarbide per 9 mesi, da febbraio 2015, sospeso per poi passare all'anagrelide, visto perché ho 27 anni, ma da quando ho interrotto la terapia le piastrine si sono assestate intorno alle 470.000 unita prima, e ora oscillano sulle 300.000 unità.
(Fabrizio)


Risposta

La situazione attuale è sotto controllo con una conta piastrinica nei limiti.


(17 settembre 2016 - ore 17:23) - Normalizzazione delle piastrine in TE

Salve egregi dottori,
volevo sapere se è normale che nella trombocitemia essenziale (valori iniziali delle piastrine intorno alle 900.000 unita, diagnosticata con biopsia ossea,valutata in piu di un ospedale), le piastrine si mantengano su valori piuttosto normali dopo aver sospeso da ormai un anno la terapia con Oncocarbide?
(Fabrizio)


Risposta

Potrebbe dipendere da molti fattori. E' da tanto che ha la TE? Ha una delle mutazioni note? E' cambiato qualcosa nelle manifestazioni cliniche della sua malattia: aumento milza, sintomi, calo peso?
Ci faccia sapere


(17 settembre 2016 - ore 9:05) - Efficacia idrossiurea

Gentilissimi vi chiedo se l'idrossiurea ha poco efficacia sulla diminuzione dei globuli rossi. Grazie.
(Sergio)


Risposta

L'idrossiurea è usualmente efficace, ma questo dipende dalla dose del farmaco, dalla fase della malattia.


(15 settembre 2016 - ore 21:31) - Mielofibrosi avanzata

È da novembre 2015 che mi è stata diagnosticata la mielofibrosi idiopatica. Si è subito mostrata in tutta la sua aggressività: emoglobina su livelli 7/8, trasfusioni quasi settimanali, piastrine basse, splenomegalia accentuata. Ho 65 anni e la mia vita è notevolmente cambiata. Poi a dicembre 2015 e settembre 2016 la ciliegina sulla torta: due episodi di cardiopalmo e successivo ricovero in codice rosso. Mi è stata consigliata dallo specialista in aritmiologia l'ablazione. Il mio ematologo dice che prima bisogna controllare le piastrine. Succederà ancora, che speranze ho)? Grazie.
(Giacinta)


Risposta

Difficile essere cosi precisi con poche informazioni cliniche. Bisogna che lei discuta con il suo ematologo se sussiste indicazione al trapianto di cellule staminali e/o l'impegno di ruxolitinib.


(15 settembre 2016 - ore 9:16) - Acufeni e PV

Buongiorno, mi chiamo Marco e sono affetto da PV da 3 anni, età 53.
Volevo farvi la seguente domanda, precisando che attualmente faccio salassi ogni 3 mesi e assumo solo cardioaspirina, i sintomi, quali vertigini ed acufeni è normale averli anche con ematocrito a 47 ed emoglobina a 15.1, nonostante assumo cardioaspirina? Il mio ematologo mi dice che entro i limiti di rang e con assunzione di cardioaspirina molto probabilmente non sono da attribuire alla PV ma ad altro, in quanto nella PV mantenere un ematocrito sotto il 45% è importante ai fini di evitare che si creino coaguli. In sostanza mi dice che con 47% di ematocrito e cardioaspirina vertigini ed acufeni sono da attribuire ad altro.
Vi chiedo se è il caso di approfondire con il mio medico sulle altre cause che possono causare questi problemi. Grazie in anticipo, cordiali saluti.
(Marco)


Risposta

Il suo medico ha ragione: l'ematocrito va tenuto al di sotto del 45%, in qualche paziente con sindrome da iperviscosità (acufeni, vertigini) si può anche mantenere più basso (42%). Prima di decidere, le consiglio di eseguire una visita con lo specialista otorinolaringoiatra e una TAC cerebrale.


(15 settembre 2016 - ore 8:38) - Interazioni con Oncocarbide

Affetto da Policitemia vera prendo 1 capsula al giorno di Oncocarbide. Chiedo quali farmaci fanno intereazione con il suddetto farmaco?
(Arnaldo)


Risposta

Fondamentalmente nono vi sono interazioni; ogni farmaco va discusso con il suo curante.


(14 settembre 2016 - ore 17:11) - Ruxolitiib e epatite cronica C

Ho 71 anni, ad inizio dell'anno in corso mi è stata diagnosticata una MF primaria JAK2 - rischio intermedio 2, asintomatico. Assumo oncocarbite 1 al dì, duoplavin e atorvastatina 20 mg. Vorrei spere se è controindicato il ruxolitinib per un soggetto che come me ha da 26 anni hcv (rna) qualitativo presente - hcv(rna) quantitativo 3.35 x10^6 ul/ml - fibroscan 5.1 Kpacal. Sono dati attuali. Grazie mille.
(Enzo)


Risposta

Il primo consiglio è valutare la possibilità di effettuare la terapia antivirale dell'epatite C. Se il visus viene debellato non vi è alcuna controindicazione all'uso di ruxolitinib; se non sussiste indicazione alla terapia antivirale, il ruxolitinib si può fare con un adeguato monitoraggio della viremia.


(14 settembre 2016 - ore 2:08) - Splenomegalia isolata

Cari ricercatori,
la presenza di splenomegalia isolata (emocromo normale, marker negativi, assenza malattie infettive e virali, emoglobina nella norma) potrebbe indicare una fase primordiale di malattie mieloproliferative? Grazie.
(Elio)


Risposta

Potrebbe anche essere, controlli un eco-doppler dei vasi splancnici.


(13 settembre 2016 - ore 16:59) - Zometa e Oncocarbide

Soffro di policitemia in terapia con Oncocarbide. Affetto da K prostata mi viene proposta terapia con Zometa per presenza di MTS ossee. Nel mio stato vi sono controindicazioni?
(Maurizio)


Risposta

Non vi sono controindicazione al co-trattamento


(13 settembre 2016 - ore 10:28) - Diagnosi PV

Mi hanno diagnosticato la policitemia vera circa due anni fa. Dopo qualche mese dall'assunzione di Oncocarbide ho avuto anemia con emoglobina intorno a 10, febbre, valori infiammatori acuti (pcr 214) e sono stati rilevati, dopo vari esami, delle formazioni ulcerose asintomatiche nel colon. Dopo la sospensione di Oncocarbide i valori sono tornati nella norma. Ho ripreso la terapia dopo circa altri mesi perché l'ematocrito era salito a 47, le piastrine intorno a 900, attualmente sto prendendo dosi basse (1 1 2), noto nuovamente la discesa dei globuli rossi, mentre le piastrine rimangono alte, intorno ai 600-700.
Vorrei sapere se la terapia è corretta e soprattutto la diagnosi.
Ringrazio per gentile risposta.
(Odilia)


Risposta

Circa la diagnosi non abbiamo alcun parametro per poterla confermare. Penso che i due eventi (inizio Oncocarbide e Ulcerazione colon) siano indipendenti. Infatti alla ripresa Oncocarbide non ha più avuto problemi.


(13 settembre 2016 - ore 10:03) - Leucocitosi neutrofila

Buongiorno,
chiedo cortesemente che significato ha in una PV un aumento doppio dei valori di norma dei GB (leucocitosi neutrofila). Se con l'uso di Oncocarbide non si possono controllare più di quel tanto i GB in quanto legati ai valori delle piastrine che non si posso far scendere sotto i 200.000/mmc ci sono delle terapie alternative? Fino a quanto possono aumentare i GB e al di sopra di tale limite cosa succede nel quadro di PV?
Visto che nel controllo della PV tra gli esami di routine c'è la Fosfatasi Alcalina e l'Uricemia, un aumento anche se moderato di queste che significato ha?
Nel ringraziarvi sentitamente della cortese risposta saluto cordialmente.
(D.)


Risposta

La leucocitosi potrebbe essere un segnale di poca efficacia dell'oncocarbide. E' importante capire se è transitoria o costante, come è la milza (aumentata?). La fosfatasi alcalina potrebbe essere aumentata per calcoli alla colecisti: ha fatto un'ecografia dell'addome? L'uricemia è spesso alta nella PV, chieda al suo ematologo se iniziare une terapia specifica.


(9 settembre 2016 - ore 22:07) - Percentuale mutazioni

Salve, le percentuali relative alle mutazioni dei geni JAK2 e CARL cosa indicano? Ad es.come va interpretata la copresenza delle mutazioni JAK2 all'8,21% e CARL al 56% tipo 1?
(Vale)


Risposta

Al momento non hanno una rilevanza clinica pratica sapere la propria percentuale di alleni mutati.


(9 settembre 2016 - ore 12:56) - Sospensione Ruxolitinib

Egregi dottori,
sono in cura da circa 4 anni con Ruxolitinib, con risultati su i vari sintomi della patologia, ma purtroppo nessun risultato sulla riduzione della milza, che nonostante non si sia ridotta e aumentata notevolmente, portandomi forti dolori e coliche continue.
Durante l'ultima visita al policlinico di Napoli mi è stato comunicato che ad ottobre finirà la sperimentazione sul farmaco, che probabilmente mi sarà sospeso. Ad inizio sperimentazione ho firmato dei documenti dove la Novartis si impegnava a fornirmi il farmaco per tutta la vita.
Come potrei oppormi alla sospensione? Saluti.
(Giovanni)


Risposta

Bisognerebbe sapere di quale studio sta parlando. Comunque non sembra che la risposta sia stata brillante per cui si potrebbero prendere in considerazione altri studi.


(9 settembre 2016 - ore 12:43) - PRM-151

Quando verranno pubblicati i risultati dello studio circa l'efficacia di PRM-151 (in corso a Pesaro) su persone affette da MF a rischio alto o intermedio II?
(Anna)


Risposta

Lo studio è iniziato da poco e richiederà almeno 1 anno prima di avere qualche dato preliminare.


(9 settembre 2016 - ore 12:23) - Dose Ruxolitinib

Qual è la dose ideale perché il farmaco Jakavi (Ruxolinitib) abbia effetto e procuri i risultati sperati come: la riduzione del volume della milza, della fibrosi, ecc.? E' corretto assumere ad esempio 40 mg all'inizio e una volta aver accertato il conseguente abbassamento di tutti i valori, tanto più dell'emoglobina, si decida di ridurre man mano la terapia sino a 20 o 10 mg per poi ritornare ad aumentarla? Inoltre, se l'emoglobina, invero, dovesse rimanere (a fronte di terapia di 20 mg ) su 8.5 - 8.7, nonostante venga associata terapia massima con eritropoietina, cosa bisognerebbe effettuare in paziente di anni 50, affetto da MF secondaria?
(Pietro)


Risposta

La dose di Ruxolitinib deve essere proporzionale alla conta piastrinica. Dati documentano che a maggiore dose corrisponde maggiore risposta.


(7 settembre 2016 - ore 14:27) - Esami ormonali e policitemia

Ho policitemia vera assumo oncocarbide e cardioaspirina, dalle ultime analisi del sangue è uscito ves a 30, fino a due mesi prima usciva sempre intorno a 2, emocromo è buono, solo ematocrito a 52 e globuli bianchi a 14.0000, emoglobina a 14,5, a volte scende la glicemia, da un analisi risultava a 25, strano, perché comunque non sono mai svenuta, le altre volte risultava a 67, sono in menopausa, volevo sapere se la policitemia altera i seguenti valori: ldl, acth, lh, fsh, ana 1:160, risultano tutti un poco alti, l'insulinemia è normale ed anche la curva glicemica, aiutatemi a capire se i farmi, la policitemia, lo stress che ho subito per la morte di mio padre ha alterato il tutto... Mi date un consiglio dettagliato per tutti questi esami alterati? Grazie.


Risposta

Non vi è una correlazione tra gli esami ormonali e la policitemia; conviene discuterne con il ginecologo indipendentemente dalla PV. La Glicemia potrebbe anche scendere nella PV per ipercatabolismo.


(7 settembre 2016 - ore 14:13) - Splenomegalia e fibrosi

Salve, vorrei sapere se c'è una correlazione tra l'entità della splenomegalia e il grado di fibrosi midollare... al crescere della prima corrisponde un aumento di fibrosi?
Vorrei chiedevi, inoltre, se tosse persistente, in assenza di raffreddore e una Rx torace perfetta, si spiega appunto con la splenomegalia o è dovuto anche ad altre cause. Ho PV da quasi 14 anni e ad oggi faccio solo un paio di salassi all'anno.
(Lucio)


Risposta

Non c'è una correlazione tra splenomegalia e fibrosi, ma entrambe aumentano con il tempo. La splenomegalia puó determinare tosse soprattutto se di grandi dimensioni.


(6 settembre 2016 - ore 12:45)

I valori di inizio malattia DEL 06/12/2010 erano RBC 7.12 EMOGLOBINA 21.5 HCT 64.2 WBC 16.2 come gia detto questi valori con l'aiuto di salassi sono scesi e sono rimasti nei limiti accettabili per tanto tempo. In questi ultimi mesi sono progressivamente scesi come comunicato ho trasmesso questi al mio ematologo il quale ha ritenuto farmi una visita dalla quale ha rilevato milza nei limiti al tatto solo con respirazione.Nessun riferimento ad ulteriori esami spostando il prossimo controllo a gennaio 2017. Il v/s parere è per me importante. Grazie.
(Vincenzo)


Risposta

Contestualizzare meglio. Grazie


(5 settembre 2016 - ore 21:59) - Cellule staminali

Gentili ricercatori buonasera.
La donazione di cellule staminali emopoietiche, sia prelevate dal midollo osseo che da sangue periferico, è assolutamente sicura per il donatore? I fattori di crescita possono causare effetti collaterali a distanza di anni. Grazie per la risposta che vorrete darmi.


Risposta

La donazione ha delle regole, per cui il donatore viene selezionato. Se tutto è coerente con la fattibilità, puó procedere serenamente. Ovviamente la donazione da sangue periferico le evita l'anestesia e viene praticata per lo più.


(5 settembre 2016 - ore 21:03) - Folina

Buongiorno,
mio padre di 82 anni è affetto da alcuni anni da mielofibrosi secondaria a policitemia vera. Assume Oncocarbide in associazione a Danatrol, ma da qualche mese il Danatrol non è disponibile nelle farmacie. L'ematologo che lo cura ritiene che la folina abbia la medesima efficacia, nonostante l'emocromo evidenzi un calo di emoglobina ed ematocrito. Quale farmaco può essere alternativo al Danatrol? Grazie per la cortese risposta.
(Grzia)


Risposta

Danazolo e Folina sono farmaci differenti. In linea di massima valuterei se Danazolo sia stato efficace (di solito richiede 2-3 mesi). Se no, sospenda pure; se fosse stato efficace bisognerebbe cercare di procuralo.


(5 settembre 2016 - ore 19:47) - Diagnosi prima della diagnosi

Buongiorno ricercatori,
ad oggi gli studi e le ricerche permettono una diagnosi precoce prima dell'innesco vero e proprio delle malattie mieloproliferative? Ed eventualmente quali sono gli eventuali campanelli di allarme? Grazie mille.
(Sonia)


Risposta

I campanelli d'allarme sono le manifestazioni vascolari o un incremento di globuli bianchi, piastrine, o emoglobina.


(5 settembre 2016 - ore 15:32) - Ruxolitinib

Quali sono tutti gli effetti positivi del Ruxolitinib sulla Mielofibrosi?
(Massimo)


Risposta

L'efficacia di Ruxolitinib è variabile da paziente a paziente. In linea generale, Ruxolitinib riduce le dimensioni della milza, riduce i sintomi sistemici e prolunga la sopravvivenza.
Nel tempo riduce la fibrosi midollare.


(5 settembre 2016 - ore 14:39) - Progressione di malattia

Policitemia vera dal dicembre 2010 con valori alterati, ma non tali da prendere oncocarbite o altro. Salassi solo alcuni nel 2010, poi cardirene da 75, zyloric da 300 una al giorno e pasticche per la pressione. Negli ultimi mesi discesa progressiva dei valori dell'emocromo, al 30 agosto i seguenti WBC 33,64 RBC 4,48 HGB 12,1 PLT 431; la mia domanda: è possibile che la malattia stia trasformandosi o altro? Grazie per la vostra considerazione.
(Vincenzo)


Risposta

Certo, non avendo i valori della diagnosi, diventa difficile dare un parere. E' importante che si rivolga al suo curante per il quesito specifico. Consiglierei una visita con valutazione della splenomegalia, una stima dei sintomi sistemici e forse la biopsia osteomidollare.


(5 settembre 2016 - ore 10:48) - Prevenzione herpes in ruxolitinib

Buongiorno egregi dottori,
essendo prossimo al trattamento con il farmaco ruxolinitib, sono stato correttamente informato sugli effetti collaterali, in particolare circa le attivazioni erpetiche. Avendo anche un quadro immunologico significativamente critico vi domando: sarebbe possibile agire preventivamente al fine di limitare, il più possibile, gli effetti collaterali? Se si, quali sono le indicazioni farmacologiche?
(Riki)


Risposta

L'indicazione alla prevenzione dell'Herpes non è assoluta; in generale conviene valutare l'andamento dell'infezione erpetica durante la terapia con ruxolitinib. Se avesse plurime ricorrenze, certamente valutarei la possibilità di cura preventiva con antivirali. La scelta del farmaco dipende dalla normalità di alcuni parametri quali le transaminasi e la funzionalità renale.


(3 settembre 2016 - ore 12:03) - Beta2microglobulina e peginterferone

Sono in cura con interferone peghilato per una TE, negli esami di controllo è risultata la betal microglobuline un po' alta, cosa significa nel mio caso?
(Stefania)


Risposta

La b2m può aumentare per svariati motivi e in diverse entità. E' un esame che non si fa do routine. Chieda al suo curante di inquadrarlo.


(2 settembre 2016 - ore 21:16) - Trend piastrine

E' possibile capire in che misura le piastrine crescano nel corso degli anni? Ho 35 anni e ho la trombocitemia essenziale (mutazioni JAK2 e CARL).
(Vale)


Risposta

Non siamo in grado di definire come le sue piastrine saliranno. Ci sono pazienti in cui le piastrine stanno stabili per molti anni; altri in cui le piastrine crescono più rapidamente. Le consigliamo di tenerle ben monitorate e di valutare con il suo curante l'andamento.


(2 settembre 2016 - ore 13:17) - Attesa vita nella TE

Buongiorno,
ho 32 anni e a Maggio del 2016 ho scoperto di avere la TE con JAK2 V617F positivo al 17%.
Vorrei sapere, in maniera molto schietta, quali sono le mie prospettive di vita? Quanti anni vive in media una persona affetta da TE? La malattia peggiorerà inevitabilmente e dopo quanti anni si comincia a peggiorare?
C'è la possibilità di fare una terapia "preventiva" per riuscire a tenere sotto controllo i valori ematici (globuli bianchi, globuli rossi, ecc..) anche con la medicina alternativa o l'alimentazione? Saluti.
(jb)


Risposta

La trombocitemia ha un decorso indolente e nei primi anni l'attesa di vita sovrapponibile a quella della popolazione generale. Il rischio è per lo più vascolare per cui deve controllare gli esami con regolarità, seguire le indicazioni terapeutiche del curante, non fumare, mantenere un peso nei limiti, e fare se può un po' di attività fisica.


(2 settembre 2016 - ore 8:58) - Aspirina e milza

Gentili,
in uno dei gruppi social sulle malattie mieloproliferative, un paziente sostiene che la cardioaspirina può intervenire positivamente sia pure lievemente sulla splenomegalia. Non ho mai sentito nulla del genere, pertanto chiedo il vostro autorevole contributo: la cardioaspirina (o altri antiaggreganti) possono avere un effetto sia pure blando sulla splenomegalia? Grazie.
(Micro)


Risposta

L'aspirina non influisce sulla splenomegalia.


(1 settembre 2016 - ore 20:13) - Sole e policitemia

Ho 74 anni e da 21 sono affetto da policitemia vera, nell'ultimo anno l'ematocrito sale velocemente e devo nuovamente fare i salassi. Desidero sapere l'esposizione al sole può influire? E' da seguire una dieta alimentare particolare? Sono in cura con una capsula di Oncocarbide e tiklid al giorno.
(Franco)


Risposta

Il sole non modifica l'andamento della malattia. L'ematocrito va tenuto idealmente al di sotto del 45% variando la dose di Oncocarbide. Può anche fare qualche salasso, ma alla sua età si preferisce non eccedere. Ne discuta con il suo curante.


(31 agosto 2016 - ore 23:22) - Cefalea nella trombocitemia essenziale

Buona sera,
io ho 36 anni e da tre anni ho scoperto di avere la trombocitemia con mutazione del JAK2, le mie piastrine sono normalmente intorno a 800.000, in un primo periodo mi è stato prescritto l'oncocarbide, ma poi cambiando ematologo ho cominciato a prendere solo la cardioaspirina.
Sto vivendo un periodo di grande tensione e ultimamente soffro frequentemente di mal di testa, qualche giorno fa ho accusato anche un dolore strano alla spalla. Ho ripetuto le analisi e tranne qualche valore alterato (oramai da tempo) riguardante il fegato, le piastrine sono stabili, mi devo preoccupare? Posso fare qualcosa per evitare di avere peggioramenti significativi?
Vi ringrazio anticipatamente per l'importante lavoro da voi svolto e per la disponibilità.
(Francesco)


Risposta

Il mal di testa è un sintomo poco specifico, molto frequente anche nelle persone normali, e non necessariamente correlato alla trombocitemia. In caso però di cefalea persistente e molto disturbante può essere utile una visita dal neurologo che valuterà l'eventuale necessità di una indagine strumentale (TC o RMN) cerebrale.


(31 agosto 2016 - ore 19:44) - Studi clinici sulla mielofibrosi

Preg.mi ricercatori buonasera,
vi scrivo per avere notizie in merito allo studio in Italia del PRM 151, se è iniziato e se è previsto pure lo studio del PRM 151 asssociato al Ruxolitibib (già in corso con da mesi USA-dr Srdan Verstovsek, Ruben Mesa-Canada, etc). Inoltre, se è iniziato lo studio dell'imetelstat, atteso pure a Firenze-Careggi. Grazie sempre.
(Ernesto)


Risposta

Non sono attualmente attivi in Italia studi su PRM 151. E' invece attivo lo studio su Imetelstat cha arruola pazienti con mielofibrosi non responsivi a Ruxolitinib


(31 agosto 2016 - ore 15:03) - Aumento di LDH nella policitemia vera

Ho la policitemia vera, prendo cardioaspirina ed oncocarbide dal 2009, sono in menopausa, ho 47 ani e dalle ultime analisi è emerso LDH a 662, ana positivo a 1:160, ves 30, LAC screening a 1,46, LAC CONFIRM 0,94, LA Ratio a 1,55, ematocrito 52,4, piastrine 461, globuli bianchi 14,67, emoglobina 14,9, esami generali tutti nella norma ed immunologici nella norma, a volte glicemia bassa, mi può dare un consiglio da cosa dipende ldh alto ed il resto? E cosa posso fare? Sudo molto giorno e notte, sono agitata.


Risposta

L'enzima LDH (lattato deidrogenasi) è una proteina contenuta in molte cellule dell'organismo comprese le cellule del sangue. Quando le cellule del sangue sono aumentate, come nella policitemia vera, conseguentemente anche L'LDH tende ad aumentare. Questo esame di laboratorio viene quindi utilizzato per valutare indirettamente l'intensità della proliferazione delle cellule ematiche e del midollo osseo, in particolare nella mielofibrosi.


(30 agosto 2016 - ore 23:11) - Mutazioni aggiuntive nelle malattie mieloproliferative croniche

Buonasera,
sono in corso studi (o è in programma di farli) che possano verificare se i farmaci citoriduttivi (oncocarbide, xagrid, interferone, ruxolinitib) evitino o invece favoriscano il sopraggiungere di mutazioni aggiuntive a quelle driver? Grazie mille.
(Claudia)


Risposta

Mutazioni aggiuntive a quelle driver (JAK2, CALReticulina, MPL) sono spontaneamente possibili durante la storia naturale delle malattie mieloproliferative croniche. E' plausibile, ma non ci sono dati sicuri, che agenti esogeni (farmaci, radiazioni, virus,...) possano favorire la comparsa di tali mutazioni.


(29 agosto 2016 - ore 1:40) - Ereditarietà della mutazione V617F di JAK2

Mia nonna è positiva a test mutazione JAK2. Ora mi chiedevo se fosse il caso di far fare il test anche a mia mamma che ha 55 anni. E' possibile prevedere lo sviluppo di malattia come la mielofibrosi già precocemente con il test JAK2?
(Elisa)


Risposta

La mutazione V617F di JAK2 non è ereditaria e pertanto non deve essere, di regola, ricercata nei familiari sani di un paziente affetto.


(23 agosto 2016 - ore 22:14) - Mielofibrosi post-tromboctemica

Buonasera e grazie anticipatamente per la risposta.
A mia madre nel 2010, dopo diversi emocromo che evidenziavano un innalzamento delle piastrine (fino ad 1200000), si arrivò alla diagnosi T.E.; da allora curata con oncocarbide con alti e bassi solo delle piastrine gli altri valori sempre nella norma fino ad un mese fa quando le piastrine si sono abbassate (150000) tanto da sospendere la terapia con l'oncocarbide. Nel giro di qualche settimana l'emocromo ha subito una sorta di scombussolamento. GB a 30000 gr 4.0 emoglobina tra 8 e 9. Ldh 1700 fosfatasi alcalina 260. Gli ematologi hanno praticato 2 trasfusioni ma il valore tendenzialmente sempre lo stesso, adesso dopo la bom ed altre analisi parlano di un evoluzione fibrotica. Mia madre si sente stanchissima ed anche a riposo ha l'affanno ma non ha altri sintomi. Vi chiedo è possibile avere l'affanno anche a riposo? Secondo voi è già mielofibrosi?
(Francesco)


Risposta

La trombocitemia essenziale può evolvere in mielofibrosi post-trombocitemica il circa il 5-10% dei pazienti nei primi 10 anni di malattia e nel 15-20% dei casi con periodi di malattia più lunghi. La probabilità di progressione è più alta nei pazienti che alla diagnosi, pur presentando un quadro clinico di trombocitemia essenziale, hanno un aspetto istologico della biopsia ossea di mielofibrosi prefibrotica. La sintomatologia clinica della mielofibrosi post-trombocitemica è molto simile a quella della mielofibrosi primaria ed anche il trattamento è, di regola, lo stesso.


(23 agosto 2016 - ore 17:21) - Sospensione di Oncocarbide prima di un intervento chirurgico

Sono affetto da policitemia vera e come terapia prendo una capsula di oncocarbide tutti i giorni. Dovendo affrontare un intervento di protesi peniena l'anestesista vorrebbe sospendere l'assunzione del farmaco per una decina di giorni. E' possibile ciò senza creare danno alla patologia?
(Silvio)


Risposta

Non c'è alcuna necessità di sospendere Oncocarbide prima di un intervento chirurgico in un paziente con una malattia mieloproliferativa cronica, come la policitemia vera. E' anzi opportuno che il paziente si presenti all'intervento con i valori dell'emocromo il più possibile corretti.


(23 agosto 2016 - ore 1:56) - Trapianto di cellule staminali emopoietiche nella policitemia vera

Buonasera,
vorrei sapere se un malato di anni 43, affetto già da 6 anni di policitemia vera JAK2 positivo V617 F può effettuare il trapianto di midollo di cellule staminali emopoietiche, per poter avere una remissione della malattia e poi probabilmente anche guarire? Vi domando se è possibile fare tutto ciò. Grazie aspettando una vostra precisa e come sempre chiara risposta e delucidazione su tutto. Grazie di cuore.
(Massimo)


Risposta

Di regola, il trapianto di cellule staminali emopoietiche non è indicato nei pazienti con policitemia vera perché si considera il rischio trapiantologico troppo alto per una patologia con lunga attesa di sopravvivenza. L'indicazione al trapianto si può porre se e quando la policitemia vera si dovesse trasformare in mielofibrosi post-policitemica.


(22 agosto 2016 - ore 11:17) - Determinazione della carica allelica di JAK2 nei pazienti con trombocitemia essenziale

Gentili ricercatori ho la TE JAK2 positivo, dove posso effettuare l'esame per stabilire la percentuale di alleli mutati a Roma possibilmente non privato? E' importante che il laboratorio analizzi il campione a Roma. Lo dico perché mesi fa ho effettuato il prelievo nel centro di via Benevento, ma, fatto il prelievo, lo spediscono in Calabria... Nulla togliere alla professionalità del laboratorio calabrese ma non ho ricevuto risposte, non si sa se si è perso il campione, se si è scongelato nel tragitto, se si è smarrita la risposta, boh? Grazie.


Risposta

La carica allelica della mutazione V617F di JAK2 nella trombocitemia essenziale è di regola bassa (<50%) e la sua quantificazione non è raccomandata nella valutazione diagnostica e prognostica dei pazienti trombocitemici se non inseriti in progetti di studio.


(22 agosto 2016 - ore 10:49) - PRM-151 nella mielofibrosi

Buongiorno, seguendo questo forum ho letto di uno studio in fase 2 del PRM-151 per la mielofibrosi. I dati erano di circa un anno addietro; la sperimentazione è continuata? Ci sono in arrivo altri dati?
(Salvo)


Risposta

PRM-151 è una forma ricombinante di pentraxina-2 con attività antifibrotica che è in corso di sperimentazioone nei pazienti con mielofibrosi e altre malattie fibrotiche come la fibrosi polmonare idiopatica. Dati preliminari hanno indicato una promettente attività nei pazienti con mielofibrosi ma gli studi clinici sono ancora in corso.


(20 agosto 2016 - ore 17:47) - Accumulo di ferro nelle mielodisplasie

Da dieci anni mio marito di anni 69 gli è stato diagnosticato tramite ago biopsia midollare una mielodisplasia di grado intermedio. Non è stata consigliata nessuna terapia ma solo controlli periodici. Attualmente i valori ematici sono: 4000000 di g.r, 2900 g.b, 121000 piastrine hb 13'5, la ferritina però in due mesi è salita da 530 a 640. Può costituire un problema? Grazie.
(Mirella)


Risposta

L'aumento della ferritina è frequente nelle mielodisplasie a causa dell'alterato utilizzo del ferro da parte del midollo displastico. Però, una terapia ferrochelante, mirata cioè a ridurre l'accumulo di ferro nell'organismo e misurata anche dall'aumento della ferritina, è indicata, di regola, solo nei pazienti con mielodisplasia trasfusiono-dipendente, nei quali l'eccesso di ferro è nettamente aumentato dalla terapia trasfusionale.


(18 agosto 2016 - ore 21:35) - "Guarigione" della mielofibrosi con il trapianto di cellule staminali emopoietiche

Buonasera, sono una giovane paziente con mielofibrosi idiopatica e candidata al trapianto da donatore familiare con compatibilità al 100%. Vorrei sapere se il trapianto può debellare definitivamente la mia malattia. Grazie infinite.


Risposta

In diversi studi, il trapianto di cellule staminali emopoietiche si è dimostrato in grado di ottenere una remissione dalla malattia dopo 5 anni in circa il 50% dei pazienti. Dopo questo tempo, le probabilità di recidiva della malattia sono molto basse e si può parlare di "guarigione" della malattia.


(16 agosto 2016 - ore 17:35) - Ricerca delle principali mutazioni molecolari nella mielofibrosi

Non aver eseguito la calreticulina e l'mpl ed altre analisi molecolari per un soggetto con mielofibrosi LO, deve indirizzare il paziente a cercare un centro ematologico più specializzato? Secondo la vostra esperienza cosa manca alle ematologie periferiche per garantire una adeguata assistenza ai malati di sindromi mieloproliferative croniche? Grazie.
(Fernando)


Risposta

La ricerca delle mutazioni della calreticulina e di mpl nella mielofibrosi è indicata nei pazienti negativi per la mutazione V617F di JAK2 perché, in questi casi, può fornire utili informazioni prognostiche (Rumi et al. Blood 2014;124:1062-9). Gli attuali standard diagnostici (Arber et al. WHO guidelines, Blood 2016;127:2391-405) e terapeutici (Barbui et al. ELN guidelines, J Clin Oncol 2011;29:761-701, Vannucchi et al. ESMO guidelines, Ann Oncol. 2015;26 Suppl 5:v85-99) delle malattie mieloproliferative croniche, inclusa la mielofibrosi, sono ben codificati e possono e debbono essere seguiti da tutti i Centri ematologici italiani. I Centri con maggior interesse, anche scientifico, per queste patologie possono svolgere un'utile funzione di consulenza per casi particolari.


(15 agosto 2016 - ore 20:17) - Cellule staminali nel midollo osseo e nel sangue periferico

Quante cellule staminali ci sono nell'aspirato midollare rispetto a quelle prelevate dal sangue periferico?
(Anna)


Risposta

La percentuale di cellule staminali nel midollo osseo è di circa 1-3%, mentre nel sangue periferico è di circa 0,01-0,1%. Sebbene la percentuale di cellule staminali sia più bassa, la loro raccolta da sangue periferico a scopi trapiantologici è largamente preferita perché più comoda per il donatore e perché le moderne tecniche di prelievo tramite aferesi permettono la processazione di larghe quantità di sangue e quindi la raccolta di molte cellule staminali, di regola largamente sufficiente per il trapianto.


(14 agosto 2016 - ore 17:54) - Ringraziamenti

Grazie di tutto cuore a tutti voi dottori e angeli della ricerca per tutte le informazioni sempre care ed esaustive a noi malati di neoplasia mieloproliferativa.
Buon FERRAGOSTO a voi tutti.
(Massimo)


(14 agosto 2016 - ore 13:28) - Biopsia ossea nella mielofibrosi prefibrotica

Buongiorno,
ho sindrome mieloproliferattiva cronica - probabilmente riferibile a mielofibrosi in fase cellulare e non potendo escludere una trombicitemia essenziale, JAK2V617F positiva. Non ho avuto precedenti trombotici-ischemici. Ultimamente le piastrine si alzano e si abbassano (PLT 1007 ora 931), le mie condizioni generali sono buone non ho disturbi particolari, sto bene. E' necessario iniziare terapia citoreduttiva e fare biopsia ossea?
Sono un po' disorientata, grazie infinite.
(Carla)


Risposta

La biopsia ossea è indicata nella diagnosi differenziale fra mielofibrosi prefibrotica (o in fase cellulare) e trombocitemia essenziale perché la prognosi delle due malattie è diversa (Barbui et al J Clin Oncol. 2011;29:3179-84). La terapia citoriduttiva deve essere decisa dall'ematologo curante non solo sulla base del numero delle piastrine, ma tenendo conto di diversi fattori, fra i quali l'età del paziente, precedenti eventi trombotici o emorragici e le attuali condizioni cliniche, compresi eventuali sintomi, presenza di leucocitosi o splenomegalia e fattori di rischio vascolare concomitanti.


(12 agosto 2016 - ore 21:44) - Allopurinolo ed iperuricemia

Ringrazio sempre tanto per le vostre esaustive risposte, vorrei sapere però un'ulteriore informazione, chi mi segue a livello ematologico, zona Lazio, mi fa assumere allopurinolo da 300 mg per soli 10 giorni al mese, è corretto prendere tale farmaco allopurinolo da 300 mg in questa maniera, in questo modo, in quanto io mi domando, ma per gli altri 20 giorni è vero che non serve? Ho letto che l'acido urico andrebbe mantenuto non superiore a 6,0 mg/dl, per ridurre i gravi danni per l'organismo che esso comporta, è vero?
Premetto che ho 43 anni e già sono 6 anni di policitemia vera in terapia con oncocarbide e ho anche l'ipertensione. Grazie in anticipo per una vostra dettagliata risposta in materia.
(Massimo)


Risposta

Allopurinolo è il farmaco comunemente utilizzato per ridurre i livelli ematici di acido urico anche nei pazienti con policitemia vera. Il dosaggio del farmaco deve essere stabilito dall'ematologo curante in modo da mantenere i livelli di uricemia nei limiti di norma.


(11 agosto 2016 - ore 14:01) - Policitemia vera ed uricemia

Salve cari dottori e angeli della ricerca,
vorrei sapere da voi e solo da voi di quanto dovrebbe essere il valore ottimale e reale dell'acido urico nel sangue per un malato di policitemia vera JAK2 positivo, di anni 43, con l'esordio di tale patologia già da sei anni in terapia con: cardioaspirina e idrossicarbamide.
Per ipertensione assumo irbesartan 300 mg e nebivololo 5mg. Invece, per acido urico assumo allopurinolo 300 mg, 10 pasticche al mese e i valori sono di 7.2 mg/dl.
Detto questo vorrei sapere, con più esattezza possibile, di quanto deve essere realmente il valore dell'acido urico per un malato di PV. Con la speranza di essere stato chiaro nell'esporre la mia domanda e tutti i miei dubbi, aspetto sempre con ansia la vostra esaustiva risposta. Grazie.
(Massimo)


Risposta

Un paziente con policitemia vera dovrebbe mantenere normali livelli di acido urico nel sangue. Per normali si intende compresi nel range di riferimento del laboratorio dove viene eseguito l'esame.


(9 agosto 2016 - ore 16:58) - Progressione leucemica della mielofibrosi

Buongiorno,
io scrivo per mio suocero affetto da molto tempo da mielofibrosi. Dopo anni di eritropietina ha dovuto iniziare le trasfusioni, attualmente prende il jakavi ma è costretto a sospenderlo spesse volte in quanto le piastrine scendono notevolmente. Le trasfusioni sono sempre piu frequenti. Volevo chiedervi come possiamo renderci conto se la malattia sta progredendo arrivando allo stadio finale, quali parametri dobbiamo guardare per capire se stia diventando leucemia? Ne abbiamo parlato con l'ematologo ma è stato molto vago. Vi ringrazio anticipatamente.


Risposta

La trasformazione leucemica di una mielofibrosi è generalmente indicata dall'aumento delle cellule blastiche leucemiche nel sangue periferico e nel midollo osseo. Una percentuale di blasti superiore a 20% è indicativa di leucemia acuta.


(7 agosto 2016 - ore 11:43) - Splenectomia nella mielofibrosi

Quando viene consigliato di asportare la milza ai pazienti affetti da MF primaria o secondaria con splenomegalia? Grazie.
(Pietro)


Risposta

L'asportazione della milza nei pazienti con mielofibrosi è in genere consigliata quando la splenomegalia è sintomatica, ovvero provoca dolore o ingombro addominale o altri disturbi non tollerati dal paziente. In casi particolari, si considera la splenectomia prima di avviare il paziente al trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche per favorire l'attecchimento del trapianto.


(5 agosto 2016 - ore 9:31) - Linfociti nel midollo osseo

Buongiorno,
volevo chiedervi se la presenza di linfociti non clonali nel midollo possa essere un campanello di allarme per inizio di malattia mieloproliferativa. Grazie.
(Giuseppe)


Risposta

I linfociti "non-clonali" sono una normale componente del midollo osseo e non sono predittivi di malattie mieloproliferative croniche.


(3 agosto 2016 - ore 23:49) - La tecnica CRISPR/Cas nelle neoplasie mieloproliferative croniche

Salve, la nuova tecnica CRISPR/CAS9 potrebbe trovare applicazione nelle sindromi mieloproliferative? Grazie.
(Stefano)


Risposta

Il sistema CRISPR/Cas è stato usato per l'ingegneria genetica (aggiungendo, rimuovendo o cambiando la sequenza di geni specifici) e per la regolazione genica di molte specie. Con questa tecnica il genoma dell'organismo può essere tagliato in qualsiasi punto in maniera estremamente precisa e con una tecnica semplice che richiede attrezzature relativamente economiche. Inoltre, CRISPR è stato modificato per creare fattori di trascrizione programmabili che permettono di attivare o silenziare specifici geni. Non ci sono al momento dati consistenti sull'uso di questa tecnica nelle neoplasie mileoproliferative croniche.


(1 agosto 2016 - ore 15:37) - Terapia antiaggregante e rischio trombotico in trombocitemia

La valutazione di una riduzione del dosaggio della terapia antiaggregante è solo clinica o ci sono esami ematochimici come il Paf e il Tgfbeta2? Passare da 850 mila piastrine a 630 mila modifica il rischio trombotico? Grazie.
(Fernando)


Risposta

Il dosaggio della terapia antiaggregante piastrinica è fisso e non basato su test di laboratorio. Una parziale riduzione del numero di piastrine non modifica significativamente il rischio trombotico.


(30 luglio 2016 - ore 16:18) - Gravidanza in corso di Trombocitemia Essenziale

Ho 42 anni e desidero un figlio. Ho avuto un aborto qualche anno fa. Da un anno ho un nuovo compagno e abbiamo deciso di avere un figlio, ma ho scoperto di avere una trombocitemia essenziale senza altre patologie e mi è stata prescritta la Cardioaspirina. Posso avere un figlio? Premetto che tutte le analisi ormonali ed ecografiche sono buone. Quali precauzioni devo usare? Posso continuare a prendere la Cardioaspirina? Grazie.
(Elsy)


Risposta

La Trombocitemia Essenziale non costituisce di per sé una controindicazione alla gravidanza, ma è necessaria una maggiore attenzione clinica ed una stretta collaborazione fra l'Ematologo ed i Colleghi Ginecologi, meglio se esperti nella gestione delle gravidanze a rischio e, in particolare, in corso di patologie ematologiche simili. La gestione terapeutica della singola gravidanza viene decisa dopo aver accuratamente valutato la storia personale della paziente (aborti pregressi, eventuali complicanze avvenute durante precedenti gravidanze, età della paziente, eventuali eventi trombotici o emorragici in anamnesi, eventuali ulteriori fattori di rischio trombotico, indagabili mediante analisi mirate) e la conta piastrinica attuale. Se la gravidanza viene stimata essere a basso rischio, la profilassi con aspirina può essere adeguata e sufficiente; in caso contrario, si potrà ricorrere ad altri farmaci, sia in ambito anticoagulante (eparina), sia per ridurre la conta piastrinica, quali l'interferone.
Anche alcuni parametri che caratterizzano la gravidanza durante il suo svolgimento (ad esempio il risultato dello studio doppler delle arterie uterine) possono suggerire la necessità di adeguare e modulare la terapia in corso, rendendo ragione della necessità di intensificare i controlli.
La invitiamo a discuterne con il suo Ematologo di fiducia e con il suo Ginecologo, per poter ricevere tutte le informazioni necessarie in merito ai possibili rischi e per ricevere le indicazioni specifiche per affrontare al meglio questo periodo.


(26 luglio 2016 - ore 20:18) - Incremento della leucocitosi

Buona sera, mielofibrosi post trombocitemia, prendo ruxo 10 x 2 al dì. Da circa 8 anni ho i globuli bianchi sui 20/25, con picchi anche superiori ma che con oncocarbide subito rientravano. Ora è da due mesi che li ho sui 50.000. Che rischi corro? Al ruxo è possibile associare l'oncocarbide? L'ematologo non si esprime... non capisco se ciò significa che con la mia malattia potrebbe essere "normale" averli così alti... Grazie.
(Giusy)


Risposta

Ricordando che in questa sede non è possibile esprimere pareri in merito a situazioni personali, è bene sottolineare che un incremento del valore dei globuli bianchi in corso di Mielofibrosi può essere dovuto a più di una ragione, che va individuata insieme all'Ematologo di fiducia e al proprio Medico Curante. Per una corretta interpretazione del quadro bisogna tener conto di svariati parametri fra cui il comportamento dei restanti valori dell'emocromo, del volume della milza, di eventuali stimoli infiammatori o infettivi intercorrenti, di possibili variazioni delle dosi dei farmaci che il paziente assume; può essere, inoltre, molto utile effettuare una formula manuale (ossia osservare le cellule circolanti al microscopio ottico), per valutarne le caratteristiche e la maggiore o minore rappresentazione di ogni sottoclasse.
Considerando globalmente questi e altri fattori, il suo Ematologo potrà decidere se sia il caso di modificare la terapia che lei sta attualmente assumendo, con adeguamenti di dose oppure offrendo e discutendo con lei di possibili alternative.


(26 luglio 2016 - ore 14:45) - Aumento di peso in corso di terapia con Ruxolitinib

Buongiorno ho la MF secondaria a PV ho iniziato il Ruxolitinib dal 20 gennaio e finalmente dopo 6 mesi tutta la sintomatologia è finalmente sparita (forti dolori osteoarticolari, febbre elevata, mal di testa, sudorazione, etc.) qualcosa è rimasta ma si è ridotta di molto. E' rimasta anche l'astenia e l'anemia seguita da trasfusioni mensili, l'unico effetto negativo che mi disturba in assoluto è l'aumento ponderale di circa 3/4 kg al mese, ora mi chiedo e vi chiedo: continuerò ad aumentare di peso per sempre? Fino ad ora il fatto che avessi precedentemente perso 24 kg ha moderato la situazione però se continua così mi potrei ritrovare con il problema dell'obesità che porterebbe un ulteriore danno alla già danneggiata colonna vertebrale. Ditemi per favore se l'aumento di peso cesserà o mi vedrà costretta a rinunciare al Ruxolitinib ed in questo caso mi sapete dire se i sintomi iniziali potrebbero ritornare?
Grazie per la pazienza.
(Anna Maria)


Risposta

Il guadagno ponderale in corso di trattamento con Ruxolitinib è stato ben descritto fin dai primi studi condotti con questo farmaco, ed è stato poi confermato dagli studi registrativi COMFORT, che sono stati oggetto di analisi successive mirate proprio allo studio dei parametri nutrizionali e metabolici.
La Mielofibrosi di per sé si caratterizza per un incremento di numerose citochine, che sono sostanze normalmente presenti nel nostro organismo, coinvolte nella regolazione di svariate funzioni fra cui - in questo caso specifico - il metabolismo ed i fenomeni infiammatori. Una quota sostanziale degli stessi sintomi che i pazienti riportano (inclusa, ad esempio, la fatigue, le sudorazioni notturne, i dolori ossei, la febbricola e la perdita di peso) sembra proprio essere conseguente ad una sorta di stato infiammatorio che coinvolge tutto l'organismo e che si accompagna ad una condizione di "accentuato metabolismo", sostenuta proprio da alterati livelli di citochine. Il trattamento con Ruxolitinib si è dimostrato capace di correggere queste alterazioni biochimiche, portando ad un miglioramento dello stato nutrizionale e ad un guadagno ponderale, che almeno in parte permette ai pazienti di recuperare il peso eventualmente perduto in precedenza. In alcuni casi, tuttavia, questo effetto può rivelarsi eccessivo, rendendo necessarie alcune azioni correttive, quali ad esempio un regolare esercizio fisico (compatibilmente con lo stato di salute generale del singolo paziente), la correzione di eventuali errori alimentari, fino ad arrivare a vere e proprie diete ipocaloriche, per le quali è bene rivolgersi ad uno specialista del settore.
I dati a disposizione descrivono una stabilizzazione del peso corporeo dopo le prime 36 settimane di trattamento con Ruxolitinib, ma questa osservazione descrive un trend e non può chiaramente essere utilizzata per predire il comportamento del peso nel singolo paziente.
La invitiamo a discutere con il suo Ematologo di fiducia e con il suo Medico Curante, per scegliere la strategia migliore per lei. Le confermiamo, ad ogni modo, che se dovesse eventualmente sospendere la terapia con Ruxolitinib (per questo e/o per altri effetti collaterali clinicamente rilevanti) i sintomi della malattia si ripresenterebbero.


(23 luglio 2016 - ore 15:42) - Alternative terapeutiche

Sintesi della mia situazione clinica: donna di 58 anni, sindrome mieloproliferativa JAK2V617F positiva (34%) compatibile con mielofibrosi in fase cellulare o trombocitemia essenziale; no splenomegalia; asintomatica; assunzione di cardioaspirina, emocromo periodico, salassi.
Nella eventualità che mi venga prospettato il ricorso a Oncocarbide, conoscendone i risvolti, vi chiedo se potete indicarmi ulteriori alternative sapendo dei progressi fatti con terapia molecolare o se ci sono alternative. Grazie.
(Laura)


Risposta

Il quesito che lei pone è piuttosto ampio e risente di due ordini di fattori: l'esatta diagnosi del sottotipo di neoplasia mieloproliferativa (alcuni farmaci sono indicati nella trombocitemia essenziale e non nella mielofibrosi, e viceversa) e del motivo per cui si rende necessario istituire un trattamento nel caso specifico (contenimento del rischio vascolare attraverso un controllo dell'emometria nei pazienti con trombocitemia essenziale ad alto rischio, oppure una terapia orientata sul sintomo o sull'aspetto prevalente della patologia nel caso della mielofibrosi).
Poste queste premesse, l'alternativa terapeutica per il controllo della conta piastrinica nei pazienti con trombocitemia essenziale è costituita dall'Anagrelide, che in Italia per i pazienti della sua fascia di età è indicata per i casi di resistenza o intolleranza all'Idrossiurea, che costituisce il farmaco di prima scelta.
Nella mielofibrosi, invece, la terapia è individualizzata in base alle caratteristiche del quadro clinico nel singolo paziente: quando si rende necessario istituire una terapia citoriduttiva, è molto frequente l'utilizzo di Idrossiurea o, molto più raramente ormai, il ricorso a farmaci quali il Busulfano, che è un vero e proprio chemioterapico. L'unico farmaco a bersaglio molecolare attualmente disponibile al di fuori dei protocolli clinici è il JAK-inibitore Ruxolitinib, che però è indicato nella mielofibrosi (in determinate classi di rischio e per il trattamento della splenomegalia e dei sintomi sistemici) e, più recentemente, nella policitemia vera, ma non nella trombocitemia essenziale.
La invitiamo a discutere con il suo Ematologo di fiducia, che può valutare in maniera comprensiva tutti i dati clinici e di laboratorio che riguardano la sua storia, individuando non solo la categoria diagnostica più appropriata, ma anche la sua eventuale necessità terapeutica, tenendo conto anche della necessità di eseguire dei salassi.


(22 luglio 2016 - ore 20:02) - Tempistica dei test genetici

Salve sono Vincenzo, vi ringrazio per la risposta diagnosi del sottotipo di neoplasia mieloproliferativa ma vorrei gentilmente chiedervi se è normale che dopo quasi 4 mesi non so se vi è stata la mutazione del gene JAK2?
(Vincenzo)


Risposta

Talvolta in ambito ematologico vengono effettuati accertamenti genetici che richiedono tempi piuttosto lunghi, sia per l'esecuzione vera e propria, sia per l'interpretazione degli esiti, ma nel caso della ricerca della mutazione del gene JAK2 l'esito è di solito disponibile nell'arco di una settimana o poco più, con una certa variabilità che dipende dal singolo laboratorio in cui viene effettuata l'analisi.


(22 luglio 2016 - ore 10:58) - Diagnosi del sottotipo di neoplasia mieloproliferativa

Salve, sono un uomo di 67 anni e mi è stata diagnosticata, con esame del midollo osseo nel mese di aprile 2016, sindrome mieloproliferativa cronica; attualmente sono in cura con 2 compresse di Oncocarbide al giorno + cardioaspirina, le piastrine oscillano da 600000 a 800000 basofili 330 valori di riferimento da 0 a 200, tutti gli altri parametri sono nella norma, non conosco se vi è stata mutazione del gene JAK2 perché il mio ematologo mi ha detto che ci vuole tempo per avere la risposta nonostante sono passati circa 4 mesi che ho fatto esame del midollo osseo. Vorrei sapere quale malattia potrei avere perché sindrome mieloproliferativa racchiude + malattie gravi e meno gravi
(Vincenzo)


Risposta

Per giungere ad una diagnosi accurata del sottotipo di Neoplasia Mieloproliferativa è necessario integrare i dati clinici (condizioni generali del paziente, eventuali sintomi sistemici, presenza o meno di splenomegalia) con i dati di laboratorio relativi agli esami ematochimici, alla biopsia osteomidollare e agli accertamenti di biologia molecolare eseguiti. Non è possibile esprimere un parere o formulare una diagnosi in questa sede, sia perché non ci si può sostituire ad una visita medica ed al colloquio con il proprio Curante, sia perché ad ogni modo i dati a disposizione non sono sufficienti.
Risulta fondamentale, in tal senso, valutare il referto della biopsia ossea e le alterazioni morfologiche che vengono descritte, integrando tali informazioni con gli altri dati mancanti.
La invitiamo, pertanto, a discuterne con il suo Ematologo di fiducia.


(22 luglio 2016 - ore 10:19) - Criteri e modalità di prescrizione dei farmaci

Buongiorno,
per quanto riguarda il farmaco Ruxolitinib vorrei sapere, parlando di Mielofibrosi, perché se non ho più la milza non me lo possono somministrare. Ho tutti i sintomi tranne che la milza perch* mi è stata asportata prima del trapianto che ho fatto 1 anno fa. Adesso la malattia si è ripresentata. Nell'attesa di capire come è meglio procedere non possono darmi il Ruxolitinib perché non ho più la milza anche se, mi si è formata la milza accessoria. Ho tutti i sintomi e non vorrei che la milza accessoria iniziasse ad ingrandirsi. Perché non lo passano in questo caso? Non capisco. Cosa posso fare?
(Massimo)


Risposta

Alcuni farmaci, fra i quali Ruxolitinib, vengono sottoposti ad un attento monitoraggio da parte dell'Agenzia Italiana del Farmaco, per svariate motivazioni, fra le quali anche istanze di natura farmacoeconomica e la salvaguardia dell'appropriatezza prescrittiva. Dato che l'indicazione del farmaco riguarda il trattamento della splenomegalia e dei sintomi sistemici nei pazienti con Mielofibrosi a rischio intermedio 2 o alto, è necessario documentare nel registro suddetto i dati inerenti alla splenomegalia, prima di iniziare il trattamento e, poi, durante la prosecuzione dello stesso. Allo stato attuale, in assenza di questi ed altri dati (clinici e di laboratorio), non è possibile procedere con la prescrizione del farmaco.
I criteri per la prescrizione, per l'uso e per la rimborsabilità del farmaco possono variare da paese a paese, ma quelli appena riportati sono quelli validi nel nostro.
Per rispondere, dunque, più brevemente alla sua domanda, al momento esistono dei paletti che non è possibile eludere, ma il suo caso non è l'unico e, anzi, si tratta di un problema molto sentito al quale si sta cercando di dare una risposta.


(22 luglio 2016 - ore 1:49) - Carenza di ferro

Buongiorno,
rispetto al salassi, anche la eritroaferesi può provocare sintomatologia molto fastidiosa come debolezza, tachicardia, mal di testa etc., dovuta alla deplezione del ferro? Grazie della vostra risposta.
(Claudia)


Risposta

Entrambe le procedure (salasso di sangue intero o eritroaferesi) privano l'organismo di una determinata quantità di globuli rossi, che sono cellule ricchissime in ferro, grazie al loro elevato contenuto di emoglobina (proteina che trasporta l'ossigeno, legandolo proprio grazie al ferro stesso). L'induzione di uno stato di carenza di ferro, dunque, accomuna le due strategie terapeutiche.


(20 luglio 2016 - ore 14:22) - Ruxolitinib e Policitemia Vera

Buongiorno,
mia madre, oggi settantenne, soffre da circa 30 anni di Polycitemia Vera in cura con Myleran (perché intollerante all'Oncocarbide); sono achiedervi quando potrà essere prescrivibile in Italia il Ruxolitinib per tale patologia.
(Marco)


Risposta

Purtroppo attualmente non è possibile fare stime attendibili in merito.


(19 luglio 2016 - ore 22:06) - Splenomegalia in corso di neoplasia mieloproliferativa

Buongiorno Dottori, volevo chiedere se nelle malattie mieloproliferative eventuale splenomegalia si presenta prima o durante l'innesco della malattia? Grazie.
(Emilio)


Risposta

Un aumento delle dimensioni della milza può essere presente fin dall'esordio di una Neoplasia Mieloproliferativa, ma può anche manifestarsi nel corso del tempo, negli anni successivi alla diagnosi. Non vi è, in tal senso, una stretta correlazione temporale con una fase precisa della patologia ematologica e non vi è un legame biologico con l'instaurarsi della stessa.


(19 luglio 2016 - ore 16:07) - Accurata caratterizzazione delle eritrocitosi JAK2 negative

Salve,
sono Lucia ho 42 anni e mi è stata diagnostica una iniziale PV, asintomatica e JAK negativo, con livelli borderline di hb hct e plt, globuli bianchi nella norma e assumo solo cardioaspirina.
Tutte le informazioni che cerco riguardano casi di pazienti con la mutazione del JAK, quali dati possedete sui casi giovanili che non hanno la mutazione? Soprattutto a lungo termine (ho una bambina di 5 anni...) è vero che c'è un rischio più basso di eventi cardiovascolari?
(Lucia)


Risposta

La Policitemia Vera presenta nella quasi totalità dei casi una mutazione a carico del gene JAK2; per la stragrande maggioranza dei pazienti tale evento genetico è rappresentato dalla mutazione puntiforme V617F, ma esiste una quota più piccola di casi in cui è possibile rilevare mutazioni a carico dell'esone 12 dello stesso gene. Rimane una piccola frazione di pazienti per i quali una diagnosi di Policitemia Vera è ancora possibile, a patto di soddisfare i primi due criteri maggiori della classificazione WHO 2016 (incremento dei valori di emoglobina ed ematocrito, quadro istomorfologico midollare coerente con Policitemia Vera) ed il criterio minore (livelli di eritropoietina inferiori alla norma). Si tratta di casi più rari, in cui sono state descritte mutazioni genetiche a carico di altri geni, fra cui, ad esempio, il gene LNK.
Si rende necessario, in assenza delle mutazioni genetiche più frequenti e più tipiche della patologia, un'accurata ed approfondita analisi delle possibili, altre diagnosi differenziali, in particolare se - come riferisce lei - gli esami di laboratorio sono ai limiti. La stima del rischio vascolare è, infatti, molto variabile e diversificata fra i casi di Policitemia Vera ed i casi di eritrocitosi dovuta ad altra origine.


(19 luglio 2016 - ore 11:18) - Ripetizione della biopsia osteomidollare

Buongiorno, ho 46 anni, sono affetto da trombocitemia essenziale, diagnosticata a Bari circa 4 anni fa, (o mielofibrosi prefibrotica, diagnosticata a Pavia sempre nello stesso periodo) con piastrine mediamente oscillanti tra le 750.000 e le 900.000 e JAK2 non mutato. Al momento prendo la cardioaspirina ogni giorno, insieme ad un protettore gastrico e la folina a giorni alterni.
Nell'elettroforesi sieroproteica riscontro ormai molto tempo (anni) valori Alfa 2 tra 6.7-7% e Gamma 20.3-21.4%. Ho eseguito per questa ragione analisi più specifiche come Epatite B e C, ANA, ENA, ASMA, ANCA e OMOCISTEINA, ma hanno dato tutte esito negativo. Da cosa può dipendere? E cosa significa esattamente? Devo eseguire ulteriori indagini, come ad es. l'immonufissazione o la biopsia del midollo? A proposito di quest'ultima, l'unica biopsia che ho fatto finora risale a 4 anni fa, quando ho scoperto di avere questa malattia. A distanza di 4 anni, è necessario/consigliabile ripeterla? Grazie, saluti.
(Antonio)


Risposta

Ci dispiace, ma non è questa la sede adeguata per valutare gli esiti degli accertamenti ematochimici o di altre analisi personali; tra l'altro, i valori percentuali che lei riporta hanno scarso significato in assenza del valore assoluto delle proteine totali. La raccomandazione è quella di discuterne con i propri Curanti, che potranno consigliarla in merito.
Per quanto riguarda, invece, la biopsia osteomidollare, non vi è indicazione a ripeterla periodicamente nel corso della storia naturale di una neoplasia mieloproliferativa, a meno che non vi siano modifiche sostanziali dell'emocromo o del quadro clinico che possano far sospettare una trasformazione o, comunque, un cambiamento della patologia ematologica.


(19 luglio 2016 - ore 8:24) - Sintomi sistemici

Buongiorno,
c'è una correlazione tra l'insorgenza dei sintomi e la durata della malattia? O ravvisate anche casi di pazienti neodiagnosticati fortemente sintomatici ed altri che restano asintomatici durante gli anni? Grazie.
(Antonio)


Risposta

Anche se nella sua domanda non fa esplicito riferimento, si ipotizza che la sua domanda sia da riferire ai casi di Mielofibrosi. Questa patologia si caratterizza per una estrema eterogeneità, sia sul piano biologico, sia sul piano delle manifestazioni cliniche, inclusi i sintomi sistemici. Le confermiamo, dunque, che è possibile che un paziente riferisca dei sintomi, talvolta anche severi, al momento della diagnosi o, comunque a breve distanza dall'esordio della malattia ematologica, ed è allo stesso tempo possibile che altri pazienti rimangano asintomatici per lunghi periodi di tempo.


(18 luglio 2016 - ore 11:21) - Parestesie in corso di Policitemia Vera

Salve, ho 56 anni, sono attualmente in cura per Policitemia Vera scoperta circa 6 mesi fa, prendo cardioaspirina, ho effettuato salassi e solo ultimamente mi sto stabilizzando su HCT di circa 45. Sto abbastanza bene, solo che da un po’ di tempo soffro di formicolio, senso di addormentamento (parestesia?) alla punta del piede desto e a volte polpaccio, che perdura da vari giorni. Se questi effetti sono dovuti alla microcircolazione e l'ematocrito è "normale", c’è qualche motivo per cui i miei globuli rossi tendono comunque ad aggregarsi maggiormente rispetto a quelli di una persona sana?
Grazie e auguri per le vostre ricerche.
(Massimo)


Risposta

I sintomi da interessamento del microcircolo includono i disturbi della sensibilità quali parestesie e disestesie, ma possono allo stesso tempo riconoscere altre origini, visto anche che il fastidio che lei riferisce è localizzato e monolaterale. Tale valutazione non può prescindere dal colloquio e dalla visita con i suoi Curanti. Ad ogni modo, assumere l'aspirina e mantenere sotto controllo l'ematocrito, come lei correttamente sta facendo, può in alcuni casi non essere sufficiente ad abolire del tutto i sintomi microvascolari.


(18 luglio 2016 - ore 10:54) - Dolori alle gambe in corso di mielofibrosi

Buongiorno,
mio padre è malato di mielofibrosi, sono parecchie settimane che non riesce a dormire la notte per i forti dolori alle gambe. Ha provato con tachipirina, voltadvance, calmanti o sonniferi, ma non si riesce a trovare una soluzione.
Sta diventando un problema, perché oltre a tutti i disturbi della malattia, il non riposare bene per lunghi periodi peggiora la situazione. Potete consigliarmi qualcosa? Altri pazienti hanno avuto lo stesso problema?
Grazie mille, cordiali saluti.
(Enrico)


Risposta

I dolori che lei descrive possono rientrare fra i sintomi che si accompagnano alla mielofibrosi, però è necessario valutarne le caratteristiche (modalità di insorgenza, durata, localizzazione ossea, muscolare o articolare) ed integrarli con gli altri dati clinici, che riguardano la mielofibrosi, ma non solo. La sintomatologia dolorosa agli arti inferiori potrebbe riconoscere, infatti, altre origini (o risentire di altre concause), ad esempio di natura ortopedica. Ne discuta, pertanto, con i suoi Curanti, che potranno aiutarvi a gestire al meglio questa problematica.


(17 luglio 2016 - ore 12:42) - Studio con PRM-151

Cortesemente è possibile sapere se in Italia sia stato iniziato il trattamento del PRM-151 per la MF? Avevate riferito, in pregressa risposta, che sarebbe iniziato all'istituto di Pesaro.
A che punto sono tali studi, si può sperare che vengano estesi anche in altri centri italiani? Qual è la ditta che fornisce il farmaco? Grazie.
(Pietro)


Risposta

Siamo a conoscenza di uno studio di fase 2 attualmente in corso con il farmaco da lei citato, al quale dovrebbe partecipare come unico Centro italiano quello dell'Ematologia di Pesaro (https://clinicaltrials.gov/ct2/show/NCT01981850 collegamento esterno). Non abbiamo notizie dirette, ma dal registro dei trial appena citato l'arruolamento sembra non essere ancora iniziato.


(16 luglio 2016 - ore 12:09) - Obiettivo terapeutico per i pazienti affetti da MPN

Salve, sono un neo diagnosticato di policitemia vera con JAK2 positivo!
Ho visto che ci sono nuovi promettenti farmaci per la policitemia e mielofibrosi, jakavy, interferone pegilato e anche prm 151. Secondo voi entro una decina di anni si potrebbe trovare la cura definitiva per queste malattie? Grazie.
(Stefano)


Risposta

Anche se negli ultimi anni la ricerca nel campo delle Neoplasie Mieloproliferative ha fatto dei notevoli passi avanti, sia sul piano delle conoscenze biologiche, sia in ambito terapeutico, è bene sottolineare che i farmaci attualmente a disposizione non sono in grado di curare la patologia ematologica sottostante, ma hanno l'obiettivo di controllarne al meglio le manifestazioni cliniche ed i rischi ad essa associati; in una quota ristretta dei casi - e solo per alcuni farmaci - sono stati raccolti dati che potrebbero suggerire un effetto dei farmaci sulla storia naturale della malattia mieloproliferativa, ma questo andrà successivamente valutato e confermato, ed è comunque lontano dal concetto di guarigione, che allo stato attuale delle conoscenze è raggiungibile soltanto attraverso il trapianto di cellule staminali emopoietiche.
I ricercatori che si dedicano a questo settore sono, comunque, attivamente impegnati con l'obiettivo di arricchire ulteriormente le opzioni terapeutiche disponibili ed il loro profilo di sicurezza ed efficacia.


(15 luglio 2016 - ore 14:29) - Prurito in corso di MPN

Buongiorno.
Vorrei gentilmente sapere come combattere il prurito diffuso a seguito mielofibrosi. E' una serie di punture di spilli che si intensificano dopo doccia e se indosso abiti sintetici. Oltre che lavarsi con acqua tiepida e evitare detti indumenti esiste un farmaco? Aggiungo che ho 51 anni sono in menopausa, non assumo alcuna terapia perché i valori emocromo sono ancora buoni senza splenogamia e che la diagnosi l'ho avuta nel 2009. A volte, però raramente, accuso anche crampi muscolari gamba destra in corrispondenza vena varicosa. E' sempre dovuto alla malattia? Prendo Zyloric 2 volte a settimana per modico rialzo acido urico. Grazie infinitamente.
(Margherita)


Risposta

Il prurito è un sintomo molto caratteristico delle neoplasie mieloproliferative; pur essendo tipico dei casi di Policitemia Vera, può colpire anche chi, come nel suo caso, presenta una diagnosi di Mielofibrosi. Purtroppo non abbiamo a disposizione opzioni terapeutiche particolarmente efficaci, dato che questo sintomo risponde poco anche al trattamento con farmaci antistaminici.
Aneddoticamente è stato riportato un beneficio dopo una blanda terapia ansiolitica, ma si tratta di scelte da attuarsi sempre previo colloquio con il proprio Ematologo di fiducia, per valutarne la fattibilità. Sono sempre validi alcuni consigli pratici, come quello di tamponare la cute per asciugarla, invece di sfregarla, e di evitare bruschi cambiamenti della temperatura (non solo dell'acqua, ma anche dell'ambiente).
Ruxolitinib si è dimostrato molto efficace nel contrastare i sintomi associati alla Mielofibrosi, ma la sua indicazione attuale è per i pazienti che rientrano in una classe di rischio intermedio-2 o alto; la migliore strategia terapeutica va, pertanto, discussa con il suo Ematologo di fiducia.
Anche i crampi muscolari rientrano fra i sintomi che i pazienti con Mielofibrosi possono riferire, però nel suo caso le consigliamo di valutare con il suo Curante eventuali altre origini del disturbo, che sembra essere monolaterale e ben localizzato.


(15 luglio 2016 - ore 12:18) - Ringraziamenti

Grazie mille per la risposta (avevo posto la domanda su policitemia e alta quota)
(Rossella)


(15 luglio 2016 - ore 10:32) - Valori di ferritina

Ho 47 anni e una diagnosi di mielofibrosi primaria con JAK2 positivo, sono un po' preoccupato perché durante gli ultimi esami ematochimici la ferritina è risultata molto bassa (6), l'ematocrito è sempre alto 48%, nonostante l'eritroaferisi effettuata 3 mesi fa e che ripeterò la prossima settimana.
Vorrei sapere se è consigliabile chiedere all'ematologo di anticipare la visita, spesso sono irritabile e ho molta sonnolenza. Grazie.
(Norino)


Risposta

Per interpretare adeguatamente i risultati degli esami ematochimici è necessario conoscere la storia clinica completa del singolo paziente. Ad esempio, nel caso che lei cita un valore di ferritina inferiore alla norma potrebbe essere dovuto a precedenti procedure di salasso o eritroaferesi eventualmente eseguite, oppure essere segno di una vera e propria carenza di ferro, da indagare. La invitiamo a discuterne con il suo Curante, anche per quel che riguarda l'irritabilità e la sonnolenza. La tendenza ad avere valori di ematocrito più alti è una possibilità che si riscontra in una quota di pazienti affetti da neoplasia mieloproliferativa.


(15 luglio 2016 - ore 9:11) - Registro AIFA

Buongiorno, ci sono previsioni per avere il Ruxolitinib a disposizione in farmacia senza dover passare ogni volta dall'ospedale per monitoraggi on line? Non vi nascondo che rischio spesso di interrompere il trattamento perché l'ospedale non ordina il farmaco per assenza di compilazioni on line dei medici... manca sempre qualcosa! Grazie.
(Alessandra)


Risposta

Ruxolitinib rientra fra i farmaci che l'AIFA (l'Agenzia Italiana del Farmaco) sottopone ad uno stretto monitoraggio, per motivi di farmacoeconomia e di appropriatezza prescrittiva. Il sistema di prescrizione online è un vero e proprio registro di raccolta dati e di controllo degli stessi. Non è possibile ipotizzare se e quando questo montoraggio verrà interrotto.


(13 luglio 2016 - ore 18:38) - Difficoltà diagnostiche

Buon pomeriggio,
sono passata da una diagnosi di potenziale TE degli ultimi anni, gestita con sola cardioaspirina e JAK negativo, a una possibile diagnosi iniziale PV per valori borderline di Hb e Hct o malattia mieloproliferativa non classificabile!!!
Non ho displasie né fibrosi nel midollo osseo, eppure vorrei sapere come gestire un quadro simile che mette un'ansia che mi impedisce di vivere la mia vita e ho solo 34 anni!
I pazienti con un quadro simile, prima della revisione WHO 2016, come venivano classificati? Quali statistiche dovrei leggere? Pazienti con TE JAK negativi? Non posso neppure paragonarmi ai casi di PV perché non ho la mutazione del JAK2!
Come si fa a vivere così, aspettando sintomi giorno dopo giorno e aspettandosi chissà cosa ad ogni emocromo!
Il fatto di non avere né caratteristiche di displasia, blasti o cellule immature o fibrosi, conferma che si tratta almeno di un quadro precoce di PV o TE e che quindi posso sperare di avere almeno un paio di decenni davanti a me?
(Paola)


Risposta

Ci dispiace, ma non è questa la sede idonea per eseguire una valutazione adeguata ed esauriente di una storia clinica personale.
Se sussistono dei dubbi o se si desidera avere un ulteriore parere, è possibile eseguire una visita ematologica presso un altro Centro ed in tale occasione valutare nel dettaglio gli accertamenti eseguiti e, se serve, integrarli con analisi ulteriori (ad esempio, la ricerca delle altre due mutazioni driver, a carico dei geni MPL e CALR, se non già eseguita). Tuttavia, è importante tenere a mente che talvolta la diagnosi accurata del tipo di Neoplasia Mieloproliferativa può essere difficoltosa e che effettivamente esistono dei casi che, ad oggi, definiamo come "inclassificabili" in relazione ai criteri diagnostici utilizzati. Si sottolinea, inoltre, che l'entità delle "MPN unclassifiable" non rappresenta una novità della classificazione WHO 2016, essendo ad esempio già presente nella precedente classificazione del 2008. Allo stesso tempo, la gestione dei pazienti giovani come lei, classificati come a basso rischio in relazione alla storia vascolare personale, è sostanzialmente la medesima, anche se la diagnosi dovesse essere quella di una Neoplasia Mieloproliferativa non classificabile.


(13 luglio 2016 - ore 16:55) - Sudorazioni in corso di Policitemia Vera

Una forte sudorazione continua fa parte della policitemia vera? Ho anche menopausa come mi dicono... ho i linfociti a 14 circa è normale nella policitemia vera? Acth alto e cortisolo a volte alto, glucosio basso a 25 in un occasione, l'emocromo è normale solo un poco, i globuli bianchi quasi a 10.000, mi potete dare un consiglio?


Risposta

Alcuni pazienti con Policitemia Vera riferiscono la presenza di sintomi sistemici fra i quali possono rientrare le sudorazioni, che classicamente sono particolarmente intense e notturne. Tuttavia, come le è stato anche suggerito, le sudorazioni possono accompagnare patologie di altra natura e possono anche essere segno di periodi fisiologici della vita delle donne, quali la menopausa.
Il valore dei linfociti che lei riporta è difficile da interpretare senza conoscere l'unità di misura. In ogni caso, variazioni quantitative della quota linfocitaria non sono fra i segni tipici della Policitemia Vera.
Se ha dubbi o domande riguardo i suoi esami, le consigliamo di discuterne con il Suo Curante.


(13 luglio 2016 - ore 11:54) - Assunzione di tadalafil (2)

Vi ho scritto ieri, ma sicuramente sono stato molto sintetico.
Ho 63 anni e da 15 anni sono ammalato di Mielofibrosi da P.V. Curato fino ad ottobre 2015 con Oncocarbide. Dal 2010 al 2015 all'occorrenza assumevo Cialis per problemi di erezione. Dall'ottobre 2015 la mia Mielofibrosi subiva un improvviso peggioramento e nonostante cicli di chemio e ricoveri si è deciso di abbandonare l'Oncocarbide e passare a 5+5 mg di Jakavi con risultati inaspettati sia come riduzione milza che riduzione astenia. Il quesito che vi pongo, ora che sono abbastanza stabile posso all'occorrenza usare il Cialis? Spero di essere stato più chiaro.
Un grazie per il vostro lavoro di informazione.
(Pierantonio)


Risposta

Le confermiamo quanto detto in precedenza: in questa sede non è possibile esprimere pareri medici su casi specifici o situazioni personali. Ai fini dell'utilizzo di farmaci come il tadalafil è necessaria una valutazione dell'Urologo, volta ad indagare le cause della disfunzione erettile ed i suoi possibili trattamenti, ed una discussione con il suo Curante, che tenga conto non soltanto della patologia ematologica, ma anche delle altre, eventuali comorbidità. Il rischio vascolare associato alle Neoplasie Mieloproliferative persiste anche se attualmente lei sta meglio grazie all'assunzione del Ruxolitinib.


(13 luglio 2016 - ore 8:26) - Trombocitemia Essenziale e gravidanza

Sono una paziente di 32 anni con diagnosi di TE, la domanda che voglio porvi è la seguente. Se dovessi decidere di intraprendere una gravidanza, è il caso che faccia degli esami prima? Io prendo cardioaspirina a giorni alterni, dovrò continuare a prenderla o passare all'aparina come ho letto per altre donne? Grazie mille.
(Sofia)


Risposta

La gravidanza non è controindicata per le pazienti affette da Trombocitemia Essenziale, ma si tratta di una possibilità che merita un'adeguata pianificazione nella fase pre-concezionale e, poi, un'attenzione multidisciplinare, che preveda la collaborazione stretta fra Ematologi ed altri Specialisti, in primo luogo i Colleghi Ginecologi.
Nella fase pre-concezionale è necessario raccogliere le informazioni necessarie a stimare il rischio associato alla gravidanza stessa (valutando la storia personale, se vi sono stati aborti in passato o altri problemi vascolari), talvolta integrando queste notizie cliniche con alcuni accertamenti di laboratorio volti a ricercare eventuali ulteriori fattori di rischio per lo sviluppo di complicanze trombotiche. L'adeguata stima del rischio associato alla gravidanza costituisce la premessa per decidere il miglior trattamento da effettuare durante la gravidanza stessa; quindi, la decisione di proseguire l'aspirina o utilizzare altre strategie di profilassi (quali l'eparina) viene presa caso per caso, in base alle caratteristiche della singola paziente. In alcuni casi, inoltre, può essere utilizzata anche una terapia specifica per contenere il valore delle piastrine.
Il rischio sostanziale che caratterizza le gravidanze in pazienti affette da Trombocitemia Essenziale è un incremento della possibilità che si verifichi un aborto, principalmente ma non esclusivamente nel primo trimestre; si stima che tale rischio sia pari a circa 3 volte quello delle gravidanze che avvengono in donne sane. Esiste, inoltre, un rischio di complicanze materne, seppur più contenuto rispetto al rischio di aborto. Per tali motivi, dunque, è bene che lei si rivolga a Specialisti (sia in ambito ematologico, sia in ambito ginecologico) che abbiano esperienza con questo tipo di patologie, che potranno consigliarla e seguirla adeguatamente.


(12 luglio 2016 - ore 19:33) - Assunzione di tadalafil

Mi curo la mia Mielofibrosi con 5+5 mg di jakavi con discreti risultati da circa 3 mesi e volevo sapere se è possibile prendere all'occorrenza il Cialis. Grazie per il servizio che fate per noi ammalati.
(Pierantonio)


Risposta

Il Cialis (tadalafil), così come gli altri farmaci della medesima classe utilizzati per il trattamento della disfunzione erettile, esplica la propria attività mediante un effetto vasodilatatorio per cui il suo utilizzo può essere controindicato in presenza di patologia cardiaca preesistente (ad esempio angina instabile, ipo- o ipertensione non adeguatamente controllata, aritmie o insufficienza cardiaca) o in caso di recente evento vascolare (ictus). Durante gli studi clinici e, poi, dopo l'immissione in commercio, sono stati riportati eventi cardiovascolari e cerebrovascolari severi, inclusi casi di infarto, morte cardiaca improvvisa, aritmie, attacchi ischemici transitori o ictus, in particolare in quei pazienti che presentavano già dei fattori di rischio per lo sviluppo di queste complicanze. Per tali motivi - e tenuto conto del fatto che di per sé le Neoplasie Mieloproliferative, inclusa la Mielofibrosi, si associano ad un aumento del rischio di sviluppare eventi vascolari - l'utilizzo di questi farmaci per il trattamento della disfunzione erettile deve essere attentamente valutato caso per caso con il Collega Urologo e con il proprio Medico Curante.


(12 luglio 2016 - ore 13:34) - Ipoglicemia

Volevo sapere se si poteva consumare la glicemia in vitro per policitemia vera, ho avuto 25 di glicemia, poteva essere un errore di laboratorio, quale per esempio?


Risposta

Se il campione di sangue non viene analizzato subito e se vi è, contestualmente, un aumento marcato della conta dei globuli bianchi, è possibile (anche se, comunque, si tratta di un'evenienza rara) che il valore della glicemia si riduca per effettivo consumo del glucosio da parte degli elementi cellulari. Non si tratta, quindi, di un fenomeno che riguardi in maniera specifica la Policitemia Vera, potendosi verificare in altre circostanze in cui i globuli bianchi sono quantitativamente alterati.


(12 luglio 2016 - ore 13:27) - Intervento odontoiatrico

Buongiorno, mio padre è affetto da pv, età 74 anni, in cura con due compresse al giorno di Oncocarbide e una di cardioaspirina. Dovendo effettuare un intervento odontoiatrico con estrazione di due denti, quando tempo prima dovrebbe sospendere la cardioaspirina? Non credo possa sospendere l'Oncocarbide. Grazie sempre per tutto, saluti.
(Francesco)


Risposta

Le confermiamo che non vi è necessità di sospendere l'Idrossiurea prima di un intervento odontoiatrico; per quanto concerne la tempistica dell'eventuale sospensione dell'aspirina, la invitiamo a discuterne con il vostro Odontoiatra. Anche se spesso nella pratica clinica viene consigliata la sospensione dell'antiaggregante qualche giorno prima di sottoporsi a procedure invasive, non vi è in realtà una netta indicazione in tal senso e la scelta va presa caso per caso con i propri Curanti.


(12 luglio 2016 - ore 12:45) - Ematocrito ai limiti superiori e rischio di Policitemia Vera

Esimi ricercatori allo stato attuale delle conoscenze quali sono le caratteristiche iniziali nella fase pre PV? Potrebbe essere un segnale l'avere un costante valore di emoglobina a 17-18 ed emocromo a 48?
Grazie per la vostra preziosa ricerca.
(Francesco)


Risposta

Non vi è evidenza che avere livelli di emoglobina ed ematocrito sostanzialmente costanti, ai limiti superiori della norma, predisponga allo sviluppo di una Policitemia Vera o ne sia in alcun modo un segno premonitore.
I risultati degli esami ematochimici vanno, tuttavia, valutati caso per caso, in relazione alla storia personale, al quadro clinico e ai risultati di accertamenti eseguiti in precedenza. La invitiamo a valutare con il suo Medico Curante l'eventuale indicazione ad eseguire approfondimenti diagnostici.


(12 luglio 2016 - ore 10:32) - Terapia cellulare

Buongiorno, avete informazioni sul farmaco Zalmoxis messo in commercio da un mese circa e che avrebbe importanti benefici sui trapianti aploidentici? E' applicabile anche al trapianto su pazienti con mielofibrosi? Grazie.
(Monica)


Risposta

L'EMA (agenzia europea del farmaco) ha concesso un'autorizzazione "conditional" all'immissione in commercio di Zalmoxis. Tale autorizzazione rappresenta un mezzo per far sì che i pazienti possano avere accesso ad un determinato farmaco prima che siano effettivamente disponibili i dati clinici completi provenienti dagli studi in corso, in situazioni in cui si stima che il beneficio potenzialmente atteso dall'utilizzo del farmaco superi i possibili rischi derivanti, appunto, dalla carenza dei dati completi.
Zalmoxis è una terapia cellulare costituita da linfociti T prelevati dal donatore, che sono stati modificati geneticamente in maniera tale da supportare la ricostituzione immunitaria post-trapianto, con l'obiettivo di migliorare tanto la capacità di difendersi dalle infezioni, quanto la possibilità di combattere attivamente contro eventuali cellule residue della patologia ematologica.
E' attualmente in corso lo studio comparativo di fase III, di cui si attendono i risultati; i dati che abbiamo oggi a disposizione riguardano un numero contenuto di pazienti, affetti principalmente da leucemie acute (linfoblastiche o mieloidi) ad alto rischio e/o già recidivate.
Non siamo a conoscenza, allo stato attuale, di un utilizzo specifico nei pazienti affetti da Mielofibrosi, ma è possibile auspicare che nel prossimo futuro, con il continuo miglioramento delle conoscenze e con il progredire della ricerca nel campo delle terapie cellulari, anche questi pazienti potranno beneficiare di tali avanzamenti scientifici.


(11 luglio 2016 - ore 20:21) - Piastrinopenia in corso di Mielofibrosi

Buonasera,
mi è stata diagnosticata, da circa 6 mesi una mielofibrosi idiopatica low-risk, con piastrinopenia (ultimo controllo plt 78000).
A livello midollare la presenza di megacariociti risulta aumentata del 75%, vorrei sapere se esistono dei farmaci che possono aumentare il numero delle piastrine circolanti.
(Silvia)


Risposta

La piastrinopenia rappresenta uno degli aspetti di più difficile gestione nell'ambito della Mielofibrosi, sia perché abbiamo a disposizione una rosa molto ristretta di opzioni terapeutiche per poter provare ad incrementare la conta piastrinica stessa, sia perché la piastrinopenia può costituire di per sé un fattore limitante per l'utilizzo di alcuni farmaci, sperimentali ma non solo.
Il danazolo, steroide di sintesi utilizzato per il trattamento dell'endometriosi, è stato valutato anche nel campo dei pazienti con Mielofibrosi, dimostrandosi efficace nel migliorare non solo l'anemia, ma anche la piastrinopenia, in una quota, seppur contenuta, dei pazienti trattati. I dati presenti in letteratura, tuttavia, sono limitati a casistiche relativamente contenute e, dato che si tratta di un farmaco con azione ormonale, bisogna tener conto dei possibili effetti collaterali e monitorare adeguatamente i pazienti durante il trattamento.
Anche i farmaci immunomodulanti, come talidomide, lenalidomide e pomalidomide, sono stati valutati nel setting dei pazienti affetti da Mielofibrosi, dimostrando un'efficacia moderata - in termini di miglioramento delle citopenie - ed allo stesso tempo una non trascurabile tossicità correlata al trattamento, che ha portato una quota sostanziale dei pazienti trattati ad interrompere la cura già entro i primi mesi. Ciò ha limitato l'utilizzo di questa classe di farmaci a casi selezionati.


(11 luglio 2016 - ore 20:06) - Obiettivo terapeutico nei pazienti con Policitemia Vera

Salve a voi tutti, mi hanno diagnosticato una settimana fa la policitemia vera, come sintomi ho spesso emicrania e prurito. Il mio JAK2 è positivo al 72% e ho letto su molti articoli, che tanto più la percentuale è alta tanto più la malattia è in fase avanzata!
Per ora assumo solo cardioaspirina e ho fatto 2 salassi. Non sarebbe meglio fare subito una terapia con un JAK-inibitore per abbassare la percentuale?
Grazie.
(Stefano)


Risposta

Il significato clinico del valore della carica allelica del JAK2 (che esprime la percentuale di allele mutato rispetto a quello normale, non mutato) non è ad oggi del tutto definito, pur essendo stato oggetto di intensa ricerca. Ne è testimonianza il fatto che tale valutazione quantitativa non figuri fra gli esami necessari e raccomandati per arrivare ad una diagnosi di Policitemia Vera; allo stesso tempo, la sua esecuzione non è raccomandata di routine per seguire i pazienti nel corso del tempo. Alcuni Autori hanno evidenziato una possibile correlazione fra una carica allelica più elevata ed un incremento del rischio trombotico o del rischio di evoluzione della patologia ematologica verso un quadro di Mielofibrosi post-Policitemia Vera, ma non vi sono evidenze tali da modificare una condotta terapeutica o per eseguire accertamenti ulteriori in base a quest'unico valore.
Il trattamento dei pazienti affetti da Policitemia Vera, invece, è mirato al contenimento del rischio vascolare, che nei soggetti giovani - che non hanno avuto eventi vascolari pregressi - si ottiene grazie alla salasso-terapia, per mantenere l'ematocrito entro il target del 45%, e grazie all'uso di aspirina a dosaggio antiaggregante.


(11 luglio 2016 - ore 12:58) - Capogiri

Egregi dottori, ho 56 anni sono affetto da policitemia da circa 3 anni, ho solo il compito di tenere l'ematocrito sotto la soglia consigliata, assumo cardioaspirina e zirolic. Non ho mai avuto nessun sintomo tipico di questa patologia, ultimamente però sto accusando un lieve malessere, pur avendo la pressione sanguigna regolare ho un fastidioso capogiro. Ho quindi fatto le analisi ed il risultato è che l'ematocrito dopo 40 gg è salito da 46 a 51 tutti gli altri valori sono simili alle analisi precedenti tranne il ferro che è sceso a 19. E' possibile che questi capogiri siano dovuti alla mancanza di ferro e se sì, effettuando ulteriori salassi questo valore scenderà ancora creandomi ulteriore disagio?
Grazie per la gentilezza
(Massimo)


Risposta

Il capogiro è un sintomo riferito frequentemente, che viene descritto come una sensazione di instabilità ed imminente svenimento, talvolta associato a nausea e/o altri sintomi gastrici o a disturbi dell'equilibrio. Va differenziato dalla vertigine, che riconosce diverse origini. I capogiri non sempre sono manifestazioni di una patologia in atto, potendosi associare a sbalzi della pressione arteriosa o della glicemia, condizioni di digiuno protratto, coesistente cefalea o disturbi artrosici a carico della colonna cervicale. La carenza di ferro può comportare disturbi della concentrazione e capogiri, ma questi ultimi sono più frequenti in presenza di una vera e propria anemia da carenza di ferro, cosa che effettivamente non si verifica in chi è sottoposto a salassoterapia per una Policitemia Vera. L'origine del disturbo va, dunque, valutata caso per caso. La invitiamo a discuterne con il suo Curante ed a valutare l'eventuale miglioramento del sintomo dopo riduzione dell'ematocrito entro il target raccomandato del 45%; talvolta, infatti, anche l'incremento dell'ematocrito può accompagnarsi a sintomi simili.


(9 luglio 2016 - ore 18:57) - Edemi declivi

I piedi gonfi in paziente (donna) affetta da MF secondaria, con trombosi portale da dieci anni, mai prima d'ora aveva accusato fenomeni di rigonfiamento ai piedi, tanto meno alle caviglie, con analisi nella norma di azotemia, potassio, fosfatasi alcalina, D-Dimero, fibrinogeno, urea, acido urico, creatinina, proteine totali, sodio, calcio, magnesio, GOt, Gpt, GT, che assume Inderal e Kanrenol da 10 anni, attualmente fiale di binocrit sir 40.000 (eritropoietina), e, inoltre, da tre anni Jakavi, quale può essere la causa. Grazie.
(Nando)


Risposta

La presenza di edemi declivi (il gonfiore che lei riferisce a carico dei piedi e delle caviglie) può essere la manifestazione di numerose alterazioni, non solo di natura cardiocircolatoria. Un parere in merito alla loro origine non può prescindere dalla visita medica e dal colloquio con il proprio Curante, che potrà valutare l'intensità, la simmetria, le caratteristiche di presentazione del problema, inquadrandole all'interno di un quadro complessivo che tenga conto non solo degli esami che lei ha riportato, ma anche di eventuali altri accertamenti già eseguiti e delle possibili patologie concomitanti.


(9 luglio 2016 - ore 2:49) - Soggiorno ad alta quota

Salve, mia madre ha la policitemia vera, che cura con Oncocarbide. Vorrei regalarle una vacanza in montagna di circa 5 giorni, a circa 1450 metri, la prossima settimana. Può essere pericoloso per lei?
(Rossella)


Risposta

Soffrire di Policitemia Vera non costituisce una controindicazione assoluta ad un breve soggiorno ad alta quota, ma bisogna tenere conto del fatto che l'altitudine rappresenta una condizione di stress per l'apparato cardiocircolatorio, in particolare se vi sono patologie concomitanti che potrebbero risentire negativamente dell'ipossia (ad esempio malattie croniche dell'apparato respiratorio). Ricordando che in questa sede non è possibile esprimere pareri su casi individuali, si consiglia di discuterne con i propri Curanti, che conoscono adeguatamente la storia clinica del singolo paziente e possono, tra l'altro, valutare l'attuale controllo della patologia ematologica.


(8 luglio 2016 - ore 15:03) - Ipoglicemia

Ho la policitemia vera dal 2008, ho 47 anni e sono donna, assumo cardioaspirina e oncocarbide e lucen 20 mg, sudo moltissimo e sono come dicono in menopausa, ho misurato la glicemia e l'hanno trovata a 25, altre volte era un poco bassa ma mai così, ultimamente è morto mio padre e sono molto agitata, come mai la glicemia è così bassa? Sono i farmaci o la policitemia vera? Ultimamente l'emocromo è normale.


Risposta

Né la Policitemia Vera, né i farmaci comunemente utilizzati per il suo trattamento (aspirina ed idrossiurea) possono indurre ipoglicemia. Le consigliamo di discuterne con il suo Medico Curante per eventuali approfondimenti diagnostici.


(7 luglio 2016 - ore 23:28) - Follow up ematologico

Da più di 10 anni piastrine alte, ora assestatesi da un po' a poco più di 900.000, da 5 anni con rossi in aumento, col primo salasso fatto nel 2012 con ematocrito 57, quando mi fu fatta diagnosi di policitemia vera. Vorrei affidarmi ad un centro per essere seguita perché i salassi non risolvono mica il problema delle piastrine. Grazie dei consigli.
(Anna)


Risposta

I pazienti che ricevono una diagnosi di Neoplasia Mieloproliferativa necessitano di essere seguiti in ambito ematologico, per cui concordiamo con il suo desiderio di rivolgersi ad un centro specialistico. Le consigliamo di rivolgersi ai Colleghi Ematologi che le hanno formulato la diagnosi di Policitemia Vera, per le valutazioni del caso e per discutere con loro eventuali dubbi o domande in merito alla patologia ematologica e alla sua gestione terapeutica.


(7 luglio 2016 - ore 13:57) - Sperimentazione con Interferone pegilato

Buongiorno,
con riferimento alla vostra risposta precedente, ciò significa in pratica che non ci sarà più possibilità di provare a fare interferone pegilato per chi ha già fatto terapie citoriduttive e/o non è più giovane? Grazie.


Risposta

Al momento attuale in Italia non vi sono, a nostra conoscenza, protocolli con arruolamento aperto che prevedano l'utilizzo di formulazioni pegilate di Interferone per il trattamento dei pazienti affetti da MPN; ciò non vuol dire che non possano, in un prossimo futuro, essere proposti altri protocolli con nuove formulazioni di Interferone. Allo stesso tempo, si attendono i risultati dei due studi di fase III (uno dei quali è proprio lo studio 112 del consorzio americano), che hanno confrontato l'Interferone pegilato con la terapia convenzionale. Le informazioni che riceveremo da questi studi saranno molto preziose per il futuro utilizzo e sviluppo del farmaco in questo ambito.
Un discorso a parte merita lo studio con Ropeginterferon alfa-2b (AOP2014), che sarà rivolto in maniera specifica ai pazienti con Policitemia Vera a basso rischio; è proprio da questa caratteristica che dipendono i criteri di inclusione legati all'età e/o alla storia vascolare personale, precedentemente menzionati.


(7 luglio 2016 - ore 9:03) - Esposizione solare in corso di terapia con Idrossiurea

Vi scrivo per vostre indicazioni. Per trombocitemia 9 compresse settim. di oncocarb. 43 anni è preferibile evitare l'esposizione più o meno diretta al sole/frequentazione di lidi balneari. Grazie, siete un importante riferimento!!!
(Angela)


Risposta

I consigli che vengono dati ai pazienti che assumono Idrossiurea rispecchiano, in realtà, le buone norme di condotta che ciascuno dovrebbe osservare per quanto riguarda l'esposizione solare, ossia evitare le ore centrali del giorno (ad esempio dalle 11 alle 16), utilizzare cappellini per proteggere il volto ed una protezione alta, che va riapplicata frequentemente. Una particolare cura meritano le aree cutanee più esposte quali il viso ed il dorso delle mani, che potrebbero giovarsi di una protezione solare durante i mesi estivi anche se si rimane in città ma ci si espone al sole durante la vita relazionale e lavorativa quotidiana. In corso di terapia con Idrossiurea, inoltre, può essere utile eseguire dei periodici controlli dermatologici, per cogliere precocemente eventuali segni di tossicità.


(6 luglio 2016 - ore 21:41) - Nuovi farmaci in via di sviluppo

Negli Stati Uniti stanno sperimentando un nuovo inibitore selettivo JAK2V617F di produzione giapponese, come risulta dal sito https://clinicaltrials.gov/ collegamento esterno, corrispondente al nome di NS-018 per la cura, anche a livello di fibrosi, della mielofibrosi nei pazienti con piastrinopenia. Vorrei avere informazioni in merito e sulla possibilità che questo nuovo farmaco possa arrivare in Italia o in Europa.
Grazie per la vostra disponibilità.
(Paolo)


Risposta

Il farmaco NS-018 è attualmente in sperimentazione all'interno di un protocollo di fase 1/2, i cui risultati parziali sono stati presentati all'ultimo congresso dell'American Society of Hematology. La prima parte dello studio è stata mirata ad individuare la dose di farmaco con il miglior profilo di efficacia e sicurezza, in particolare per quanto riguarda la tossicità neurologica; questa dose (pari a 300 mg al giorno) verrà testata nella seconda porzione dello studio, che è attualmente in corso. Il successivo sviluppo del farmaco verrà valutato e deciso non prima di aver completato la sperimentazione in atto, quindi non è possibile al momento stimare quando e se vi saranno dei trial che coinvolgeranno anche l'Europa e l'Italia.


(6 luglio 2016 - ore 12:38) - Studi clinici con formulazioni pegilate di interferone

Buongiorno,
è ancora possibile l'inserimento nei trial clinici attualmente attivi in Italia con Pegasys per Policitemia/Trombocitemia?
Riguardo invece al trial per PV con il nuovo interferone pegilato alfa2b (aop2014) che si fa ogni 15 giorni, sono già noti i criteri di reclutamento e il periodo in cui esso inizierà? E in quali centri italiani?
Grazie mille delle vostre risposte.
(Donatella)


Risposta

Sono attualmente in corso in Italia due protocolli clinici sperimentali che prevedono l'impiego di Pegasys (Interferone alfa-2a pegilato) in pazienti affetti da Trombocitemia Essenziale e da Policitemia Vera, ma per entrambi l'arruolamento è stato già chiuso. In particolare, per il protocollo MPD-RC #112 la chiusura risale a pochi giorni fa (30 giugno 2016).
Il protocollo con il farmaco Ropeginterferon alfa-2b (AOP2014), invece, coinvolgerà pazienti con Policitemia Vera a basso rischio, quindi vi sarà necessità di rispettare alcuni limiti di età e non vi dovranno essere eventi vascolari in anamnesi né precedenti trattamenti citoriduttivi (come ci si aspetta, d'altronde, per pazienti a basso rischio); la procedura che porterà all'attivazione del trial è ad oggi ancora in corso, quindi si dovrà attendere ancora qualche tempo prima di poter stimare i tempi per l'inizio dell'arruolamento e la lista dei Centri coinvolti.


(5 luglio 2016 - ore 12:25) - Test molecolari per neoplasie mieloproliferative

Buon pomeriggio ricercatori,
da circa due anni convivo con una diagnosi di TE, ad andamento ancora non definito. Dopo un anno di plt intorno alle 600.000, l'ultimo anno ha visto un assestamento a 400.000. Mai leucocitosi (attualmente 8.000 gb), LDH elevato all'esordio ma rientrato nella norma nei controlli successivi, ferro, ferritina, sideremia e uricemia nella norma e zero splenomegalia.
Hb e Hct, come sempre da ragazzo, sono su valori borderline, oscillando tra 16/17 e 46/50, mai al di sopra e il JAK esone 14 è risultato negativo. La biopsia ha rilevato un aumento del n. dei megacariociti, non displastici, maturi, con nuclei lobulati e iperlobulati dispersi e talora riuniti in piccoli clusters, non vi sono elementi immaturi né blastosi né la colorazione con il Gomori ha rilevato fibrosi midollare.
Pur effettuando un costante monitoraggio trimestrale e assumendo cardioaspirina a giorni alterni, volevo un vostro parere: dove posso svolgere in Puglia gli esami dell'esone 12 del JAK, della CALR e del gene Mpl per dare un quadro diagnostico più preciso?
E qualora fossero tutti negativi, dovrei prendere in considerazione l'ipotesi di effettuare una revisione dei vetrini o la malattia è certa, se pur ancora in uno stadio prodromico non ben definito? Grazie mille.
(Davide)


Risposta

Il valore delle piastrine in corso di Trombocitemia Essenziale può essere soggetto, anche in assenza di terapia specifica, a delle oscillazioni, ed è pertanto possibile che per un determinato periodo di tempo la conta piastrinica sia ai limiti superiori della norma o li superi di poco.
Presso l'Ematologia del Policlinico di Bari, diretta dalla Prof.ssa Giorgina Specchia, dovrebbe essere possibile eseguire tutti e tre i test genetici che lei ha citato, ma la invitiamo a discutere con il suo Ematologo di fiducia in merito alla necessità di eseguirli tutti e tre; le mutazioni a carico dell'esone 12 del gene JAK2, infatti, rimanderebbero ad una diagnosi di Policitemia Vera che al momento non sembra essere sostenuta né dai valori dell'emocromo che lei riferisce, né dai risultati dell'istologia midollare.
Le alterazioni a carico della linea megacariocitaria che lei ha riportato (aumento del numero dei megacariociti, aspetto maturo, nucleo iperlobulato, formazione di clusters) sono caratteristiche della Trombocitemia Essenziale; per tale motivo, l'opportunità di effettuare una revisione dei preparati istologici costituisce a nostro avviso una possibilità da prendere in considerazione una volta completato l'approfondimento molecolare in merito alle tre mutazioni driver, qualora sussistessero dei dubbi diagnostici, anche in relazione all'andamento della conta piastrinica nei prossimi mesi.


(4 luglio 2016 - ore 18:28) - Mutazioni addizionali in corso di Mielofibrosi

Preg.mi ricercatori buongiorno,
vi scrivo per aver chiarito un esame. Mia moglie in cura con Jakavi 30 mg dal 01/14 ultimamente, dopo tre anni, ha avuto confermato un'alterazione del gene asxl1 esone 12, alterazione che non risulta confermata dal sistema Sanger... "in quanto la frequenza allelica della mutazione risulta inferiore alla sensibilità del sequienziamento convenzionale".
Questo tipo di alterazione è valutabile (% allele) in modo da capire se l'alterazione è una forma leggera che non va avanti? Dai documenti scientifici visionabili su internet (dr. Tefferi- dr. Ruben Mesa - Prof. Vannucchi etc.) risulta che i pazienti con questo tipo di alterazione statisticamente hanno una forma di MF più aggressiva e un rischio maggiore di evoluzione in ALM.
Alla luce di ciò chiedo un vostro cortese parere (preciso che mia moglie è seguita da validi dottori ed evito, puntualmente, di fare questo tipo di domande, per evitarle ansie e preoccupazioni considerato che, per fortuna, facendo i dovuti scongiuri, continua a stare bene... senza sintomi o altri fattori allarmanti, tutto questo RENDE IL VS. BLOG IMPORTANTE E UTILE!).
Grazie sempre "per esserci".
(Ernesto)


Risposta

Le tecniche di sequenziamento del DNA più moderne e all'avanguardia (denominate next generation sequencing, NGS, o deep sequencing, ossia "sequenziamento profondo"), grazie alle quali è stato possibile identificare la presenza di mutazioni addizionali - quale quella che lei ha citato - nelle neoplasie mieloproliferative, sono caratterizzate da un livello di sensibilità più elevato rispetto alle tecniche di sequenziamento convenzionali, quali il Sanger sequencing. Per tale motivo è possibile che alcune alterazioni genetiche vengano rilevate grazie alle tecnologie più recenti che abbiamo a disposizione, ma non possano essere confermate attraverso metodiche convenzionali di sequenziamento.
Le analisi di NGS non sono, poi, puramente quantitative, ma forniscono una stima della carica allelica, la cui affidabilità può variare a seconda della porzione di DNA coinvolta; la capacità di fornire delle stime attendibili, infatti, dipende da quanto una determinata regione riesce ad essere letta ed analizzata durante l'analisi stessa.
Tuttavia, non abbiamo ad oggi informazioni sufficienti per esprimerci in merito ad un eventuale significato prognostico (favorevole o meno) della carica allelica delle mutazioni addizionali, che, come lei ha sottolineato, definiscono con la loro presenza la categoria di pazienti ad alto rischio molecolare. Talvolta anche piccoli cloni cellulari (che potrebbero corrispondere ad una bassa carica allelica) possono essere responsabili del peggioramento di una patologia ematologica, e, viceversa, talvolta anche cloni cellulari di discreta entità (che potrebbero corrispondere ad una carica allelica più elevata) potrebbero rimanere sostanzialmente stabili per periodi più o meno lunghi di tempo.


(4 luglio 2016 - ore 17:49) - Evoluzione in Mielofibrosi post-Policitemia Vera

Buonasera egregi dottori, volevo porvi più che altro una mia curiosità alla quale spero possiate dare una risposta. In sostanza, se nella policitemia vera (mio caso età 58 affetta da 3 anni) si usa l'ONCOCAR per sopprimere la produzione del midollo osseo e quindi farlo lavorare "normalmente" come mai si incorre lo stesso nel rischio di evoluzione in mielofibrosi? Cioè la mielofibrosi non si ha per esaurimento e cicatrizzazione del midollo? Ma se questo lavora normalmente ed è tenuto sotto controllo qual è il motivo che lo spinge a diventare fibrotico? Forse sono domande alle quali non potete darmi risposta ma spero proprio di si, grazie e buon lavoro.
(Anna)


Risposta

Il passaggio da una forma di Neoplasia Mieloproliferativa, quale la Trombocitemia Essenziale o la Policitemia Vera, ad una forma di Mielofibrosi secondaria rappresenta un vero e proprio cambiamento della malattia stessa e delle sue manifestazioni, i cui meccanismi biologici non sono stati ad oggi del tutto compresi; spesso, tuttavia, per facilitarne la comprensione - in particolare nell'ambito dell'informazione fra medico e paziente - vengono utilizzate delle espressioni semplificate come quella che lei ha riportato, che non descrivono, però, le reali dinamiche che sono alla base di questo fenomeno. La trasformazione fibrotica del midollo non corrisponde, dunque, ad un suo esaurimento funzionale.


(3 luglio 2016 - ore 17:38) - Alterazioni istologiche in corso di Trombocitemia Essenziale

Salve dottori. La presenza alla bom di megacariociti displastici, lievemente clusterizzati, è indice certo di trombocitemia essenziale, nonostante la negativita sia del JAK2, sia della CALR reticulina, sia dell'MPL?
(Andrea)


Risposta

La presenza di alterazioni della morfologia e della localizzazione dei megacariociti è una fra le peculiarità delle Neoplasie Mieloproliferative; tali riscontri, opportunamente combinati con i risultati dei test molecolari che lei ha citato e con ulteriori parametri clinici e di laboratorio, permettono di giungere ad una diagnosi accurata. Le alterazioni displastiche, in dettaglio, non sono tipiche dei quadri di Trombocitemia Essenziale, che sono caratterizzati, invece, dalla presenza di una proliferazione megacariocitaria costituita da elementi generalmente di grandi dimensioni, con morfologia matura e con nuclei iperlobulati. Si ricorda, in ogni caso, che la biopsia osteomidollare va valutata nel suo complesso, quindi è fondamentale tenere conto della cellularità, delle eventuali alterazioni quantitative e/o qualitative a carico della linea granulocitopoietica ed eritropoietica, nonché della presenza di eventuale fibrosi. Per i pazienti che non presentano una delle tre mutazioni driver, come da lei indicato, per giungere ad una diagnosi di Trombocitemia Essenziale è essenziale che l'Ematologo escluda le cause di secondarietà ed integri i risultati dell'istologia midollare con il quadro clinico e la storia personale del singolo paziente.


(3 luglio 2016 - ore 17:29) - Oscillazione della conta piastrinica

Cari ricercatori, è normale che nella trombocitemia essenziale (diagnosticata con biopsia osteo midollare), per alcuni periodi le piastrine si mantengano su valori più o meno normali, senza alcuna terapia?
(Luisa)


Risposta

La conta piastrinica in corso di Trombocitemia Essenziale può subire delle oscillazioni, anche in assenza di terapia citoriduttiva, ed è possibile che per periodi più o meno lunghi di tempo il valore delle piastrine sia solo di poco superiore alla norma.


(3 luglio 2016 - ore 9:15) - Analisi condotte in laboratori differenti

Buongiorno,
come paragonare analisi del valore LDH fatte in due laboratori diversi che hanno differenti valori di riferimento? Cioè, un valore di 603 con valori di riferimento 266-500 è maggiore rispetto ad un valore di 274 con valore di riferimento inferiore a 250? Grazie mille.
(Claudia)


Risposta

I risultati degli accertamenti eseguiti in laboratori differenti non sono effettivamente paragonabili direttamente fra loro. Quello che possiamo affermare è che in entrambi i casi il valore sia risultato superiore alla norma, ma non è possibile esprimersi in merito a variazioni più fini, sia in aumento, sia in riduzione. Tuttavia, in particolare per quel che riguarda l'esame da lei menzionato, ossia il valore dell'LDH, l'informazione clinica che i suoi Curanti traggono dal risultato non dipende dall'esito di una singola determinazione, quanto dall'andamento di tale esame nel corso del tempo.
Rimane valido, in tal senso, il consiglio di usufruire, quando possibile, dello stesso laboratorio.


(2 luglio 2016 - ore 11:42) - Utilizzo di eritropoietina biosimilare

Sempre nell'ambito dell'uso di EPO nella mielofibrosi (mia del 27.06.16). Nella mia regione il farmaco Binocrit (che attualmente assumo) è stato sostituito con il Retacrit (sempre EPO biosimilare). Nel bugiardino del Retacrit AIFA collegamento esterno è riportato di non usare tale farmaco se si "è a rischio di formazione di coaguli di sangue nelle vene (trombosi venosa profonda); ad esempio, se ha già sofferto di trombosi in precedenza". Io ho avuto una trombosi spleno-portale, allora la mia domanda è: nel mio caso è sconsigliato l'uso del Retacrit? (sconsigliato in quanto ho avuto in precedenza una trombosi venosa profonda in generale, non una trombosi splanica - vedere vostra risposta del 27.06.16). Ma alla luce di quanto riportato nel bugiardino posso comunque assumere Binocrit o è sconsigliato anche quest'ultimo (visto che Binocrit e Retacrit sono praticamente identici)? Grazie.
(Monica)


Risposta

I farmaci biosimilari (come il Binocrit ed il Retacrit che lei ha menzionato) sono da ritenersi sostanzialmente assimilabili al farmaco di riferimento (definito "originator", che in questo caso è rappresentato dall'Eprex, epoetina alfa) per quanto concerne non solo il profilo di efficacia, ma anche le caratteristiche di sicurezza. I farmaci che stimolano l'eritropoiesi sono stati associati ad un incremento del rischio di tromboembolismo venoso nei pazienti affetti da neoplasia, come emerso da alcune metanalisi pubblicate nel corso degli anni scorsi (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18314434 collegamento esterno; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16705125 collegamento esterno; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19588423 collegamento esterno).
Si sottolinea come l'incremento del rischio tromboembolico sia stato osservato principalmente nei pazienti affetti da neoplasia solida e, nel setting dei pazienti con insufficienza renale, in coloro i quali avevano raggiunto e mantenuto valori di emoglobina più alti (superiori ai 12 g/dl), tanto che le raccomandazioni attuali supportano un target di emoglobina compreso fra 11 e 12 g/dl. Per quanto riguarda tale specifico rischio, non vi sono dati a sostegno dell'esistenza di differenze clinicamente rilevanti fra l'eritropoietina originator ed i suoi biosimilari, oppure fra due biosimilari differenti.
Il rischio di trombosi, tuttavia, è sostenuto ed influenzato da variabili biologiche complesse e fra loro differenti, che variano a seconda delle caratteristiche del paziente (età, sesso, precedenti eventi vascolari, classici fattori di rischio quali fumo, sovrappeso, dislipidemia o diabete) e della patologia oncologica (solida o ematologica, stato di remissione, trattamenti farmacologici concomitanti). Per tale motivo, la scelta in merito ad ogni singola prescrizione deriva da un bilancio fra i benefici potenzialmente ottenibili e gli eventuali rischi. La invitiamo a discutere con il suo Ematologo di fiducia, che potrà aiutarla a comprendere le ragioni della sua scelta.


(1 luglio 2016 - ore 8:26) - Classificazione WHO 2016

Buongiorno,
vorrei sapere la nuova classificazione della Mielofibrosi. Grazie.
(Massimo)


Risposta

Recentemente è stata pubblicata la revisione della classificazione delle neoplasie mieloidi e delle leucemie acute da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Per quanto riguarda, in dettaglio, la Mielofibrosi, sono state apportate sostanzialmente due modifiche: la prima riguarda l'introduzione delle mutazioni a carico del gene della Calreticulina (CALR) all'interno dei criteri diagnostici, cosa che peraltro è già parte della pratica clinica da quando queste alterazioni genetiche sono state identificate e conosciute. La seconda novità riguarda una migliore e più organica formulazione dei criteri diagnostici per la forma di Mielofibrosi prefibrotica, per la cui diagnosi è necessario combinare le alterazioni istologiche evidenziabili alla biopsia osteomidollare con alcuni criteri clinici (presenza di anemia che non sia conseguente ad un'altra patologia concomitante, leucocitosi con valori superiori o uguali a 11.000/mmc, presenza di splenomegalia palpabile, valori di LDH superiori alla norma).
Per poter far diagnosi di Mielofibrosi prefibrotica, dunque, devono essere soddisfatti i tre criteri maggiori - che riguardano l'istologia midollare, la presenza di un marcatore clonale e l'esclusione di altre patologie mieloidi - e deve essere presente almeno uno dei parametri clinici precedentemente elencati, che rappresentano i criteri diagnostici minori.


(1 luglio 2016 - ore 1:12) - Effetti collaterali dell'Idrossiurea

Egregi ricercatori,
la mia è una domanda fors'anche anti-farmaceutica. Al mio papà (anni 89) è stata diagnosticata da appena qualche giorno la "mielofibrosi in iniziale stato fibrotico" insieme alla "leucemia linfatica cronica" e consigliata una cura di cardioaspirina (già in atto da 2 mesi) unitamente alle compresse di oncocarbide. E' proprio quest'ultima la mia grande preoccupazione: fortunatamente, fino a un paio di mesi fa, il mio papà non ha mai dovuto ricorrere ad alcun farmaco ed ora la cura chemioterapica mi spaventa non poco: quale effetti collaterali può avere su un paziente come lui? Ci sono alternative meno invasive?
Ringraziandovi, porgo cordiali saluti e buon lavoro.
(Norma)


Risposta

L'Idrossiurea è un farmaco per il quale è stata accumulata nel corso degli anni un'ampia esperienza clinica, in particolare nel campo delle patologie mieloproliferative. La maggior parte dei pazienti trattati tollera molto bene il farmaco anche quando viene somministrato per lunghi periodi di tempo. Si tenga conto del fatto che, per alcune indicazioni diverse dalle neoplasie mieloproliferative, tale farmaco viene utilizzato anche in ambito pediatrico.
Gli effetti collaterali sono globalmente rari; fra questi, i più caratteristici riguardano l'eventuale tossicità a livello della cute e degli annessi cutanei (che si manifesta con secchezza cutanea, striature ed alterazioni ungueali) ed a livello della mucosa del cavo orale (con infiammazioni e, talvolta, formazione di afte). Tali possibili complicanze si giovano di un'adeguata igiene orale preventiva e di una particolare attenzione all'idratazione e alla cura della cute stessa. Una possibile evenienza, anch'essa molto rara e che generalmente insorge dopo periodi protratti di cura, è la formazione di ulcere cutanee che solitamente coinvolgono gli arti inferiori e, in particolare, la zona perimalleolare. Per completezza, sono stati riportati rari casi di tumori cutanei (diversi dal melanoma), ma in questo caso bisogna tener conto della storia clinica completa del paziente, quindi considerare anche fattori concomitanti quali l'età, la storia di esposizione solare o la presenza di lesioni cutanee quali cheratosi attiniche.
Come per tutti i farmaci, è possibile che si manifesti un'allergia, che nel caso specifico dell'Idrossiurea tende a concretizzarsi in un rialzo termico che si accompagna all'assunzione del farmaco, insorgendo tipicamente nei primi giorni di trattamento e risolvendosi con l'interruzione della terapia.
Come principio generale, i pazienti con età più avanzata tendono ad essere più sensibili all'azione del farmaco, per cui è importante monitorare l'emocromo, in particolare nelle prime fasi del trattamento, per poter modulare adeguatamente la dose in relazione all'efficacia clinica o all'eventuale tossicità.


(30 giugno 2016 - ore 16:20) - Trombocitemia essenziale e mutazioni della calreticulina

Salve gruppo Agimm,
sono una donna di 52 anni, affetta da 16 da Trombocitemia. Dopo qualche anno di sola cardio ho fatto l'esame JAK/mpl ed è risultato negativo. Pochi anni fa ho iniziato una cura con Interferone, presto abbandonata per gli effetti collaterali e attualmente assumo Xagrid con ottimi risultati.
Mi chiedevo se ha senso approfondire con la verifica della mutazione CALR, e se sono noti degli studi che associano a determinate mutazioni, una terapia con maggiore probabilità di efficacia, o se invece si continua ad andare a tentativi tra quelle esistenti. Grazie.
(Lucilla)


Risposta

Le mutazioni di CALR (calreticulina) sono state identificate in circa il 20-25% dei pazienti con trombocitemia essenziale e mielofibrosi, corrispondenti a circa l'80% dei pazienti JAK2 negativi. Data l'elevata incidenza di queste mutazioni, ormai si ritiene indispensabile valutare lo stato mutazione di CALR in tutti i pazienti con una sospetta diagnosi di trombocitemia essenziale o mielofibrosi, risultati negativi per la mutazione V617F di JAK2. Infatti le mutazioni di CALR sono state recentemente incluse tra i criteri maggiori per la diagnosi di TE e MF.
Bisogna inoltre sottolinerare che conoscere lo stato mutazionale di CALR può essere molto utile anche per definire il rischio trombotico nei pazienti con TE. Nel lavoro pubblicato da Rotunno et al (Blood 2014) l'incidenza di trombosi a 10 anni era 5.12% nei CALR+, 14.54% nei JAK2+, 19.46% nei MPL+, e 8.17% nei tripli negativi. La sopravvivenza libera da trombosi (ovvero il periodo in assenza di eventi trombotici) era maggiore nei pazienti CALR+ e tripli negativi rispetto ai pazienti JAK2+ e MPL+.
In generale i pazienti con Trombocitemia CALR+ e tripli neg hanno un minor rischio trombotico rispetto ai pazienti JAK2+ e MPL+.
Ad oggi non sono emerse differenze in termini di risposta alla terapia tra pazienti con stati mutazionali diversi (JAK2, MPL o CALR). Nella mielofibrosi comunque la presenza delle mutazioni di CALR si associano ad una prognosi migliore anche nei pazienti che hanno effettuato il trapianto di cellule staminali emopoietiche.


(29 giugno 2016 - ore 15:06) - Ruxolitinib nella trombocitemia essenziale

Buongiorno, vorrei alcune informazioni in merito al Ruxolitinib.
Nell'attesa che venga approvato anche in Italia per i pazienti con PV resistenti/intolleranti a Oncocarbide, sono rimasto piacevolmente sorpreso dei dati interessanti in merito alla riduzione del 31% del rischio di morte ottenuti nello studio COMFORT-1 a 5 anni di follow-up, così come dell'efficacia nei pazienti con PV senza splenomegalia e nei casi di MF a rischio intermedio 1.
Tutti questi risultati, come confermato dagli stessi ematologi, suggeriscono, se ho capito bene, una maggiore efficacia del farmaco quanto più ne è prolungata l'assunzione, così come l'opportunità di un suo utilizzo in una fase precoce della malattia in un ottica di benefici sia sulla riduzione/stabilizzazione di fibrosi midollare (e il vostro studio sul valore prognostico di essa ne testimonia l'importanza), quanto sulla riduzione/stabilizzazione della carica alleica.
Mi chiedo, quindi, da paziente giovane affetto da TE (seppure a basso rischio e senza alcuna terapia al momento), se sono previsti all'orizzonte trail clinici di fase 3 che facciano seguito ai risultati molto promettenti in fase 2 del Ruxolitinib nella TE: i dati recenti ottenuti non ne suggerirebbero l'assunzione, quantomeno come ulteriore opzione terapeutica per chi è resistente/intollerante ad Oncocarbide, Anagrelide e Interferone?
Grazie.
(Davide)


Risposta

Ad oggi non sono noti protocolli clinici che prevedono l'utilizzo di Ruxolitinib in pazienti con trombociteia essenziale.


(28 giugno 2016 - ore 16:40) - Sintomi da interessamento del microcircolo

Buonasera, mi chiamo Antonio ed ho 45 anni, mi è stata diagnosticata policitemia vera con JAK negativo, esami per policitemia secondaria negativi, valori alterati gr 6.6 hb 18.1, ematocrito 54, gb e piastrine nella norma; il mio medico non ha ritenuto necessario in questo momento la biopsia del midollo osseo, in sostanza in assenza di altre cause, per il momento ho la policitemia vera, che curo con cardioaspirina ed ho effettuato un solo salasso al termine del quale, dopo 15 gg avevo questi valori gr 5.50 hb 15.5 ematocrito 45.5.
Comunque a parte questo volevo chiedervi come mai, nonostante abbia l'ematocrito a 45 e assumo cardioaspirin, quasi tutti i pomeriggi ho acufeni, orecchio sx, e cefalea alla nuca, potrebbe dipendere da altro?
Grazie, cordiali saluti
(Antonio)


Risposta

I sintomi che riferisce sono effettivamente sintomi spesso associati ad eritrocitosi. Una sintomatologia simile può comunque associarsi ad altre condizioni come ad esempio ad elevati livelli pressori. Si consiglia di rivolgersi al proprio medico curante per un approfondimento del quadro clinico.


(28 giugno 2016 - ore 16:36) - Linfocitosi B monoclonale

Buongiorno, a mio fratello (68 anni) è stata diagnosticata linfocitosi B monoclonale caraterizzato da rara ma possibile evoluzione in LLC. Non fa nessuna cura forse... solo controlli ematochimici ogni 6 mesi. Ultimamente ho sentito parlare di un farmaco nuovo... Grazie per l'attenzione, cordiali saluti.
(Patrizia)


Risposta

Segnaliamo che la patologia in questione (Linfocitosi B monoclonale) non rientra nelle malattie mieloproliferative, mentre questo sito è riservato proprio a tali malattie.


(28 giugno 2016 - ore 15:42) - Anisocitosi

Caro Dottore ho una mielofibrosi nello stato iniziale diagnosticata circa 3 anni fa però dall 'ultimo emocromo nelle osservazioni c'e scritto anisocitosi; prendo l'oncocarbide due volte al giorno, l'emocromo fatto l l'ultimo è perfetto però c'è solo questa osservazione cosa può essere dovuta alla mia malattia oppure un peggioramento della malattia? Grazie e cordiali saluti.
(Rita)


Risposta

L'Anisopoichilocitosi è il riscontro nello striscio di sangue periferico di emazie dalla forma (poichilocitosi) e del volume (anisocitosi) variabile, un'anomalia legata alla forma e alla misura dei globuli rossi che si ritrova frequentemente nei pazienti con mielofibrosi. Un tipico riscontro in questa malattia è la presenza di dacriociti o globuli rossi a lacrima. Comunque, la presenza di anisopoichilocitosi non ha alcun significato clinico di rilievo.


(28 giugno 2016 - ore 7:52) - Target therapy

La mia ematologa mi ha detto che per le malattie mieloproliferative croniche Ph - non è pensabile la scoperta di una target therapy analoga a quella avvenuta per la leucemia mieloide cronica data la complessità dei convolgimenti genetico e molecolare (ho capito così) e che quello in cui si può sperare è in farmaci che spengano la malattia. Questo vuol dire che per i prossimi decenni il massimo in cui possiamo sperare è un rallentamento - stabilizzazione della malattia?
(Luisa)


Risposta

Ad oggi il trapianto di cellule staminali emopoietiche rappresenta l'unica terapia curativa per i soli pazienti con mielofibrosi che però viene eseguito su un numero molto limitato di malati essendo una procedura complicata e gravata da notevoli rischi per la salute soprattutto nelle fasce di età più avanzate. Un caso tipico di terapia target in ematologia è quello della presenza dell'alterazione cromosomica Bcr-abl legata alla leucemia mieloide cronica, che ha come conseguenza la produzione di un enzima della classe delle protein-chinasi sfrenatamente iperattivo, dimostratosi fondamentale nel promuovere la trasformazione della cellula in senso patologico. Lo sviluppo di una farmaco di tipo molecolare (l'imatinib) in grado di bloccare questo enzima, e di altri dotati di meccanismo analogo, ha cambiato radicalmente la prognosi di questa patologia. Nelle neoplasie mieloproliferative croniche la terapia con JAK2 inibitori può essere considerata una target therapy in quanto sono capaci di agire direttamente su un meccanismo chiave coinvolto nella manifestazione della malattia. Nonostante l'effetto biologico di questi farmaci bisogna comunque sottolineare che le mutazioni somatiche di JAK2, MPL e CALR determinano l'acquisizione di un vantaggio selettivo in una cellula con capacità di autorinnovamento, portando così alla formazione di un clone mutato; questo non implica necessariamente che le tre suddette mutazioni costituiscano il primo evento genetico somatico responsabile della trasformazione neoplastica, come testimoniato da alcuni recenti studi, in cui mutazioni a carico di altri geni (ad esempio il gene TET2) possono precedere l'acquisizione della mutazione di JAK2, con ripercussioni anche sul piano biologico e clinico.
Degno di nota, tuttavia, il fatto che, nonostante i risultati ottenuti negli ultimi anni, rimanga una fetta non trascurabile di pazienti per i quali non disponiamo di un marcatore molecolare noto (i cosiddetti pazienti "tripli negativi"); è proprio su questa fascia di pazienti che si stanno concentrando gli sforzi volti a colmare tale lacuna, con la speranza di trovare il meccanismo che è in grado di dare inizio alla malattia. Forse solo quando queste informazioni saranno disponibili sarà possibile identificare un farmaco specifico in grado anche di curare queste malattie.


(27 giugno 2016 - ore 9:16) - Eritropoietina e mielofibrosi

L'uso dell'eritropoietina in pazienti con MF può essere la causa di trombosi portale-splenica? E ancora, l'uso dell'eritropoietina in pazienti con MF nei quali si è verificata una trombosi portale-splenica è sconsigliata? Grazie.
(Monica)


Risposta

Non è nota alcuna associazione tra la terapia con eritropoietina e la comparsa di trombosi splancnica; così come non esistono controindicazioni assoluti alla terapia con eritropoietina nei pazienti che hanno avuto una trombosi splancnica.


(24 giugno 2016 - ore 19:45) - Terapia alternativa a Ruxolitinib nella mielofibrosi

Da tre anni sto prendendo jakavi per la mielofibrosi purtroppo però non potendo prendere alte dosi per via delle piastrine che si abbassano la mia milza continua a crescere. Quindi mi è stato consigliato un nuovo farmaco con flebo. Volevo sapere qualcosa al riguardo. Grazie.
(Patrizia)


Risposta

Risulta difficile con le sole informazioni date di quale farmaco si tratti con esattezza. Potrebbe probabilmente trattarsi del nuovo inibitore delle telomerasi, Imetelstat. Lo sviluppo clinico di Imetelstat, che si è dimostrato attivo nei pazienti con mielofibrosi, è ripreso negli Stati Uniti dopo che l'ente regolatore americano, FDA, ha ritirato il blocco precauzionale dovuto ad una possibile tossicità epatica del farmaco, che però si è dimostrata meno grave di quanto temuto. I dati più recenti sull'attività del farmaco risalgono a qualche anno fa e comprendono 33 pazienti trattati negli USA con remissione di malattia in 7 casi (21%), dei quali completa in 4 casi e parziale in 3.
Tutti i 4 casi con remissione completa hanno anche avuto una regressione della fibrosi midollare e 3 di loro una risposta molecolare completa. La principale tossicità è ematologica con possibili anemia, piastrinopenia e neutropenia anche severe. Uno studio clinico con Imetelstat in pazienti con mielofibrosi già trattati e resistenti a Ruxolitinib è già attivo in alcuni centri italiani.


(24 giugno 2016 - ore 18:04) - Tiroidite autoimmune e trombocitemia essenziale

Vorrei fare una domanda... la tiroidite cronica autoimmune può avere a che fare con la trombocitemia essenziale?
(Stefania)


Risposta

Non ci sono correlazioni note fra TE ed la tiroidite autoimmune.


(24 giugno 2016 - ore 17:18) - Indicazioni al Ruxolitinib

Mio padre dovrebbe iniziare, dopo un anno di Oncorcabide, la terapia col Ruxolitinib, ma probabilmente dovrà subire l'asportazione della milza (enorme) per una formazione ipoecogena sottocapsulare. Mi chiedevo se in tal caso l'uso del Ruxolitinib è ugualmente consentito. Lui è affetto da lnc (csf3r T618I) con gammopatia monoclonale. Grazie.
(Giulia)


Risposta

Il Ruxolitinib è attualmente approvato e prescrivibile a carico del Sistema Sanitario Nazionale per i pazienti affetti da mielofibrosi, sia primaria, sia secondaria ad una precedente Policitemia Vera o Trombocitemia Essenziale, che ricadano nelle classi di rischio intermedio-2 o alto che hanno splenomegalia o sintomi. La scheda AIFA (ovvero la modalità di prescrizione attuale) richiede comunque le dimensioni delle milza per poter richiedere il farmaco. Nel caso specifico, essendo la diagnosi di LMC atipica, l'uso di Ruxolitinib andrebbe richiesto fuori indicazione clinica.


(24 giugno 2016 - ore 14:26) - Ricerca delle mutazioni di JAK2 nella policitemia vera

Buongiorno,
nella diagnosi da PV in caso di negatività a JAK2 V617F un ulteriore controllo potrebbe essere fatto sull'esone 12 JAK2, in questo caso il prelievo va fatto da BOM o anche dal sangue periferico? Grazie per tutto.
(Pino)


Risposta

La ricerca delle mutazioni di JAK2, dalla più comune V617F a quelle meno frequenti localizzate nell'esone 12, sono da ricercarsi preferibilmente nel sangue periferico, piuttosto che su sangue midollare. Studi di confronto tra sangue periferico e midollare non hanno comunque evidenziato differenze di rilievo sulla percentuale di cellule mutate.


(24 giugno 2016 - ore 11:11) - Oncocarbide nella policitemia vera

Buongiorno,
è probabile che nei prossimi giorni mi venga prescritto Oncocarbide per il trattamento della PV, finora controllata solo con Cardioaspirina e salassi periodici. Gradirei sapere se il farmaco può interagire con alimenti, spezie o integratori ed eventualmente cosa non andrebbe assunto durante il trattamento. Grazie.
(Enzo)


Risposta

La terapia con idrossiurea (Oncocarbide) è generalmente ben tollerata; ad oggi non risultano interazioni di particolare rilievo clinico con alimenti o spezie, così come non ci sono controindicazioni all'assunzione di cibi in particolare.


(23 giugno 2016 - ore 15:37) - Controindicazioni nella trombocitemia essenziale

Buonasera, ho 40 anni, TE ed assumo cardioaspirina. Da qualche giorno assumo delle capsule di frutta e verdura generica e vorrei sapere se sia possibile che ci siano controindicazioni. Grazie.
(Giulia)


Risposta

Non siamo a conoscenza, in base alle conoscenze attuali, di controindicazioni all'utilizzo di capsule di frutta e verdura generica nella trombocitemia essenziale.


(23 giugno 2016 - ore 10:53) - Indicazioni al trapianto nella mielofibrosi

Buongiorno, chiedo cortesemente notizie su risultati di studi recenti per la mielofibrosi. Vi chiedo anche di indicare quando diventa necessario il trapianto di midollo e quali sono i risultati ottenuti. Grazie.


Risposta

Il trapianto di cellule staminali emopoietiche rappresenta l'unica terapia curativa per i pazienti con mielofibrosi che però viene eseguito su un numero molto limitato di malati essendo una procedura complicata e gravata da notevoli rischi per la salute soprattutto nelle fasce di età più avanzate. L'indicazione alla procedura trapiantologica è attualmente riservato a pazienti relativamente giovani (con meno di 70 anni) e con malattia più avanzata, ovvero definita secondo definiti punteggi con IPSS (la classificazione prognostica attualmente in uso) intermedio2 oppure alto. Le recenti linee guida internazionali (Kroger NM , Leukemia. 2015 Nov;29(11):2126-33) suggeriscono di valutare il rischio molecolare in pazienti in classe di rischio intermedio1, in particolar modo la ricerca di mutazioni aggiuntive nel gene ASXL1. Le mutazioni di ASXL1, infatti, sono state frequentemente associate ad un andamento più aggressivo della mielofibrosi. Tale informazione non rappresenta di per sé una indicazione al trapianto ma piuttosto è da considerarsi come una informazione aggiuntiva che il medico può utilizzare nei casi più complicati. Se viene inoltre data una indicazione al trapianto, in linea di massima è preferibile eseguirlo in tempi relativamente precoci e non attendere un peggioramento significativo della malattia che potrebbe anche aumentare i rischi di fallimento o la tossicità della procedura.
Il successo della procedura trapiantologica dipende da molti fattori che includono principalmente l'età e la presenza di condizioni cliniche aggiuntive (definite comorbilità, quali la presenza di diabete, problematiche cardiache, polmonari, epatiche o renali, ecc...), alcune caratteristiche della malattia (es. la presenza di difetti dei cromosomi associati ad una peggior prognosi, ovvero quello che definiamo un cariotipo sfavorevole) ed il tipo di donatore (se familiare, da registro o aploidentico).
Per quanto riguarda le novità nel campo della terapia della mielofibrosi si consiglia di consultare la sezione denominata "Aggiornamenti dai congressi" nella homepage del sito AGIMM.


(23 giugno 2016 - ore 8:49) - PEG-INTRON e policitemia vera

Circa due anni fa a mio marito, età 52 anni, è stata diagnosticata la policitemia vera; dopo un ciclo di terapia di circa due mesi con oncocarbide e cardioaspirina l'emmatologa ha consigliato di proseguire la terapia con il pegintron nella dose di 35 mg ogni settimana, ne erano stati consigliati almeno 50 mg, ma non tolllerando il dosaggio lo ha ridotto, nonostante ciò anche se ne fa uso da più di un anno continua ad avere ancora febbre per almeno due giorni dopo l'iniezione e un malessere generale oltre a quello psicologico visto che è sempre molto abbattuto, comunque la terapia sulla malattia dà soddisfacenti risultati visto che i valori dell'emocromo sono rientrati nella norma tranne le piastrine che adesso sono a 555 ed erano arrivate a 1105, premetto che mio marito è splenectomizzato da 35 anni in seguito ad un incidente.
Io vorrei gentilmente sapere se questo valore delle piastrine è accettabile e se è normale che dopo tutto questo tempo che fa uso del pegintron questo gli causi ancora tanto malesserre e se c'è un'alternativa al farmaco, ho sentito parlare del Ruxolitinib, vorrei saperne di più e se non dà gli effetti dell'interferone. Grazie un saluto a tutti voi.
(Roberta)


Risposta

L'interferone è indicato nelle linee guida europee, specialmente nei pazienti giovani o nelle donne gravide (il farmaco risulta sicuro in queste categorie di pazienti), ma in Italia non è attualmente autorizzato per la policitemia vera. È disponibile anche una formulazione a lento rilascio (interferone pegilato, detto anche interferone PEG), che permette di assumere il farmaco a intervalli più lunghi, attualmente disponibile all'interno di studi clinici.
Nonostante l'efficacia clinica nel ridurre i valori del sangue, la terapia con interferone è gravata da numerosi effetti collaterali. Possono esserci effetti indesiderati gravi, come reazioni allergiche (difficoltà di respirazione o orticaria), diminuzione della vista o segni di depressione (tristezza, sensazione di inutilità). Gli effetti collaterali più frequenti comprendono sintomi simili all’influenza, come affaticamento, febbre, dolori ai muscoli e alle articolazioni, mal di testa e sudore; tali sintomi difficilmente migliorano con il tempo. Per quanto riguarda la conta piastrinica, non c'è la necessità di raggiungere con la terapia una conta delle piastrine normale, in quanto in nessuno degli studi effettuati fino ad oggi il numero di piastrine correlava con un aumento del rischio trombotico.
Il principale studio eseguito su Ruxolitinib nella policitemia vera (Vannucchi et al. NEJM 2015; 372;426) ha dimostrato che il farmaco è più efficace della terapia standard nel controllare l'ematocrito, ridurre il volume della milza e migliorare i sintomi della malattia in pazienti resistenti o intolleranti a idrossiurea nelle prime 32 settimane di trattamento. Al momento il farmaco non è rimborsabile in Italia. In ogni modo quando definitivamente approvato dalle autorità regolatorie italiane, non sarà indicato per tutti i pazienti con policitemia vera, ma solo per quelli resistenti o intolleranti all'idrossiurea.


(22 giugno 2016 - ore 12:16) - Monocitosi

Buongiorno, volevo farvi la seguente domanda:
a seguito di vari emocromi effettuati negli ultimi mesi ho riscontrato i valori dei monociti sempre un po' sopra soglia, mi sembra 12% rif 11 e totali 1.20 rif 1.
Ho letto che potrebbe trattarsi anche di malattie mieloproliferative, ma in quali di queste patologie può avvenire tale aumento? Grazie per la gentile risposta, cordiali saluti.
(Domenico)


Risposta

Sebbene l’elenco delle malattie che possono portare ad avere monociti alti sia molto vasto, è bene non allarmarsi inutilmente: a volte le cause dei monociti alti non sono necessariamente riconducibili a patologie di grave entità, soprattutto se non accompagnate ad altre alterazioni dei valori del sangue. È tuttavia opportuno compiere i necessari accertamenti che permetteranno di scoprire quali siano le cause di questa condizione. Anche le neoplesia mieloproliferative possono presentare una monocitosi, ma in tal caso il quadro clinico è ben definito e non basta la sola monocitosi per fare diagnosi. Tra le cause più frequenti di monocitosi rientrano le infezioni ( tubercolosi, brucellosi, endocardite o malattie virali), le malattie infiammatorie di natura cronica o la colite ulcerosa, talora anche alcune forme di linfoma.
Si consiglia di rivolgersi ad uno specialista ematologo se il valore dei monociti dovesse mantenersi alto oppure aumentare.


(21 giugno 2016 - ore 8:35) - Gravidanza e trombocitemia

Gentili ricercatori volevo sapere i rischi di una gravidanza con TE, da premettere che è la mia seconda gravidanza, inoltre, premetto che già sono mamma e la prima è andata bene; ho 27 anni un milione di piastrine prendo solo cardio e ho la mutazione Calr di tipo 2


Risposta

Nel complesso la letteratura suggerisce che il rischio di complicanze nelle donne gravide affette da ET sia superiore a quanto si osserva nella popolazione generale; le complicazioni materne sembra siano rare, mentre sono state spesso descritte alterazioni feto-placentari quali aborti, parti prematuri, ritardi della maturazione intrauterina e casi di distacco placentare. La gravidanza nelle donne con trombocitemia essenziale non è un evento comune, ma il problema di gestire la gravidanza di queste donne non può essere ignorato. A fronte di una buona percentuale di donne trombocitemiche che hanno gravidanze con esito favorevole, senza alcun approccio terapeutico, ve ne sono altre che sviluppano complicanze ed in particolare vanno incontro a ripetute perdite del prodotto del concepimento. Le possibilità terapeutiche per queste ultime sono rappresentate da aspirina, eparina a basso peso molecolare. Se necessario può essere iniziata anche una terapia citostatica (in questo caso è indicato soltanto l'utilizzo di interferone(IFN)).
L'orientamento è per un approccio poco invasivo con somministrazione di aspirina a basse dosi in assenza di rischio trombotico o in presenza di generici rischi tromboticiarteriosi (fumo, diabete, dislipidemia, ecc.) e di eparina a basso peso molecolare nei casi con associate concause di rischio pro-trombotico. La terapia citostatica con IFN va invece riservata ai casi ad alto rischio di trombosi o di emorragia. La mutazione del gene JAK2 è stata associata ad un aumento del rischio di sviluppare complicanze durante la gravidanza.
Al contrario, recentemente (Rumi et al, Haematologica, 2016) è stato osservato che i pazienti con mutazioni nel gene CALR hanno un rischio più basso rispetto a quelle con la mutazione di JAK2. In base alle informazioni date la sola presenza di piastrine superiori ad 1 milione la definisce come una paziente ad alto rischio per complicanze durante la gravidanza. Per tale motivo si consiglia comunque di affidarsi ad un centro specialistico con la possibilità di essere seguita presso un ambulatorio delle gravidanze a rischio.


(20 giugno 2016 - ore 23:53) - Dolori ossei

Gentili ricercatori, da un po' di tempo a questa parte ho problematiche relative alle articolazioni, come il sig. Giuseppe che lamentava un infiammazione alla cuffia dei rotatori. Io ho la mielifibrosi low risk e assumo giornalmente una capsula di Oncocarbide. A causa di questo dolore alla spalla ho deciso di recarmi in un centro di fisioterapia e qui ho iniziato un ciclo di terapia: riabilitazione, tens, ultrasuoni, laser e riabilitazione con il terapista di turno. Dopo una vista con il medico fisiatra del centro, mi furono applicate queste. Sono idonee nel mio caso o risultano pericolose? Grazie anticipatamente.
(Laura Roberta)


Risposta

Le procedura riportate non hanno controindicazioni in senso generale, eccetto nel caso di concomitante piastrinopenia, che potrebbe aumentare il rischio di sanguinamenti.


(20 giugno 2016 - ore 21:04) - Anemia refrattaria con sideroblasti ad anello e trombocitosi

Gentili dottori, ho 65 anni e mi è stata diagnosticata una anemia refrattaria con sideroblasti ad anello a cui si è aggiunta recentemente una marcata piastrinosi. L'emoglobina oscilla intorno a 10 e le piastrine hanno ormai superato quota 950.000. Assumo giornalmente cardioaspirina.
Vorrei sapere che cosa prevedono nel mio caso i protocolli. E' opportuna una terapia citoriduttiva o la stessa non è consigliabile?. Grazie per l'aiuto che ci date.


Risposta

La recente revisione della classificazione proposta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità include l'anemia refrattaria con sideroblasti ad anello e trombocitosi (RARS-T) tra le forme MDS/MPN, ovvero delle forme a ponte tra le sindromi mielodisplastiche e le neoplasie mieloproliferative. Nella cellule patologiche della maggioranza di questi pazienti è presente una mutazione nel gene SF3B1(80-90% dei casi), associato a mutazioni più tipiche della neoplasie mieloproliferative, come JAK2. La RARS-T, infatti, presenta caratteristiche più tipiche delle S. mielodisplastiche come l'anemia e l'eventuale sovraccarico di ferro ed altri più tipici delle N. mieloproliferative come la trombocitosi. Non esistono quindi delle linee guida per il trattamento di questa patologia. Può essere indicata una terapia antiaggregante con ASA, specie nei pazienti con mutazione V617F del gene JAK2. Il ruolo di una terapia citoriduttiva è ancora molto discusso (Tefferi AJH 2015 Jun 90(6):549-59).


(20 giugno 2016 - ore 16:51) - Splenomegalia

Buonasera, a seguito di un dolore al costato sx ho effettuato una ecografia dalla quale secondo il medico non è risultato nulla di anomalo ma io ho letto milza ai limiti max 11.6 dim 4.7. Il problema è che ho letto su internet che superiore a 11 cm vi è già splenomegalia mentre il mio medico dice che in un uomo adulto, 35 anni, può arrivare max 12/13.
Siccome sono preoccupato volevo sapere se tale incremento richiede un approfondimento clinico o se rientro realmente nei parametri.
Grazie, cordiali saluti
(Massimo)


Risposta

Un valore della lunghezza della milza come da Lei indicato può essere considerato nella norma.


(19 giugno 2016 - ore 17:37) - Diagnosi di mielofibrosi

Salve, ho 35 anni. Vorrei sapere quali sono gli esami a cui sottoporsi per una diagnosi certa di mielofibrosi. Al momento ho solo fatto una biopsia del midollo osseo il cui esito orienta per una diagnosi di mielofibrosi.
(Italo)


Risposta

Secondo i nuovi criteri diagnostici proposti quest'anno dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO), la diagnosi di mielofibrosi viene posta quando tutti e 3 i criteri maggiori ed almeno un criterio minore sono rispettati (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27069254 collegamento esterno).
Criteri maggiori:
1. biopsia midollare con caratteristiche istologiche da mielofibrosi con una grado di fibrosi >1;
2. esclusione di altre malattie mieloproliferative;
3. presenza di mutazioni nel gene JAK2 oppure CALR oppure MPL. In assenza di mutazioni in questi 3 geni la presenza di altri marcatori di clonalità ed escludendo cause di fibrosi midollari secondarie.

Criteri minori:
1. presenza di anemia
2. aumento della conta dei globuli bianchi >11x10^9/L;
3. aumento del valore di LDH;
4. milza palpabile;

La diagnosi di mielofibrosi quindi richiede una serie di analisi volte alla ricerca dei suddetti criteri. Per maggiori informazioni può consultare il seguente link: http://www.progettoagimm.it/Varie/Libretto_Mielofibrosi.pdf


(18 giugno 2016 - ore 12:38) - Esami alterati nella mielofibrosi

Buongiorno dottori,
65 anni affetto da mielofibrosi post policitemia. Oltre ad una mia domanda, già fatta, circa la terapia prevista (Ruxolinitib 15 mg), volevo evidenziarvi che da recenti analisi sono state evidenziati: ACIDO URICO 9,2 COLESTEROLO TOTALE 127 LATTICODEIDROGENASI(LDL)918 PROTEINE TOTALI 5,6 IMMONUGLOBILINE G(igG)305 IMMUNOGLOBULINE A(igA)39 IMMUNOGLOBULINE M(igM) <20.
A tal proposito, approfittando della vostra consueta cortesia, volevo sapere se questi valori sono conseguenti alla mielofibrosi oppure nascono da eventuali altre patologie. In ogni caso vi prego di segnalarmi quali altri esami e/o terapie sono necessarie tenendo sempre presente la prossima terapia con Ruxolinitib, soprattutto in riferimento ai suoi eventuali effetti collaterali.
Cordialità.
(Riki)


Risposta

I valori da Lei indicati possono essere in parte legati alla malattia (es. aumento di LDH, bassi livelli di colesterolo) oppure al trattamento in atto (aumento dell'acido urico). Per gli altri esami riportati si consiglia una valutazione da parte del proprio medico curante in considerazione del quadro clinico. In corso di terapia con Ruxolitinib è richiesto una stretta valutazione dei valori dell'emocromo soprattutto nei primi 6 mesi di trattamento, periodo entro il quale possono manifestarsi più frequentemente il calo dei globuli rossi (e quindi dell'emoglobina) e delle piastrine.
Per gli altri potenziali effetti collaterali si consiglia di avvertire l'ematologo di fiducia della comparsa di nuovi sintomi o nuove manifestazioni cliniche.


(17 giugno 2016 - ore 10:08) - Eritrocitosi in giovane età

Buongiorno gentili ricercatori, volevo porvi la seguente domanda: mio figlio all'età di 13 anni presentava una eritrocitosi, sotto consiglio del medico lo portammo in un centro dove gli furono fatti tutti i controlli per escludere una causa secondaria, lo dimisero dicendo che era una sua questione costituzionale e che da grande avrebbe dovuto fare le donazioni di sangue.
Oggi a distanza di 20 anni, ne ha quindi 33, ha iniziato a fare le donazioni ed i dottori hanno chiesto giustamente di fare gli esami che allora non c'erano, JAK 2, RISULTATI NEGATIVI.
La mia domanda è questa, visto che l'ematologo ha escluso la policitemia vera, (sia per la negatività dei JAK che per la presenza del problema 20 anni) cosa si può fare per cercare di mantenere sotto controllo il suo ematocrito che arriva anche a 54 con hb a 18 e gr a 6.5, oltre a donare ogni tre mesi e prendere cardioaspirina?
Grazie in anticipo, saluti.


Risposta

Le cause di aumento dei globuli rossi e della emoglobina possono essere molte e più frequentemente di tipo secondario, anche nel bambino. La policitemia vera può essere una causa di eritrocitosi anche se più tipica dell'età medio-avanzata. In età pediatrica è molto rara: i casi descritti in letteratura sono spesso singoli casi clinici o casistiche di piccoli numeri. Rare forme familiari di eritrocitosi con aumento della eritroietina sierica (EPO-S) sono associate a mutazioni di geni quali HIF2, PHD2 e VHL; altre con EPO-S ridotta sono dovute a mutazioni del recettore della eritropoietina (EPOR). In questo caso oppure anche in condizioni di eritrocitosi idiopatica, ovvero in cui non è possibile definire una causa, è possibile mantenere livelli di ematocrito più elevati.
Esistono rare varianti patologiche dell'emoglobina con alterata affinità per l'ossigeno che sono responsabili di una minor cessione di ossigeno ai tessuti con incremento dell'eritropoietina sierica portando a sua volta ad una eritrocitosi compensatoria. Ci preme comunque sottolineare che qualsiasi persona che sia affetta da una malattia delle cellule del sangue non può donare né sangue intero, né globuli rossi o altri componenti del sangue. È invece possibile donare il sangue del salasso a scopo di ricerca, presso alcuni Centri specializzati nello studio e nella cura delle malattie ematologiche.


(16 giugno 2016 - ore 11:16) - Indicazione al Ruxolitinib

Egregi dottori,
ho 65 anni e dalle biopsia midollare è risultato che sono affetto da Mielofibrosi post Policitemia Vera. Ovviamente vi sono anche tutti i sintomi caratteristici. Per tali motivi il mio ematologo mi ha prescritto una serie di analisi prima della prevista assunzione (15 mg)del farmaco Jakavi. Nel contempo sono stato correttamente informato di tutti gli eventuali effetti collaterali che tra quelli più significativi statisticamente si annoverano la necessità di supporto trasfusionale e/o le attivazioni erpetiche. Rispetto a codesti effetti collaterali non vi nascondo la mie perplessità tenendo conto che il farmaco in questione cura soltanto i sintomi e non fa regredire la patologia (giusto?). A questo punto mi domando se, accettando i sintomi, per ora accettabili, valga la pena accollarsi tutti gli eventuali effetti collaterali non indifferenti. Aggiungo, inoltre, che non sono interessato ad un forzato quanto improbabile prolungamento della vita in presenza di costanti problemi derivanti dai farmaci oltre che dalla patologia in essere. Vi prego di scusarmi in anticipo per quanto e come sopra esposto ma la preoccupazione è molta e a questo punto come di consueto chiedo il vostro, per me fondamentale, contributo.
(Riki)


Risposta

In Italia Ruxolitinib è indicato nel trattamento della splenomegalia e dei sintomi nei pazienti con mielofibrosi con rischio intermedio2-alto.
La recente analisi dei risultati dopo un lungo periodo di trattamento mostra un possibile effetto del farmaco anche su alcuni aspetti fisiopatologici della malattia, come una stabilizzazione della fibrosi midollare, la riduzione della carica allelica di JAK2 ed un possibile vantaggio in termini di sopravvivenza. A fronte di questi effetti positivi, che richiedono comunque una conferma in studi futuri, il trattamento con Ruxolitinib può accompagnarsi ad effetti collaterali. I principali effetti collaterali conosciuti di Ruxolitinib sono una riduzione, generalmente di breve durata e largamente regredibile, dei livelli di emoglobina (anemia) ma anche delle piastrine (piastrinopenia) e solo occasionalmente dei leucociti (leucopenia). Inoltre, è riportato un aumento del rischio infettivo che riguarda soprattutto il tratto genito-urinario e l'apparato respiratorio. Sono descritte rare infezioni opportunistiche in singoli casi, sembra essere più frequente la riattivazione del virus erpetico. Il numero crescente di pazienti trattati con Ruxolitinib rafforza, nel complesso, la sostanziale managgevolezza del farmaco di fronte ad effetti benefici attesi. La scelta quindi di iniziare Ruxolitinib, come d'altronde di ogni terapia, deve essere valutata in base alla reale necessità clinica ed il potenziale vantaggio offerto al paziente.


(15 giugno 2016 - ore 11:11) - Variabilità degli esami del sangue

Buongiorno, ho 33 anni e sono un donatore abituale di sangue, volevo porvi la seguente domanda. Fino a dicembre 2015 quando andavo a fare le donazioni al centro trasfusionale, trovavo i valori degli eritrociti nella norma per me che soffro di poliglobulia, erano GR 5.8 rif 5.5 hb 18.1 rif 18 ht 51.8 rif 52. Dopo due mesi vado a fare un controllo in ospedale che ha gli stessi parametri dove trovo la seguente situazione gr 5.6 hb 17.5 ht. 48.8. Aspetto 20 gg e vado come da prassi al centro trasfusionale a fare la donazione e mi trovano la seguente situazione gr 6.5 rif. 6 hb 18.4. rif 16 ht 54 rif 50, eseguono un salasso aspetto una settimana e vado a fare il controllo in un centro di analisi con esito gr 5.6 hb 16.5 ht 47.5.
Su consiglio dell'ematologo dopo un mese facciamo la ricerca per l'emoglobina anomala, in quella circostanza ero influenzato e mi uscì il seguente emocromo gr 6.2 rif 6 hb 17.6 rif 17.5 ht 52.7 rif 53. Passata l'influenza vado al laboratorio di analisi e trovo gr a 5.9 rif 5.5 hb 16.7 rif 18 ht 48.7 rif 52, quindi si sono abbassati da soli. Parlo con il mio ematologo e mi dice che è tutto ok e che devo aspettare circa 20 gg per arrivare ai tre mesi dalla precedente donazione ed andare a farla.
Passano 20 gg vado al centro trasfusionale e trovo la seguente situazione gr 6.6 rif 6 hb 18.1 rif 16 ht 54.2 rif 50.
Io mi chiedo come è possibile avere queste differenze, il mio ematologo mi dice di stare tranquillo in quanto abbiamo escluso la patologia (PV) JAK negativo esame fatto a Dicembre 15 ed è una situazione che ho da circa 20 anni.
Volevo un vostro gentile parere su cosa possa far variare in cosi poco tempo i valori (se differenti laboratori, tarature, ecc.); c'è da dire che al centro trasfusionale le analisi le preparano in 10 minuti. Grazie, buongiorno.


Risposta

Variazioni modeste dei valori del sangue sono fisiologici. Il valore di globuli bianchi, globuli rossi e piastrine può variare anche in base al tipo di strumento utilizzato per la conta; strumenti diversi hanno intervalli di normalità e sensibilità diverse che possono portare a risultati diversi. Per quanto riguarda più specificamente l'ematocrito anche lo stato di idratazione o disidratazione possono influenzarne la percentuale. Riteniamo comunque opportuno sottolineare che secondo i nuovi criteri per la diagnosi di PV (policitemia vera) proposti quest'anno dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO), la negatività alla mutazione V617F di JAK2 non esclude una diagnosi di malattia. Inoltre, potrebbe essere utile, nel caso in cui lo specialista ematologo ritenga ci sia indicazione, la ricerca di eventuali forme di eritrocitosi familiare che potrebbero spiegare, in assenza di altre cause di secondarietà, gli elevati livelli di ematocrito che riferisce.


(14 giugno 2016 - ore 11:32) - Splenomegalia isolata

Buongiorno, lo scorso anno durante una ecografia mi è stata diagnosticata una lieve splenimegalia (14 cm). Ho eseguito esami del sangue, visita ortopedica e esame del midollo con risultati negativi. Mi è stato consigliato di tenere sotto controllo l'emocromo ogni 6 mesi vista la presenza in famiglia di due casi di leucemia.
Considerato che la splenomegalia è dovuta a qualche cosa già in atto come si potrebbe spiegare nel mio caso una splenomegalia isolata? Grazie


Risposta

L'aumento delle dimensioni della milza (splenomegalia) può essere dovuto a numerose cause. Una splenomegalia si può accompagnare a malattie infettive (es. mononucleosi, malaria, epatiti virali, endocardite batterica subacuta, sifilide, tubercolosi miliare, brucellosi, leishmaniosi viscerale e setticemia batterica), malattie infiammatorie (es.amiloidosi, sarcoidosi), patologie del tessuto connettivo e le malattie da accumulo lisosomiale (es. malattia di Gaucher) oppure a neoplasie. In questo ultimo caso le cause più frequenti sono neoplasie mieloproliferative o linfoproliferative. Se la splenomegalia si conferma o dovesse peggiorare ed in considerazione della storia familiare si consiglia di affidarsi ad un medico specialista ematologo per un approfondimento del caso.


(14 giugno 2016 - ore 10:39) - CD34+ nel midollo

Buongiorno, grazie molte per la vostra splendida attività. Ad aprile mi è stata diagnosticata una neoplasia mieloproliferativa non classificabile e l'esame del midollo ha dato come risultato dei precursori CD34 1-2% e 8 ul. Vi vorrei chiedere se il numero assoluto dei precursori (8 ul) può anche variare nel tempo (ad esempio, scendendo da una settimana con l'altra, come accade con le piastrine) e se il loro valore può variare molto da persona a persona. Ci sono valori normali? Grazie ancora.
(Roberto)


Risposta

La conta delle cellule CD34+ sia nel sangue midollare che in quello periferico può essere aumentata nelle neoplasie mieloproliferative croniche. La loro percentuale può variare nel corso della malattia.
Piccole variazioni non hanno alcun significato clinico mentre un aumento elevato, generalmente definito al di sopra del 20%, depone per una progressione da una fase cronica ad una fase acuta.


(11 giugno 2016 - ore 19:50) - Dolori articolari

Buonasera,
ho 48 anni e da circa 15 anni sono affetto da PV JAK2+, attualmente in terapia con oncocarbide 3 cps al dì, plavix, ziloryc, terapia per ipertensione, gastro protezione, cortisone al bisogno per il prurito, corlentor, salasso sporadicamente.
Volevo sapere se i farmaci che assumo quotidianamente, e i 15 anni di malattia possono causare danni alle articolazioni visto che ultimamente, sto avendo dei problemi ad entrambi le braccia (cuffia dei rotatori) senza aver subito alcun tipo di trauma. Vi ringrazio in anticipo per la vostra professionalità e disponibilità.
(Giuseppe)


Risposta

I dolori articolari non sono un sintomo tipo delle malattie mieloproliferative. Talora possono associarsi alla terapia come nel caso dell'interferone oppure per un aumento dei valori di ac. urico che si possono osservare nel caso in cui la terapia con zyloric non sia sufficiente per ridurne i valori. Episodi ripetuti di dolore alle grosse articolazioni potrebbero richiedere un approfondimento da parte di uno specialista ortopedico oppure reumatologo.


(10 giugno 2016 - ore 8:03) - Comparsa di nuovi sintomi

Buongiorno,
sono affetto da PV asintomatica dal 2010 con JAK2 al 13% (valore da settembre 2015) e da un mese circa ho perso circa 3 chili di peso senza importanti cambiamenti alimentari. Quando mi abbasso per raccogliere qualcosa sento una pressione sull'arcata costale sinistra superiore nei pressi del plesso solare, potrebbe essere la milza (misurata tra l'altro un anno fa a 11,5)?
Siccome non ho mai avuto sintomi di questo tipo potrebbe essere un segno di accelerazione della malattia o soltanto dei sintomi passeggeri che non hanno significato?
Grazie mille della vostra risposta.
(Luca)


Risposta

La comparsa di nuovi sintomi in un paziente con un quadro clinico fino a quel momento stabile ed in assenza di modifiche nella terapia potrebbe far sospettare un iniziale progressione della malattia. I criteri proposti per la diagnosi di mielofibrosi secondaria a policitemia vera o trombocitemia essenziale infatti richiedono almeno 2 criteri minori tra cui:
- la comparsa di sintomi costituzionali (ovvero la perdita di peso in assenza di un regime alimentare ipocalorico, la comparsa di febbricola non associata a fenomeni di tipo infettivo oppure la comparsa di sudorazioni profuse soprattutto notturne);
- la comparsa od un peggioramento della splenomegalia (aumento delle dimensioni della milza);
- la comparsa di anemia;
- la comparsa di cellule immature nel sangue;
- l'aumento del valore di LDH (soltanto per i pazienti con una diagnosi di trombocitemia essenziale);
ed un criterio maggiore che riguarda il grado di fibrosi midollare che deve essere maggiore o uguale a 2 (secondo una scala da 0 a 3).
Si consiglia quindi di informare l'ematologo di fiducia della comparsa di nuovi sintomi, in modo da valutare o meno la necessità di un approfondimento diagnostico.


(9 giugno 2016 - ore 14:14) - Pillola progestinica e malattie mieloproliferative

Buongiorno,
la pillola progestinica ha controindicazioni assolute in paziente di 24 anni affetta da trombocitemia JAK2 positiva, con piastrine 700.000, tendenza alla microcitemia (vegetariana) e con meno-metrorraggie? Attualmente assume cardioaspirina 100 1 cp al dì, è preferibile l'uso di qualche altro antiaggregante piastrinico (ibustrin?)?. Grazie e cordiali saluti.
(Giovanna)


Risposta

La pillola anticoncezionale è fortemente controindicata nelle donne con diagnosi di malattie mieloproliferative croniche e quindi anche nella trombocitemia essenziale in quanto aumenta notevolmente il rischio di avere u evento trombotico. Tale rischio non viene ridotto dalla sostituzione della terapia antiaggregante con aspirina con farmaci alternativi.


(8 giugno 2016 - ore 21:06) - Policitemia vera JAK2 non mutata

Diagnosi PV senza mutatazione, faccio salassi ogni tre mesi, è vero che va effettuato di nuovo la biopsia midollare per controllo perché io non la voglio ripetere. Grazie.
(Antonio)


Risposta

Premesso che la quasi totalità (99%) dei pazienti con policitemia vera hanno una mutazione nel gene JAK2 (che nel 95% dei casi è rappresentata dalla mutazione V617F localizzata nell'esone 14, mentre in un 4% da mutazioni localizzate nell'esone 12), secondo la nuova classificazione proposta dall'associazione mondiale della sanità (WHO), la diagnosi di PV può essere fatta anche in assenza della mutazione di JAK2 ma in presenza di elevati livelli di emoglobina (o ematocrito), da bassi livelli di eritropoietina sierica e una biopsia midollare caratterizzata da una proliferazione definita trilineare, ovvero in cui tutte le filiere cellulari sono proliferanti. Nel caso in cui il materiale raccolto dalla prima biopsia non fosse sufficiente per una revisione del preparato, potrebbe essere utile eseguire una nuova procedura bioptica.


(8 giugno 2016 - ore 8:22) - Trapianto di cellule staminali

Perché aspettare che la malattia sia avanzata anche se il paziente è giovane? Non ha più possibilità di "sopravvivenza senza malattia" un soggetto con mielofribrosi non avanzata? Il trapianto in un paziente con mielofribrosi richiede più impegno da parte delle cellule del donatore perché oltre ad andare ad attecchirsi e a lavorare dovranno anche curare la fibrosità midollare. Prima bisogna affrontare tutta la fase post trapianto, sperare che le cellule del donatore attecchiscano e poi, sperare che la malattia non sia così avanzata da avere da riprendere a lavorare!


Risposta

Il trapianto di cellule staminali da donatore, nonostante rappresenti l'unica possibilità di cura della mielofibrosi, è una procedura che si accompagna ad un elevata frequenza di complicanze e talora di mortalità, che non sono giustificabili in pazienti in cui l'attesa di sopravvivenza è elevata. L'indicazione al trapianto quindi è rivolta a quei pazienti in cui l'aspettativa di vita, definita da score prognostici come l'IPSS ed il DIPSS, è significativamente ridotta.


(7 giugno 2016 - ore 8:40) - Ferrochelazione

Buongiorno carissimi,
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27260366?dopt=Abstract collegamento esterno, non è incredibile?
Salutoni
(Davide)


Risposta

I pazienti trasfusione-dipendenti e che richiedono regolari trasfusioni di sangue per la loro anemia possono sviluppare un sovraccarico di ferro (che si esprime in un aumento dei livelli di ferritina). I farmaci che chelano, ovvero si legano al ferro, ne favoriscono la rimozione dal corpo. Tra i farmaci più utilizzati per il trattamento del sovraccarico di ferro causato dalla dipendenza alle trasfusioni sono deferossamina (Desferal) ed il deferasirox (Exjade). I farmaci ferrochelanti sono usati comunemente nei pazienti con mielodisplasia ed elevata necessità trasfusionale, al contrario minime sono le informazioni che riguardano l'utilizzo di questi farmaci nelle malattie mielorpoliferative. In letteratura sono riportati solamente risultati di studi condotti su piccole casistiche che includono esclusivamente pazienti con mielofibrosi con necessità di trasfusioni di globuli rossi. L'utilizzo dei ferrochelanti in questi pazienti si è dimostrato efficace nel ridurre i livelli di ferritina ed in alcuni casi si è osservato una concomitante riduzione del fabbisogno trasfusionale, a fronte di una non trascurabile tossicità renale. L'utilizzo della ferrochelazione ha invece un ruolo importante nei pazienti trasfusione dipendenti programmati per un trapianto di cellule staminali emopoietiche. In particolare il lavoro indicato descrive gli effetti della terapia con deferasirox in un caso di mielofibrosi, descrivendo per la prima volta un possibile effetto del farmaco nell'indurre una risposta molecolare e istologica. Nonostante l'indubbio interesse scientifico, la validità di questi risultati deve essere confermata su un numero di pazienti molto più ampia.


(6 giugno 2016 - ore 20:08) - ITP

Buonasera sera ricercatori,
ho mia figlia di 9 anni che soffre di immunotrombocitopenia ITP cronica da 4 anni, abbiamo provato a fare CORTISONE e immonoglobulina endovene ma le piastrine si continuano sempre ad abbassare e arriva a 3 mila poi abbiamo provato a fare una cura un po' più forte di cortisone per sei mesi ma senza concludere niente, adesso mi hanno detto che vogliono provare a fare immonussopressore. Io vi volevo chiedere se c'è qualche altro tipo di cura per risolvere il problema. Grazie.
(Katia)


Risposta

Il sito AGIMM si rivolge esclusivamente a pazienti con malattie mieloproliferative croniche, in riferimento a quanto richiesto suggeriamo i seguenti siti internet:
- http://www.orpha.net/consor/cgi-bin/OC_Exp.php?lng=IT&Expert=425260 collegamento esterno
- http://www.ptiptappi.it/public_html/ collegamento esterno


(4 giugno 2016 - ore 18:20) - Mielofibrosi e trapianto 2

Buonasera.
Sono un vostro lettore e paziente con mielofibrosi primaria dal 2012. Da due mesi sono tornato a curarmi con Oncocarbide 1cp/die perché la cura con momelotinib mi aveva portato una tossicità epatica. Nei giorni scorsi durante visita specialistica di controllo mi è stato proposto un trapianto di midollo (ho 63 anni). Sarei propenso ad accettare perché la malattia è ad uno stato avanzato. Vorrei solo sapere che cosa dovrò affrontare nei circa due mesi di degenza e poi le eventuali limitazioni una volta tornato a casa. Tra le altre cose è vero che non potrò vivere con il mio cane e gatto? Grazie, attendo fiducioso.
(Franco)


Risposta

Come già discusso il trapianto di cellule staminali (comunemente definito trapianto di midollo) rappresenta l'unica procedura terapeutica in grado di guarire la mielofibrosi.
Obiettivo del trapianto di cellule staminali emopoietiche nella mielofibrosi è di eliminare la malattia e ripristinare le normali funzioni del midollo osseo somministrando per vie endovenosa cellule staminali emopoietiche di un donatore sano (familiare oppure da registro internazionale) in grado di riprodurre tutte le cellule del sangue.
La procedura si realizza con cellule staminali emopoietiche prelevate dal sangue periferico o direttamente dal midollo di un donatore preferibilmente scelto in ambito familiare perché deve essere compatibile, cioè avere caratteristiche il più possibile simili al paziente. Prima di ricevere le cellule staminali, il paziente viene sottoposto a un trattamento con chemio e talora radioterapia al fine di distruggere completamente le cellule del midollo malato. Inoltre, il paziente viene sottoposto anche ad una terapia immunosopressiva in modo tale che l'organismo accetti le cellule staminali del donatore.
Tali terapie di preparazione, riducendo le difese immunitarie, comportano un aumento delle infezioni e un calo di tutte le cellule del sangue incluso globuli rossi e piastrine con necessità di effettuare trasfusioni. Una delle complicanze più gravi del trapianto che si caratterizza per una danno localizzato soprattutto a livello dell'apparato gastrointestinale, della cute e del fegato è definita la malattia del trapianto contro l'ospite acuta (GvHDa). La GvDH è provocata dal fatto che, insieme alle cellule staminali, vengono iniettate anche cellule del sistema immunitario del donatore che "aggrediscono" i tessuti del ricevente riconoscendoli come estranei. Esiste anche un forma di GvHD cronica che in genere compare dopo qualche mese dal trapianto e che in genere si manifesta come una malattia autoimmune generalizzata.
Nei primi mesi dopo il trapianto, in relazione proprio allo stato immunosoppressivo è preferibile limitare la convivenza con animali anche domestici che potrebbero essere veicolo di infezioni anche gravi.


(4 giugno 2016 - ore 15:36) - Mielofibrosi e trapianto

Si procede a trapianto nei casi di mielofbrosi? Se sì è meglio farlo in condizioni clinici buone o quando non si riesce più a controllare la malattia? Grazie.


Risposta

Il trapianto di cellule staminali emopoietiche rappresenta l'unica terapia curativa per i pazienti con mielofibrosi che però viene eseguito su un numero molto limitato di malati essendo una procedura complicata e gravata da notevoli rischi per la salute soprattutto nelle fasce di età più avanzate. L'indicazione alla procedura trapiantologica è attualmente riservato a pazienti relativamente giovani (con meno di 70 anni) e con malattia più avanzata, ovvero definita secondo definiti punteggi con IPSS (la classificazione prognostica attualmente in uso) intermedio2 oppure alto. Le recenti linee guida internazionali (Kroger NM , Leukemia. 2015 Nov;29(11):2126-33) suggeriscono di valutare il rischio molecolare in pazienti in classe di rischio intermedio1, in particolar modo la ricerca di mutazioni aggiuntive nel gene ASXL1. Le mutazioni di ASXL1, infatti, sono state frequentemente associate ad un andamento più aggressivo della mielofibrosi. Tale informazione non rappresenta di per sé una indicazione al trapianto ma piuttosto è da considerarsi come una informazione aggiuntiva che il medico può utilizzare nei casi più complicati. Se viene inoltre data una indicazione al trapianto, in linea di massima è preferibile eseguirlo in tempi relativamente precoci e non attendere un peggioramento significativo della malattia che potrebbe anche aumentare i rischi di fallimento o la tossicità della procedura.


(4 giugno 2016 - ore 12:17) - Policitemia vera e ipertensione

Buongiorno egregi dottori,
desidero sapere se vi è una relazione tra la policitemia vera che per quello che ne so rende il sangue "viscoso" e la pressione del sangue alta, sia la minima che la massima.
Vi ringrazio in anticipo della vostra consueta cortesia
(Riki)


Risposta

La policitemia vera in quanto tale non è causa di ipertensione arteriosa. Talora per valori di ematocrito molto elevati si può associare un aumento dei valori pressori. Teniamo a sottolineare che la presenza di ipertensione rappresenta comunque un importante fattore di rischio cardiovascolare (come la presenza di diabete, ipercolesterolemia o l'abitudine al fumo) in particolar modo nei pazienti con neoplasie mieloproliferative, inclusa la policitemia vera.
Per tale motivo tutti i fattori di rischio cardiovascolari dovrebbero essere controllati, se necessario anche farmacologicamente.


(4 giugno 2016 - ore 7:13) - Alterazioni scheletriche e mielofibrosi

In corso di mielofibrosi mi posso aspettare alterazioni scheletriche soprattutto a carico delle vertebre?
(Maurizio)


Risposta

Nei pazienti con mielofibrosi talora può essere riportata la presenza di un aumento della densità ossea oppure un sovvertimento della struttura ossea ad esami radiologici come la radiografia o la risonanza magnetica, in generale queste alterazioni sono più evidenti in alcuni segmenti scheletrici come ad es. clavicole e corpi vertebrali.


(3 giugno 2016 - ore 13:18) - PRM51 e mielofibrosi

Buongiorno,
vorrei sapere se vi sono ulteriori risultati successivi a quelli già pubblicati da Srdan Verstovsek et al "56 PRM-151 in Myelofibrosis: Durable Efficacy and Safety at 72 Weeks" del dicembre 2015 ed eventualmente se e quali sono i centri italiani in cui si prevede l'utilizzo di questa molecola nei casi di mielofibrosi. Grazie.
(Salvo)


Risposta

Ad oggi non sono riportati altri risultati relativi all'efficacia e la sicurezza del farmaco PRM51 nella mielofibrosi.


(1 giugno 2016 - ore 13:58) - Ruxolitinib e anemia

Buongiorno, mia madre 66 anni, mielofibrosi posto trombocitemia, assume da 3 mesi ruxolitinib 15 x2, la sua emoglobina è scesa pian piano da 14 a 9; piastrine stabili. E' appena passata alla dose 2x10. Se l'emoglobina continua a scendere ci sono possibilità di intervenire o deve abbandonare la nuova cura? Può essere invece un improvviso aggravamento? Grazie del sostegno.
(Alessandra)


Risposta

L'insorgenza di anemia in corso di terapia con Ruxolitinib rappresentano eventi avversi relativamente frequenti e coerenti con il meccanismo d'azione del farmaco stesso. L'esperienza accumulata negli scorsi anni ha permesso di evidenziare come la tossicità ematologica di Ruxolitinib in pazienti con mielofibrosi (anemia, ma anche neutropenia e, in particolare, piastrinopenia) si osservi generalmente nei primi mesi di trattamento, con un nadir intorno alle 8-12 settimane di cura, a cui fa seguito un graduale recupero. Per quanto riguarda in particolare l'anemia, entro i primi sei mesi di trattamento si ottiene generalmente una stabilizzazione del livello di emoglobina intorno a valori di poco inferiori a quelli registrati prima di iniziare il trattamento. Nel caso in cui questo non dovesse presentarsi e l'anemia si associasse anche ad un aumento della necessità di trasfusioni, potrebbe essere indicato ridurre ulteriormente il dosaggio, rischiando comunque di perdere l'eventuale risposta sulla splenomegalia e sui sintomi. La comparsa comunque di anemia, durante un dosaggio costante di ruxolitinib, deve essere indagato nel sospetto di una progressione di malattia. IL suo ematologo di riferimento valuterà, in base alla storia e all'andamento clinico se effettuare ulteriori esami.


(31 maggio 2016 - ore 20:32) - Ruxolitinib e interferone per la policitemia vera

Perché Ruxolinitib non verrà usato su tutti i malati di PV al posto di Oncocarbide? Perché non viene immesso nelle linee guida l'interferone peg in Italia? Grazie!
(Manuela)


Risposta

Ruxolitinib è un ottimo farmaco per controllare vari aspetti della malattia, come la milza ingrossata, i sintomi e i valori ematici, che lo rendono idoneo per quei pazienti che hanno difficoltà a controllare le manifestazioni della policitemia vera con le terapie convenzionali. Al contrario, per pazienti con una malattia facilmente gestibile con l'approccio convenzionale il rapporto rischio/beneficio del Ruxolitinib non è probabilmente vantaggioso, almeno per le conoscenze attuali, tenendo anche presenti i possibili effetti collaterali, sia pure non frequenti, in particolare le riattivazioni da virus erpetico. Anche per l'interferone pegilato gli studi sono in corso, e finché non avremo i risultati finali non avremo una dimostrazione chiara del vantaggio del farmaco rispetto alla terapia convenzionale, nonostante alcuni studi preliminari e descrizione di casi sporadici.


(30 maggio 2016 - ore 15:13) - Integratori

So di avere PV da oltre 3 anni, uomo, 48 anni. Vorrei sapere se posso prendere, se ci sono studi sugli effetti di un prodotto come Immun'age, papaia fermentata con lievito di zinco. Vorrei provare a prenderla. Mi può nuocere?
(Angelo)


Risposta

Non ci sono studi su questo tipo di prodotti nelle malattie mieloproliferative, e non abbiamo informazioni di studi in altri ambiti.


(28 maggio 2016 - ore 12:15) - Trombocitemia essenziale con doppia mutazione

Buongiorno gentili ricercatori. Vi avevo già scritto il 25 maggio (TE con doppia mutazione e CD34+ midollari aumentate). Mi pare di aver capito che rientro in un caso molto particolare... Viste queste caratteristiche particolari, ho necessariamente una patologia più grave e pericolosa di una "semplice TE"? Non vi è mai capitato di trattare casi come il mio? Grazie.
(Giuseppe)


Risposta

La presenza della doppia mutazione di JAK2 e MPL non necessariamente rende la malattia più aggressiva, ma l'esperienza è estremamente limitata.


(26 maggio 2016 - ore 21:51) - Sospensione dell'aspirinetta per piccoli interventi

Gentili dottori, ho 65 anni e sono affetta da anemia sideroblastica e trombocitemia essenziale (le piastrine oscillano tra 800.000 e 900.000) e assumo quotidianamente cardioaspirina. Dovendo effettuare un pap test e trovandomi nella necessità di togliere un dente, vorrei sapere quali sono le indicazioni di protocollo. Devo interrompere per qualche giorno la cardioaspirina? Grazie e buon lavoro.
(Lella)


Risposta

Per piccoli interventi come estrazioni dentarie e pap test generalmente è sufficiente sospendere l'aspirina tre giorni prima, riprendendola il giorno successivo. Questa indicazione può variare a seconda del quadro clinico del singolo paziente.


(26 maggio 2016 - ore 0:30) - Quando fare salassi

Buongiorno,
i salassi per PV vengono effettuati solo in base al valore dell'ematocrito, se superiore a 45 per uomini e 42 per donne, oppure si valutano anche i valori dei globuli rossi e dell'emoglobina? Grazie mille.
(Claudia)


Risposta

Per decidere se effettuare un salasso si tiene conto solo del valore dell'ematocrito >45% sia per gli uomini che per le donne.


(25 maggio 2016 - ore 19:50) - Sperimentazione di PRM-151

In quali centri italiani si sta sperimentando PRM-151? Quando sarà possibile implementare la sperimentazione a tutti gli altri centri come avvenuto con Jakavi? Attualmente il farmaco PRM 151 ha dato i risultati sperati? Grazie.
(Piter)


Risposta

PRM 151 non è attualmente in sperimentazione in Italia, anche se dovrebbe esserlo prossimamente a Pesaro. I dati di efficacia sono ancora molto preliminari ma sembra che sia efficace nel ridurre la fibrosi midollare ma non le altre manifestazioni della malattia come ad esempio la splenomegalia.
Saranno necessari i dati dello studio in corso per capire se potranno essere fatte sperimentazioni su numeri di pazienti più ampi.


(25 maggio 2016 - ore 13:01) - Trombocitemia essenziale con doppia mutazione di JAK2 e MPL

Buongiorno, che significato ha avere doppia mutazione (MPL e JAK) in una TE? E sempre in una TE avere CD34+ nel midollo in quantità di circa 5%? Ho una malattia atipica? Attualmente sono in cura con oncocarbide e aspirinetta.
(Giuseppe)


Risposta

Sia JAK2 che MPL sono geni tipicamente mutati nella trombocitemia essenziale. Quello che è molto particolare è che si trovino entrambi mutati (anche se alcuni casi sono descritti in letteratura), mentre le CD34 pari al 5% nel midollo sono leggermente aumentate.
Queste caratteristiche non implicano di per sé un diverso atteggiamento terapeutico. Possiamo semmai consigliare delle visite di controllo più frequenti per controllare l'andamento della malattia.


(24 maggio 2016 - ore 8:41) - Policitemia vera JAK2 negativa

Buongiorno, mi chiamo Domenico, ho 34 anni ed ho PV scoperta da gennaio con la sola parte eritrocitaria interessata e JAK2 negativo. Volevo porvi la seguente domanda, in un caso come il mio, giovane, mai avuto eventi trombotici, JAK negativo, quanto è la mia aspettativa di vita? Quante possibilità vi sono che diventi mielofibrosi o leucemia acuta? Grazie per il vostro tempo, cordiali saluti.
(Domenico)


Risposta

I casi di policitemia vera negativi per la mutazione di JAK2 V617F sono molto rari. Potrebbe ricercare la mutazione dell'esone 12 di JAK2, se non l'ha già fatto, oppure le mutazioni delle forme di eritrocitosi familiari se esiste una qualche storia familiare di ematocrito elevato.
Se tutto negativo, potrebbe ricercare anche le mutazioni di CALR e MPL per escludere una forma di trombocitemia essenziale o mielofibrosi con esordio clinico atipico. Se si conferma una policitemia vera negativa per tutte le mutazioni, verosimilmente l'andamento è lo stesso delle policitemie vere JAK2 mutate, ma non ci sono attualmente studi focalizzati su queste proprio perchè estremamente rare.


(22 maggio 2016 - ore 20:33) - Eritroblasti

Gli esami del sangue di una donna affetta da MF secondaria mutata JAK2 con valori di eritoblasti pari a 1.6/100WBC, tenendo conto che la norma impone sino a 0,6, indicano cosa? Grazie.
(Sandra)


Risposta

Gli eritroblasti nel sangue periferico, quindi segnalati negli esami del sangue, sono una caratteristica tipica della mielofibrosi, quindi sono compatibili con la diagnosi e non hanno un significato prognostico.


(22 maggio 2016 - ore 14:28) - Interferone e alterazioni tiroidee

Sono affetta da trombocitemia essenziale, ero in terapia da un anno con intronA durante questo periodo ho monitorato il tsh che è gradualmente sceso fino ad arrivare sotto il limite. Da due settimane sono passata a peg intron ho fatto le prime analisi di controllo i valori sono pressoché invariati a parte il tsh che è salito di colpo fin sopra i limiti cosa può voler dire?
(Stefania)


Risposta

Alterazioni dei valori della tiroide sono un effetto collaterale tipico dell'interferone, indipendentemente che sia pegilato o meno. Dovrebbe controllare non soltanto il TSH ma anche FT3, FT4 e gli autoanticorpi per la tiroide per escludere che non sia insorta una tiroidite autoimmune e/o che ci sia bisogno di terapia sostitutiva.


(22 maggio 2016 - ore 2:32) - Controlli da fare per la policitemia vera

Cari dottori, vorrei sapere quali sono tutti gli esami ematici necessari e visite utili per un paziente affetto da policitemia vera Jak2 positivo v617f con marcata splenomegalia e ipertensione arteriosa. In terapia farmacologica con cardioaspirina, oncocarbide e farmaci per acido urico e per l'ipertensione.
Vorrei anche sapere per gentilezza e cortesia se l'esame dell'INR e del PTT necessita farli.
Aspettando da voi una corretta e esaustiva risposta vi ringrazio di tutto cuore.
(Massimo)


Risposta

Inizialmente possono essere necessari esami dell'emocromo e visite ravvicinate per il controllo ottimale dell'ematocrito ed eventualmente di globuli bianchi e piastrine. Una volta raggiunto un buon controllo dei valori con oncocarbide e salassi le visite possono essere fatte ogni 4-6 mesi circa, con esami del sangue che comprendano almeno emocromo, LDH e acido urico. Parallelamente è importante continuare a fare la terapia per l'ipertensione, che è un fattore di rischio trombotico indipendente dalla polictemia vera. Se assume aspirina e non anticoagulanti orali come il coumadin l'esame dell'INR/PTT non é necessario. Altri esami possono essere decisi dal medico conoscendo meglio la sua storia clinica.


(19 maggio 2016 - ore 16:12) - Integratori

Egregi specialisti,
prima di tutto grazie per le risposte celerissime ed esaustive datemi in seguito alla mia richiesta di informazioni di qualche giorno addietro. In quell'occasione avevo domandato, tra l'altro, se l'utilizzo di integratori al fine di alleviare i disturbi tipici della menopausa (caldane, sudorazioni) avesse controindicazioni con la mia malattia (mielofibrosi idiopatica, unica terapia cardioaspirina 100 mg/die ). Non avevo però specificato la tipologia. Gli integratori a cui faccio riferimento e che funzionano bene su più di una mia amica sono a base di sostanze naturali come l'estratto liofilizzato di cimicifuga, fitocomplesso di salvia, passiflora e biancospino.
Per favore, gradirei conoscere se li posso utilizzare al fine di limitare la sudorazione notturna (a volte anche di giorno) al collo e alla fronte per le possibili ricadute della disidratazione sull'innalzamento dell'ematocrito (attualmente è 49%), al momento l'unica mia seria preoccupazione per i fenomeni trombotici che ne possono derivare (attualmente gli altri valori sono WBC 13,94; RBC 5,67; HGB 16,90; PLT 365, milza in eco cm 16,8). Grazie.
(Giusi)


Risposta

Non c'è alcuna dimostrazione che le sostanze da lei citate abbiano una efficacia clinica. Il modo migliore per ridurre il rischio trombotico con 49% di ematocrito è il salasso, una abbondante idratazione e la terapia con aspirina.


(16 maggio 2016 - ore 16:41) - Azacitidina per anemia refrattaria

Egregi Dottori, vi ringrazio intanto per le risposte sempre molto esaustive che mi avete già dato nel passato.
72 anni il prossimo novembre, dal 15/6/2007 Politicemico curato con Oncocarbide, aspirina dal 2013, la policitimia è evoluta in anemia refrattaria con eccesso di blasti (areb 1 ipss2). Sono arrivato al trentasettesimo ciclo di azacitidina, sono in remissione totale con i seguenti valori: leucociti 6,68; emoglobina 15,03; piastrine 273000; ematocrito 50,6; eritociti 5,65 e posso dire di stare molto bene.
Vi volevo chiedere a che punto sono gli studi circa il cc486 (azacitidina orale). Inoltre, sono risultato positivo al test di Mantoux e positivo anche al quaniferon per un contatto occasionale in nosocomio, dicembre 2015. Anche per questa positività vi chiederei, cortesemente, se ciò potrebbe compromettere il decorso della mia remissione totale.
Cordiali saluti
(Salvatore)


Risposta

L'azacitidina orale è attualmente in fase di sperimentazione nelle sindromi mielodisplastiche (come la anemia refrattaria con eccesso di blasti) in studi di fase 1 e fase 2.
Il riscontro di positività alla mantoux e quantiferon non va ad incidere sulla risposta alla terapia, ma certo richiede una particolare attenzione a una eventuale manifestazione clinica di tubercolosi, per cui sarebbe consigliabile effettuare una valutazione infettivologica.


(16 maggio 2016 - ore 11:25) - Ematocrito

Egregi specialisti,
mi chiamo Giusi, ho 54 anni e nel dicembre 2008 mi è stata diagnosticata mielofibrosi idiopatica di tipo indolente. La milza, poco dopo la diagnosi nel giugno 2009, misurava in eco 15,3 cm, debordando 2 cm dall'arcata costale. Attualmente in eco misura 16,8 cm (stessa identica situazione di un anno prima) e si palpa a 6 cm dall'arcata costale. L'unica terapia fino ad ora seguita è la somministrazione di cardioaspirina, 100 mg tutti i giorni.
Fondamentalmente sto abbastanza bene. Gli unici sintomi avvertiti consistono nel prurito soltanto nelle gambe, in seguito a doccia (molto di meno dopo il bagno) e, da quando sono entrata in menopausa, circa un anno fa, lievi sudorazioni notturne, a volte anche di giorno, al collo e alla fronte. A suo tempo gli stessi sintomi di sudorazione sono stati vissuti dalle mie sorelle nel primo periodo allorquando anche loro sono entrate in menopausa.
Da otto mesi a questa parte i valori di globuli bianchi, emoglobina, ematocrito sono aumentati mentre le piastrine si attestano su valori normali. Attualmente i valori sono i seguenti: WBC 13,94; RBC 5,67; HGB 16,90; HCT 49,50; PLT 365. Stando bene e non volendo, almeno fino a quando sarà possibile, iniziare terapia Ruxolitinib per i possibili effetti collaterali che la stessa comporta, essendo però particolarmente preoccupata per il valore dell'ematocrito vi chiedo se tale livello sia tale da dovere ricorrere al salasso (ho paura, dato che sto bene, che tale terapia possa comportare un'evoluzione repentina della malattia) al fine di limitare il rischio di eventi trombotici.
Vi chiedo anche se, oltre a bere acqua abbondantemente, il consumo quotidiano e continuativo di un pompelmo, così come sto facendo da un paio di settimane, come letto da più parti, possa veramente contribuire ad abbassare il livello dell'ematocrito e se tale uso abbia controindicazioni con l'utilizzo giornaliero della cardioaspirina.
Cortesemente, gradirei ancora sapere se l'utilizzo di integratori al fine di alleviare i disturbi tipici della menopausa (caldane, sudorazioni) abbia controindicazioni con la mia malattia. Carne rossa o bianca?
Grazie di cuore
(Giusi)


Risposta

Un valore di ematocrito del 49% in una persona con una malattia mieloproliferativa cronica pone l'indicazione ad effettuare dei salassi con l'obiettivo di portarlo al di sotto del 45%, al fine di ridurre il rischio trombotico. Il salasso non espone ad alcun rischio di aggravare la malattia. Può soltanto indurre una carenza di ferro che è necessaria a mantenere sotto controllo l'ematocrito. Bere molta acqua aiuta ad abbassare l'ematocrito, mentre sul succo di pompelmo non ci sono dati scientificamente dimostrati, almeno per quanto ci è noto. Peraltro, il succo di pompelmo non ha interazioni con l'aspirina ma può averla con molti altri farmaci anche di uso abbastanza comune come alcuni antibiotici.
Per gli integratori dipende dal tipo che utilizza e dovrebbero essere valutati dal suo medico. In generale, sempre per il problema del rischio trombotico, si sconsiglia la terapia ormonale sostitutiva.
Può consumare indifferentemente carne rossa o bianca purché in quantità non eccessiva (ad esempio 2-3 volte alla settimana).


(13 maggio 2016 - ore 10:30) - Ruxolitinib per policitemia vera

Salve a tutti,
ho avuto modo di vedere il video del prof. Vannucchi in merito alla durabilità dell'efficacia del Ruxolitinib nei pazienti con Policitemia intolleranti a Oncocarbide e questo mi conforta qualora dovessi perdere la risposta al farmaco... ma mi chiedo: quando l'Italia lo approverà e lo renderà rimborsabile? E inoltre, per i pazienti giovani come me (43 anni) c'è la possibilità secondo le vostre conoscenze che il Ruxo a lungo termine possa rallentare la progressione della malattia, dato che riduce molti valori collegati all'evoluzione?
Grazie mille
(Giselle)


Risposta

Non abbiamo informazioni certe su quando Ruxolitinib verrà approvato e reso rimborsabile. Ruxolitinib non blocca la progressione della policitemia vera in mieofibrosi, questo è dimostrato dai casi di evoluzione che ci sono stati nel corso delle sperimentazioni fatte. Se le evoluzioni avvengano di meno o dopo un tempo più lungo rispetto quanto sarebbe avvenuto con la terapia convenzionale è troppo presto per dirlo.


(13 maggio 2016 - ore 4:47) - Trombocitemia essenziale

Gentile dottore a febbraio 2016 mi è stato diagnosticata trombocitemia essenziale con JAK2 positivo, brc abl neg, anemia midollo a cellularita 80 per cento, reticolo nella norma. Ho 73 anni. Prendo Oncocarbide 1 al giorno e allopurinolo 1 g giorni alterni. Le piastrine da 770000 sono scese a 235000 in 3 mesi. Ho la milza ingrossata, soffro di sudorazioni notturne, arrossamento al viso e da diversi giorni forti dolori al ginocchio destro, cammino zoppicando. La formula leucocitaria è nella norma, rapporto monociti-linfociti 0.34, globuli bianchi 4.750, globuli rossi 3.070.000, volume globulare medio 113 mch39, gli altri valori nella norma. La terapia dovrebbe cambiare.
(Aldo)


Risposta

Lo scopo principale dell'oncocarbide è tenere sotto controllo i valori delle piastrine e dei globuli bianchi. Se ha anche anemia, ingrossamento della milza e sudorazioni notturne il quadro potrebbe essere cambiato in una mielofibrosi e quindi potrebbe anche giovarsi di altre terapie in sostituzione o in aggiunta all'oncocarbide. Le consigliamo di fare una visita di controllo con il suo ematologo di riferimento.


(9 maggio 2016 - ore 20:33) - Significato prognostico della mutazione di CALR nella mielofirbosi secondaria a trombocitemia essenziale

Salve, sono un paziente con mielofibrosi post trombocitemia essenziale mutazione CAlR. Volevo sapere se anche nella mielofibrosi successiva a trombocitemia si confermano gli stessi dati favorevoli per i pazienti che hanno la CAlR anziché le altre mutazioni. Inoltre, non so se dovrò fare il trapianto perché il medico non lo ritiene urgente ma vorrei sapere se nel caso lo dovessi fare, è sempre favorevole per il successo del trapianto avere la CAlR o non fa differenza per la buona riuscita?
(Donatello)


Risposta

Anche i pazienti con mielofibrosi secondaria a trombocitemia essenziale sembrano avere una prognosi migliore in termini di minore entità della splenomegalia, sintomi e mortalità rispetto ai pazienti con la mutazione JAK2V617F o MPL o senza mutazioni driver. I dati sull'impatto della mutazione sul trapianto di midollo sono ancora pochi per poter dare una indicazione.


(9 maggio 2016 - ore 14:50) - Terapie per la mielofibrosi alternative a Ruxolitinib

Buon giorno,
mia mamma 72 anni ha avuto PV per 23 anni e da 6 mesi circa mutata in mielofobrosi secondaria con mutazione JAK2 V617F. Ha iniziato da 2 mesi la terapia Jakavi, 15 mg 2 volte al dì. ma ora ha ridotto con pastiglia da 5 mg. Esistono altre cure oltre al Ruxolitinib da prendere in consideraione?
(Jose)


Risposta

A seconda del problema principale possono essere importate terapie per l'anemia o per la leucocitosi, ad esempio. Per la splenomegalia attualmente la terapia più efficace è Ruxolitinib. In alternativa possono essere valutate delle sperimentazioni cliniche con nuovi farmaci o associazioni di farmaci dedicate ai pazienti che non abbiamo ottenuto una buona risposta o siano risultati intolleranti a Ruxolitinib.


(8 maggio 2016 - ore 14:04) - Terapia con Ruxolitinib

Egregi dottori,
ho 65 anni e mi è stata appena diagnosticata la mielofibrosi post Policitemia vera. Tra non molto sarò sottoposto alla terapia Jakavi. A tal proposito mi farebbe piacere conoscere il vostro parere e, per quanto possibile,eventuali indicazioni. Volevo, inoltre, chiedervi se il meteorismo e il disordine intestinale di cui soffro derivano dalla suddetta patologia (milza grande..., ecc.) oppure non vi è alcun legame. Il disordine intestinale di cui parlo si riferisce ad un non completo svuotamento dell'intestino. Al mattino devo andare di fretta in bagno e apparentemente mi svuoto; dopo un ora circa devo nuovamente andare anche in questo caso di fretta; inoltre, ho un costante fastidio alla pancia, oltre a quello sul lato sinistro dovuto alla milza. Non molto tempo fa ho fatto una colonscopia e non è stato riscontrato alcun problema.
Ringraziandovi in anticipo per una vostra cortese risposta saluti.
(Riki)


Risposta

La terapia con Ruxolitinib (Jakavi) è utile soprattutto per pazienti con importante splenomegalia e/o sintomi quali le sudorazioni notturne, perdita di peso, febbricola o prurito. E' importante soprattutto nei primi due mesi effettuare controlli dell'emocromo almeno ogni due settimane per il rischio di riduzione dei valori di piastrine, emoglobina e globuli bianchi. Ed inoltre escludere, prima di iniziare, eventuali infezioni anche latenti, come epatiti o tubercolosi, che potrebbero riattivarsi.
Circa i disturbi addominali che riferisce, è probabile che i disturbi siano attribuibili alla splenomegalia ma ovviamente non si possono escludere altre cause. Le consigliamo di fare anche una ecografia con doppler dei vasi splancnici e di discuterne con il suo medico.


(7 maggio 2016 - ore 23:45) - Visita per secondo parere

Salve, sono affetto da policitemia vera da oltre tre anni, attualmente la mia unica terapia consiste nell'effettuare controlli con cadenza mensile e, all'occorrenza salasso 3/4 volte l'anno. Vorrei però sentire il parere di altri medici, in particolare vorrei recarmi a Firenze presso l'Ospedale Careggi; vorrei quindi sapere se è possibile, tenuto conto che non si tratta della mia regione di residenza. Grazie per la gentilezza.
(Massimo)


Risposta

È certamente possibile prenotare una visita anche se la sua regione di residenza è diversa.
Per l'Ospedale Careggi puó chiamare al numero 0557947958, chiedendo nello specifico una visita con il prof. Alessandro M. Vannucchi


(6 maggio 2016 - ore 14:17) - Gruppi sanguigni

Gentili, con altri pazienti affetti da MPN abbiamo fatto un sondaggio ed io, su 30 persone sono risultata l'unica con gruppo sanguigno 0 RH negativo. Mi chiedo se questa condizione riflette una rarità generale e se, in caso di trapianto, può essere più difficile trovare un donatore compatibile. Grazie.
(Carolina)


Risposta

In Italia circa il 40% della popolazione ha il gruppo sanguigno 0, ma solo una minima parte è anche Rh negativo, quindi si tratta di un gruppo effettivamente raro. Ai fini del trapianto di midollo il gruppo sanguigno non è un fattore vincolante per trovare un donatore.


(6 maggio 2016 - ore 11:25) - Classi di rischio per la mielofibrosi

Buon giorno gentili ricercatori,
mia moglie di anni 64, affetta da policitemia vera, è stata sottoposta a biopsia osteo-midollare con il seguente referto: "Frustolo cm. 1,7 cellularità media 100%, rapporto mielo-eritroide 3:1. La linea eritroide appare conservata, la serie granulocitica mostra tutte le tappe maturative, la serie megacariocitaria mostra segni di dismegacariopoesi. Precursori CD34+ intorno al 2%; discreto incremento della densità microvascolare. Fibrosi reticolinica di grado moderato. Quadro di neoplasia mieloprofiferativa con caratteri di meielofibrosi post-policitemica. IIC: CD34,MPO."
Tenuto conto che l'ultimo esame emocromocitometrico riportava i seguenti valori: WBC 2,47 - RBC 3,66 - HGB 9,7 - PLT 121, considerato che non presenta sintomi sistemici e facendo riferimento alle 4 categorie di rischio (IPSS basso, intermedio 1, intermedio 2, alto), vorrei sapere a quale categoria di rischio rientra mia moglie. E qual è l'aspettativa di vita o di quanti anni è la sopravvivenza mediana per il rischio in cui rientra mia moglie?
Ringrazio sentitamente e in attesa di un vostro cortese riscontro porgo distinti saluti.
(Paolo)


Risposta

Sono valutazioni difficili da fare in questa sede in quanto andrebbero valutati anche altri parametri sia per fare diagnosi di mielofibrosi secondaria a policitemia vera sia per lo score prognostico. Le consigliamo di valutare la situazione con il suo ematologo di riferimento.


(5 maggio 2016 - ore 15:10) - Rischio trombotico legato ad altre neoplasie

La presenza di astrocitoma in paziente con trombocitemia essenziale, evoluta in mielofibrosi con piastrine intorno a 1.000.000 rappresenta un segno di rischio per trombosi? E' necessaria terapia?
(Vincenzo)


Risposta

Dipende dal tipo di astrocitoma, visto che ne esistono diversi sottotipi caratterizzati da diversa aggressività. In generale la presenza di neoplasie maligne è un fattore di rischio trombotico aggiuntivo, mentre le neoplasie benigne no, a meno che non comprimano dei vasi sanguigni provocando rallentamenti nel flusso ematico.


(5 maggio 2016 - ore 13:57) - Sperimentazione di pentraxina 2

Quali centri stanno per sperimentare la pentraxina 2? Grazie.
(Mariantonietta)


Risposta

E' attiva una sperimentazione con pentraxina 2 nella mielofibrosi negli Stati Uniti, Canada, Olanda e Regno Unito. Al momento non abbiamo informazioni sul coinvolgimento di centri italiani.


(4 maggio 2016 - ore 21:52) - Trombocitemia essenziale e fibrosi midollare

Gentili ricercatori ho avuto un anno fa diagnosi di TE con scritto alla fine fibrosi lieve e focale, cosa sta a indicare ho maggiori rischi di evoluzione? Io ho la TE da circa 5 anni e ho la mutazione CALR di tipo 2.
(Marinella)


Risposta

Una fibrosi di grado 1 non implica necessariamente l'evoluzione in mielofibrosi, anche se può essere opportuno un follow up un po' più ravvicinato.


(4 maggio 2016 - ore 21:28) - Terapie alternative all'Oncocarbide

Volevo sapere se c'è un farmaco che può sostituire l'Oncocarbide. Grazie.
(Claudia)


Risposta

Dipende per quale patologia e per quale tipo di problema. Ad esempio nella trombocitemia essenziale può essere sostituita dall'anagrelide.


(4 maggio 2016 - ore 14:50) - Significato del JAK2 nella mielofibrosi secondaria

La percentuale di mutazione del JAK2 esprime la storia e/o la prognosi di uns mielofibrosi secondaria?
(Walter)


Risposta

In generale le mielofibrosi secondarie a policitemia vera o trombocitemia essenziale hanno una carica allelica di JAK2 V617F più alta rispetto a quella che di trova nella policitemia vera/trombocitemia essenziale. La percentuale della mutazione non ha tuttavia un significato prognostico di per sé.


(4 maggio 2016 - ore 6:50) - Mielofibrosi prefibrostica o trombocitemia essenziale

Gentili,
vorrei sapere se vi è correlazione tra diagnosi istologica e tripli negativi. Mia sorella ha una diagnosi di MF prefibrotica da sei anni, è triplo negativa con trombocitosi che non richiede farmaci tranne cardioaspirina, data la giovane età e l'assenza di co-fattori di rischio trombotico. Deve aspettarsi una rapida evoluzione della MF alla luce dei recenti studi? Non potrebbe trattarsi di una trombocitemia triplo negativa, cioè per assurdo l'ipotesi più favorevole nonostante la diagnosi istologica? Sono preoccupato, perché mia sorella non vuole sapere nulla ma io mi documento e mi sento responsabile. Grazie.
(Salvatore)


Risposta

La cosiddetta tripla negatività per le mutazioni JAK2, CALR e MPL si trova sia nella trombocitemia essenziale che nella mielfibrosi, sia prefibrotica che conclamata, per cui non può essere utilizzata da sola per distinguere queste due patologie. Per fare diagnosi di mielofibrosi prefibrotica tuttavia sono necessari anche altri criteri oltre a quello istologico, fra cui l'esclusione di altre patologie che potrebbero causare l'aspetto istologico del midollo e almeno una caratteristica fra la presenza di anemia, splenomegalia, aumento dell'LDH o aumento dei globuli bianchi. La diagnosi si pone quindi sulla base di una combinazione di questi criteri e non soltanto sulla biopsia osteomidollare.


(3 maggio 2016 - ore 14:06) - Consulenza presso centro specialistico

C'è un gran fermento di sperimentazioni cliniche con nuove terapie, ma per chi è in periferia (Taranto) è già difficile farsi seguire routinariamente da un ematologo e quasi impossibile raggiungere frequentemente i centri di eccellenza. Quanto è consigliabile avere un primo vostro inquadramento nelle fasi iniziali di una mielofibrosi (L0)? Grazie.
(Fernando)


Risposta

Alla diagnosi di mielofibrosi può essere utile un inquadramento in un centro specialistico ad esempio ai fini di un eventuale trapianto.
Oppure può essere utile se ci sono delle problematiche cliniche che non si riesce a gestire con le terapie convenzionali.


(3 maggio 2016 - ore 9:29) - Interferone e anagrelide

Buongiorno ricercatori,
vorrei chiedervi alcune questioni in merito alla questione dell'interferone, in particolar modo le nuove modalità a lento rilascio, quali pegasys e pegintron. Sono attivi trails di fase II e III, alcuni centri italiani sono coinvolti, nei prossimi anni si otterranno finalmente dati certi sia come singolo agente a basse dosi nelle MPN nello studio DALIAH, quanto confrontato con oncocarbide.
Sebbene la progressione da ET/PV in MF sia la conseguenza di meccanismi mutazionali, clinici e istopatologici ancora poco chiari e imprevedibili, mi sembra che ci sia concordanza sulla rilevanza tanto dell'aumento di carica alleica della mutazione driver, quanto, ovviamente, sull'iniziale deposito di fibrosi nel midollo osseo e la correlata diminuzione dell'emoglobina.
Come mai, quindi, ancora non viene garantito e prescritto, soprattutto ai giovani pazienti, l'interferone pegilato data la sua capacità documentata ormai da numerosi ematologi europei di agire proprio sugli aspetti citati in precedenza? Perché attendere 2018, 2020, 2024 per il termine dei trails in corso quando già si iniziano a raccogliere dati importanti sulla capacità di rallentare la progressione, optando per un più economico xagrid, che, studio EXELS docet, quella stessa progressione in MF alimenta?
Grazie mille per il vostro lavoro.
(Davide)


Risposta

Per quanto gli studi conclusi finora con interferone peghilato diano risultati promettenti in termini di efficacia sia clinica che sulle mutazioni driver (in particolare la JAK2 V617F), si tratta di studi di fase II, quindi condotti su un numero relativamente piccolo di pazienti e non randomizzati, cioè in cui il trattamento con interferone peghilato non veniva confrontato con la terapia convenzionale. Questo tipo di studi, per quanto fondamentali nello sviluppo di un farmaco, non danno informazioni sufficientemente forti affinché le autorità del farmaco (FDA ed EMA) possano esprimersi sull'approvazione. Per questo servono gli studi di fase III che sono attualmente in corso. Per quanto promettente sull'efficacia l'interferone è anche gravato da effetti collaterali non irrilevanti, per citarne alcuni l'induzione di patologie autoimmunitarie e di depressione, che devono essere valutati attentamente.
Infine, il dato emerso dallo studio PT-1 sull'anagrelide da cui sembrava che questo farmaco aumentasse il rischio di trasformazione in mielofibrosi non è stato confermato dal successivo studio ANAHYDRET, da cui invece non emerge differenza fra il gruppo di pazienti trattati con anagrelide e con idrossiurea. La differenza fra questi due studi è dovuta ai criteri diagnostici utilizzati per la diagnosi di trombocitemia essenziale, in quanto nello studio PT-1, pubblicato nel 2005, venivano utilizzati i vecchi criteri diagnostici che includevano fra le diagnosi di trombocitemia essenziale anche pazienti con mielofibrosi prefibrotica, che oggi sappiamo avere una probabilità di evolvere in mielofibrosi conclamata intrinseco alla patologia. Ad oggi quindi è stato molto ridimensionato il rischio di evoluzione in mielofibrosi legato all'anagrelide.


(2 maggio 2016 - ore 20:42) - Interferone peghilato per la trombocitemia essenziale

L'inteferone peghilato è prescrivibile in Italia per la trombocitemia essenziale?
(Alberto)


Risposta

No, è prescrivibile solo l'interferone non peghilato a pazienti che non siano idonei ad assumere le terapie disponibili sul mercato.


(2 maggio 2016 - ore 13:14) - Consenso informato per idrossiurea

L'assunzione di Oncocarbide deve essere corredata da consenso informato?
(Maurizio)


Risposta

Come per tutti i farmaci, la prescrizione di idrossiurea da parte del curante viene accompagnata da una accurata descrizione dei possibili benefici attesi e dei possibili effetti collaterali. In questa sede il paziente può esprimere i propri dubbi ed avere risposte alle domande. Trattandosi di un farmaco assunto a domicilio per via orale, quindi a discrezione del paziente e non somministrato da altre figure, non è richiesto, salvo indicazione diversa da parte della struttura sanitaria specifica nel cui merito non si può entrare in questa sede, un consenso scritto, che analogamente dovrebbe essere richiesto per qualsiasi farmaco prescritto dal curante.


(1 maggio 2016 - ore 20:59) - Dolore splenico

Buona sera, intanto buon Primo maggio... Da un paio di giorni avevo forte dolore alla milza (sono dovuto uscire dallo studio con Momelotinib x tossicità epatica da un mese e ho iniziato nuovamente a prendere Oncocarbide a gg alterni dal 21 aprile); stamani mi sono recato in pronto soccorso per paura di un infarto splenico, ma dopo eco addome questa paura è stata esclusa perché hanno riscontrato un increwmento dei globuli bianchi da 61.2 di martedi scorso a 84.5 di stamani. Vorrei sapere se questo incremento può avermi causato questo dolore splenico che sussiste. La mia milza misura 22 cm da diversi mesi. Sperando in una vostra risposta, vi ringrazio.
(Franco)


Risposta

Il dolore splenico potrebbe essere correlato all'aumento della proliferazione delle cellule midollari che portano sia all'aumento dei globuli bianchi sia a far ingrossare milza o ad "intasare" i vasi della milza, pur in assenza di un vero e proprio infarto splenico.
Si rivolga al suo ematologo per un eventuale aggiustamento della terapia.


(1 maggio 2016 - ore 17:32) - Alopecia da interferone

Sono affetta da trombocitemia essenziale in cura da un anno con intronA da domani passerò a pegintron 50 mcg a settimana la dose iniziale... tolleravo abbastanza bene intronA l'unico problema è stata una massiccia perdita di capelli le mia domanda è questa: c'è la possibilità che il passaggio a pegintron riduca questa perdita o la faccia cessare del tutto vista la minor tossicità del farmaco? Grazie.
(Stefania)


Risposta

Difficile prevedere se il passaggio a interferone peghilato possa far regredire o migliorare la perdita dei capelli. E' vero che questa formulazione ha minori effetti collaterali rispetto alla forma non peghilata, ma è comunque descritta l'alopecia come effetto collaterale in oltre il 10% dei pazienti.


(1 maggio 2016 - ore 9:39) - Trombocitemia essenziale e fibrosi

È possibile che con una biopsia ossea compatibile con mielofibrosi in fase 1 l'ematologo possa continuare a fare diagnosi di trombocitemia essenziale?
(Walter)


Risposta

Si è possibile. Per dire che un trombocitemia essenziale è evoluta in mielofibrosi i criteri attualmente condivisi dalla comunità scientifica richiedono un grado di fibrosi di almeno 2. Un grado di fibrosi 1 fa pensare che la malattia stia cambiando ma questa situazione può mantenersi anche per molto tempo senza evolvere francamente in una mielofibrosi, e non implica quindi dei cambiamenti terapeutici. Diverso è avere una biopsia compatibile con mielofibrosi con fibrosi grado 1 all'esordio di malattia, quando invece è suggestiva di mielofibrosi primaria.


(30 aprile 2016 - ore 14:14) - Ruxolitinib

Come mai il Ruxolitinib che è un farmaco anti JAK2 funziona anche nei JAK2 negativi?
(Alfredo)


Risposta

Tutte le mutazioni driver (JAK, MPL, CALR) delle malattie mieloproliferative causano attivazione del sistema JAK stat per cui sono sensibili all'effetto di Ruxolitinib.


(30 aprile 2016 - ore 13:01) - Givinostat

Che risultati ci sono sull'uso dell'inibitore dell'istone deacitilasi nella policitemia vera. Per quali pazienti è indicato?
(Alfredo)


Risposta

Ad oggi l'inibitore dell istone deacetilasi Givinostat è stato testato in due trial di fase II che hanno coinvolto, rispettivamente, patienti con MPN e mutazione JAK2V617F e pazienti con PV, ugualmente positivi alla medesima mutazione. La scelta della specifica categoria di pazienti deriva da precedenti osservazioni in vitro che hanno evidenziato un'attività preferenziale del farmaco sulle cellule mutate rispetto alla controparte normale, non mutata. Nel primo studio i pazienti con PV coinvolti erano in numero contenuto (12); è stata osservata una percentuale discreta e promettente di risposte ematologiche e di miglioramento sintomatico (in particolare per quanto concerne il prurito), a fronte di un buon profilo di tossicità (principalmente a carico dell'apparato gastrointestinale - diarrea - e a carico della linea piastrinica).
Il secondo studio ha coinvolto 44 pazienti con PV, non responsivi alla massima dose tollerata di Idrossiurea; Givinostat è stato, infatti, testato in associazione a quest'ultimo farmaco, sulla base di una possibile sinergia identificata in vitro. Il profilo di efficacia è tossicità è stato sostanzialmente confermato.
Attualmente è in corso, con arruolamento aperto, un trial di fase I-II per pazienti con PV che presentano una malattia "attiva", intendendo con questo termine un rialzo di globuli bianchi e piastrine al di sopra dei limiti superiori di norma e una necessità attiva di eseguire salassi per controllare l'ematocrito. La fase I dello studio è già stata svolta e ha permesso di identificare la dose più adeguata per il successivo sviluppo del farmaco all'interno del trial.


(29 aprile 2016 - ore 17:53) - Score di prognosi nella mielofibrosi

Buonasera, esiste differenza di prognosi tra mielofibrosi primitiva e secondaria?
(Maria Antonietta)


Risposta

Gli score di prognosi attualmente in uso (IPSS, DIPSS, DIPSS plus) sono stati creati su una casistica di pazienti affetti da mielofibrosi primaria. In assenza di score validati per le forme secondarie spesso vengono usati nella pratica anche per le forme secondarie. Le mediane di sopravvivenza pubblicate per le 4 categorie di rischio (IPSS basso, intermedio1, intermedio2, alto) quindi si riferiscono solo ai pazienti con mielofibrosi primaria.


(29 aprile 2016 - ore 10:00) - Omocisteina

Riformulo la questione: l'eventuale temporaneo abbassamento dell'omocisteinemia ha un vantaggio clinico documentato? L'acido folico è sicuro nelle SMP? Grazie.
(Fernando)


Risposta

L'omocisteina alta viene riportata tra i fattori di rischio vascolare.


(28 aprile 2016 - ore 21:52) - Piastrinosi

Buonasera,
ho eseguito biopsia osteomidollare per piastrine elevate nonostante l'aspirinetta... e l'esito non ha rilevato alcuna patologia, un probabile difetto genetico allora. E' stabilito che ogni tre mesi dovrò sottopormi a visite ematologiche per le piastrine e dovrò eseguire l'indagine molecolare delle cellule monoclonali, perché?
(Rita)


Risposta

Se la biopsia osteomidollare non è compatibile con una neoplasia mielorpoliferativa e le tre mutazioni tipiche (JAK2, MPL, CALR) sono state escluse bisogna indagare le cause di piastrinosi secondaria.


(28 aprile 2016 - ore 15:42) - Omocisteina elevata

Salve, la presenza di valori elevati di omocisteina (circa 20) giustifica un trattamento? Parliamo di un soggetto con mielofibrosi LO postrombocitemia.
(Fernando)


Risposta

In genere si somministra acido folico cf 5 mg/die per un mese e al termine si ripete dosaggio omocisteina.
Ne parli con il suo ematologo.


(28 aprile 2016 - ore 14:55) - Trombocitemia essenziale tripla negativa

Buon pomeriggio ricercatori,
sono una ragazza di 33 anni neodiagnosticata con TE e negativa al JAK alla CALR e al gene Mpl. Attualmente sono monitorata ogni 2/3 mesi e assumo cardioaspirina a giorni alterni. Recentemente, la dottoressa che mi segue mi ha spiegato che la stragrande maggioranza di pazienti "tripli negativi" sono donne ed è un settore di ricerca molto attivo perché non è un gruppo omogeneo, in quanto alcuni di noi possiedono determinate nuove mutazioni sfavorevoli soprattutto se la malattia si trasforma in MF, mentre altri potrebbero addirittura non avere alcuna di queste nuove mutazioni ed essere quindi affetti da "qualcosa" di diverso da una malattia mieloproliferativa cronica e non subire nessun evento di rischio per anni e addirittura decenni!
Com'è possibile che ci sia questa incertezza così grande tra due situazioni opposte? E quanto sarà necessario aspettare prima di sapere a quale di questi quadri corrisponde il mio?
(Alessandra)


Risposta

Esiste un sottogruppo di TE triple negative; si sta cercando di capire se siano causate da un quarto gene ad oggi ignoto. Alcune di queste potrebbero essere in realtà piastrinosi non clonali.
La prognosi sfavorevole per i pazienti tripli negativi è stata riscontrata nelle mielofibrosi.


(28 aprile 2016 - ore 10:10) - Leucocitosi e PV

Buongiorno. Grazie in anticipo per la vostra risposta. Sono in cura per PV dal dicembre 2010 presso l'istituto del prof. Mandelli a Roma, dove da un controllo periodico per donazione di sangue è stata scoperta la PV; sono stato donatore frequente per tanti anni. La mia situazione è definita stabile in quanto ho hgb 12.8 plt 629 hct 42.8 rbc5.43 wbc 42.83, questi valori con piccole variazioni mi accompagnano da settembre 2011 quando ho smesso di fare salassi assumo cardirene da 75, una bustina al giorno e medicine per pressione alta stabilizzata.
La mia domanda è perché i wbc sono sempre cosi alti. Questi mi creano ansia perché possono spostarmi verso leucemie o altro.
(Vincenzo)


Risposta

La cessazione dei salassi e l'aumento marcato dei leucociti fa sospettare una possibile evoluzione in mielofibrosi. Sarebbe utile una rivalutazione midollare se non recentemente eseguita.


(28 aprile 2016 - ore 00:05) - Piastrinopenia e mielofibrosi

Buonasera gentili ricercatori, da un anno a mio padre è stata diagnosticata la mielofibrosi primaria, con forte anemia e piastrinopenia (valori medi di 13.000/18.000 piastrine; 7/7,4 emoglobina): ultimamente trasfonde sangue e piastrine 2/3 volte alla settimana. Oncocarbide sospesa perché riduceva troppo le piastrine; poi si è passati a Danatrol per tre mesi e in ultimo a Taleidomide (sospesa perché peggiorava emoglobina e piastrine). Ora assume Deltacortene a giorni alterni e trasfonde, come sopra indicato.
Ci possono essere alternative? Centri a cui rivolgerci per avere una speranza... Mio padre ha 73 anni, in buona forma fisica e ha una milza più grande di circa 4/5 cm; non ha febbre, a volte ha sudorazioni notturne e ha appetito. Può andare avanti solo con le trasfusioni o hanno effetti collaterali? Deve fare una terapia ferrochelante?
Chiedo un vostro aiuto, un vostro consiglio per aprirci una speranza... Grazie.


Risposta

La conta piastrinica bassa è criterio di esclusione per la maggior parte dei trial clinici in corso di mielofibrosi. E' indicato proseguire con il supporto trasfusionale; la terapia ferrochelante deve essere stabilita dal medico ematologo che segue il papà in base al numero di trasfusioni fatte e al valore di ferritina.


(27 aprile 2016 - ore 8:55) - Imetelstat

Buongiorno. E' possibile sapere quali sono i centri ematologici in Italia che attualmente sperimentano Imetelstat? Grazie.
(Alberto)


Risposta

I centri che dovrebbero essere attivi per tale studio (già attivati o in via di attivazione) sono Firenze, Pavia, Bergamo, Reggio Calabria, Bologna, Roma, Torino.


(26 aprile 2016 - ore 21:37) - Sottotipi mutazioni CALR

Gentili ricercatori sono una ragazza di 26 anni affetta da circa 5 anni, le mie piastrine si aggirano al milione, prendo solo cardioaspirina ho la mutazione CALR di tipo 2, c'è differenza in termini prognostici con il tipo 1? Inoltre, attualmente mi si sono abbasati emoglobina che è a 11,4 e ematocrito a 35, la ferritina è a 39,9 e la sideremia a 90 da cosa potrebbe essere provocato il calo di emoglobina? L'LDH è buono
(Mary)


Risposta

In un recente lavoro (Pietra Leukemia 2016) è stato dimostrato che i pazienti con TE e mutazione di CALR tipo 2 (o tipo 2 like) tendono ad avere una piastrinosi più spiccata mentre i pazienti con TE e mutazione di CALR tipo 1 (o tipo 1 like) tendono ad avere un maggior rischio di evoluzione in mielofibrosi.


(24 aprile 2016 - ore 19:33) - Dieta e gammopatia monoclonale

Quale dieta uno può fare a sbarazzarsi de la gammopatia monocolore?
(Assiatou)


Risposta

Non ci sono raccomandazioni dietetiche per la componente monoclonale. Il sito comunque è dedicato alle neoplasie mieloproliferative.


(23 aprile 2016 - ore 15:59) - Idrossiurea e aspirina

Due dita di vino e di caffè si possono bere quando si assume cardioaspirina ed oncocarbide per policitemia vera? Poi volevo sapere perché sono andata in menopausa a 43 anni e mezzo, se è stata accellarata dai farmaci che assumo... Ho fsh ed lh ed acth alti e a volte cortisolo alto, l'acth come mai è ai limiti alti? Da che dipende?


Risposta

Non ci sono particolari controindicazioni alimentari in chi assume idrossiurea e aspirina.
La menopausa non dipende verosimilmente dai farmaci che ha assunto .


(23 aprile 2016 - ore 15:40) - Aspettativa di vita

Buonasera cari dottori ricercatori, vorrei sapere senza mezzi termini e senza tanti giri di parole di quanto è la mediana di vita e quindi di quanti anni è la sopravvivenza nei giovani malati con policitemia vera JAK2 positivo scoperta all'età di anni 37, con splenomegalia long. 24 cm circa e ipertensione arteriosa. Se può essere utile per ricevere da voi una risposta più precisa e accurata adesso eseguo terapia con oncocarbide e cardioaspirina. Quando serve salasso.
Aspettando una vostra chiara risposta porgo cordiali saluti. Grazie. <


Risposta

Nel lavoro di Tefferi pubblicato su Blood nel 2014 la sopravvivenza mediana per i pazienti con policitemia vera in generale era 13,5 anni, la sopravvivenza mediana dei pazienti con policitemia Vera di età inferiore a 60 anni era 23,8 anni.


(21 aprile 2016 - ore 15:18) - Gravidanza e TE

Salve, mi è appena stata diagnosticata la trombocitemia essenziale e ho solo 24 anni!
La mia domanda è tanto semplice quanto importante! Ho un piccolo di 5 anni e desidera un fratellino, con questa patologia ci sono rischi per me o il bambino per una futura gravidanza o è possibile che vada tutto bene e non ci sono problemi rilevanti? Grazie.
(Isabella)


Risposta

La gravidanza non è controindicata ma va affrontata conoscendo le problematiche legate alla malattia tra cui un possibile rischio di aborto specie nel primo trimestre.


(21 aprile 2016 - ore 15:04) - Sintomi nella TE

Salve, leggendo la risposta data il 20/4/16 ore 15:28, mi chiedevo quali sono i sintomi legati a questa malattia, una persona affetta da TE, può sentirsi stanca, può avere dolori alla colonna e non avere nessun valore alterato, tipo piastrine, emoglobina, globuli rossi, ferro, vitamina b12 etc...?
(Sofia)


Risposta

I sintomi più frequenti nella TE sono acroparestesie, cefalea, acufeni, scotomi scintillanti, vertigini.


(20 aprile 2016 - ore 15:28) - Trombocitemia

Ciao, sono nuova in questo forum, ho la trombocitemia diagnosticata ufficialmente due settimane fa a Milano. Ho 38 anni e ho la mutazione di JAK2.
Ho letto gli opuscoli su questo sito e molte informazioni, ma una cosa non mi è chiara: con il passare degli anni questa malattia può evolvere nella mielofibrosi e nella leucemia, anche se soprattutto per la leucemia ho letto che le percentuali sono basse e per la mielofibrosi, il fatto che ci siano tanti trails di farmaci nuovi, mi fa ben sperare per il futuro.
Per quanto riguarda invece i sintomi - che non ho nonostante le piastrine erano alte già dall'ultimo prelievo del 2013 - anche questi appaiono con la durata della malattia? O se i valori restano stabili e la malattia non si trasforma, possono anche non presentarsi mai? Grazie.
(Paola)


Risposta

L'evoluzione in mielofibrosi e leucemia non fanno parte della storia naturale inevitabile della malattia.
Non c'è una correlazione stretta tra sintomi e valore di piastrine o durata di malattia. Alcuni pazienti sono del tutto asintomatici.


(20 aprile 2016 - ore 9:52) - Leucemia neutrofila cronica

Salve, a mio padre, 75 anni, da un anno è stata diagnosticata una leucemia neutrofila cronica Ph- e una gammopatia monoclonale di Igm. Nessuna mutazione di JAK2, CALR, esone 10. Da un anno è in cura con Oncocarbide e in aggiunta da 6 mesi con deltacortene.
Ieri al controllo dopo 3 mesi e con 2 cp di Oncocarbide al dì: wbc 38500 (35300 ultimo controllo), piastrine 94000, rbc 2,8 e hgb 10,5. I medici hanno deciso di sospendere la terapia con i due farmaci per 15 giorni.
Mi chiedevo se è normale o se la malattia sta progredendo, inoltre, non è mai stata fatta una prognosi vista la rarità della malattia. Cosa debbo aspettarmi? Grazie.


Risposta

Non è possibile valutare esaustivamente le alterazioni dell'emocromo non conoscendo per intero i risultati degli esami che sono stati riportati e anche i precedenti, in quanto le modifiche quantitative vanno sempre contestualizzate con valutazione qualitativa (striscio) e valutazione dell'andamento nel tempo.
La CNL è una patologia molto rara, per cui non sono disponibili ampi studi in merito né vi sono dati affidabili circa eventuali variabili prognostiche. Le mutazioni di SETBP1 e CSF3R sono state recentemente individuate e caratterizzate e comunque non coprono tutti i casi. Anche in questa malattia ASXL1 ha un ruolo prognostico sfavorevole, in particolare nei casi che sono mutati contestualmente anche per SETBP1.


(19 aprile 2016 - ore 9:14) - Trombocitemia e terapia

Buongiorno ricercatori,
sono un uono di 44 anni affetto da TE, JAK negativo e grazie ai vari gruppi online e ai convegni - non ultima la vostra giornata a Firenze - ho avuto modo di conoscere molti altri pazienti e questo mi è stato di grande aiuto.
La mia curiosità è la seguente: ho la diagnosi da 4 anni e a ridosso di essa conobbi una paziente affetta da TE, JAK positiva e praticamente mia coetanea; tuttavia, negli anni, mentre io non ho accusato sintomi di alcun genere, né faccio terapia a parte la cardioaspirina, lei da sempre ha sofferto di disturbi vari collegati alla TE e ha iniziato da subito interferone...;più passa il tempo, più non comprendo come sia possibile che due pazienti con la stessa diagnosi (e praticamente lo stesso emocromo!) abbiano questo percorso differente: è una questione di mutazioni (non solo il JAK, ma anche eventuali mutazioni minori che state scoprendo), di carica alleica, di durata delle malattia (io fino a 5 anni fa avevo un emocromo perfetto, lei invece non era solita fare esami di routine e può darsi abbia avuto un lungo periodo di piastrinosi inesplorata prima della diagnosi effettiva nel 2011 come me)?
Insomma, cosa può significare alle luce di tutte le nuove scoperte recenti avere due pazienti con emocromi identici, diagnosi identiche ma che hanno però tutte queste differenze nella qualità di vita?
(Antonio)


Risposta

Le linee guida prevedono la terapia per pazienti con età superiore a 60 anni, o con pregressi eventi vascolari, o con piastrine molto alte (>1.500.000/mmc). Tuttavia se il paziente ha fattori di rischio aggiuntivi (esempio marcato sovrappeso, ipertensione ecc) o se è fortemente sintomatico (cefalea invalidante, scotomi ecc.) il medico può decidere di inziiare una terapia anche prima dei 60 anni o prima di un evento trombotico. Il paziente va valutato nella sua globalità.


(19 aprile 2016 - ore 9:13) - RARS-T e piastrinosi

Buongiorno.
Ho 65 anni e sono affetta da RARS-T, con emoglobina intorno a 10g/dL e piastrine che oscillano fra 800.000 e 900.000 ma con tendenza ad aumentare costantemente. Su consiglio del gastroenterologo devo effettuare una gastroscopia, in anestesia generale perché ho problemi a sostenerla. Dovrò fare terapia per endocardite batterica, ma sono molto preoccupata al pensiero di dover interrompere la cardioaspirina, e temo per una eventuale emorragia. Qual è il vostro consiglio per affrontare al meglio questo percorso?
Come ho già accennato, al momento le piastrine hanno una tendenza alla crescita (mutazione MPL). Quando sarà opportuno intervenire con una terapia (ad oggi assumo cardioaspirina giornalmente)?
Grazie di cuore per tutto il lavoro che state svolgendo.
(Lella)


Risposta

Non è possibile predire a priori il rischio senza conoscere la storia completa della paziente (fattori di rischio aggiuntivi tipo sovrappeso, ipertensione ecc.) e senza sapere se sono state previste biopsie. Circa la sospensione o meno segua quindi il consiglio di chi la segue regolarmente e le ha prescritto al gastroscopia.


(18 aprile 2016 - ore 8:15) - Trombocitemia e gravidanza

Salve, mi chiamo Sofia ed ho 32 anni, sono affetta da trombocitemia essenziale con JAK2 negativo; con mio marito stiamo pensando d'avere un bambino, non vi nego che ho un po' paura al pensiero, a causa della scarsa conoscenza di questa patologia, da chi mi dovrò far seguire? La mia sarà una gravidanza a rischio? Io vivo in provincia di Rg, e lavorando in ospedale più volte ho provato a chiedere nel reparto di ginecologia come gestiscono le pazienti con questa patologia, ma mi hanno consigliato di farmi seguire altrove in caso di gravidanza, voi potete darmi un consiglio?
(Sofia)


Risposta

La trombocitemia di per sè non controindica la gravidanza. Esiste un rischio un po' più alto di aborto specie nel primo trimestre di gravidanza. E' bene fare uno screening trombofilico prima del concepimento per valutare eventuali fattori di rischio aggiuntivi e per decidere se indicazione a terapia antiaggregante o anticoagulante.
Conviene fare riferimento ad un centro dove sono seguite molte pazienti con trombocitemia essenziale.


(18 aprile 2016 - ore 7:37) - Ruxolitinib e PV

Scusate la mia insistenza ma ciò significa che il Ruxolitinib in pazienti resistenti all'oncocarbide viene valutato più efficace che in pazienti che erano ancora senza terapia citoriduttiva? Il Ruxo non sarà una terapia risolutiva ma nello Studio Response l'onco è stato letteralmente stracciato.
Vi ringrazio anticipatamente della risposta.
(Luca)


Risposta

Lo studio response (che ha dimostrato superiorità di ruxolitinib rispetto a miglior terapia disponibile) prevedeva una randomizzazione idrossiurea versus miglior terapia disponibile (nella maggior parte dei casi idrossiurea). Si trattava quindi di pazienti ad alto rischio vascolare e quindi candidati a terapia citoriduttiva. Non c'erano pazienti fuori terapia citoriduttiva.


(17 aprile 2016 - ore 16:57) - Dichiarazione redditi

Mio figlio è affetto di policitemia vera con mutazione in JAK2 positivo. >Ha 43 anni. E' in cura presso il policlinico gemelli. Quale numero di riferimento per la dichiarazione dei redditi? Grazie.
(Nicola)


Risposta

La domanda non è chiara. A che numero si riferisce?


(16 aprile 2016 - ore 9:01) - Ruxolitinib e policitemia

Gentili ricercatori,
in relazione al Jakavi volevo chiedervi se è già confermato che questo verrà rimborsato per pazienti di PV resistenti all'oncocarbide entro il mese di dicembre (come ho letto in uno dei quesiti precedenti). Inoltre, secondo voi il Jakavi, vedendo i risultati del response, non potrebbe avere addirittura il potenziale di farmaco di prima linea davanti all'onco?
Grazie mille della vostra risposta e buon fine settimana.
(Luca)


Risposta

Non è nota la data esatta in cui verrà definita la rimborsabilitá.
Gli studi response erano rivolti a pazienti resistenti e intolleranti a idrossiurea per cui non ci sono dati sull'utilizzo di ruxolitinib nella policitemia vera in prima linea.


(14 aprile 2016 - ore 22:50) - Neoplasie mieloproliferative

Ho avuto una prima diagnosi di Policitemia vera che ad una seconda valutazione è stata modificata in mielofibrosi prefibrotica/Trombocitemia Essenziale. Ho chiesto al centro per la cura della mielofibrosi di Pavia l'ennesima rivoluzione dei vetrini della mia unica Bom fatta con diagnosi di MF primaria. Meno male che le malattie mieloproliferative sono tre altrimenti avrei avuto una quarta diagnosi... Scherzi a parte, volevo chiedervi, quanto è difficile arrivare ad una diagnosi esatta e in che percentuale incide il parere dell'anatomopatologo nella formulazione della diagnosi. Grazie di cuore per il vostro lavoro e speriamo che nel più breve tempo possibile possiate trovare la molecola che finalmente possa guarire queste malattie.
(Alessandro)


Risposta

Le neoplasie mieloproliferative talvolta pongono problemi di diagnosi differenziale: non è sempre facile arrivare ad una diagnosi definitiva del preciso sottotipo, specie se l'emocromo non è palesemente indicativo di policitemia vera piuttosto che di trombocitemia essenziale. La valutazione istologica è importante ma va sempre integrata con il dato clinico e molecolare.


(14 aprile 2016 - ore 13:14)

Gentili Ricercatori, essendo un vostro assiduo lettore e stimatore per la competenza in MPN vi porgo la seguente domanda: un mio carissimo amico soffre da tempo di MDS con neutropenia, conoscendo il vostro sito vi chiedo se esistono in atto farmaci sperimentali e se sarebbe opportuno effettuare esami di ricerca di alterazioni genetiche che qui in Sicilia non sono state eseguite.
(Ernesto)


Risposta

Il sito AGIMM è dedicato esclusivamente alle neoplasie mieloproliferative.


(14 aprile 2016 - ore 10:23) - Policitemia e evoluzione

Buongiorno. Può una policitemia vera (al momento a basso rischio, ho 47 anni JAK+, ben controllata con salassi e cardioaspirina da 2 anni) rimanere tale per tutta la vita? Oppure è nella storia naturale della malattia trasformarsi in mielofibrosi o peggio ancora in leucemia? Ci sono persone che sono riuscite a morire di vecchiaia? Permettetemi di sdrammatizzare un po'! Sempre grazie per il vostro prezioso sostegno.
(Agostino)


Risposta

L'evoluzione in mielofibrosi o leucemia acuta non fa parte della storia naturale inevitabile della malattia .


(11 aprile 2016 - ore 20:21) - Farmaci sperimentali Policitemia

Quali sono i farmaci in sperimentazione per la policitemia al di là del Ruxolitinib?
(Maurizio)


Risposta

Nei prossimi mesi partirà in Italia un trial clinico per le policitemie vere di recente diagnosi a basso rischio con PegInterferone versus salasso.


(11 aprile 2016 - ore 19:56) - Attività fisica e salassi

Salve.
Per un policitemico, un'attività fisica consistente in una passeggiata a passo svelto per un'ora, 4 o 5 volte a settimana, potrebbe aiutare a ridurre l'ematocrito e quindi la frequenza dei salassi? Grazie.
(Pino)


Risposta

L'attività fisica è consigliata per ridurre il rischio cardiovascolare e per uno stile di vita sano. Non modifica però il valore di ematocrito.


(11 aprile 2016 - ore 18:29) - Interferone Peghilato

Buongiorno,
sempre in riferimento al problema di interferone pegilato considerato off label per la TE (vostra risposta del 6 aprile). Se non ho capito male la vostra risposta al quesito del 10 aprile, significa che il pegilato può essere prescritto come off label ma non è rimborsato da SSN? Grazie mille.
PS: ma nel 1996, anno della legge 648, esisteva già il pegilato?
(Claudia)


Risposta

Dato che non è inserito in 648 non può essere rimborsato dal SSN.


(11 aprile 2016 - ore 10:46) - Trombocitemia e evoluzione

Può la trombocitemia essenziale JAK2 positivo rimanere tale per tutta la vita senza, con il tempo, evolversi in policitemia vera e/o mielofibrosi?
Grazie.


Risposta

L'evoluzione della malattia in policitemia o mielofibrosi non fa parte della storia naturale inevitabile della malattia. Quindi può anche non avvenire.


(10 aprile 2016 - ore 14:45) - Ruxolitinib e stato mutazionale

Dalla mia biopsia del midollo osseo è emerso che sono affetto da mielofibrosi idiopatica (fase prefibrotica), presenza di blastimidollari CD34+ in percentuale del 6-7%. Vorrei sapere, avendo JAK-, se risulterebbe efficace per me l'assunzione di Ruxolitinib. Grazie mille.
(Enzo)


Risposta

Ruxolitinib può essere efficace anche nei pazienti JAK negativi.


(10 aprile 2016 - ore 13:38) - Intron A e trombocitemia

Buongiorno,
nella vostra risposta a Davide del 6 aprile, ho letto che Pegasys è attualmente terapia off label per la Trombocitemia essenziale. Ma come mai allora la stragrande maggioranza dei centri ematologici italiani prescrive Intron A sostenendo che non è possibile prescrivere il pegilato? Ci sono differenze fra regioni? Quale è il problema? Grazie mille sempre della vostra pazienza e disponibilità.
(Claudia)


Risposta

Intron A può essere prescritto in accordo alla legge 648/96 con estensione di indicazione nei pazienti affetti da trombocitemia di età inferiore a 40 anni o come seconda linea tra 40 e 60 anni. Essendo inserito in 648 viene rimborsato dal sistema sanitario nazionale.
Il peg interferone non è inserito nella 648 come estensione di indicazione.


(9 aprile 2016 - ore 20:15) - Policitemia vera

Mia moglie - policitemia vera JAK+, 40 anni - dopo circa 1 anno dall'ultimo salasso ha dovuto effettuarne uno lo scorso mese per via dei valori dell'ematocrito risaliti sopra 45. Ad oggi presenta fra l'altro HCT 40,3 - WBC 12,51 - PLT 695 - Neut 73 - Ferritina 7,7 e Sideremia 16. Mi chiedo se per le piastrine alte e la sideremia così paurosamente bassa si debba/possa fare qualcosa. Grazie.
(Michele)


Risposta

Nella policitemia vera è normale avere valori bassi di sideremia sia per effetto del salasso sia per effetto di consumo da parte del midollo. Il valore di piastrine al momento non è allarmante per cui può proseguire tranquillamente solo con salassi e antiaggregante.


(9 aprile 2016 - ore 11:49) - Zenzero

Buongiorno gentili ricercatori. Vorrei sapere se chi usa Ruxolitinib per mielofibrosi idiopatica può assumere tisane allo zenzero. Grazie infinite.


Risposta

Non risultano interazioni tra Ruxolitinib e zenzero. Bisogna evitare le tisane con hypericum (erba di san Giovanni) e il succo di pompelmo.


(8 aprile 2016 - ore 20:53) - Idrossiurea e piastrine

Buongiorno, sono affetta da policitemia vera diagnosticata nel 2010. Assumo Oncocarbide, 9 capsule a settimana e cardiospirina, salassi mensili, negli ultimi sei mesi ho notato che le piastrine calano lentanente ma costantemente adesso sono a 170000. Da cosa può dipendere? E se scendo sotto i valori minimi? Grazie in anticipo per il vostro aiuto.
(Gisella)


Risposta

Il calo di piastrine può dipendere dalla terapia con Idrossiurea. Può valere la pena provare a ridurre la dose per vedere se le piastrine salgono. In ogni caso 170000/mmc sono nel range di normalità.


(8 aprile 2016 - ore 19:45) - Prurito

Cari ricercatori, sono affetto da teombocitemia essenziale. Da un po' di tempo, ho un fastidiosissimo prurito diffuso e generalizzato che non passa con le creme antistaminiche. C'è per caso correlazione con la mia patologia?
(Luca)


Risposta

Il prurito è più frequente nella policitemia vera, un'altra malattia mieloproliferativa caratterizzata da aumento dei globuli rossi. A volte però anche i pazienti trombocitemici possono avere prurito. Si tratta in genere di un prurito acquagenico cioè scatenato dal contatto con l'acqua. Conviene tuttavia fare una valutazione dermatologica per escludere possibili altre cause di prurito.


(8 aprile 2016 - ore 12:32) - Pacritinib

Sapete dirmi più o meno i tempi per sbloccare Pacritinib dalla sospensione totale, visto che si vocifera che la causa delle morti e riconducilbile al crossover di pazienti praticamente morti dalla terapia bat al pacritinib? Grazie.
(Vincenzo)


Risposta

Per il momento FDA ha sospeso tutte le sperimentazioni in corso.


(7 aprile 2016 - ore 12:57) - Biopsia ossea (2)

Vi ho scritto ieri sera, in merito al risultato della BOM. Sono tripla negativa, ho piastrine a 900.000 (con andamento non sempre stabile), formula leucocitaria buona (anche se in questo caso i valori variano, anche di parecchio, da un mese all'altro). Il resto normale. Nel caso di trombocitemia essenziale come la mia, con atipie cellulari, cbia qualcosa rispetto a chi alla BOM non mostra gli stessi caratteri?
(Giulia)


Risposta

Nella trombocitemia essenziale la biopsia osteomidollare ha alcune caratteristiche tipiche. Dato che nel suo caso è stato concluso per trombocitemia pur in assenza di mutazioni dei geni JAK2/MPL/CALR significa che la sua biopsia ossea è compatibile con TE.


(6 aprile 2016 - ore 22:35) - Biopsia ossea

Buonasera dottori, ho ritirato il risultato della biopsia ossea, in cui è scritto "granulopoiesi prevalente. Eritroppiesi adeguata. Megacariocitopoiesi focalmente ben rappresentata, fino a 7 elementi per campo a forte ingrandimento, con nucleo ipersegmentato dispersi in sede interstiziale con tendenza alla clusterizzazione. Trama reticolinica esile". Volevo chiedervi cosa ne pensate. Inoltre, ho letto che non tutte le trombocitemie presentano alla BOM atipie cellulari. Cosa cambia nel mio caso? Grazie in anticipo.
(Giulia)


Risposta

La biopsia ossea va contestualizzata nel contesto del quadro clinico: emocromo, esame obiettivo, stato mutazionale. La sola descrizione istologica della biopsia osteomidollare non è sufficiente per una conclusione diagnostica.


(6 aprile 2016 - ore 14:23) - PegIFN e anagrelide retard

Buongiorno ricercatori,
a che punto sono i trails in merito all'efficacia nella TE dell'interferone peghilato e dell'anagrelide retard? Sarà possibile nel giro di qualche anno "rimpiazzare" le classiche modalità di interferone e anagrelide con queste nuove formulazioni tendenzialmente gravate da minori effetti collaterali? Grazie.
(Davide)


Risposta

Al momento Pegasys è una terapia offlabel nella trombocitemia; è in corso uno studio di fase 3 del MPD-RC (Pegasys versus miglior terapia disponibile).
Esistono due tipi di anagrelide a lento rilascio in via di sperimentazione:
- Gale401: studio di fase 2 (casa farmaceutica Galena Biopharma), studio ongoing;
- Anagrelide retard: studio di fase 3 (anagrelide retard versus anagrelide) (casa farmaceutica AOP) arruolamento completato.
L'eventuale commercializzazione dipenderà dall'esito di questi studi.


(6 aprile 2016 - ore 11:25) - Emoglobina e trasfusioni

Buongiorno, affetta da mf secondaria in cura con jakavi, negli ultimi esami l'emoglobina è scesa a 7,6; volevo chiedere se è un valore da trasfusione e, se non lo è, a quale valore è obbligatorio farla?
Grazie per la risposta.
(Anna Maria)


Risposta

In genere con hb sotto a 8 g/dl si trasfonde.


(6 aprile 2016 - ore 6:00) - Valvola meccanica e trapianto

Buongiorno, sono affetto da mielofibrosi ed ultimamente sono stato sottoposto ad intervento cardiochirurgico con sostituzione valvola dell'aorta con valvola metallica e sostituzione aorta ascendente. Vorrei sapere se in questa mia situazione posso essere sottoposto a trapianto del midollo se si verificasse la necessità oppure sono scartato a priori.
Grazie per la vostra risposta.
(Donato)


Risposta

La presenza di una valvola meccanica non preclude necessariamente l'ipotesi trapiantologica. Nel momento in cui dovesse avere indicazione a tale procedura i medici del centro trapianti valuteranno il rischio trapiantologico considerando tutte le comorbidità.


(5 aprile 2016 - ore 22:05) - Antiaggregante e anticoagulante

Mio marito soffre di trombocitemia essenziale da alcuni anni, in cura con cardioaspirina, una al giorno, acido folico, una compressa a giorni alternati. Dieci giorni fa è caduto sciando, al momento ancora non si sa se si è rotto i legamenti o il menisco. Siamo andati in due diversi pronto soccorso, in momenti diversi. In uno gli hanno detto di fare una puntura di Eparina al giorno, Clexeno 4000, e lasciare la cardioaspirina, in quanto fa già tutto l'Eparina, in un altro pronto soccorso gli è stato detto di fare Eparina e prendere cardioaspirina, in quanto l'una agisce sotto il punto venoso, l'altra, la cardioaspirina sotto il punto di vista arterioso. L'uno è un anticoagulante l'altro un antiaderente.
Sono molto preoccupata su quale cura intraprendere per non incorrere in conseguenze più gravi. Mio marito ha circa 870 mila piastrine, deve prendere inoltre due bustine al giorno di futuras bF. Inoltre chiedo che differenza c'è tra anticoagulante e antiaderente? Grazie infinite.
(Silvana)


Risposta

L'aspirina è una terapia antiaggregante, perché agisce sulle piastrine (emostasi primaria), l'eparina un anticoagulante perché agisce sulla coagulazione (emostasi secondaria). In genere quando si introduce eparina l'aspirina viene sospesa ma non è possibile stabilire cosa sia corretto nel caso specifico di suo marito senza disporre della documentazione clinica completa (problemi cardiologici concomitanti? Sovrappeso? Fattori di rischio vascolare?). Ne discuta con l'ematologo che conosce la storia clinica completa di suo marito.


(5 aprile 2016 - ore 16:43) - Sildenafil e neoplasie mieloproliferative

Buonasera, sono un paziente affetto da MF che assume Ruxolitinib con ottimi risultati. Ho una domanda da porvi (che ho cercato nella cronologia dei messaggi a cui voi rispondete ma che non ho trovato): assumo settimanalmente una di quelle pillole da 5 mg che "aiutano" noi uomini, con eccellenti risultati. L'assunzione di tali pillole potrebbe nuocermi? grazie
(Pippo)


Risposta

Sildenafil agisce vasodilatando le arterie per cui è controindicato nei pazienti con angina instabile o con insufficienza cardiaca. Va assunto con prudenza in pazienti che hanno già un aumentato rischio cardiovascolare da neoplasia mieloproliferativa.


(4 aprile 2016 - ore 18:12) - Pegasys/Pegintron

Vorrei sapere quale differenza c'è tra Pegintron e Pegasys nella trombocitemia essenziale. Grazie.
(Stefania)


Risposta

Pegasys è il nome commerciale di un farmaco che contiene come principio attivo peginterferone alfa2a. Pegintron è il nome commerciale di una farmaco che contiene come principio attivo peginterferone alfa2b.
Entrambi non sono attualmente approvati per la terapia della trombocitemia essenziale in Italia.


(4 aprile 2016 - ore 18:12) - Policitemia vera

Salve cari dottori, ovviamente sempre grazie di tutto cuore per tutte le informazioni che ci offrite.
Sono un malato di neoplasia mieloproliferativa di tipo policitemia vera JAK2 v617 f positivo con marcata splenomegalia di circa 24 cm. Sono malato da 6 anni e oggi ho 43 anni in terapia con cardioaspirina, oncocarbide e quando necessita salasso. Detto ciò vorrei sapere da voi esperti in materia
1) se tale patologia può dare febbri a 38.5/39. In quanto mi vengono spesso dopo l'esordio della malattia e mai prima e di solito dopo 3/4 giorni scompare o con tachipirina da 500 mg, e alle volte anche con nessun farmaco;
2) se la PV può dare stanchezza e dolori ossei, muscolari e anche alla milza visto che è di 24 cm;
3) chiudo dicendo che ho anche oltre al prurito dopo la doccia è normale che ho anche tutte macchie meglio dire tutti puntini rossi alle gambe, sono moltissimi però anche un po' nelle braccia e torace.
Grazie aspettando con ansia le vostre sempre complete ed esaustive risposte.
(Massimo)


Risposta

La sintomatologia (febbre e dolori ossei) e il quadro clinico (splenomegalia importante) da lei riportati sono abbastanza inusuali nella policitemia vera e sono in genere più tipici della mielofibrosi. Discuterei con i medici che la seguono direttamente l'eventualità di ripetere una valutazione midollare.


(3 aprile 2016 - ore 20:34) - Sperimentazioni mielofibrosi

Quali sono i principali farmaci in sperimentazione per la mielofibrosi?
(Giovanni)


Risposta

I principali farmaci in via di sperimentazione in Italia sono momelotinib, pacritinib (arruolamento chiuso per provvedimento FDA), imetelstat.


(3 aprile 2016 - ore 20:29) - Jakavi e mutazioni

È possibile utilizzare il Jakavi in un paziente senza la mutazione di JAK2?
(Giovanni)


Risposta

Jakavi è approvato per la terapia della splenomegalia e dei sintomi sistemici nella mielofibrosi indipendentemente dallo stato mutazionale.


(31 marzo 2016 - ore 19:13) - Mielofibrosi e alterazioni dell'umore

Mio marito, 44 anni, affetto da mielofibrosi primaria scoperta nel 2010 al momento stabile, in questi giorni viene colto da improvvise scariche di adrenalina con un improvviso peggioramento dell'umore, lui dice che vorrebbe picchiare qualcuno per sfogarsi; ci può essere correlazione con la malattia in questi anni non era mai successo. Grazie.
(Susanna)


Risposta

Non ci sono correlazioni dirette note fra mielofibrosi ed alterazioni dell'umore con tendenze aggressive.


(29 marzo 2016 - ore 17:43) - Lunga sopravvivenza libera da malattia (guarigione?) dopo trapianto nella mielofibrosi

Buon pomeriggio,
vorrei sapere se sapete di pazienti che con il trapianto di midollo osseo sono guariti perché chimerismo, a distanza di quasi 1 anni dal trapianto, ha evidenziato un calo delle cellule del donatore. Mi serve la speranza per credere di poter guarire...
(Massimo)


Risposta

Gli studi che analizzano i risultati del trapianto di cellule staminali emopoietiche nella mielofibrosi (così come quelli per le altre malattie neoplastiche ematologiche) preferiscono, di regola, usare il termine prudenziale "sopravvivenza libera da malattia" piuttosto che quello di "guarigione". Negli studi dei pazienti europei con mielofibrosi, la sopravvivenza libera da malattia dopo 5 anni dal trapianto (potenziale guarigione) è conpresa fra 40 e 50% (Kroger et. al. Curr Hematol Malig Rep 2015;10:344).


(29 marzo 2016 - ore 12:36) - Efficacia di PRM-151 nella mielofibrosi

Buongiorno e grazie per tutto quello che fate.
In relazione alla risposta data ad Alex il 23/03/2016 sull'uso del PRM-151, vorrei sapere quali sono i risultati in ordine all'efficacia di questo farmaco e dove attualmente si sta sperimentato in Italia. Vorrei poi chiedervi come mai non si prova anche ad usarlo per valutare efficacia nel prevenire la mielofibrosi secondaria? Grazie.
(Salvo)


Risposta

PRM-151 è una forma ricombinante di pentraxina-2, una proteina endogena umana che agisce nelle sedi di danno tissutale, inducendo i macrofagi a prevenire e ridurre la fibrosi. Questo agente è stato valutato in studi clinici preliminari negli USA in pazienti con mielofibrosi ad intermedio ed alto rischio. In 27 pazienti trattati per 24 settimane sono stati osservati: una riduzione della fibrosi midollare, un miglioramento dell'emoglobina e delle piastrine, una riduzione dei sintomi ed una modesta riduzione della splenomegalia, con una buona tolleranza al trattamento (Verstovsek, ASH 2014, Abstract 713).
In una estensione dello studio su 13 pazienti, la riduzione della fibrosi e i miglioramenti clinici si sono confermati dopo 48 e 72 settimane, rispettivamente (Verstovsek, ASH 2015, Abstract 56).
PRM-151 è in corso di valutazione anche in studi clinici di combinazione con ruxolitinib (Mascarenhas J. Best Pract Res Clin Haematol 2014;27:197). L'eventuale utilizzo di questo agente per la prevenzione della mielofibrosi secondaria sarà valutato dopo i risultati degli studi in corso.


(29 marzo 2016 - ore 9:16) - Ematomi in corso di terapia con ruxolitinib e aspirina nella mielofibrosi

Buongiorno, mia moglie in cura con ruxolitinib da 26 mesi per MF2 post PV, accusa la comparsa di ematomi nelle mani e polsi (cardioaspirina a giorni alterni e 30 mg di ruxolitinib al dì) ultimo emocromo nella norma plt 300. E' un fenomeno legato alla malattia? E' un brutto segnale?
Grazie sempre. Saluti
(Ernesto)


Risposta

Sintomi emorragici cutanei (ematomi, ecchimosi, petecchie) o mucosi (epistassi, porpora del cavo orale, ematuria) con piastrine normali sono molto più probabilmente un effetto collaterale dell'aspirina, e in parte della mielofibrosi che può talvolta associarsi a complicanze emorragiche, piuttosto che del trattamento con ruxolitinib. Questo tipo di emorragie non rappresenta un fattore prognosticamente sfavorevole della malattia.


(28 marzo 2016 - ore 6:55) - Trombocitemia essenziale e trapianto di cellule staminali emopoietiche

Salve sono in cura per una trombocitemia essenziale con mutazione dell'esone 9 Carl. Riconosciuta nel 2012 e tuttora in cura con Oncocarbide 500 2 x due. Avendo sempre nel 2012 avuto un infarto e quindi in cura con cardioaspirina 100, torvastatina 20, caverdilolo 12.5, reaptan 10+10, chiedo si può curare la trombocitemia con trapianto di cellule staminali. Grazie.
(Pietro)


Risposta

La trombocitemia essenziale non rappresenta una indicazione al trapianto di cellule staminali emopoietiche perché il rischio del trapianto (circa 10-15% di mortalità entro 1 anno) supera i benefici attesi. Il trapianto deve essere considerato se la trombocitemia progredisce a mielofibrosi post-trombocitemica di gravità intermedio-alta.


(27 marzo 2016 - ore 18:06) - Effetti collaterali di Momelotinib

Buona sera e Buona Pasqua. Sono un vostro assiduo lettore e paziente. In cura da metà dicembre con Momelotinib 200 mg; stavo meglio dei vari sintomi quali prurito, dolori muscolari e della milza ,quando ad un controllo ematico delle transaminasi gamma Gt e fosfatasi alcalina ho avuto un importante innalzamento dei valori. Il GGT è "schizzato" a 1032! Ora per una settimana devo prendere il farmaco da 100 mg e poi sospendere fino a prossimi controlli del 5/4. Se non potessi più assumere tale farmaco dovrei tornare alle terapie convenzionali (Oncocarbide) e mi chiedo con che risposta da parte della malattia. Sono un po' sconfortato.
Vi ringrazio comunque del vostro spazio sempre disponibile. Saluti
(Franco)


Risposta

Momelotinib è un farmaco inibitore di JAK2 attualmente utilizzabile in Italia solo all'interno di studi clinici sperimentali in pazienti con mielofibrosi. Negli studi finora eseguiti negli Stati Uniti (Pardanani et al. Leukemia 2013; 27:1322), Momelotinib si è dimostrato efficace nel migliorare i sintomi sistemici della malattia e, nel 50% dei casi, di ridurre la splenomegalia. Diversamente da Ruxolitinib, Momelotinib è stato in grado di migliorare anche l'anemia in circa il 60% dei pazienti. Il principale effetto collaterale di Momelotinib è una neuropatia periferica, con difetti della sensibilità e dell'equilibrio, che può insorgere nel 40% dei pazienti trattati, non è correlata alla dose del farmaco e spesso non si risolve con la riduzione o la sospensione del trattamento (Abdelrahman et al. Br J Haematol 2015;169:77). Momelotinib può anche provocare, in circa il 15% dei pazienti, un aumento degli enzimi epatici che però è, di solito, di grado lieve-moderato. Nei rari casi (3% circa) di aumento di grado severo è necessaria la riduzione della dose o la sospensione temporanea del trattamento. La sospensione definitiva del farmaco per questi motivi è poco frequente, ma possibile. Pazienti intolleranti a Momelotinib possono essere trattati con Ruxolitinib a discrezione dell'ematologo curante.


(26 marzo 2016 - ore 22:38) - Splenectomia ed evoluzione leucemica della policitemia

Mio padre è morto un mese fa. Mieloblastoma in fase acuta. Aveva la policitemia e insufficienza renale cronica. Qualche anno fa, mentre era ricoverato per un intervento per i diverticoli, gli è scoppiata la milza ed è stato operato d'urgenza. È possibile che la milza gli sia scoppiata per un aumento improvviso dei globuli bianchi? E l'assenza di quest'organo può aver contribuito a tramutare la policitemia in leucemia? Grazie.
(Cristina)


Risposta

Non ci sono evidenze che la splenectomia rappresenti un fattore di rischio per trasformazione leucemica nella policitemia vera.


(26 marzo 2016 - ore 13:53) - Auguri

Auguri di Buona Pasqua a voi che ci supportate quotidianamente, con i servizi che ci offrite, con la ricerca. Grazie.
(Angela)


(25 marzo 2016 - ore 20:13) - Disponibilità di Pacritinib

Cari ricercatori, visto che siete più informati di noi poveri pazienti che assumevamo il pacritinib con ottimo beneficio, e adesso che c'é stata la sospensione totale sapete dirmi sè l'fda a breve sblocchera il tutto, cosi si può riassumerlo? Grazie.
(Vincenzo)


Risposta

Non ci sono al momento informazioni sicure sulla disponibilità in Italia di Pacritinib, che in ogni caso potrà essere utilizzato solo nell'ambito di studi clinici sperimentali.


(25 marzo 2016 - ore 9:24) - Leucemia acuta nei pazienti con policitemia vera

Gentilissimi ricercatori,
l'incidenza della LMA statisticamente in pazienti con PV a quanto ammonta? Su Internet si leggono le percentuali che vanno dal 20% al 5% ma in realtà considerando le terapie innovative che si stanno facendo strada il rischio su 100 persone con PV quale è? C'è poi una differenza anche tra PV a basso rischio e ad alto rischio?
Chiedo questo perché è la cosa che mi mette più a disagio dato che la riduzione dell'aspettativa di vita in caso di trasformazione leucemica è drastica e per i malati di giovane età a mio avviso è molto importante visto che il rischio aumenta con il passare degli anni.
Grazie mille della risposta! Un caro saluto a tutti e buona Pasqua.
(Luca)


Risposta

In un largo studio internazionale (Finazzi et al. Blood 2005;105:2664) che ha incluso 1638 pazienti con policitemia vera, la frequenza di evoluzione in leucemia acuta è stata di 1.3% (22 casi) dopo una mediana di circa 8 anni dalla diagnosi (range da 2 a 20 anni dalla diagnosi). I fattori di rischio per leucemia acuta sono stati l'età superiore a 70 anni (rischio 4 volte superiore ai più giovani) e l'uso di farmaci citoriduttivi diversi dall'idrossiurea (busulfano, pipobromano, fosforo32, clorambucil) (rischio 5 volte superiore rispetto ai pazienti trattati con sola idrossiurea, interferone o salassi). L'idrossiurea non ha mostrato un rischio leucemogeno superiore all'interferone o ai salassi. La durata della malattia non era significativamente correlata al rischio di leucemia. Non ci sono ancora dati sufficienti per dire che la frequenza di leucemia acuta si riduca con i nuovi farmaci (Ruxolitinib) rispetto, per es. al trattamento con idrossiurea da sola. E' verosimile che la frequenza di leucemia acuta sia più alta nei pazienti policitemici a più alto rischio vascolare (anche perché sono più anziani) ma non ci sono informazioni specifiche su questo aspetto.


(23 marzo 2016 - ore 17:41) - Eritrocitosi secondaria

In cura dal 2006 per policemia vera, declassata a poliglobulia, ho effettuato il prelievo del midollo osseo che risulta nella norma, anche il JAK2 è negativo. Curato per 2 anni con Oncocarbide senza nessun risultato. Entrato in cura con valori ematocrito di 49 e emoglobina 16, attualmente i valori sono di 56 e 18,5. Avete consigli da darmi? Ho frequenti mal di testa e forte prurito, prendo Ascriptim e norvasc e vengo salassato ogni tre mesi. Grazie anticipatamente.
(Giancarlo)


Risposta

La normalità della biopsia ossea e l'assenza della mutazione di JAK2 escludono la diagnosi di policitemia vera. La più frequente causa di eritrocitosi secondaria è l'insufficienza respiratoria, es. bronchite cronica, enfisema polmonare, sindrome delle apnee notturne, fumo, ma altre cause più rare devono essere escluse. In questi casi è opportuno conoscere il valore dell'eritropoietina sierica. Nelle poliglobulie secondarie, la terapia principale è il trattamento della malattia di base. I salassi sono in genere indicati solo per valori di ematocrito elevati (es. superiori a 54%).


(23 marzo 2016 - ore 17:24) - Tosse in pazienti con mielofibrosi trattati con Ruxolitinib

In un donna con MF secondaria (con terapia Jakavi da due anni) persiste tosse a tratti anche asmatica, cioè con iperattività bronchiale, specie notturna, da più di 40 giorni, senza febbre o raffreddore trattata con diversi antibiotici (Zitromax - cefixoral, avalox) e cortisone, nonostante sia negativa la TAC al torace fatta ad alta definizione che esclude qualsivoglia problema, mai sofferto di allergie, ernia iatale o reflusso esofageo, a tutt'oggi non si riesce a risolvere la tosse secca nonostante sia stata sottoposto a visita pneumologica. In questi casi che cosa si potrebbe fare? Grazie.
(Piter)


Risposta

La tosse, con caratteristiche asmatiche, non è un frequente effetto collaterale della terapia con Ruxolitinib nella mielofibrosi. Per essere completamente sicuri che non sia un effetto correlato al farmaco, la terapia con Ruxolitinib potrebbe essere temporaneamente scalata o sospesa, salvo riprenderla se la tosse permane anche in assenza del farmaco. E', inoltre, opportuno investigare la possibilità di una ipertensione polmonare associata alla mielofibrosi (ecocardiografia, visita cardiologica).


(23 marzo 2016 - ore 17:10) - PRM 151 nella MF

E' già in corso in Italia lo studio del PRM 151 nella MF? Grazie.
(Alex)


Risposta

PRM-151 è una forma ricombinante di pentraxina ad attività antifibrotica attualmente in corso di studio nei pazienti con mielofibrosi, anche in alcuni centri italiani. Gli studi sono ancora in corso e sono attualmente disponibili solo promettenti dati preliminari.


(23 marzo 2016 - ore 15:05) - Altre mutazioni nei pazienti con PV

Gentilissimi ricercatori,
sono affetto da PV asintomatica da 5 anni e seguo solo salassoterapia combinata con cardiospirina a giorni alterni. Mutazione JAK2 al 13% rilevato lo scorso anno. In quali casi è consigliabile fare eventualmente altri rilevamenti mutazionali quali MPL, ASXL, TET2 ecc.? La presenza di una o più mutazioni presenti hanno un significato prognostico?
Vi ringrazio anticipatamente della Vostra risposta.
(Luca)


Risposta

Non è indicato eseguire routinariamente la ricerca di altre mutazioni oltre quella di JAK2 nei pazienti con PV. La presenza di tali mutazioni non ha un sicuro significato prognostico nella PV e deve essere limitata a pazienti inseriti in studi clinici a scopo di ricerca.


(22 marzo 2016 - ore 11:53) - Livelli di ematocrito da mantenere con i salassi

Buongiorno cari dottori. Maschio 47 anni PV da quasi 2 anni. Salassi al bisogno e cardioaspirina.
Vorrei sapere da voi quali sono i parametri medi per effettuare un salasso. Leggo che alcune persone si salassano anche a 47/48 di hct per mantenerlo come consigliato a 45. Il centro di ematologia che mi segue a Roma, mi dice che si salassa a hct 50 o emoglobina superiore a 17 E' corretto? Leggendo anche nei forum tutti parlano di hct ma nessuno riferisce il valore di emoglobina. Io dopo 3 mesi da un salasso ho un hct di 49, ma emoglobina ancora a 14.7 circa con 7.80 di globuli rossi. E' corretto secondo voi aspettare? Gli altri valori sono nella norma, anche le piastrine intorno a 380/400. Solo il ferro è basso. Grazie in anticipo per la vostra risposta.
(Agostino)


Risposta

Lo studio clinico prospettico, randomizzato CYTO-PV (Marchioli et al. N Engl J Med 2013; 368:22) ha stabilito che l'ematocrito da mantenere con i salassi e/o con la terapia citoriduttiva nei pazienti con PV deve essere inferiore a 45%, perché un minor numero di pazienti mantenuti al di sotto di questa soglia (5) hanno avuto complicanze vascolari gravi rispetto ai pazienti che sono stati mantenuti ad un ematocrito fra 45 e 50% (18).


(20 marzo 2016 - ore 23:40) - Interferone pegilato e gravidanza

Buonasera,
vorrei sapere se è vero che in gravidanza (o comunque in età fertile e con la possibilità di rimanere incinta) è possibile fare interferone non pegilato, mentre non è invece indicato interferone pegilato. Grazie mille.
(Claudia)


Risposta

Vi sono dati limitati sull’uso del peginterferone in donne in gravidanza. Gli studi condotti su animali hanno evidenziato una tossicità riproduttiva e il rischio potenziale per l’uomo non è noto. Secondo scheda tecnica, peginterferone deve essere utilizzato durante la gravidanza solo se il possibile beneficio giustifica il rischio potenziale per il feto.


(16 marzo 2016 - ore 1:02) - Splenomegalia e rischio di rottura della milza

Buonasera cari dottori, vorrei sapere da voi se è vero, da quello che leggo, che un malato di policitemia vera con una marcata splenomegalia dolente anche a riposo deve fare molta attenzione agli sforzi fisici, anzi da come ho capito è meglio non fare sforzi e da come ho letto è pericoloso anche ad eseguire lavori manuali faticosi per il rischio rottura della milza in quanto è più fragile e quindi più a rischio rottura? Aspetto una vostra risposta di conferma. Grazie.
(Massimiliano)


Risposta

Una milza molto ingrandita è più fragile di una milza normale anche perché deborda ampiamente dall'arcata costale che normalmente la protegge. La rottura spontanea, anche in corso di sforzi fisici, è però un evento raro. E' invece più probabile che la milza ingrandita si rompa a seguito di un trauma addominale.


(15 marzo 2016 - ore 22:45) - Problemi tecnici ad eseguire la salassoterapia

Ho dovuto fare un salasso alcuni giorni fa in quanto hct 46,9%. Purtroppo dopo 100 cc o anche meno, il salasso si è fermato. E neanche un successivo tentativo, nonostante l'indubbia perizia degli operatori, ha avuto successo. Forse per la pressione bassa, le vene che non tengono e il sangue viscoso. E' la seconda volta che succede. Dovrei provare a prendere un vasotonico tipo Venoruton? Se continua a succedere devo rinunciare ai salassi?
(Gino)


Risposta

L'impossibilità ad eseguire la terapia con salassi per problemi tecnici (es. difficoltà a reperire accessi venosi) è rara. Di regola, l'interruzione di un salasso è un episodio isolato e la salasso terapia può essere ripresa in un'occasione successiva. Nei rari casi di ricorrente difficoltà ad eseguire salassi efficaci, l'ematocrito dovrà essere ridotto con la terapia farmacologica.


(15 marzo 2016 - ore 22:24) - Significato clinico dell'aumento quantitativo della mutazione di JAK2 nella PV

48 anni, PV da tre, maschio, ultimamente ho rifatto il JAK2 e risulta aumentato da 59% del 2013 a 77% del 2016. Secondo la mia ematologa può dipendere anche dal diverso metodo di ricerca (il secondo a Pavia). Può avere un qualche significato? Continuando a prendere solo cardioaspirin arriverà al 100%? Grazie
(Ernesto)


Risposta

L'aumento quantitativo della mutazione di JAK2 ("allele burden") non riveste un chiaro significato clinico. Può infatti dipendere da diversi metodi di misurazione e non è raccomandato eseguirlo di routine nel follow-up dei pazienti con PV. Può essere eseguito per scopi di ricerca o all'interno di studi clinici con farmaci sperimentali.


(15 marzo 2016 - ore 18:31) - Estrogeni ad uso locale e mielofibrosi

Salve, cari dottori ricercatori,
vi scrivo per un parere in merito alla prescrizione da parte di un ginecologo del Gelistrol gel (estrogeni uso locale) a mia moglie malata di MF2 post PV, in cura con Ruxolitinib da gennaio 2014. Lo specialista l'ha indicata perché avendo visionato il foglio rilasciato dal protocollo sembra essere compatibile col Ruxolitinib... ma ho qualche paura in merito all'effetto sulla MF... se può aumentare l'attività della neoplasia ematologica che per adesso è ben frenata dal jakavi(ho letto che gli estrogeni hanno effetto negativo per le neoplasie al seno). Sempre grazie.
(Ernesto)


Risposta

Non ci sono controindicazioni note per i farmaci a base di estrogeni ad uso locale nelle pazienti con mielofibrosi, anche se trattate con Ruxolitinib.


(15 marzo 2016 - ore 17:04) - Mielofibrosi primaria e secondaria e mutazioni molecolari

Ciao a tutti,
volevo sapere se la mielofibrosi secondaria ha una prognosi diversa dalla mielofibrosi primaria. Inoltre, se un paziente alla diagnosi non ha la mutazione JAK2, CALR ed MPL, le può acquisire con il passare del tempo (e se sì, in che percentuale di casi?), oppure probabilmente è un paziente che ha le mutazioni minori che leggo nelle risposte precedenti che sono state scoperte recentemente? Grazie.
(Vittorio)


Risposta

La prognosi dei pazienti con mielofibrosi è stata studiata soprattutto nella mielofibrosi primaria. Nella pratica clinica, questi risultati vengono applicati anche ai pazienti con mielofibrosi secondaria a PV o ET ma questo argomento deve essere ulteriormente studiato. Le principali mutazioni molecolari della mielofibrosi, cosiddette mutazioni "driver" (JAK2V617F, CALR, MPL), di regola, non si acquisiscono col tempo ed è possibile che mutazioni minori siano presenti nei pazienti negativi per le mutazioni "driver".


(15 marzo 2016 - ore 16:09) - Idrossiurea nella mielofibrosi

Buongiorno,
affetta da mielofibrosi (mielofibrosi prefibiotica dal 1989), essendo intollerante al Ruxolitinib, per diminuire le dimensioni della milza (19 cm) assumo Oncocarbide 2 cps/dì da tre mesi (che tollero molto bene e che tra l'altro ho assunto in passato per un ventennio). Il valore dell'LDH tre mesi fa era di 700, attualmente è invece sceso gradualmente a 280. Il valore delle piastrine (tra alti e bassi) è invece praticamente immutato a 450.000. La milza si è ridotta decisamente. La rilevante discesa dell'LDH è da imputare all'Oncocarbide? E' normale che l'Oncocarbide, che ha agito efficacemente sulla milza, non abbia avuto effetto sulle piastrine? Grazie.
(Monica)


Risposta

L'Idrossiurea (Oncocarbide) è il farmaco tradizionalmente più utilizzato per il trattamento delle mielofibrosi. Ha una generale attività di mielosoppressione, ovvero è in grado di ridurre i valori dei globuli rossi, dei globuli bianchi, delle piastrine e le dimensioni della milza. Peraltro, questi effetti possono essere variabili da paziente a paziente. Ruxolitinib rappresenta una efficace, ma molto costosa, alternativa all'Idrossiurea, particolarmente per la riduzione della splenomegalia e il trattamento dei sintomi sistemici (calo di peso, febbre, sudorazione notturna, prurito).


(14 marzo 2016 - ore 20:59) - Cellule immature CD34+ nel sangue periferico

Buonasera dottori. E' normale la presenza di blasti, seppur in quantità minime (0,7%) nel sangue periferico?


Risposta

Nel sangue periferico di un soggeto normale, le cellule immature con fenotipo immunologico CD34+ (cellule staminali nel soggetto normale, blasti nel paziente leucemico) sono da 1.5 a 4.7 per microL, inferiori allo 0,1% dei globuli bianchi circolanti (circa 6.000 per microL).


(14 marzo 2016 - ore 15:45) - Ruxolitinib nella PV

Policitemia, quando agisce jakavi?
(Claudio)


Risposta

Il principale studio eseguito su Ruxolitinib nella policitemia vera (Vannucchi et al. NEJM 2015; 372;426) ha dimostrato che il farmaco è più efficace della terapia standard nel controllare l'ematocrito, ridurre il volume della milza e migliorare i sintomi della malattia in pazienti resistenti o intolleranti a idrossiurea nelle prime 32 settimane di trattamento.


(14 marzo 2016 - ore 8:12) - Trombocitemia essenziale e mielofibrosi prefibrotica

Cari dottori, vorrei sapere se una trombocitemia che alla BOM si presenta con trombociti displastici polilobulati e tendenti alla clusterizzazione, abbia una prognosi più sfavorevole di casi di trombocitemia che non presentano anomalie dei trombociti, né clusterizzazione.
(Antonio)


Risposta

I megacariociti (non i trombociti, che sono un altro nome delle piastrine) morfologicamente anomali, polilobulati e tendenti alla clusterizzazione sono caratteristici della mielofibrosi prefibrotica piuttosto che della trombocitemia essenziale. La mielofibrosi prefibrotica presenta un più alto rischio di sviluppare una mielofibrosi franca ed ha, in generale, una prognosi meno favorevole della trombocitemia essenziale.


(14 marzo 2016 - ore 00:31) - Ringraziamenti

Sono affetto da policitemia vera e sono un vostro assiduo fan, però per questa volta non voglio informazioni ma voglio lasciare un commento a tutti voi dottori e ricercatori del gruppo : GRAZIE GRAZIE GRAZIE di tutto cuore per il vostro lavoro di ricerca per NOI.
Grazie perché con voi vicino e con le vostre sempre esaustive informazioni ci si sente più uniti soprattutto quando la neoplasia mieloproliferativa ti trova in giovane età di 37 anni e vedi il tuo futuro diverso e senti anche la vita cambiare di colpo sapendo che la neoplasia ti farà affrontare un decorso duro e dolente.
Un abbraccio virtuale a voi tutti. A presto.
(Massimo)


(13 marzo 2016 - ore 17:37) - Classificazione prognostica molecolare e trials clinici nelle neoplasie mieloproliferative croniche

Buongiorno ricercatori,
è crescente l'interesse verso le mutazioni minori nelle neoplasie mieloproliferative croniche, così come le pubblicazioni che ne testimoniano la presenza in quasi la metà dei pazienti, ed è altresì evidente ormai che alcune di esse - asxl1, tet2 e molte altre, ma soprattutto tp53 - anche se presenti in una bassa % di pazienti, rivestono un significato prognostico sfavorevole e la necessità probabilmente di un approccio terapeutico diverso. Mi chiedo se tali determinanti mutazioni siano correlate all'età del paziente - ravvisandone una maggiore incidenza nei pazienti più anziani - e/o alla durata della malattia - insorgendo quindi in modo crescente con il passare degli anni, sebbene alcuni studi collegamento esterno ritengano siano nella gran parte presenti alla diagnosi. Vi è già all'orizzonte l'apertura di qualche trail che, solo o in combo con il ruxo, miri ad agire su di esse e a finalmente incidere sulla storia naturale di queste neoplasie? Grazie mille.
(Davide)


Risposta

Una classificazione prognostica basata anche su mutazioni molecolari minori nelle neoplasie mieloproliferative croniche è stata proposta ma non ancora universalmente adottata. I criteri di inclusione nei trials clinici sono per il momento ancora basati sulle classificazioni prognostiche più comuni, come per es. l'International Prognostic System Score (IPSS) nelle mielofibrosi.


(12 marzo 2016 - ore 2:10) - Policitemia vera ed infezione urinaria

Salve cari dottori ricercatori, ovviamente sempre grazie di tutto cuore.
Vi risulta possibile che un paziente con policitemia vera JAK2 positivo e marcata splenomegalia in terapia farmacologica da 6 anni con idrossiurea, cardioaspirina, allopurinolo e irbesartan, possa avere in concomitanza una esterasi leucocitaria, in termini poveri un'infezione alle urine?
Vorrei sapere se è nota una specifica associazione, correlazione tra infezione urine con sedimento di leucociti e Policitemia vera, o con i farmaci detti sopra: come l'idrossiurea ecc. In conclusione ci può essere associazione tra infezione urine e la policitemia vera e farmaci? Grazie.
(Massimo)


Risposta

Non ci sono correlazioni note tra infezione urinaria e policitemia vera o farmaci utilizzati per il suo trattamento.


(11 marzo 2016 - ore 16:46) - Policitemia vera e ipertensione arteriosa

Egregi dottori,
casualmente ho scoperto di avere la pressione arteriosa, sia la massima che la minima, significativamente alta. A tal proposito essendo portatore di PV volevo chiedervi se tale patologia può essere la causa dell'innalzamento della suddetta pressione. Cordialità.
(Riki)


Risposta

La policitemia vera non è causa di ipertensione. L'aumento della pressione arteriosa, però, è un importante fattore di rischio vascolare nei pazienti policitemici, come nella popolazione generale, e deve essere attentamente trattato.


(10 marzo 2016 - ore 23:30) - Indicazione a Ruxolitinib nella policitemia vera

Gentilissimi ricercatori, ho la pv da oltre 2 anni, la mia terapia consiste nel fare salassi ogni 3/4 mesi e giornalmente cardioaspirina, JAK2 positivo e splenomegalia oltre 16 cm (premetto che conosco la risposta "in italia l'uso del farmaco Ruxolitinib per la pv non è stato ancora autorizzato") presumo sia per un problema di costi per la sanità - a me interessa il vostro parere: lo consigliereste ad un paziente nelle mie condizioni considerato che l'uso del Ruxolitinib ridurrebbe la carica allelica e di conseguenza la splenomegalia rendendo la mia vita sicuramente più tranquilla, se non altro, a livello psicologico? Grazie per l'attenzione.
(Massimo)


Risposta

Ruxolitinib, quando definitivamente approvato dalle autorità regolatorie italiane, non sarà indicato per tutti i pazienti con policitemia vera, ma solo per quelli resistenti o intolleranti all'idrossiurea.


(10 marzo 2016 - ore 18:07) - Variabilità della determinazione di laboratorio dell'ematocrito

Buonasera gentili ricercatori, avrei da porvi questa domanda.
Circa 20 gg fa ho avuto un evento di dissenteria che mi ha portato a sanguinamento, durata un giorno. In conseguenza di tale evento mi sono recato in ospedale e mi è stato fatto il prelievo del sangue con seguente emocromo: GR 5.91 EMOG.17.6 EMATOC. 48.8 GB 11.25.
Siccome soffro di poliglobulia sin da bambino, ed ho effettuato l'esame del JAK2 negativo, assumo cardioaspirin tutti i giorni, mi è stato consigliato di fare il donatore.
Oggi, dopo 20 gg da quell'emocromo e dopo aver sospeso la cardioaspirin per 2 gg sono andato a fare la donazione ed ho trovato i seguenti risultati: GR 6.50 EMOG. 18.4 EMATOCR. 53.7, mentre i GB sono rientrati a 9, io non ho mai avuto i valori così alti, può la sospensione della cardioaspirin aver provocato questo innalzamento, inoltre, vi è un'altra cosa strana: hanno fatto per errore due emocromo nello stesso momento e l'altro era con ematocrito a 54.4. Non capisco cosa possa essere, errore del macchinario, cardioaspirin, dissenteria?
Grazie per la gentile risposta, cordiali saluti.
(Antonio)


Risposta

Il valore dell'ematocrito può variare per diversi motivi:
a) ci possono essere piccole variazioni nello stesso campione di sangue misurato nello stesso laboratorio perché la precisione del contaglobuli non è assoluta e un'oscillazione inferiore all'1% è possibile;
b) ci possono essere variazioni più grandi, fino al 2-3%, nella misurazione di uno stesso campione in laboratori diversi perché gli strumenti possono essere "tarati" in modo diverso e perché il calcolo dell'ematocrito non è diretto ma derivato da altre misurazioni;
c) infine, c'è una variazione biologica perché l'ematocrito di un individuo non è esattamente lo stesso in giorni diversi.


(10 marzo 2016 - ore 17:16) - Nuovi farmaci per la policitemia vera resistente o intollerante all'idrossiurea

Gentili ricercatori,
da ottobre 2015 mi è stata diagnosticata Pv, milza e fegato regolari JAK2 35%, ematocrito 54 E. 18. globuli rossi/bianchi nella norma, piastrine 400, sono stato curato con idroissurea per 25 giorni dopo sono comparse moltissime piccole macchioline rosse sulle gambe, febbre a 39, dolori forti alle ginocchia, sembra allergia all'idroissurea; adesso sono in cura con cardioaspirina e salassi (25 giorni di intervallo) perché l'ematocrito sale. Vi chiedo sono in arrivo altri farmaci? Inoltre, nessuno mi sa spiegare perché sono dimagrito di 4 kg (pesavo 68 kg x 170 h, da circa 2 mesi il mio peso è stabile a 64 kg). Ancora scusate come può la pv diventare Leucemia? Grazie e cordiali saluti.
(Mario)


Risposta

Un nuovo farmaco già autorizzato per l'uso nei pazienti con PV resistenti o intolleranti all'idrossiurea negli Stati Uniti e in Europa è Ruxolitinib, un inibitore di JAK2 già utilizzato in Italia per il trattamento delle mielofibrosi con grado di severità intermedio-2 o alto. Per la policitemia vera, la prescrivibilità e la rimborsabilità di Ruxolitinib in Italia sono attesi per la fine del 2016.


(10 marzo 2016 - ore 8:56) - Calo ponderale nella mielofibrosi

Mi è stata diagnosticata a 60 anni dopo trombocitemia essenziale (720.000 piastrine) una mielofibrosi allo stadio 0 da non trattare; non ho febbre, splenomegalia, sudorazioni ed i precursori CD4 sono 1,9%. Ho sospeso da un mese la blanda terapia ormonale sostitutiva (deficit di FSH e Lh da releasing factor) e le piastrine si sono abbassate ma ho cominciato a perdere peso (1kg in una settimana); lo devo imputare alla mielofibrosi?
(Fernando)


Risposta

Il calo di peso può essere un sintomo cosiddetto "sistemico" della mielofibrosi, come la febbre e la intensa sudorazione notturna. Peraltro, poiché è un sintomo aspecifico che può essere causato anche da altri fattori, sarà l'ematologo curante a stabilire l'eventuale connessione fra il sintomo e la malattia.


(9 marzo 2016 - ore 19:45) - Tromboctemia essenziale e ipertiroidismo

Buonasera! Sono affetto da Trombocitemia essenziale da circa un anno JAK2 positivo. Attualmente considerata a basso rischio è curata con antiaggregante. Dagli esami del sangue è emerso che probabilmente sono affetto da ipertiroidismo per valore tsh molto basso. Vorrei sapere se tutto ciò potrebbe essere correlato con la Trombocitemia. Grazie sempre per quello che fate!
(Antonio)


Risposta

Non ci sono correlazioni note fra TE ed ipertiroidismo. Le due patologie devono essere considerate indipendenti


(9 marzo 2016 - ore 13:50) - Lavori faticosi e marcata splenomegalia nelle malattie mieloproliferative croniche

Salve a tutti voi carissimi dottori ricercatori, vorrei sapere se un malato di policitemia vera JAK2 positivo con una dolente marcata splenomegalia di 25 cm possa svolgere un lavoro edile e nello specifico il pittore edile (imbianchino) se può essere veramente rischioso per la mia salute. Vi faccio questa domanda perché sia il mio ematologo curante e tutti gli altri ematologi che ho interpellato, compreso anche i dottori che mi eseguono l'ecografia addome mi sconsigliano anzi mi dicono tutti di smettere perché è pericoloso e rischioso per la mia vita. Secondo voi è vero che è rischioso con la PV e la dolente e marcata splenomegalia? E' meglio che inizio a trovarmi veramente, come mi dicono i dottori, un altro lavoro meno rischioso e con meno fatica?
Ps: non lo nego che come sintomi mi sento stanco ho dolori ossei e la milza oltre ad essere grande è dolente anche a riposo.
Aspetto vostre notizie in merito. Mille grazie.
(Lorenzo)


Risposta

Una imponente splenomegalia, come si può osservare in alcuni pazienti con policitemia vera e soprattutto con mielofibrosi, può rendere difficile eseguire lavori manuali faticosi ed è più fragile e più a rischio di rottura da trauma rispetto ad una milza normale. Peraltro, la compatibilità tra entità della splenomegalia e tipo di occupazione deve essere valutata dal medico del lavoro competente per ciascun paziente


(9 marzo 2016 - ore 12:14) - Incidenza delle malattie mieloproliferative croniche nella popolazione generale

Buongiorno,
la trombocitemia, la policitemia e la mielofibrosi sono iscritte nel registro delle malattie rare? E' vero che negli ultimi anni queste malattie sono diagnosticate in aumento nella popolazione generale e con quale incidenza totale (o in ciascuna delle tre)?
Ho la TE da 7 anni e ne ho quasi 40, il mio ematologo continua a dirmi di non dover iniziare una terapia nonostante abbia raggiunto 1 milione di piastrine perché sostiene che ridurrebbe esclusivamente il rischio emorragico che è molto raro e non più di tanto il rischio trombotico che per me è già basso e paragonabile a un coetaneo sano (non ho avuto trombi né ho il JAK2 mutato). E' normale questa considerazione? Grazie.
(Luigi)


Risposta

L'incidenza stimata delle malattie mieloproliferative croniche in Europa è di circa 3 casi ogni 100.000 persone ogni anno (Visser et al. Eur J Cancer 2012; 48: 3257). Le più frequenti sono la PV e la ET, la più rara è la mielofibrosi primaria. Non sono iscritte nel registro delle malattie rare e dal punto di vista amministrativo, per es. per l'esenzione dal ticket, sono incluse fra le neoplasie.
Come già detto in altre risposte, i pazienti con TE giovani e senza storia di trombosi o emorragie, specialmente se sono JAK2V617F negativi, non necessitano, di regola, di terapia citoriduttiva.


(8 marzo 2016 - ore 22:16) - Ancora su LDH e Oncocarbide

L'oncocarbide può ridurre LDH? Grazie.
(Claudia)


Risposta

L'Oncocarbide può controllare, ma non risolvere, la mieloproliferazione tipica della trombocitemia essenziale, della policitemia vera e della mielofibrosi e ha poco effetto sui valori di LDH.


(8 marzo 2016 - ore 22:03)

Buonasera,
ho letto con piacere la vostra risposta a Davide del 7 marzo scorso riguardante i nuovi farmaci per le malattie mieloproliferative. Purtroppo però noi pazienti continuiamo a constatare la quasi totale impossibilità di avere in Italia l'interferone alfa pegilato. Si continua infatti a prescrivere come off label solo l'interferone normale, in base alla legge 648/96, e ci viene detto che al momento non può essere dato il pegilato poiché la determina AIFA del 2011 non lo prevede per le mieloproliferative. Riguardo invece al Ruxolinitib, stiamo ansiosamente aspettando che oltre ad essere approvato per PV intollerante/resistente ad Oncocarbide, diventi anche rimborsabile... Grazie mille per la vostra disponibilità
(Donatella)


(8 marzo 2016 - ore 11:56) - Raccomandazioni di trattamento della trombocitemia essenziale

Buongiorno, sono affetta da TE, JAK2 negativa, da gennaio 2014 e da giugno 2015 in terapia con xagrid (2 compresse al dì) e cardioaspirina a basso dosaggio 1 al dì. Ho quasi 40 anni e quando ho iniziato la terapia le mie piastrine erano di 1030. Ora le mie piastrine sono circa 750 oscillando tra 650/780. Avendo consultato vari ematologi inizialmente in tutta Italia mi consigliavano di utilizzare l'Oncocarbide. Invece in Puglia, mi hanno fatto iniziare con anagrelide, dicendomi che le guide mediche erano cambiate. A distanza di tempo invece noto che il farmaco di prima linea resta l'Oncocarbide. Potreste cortesemente illuminarmi in merito? Informo, inoltre, che a parte le piastrine le mie analisi vanno benissimo, non ho avuto mai eventi trombotici, non fumo, non sono sovrappeso. Resto in attesa e con l'occasione voglio ringraziarvi per il lavoro che svolgete e l'umanità che diffondete.
(Carmela)


Risposta

Secondo le raccomandazioni internazionali (Barbui el al. J Clin Oncol 2011; 29:761), i pazienti con trombocitemia essenziale che non hanno mai presentato eventi trombotici o emorragici e hanno meno di 60 anni (e tanto più se non presentano la mutazione V617F di JAK2) devono essere considerati a basso rischio di trombosi o emorragia e non richiedono trattamento con terapia citoriduttiva (Oncocarbide, anagrelide, inferferone o altro). Tale terapia deve essere considerata nei pazienti sintomatici e/o più anziani. In tal caso, la prima scelta è l'Oncocarbide, mentre l'anagrelide è indicata nei casi resistenti o intolleranti all'Oncocarbide.


(8 marzo 2016 - ore 11:00) - Sintomi sistemici nella mielofibrosi

Buongiorno, ho la MF post PV dal 2013, vi avevo già scritto per via del peggioramento, con forti dolori, astenia e febbre alta fino a 40,4, è stata esclusa qualsiasi tipo di infezione (sono stata ricoverata in infettivologia per 2 settimane) ed è stata dichiarata la MF come causa della febbre, dopo di che ho iniziato la cura con Jakavi, per i primi 20 giorni la febbre è sparita ma è ritornata e si è stabilita tra i 38 e i 39, ma i dolori, l'astenia non sono mai andati via, ho dovuto sospendere il cerotto duragesic75 perché inefficace ora sono costretta a prendere la tachipirina ogni 4\5 ore anche in piena notte, il tutto accompagnato da forti mal di testa. Il mio oncologo dice che il miglioramento si vedrà verso i 5\6 mesi dall'inizio della cura, io invece ho il sospetto che nel mio caso la cura possa solo peggiorare la malattia, è possibile? Inoltre, aggiungo un'altro dato anomalo: in due occasioni ho dimenticato di prendere il Jakavi con un aumento considerevole dei sintomi, in modo particolare del dolore. E' possibile avere un vostro parere in merito? Grazie.
(Anna Maria)


Risposta

I pazienti con mielofibrosi possono presentare sintomi, cosiddetti sistemici, come la febbre, il calo di peso e l'intensa sudorazione notturna. Altri sintomi, meno caratteristici ma che possono essere presenti, sono la stanchezza, i dolori ossei, il prurito. La terapia sintomatica (antidolorifici, cortisonici, antistaminici) è spesso di breve efficacia. Un effetto maggiore e di più lungo termine è di solito ottenuto con i farmaci JAK2 inibitori, fra i quali l'unico attualmente disponibile è Ruxolitinib (Jakavi). Nuovi inibitori di JAK2, come Momelotinib o Pacritinib, sono attualmente utilizzabili in Italia solo all'interno di studi clinici sperimentali.


(7 marzo 2016 - ore 22:33) - Livelli di ematocrito sospetti per policitemia vera

Un mio amico presenta un viso molto arrossato. Le sue analisi rivelano un ematocrito al 50% ed una emoglobina di 16,5. E' il caso di approfondire o possono ritenersi valori normali?
(Gino)


Risposta

I livelli di ematocrito che indicano l'opportunità di ulteriori indagini per identificare una possibile policitemia vera sono 52% nell'uomo e 48% nella donna


(7 marzo 2016 - ore 16:48) - Fermi all'Oncocarbide?

Buongiorno carissimi,
leggo da anni con entusiasmo ed ottimismo di scoperte scientifiche riguardanti le malattie proliferative, in particolare PV e TE. L'amara constatazione è che siamo, nonostante tutto, ancora fermi all'Oncocarbide... Un abbraccio.
(Davide)


Risposta

Negli ultimi anni sono stati sviluppati nuovi farmaci anche nella PV e nella ET. Nella PV, l'interferone alpha pegilato è considerato una prima scelta terapeutica, al pari dell'Oncocarbide, dalle linee-guida europee ed è il farmaco ad oggi più efficace nel ridurre e talora abolire la carica allelica di JAK2. Sempre nella PV, Ruxolitinib è una nuova e molto valida terapia per i pazienti resistenti o intolleranti alla prima linea di trattamento. Nella ET, l'interferone e l'anagrelide sono alternative terapeutiche che possono essere usate in pazienti per i quali l'Oncocarbide non è indicata (es. la gravidanza) o è inefficace o non tollerata.


(7 marzo 2016 - ore 13:19) - Significato della lattato deidrogenasi (LDH) nelle malattie mieloproliferative croniche

Ho la trombocitemia essenziale da fine 2014; inizialmente l'LDH era alterato sono in terapia citoriduttiva, con interferone ho notato che per quanto le piastrine restino alte intorno a 650000, il valore dell'LDH appunto è tornato nei limiti del valore giusto questo ha un significato?
(Stefania)


Risposta

La lattato deidrogenasi (LDH) è una proteina ad attività enzimatica largamente presente in molte cellule del nostro organismo, incluse le cellule del sistema emopoietico. Pertanto, nelle malattie mieloproliferative croniche, un aumentato valore di LDH è un indice aspecifico di aumentata attività mieloproliferativa. In una trombocitemia essenziale, per esempio, un costante incremento di LDH, insieme ad altri segni e sintomi, potrebbe far sospettare una progressione verso una mielofibrosi post-trombocitemica e richiedere una valutazione istologica con una biopsia ossea.


(6 marzo 2016 - ore 10:08) - Riduzione spontanea delle piastrine nella trombocitemia essenziale

Salve dottori, vi ho già scritto altre volte ed ho sempre trovato chiarimento e conforto dalle vostre risposte.
Sono affetta da trombocitemia essenziale, diagnosticata con biopsia ossea nel 2015. Avendo avuto una trombosi precedentemente e embolia polmonare, ho preso oncocarbide fino a settembre, quando l'ematologo mi ha detto di sospendere per cominciare una nuova terapia. Da quando ho sospeso l'oncocarbide però le mie piastrine non sono mai salite, assestandosi intorno alle 560.000 unità fino a febbraio. Ieri però ho ripetuto l'emocromo ed erano 320.000. L'ematologo ha detto che è strano che senza terapia siano scese e mi ha detto di tornare tra settimane e valutare la possibilità di ripetere la biopsia midollare. E' possibile che la malattia sia evoluta? Grazie per essere sempre il nostro punto di riferimento.
(Roberta)


Risposta

In alcuni casi di trombocitemia essenziale, si può osservare una riduzione delle piastrine in assenza di terapia citoriduttiva. L'ematologo curante deve valutare l'entità della riduzione, il suo andamento temporale, gli altri valori dell'emocromo e l'eventuale presenza di altri segni clinici (es. incremento della splenomegalia). In base a questi aspetti, può considerare opportuno eseguire una biopsia ossea per valutare la possibilità di una progressione mielofibrotica della malattia.


(4 marzo 2016 - ore 17:51) - Valutazione della storia naturale della PV negli studi clinici

Buonasera e grazie per il lavoro che fate.
Avrei una domanda: ho una diagnosi borderline TE/pre PV e ho 43 anni JAK positivo. Da qualche giorno ho letto alcuni studi su queste due malattie e leggo sempre dei dati a lungo termine sulla storia naturale della malattia. Quello che mi chiedo è: io come tanti ho scoperto la malattia 4 anni fa senza alcun sintomo e nelle analisi di 5 anni fa sia rossi che piastrine erano perfetti. Su Facebook ho conosciuto persone che invece hanno scoperto per caso la malattia, ma non sanno retrodatarne l'insorgenza perché non hanno analisi precedenti o magari ce le hanno e sono di molti anni addietro...; come si fa negli studi a valutare ad es. a 10 anni l'incidenza di eventi trombotici se vengono studiati pazienti che sono sì neodiagnosticati ma nei quali la malattia può essere presente in realtà tanto da un anno quanto da molti anni? Come si può essere certi di % se si analizzano pazienti con stessa diagnosi ma diversi momenti di insorgenza? Grazie.
(Luca)


Risposta

Per convenzione, la storia naturale di una malattia negli studi clinici inizia dal momento della diagnosi. E' vero che una malattia cronica come la PV può essere presente anche prima del momento in cui viene diagnosticata ma poiché il periodo pre-diagnosi non è definibile con certezza, non può essere incluso nelle analisi dei dati. Un modo per migliorare questo problema è quello di sviluppare dei test diagnostici più sensibili in modo da riconoscere la malattia più precocemente. Per esempio, nella PV la scoperta della mutazione V617F di JAK2 ha consentito di diagnosticare con sicurezza la policitemia vera anche in pazienti che non avevano ancora tutti i criteri precedentemente usati per la diagnosi.


(4 marzo 2016 - ore 00:38) - Trigliceridi e policitemia vera

Buonasera dottori e non smetterò mai di chiamarvi angeli della ricerca, ho 42 anni e sono affetto da policitemia vera JAK2 positivo già da 6 anni in terapia con oncocarbide, cardioaspirina, e farmaci per ipertensione arteriosa e acido urico.
Vorrei sapere se c'è una forte stretta correlazione, oppure se c'è correlazione tra trigliceridi alti e la policitemia vera, oppure con uno dei medicinali in questione come ad esempio il chemioterapico oncocarbide.
Vorrei aggiungere che facendo sempre lo stesso stile di vita prima dell'esordio della policitemia vera avevo i trigliceridi sempre ottimali, mentre dopo l'esordio della PV e terapia farmacologica fino ad oggi ho sempre i trigliceridi alti. Vi premetto che non ho il diabete e neanche il colesterolo ma come vi ripeto solo i trigliceridi alti. Spero di essere stato abbastanza chiaro nell'esposizione della mia domanda e del mio problema.
Come sempre mille grazie aspettando la vostra chiara ed esaustiva risposta. Cordiali saluti.
(Massimo)


Risposta

Non è nota una specifica associazione tra i livelli di trigliceridi nel sangue e la policitemia vera. Per quanto riguarda i farmaci, una ipertrigliceridemia è stata osservata con l'uso di interferone alfa pegilato ma non di Idrossiurea. In ogni caso, l'ipertrigliceridemia aumenta il rischio vascolare dei pazienti policitemici e deve essere appropriatamente trattata.


(1 marzo 2016 - ore 10:19) - Prognosi della mielofibrosi in terapia con Ruxolitinib

Salve, torno a scrivervi per un chiarimento. Prima d'iniziare il protocollo con Ruxolitinib (15 mg+15 mg al dì) a gennaio 2014, a luglio 2013 a mia moglie (59 anni) venne diagnosticata una MF2 post PV.
Rileggendo nel vostro sito lo studio MPN Ph-, la MF2 appare come fra le più aggressive cito: "I casi con fibrosi più avanzata (MF-2 o MF-3) hanno mostrato caratteristiche cliniche di maggiore aggressività (sintomi sistemici, splenomegalia più marcata, maggior rischio di sviluppare anemia o piastrinopenia) e classi di rischio IPSS più alte rispetto ai casi con fibrosi meno spiccata." Poiché mia moglie non ha mai mostrato "i sintomi sistemici" inizialmente ha sempre avuto una milza (dalla PV) di 15 cm che con il Ruxolitinib si è normalizzata a 10 cm, un abbassamento iniziale alla diagnosi MF di emoglobina a 11 che con il Ruxolitinib si è poi stabilizzata a 12 con la scomparsa dei blasti da due anni (jacawi). La domanda è semplice una MF2 è "sempre" a rischio, anche in questa situazione? Inoltre il rischio di un'evoluzione a leucemia acuta, quando avviene, è veloce, nel senso che può svilupparsi in poco tempo senza un graduale peggioramento dei valori dell'emocromo che comporta mesi o anni? Attualmente mia moglie non ha sintomatologia, un emocromo normale, e un JAK2 che alla diagnosi del 2013 era del 73% ed è via via sceso sino ad arrivare a pochi giorni fa al 31%.
Questa domanda nasce dal fatto che all'epoca della diagnosi le aspettative di vita fatta erano terribili se paragonate all'età del paziente... e anche se adesso sembra tutto andare bene quei numeri tornano sempre in mente. Grazie sempre.
(Ernesto)


Risposta

Nella maggior parte degli studi, una buona risposta clinica a Ruxolitinib si è associata ad un miglioramento anche delle aspettative di vita dei pazienti con mielofibrosi. L'evoluzione in leucemia acuta di una mielofibrosi può avvenire in tempi variabili, sia con un progressivo accumulo di blasti nel midollo nell'arco di mesi, sia con una rapida trasformazione della malattia in pochi giorni.


(29 febbraio 2016 - ore 2:26) - Ruolo dell'esposizione ambientale nello sviluppo delle MPN

Buonasera cari dottori e angeli della ricerca,
sono un paziente di anni 43 affetto da sindrome neoplastica mieloproliferativa tipo policitemia vera JAK2 V617F positivo già da 6 anni. Vi scrivo prima di tutto perché vorrei sapere se ad oggi si è capita e quale sia la causa scatenante o le cause sull'insorgenza di tale patologia.
Poi vorrei sapere, visto che faccio da circa 20 anni l'artigiano pittore edile decoratore, se l'esposizione ad alcuni fattori ambientali, sostanze tossiche e l'esposizione ad alcuni fattori come i solventi organici, solventi sintetici, smalti, vernice, diluente alla nitro, acquaragia e tinte murarie ecc., possano specificamente aver favorito la comparsa della policitemia vera giovanile visto che l'esordio è stato a 37 anni , e non è stato invece a 60 anni circa come dicono le linee guida.
Spero di essere stato abbastanza chiaro nel porvi le mie domande, perché nessun ematologo che mi tiene in cura è in grado di rispondere con esattezza. Quindi spero come sempre nelle vostre esatte ed esaustive risposte. Vi ringrazio per tutto e per tutto l'impegno che ci mettete per noi!
(Lorenzo)


Risposta

Se da una parte le conoscenze circa le basi genetiche delle Neoplasie Mieloproliferative Philadelphia-negative, inclusa la Policitemia Vera, si sono progressivamente arricchite nel corso degli ultimi anni, dall'altra non vi sono state osservazioni di pari rilevanza circa le cause che determinano l'insorgenza stessa di queste malattie. Ciò che si sa è che esistono famiglie all'interno delle quali si registra un aumento sensibile del rischio di ammalarsi di MPN, e questo ambito rimane oggetto di attiva ricerca. Le eventuali correlazioni con le categorie lavorative sono state oggetto di numerosi studi, dai quali non è stato, tuttavia, possibile trarre delle conclusioni univoche. Tale limite deriva in parte dall'aver considerato in alcuni casi gruppi di pazienti di dimensioni limitate; tale aspetto, infatti, può inficiare la capacità di rilevare associazioni di modesta entità e può spiegare come mai alcuni lavori abbiano portato a conclusioni discordanti pur indagando in merito al medesimo fattore di rischio. Si ricorda, tuttavia, che se anche venisse identificato un possibile aumento del rischio in presenza di una data esposizione ambientale, questo non permetterebbe comunque di accertare la causa e l'origine della malattia nel singolo caso. Infine, si sottolinea che l'insorgenza della Policitemia Vera è più comune fra i 50 e i 70 anni, con un età media alla diagnosi di circa 60 anni, ma può colpire ogni fascia di età, come testimoniato dal fatto che circa il 10% dei pazienti abbia meno di 40 anni al momento della diagnosi.


(26 febbraio 2016 - ore 13:15) - Approfondimento diagnostico per eritrocitosi

Da circa trenta anni il medico di famiglia mi aveva detto, in base alle analisi del sangue, che avevo un quadro analogo ad un donatore di sangue abituale. Superati i 50 anni (con valori sempre in aumento), mi ha dato Ticlopidina a causa di una mia intolleranza all'aspirina. Ora che ho 61 anni e non ho mai avuto né pruriti né trombosi, l'ematocrito ha raggiunto il 51%, e il nuovo medico di famiglia (il vecchio è andato in pensione), mi ha diagnosticato Policitemia vera, invitandomi blandamente a farmi controllare da un ematologo. A parte il problema di trovarne uno libero a breve (vivo a Roma e dovrò andare a Tivoli sperando poi che abbiano spazio e tempo per trattarmi), ho scoperto una malattia terribile con una sentenza di morte a 10 anni. La domanda, perché si aspetta il superamento di certi valori ematologici per parlare e curare questa malattia, quando la tendenza è già chiara molti anni prima?
(Maurizio)


Risposta

Un quadro di eritrocitosi (ossia un aumento dei valori di globuli rossi, ematocrito ed emoglobina) può essere dettato da svariate cause, non soltanto di natura ematologica; inoltre, sempre rimanendo in ambito ematologico, vi sono quadri di policitemia su base ereditaria, che accompagnano i pazienti per tutta la vita e che possono essere evidenziati grazie ad alterazioni degli esami già in giovane età. Per tale motivo, qualora gli esami, il quadro clinico o la presenza di eventuali sintomi lo suggeriscano, si rende necessario effettuare un approfondimento diagnostico, volto a determinare l'origine delle alterazioni riscontrate. Solo al termine di questo iter diagnostico è possibile discriminare se si tratti di un caso di Policitemia Vera o meno. Una corretta diagnosi, poi, costituisce la base per impostare un adeguato trattamento, se necessario. Perciò la invitiamo ad eseguire la valutazione ematologica che le è stata consigliata, tenendo a mente, comunque, che la Policitemia Vera è una patologia che, se adeguatamente seguita e trattata, permette di condurre nella maggior parte dei casi una vita sostanzialmente normale. Si sottolinea, poi, che i dati sulla sopravvivenza che vengono di volta in volta riportati si riferiscono sempre alle mediane che vengono registrate negli studi e non possono, dunque, fornire una descrizione realistica dei singoli casi, che si diversificano in base a numerosi fattori, sia legati al paziente e alla sua storia clinica, sia legati alla malattia stessa.


(25 febbraio 2016 - ore 8:53) - Caratteristiche cliniche della fase blastica

E' possibile che l'evoluzione in leucemia mieloide acuta di malattie mieloproliferative croniche PH- sia annunciata da sintomi sistemici prima che da significativi cambiamenti nell'emocromo? In esperienze che pazienti riferiscono (nelle sale di attesa dei DH o nei gruppi presenti nei social) si riscontrano casi di infezioni fungine, masse nei polmoni interpretate all'inizio come neoplasie, aumento di ferro ecc. prima di importanti cambiamenti nell'emocromo. Questi segnali non dovrebbero allarmare e portare ad analisi approfondite subito, quali conta dei blasti nello striscio di sangue periferico e, soprattutto, BOM? Grazie.
(Micro)


Risposta

Non è possibile tracciare uno scenario unico che delinei l'evoluzione di una Neoplasia Mieloproliferativa Ph- verso la sua fase accelerata o blastica, sia in termini di tempistica, sia per quanto riguarda il maggiore o minore impegno clinico del singolo paziente. In alcuni casi, poi, l'evoluzione è particolarmente rapida ed imprevedibile, tanto che il tempo che intercorre fra le prime avvisaglie e l'effettiva diagnosi può essere molto breve.
Come nozione generale, via via che la malattia progredisce si assiste ad una riduzione dell'efficacia dell'emopoiesi, che si manifesta con dei cambiamenti dell'emocromo in senso peggiorativo, a cui si associa un corredo variabile di sintomi sistemici e, in una percentuale non trascurabile di casi, anche una compromissione delle condizioni generali. In aggiunta alla possibilità di una neutropenia assoluta, vanno considerati i potenziali difetti funzionali a carico della serie leucocitaria, che possono concretizzarsi in un'aumentata suscettibilità alle infezioni, incluse quelle fungine o, in generale, opportunistiche a cui fa riferimento nella sua domanda.
Per tale motivo è bene prestare una particolare attenzione ai cambiamenti clinici e agli eventuali episodi infettivi, ma pur sempre rimanendo nell'ambito della valutazione globale del singolo paziente, che risulta ancora una volta fondamentale ai fini delle decisioni cliniche, anche nell'ottica di un approfondimento diagnostico, come in questo caso specifico.


(24 febbraio 2016 - ore 21:21) - Interazioni farmacologiche

Gent.mi, per favore potete rispondermi a questa domanda: esistono delle interazioni tra l'Oncocarbide e i carbapenemi? Vi ringrazio.
(Tonina)


Risposta

L'Idrossiurea è un farmaco utilizzato da molto tempo, per il quale è, dunque, disponibile un'ampia esperienza clinica, in accordo alla quale tale molecola non presenta un elevato potenziale di interazione farmacologica; il suo metabolismo è in larga parte epatico, con produzione di urea che viene poi eliminata con le urine. I carbapenemi, invece, sono un gruppo di antibiotici con uno spettro di azione molto ampio, che vengono in parte eliminati immodificati con le urine ed in parte metabolizzati grazie ad un enzima che si trova a livello renale, in proporzione variabile in base al profilo che caratterizza le singole molecole. Non siamo a conoscenza di interazioni farmacologiche di rilievo con l'Idrossiurea, ma si segnala che, seppur raramente, gli antibiotici carbapenemici possono causare come effetto collaterale una riduzione dei valori dell'emocromo, in particolare per quanto riguarda i globuli bianchi. Per tale motivo, un attento monitoraggio degli esami ematochimici è utile per evidenziare eventuali segni di eccessiva tossicità ematologica.


(23 febbraio 2016 - ore 15:20) - Mutazioni con significato prognostico nella Mielofibrosi

In riferimento alla vostra risposta del 23.1.2015 sull'importanza di alcune mutazioni genetiche sull'evoluzione di mielofibrosi e altre neoplasie mieloproliferative, vi chiedo, gentilmente, di pubblicare, o dirci dove trovare (in quale sito), i centri specializzati in Italia, che eseguono lo studio delle stesse.
Vi ringrazio anticipatamente.
(Margherita)


Risposta

Attualmente è possibile testare il pannello delle mutazioni prognosticamente sfavorevoli a scopo di diagnostica presso il Laboratorio Congiunto per lo studio delle Malattie Mieloproliferative di Firenze, guidato e diretto dal Prof. Vannucchi. Non siamo a conoscenza di altri Centri italiani che siano già attrezzati per farlo, ma si tratta di un campo in rapida evoluzione per cui la situazione potrebbe modificarsi anche a breve. Si sottolinea, tuttavia, che si tratta di accertamenti da eseguire sempre dietro indicazione specialistica.


(21 febbraio 2016 - ore 14:25) - Conta delle cellule CD34+ circolanti

Per favore può rispondermi ai 2 dati che le sottopongo? Grazie.
CD34%=0.105 CD#=6.877.
(Martino)


Risposta

Entrambi i valori da lei riportati possono rientrare nei limiti di norma, anche se per una corretta interpretazione del dato andrebbe visionato il referto del test effettuato. Per poterlo contestualizzare ed inquadrare all'interno della sua personale storia clinica, la invitiamo a fare riferimento al suo Ematologo che ha prescritto il test in oggetto.


(21 febbraio 2016 - ore 13:21) - Ringraziamenti

Da trentenne neodiagnosticato TE e social media manager, un sincero e sentito ringraziamento all'unità di Pavia per l'aggiornamento dettagliato e attuale della sezione neoplasie mieloproliferative sul proprio sito web.
Finalmente tutti i pazienti, soprattutto coloro i quali non conoscono bene l'inglese né la terminologia medica, possono conoscere la propria malattia in maniera precisa, professionale, approfondita e aggiornata.
Auguro a tutti voi e ai vostri cari una buona domenica! Grazie.
(Davide)


(18 febbraio 2016 - ore 23:21) - Variazioni del burden allelico di JAK2

Preg.mi ricercatori,
ho 37 anni e nel mese di aprile 2015 ho eseguito una BOM e mi è stata riscontrata la TE. Con un successivo prelievo di sangue veniva accertata la mutazione del gene JAK2 con carica ellelica V617F pari al 18,5%. I valori delle piastrine oscillano tra 580 e 720 (da circa 4 anni, ma nel 2011 gli esami sulle mutazioni erano risultati tutti negativi) e assumo cardioaspirina tutti i giorni. Il mese scorso ho ripetuto l'esame del JAK2 e la carica ellelica era di 2,9%. Ora mi chiedo se uno dei due esami possa essere sbagliato oppure se è possibile una riduzione spontanea della carica ellelica.
Ringrazio anticipatamente per la risposta e per tutto quello che fate. Cordialmente.
(Carmen)


Risposta

L'oscillazione della conta piastrinica è un fenomeno che si può osservare in corso di Trombocitemia Essenziale, mentre generalmente non si osserva una riduzione sensibile del valore della carica allelica in assenza di terapia. Per tale motivo è difficile esprimere un parere in merito ai due valori che lei riporta, peraltro ottenuti a distanza di meno di un anno l'uno dall'altro. La invitiamo a discuterne con il suo Ematologo di fiducia, che potrà valutare, ad esempio, se entrambi gli esami sono stati eseguiti nello stesso laboratorio, e potrà consigliarla circa l'utilità di ripeterne la determinazione a distanza di tempo, anche se questo risultato non influenza la condotta terapeutica che rimane la medesima.
E' possibile ipotizzare che gli esami da lei eseguiti nel 2011 non abbiano evidenziato la mutazione in quanto presente a valori inferiori alla sensibilità delle metodiche utilizzate.


(18 febbraio 2016 - ore 13:16) - Gestione della terapia con Ruxolitinib

Buongiorno,
sono una donna di 47 anni, affetta da mielofibrosi idiopatica in trattamento con Jakavi. Al momento l'emocromo è stabile e discreto. Poiché a breve subirò un intervento al ginocchio, vorrei sapere se il farmaco suddetto va sospeso e se corro dei rischi sia legati all'intervento che all'anestesia. Grazie infinite.


Risposta

Ci dispiace, ma non è possibile esprimere un parere in merito a singoli casi personali, per cui le raccomandiamo di fare riferimento al suo Ematologo di fiducia e ai Colleghi Chirurghi ed Anestesisti che la seguiranno, per quanto di loro competenza. D'altra parte i quesiti che lei pone, in particolare in merito ai rischi legati all'intervento, dipendono da numerose variabili fra cui il suo stato generale di salute, la sua storia clinica vascolare pregressa e le patologie concomitanti, i valori dell'emocromo attuali, la tipologia di intervento e la modalità di anestesia prevista.


(18 febbraio 2016 - ore 10:51) - Carica allelica di JAK2

Buon giorno. Ho 37 anni. Dal 2012, dopo trombosi portale, ho scoperto di essere affetta da sindrome mieloproliferativa JAK2 positivo (trombocitemia essenziale/mielofibrosi in fase pre-fibrotica). Attualmente, oltre al coumadin, assumo basse dosi di interferone. Dopo 3 anni ho ripetuto l'esame per controllare la mutazione del JAK2 e la percentuale risulta aumentata (da 4% a 30%). Cosa comporta/significa questo aumento? Ho letto dello studio presentato in America da ricercatori italiani su nuove possibilità di cura per la leucemia che prevede l'utilizzo di cellule killer; è una speranza anche per chi, come me, è affetto da sindrome mieloproliferativa? Vi ringrazio anticipatamente e complimenti per il vostro lavoro.
(Lucia)


Risposta

Il valore della carica allelica o burden allelico di JAK2 (percentuale di allele mutato rispetto a quello normale, non mutato) è un parametro che può subire oscillazioni durante la storia naturale di una Neoplasia Mieloproliferativa; può ridursi come effetto di specifiche terapie, ma più spesso tende ad aumentare con il passare del tempo. Il suo significato è stato ed è ancora oggi oggetto di ricerca; a questo proposito, si rimanda alle risposte dello scorso 8.2.16 (ripetizione della biopsia e del carico allelico di JAK2) e dello scorso 3.2.16 (burden allelico di JAK2), per le correlazioni cliniche che sono state ipotizzate e studiate. In relazione al quesito specifico, si sottolinea che in corso di terapia con Interferone è possibile, ma non è detto, che tale valore si riduca; inoltre, un incremento del solo valore della carica allelica di JAK2 non è di per sé indice di mancata risposta alla terapia, che viene valutata in base ad altri parametri, quali l'emocromo, le condizioni generali del paziente e i sintomi riferiti, le dimensioni della milza e altri indici di laboratorio utili al monitoraggio della malattia stessa.
La ricerca a cui fa riferimento è incentrata su un tipo particolarmente complesso di immunoterapia, che è stata applicata e studiata in pazienti sottoposti a trapianto di midollo, sfruttando alcuni gruppi di cellule del sistema immunitario del donatore opportunamente modificati in laboratorio. Al di là dell'elevato valore di questo studio, si tratta di un capitolo di ricerca in fase di attiva espansione e che andrà seguito nel corso dei prossimi anni, prima di poterne stimare i risvolti clinici ed i campi di applicabilità.


(17 febbraio 2016 - ore 16:21) - Gestione terapeutica e prognosi dei pazienti con Policitemia Vera

Buon pomeriggio ricercatori, ho bisogno di un vostro parere in merito alla mia situazione.
Quattro mesi fa sono stato diagnosticato con policitemia vera, JAK positivo, emoglobina a 17.7 e bianchi a 10.5. Il mio ematologo mi ha prescritto solo l'aspirina, dicendomi che sono un soggetto a basso rischio e non devo fare altre cure; quando gli ho chiesto le mie aspettative di vita mi ha detto che sono "circa 15 anni dalla diagnosi"... e io ne ho soli 34!
Dalla Sardegna ho chiesto un consulto in un centro del Nord (evito nomi) dove invece innanzittutto mi è stato subito fatto fare un salasso per ridurre l'ematocrito che era a 49 e poi mi è stato detto invece che uno studio italiano su 1545 ha individuato un'aspettativa di vita, per i soggetti giovani con il mio quadro clinico e un cariotipo normale, superiore ai 25 anni!!! E che, inoltre, un nuovo farmaco già approvato per la mielofibrosi sarà approvato per la policitemia e probabilmente la prognosi nei giovani pazienti come me è destinata negli anni a migliorare ancora.
Mi chiedo allora: poco preparato il primo o troppo ottimista il secondo?
(Giuseppe)


Risposta

La terapia per i pazienti affetti da Policitemia Vera a basso rischio (ossia coloro i quali non presentano un evento vascolare in anamnesi e hanno un'età inferiore ai 60 anni) si fonda sulla terapia antiaggregante con aspirina e sui salassi venosi con l'obiettivo di mantenere l'ematocrito entro il target del 45%. Non sono effettivamente necessarie altre cure oltre a quelle appena indicate, come le ha indicato il suo Ematologo, a meno che non subentrino altre particolari condizioni, quali un sensibile e progressivo incremento della conta leucocitaria, una piastrinosi con valori >1.500.000/mmc, una splenomegalia progressiva o sintomatica, una scarsa tolleranza o un elevato fabbisogno di salassi per garantire il controllo efficace dell'ematocrito.
I dati che le sono stati forniti in merito alla stima della sopravvivenza sono entrambi veritieri, ma uno è riferito al gruppo dei pazienti affetti da Policitemia Vera considerato nella sua interezza (sopravvivenza mediana pari a circa 14 anni, anche in lavori recenti http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25037629 collegamento esterno), mentre l'altro è riferito in dettaglio al gruppo di pazienti più giovani e con caratteristiche prognostiche favorevoli (sopravvivenza mediana pari a circa 26 anni per i pazienti più giovani, senza precedenti di trombosi venosa e con conta leucocitaria <15.000/mmc, http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23739289 collegamento esterno. Sempre nello stesso lavoro l'assenza di anomalie del cariotipo ha dimostrato di avere un'influenza positiva ulteriore sulla prognosi dei pazienti a basso rischio, con sopravvivenza mediana ancora più lunga).
Il futuro ampliamento delle alternative terapeutiche che le è stato prospettato dai Colleghi è uno scenario concreto, anche se le tempistiche non sono stimabili in maniera accurata. Si ribadisce, comunque, che solo alcune categorie di pazienti con Policitemia Vera necessitano di una terapia farmacologica e che il farmaco in questione, Ruxolitinib, costituisce una scelta valida per i pazienti che non hanno risposto o non hanno tollerato il farmaco di prima linea, ossia l'Idrossiurea.


(17 febbraio 2016 - ore 14:24) - Basi genetiche dei casi di Trombocitemia Essenziale triple-negative

Buongiorno,
sono una paziente affetta da TE da circa 3 anni (ne ho 43) e sono triplo negativa. Leggevo delle nuove mutazioni minori a carico degli esoni 8, 13 e 15 del JAK2, nonché mutazioni minori di MPL (circa il 20% in uno studio su tutti i tripli negativi).
Mi è stato riferito che non è ancora possibile effettuare questi accertamenti nel mio presidio ospedaliero..., mi chiedevo se fossero "urgenti" e se negli studi effettuati sia stata segnalata una prognosi diversa di questi soggetti rispetto ai pazienti "classici" con mutazione JAK2 esone 14, CALR e MPL e soprattutto, nei pazienti privi di mutazioni specifiche nonostante queste nuove metodiche, può ritenersi - dato che leggo che i tripli negativi con TE hanno la prognosi più favorevole - che non si tratti di TE ma di una patologia più benigna e non neoplastica?
In uno studio italiano su pazienti con meno di 40 anni alla diagnosi leggevo che nessuno dei tripli negativi ha subito un evento di rischio per anni e che quasi tutti i pazienti erano di sesso femminile.
Grazie per tutti i vostri sforzi, sono sicura che tutti questi progressi permetteranno a tutti noi di vivere una vita lunga e serena.
(Antonella)


Risposta

Sono stati recentemente pubblicati due lavori disegnati per cercare di delineare le basi genetiche dei casi di Trombocitemia Essenziale e Mielofibrosi Primaria attualmente definiti come triple-negative sulla base dell'assenza delle mutazioni driver canoniche, a carico dell'esone 14 del gene JAK2, dell'esone 10 del gene MPL e dell'esone 9 del gene CALR.
Da entrambi gli studi (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26423830 collegamento esterno, http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26450985 collegamento esterno) sono emerse informazioni importanti circa le caratteristiche di questo gruppo di pazienti: come lei stessa ha riportato, sono state identificate mutazioni a carico dei geni MPL e JAK2 (diverse dalle classiche driver già note), sia somatiche, sia germ-line, anche se solo in una quota dei casi analizzati, che nello studio di Milosevic Feenstra et al. è risultata globalmente inferiore al 20%. Si tratta certamente di osservazioni di rilievo, ma che andranno confermate e validate su ulteriori coorti di pazienti, prima che venga definito il loro eventuale ruolo ai fini diagnostici e, quindi, prima che vengano applicate anche al di fuori del setting di ricerca.
Per quanto riguarda la rimanente porzione di pazienti studiati, si segnala che per alcuni di loro (7/17 in uno studio e 3/8 nell'altro) non è emerso un chiaro segno di clonalità (attraverso saggi specifici quali lo studio dell'inattivazione del cromosoma X nelle pazienti di sesso femminile o sulla base dell'assenza di mutazioni emerse da sequenziamento esteso con metodiche di nuova generazione). Almeno per una parte di tali pazienti è possibile ipotizzare la presenza di disordini non clonali dell'emopoiesi, analoghi ai casi di Trombocitosi Ereditaria, anche se non è del tutto possibile escludere che vi siano mutazioni non rilevabili attraverso i metodi utilizzati, ad esempio mutazioni con carica allelica inferiore alla sensibilità delle tecniche di sequenziamento utilizzate o eventi genetici che cadano al di fuori delle seppur ampie porzioni del genoma analizzate (sequenze regolatorie o non codificanti).


(16 febbraio 2016 - ore 00:09) - Cellule CD34+ circolanti nella Mielofibrosi

Salve,
vi scrivo perché vorrei avere le idee chiare in merito al valore normale dei CD34 in particolare, tenuto conto dell'ultimo risultato di mia moglie (MF2 post PV) sangue periferico conta CD34 circolanti: 6,5 X 10^6/L, quante volte risulta maggiore del valore normale. Vi chiedo questo perché navigando in internet mi è capitato di leggere uno studio di un ricercatore che a secondo il valore (18 o 30 volte maggiore) si poteva capire non solo il tipo di malattia mieloproliferativa ma anche la possibilità che la malattia potesse diventare più aggressiva e pericolosa nei prossimi mesi, in quest'ultimo caso veniva dato come esempio la conta dei CD34 300 volte superiore quello normale, dove veniva individuata il 50% di probabilità di trasformazione della MF in Leucemia acuta nei prossimi 11 mesi.
Sempre grato per le vostre preziose consulenze. Grazie.
(Ernesto)


Risposta

La letteratura riguardante il significato prognostico della conta delle cellule CD34+ circolanti presenta osservazioni talvolta contrastanti. Ad esempio, il valore predittivo evidenziato nel lavoro a cui fa riferimento nella sua domanda (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11719361 collegamento esterno) non è stato confermato in maniera uniforme in altre casistiche (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15606548 collegamento esterno). Per cercare di rispondere al suo quesito, si segnala che in quest'ultimo lavoro il 14% dei 94 pazienti con Mielofibrosi analizzati presentava una conta normale di cellule CD34+ circolanti ed il 23% di loro aveva valori inferiori al cut-off di 15x10^6/L precedentemente identificato come discrimine fra i casi di Mielofibrosi ed i casi di altre Neoplasie Mieloproliferative, quali Policitemia Vera e Trombocitemia Essenziale. Sempre nello stesso lavoro, una quota non trascurabile dei pazienti per i quali si registrava una progressione della malattia sul piano clinico non aveva un aumento parallelo del valore delle cellule CD34+ circolanti. Inoltre, all'interno di analisi statistiche più ricche e complesse, quali quelle che hanno permesso di definire gli score prognostici attualmente in uso, il valore predittivo di tale parametro non è stato confermato, mentre è emersa l'importanza dello studio morfologico dello striscio di sangue periferico, che permette di evidenziare e quantificare la presenza di blasti in circolo.
Per questo motivo le informazioni derivanti dalla conta delle cellule CD34+ circolanti costituiscono un'integrazione del quadro clinico e laboratoristico, ma non rivestono un ruolo definito e condiviso nel processo di diagnosi e/o stratificazione prognostica.


(15 febbraio 2016 - ore 19:28) - Ascorbato di potassio

Buonasera, a mio padre (77 anni) è stata diagnosticata una sospetta mielofibrosi. Sono stati prescritti folati ed analisi periodiche. Che cosa ne pensate di integrare anche con l'ascorbato di potassio e ribosio. Tantissime grazie.
(Roberto)


Risposta

Non siamo a conoscenza di effetti benefici clinicamente rilevanti e scientificamente documentati legati all'utilizzo dell'ascorbato di potassio con ribosio, sale derivato dalla vitamina C, nella Mielofibrosi.


(15 febbraio 2016 - ore 14:34) - Leucocitosi in corso di Policitemia Vera

Ho policitemia vera, volevo sapere se globuli bianchi di 18.000 sono normali averli, con ematocrito a 52 ed emoglobina a 15,3 e piastrine a 881 mila nella policitemia vera, premetto che ho avuto influenza con tracheite e ho preso antibiotico un poco prima di fare le analisi... Prendo Oncocarbide e cardioaspirina, ma non faccio salassi da molto tempo.


Risposta

L'incremento della conta dei globuli bianchi è una delle alterazioni dell'emocromo che possono verificarsi nei pazienti affetti da Policitemia Vera, sia all'esordio della malattia, sia nel corso della sua storia naturale. Il significato clinico e prognostico di tale evenienza è stato oggetto di numerosi studi, alcuni dei quali hanno riguardato, ad esempio, la sua possibile influenza sul rischio di eventi vascolari.
Tuttavia, l'evento infettivo a carico delle vie aeree che lei ha riferito potrebbe aver in parte contribuito all'aumento del valore dei globuli bianchi, per cui una corretta valutazione deve tener conto dei suoi esami precedenti e del risultato del prossimo emocromo, eseguito a distanza dalla sindrome influenzale. Oltre alla leucocitosi, tuttavia, l'emocromo che lei ha riportato evidenzia un valore di ematocrito non controllato ed un incremento della conta piastrinica, per cui raccomandiamo che discuta con i Colleghi che la seguono per gli aggiustamenti terapeutici del caso e/o per programmare un salasso, ricordando che l'obiettivo primario nei pazienti affetti da Policitemia Vera è il mantenimento dell'ematocrito a valori inferiori al 45%, a prescindere dalla modalità terapeutica utilizzata (salassi o citoriduzione farmacologica).


(14 febbraio 2016 - ore 00:26) - Terapia con Interferone durante la gravidanza

Buona sera, ho 32 anni e ho scoperto di avere la trombocitemia essenziale quando avevo 17 anni (2002). Nel 2003 ho avuto due casi di trombosi nella safena bilaterale interna delle gambe, non mi hanno prescritto niente oltre alla cardioaspirina; finché un giorno le piastrine sono salite a un milione e mezzo, da lì ho incominciato il trattamento con interferone per due anni (intron-a tre volte alla settimana) non lo tolleravo bene, stanchezza, nervosismo. Per gli effetti collaterali mi hanno cambiato con il Xagrid 2+3, come effetto collaterale mi veniva la tachicardia, ma niente di insopportabile finché ho deciso di intraprendere una gravidanza. Nel settembre 2015 per avere questa gravidanza mi viene sospeso Xagrid e rincomincio con Intro -A 1800000/ 2 volte alla settimana. Nel mese di novembre rimango incinta senza problemi finché non vado a farmi la seconda visita ginecologica adesso sono a 15 settimane (e grazie a chi sta la su sono arrivata senza complicazioni), questa volta nel reparto gravidanze a rischio come consigliato dal consultorio familiare proprio per la mia trombocitemia essenziale e mi dicono che oltre all'aumento di probabilità di aborto per la TE, Intron -A aumenta ancora di più il rischio (leggendo sul foglio illustrativo la cosa mi preoccupa ancora di più perché è controindicato in gravidanza e tutti i test sono stati fatti su animali). Avevo una visita dall'ematologo che mi segue qualche giorno dopo perciò nella preoccupazione, ansia, terrore e dubbio non vedevo l'ora di chiedere chiarimenti, ma purtroppo l'ematologo si era dimenticato di avere un appuntamento in agenda e non era in ospedale, chiedendo ad altre dottoresse in reparto ematologia non mi hanno saputo dare una risposta su l'uso di Intron-A in gravidanza e la cosa mi ha messo ancora di più nel panico.
Vorrei avere un vostro consiglio anche se bisogna valutare caso per caso per quanto riguarda Intron-A in gravidanza per favore. Adesso le mie piastrine sono sui 550 e il mio medico di base per non farmi vivere nel panico mi ha consigliato di sospendere le punture, prendere acido acetilsalicilico e aspettare un consulto in un altro ospedale nella settimana prossima. Ma io vivo sempre nella paura che succeda qualcosa.
Spero in una vostra risposta, grazie.
(Jessica)


Risposta

La gestione terapeutica durante il periodo della gravidanza rappresenta uno dei momenti più complessi e allo stesso tempo delicati della cura delle pazienti affette da Neoplasia Mieloproliferativa. La situazione merita un approccio multidisciplinare, che prevede la collaborazione degli Ematologi con altri Specialisti, primi fra tutti i Ginecologi, ed infatti lei è stata correttamente indirizzata verso i Colleghi più esperti nella gestione delle gravidanze a rischio. Allo stesso tempo, una valutazione accurata del caso va messa in atto già nel periodo preconcezionale, così come è stato per lei, con il consiglio di sospendere preventivamente il trattamento con Anagrelide. Il quesito fondamentale a cui si deve dare risposta di fronte ad una paziente che desideri intraprendere una gravidanza è quello relativo alla classe di rischio della gravidanza stessa; tale valutazione si rende necessaria per dirimere se l'utilizzo di una terapia farmacologica mirata al contenimento della conta piastrinica possa rappresentare una scelta fondata e ragionevole.
L'analisi del rischio di una gravidanza dipende da numerosi fattori, fra cui la storia vascolare della paziente, le eventuali complicanze insorte durante una precedente gravidanza, inclusi gli aborti ricorrenti, e l'eventuale presenza di un marcato e sostenuto incremento della conta piastrinica al di sopra di 1.500.000/ml. Nel caso in cui, sulla base dei predetti parametri, la gravidanza venga considerata ad alto rischio e si ritenga, quindi, indicato ricorrere ad una terapia citoriduttiva, l'Interferone rappresenta il farmaco di scelta fra le opzioni disponibili, ossia quello con il rapporto più favorevole fra rischio e beneficio. Lei correttamente ha sottolineato che il suo utilizzo in gravidanza non rientra fra le indicazioni formali del farmaco, ma questo non riflette la sua inefficacia, quanto piuttosto l'assenza di veri e propri studi clinici condotti in questo ambito. I dati a disposizione sulle gravidanze in pazienti con Neoplasia Mieloproliferativa, infatti, derivano quasi esclusivamente da osservazioni retrospettive su casistiche limitate, anche in considerazione della relativa rarità di questi eventi clinici. Ciononostante, l'Interferone viene correntemente utilizzato nella pratica clinica in questo setting di pazienti ed è incluso nelle linee guida sull'argomento. Inoltre, se da una parte è noto un possibile effetto dell'Interferone sulla fase concezionale, per riduzione della fertilità, l'aumento del rischio di abortività è stato evidenziato, invece, solo in alcune specie animali ed utilizzando dosaggi di gran lunga superiori a quelli comunemente utilizzati nella pratica clinica.


(13 febbraio 2016 - ore 14:49) - Problemi oncologici

Mio padre ha metastasi linfonodali, ossee, surrenali e polmonari, prima delle metastasi è stato operato tre volte ai polmoni per carcinoma, è stato sempre bene in 20 anni, ultimamente dopo l'ultimo intervento al polmone per carcinoma, ha sviluppato metastasi diffuse forse anche al fegato, ora ha tosse continua con nell'espettorato qualche poco di sangue, ha eritocitosi a 1200 nelle urine con proteine alte e glicosuria, poi nelle feci sangue occulto, ha emoglobina a 12 e ferro intorno a 29, cosa dobbiamo fare per lui? Lui non ha voluto sottoporsi a nessuna chemioterapia, mio padre vomita anche saltuariamente e non ha molto appetito, perché ha questo sangue e questo ferro basso? Aiutatemi non so che fare.


Risposta

Ci dispiace non poterle fornire informazioni più accurate, ma la situazione che lei ha descritto è piuttosto complessa e merita di essere inquadrata adeguatamente con l'Oncologo che segue suo padre o con il suo Medico Curante. Esistono, infatti, molteplici cause che potrebbero aver determinato le alterazioni di laboratorio o i sintomi a cui fa riferimento nella sua domanda. Una corretta valutazione del caso non può pertanto prescindere dalla visita medica, dalla valutazione complessiva degli esami fin qui eseguiti e dall'eventuale programmazione di approfondimenti mirati, secondo l'indicazione dei vostri medici di fiducia.


(13 febbraio 2016 - ore 11:08) - Emoconcentrazione e attività fisica

Gentili ricercatori,
ho letto la vostra risposta del 9 febbraio circa "Attività fisica in presenza di Policitemia vera". Se non ho capito male facendo attività fisica con conseguente sudorazione, anche non copiosa, si va incontro ad una emoconcentrazione (produzione globuli rossi?) e quindi ad un aumento dell'ematocrito; peraltro nel mio caso specifico sono anche pervaso da astenia, credo a causa del ferro e ferritina bassi. Quindi da una parte, ancorché mi senta debilitato, ho il desiderio di fare attività fisica e dall'altra ho il timore di aumentare il numero di salassi entrando così in una situazione causa-effetto peggiorativa. A questo punto cosa mi consigliate tenendo anche conto che probabilmente la mia PV si sta trasformando in mielofibrosi? Grato per le vostre puntuali risposte, cordialità.
(Riki)


Risposta

Il termine emoconcentrazione non si riferisce ad ad un aumento della produzione di globuli rossi, ma ad un'alterazione del rapporto fra parte corpuscolata (ossia la quota occupata dalle cellule della serie rossa, bianca e dalle piastrine) e parte liquida del sangue, per riduzione di quest'ultima. Riflette, quindi, una perdita relativa di liquidi come può accadere in condizioni di disidratazione o in caso di marcata sudorazione in assenza di un adeguato apporto idrico. Si ribadisce, pertanto, l'effetto benefico di un'attività fisica moderata e regolare, a patto di prestare attenzione al reintegro dei liquidi. In tal caso non vi è motivo di pensare che possa aumentare il fabbisogno di salassi.


(12 febbraio 2016 - ore 19:00) - Prurito nella Policitemia Vera

Buonasera, ho 47 anni affetto da PV da circa 3 anni, volevo chiedervi una cosa in merito alla mia sintomatologia: avverto da qualche mese, mai prima il sintomo del prurito che non insorge mai dopo la doccia, compare e scompare durante il giorno e alcune volte si presenta come punture di spillo, il mio ematologo di fiducia crede che sia più una questione ansiogena o allergica in quanto mi ha spiegato che nella PV il prurito è dovuto all'aumento dei basofili che io ho normali e che inoltre non posso avvertire contemporaneamente sia prurito che punture di spillo. Ne ho parlato con il curante il quale mi ha prescritto un antistaminico e degli ansiolitici ed in effetti sembra quasi scomparso.
Ciò che vi chiedo è possibile che dunque abbia ragione la mia Dottoressa anche perché in 3 anni non ho mai avuto sintomi tanto meno prurito acquogeno? Grazie.
(Antonio)


Risposta

Il prurito rappresenta una manifestazione caratteristica della Policitemia Vera e, talvolta, può essere tanto intensa da diventare invalidante. La sua genesi non è del tutto chiarita, anche se è plausibile, come le ha detto il suo Ematologo, che siano coinvolti i granulociti basofili. Nonostante questo, è possibile che il prurito insorga anche in presenza di una conta normale di questa classe di globuli bianchi ed è altrettanto possibile che questa manifestazione compaia nel corso della patologia, pur non essendo presente alla diagnosi, associandosi a disturbi di carattere parestesico come le punture di spillo da lei riferite. La risposta alla terapia che le è stata prescritta non esclude, comunque, che si tratti di un fenomeno correlato alla Policitemia Vera in quanto sono state riportate risposte positive al trattamento con ansiolitici, anche se non costanti.


(12 febbraio 2016 - ore 17:46) - Sintomi da interessamento del microcircolo

Buonasera, gentili ricercatori, avrei un quesito da porvi per il quale sto ricevendo risposte un po contrastanti.
Innanzitutto ho 39 anni, affetto da policitemia vera da giugno 2015, diagnosi con questo emocromo: GR 6.23 HGB 18.7 HCT 52.9, livelli normali di GB e piastrine. Prima della diagnosi, nel mese di maggio ho avuto per circa un mese delle sensazioni di vertigini e sbandamenti, poi regrediti da soli; quando mi fu diagnosticata la PV feci presente questo al mio ematologo il quale però mi disse che con un ematocrito comunque al limite e con piastrine normali, tale evento non era imputabile alla PV, stessa cosa che mi disse il curante il quale aggiunse che soffrendo di cervicale era più probabile che si trattasse di questo. Il problema è che ora, da dicembre, e subito dopo l'ultimo salasso, le vertigini sono tornate non sono presenti tutto il giorno e sembrano che stiano andando sempre a calare di intensità, ho assunto vertisec ed antinfiammatori, sempre perché il mio curante dice che è cervicale e l'ematologo non la imputa alla PV (ESSENDO APPUNTO COMPARE CIRCA 20 GG DOPO IL SALASSO).
Ciò che gentilmente vi chiedo è questo: le vertigini in PV compaiono in quali situazioni? EMATOCRITO ALTO (52) PIASTRINE ALTE? possono essere persistenti e durare tutti i giorni per mesi e poi andare a calare da sole? Vorrei un vostro gentile parere per capire come contrastarle in quanto un po' invalidanti, non nego che con il vertisec e gli antinfiammatori diminuiscono, ma vorrei solo capire cosa realmente le provocano. Grazie e buona sera.
(Francesco)


Risposta

Non esiste una valore soglia di ematocrito o un livello di piastrine al di sopra del quale si manifestano i sintomi da interessamento del microcircolo che, infatti, hanno incidenza ed andamento piuttosto variabili fra i pazienti con Neoplasia Mieloproliferativa. Per tale motivo non è possibile asserire con certezza se la sintomatologia da lei riferita sia da ascrivere alla Policitemia Vera o meno; tuttavia, l'effetto benefico della terapia medica consigliata dai suoi Curanti e l'andamento discontinuo (con periodi di benessere intercorrenti) può far pensare che abbiano una genesi alternativa, come peraltro suggerito dal suo Medico Curante.


(12 febbraio 2016 - ore 7:30) - Anemia in corso di Ruxolitinib

Buongiorno, mio padre è da qualche mese affetto da mielofibrosi post policitemia, ora in cura con jakavi da 15 mg. Nelle ultime analisi del sangue ha un ematocrito a 34,7 ed emoglobina 11,1. Come mai l'ematocrito continua a scendere, cosa ne pensate?
Vi ringrazio fin da ora per il vostro aiuto.
(Barbara)


Risposta

L'insorgenza o il peggioramento di una preesistente anemia in corso di terapia con Ruxolitinib rappresentano eventi avversi relativamente frequenti e coerenti con il meccanismo d'azione del farmaco stesso. L'esperienza accumulata negli scorsi anni ha permesso di evidenziare come la tossicità ematologica di Ruxolitinib (anemia, ma anche neutropenia e, in particolare, piastrinopenia) si osservi generalmente nei primi mesi di trattamento, con un nadir intorno alle 8-12 settimane di cura, a cui fa seguito un graduale recupero. Per quanto riguarda in particolare l'anemia, entro i primi sei mesi di trattamento si ottiene generalmente una stabilizzazione del livello di emoglobina intorno a valori di poco inferiori a quelli registrati prima di iniziare il trattamento. Nel caso specifico che lei ha presentato, non è possibile esprimersi in merito all'entità della riduzione del valore di emoglobina, non conoscendo i livelli precedenti, ma è possibile che il quadro rientri nella tossicità attesa del farmaco. Ne discuta con i Colleghi Ematologi che hanno in cura suo padre, che potranno contestualizzare il dato all'interno della sua storia clinica.


(9 febbraio 2016 - ore 23:06) - Attività fisica e Policitemia Vera

Gentili ricercatori, ho 55 anni, da oltre 2 sono affetto da PV, assumo cardioaspirina e zirolic, periodicamente salasso per regolare l'ematocrito. Tra circa 30 gg devo partecipare ad una gara di mountain bike, per la quale mi è stata chiesta l'idoneità fisica "agonistica". Vorrei per cortesia il vostro autorevole parere circa la possibilità di affrontare questa pratica sportiva in sicurezza.
(Massimo)


Risposta

Praticare un'attività fisica regolare è parte integrante di uno stile di vita sano e migliora globalmente il controllo dei fattori di rischio vascolare, inclusa un'eventuale condizione di sovrappeso. Per questo motivo è fortemente consigliata ai pazienti affetti da Policitemia Vera, a patto, però, che venga praticata con moderazione, evitando gli sport di contatto e quelli che espongono ad un rischio elevato di traumatismi o cadute, data la contemporanea assunzione di farmaci antiaggreganti e, in alcuni casi, anticoagulanti, che potrebbero aumentare il rischio emorragico, e data l'aumentata fragilità della milza - in termini di lesioni o rottura post-traumatica - nei casi in cui l'organo sia già aumentato di volume, come accade in una percentuale non trascurabile di pazienti con Policitemia Vera. Si ricorda, inoltre, che gli sforzi fisici, in particolare quelli protratti e molto intensi, espongono ad un aumentato rischio di emoconcentrazione in conseguenza della perdita di liquidi. Non è possibile, invece, sostituirsi al parere del Medico dello Sport in merito all'idoneità allo svolgimento di attività agonistica, al quale è opportuno che lei si rivolga per gli accertamenti e le valutazioni del caso.


(9 febbraio 2016 - ore 12:15) - Rimborsabilità di Ruxolitinib per la PV

Ho 47 anni e sono affetto da PV JAK2+ diagnosticata nel 2003, in trattamento con idrossiurea dal 2010 per bypass coronarico, attualmente esacerbazione del prurito ed ematocrito poco controllabile, da dicembre ad oggi ho fatto gia 3 salassi. Volevo sapere se posso accedere al trattamento con Ruxolitinib o devo aspettare ancora molto tempo prima che l'approvino in Italia. Grazie mille.
(Giuseppe)


Risposta

Sulla scorta dei risultati dello studio RESPONSE, che ha confrontato Ruxolitinib e la migliore terapia disponibile per pazienti con Policitemia Vera resistenti o intolleranti ad Idrossiurea, il farmaco è stato approvato prima dall'FDA negli Stati Uniti e, successivamente, anche dall'EMA in Europa. Attualmente, però, il farmaco non è ancora rimborsabile in Italia e non siamo in grado di esprimere una stima verosimile in merito a quando, invece, lo sarà.


(8 febbraio 2016 - ore 22:29) - Terapia con daflon e supplementazione vitaminica

Gentili ricercatori, sono affetta da anemia con sideroblasti ad anello a cui si è aggiunta, circa un anno fa, una piastrinosi. Ad oggi assumo regolarmente cardioaspirina e controllo costantemente l'emocromo. Per problemi di emorroidi il medico mi ha prescritto daflon e vorrei sapere se, a vostro parere, è opportuno che, nel periodo in cui ne farò uso, interrompa la cardioaspirina per non rafforzare l'azione antiaggregante.
Vorrei anche sapere se la vitamina B12, B6 e l'acido folico, che assumo mensilmente per 10 gg al fine di sostenere l'emopoiesi (anemia), possono contribuire ad una ulteriore crescita del numero delle piastrine. E' consigliabile la sospensione? Grazie di cuore per la risposta e buon lavoro.
(Antonella)


Risposta

Si ricorda che in questa sezione non possono essere espressi pareri in merito a situazioni individuali e che questo non va inteso come un dialogo sostitutivo del confronto con i propri Curanti, ai quali è bene che lei faccia riferimento per ogni dubbio o decisione in base alla terapia medica in corso o suggerita.
Ciononostante, in linea generale è possibile affermare quanto segue. Daflon è un farmaco a base di flavonoidi, composti polifenolici noti per le loro attività a livello del distretto venoso, con diminuzione della permeabilità capillare ed aumento delle resistenze vascolari. Si tratta, in realtà, di molecole dotate di molteplici funzioni, ma non tutte sono tali da determinare interazioni clinicamente rilevanti con altri farmaci, inclusi gli antiaggreganti, che infatti non vengono sostanzialmente riportate.
Una vera e propria terapia con vitamine (piridossina, tiamina, in alcuni casi associate ad acido folico) viene effettivamente utilizzata nel trattamento di alcune anemie sideroblastiche, sia congenite che acquisite. Tali patologie, però, sono distinte da quella a cui fa riferimento nella sua domanda (Anemia refrattaria con sideroblasti ad anello o Anemia refrattaria con sideroblasti ad anello e trombocitosi): in questi casi la supplementazione vitaminica, per quanto non codificata, rientra nell'ambito più generale delle terapie di supporto che in alcuni casi vengono utilizzate nella pratica clinica.


(8 febbraio 2016 - ore 18:52) - Ripetizione della biopsia e del carico allelico di JAK2

Vi scrivo per un parere, ho 42 anni e 3 anni fa, a seguito di un controllo di accertamento per una distonia cervicale, scopro di avere una malattia mieloproliferativa. Ho milza ingrossata 19 cm, ipertensione portale pre-epatica, lieve ingrossamento del fegato, varici gastriche. Prendo giornalmente betabloccanti, aspirina e faccio salasso ogni 30/45 giorni con indicazione emocromo sotto 45%. Sintomi: stanchezza, prurito, in maniera episodica disturbi alla vista tipo macchia di luce e acufeni. Sono JAK2 positivo. Ho fatto esame del midollo 2 anni e mezzo fa e non si rivelavano problemi che facessero pensare a una mielo-fibrosi.
Ho due domande. Dovrò ripetere l'esame del midollo e se sì, per quali sintomi/riscontri? Ultimamente ho sempre moltissimo freddo, molto più di quanto ne avrei avuto in passato, è un altro sintomo della malattia? Secondo voi potrei avere una mielofibrosi allo stadio iniziale? Devo ripetere l'esame del JAK2, mi ha detto l'ematologa, per controllare se la mutazione è progredita, cosa potrebbe significare un'evoluzione della mutazione?
Grazie
(Fabio)


Risposta

La biopsia osteomidollare rappresenta un cardine del processo diagnostico di una neoplasia mieloproliferativa, ma nelle fasi successive della storia naturale di queste malattie viene ripetuta solo in caso di modifiche significative del quadro clinico (insorgenza di sintomi sistemici quali dimagrimento sostanziale e non volontario, sudorazioni profuse notturne, febbre/febbricola non altrimenti spiegabile, oppure comparsa o peggioramento della splenomegalia) e/o dell'emocromo (incremento o riduzione marcata e persistente dei globuli bianchi, riduzione delle piastrine, riduzione netta della necessità di eseguire salassi o insorgenza di anemia) e di altri indici di laboratorio che sono di ausilio nel monitoraggio della malattia.
La mutazione di JAK2 può subire variazioni quantitative durante il decorso di queste patologie, ad esempio può ridursi per effetto di alcune terapie, anche se molto più spesso tende ad aumentare con il passare del tempo; come descritto nella risposta del 3 febbraio scorso, è stata osservata una possibile correlazione fra l'incremento della carica allelica di JAK2 e l'evoluzione fibrotica, mentre per altre correlazioni con eventi clinici non si dispone ad oggi di dati univoci. La sensibilità al freddo, invece, non rientra fra i sintomi tipici della patologia ematologica e andrebbe valutata e contestualizzata con i suoi Curanti.


(5 febbraio 2016 - ore 21:34) - Terapia con antinfiammatori e Ruxolitinib

Buongiorno,
vorrei sapere se fenomeni di osteoartrosi, prima nei piedi-metatarso, adesso dita mano (noduli di Heberden), sono conseguenze di una MF post PV o effetti collaterali del Ruxolitinib. L'eventuale terapia, antinfiammatori, sono compatibili col Jakawi.
Grazie sempre per esserci!
(Ernesto)


Risposta

L'osteoartrosi è una malattia degenerativa che colpisce le articolazioni, particolarmente frequente nella fascia di età adulto-anziana. La sua insorgenza ed il suo decorso non sono correlati alla presenza di una Neoplasia Mieloproliferativa o all'utilizzo di Ruxolitinib. Allo stesso modo, i farmaci ad azione antinfiammatoria non sono controindicati, ma è opportuno discuterne sempre con i propri curanti, in particolare se non si tratta di un uso occasionale, in quanto potrebbero esserci condizioni concomitanti (quali, ad esempio, una conta piastrinica ridotta) o terapie in corso (ad azione antiaggregante o anticoagulante) che potrebbero favorire l'insorgenza di alcuni effetti collaterali.


(5 febbraio 2016 - ore 20:35) - Efficacia del Momelotinib

Buonasera,
innanzitutto voglio ringraziarvi della risposta ad mia domanda del mese scorso. Sto seguendo terapia con Momelotinib da circa 50 gg. Vorrei sapere se questa terapia incide anche sulla riduzione della milza. Inoltre, ho una forte irritazione dell'ugola che mi dà una tosse continua a volte catarrosa e altre secca, può dipendere dal farmaco? Vi ringrazio.
(Franco)


Risposta

Come riportato in maniera dettagliata nella risposta dello scorso 8 gennaio, abbiamo già a disposizione alcuni dati riguardanti l'efficacia della terapia con Momelotinib che derivano da uno studio di fase 1/2 che ha coinvolto 166 pazienti (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23459451 collegamento esterno): in dettaglio, in questo trial la risposta sulla splenomegalia è stata osservata nel 39% dei casi. E' attualmente ancora in corso, anche se con arruolamento chiuso, uno studio di fase 3 che confronta tale farmaco con la miglior terapia disponibile.
La tosse o l'irritazione alla faringe e al cavo orale, invece, non rientrano fra gli effetti collaterali tipici di Momelotinib, per cui la invitiamo a discuterne con i suoi curanti, che conoscono la sua storia clinica e le eventuali patologie concomitanti che potrebbero influire sui sintomi descritti, quali, ad esempio, la malattia da reflusso gastro-esofageo.


(5 febbraio 2016 - ore 8:16) - Interpretazione referto

Buongiorno, vorrei capire cosa vuol dire mutazione JAK2 U.M. al 59.19, questo valore a cosa si riferisce? Come deve essere letto? Grazie.


Risposta

Sulla scorta dei soli dati da lei riportati non è possibile esprimere un parere in merito. Sembra, tuttavia, che la cifra si riferisca alla carica allelica relativa alla mutazione di JAK2, ma sarebbe necessario valutare la dicitura completa presente sul referto. In ogni caso, per dubbi riguardanti un risultato ricevuto, le suggeriamo di far riferimento al suo ematologo di fiducia.


(3 febbraio 2016 - ore 9:56) - Burden allelico di JAK2

Buongiorno e grazie per il vostro meraviglioso sostegno.
Ho 47 anni e policitemia vera diagnosticata un anno e mezzo fa. Controllata con cardioaspirina una cp. al dì e salassi ogni 3-4 mesi circa. Controllo costantemente l'emocromo ogni 40 gg. Non accuso sintomi particolari a parte un po' di stanchezza, pratico sport e cerco di mangiare in modo salutare evitando troppo carne.
L'ultimo salasso una settimana fa con 50.05 di ematocrito, 8.06 globuli rossi e 15.6 emoglobina. Tutti gli altri valori sono nella norma a parte il ferro bassissimo ma dicono sia meglio così. La mia ematologa ha fatto richiesta per ripetere il JAK. Alla diagnosi sono risultato JAK positivo al 71%.
Vi chiedo, è normale prassi ripetere l'esame? Potrebbe subire variazioni l'allele mutato nel corso della malattia sia negativamente che positivamente? Questa mia percentuale di JAK è rischiosa per il decorso della pv? Grazie e buon lavoro.
(Agostino)


Risposta

I pazienti affetti da Policitemia Vera che si sottopongono ai salassi presentano, come conseguenza diretta di questa misura terapeutica, un impoverimento dei depositi di ferro dell'organismo, e questo costituisce un freno alla produzione di globuli rossi a livello midollare. Per tale motivo, nonostante gli esami documentino una carenza marziale, per i pazienti con PV è controindicato ricorrere alla supplementazione farmacologica, se non in casi particolari, ben selezionati e sotto stretta indicazione e controllo dei medici curanti.
La mutazione a carico del gene JAK2, che costituisce una parte fondamentale del processo diagnostico, rimane presente lungo il decorso della patologia ematologica e può subire variazioni quantitative, stimate attraverso il valore della carica allelica o burden allelico (percentuale di allele mutato rispetto a quello normale, non mutato). Tale valore può in alcuni casi ridursi, anche in maniera sostanziale, per effetto della somministrazione di alcune terapie, quali ad esempio l'Interferone, mentre in una buona parte dei casi tende ad aumentare con il passare del tempo intercorso dalla diagnosi. Alcuni Autori hanno osservato una correlazione fra una carica allelica elevata ed il rischio di trasformazione in Mielofibrosi post-Policitemia Vera, mentre i dati circa la sua possibile associazione con il rischio di eventi vascolari sono ad oggi contrastanti ( http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16369984?dopt=Abstract&holding=npg collegamento esterno;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17379742?dopt=Abstract&holding=npg collegamento esterno;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20631743 collegamento esterno;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17625606?dopt=Abstract&holding=npg collegamento esterno).


(31 gennaio 2016 - ore 18:24) - Terapia con Momelotinib

Buonasera vi ringrazio per tutto quello che fate per noi pazienti. Sono affetto da mielofibrosi primaria diagnosticata nel 2012. Dopo periodi di terapia con Oncocarbide e Busulfano il mio ematologo ha tenato la cura con Jakavi senza grossi traguardi. Attualmente sono in cura con Momelotinib da circa 45 giorni, a parte anemia e piastrinopenia ho dolori intensi alla muscolatura (arti inferiori). Vorrei sapere se questo sintomo significa una progressione della malattia. Vi ringrazio e spero in una vostra risposta.
(Franco)


Risposta

CYT387 (Momelotinib) è un inibitore di JAK2 attualmente in corso di sperimentazione clinica, particolarmente interessante in quanto ha dimostrato una ridotta induzione di anemia rispetto a Ruxolitinib.
Tuttavia Momelotinib non è privo di effetti collaterali; infatti è stata riportata, in una percentuale di pazienti attorno al 40%, la comparsa di neuropatie sensitivo-motorie periferiche di modesta gravità che solo in parte sono regredite con la sospensione del farmaco. La presenza di dolori muscolari può comunque essere un sintomo della mielofibrosi, non necessariamente legato ad una progressione di malattia.


(29 gennaio 2016 - ore 18:16)

Questo messaggio è dedicato a Mirko: grazie anche io sono giovane e ho la trombocitemia e il tuo messaggio di coraggio e speranza (22 gennaio 2015) mi è stato tanto utile, non lo so se leggerai, spero di si.
(Silvia)


(29 gennaio 2016 - ore 18:16) - Terapia concomitante a Ruxolitinib

Buonasera, chiedo scusa, mia madre è in terapia con Jakavi per MF secondaria a PV, per infezione urinaria dovrebbe assumere antibiotico, ci sono controindicazioni per assunzione di antibiotici in contemporanea con Jakavi? In particolare, Ciproxin e Monuril?
Grazie.
(Alessandra)


Risposta

Alcuni medicinali possono interagire con Ruxolitinib; infatti, alcuni farmaci (incluso alcuni antibiotici come ad esempio rifampicina, claritromicina o telitromicina) possono interferire con Ruxolitinib e determinare un aumento del rischio di effetti collaterali oppure una riduzione della sua efficacia. E' quindi di estrema importanza informare sempre il proprio ematologo di fiducia su farmaci o altre sostanze naturali (es. farmaci omeopatici o di erboristeria) che vengono assunti prima e durante il trattamento con Ruxolitinib.


(28 gennaio 2016 - ore 10:55) - Analisi del sangue alterate

Salve gentili ricercatori, sono preoccupata per l'emocromo di mio marito di 39 anni. Questi sono i valori più alterati: Ematocrito 49% Hb 16.5 eritrociti 5.97 piastrine 506 mcv 82.1 mchc 33 linfociti 17.00% neutrofili 73%. Il medico di base dice di non preoccuparmi perché ora non ha sintomi ma io penso ad una neoplasia mieloproliferativa. Consigliate una visita ematologica urgente? Grazie mille per il vostro lavoro.
(Pamela)


Risposta

Il sospetto di una malattia mieloproliferativa deve insorgere quando si riscontrano ripetute dimostrazioni di anomalie all'emocromo (es. aumento o riduzione dei livelli di emoglobina o di ematocrito, aumento delle piastrine, aumento o diminuzione dei globuli bianchi), in associazione o meno con un aumento delle dimensioni della milza oppure la comparsa di sintomi come sudorazioni profuse soprattutto notturne, febbricola non giustificata o perdita di peso in assenza di una dieta specifica. Una visita ematologica può essere utile anche per arrivare ad una corretta diagnosi del quadro clinico.


(26 gennaio 2016 - ore 13:23) - Effetti collaterali da Ruxolitinib

Salve, da mielofibrotico idiopatico vorrei farvi una domanda: è accertata la presunta tossicità del Ruxolitinib? Ne assumo 40 mg al giorno da 4 anni ormai, ma non avverto nessuna complicazione, anzi...
(Vito)


Risposta

Le conoscenze attuali sui possibili effetti collaterali di Ruxolitinib derivano sostanzialmente dai risultati di studi clinici e di "case report" riportati attualmente in letteratura. I principali effetti collaterali conosciuti di Ruxolitinib sono una riduzione dei livelli di emoglobina (anemia) ma anche delle piastrine (piastrinopenia) e dei leucociti (leucopenia). Inoltre è riportato un aumento del rischio infettivo che riguarda soprattutto il tratto genito-urinario e l'apparato respiratorio. Altri effetti collaterali del farmaco sono una tendenza all'aumento del peso corporeo ed una maggior rischio di complicanze infettive, per es. erpetiche, epatitiche o tubercolari.


(25 gennaio 2016 - ore 15:16) - Sintomi della policitemia vera

Ho policitemia vera prendo cardioaspirina e oncocarbide, avverto alle gambe, come se le vene pulsassero, come uno strano fastidio, e dei sbandamenti quando cammino, cosa può essere, a volte escono macchie rosse sulle gambe, sulla pancia, specie quando metto cose strette, o quando mi lavo e sfrego la pelle.


Risposta

Nella policitemia vera la comparsa di prurito, formicolii, punture di spillo e bruciore sono manifestazioni comuni soprattutto, ma non solo, dopo il contatto con l'acqua oppure un cambio di temperatura. Talora anche il trattamento con oncocarbide, soprattutto se a lungo termine, può determinare la comparsa di manifestazioni cutanee come secchezza, discheratosi, lesioni cutanee. Si consiglia comunque di informare il proprio ematologo di fiducia della sintomatologia presentata in modo da poter escludere altre possibili cause.


(25 gennaio 2016 - ore 00:18) - Terapia con Resveratrolo

Gentili ricercatori, ho la pv da oltre due anni con JAK2 positivo, assumo giornalmente aspirinetta e zyloric, salasso 2/3 volte l'anno; non ho nessuno dei sintomi caratteristici di questa malattia però ho splenomegalia di circa 17 cm. Volevo un vostro parere circa l'assunzione di integratori naturali a base di Resveratrolo, provata ormai la capacità di questo fenolo nella riduzione delle cellule JAK2 è lecito pensare che anche la splenomegalia avrebbe giovamento? Grazie.
(Massimo)


Risposta

Come indicato nella risposta del 13 Gennaio, ad oggi non esistono informazioni sufficienti che dimostrano una efficacia di questo trattamento nei pazienti con malattie mieloproliferative.


(24 gennaio 2016 - ore 23:18) - Terapie fisiche e policitemia vera

Sono affetta da PV e da dolori artrosici e muscolari. Gradirei molto sapere quali sono le terapie fisiche (tecar, tens, ultrasuoni e similari) compatibili con la PV. Grazie.
(Annamaria)


Risposta

Non esistono sostanziali controindicazioni alle terapie fisiche nella policitemia vera. Bisogna comunque sottolineare che la concomitante assunzione di aspirinetta potrebbe esporre il paziente ad un aumentato rischio di sanguinamenti o di comparsa di ematomi per traumi lievi. Per tale motivo si consiglia di informare sempre il medico di fiducia sulle procedure da effettuare.


(24 gennaio 2016 - ore 10:08) - Inibitore naturale delle telomerasi

Buongiorno, ho sentito dire che la sostanza Gallato di epigallocatechina è il primo inibitore naturale della telomerasi ad essere stato scoperto, potrebbe essere utile nel trattamento delle sindromi mieloproliferative, e, se la risposta è si, quale è il dosaggio ottimale da assumere e quali potrebbero essere gli effetti avversi? Grazie.
(Vittorio)


Risposta

Ad oggi non esistono evidenze di efficacia del Gallato di epigallocatechina nel trattamento della malattie mieloproliferative.


(23 gennaio 2016 - ore 18:39) - Policitemia vera e prurito

Buona sera gentili dottori. Volevo avere maggiori informazioni in merito al prurito che si manifesta nella pv. Se è tipo formicolio o punture e se insorge dopo doccia o bagni oppure può essere presente tutto il giorno. >br> Grazie in anticipo. Buonasera
(Francesco)


Risposta

Il prurito è un sintomo tipico della policitemia vera. Si tratta di un prurito che può essere localizzato al tronco o agli arti oppure generalizzato e che insorge spesso dopo il bagno o la doccia, talora fastidiosissimo e persistente (che si definisce "acquagenico", ovvero associato, sia pure non esclusivamente, all'uso dell'acqua). Talora può presentarsi come prurito, altre volte come "punture di spillo". Per limitare il prurito va preferita l'acqua fredda per i lavaggi, asciugandosi a pressione e non per strofinio. Vanno evitati bagni o docce con acqua molto calda. Inoltre, bisogna sforzarsi di non grattarsi, per evitare lesioni che potrebbero infettarsi, cercando di mantenere la pelle sempre idratata.


(23 gennaio 2016 - ore 13:55) - Glivec e carbone vegetale

È possibile sapere se posso prendere il carbone vegetale assumendo il glivec per curare il gist? Grazie.
(Elvira)


Risposta

Il carbone vegetale potrebbe assorbire i principi attivi dei farmaci, per cui è consigliabile assumerlo a distanza di almeno due ore da qualsiasi terapia, compreso imatinib.


(23 gennaio 2016 - ore 11:35) - Malattie mieloproliferative e mutazioni aggiuntive

Buongiorno,
ho 63 anni, affetto da Sindrome Mieloproliferativa Cronica tipo P.V., assente mutazione JAK2, esone 12 non mutato da 10 anni. Trattato fino a 2 anni fa con salassi e cardioaspirin, da allora con Oncocarbide e Cardioaspirin per incremento piastrine associato a Leucocitosi neutrofila ed età >60 anni, con il seguente Emocromo attuale: GB17.88 GR6.56 HB12.2 HCT43.4 PLT350 neutrofili14.54 (LDH356).
Leggendo le vostre domande/risposte regolarmente con interesse, mi pare di capire che oltre alle suddette mutazioni genetiche ce ne sono molte altre e mi chiedo quanto può essere utile/importante in pratica conoscere quella che mi riguarda e perché i medici del Centro Ematologico di riferimento non mi hanno mai proposto una ricerca a riguardo premettendo che hanno tutta la mia fiducia visto anche che al momento il decorso della malattia è stato favorevole con buona qualità di vita.
Chiedo inoltre se queste ricerche di mutazioni genetiche vengono fatte su campioni di sangue (indolori), seguendo una certo ordine tra loro e se un paziente le può comunque richiedere in base alla sua patologia con relativa esenzione e in quali ospedali vengono fatte.
Ringraziandovi sempre di cuore, con l'augurio di buon proseguimento di un felice e proficuo anno nuovo vi porgo cordiali saluti.
(Danilo)


Risposta

Ad oggi non esistono informazioni sull'impatto prognostico delle mutazioni aggiuntive o accessorie nella policitemia vera. La maggior parte delle conoscenze attuali riguardano infatti la mielofibrosi. Studi recenti hanno preso in considerazione il possibile significato prognostico di alcune mutazioni nella mielofibrosi. E’ stato dimostrato che un set di quattro mutazioni comprendenti i geni ASXL1, EZH2, SRSF2 e IDH1/2 permette di identificare pazienti ad alto rischio molecolare (categoria High Molecular Risk-HMR, ovvero pazienti che presentano mutato almeno uno dei 4 geni), indipendentemente dalla categoria di rischio convenzionale IPSS (Vannucchi AM et al, 2013). La condizione HMR si associa ad una ridotta sopravvivenza e ad un aumentato rischio di evoluzione blastica. Circa il 20% dei pazienti considerati a basso rischio secondo lo score IPSS hanno un profilo molecolare tipo HMR, e potrebbero quindi richiedere un approccio terapeutico diverso da quello attualmente impiegato. Più recentemente, Guglielmelli et al., hanno osservato che nei pazienti che presentano due o più delle mutazioni incluse nella categoria HMR si associano ad un aumentato rischio di evoluzione in leucemia acuta e ad una ridotta sopravvivenza (Guglielmelli P et al, 2014).
Osservazioni simili sull'impatto del numero di mutazioni sono state riportate da Skoda e coll. in una coorte di pazienti con neoplasie mieloproliferative, analizzati per un ampio pannello di geni (Lundberg P et al, 2014). Infine, Tefferi et al. hanno osservato che i pazienti con mielofibrosi primaria mutati per ASXL1 ma non mutati per calreticulina (CALR) presentavano una sopravvivenza mediana di 2.3 anni rispetto a 10.4 anni per quelli che erano mutati per CALR e non mutati per ASXL1 (Tefferi A et al, 2014b). Nel complesso, pertanto, questi studi indicano che il profilo mutazionale dei pazienti con mielofibrosi primaria riveste un importante significato prognostico che potrebbe quindi essere integrato in un più moderno ed efficiente sistema prognostico basato sulle caratteristiche biomolecolari della malattia.
Ad oggi solo alcuni centri specializzati sono in grado di determinare queste mutazioni; nell'ultimo anno numerosi sforzi sono stati fatti per cercare di standardizzare le metodiche e permettere anche ai centri ematologici più periferici di poter ottenere queste informazioni.


(22 gennaio 2016 - ore 15:12) - Malattie mieloproliferative e neoplasie solide o malattie autoimmuni

Gentili,
vorrei sapere se vi sono studi rilevanti sulla correlazione tra sindromi mieloproliferative croniche e tumori solidi o malattie autoimmuni. Grazie.
(Micro)


Risposta

I pazienti con neoplasie mieloproliferative croniche (MPN) presentano un aumentato rischio di nuovi casi di tumore solido o ematologico. Questo è particolarmente evidente in uno studio su un'ampia popolazione di pazienti danesi in cui è emerso che i pazienti con MPN hanno un rischio 3 volte superiore di sviluppare tumori linfoproliferativi rispetto alla popolazione generale. Al contrario l'associazione con tumori non ematologici è meno evidente, eccetto per tumori cutanei come il melanoma.
Non è inoltre chiaro come la presenza di altre neoplaie solide possa influenzare la prognosi nei pazienti con precedenti neoplasie mieloproliferative. Recentemente [Frederiksen H et al, Lancet 2015; 2: e289-e296] sono stati utilizzati i dati provenienti da database medici basati sulla popolazione in Danimarca nel periodo 1980-2011 su oltre 6000 pazienti per confrontare la sopravvivenza tra i pazienti affetti da cancro, con e senza una diagnosi precedente di neoplasia mieloproliferativa, abbinati per età, sesso, anno di diagnosi e tipo di tumore. I risultati dello studio hanno mostrato che la presenza di una precedente neoplasia mieloproliferativa può essere predittiva di uno scenario avverso nei pazienti che sviluppano nuovi tumori primitivi.
Per quanto riguarda l'associazione con malattie autoimmuni le informazioni a riguardo sono limitate a pochi studi. In uno studio [Haematologica 2010, 95(7):1216-1220] eseguito su un ampio numero di pazienti (oltre 11000) è stato osservato che una precedente storia di qualsiasi malattia autoimmune è associato ad un, seppur modesto, aumentato rischio di sviluppare una neoplasia mieloproliferativa (odds ratio (OR) = 1.2). In particolare, è stato trovato un aumento del rischio di MPN associate ad una precedente porpora trombocitopenica immune, alla malattia di Crohn, alla polimialgia reumatica, all'arterite a cellule giganti, alla sindrome di Reiter e all'anemia aplastica. Il rischio di neoplasie mieloproliferative associata a malattie autoimmuni precedenti è modesto, ma in questo studio statisticamente significativo. Futuri studi sono comunque necessari per chiarire gli effetti diretti di queste malattie autoimmuni, del loro trattamento o della suscettibilità genetica nelle MPN.


(21 gennaio 2016 - ore 18:09) - Biopsia osteomidollare

Salve, torno a scrivervi per parlare della cura con Ruxolitinib in pazienti affetti da mielofibrosi post PV. Premesso che sono già stati pubblicati nel 2013/14 risultati di studi che affermano nella maggioranza dei pazienti trattati con jakavi una notevole riduzione di tutta la sintomatologia ed in particolare della riduzione della milza ed una riduzione di fibrosi in una percentuale del 22% circa, vi chiedo come mai nei protocolli esistenti non vi sia lo studio del grado di fibrosi e della BOM, tenuto conto che per quanto possano essere accettabili tutti gli esami del sangue di rito, qualsiasi eventuale valutazione non potrà mai essere certa ma - come da voi già riferito in passato - solo una "suggestiva" che lascia pensare etc.
Inoltre, per poter fare una concreta valutazione sulle aspettative di vita del malato in cura non occorre sempre eseguire una BOM? Tenuto conto che tale esame non comporta dei costi particolari come mai non viene stabilito un limite temporale entro il quale eseguirlo? Fra l'altro, casualmente, mi è capitato di leggere il contenuto dell'ultimo incontro AIPAMM-AIL svoltosi a Roma dove veniva evidenziata tale questione.
Ci saranno novità nei protocolli in essere? Voi cosa ne pensate? Grazie sempre.
(Ernesto)


Risposta

La classificazione proposta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) per la diagnosi delle neoplasie mieloproliferative pone in primo piano gli aspetti istopatologici. Infatti, i risultati della biopsia osteomidollare (BOM) sono indispensabili per un corretto inquadramento diagnostico in quanto i criteri proposti sono essenzialmente morfologici. La BOM può essere effettuata durante il decorso della malattia ad intervalli di tempo dalla diagnosi molto variabili (da mesi ad anni), in relazione alle modificazioni del quadro clinico-ematologico che possano far sospettare una progressione di malattia. Il quadro della biopsia al momento di una rivalutazione successiva può non essere patognomonico di una singola entità, perché le eventuali terapie, ma anche il tempo trascorso, possono avere influito sulla morfologia del midollo emopoietico. I farmaci convenzionali non hanno un effetto noto sulla istologia midollare, ma per farmaci sperimentali, come ad esempio Ruxolitinib, è stato mostrato un effetto sul grado di fibrosi. La scelta di inserire una rivalutazione midollare all'interno di un protocollo clinico sperimentale dipende dagli obiettivi dello studio stesso. Negli studi di fase 1, che richiedono un numero limitato di pazienti arruolati, l'obiettivo primario è relativo alla sicurezza del farmaco e solo secondariamente all'efficacia, per questo motivo spesso non viene richiesta una rivalutazione midollare. Inoltre, gli effetti sulla fibrosi midollare potrebbero richiedere molti anni di trattamento e superare il periodo di valutazione stabilito dallo studio clinico.


(19 gennaio 2016 - ore 15:50) - Coumadin e onde d'urto

Buongiorno,
sono una paziente con mielofibrosi e in trattamento con Coumadin per trombosi splendo-portale. Da RX gamba sinistra mi viene diagnosticata una "tendinite inserzionale calcifica trocantere cronica" e mi viene proposto, dall'ortopedico, un ciclo di onde d'urto. Però leggendo sulle controindicazioni di questa terapia, leggo proprio che è sconsigliata nelle persone che devono assumere Coumadin per i micro traumi che può causare. Vorrei gentilmente un vostro autorevole parere visto che dovrei sottopormi alla prima seduta la settimana prossima. Grazie.
(Monica)


Risposta

Coumadin (Warfarin) è un farmaco anticoagulante, utile nel prevenire le complicazioni della trombosi in quanto diminuisce la formazione di coaguli nei vasi sanguigni. Il Coumadin è un farmaco relativamente sicuro soprattutto se assunto correttamente, se controllato regolarmente, se si mantengono abitudini alimentari ben definite e se si segue una attività fisica regolare ma non intensa in quanto potrebbe favorire la formazione di ematomi o sanguinamenti. Si consiglia quindi di informare il vostro medico di fiducia sulla proposta indicata dallo specialista ortopedico, per definire il reale rischio emorragico della procedura.


(19 gennaio 2016 - ore 10:27) - Mielofibrosi e PRM-151

Buongiorno, intanto grazie per le vostre continue attenzioni alle nostre ansie e per la grande professionalità che dimostrate.
Volevo chiedervi se con riferimento allo studio relativo alla probabile efficacia del PRM-151 nel trattamento della mielofibrosi primaria o secondaria (56 PRM-151 in Myelofibrosis: Durable Efficacy and Safety at 72 Weeks, di Srdan Verstovsek MD et al), si può sperare in un utilizzo a breve di questa molecola. Mi sembra di aver capito che effettivamente il farmaco sembra ridurre la fibrosi e sia privo di effetti collaterali, mostrando una più che potenziale efficacia. Mi chiedo, quindi, quali siano gli impedimenti per un suo uso quanto prima possibile. Grazie.
(Salvo)


Risposta

Non esistono al momento studi clinici attivi in Italia con PRM-151. Sono comunque in corso le procedure per l'attivazione di uno studio sperimentale che prevede l'utilizzo di PRM-151 nei pazienti con mielofibrosi in alcuni centri italiani che potrebbe realizzarsi entro la seconda metà del 2016.


(18 gennaio 2016 - ore 17:32) - Oncocarbide e microcitosi

Gent.mi, ho 65 anni sono microcitemica e mi è stata diagnosticata la policitemia vera con piastrine 700.000. La mia domanda è: anche con la microcitemia è indicata l'Oncocarbide?
(Sandra)


Risposta

Recentemente, un trial randomizzato, condotto in Italia, e pubblicato nel New England Journal of Medicine (Marchioli R 2013), è stato condotto allo scopo di determinare l'efficacia e la sicurezza di mantenere un ematocrito inferiore a 45% comparato con livelli di ematocrito nel range 45-50% . L'endpoint primario dello studio era l'occorrenza di trombosi maggiori (stroke, TIA, infarto del miocardio, occlusioni arteriose periferiche, tromboembolismo venoso) che sono risultate 4 volte più frequenti nel braccio con ematocrito 45-50%. Questi risultati dimostrano che per ridurre gli incidenti vascolari è necessario mantenere l'ematocrito inferiore al 45%, sia nei maschi che nelle femmine. Questo si può raggiungere con i salassi e, molto spesso, è necessario utilizzare la chemioterapia, come l'Oncocarbide. Il volume dei globuli rossi è, inoltre, ridotto nella policitemia vera sia a causa della malattia che per la necessità di salassi che determinano una riduzione significativa del ferro (sideropenia e ipoferritinemia), con conseguente microcitosi dei globuli rossi.


(17 gennaio 2016 - ore 16:04) - Eritrocitosi

Gent.mi sono microcitemica dalla nascita, ho 65 anni, sempre G.R. sui 7.ooo mil., HT sui 48 ora mi è stata diagnosticata una policitemia per valori sui 700.000 di piastrine. Per questo ho iniziato terapia con Oncocarbide 1 cps a giorni alterni, le piastrine sono scese a 500.000 e i G.R. stabili, G.B. sui 10.000 (cistite acuta in corso) ora mi si chiede di prendere 2 cps un giorno 3 il giorno dopo perché preocupano i G.R e tutti i valori devono scendere. Premetto non ho sintomi particolari a parte la cistite, calo di FE per cui devo introdurre anche Ferrograg. Ho sempre avuto i G.R. alti, che senso ha ridurli adesso? Chiedo cortesemente un vostro parere. Grazie infinite, la terapia come dosaggio mi pone parecchi dubbi, grazie ancora.
(Tonina)


Risposta

Per la diagnosi di malattia mieloproliferativa devono essere rispettati dei criteri diagnostici (definiti maggiori e minori), con necessità di eseguire la biopsia del midollo osseo. L'aumento del valore dell'ematocrito è generalmente associato alla policitemia vera. In questo caso l'obiettivo terapeutico è quello di ridurre il rischio trombotico; i pazienti a maggior rischio di trombosi, e quindi più bisognosi di terapia, sono quelli sopra i 60 anni o che hanno già avuto un evento trombotico o positivi per la mutazione V617F di JAK2 o con altri fattori di rischio cardiovascolare, come l'ipertensione arteriosa, l'ipercolesterolemia o il fumo. La terapia in questa caso prevede sia l'utilizzo di salassi sia la somministrazione di farmaci citoriduttivi come l'oncocarbide, al fine di mantenere il valore di ematocrito intorno al 45%. In caso di una diagnosi di policitemia vera, la carenza di ferro può essere indotta dalla malattia stessa per consumo o dalla terapia con salassi. Ciò nonostante la correzione con preparati a base di ferro non è generalemnte indicata.


(16 gennaio 2016 - ore 13:41) - Biopsia osteomidollare nella policitemia vera

Ho 50 anni, è stata fatta diagnosi clinica e di laboratorio di Policitemia vera. Vi do alcuni dati recentissimi di laboratorio: ematocrito 36 - HB 12 -GB 21.000 - JAK2 positivo. Mi è stato consigliato di eseguire la biopsia osteomidollare. E' necessario e quando? Vi ringrazio.
(Vinci)


Risposta

La biopsia osteomidollare è una procedura molto utile nella diagnosi di policitemia vera. Generalmente non viene richiesta una valutazione midollare durante il decorso della malattia a meno che non vi sia il sospetto che il quadro clinico stia cambiando, come ad esempio nel sospetto di progressione in mielofibrosi o, più raramente, in leucemia/mielodisplasia.


(14 gennaio 2016 - ore 16:06) - Mielofibrosi e calo dei valori

MF diagnosticata 6 anni fa, da quando ho scoperto per caso di avere le piastrine a 1,3 milioni. Inizialmente ho assunto Oncocarbide, ma dopo circa un anno, su consiglio specialistico ho interrotto ed attualmente assumo cardiospirina (1cpr. pro die) e Zilorich 200 mg.
Da 1 anno, a causa dell'emoglobina che oscilla fra 8 e 9.50, assumo EPO con punture settimanali di 40.000 unità di Retacrit. Le piastrine si sono gradualmente ridotte ed, a oggi, sono su valori normali. Tale riduzione è imputabile all'EPO?
Se i valori dovessero continuare a decrescere è ipotizzabile un aggravamento della patologia? E a quali conseguenze andrei incontro?
Un grazie infinito alla vostra professionalità e disponibilità.
(Giuseppe)


Risposta

L'anemia è di comune riscontro nella mielofibrosi. Quando il valore dell'emoglobina scende sotto i 10 grammi per decilitro può essere utile iniziare un trattamento, che prevede anche l'eritropoietina (un ormone normalmente prodotto dal rene, che stimola la produzione di globuli rossi a livello midollare). La probabilità di risposta sull'anemia dell'eritropoietina è circa il 40%; la tossicità è modesta e non include il calo delle piastrine. Bisogna tener presente che l'anemia e la piastrinopenia, così come un piccolo numero di blasti circolanti, sono riscontro comune nella mielofibrosi nelle fasi più avanzate senza che ciò significhi una progressione in leucemia. Una rivalutazione midollare potrebbe comunque essere utile per una corretta definizione del caso clinico.


(14 gennaio 2016 - ore 11:41) - Pancitopenia e diagnosi

Buongiorno, sono un paziente di 63 anni, sono in ospedale da 1 mese e da un paio di giorni che mi hanno scoperto che ho una malattia del midollo, tipo abbassamento di piastrine, abbassamento di globuli bianchi e di globuli rossi ma ancora non sanno che tipologia o dicono aplasia midollare o la neoplasia; ora mi sento molto debole non riesco a muovermi abbiamo mandato un campione di midollo a Bologna ma ancora nn sappiamo i risultati. Mi devo preoccupare? Grazie mille, aspetto vostre risposte.
(Salvatore)


Risposta

Siamo spiacenti ma le informazioni riportate sono insufficienti per poter fornire una ipotesi diagnostica sul caso clinico presentato.


(13 gennaio 2016 - ore 19:24) - Mielofibrosi e Momelotinib

Buonasera, ho mamma con MF secondaria e PV. Sarebbe possibile conoscere i centri in Campania, Lazio, Basilicata, Puglia dove è previsto l'arruolamento per il trial con Momelotinib?
Grazie e complimenti.
(Michela)


Risposta

Al momento non esistono studi clinici con Momelotinib che prevedono l'arruolamento di pazienti in Italia. Infatti, l'unico studio presente in Italia è stato chiuso definitivamente in data 12 Gennaio 2016, in quanto il numero totale di pazienti previsto dallo studio era stato raggiunto.


(13 gennaio 2016 - ore 9:05) - Molecole naturali e malattie mieloproliferative croniche

Gentili ricercatori, ho letto di studi secondo i quali il Resveratrolo è in grado di inibire la proliferazione indotta dal gene JAK2 V617 F e che viene anche sinergizzato con il il Ruxolitinib. Volevo sapere il vostro prezioso parere in merito al Resveratolo assunto come integratore alimentare in pazienti con questa mutazione.
Ancora ho avuto notizie che il Picnogenolo riduce l'aggregazione piastrinica come l'aspirina, ma senza esporre ad un aumentato rischio di emorragie. Grazie molte per la vostra attenzione e buon lavoro.
(Leonardo)


Risposta

I benefici effetti provocati dall'estratto dei semi dell'uva sembrano indotti dalle molecole antiossidanti che contengono, come il Resveratrolo, presente anche nel vino rosso e nelle noci e già famoso per le sue proprietà antitumorali. Recentemente uno studio in vitro ha mostrato che il resveratrolo induce una riduzione della proliferazione ed un aumento della morte cellulare di cellule JAK2 V617F mutate (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26375873 collegamento esterno. Ad oggi non esistono comunque dati clinici che dimostrano una efficacia di questo trattamento nei pazienti con malattie mieloproliferative.
Il Picnogenolo è un polifenolo che si ottiene dalla corteccia del pino marittimo francese, Pinus maritima, costituito da una miscela complessa di pro-antocianidine (oligomeriche e polimeriche) a forte azione antiossidante, in grado anche di ridurre l'aggregazione piastrinica. Anche in questo caso però non esistono comunque dati clinici che dimostrano una uguale efficacia del Picnogenolo rispetto alla aspirina come profilassi anti-tromboctica nei pazienti con malattie mieloproliferative croniche.


(13 gennaio 2016 - ore 00:06) - Policitemia vera e carica allelica

Buonasera,
mia moglie 40 anni, è affetta da policitemia vera, JAK2 positiva, carica allelica 48%, dopo aver fatto salassi ed eritroaferesi al momento del riscontro di tale malattia e solo per i primi due mesi, da circa un anno ha valori dell'ematocrito costantemente sotto i 45, globuli bianchi circa 11 milioni e piastrine oscillanti fra 600 e 700 mila. Attualmente in trattamento con la sola cardioaspirina a basse dosi; in diverse occasioni abbiamo tuttavia riscontrato lividi su braccia o gambe non riuscendo con certezza ad attribuirli ad eventuali urti. Da ultimo uno di questi all'altezza del ginocchio - parte interna - si è caratterizzato per un piccolo gonfiore, una specie di piccola noce, diametro di circa 1,5 cm persistente da circa una dozzina di giorni, sebbene il livido stia scomparendo. Dobbiamo adottare qualche specifico accorgimento o verifica in proposito? Analogamente, dolori alla schiena al risveglio e un approccio relazionale a volte irruente possono attribuirsi al suo stato? Infine, quanto ci si deve preoccupare di una carica allelica al 48% e quali accorgimenti eventualmente adottare? Grazie per la vostra costante presenza.
(Michele)


Risposta

Nei pazienti con policitemia vera la carica allelica di JAK2 non rappresenta oggi un criterio utile ai fini diagnostici o terapeutici. In alcuni studi è comunque emerso che i pazienti con una carica allelica (>50%) della mutazione, definiti omozigoti, hanno una più elevata probabilità di trombosi e di progressione a mielofibrosi degli altri. Un effetto collaterale comune a tutti gli antiaggreganti piastrinici (come l'aspirina ) è la possibilità di sviluppare sanguinamenti a livello della cute o delle mucose, talora per minimi traumi, ma che possono presentarsi anche con ecchimosi o ematomi di grosse dimensioni. Non esistono correlazioni tra la presenza delle malattie mieloproliferative e disturbi del comportamento.


(12 gennaio 2016 - ore 19:23) - Trombocitemia essenziale e lombo-sciatalgia

Buonasera, sono affetto da TE JAK2 positivo basso rischio. A causa di una forte lombo-sciatalgia il mio medico mi ha prescritto una fiala intramuscolo di Bentlan 1,5 mg al giorno per 6 giorni. Ci sono delle controindicazioni? Lunedì devo controllare l'emocromo, posso fare le analisi o devo aspettare? Grazie.
(Antonio)


Risposta

La terapia cortisonica non è controindicata nelle malattie mielorpoliferative e quindi anche nella trombocitemia essenziale. Talora può determinare un aumento della conta di valori ematologici in particolare dei globuli bianchi. Per tale motivo l'ematologo di riferimento deve essere sempre informato sull'utilizzo di questi farmaci, per una corretta interpretazione dell'emocromo.


(11 gennaio 2016 - ore 22:48) - Calo dei valori e mielofibrosi

Buonasera, scrivo per mamma che ha MF secondaria e PV. Da settembre ha assunto Jakavi 5 mg (1 al giorno) contemporaneamente a deltacortene e danazolo con buoni risultati sulla milza e in generale sui valori e sui sintomi. Nel corso dei mesi, poiché i valori erano buoni ha sospeso sia deltacortene che danazolo e da circa 15 gg anche Jakavi per hgb 7. Dalla sospensione di Jakavi, in particolare, la situazione è precipitata: ha ripreso deltacortene (25 mg al giorno), danazolo (200 mg al giorno), eprex ( 40.000 UI a settimana) ma i valori sono sempre bassi (hgb 6,8, plt 25000) e la milza è fortemente ingrossata. Ad oggi fa 2 trasfusioni alla settimana. Che cosa mi consigliate per cercare di aumentare i valori? Magari si potrebbe aumentare i dosaggi di deltacortene, danazolo ed eprex? Grazie mille.
(Alessandra)


Risposta

La presenza di anemia nel paziente con mielofibrosi può essere legata sia alla malattia (come effetto di una ridotta produzione di globuli rossi dal midollo osseo oppure per la presenza di una grossa milza) oppure può rappresentare un effetto collaterale della terapia (il Ruxolitinib frequentemente determina la comparsa di anemia tale da richiedere trasfusioni di globuli rossi). La persistenza di anemia anche dopo la sospensione della terapia deve comunque essere indagata per escludere una possibile progressione della malattia.


(11 gennaio 2016 - ore 17:36) - Trapianto e mielofibrosi

Buon pomeriggio. Leggo con entusiasmo dello studio, al quale ha partecipato anche una dottoressa italiana, in merito a una nuova metodologia dei trapianti nella leucemia mieloide acuta che ha portato a un dimezzamento dei casi di GHVD (spero di essere stato preciso).
Mi chiedevo se questa promettente scoperta potrà avere un impatto favorevole anche nei trapianti nella MF primaria e secondaria, nonché nei gravi casi di LA susseguente a una precedente neoplasia mieloproliferativa cronica. Grazie per la cortese attenzione.
(Gilberto)


Risposta

Recentemente sulla rivista New England Journal of Medicine è stato pubblicato uno studio che ha coinvolto 27 centri tra Italia (ben 17), Germania e Spagna (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26735993 collegamento esterno). Lo studio dimostra che l'aggiunta di un siero contro i linfociti (globulina anti linfocitaria, ATG), al regime standard di preparazione al trapianto possa ridurre notevolmente i rischi della cosiddetta "malattia dell’ospite", o "Graft versus host disease" (Gvhd), la più pericolosa complicanza del trapianto di midollo osseo. Tali risultati rappresentano una importante passo avanti nel trattamento delle leucemie acute e probabilmente potrà esserlo anche per altre malattie ematologiche (inclusa la mielofibrosi) che prevedono il trapianto allogenico come strategia terapeutica.


(10 gennaio 2016 - ore 23:25) - Policitemia vera e dolori ossei

Buonasera, sono una paziente di 52 anni affetta da mielofibrosi low risk, assumo Oncocarbide da quando mi è stata diagnosticata (tre anni ormai) per tenere a bada le piastrine che, infatti, si sono stabilizzate intorno alle 500/550 mila. In linea di massima mi sento discretamente bene se non fosse per tutta una serie di problematiche legate a dolori ossei e muscolari... mani che si addormentano anche solo tenendo in mano il telefono o sbucciando qualche ortaggio... base del pollice mano sx dolente... dolore all'avambraccio sx tipico di un epicondilite... periodici episodi di cervicale, sempre lato sx e ultimamente dolenzia sino all'incavo della scapola... insomma sono un compendio di dolori ossei sparsi... Possibile che siano, in qualche modo, riconducibili alla mia patologia? Ricordo che mio padre, al quale molti anni fa venne riscontrata la mielofibrosi, era anch'egli affetto da dolori artrosici oltre che da problemi legati alla gotta/uricemia (dolenzia ai talloni, ai polsi, al gomito, ai ginocchi). Vorrei capire se vi è attinenza tra le due situazioni dato che, a quanto pare, ho "ereditato" un patrimonio genetico molto simile al suo. Per fortuna anche per le cose positive!
Vi ringrazio, come sempre, per la vostra professionalità e disponibilità.
(Laura)


Risposta

I dolori ossei possono essere sintomi associati alla policitemia vera, anche se meno frequenti rispetto alla mielofibrosi. Talora l'aumento dell'acido urico, che si osserva durante il trattamento, può portare alla comparsa di dolori soprattutto alle articolazioni. Più difficile è giustificare un attacco di gotta con valori normali di acido urico, ma diversi parametri clinici andrebbero valutati per esprimere un parere su questo aspetto. Dolori alle ossa ed alle articolazioni possono comunque essere legati anche ad altre condizioni cliniche che potrebbero richiedere ulteriori approfondimenti diagnostici ad esempio una consulenza da uno specialista ortopedico.


(8 gennaio 2016 - ore 15:09) - Echinacee ed interferone

Gentili ricercatori,
ho letto che le echinacee stimolano la produzione naturale di interferone alfa. Volevo sapere se questo prodotto naturale può essere assunto in sostituzione dell'interferone nella Policemia Vera e nella Trombicetomia Essenziale per avere effetti simili. Grata dell'attenzione vi ringrazio per la vostra attività e vi auguro buon lavoro e un buon 2016.
(Marianna)


Risposta

Studi in vitro e in vivo su modelli animali hanno mostrato che l'echinacea ha una buona azione immunostimolante aspecifica confermata da prove sperimentali quali aumento della fagocitosi, dei leucociti totali e dei neutrofili, del numero e dell'attività dei macrofagi e della produzione di interferone, di interleuchine e di TNF da parte dei macrofagi; svolgendo cosí un'azione anti-infettiva. Tuttavia non esistono prove consistenti sulla capacità di indurre una produzione di interferone nell'uomo. Inoltre, il quantitativo di interferone che viene normalmente somministrato nel trattamento della policitemia vera e nella trombocitemia essenziale è molto piú elevato rispetto a quello in grado di produrre l'organismo.


(8 gennaio 2016 - ore 11:27) - Alternative a Ruxolitinib nella mielofibrosi

Grazie per aver aggiornato la pagina degli articoli: noi viviamo nella speranza di questi piccoli studi e pubblicazioni. Vi chiedo cortesemente se e quando è prevista in Italia l'apertura per un trial con il prm151 e qual è invece, negli Usa, il quadro per quanto riguarda pacritinib momelotinib ed imetelstat, che mi è sembrato di capire possano rappresentare importanti alternative al Ruxolitinib.
Grazie di cuore e mi auguro che mensilmente sia possibile leggere qualche notizia sulla pagina archivio articoli. Per noi sono parole di speranza.
(Luca)


Risposta

Recentemente all'ultimo congresso americano di ematologia svoltosi ad Orlando all'inizio di dicembre 2015 sono stati riportati alcuni aggiornamenti sui risultati ottenuti con farmaci alternativi a Ruxolitinib nel trattamento della mielofibrosi. Di seguito riporto un breve riassunto dei risultati presentati.
-Aggiornamento dei risultati (dopo 72 settimane di trattamento) dello studio di PRM-151, forma ricombinante della Pentraxina-2, in pazienti con Mielofibrosi. In questo studio il farmaco è stato somministrato da solo o in associazione a Ruxolitinib. Tenuto conto del numero esiguo di casi (13 pazienti hanno completato le 72 settimane di trattamento, di cui 9 in monoterapia e 4 in combinazione con ruxolitinib), la terapia in studio ha mostrato un accettabile profilo di tossicità e segni di efficacia, incluse risposte sulla fibrosi midollare(a 15 mesi 4/6 pazienti valutabili hanno mostrato la riduzione di almeno 1 grado di fibrosi), che sembrano migliorare con il protrarsi dell'esposizione al farmaco. Infine, la riduzione della fibrosi midollare si accompagnava ad una riduzione della necessità trasfusionale di globuli rossi e piastrine, ad un, seppur modesto, aumento dei livelli di emoglobina e piastrine e nel 62% dei casi ad una riduzione dei sintomi associati alla malattia. Meno evidenti sono stati, invece, gli effetti sulla splenomegalia con solo 2 pazienti che hanno mostrato una riduzione del volume splenico maggiori del 50% (https://ash.confex.com/ash/2015/webprogram/Paper83413.html collegamento esterno). In Italia alcuni centri ematologici stanno attendendo l'apertura di uno studio clinico sperimentale che prevede l'utilizzo di PRM-151.
-Risultati di un'analisi delle risposte ottenute nel trial di fase III Persist-I, che ha confrontato la terapia con Pacritinib alla best available therapy (BAT: miglio terapia disponibile). Pacritinib è un inibitore di JAK2, FLT3 e altre chinasi, che si è dimostrato efficace nel controllo dei sintomi e nella riduzione della splenomegalia nei pazienti con Mielofibrosi, senza avere una significativa mielotossicità e potendo, quindi, essere utilizzato anche in quelle condizioni di citopenia nel sangue periferico che attualmente precludono l'utilizzo di Ruxolitinib. I risultati osservati alla 24-esima settimana hanno mostrato che tra i paziente valutabili (n=253) il 25% di quelli trattati con pacritinib mostravano una riduzione del volume splenico >35% rispetto al 6% osservato nei pazienti randomizzati alla BAT. Inoltre circa il 26% dei pazienti in trattamenti con pacritinib hanno raggiunto l'indipendenza dalle trasfusioni di globuli rossi contro nessun paziente nel groppo BAT. In quest'analisi, mirata anche a valutare il tasso di risposta al farmaco in relazione alle caratteristiche cliniche e biologiche dei pazienti, le risposte cliniche sono risultate indipendenti dalle differenti stratificazioni ed il confronto con BAT si è mantenuto a favore di Pacritinib per tutte le sottopopolazioni analizzate. (https://ash.confex.com/ash/2015/webprogram/Paper79927.html collegamento esterno). Lo studio di fase 3 che vedeva coinvolti alcuni centri italiani é ormai chiuso all'arruolamento.
-I risultati del primo studio di fase 1/2 con Momelotinib nella mielofibrosi hanno mostrato una minor induzione di anemia, e anzi un miglioramento della stessa in pazienti anemici con MF, associata ad una buona risposta clinica in termini di riduzione delle dimensioni della milza e dei sintomi costituzionali del 39% e del 50% rispettivamente (Pardanani A, et al. leucemia 2013; 27:. 1322). Tuttavia, nel caso del Momelotinib è stata riportata, in una percentuale di pazienti attorno al 40%, la comparsa di neuropatie sensitivo-motorie periferiche di modesta gravità che solo in parte sono regredite con la sospensione del farmaco. Recentemente, il prof. Tefferi ha riportato i risultati del trattamento a lungo termine di 100 pazienti trattati con Momelotinib presso la Mayo Clinic. I risultati dello studio hanno mostrato che il 43% dei pazienti presentavano una riposta sull'anemia ed il 44% sulla splenomegalia. (Pardanani et al LeuKemia 2015; 29:.. 741). Un aggiornamento (follow-up mediano di 4.5 anni) dello studio ha evidenziato che la sopravvivenza mediana tra il gruppo di pazienti trattati con Momelotinib ed una gruppo di controllo trattato con terapia convenzionale per uno stesso periodo di tempo erano simili. Un studio di fase 3 che ha visto partecipare anche alcuni centri italiani chiuderà a breve l'arruolamento.


(7 gennaio 2016 - ore 21:54) - Policitemia e sintomi

Mi hanno diagnosticato la TE JAK2 617 in evoluzione Policemica dal 1997, fino ad un anno fa stavo bene con 2 ticolpidina giornaliere e un salasso due volte l'anno, ematocrito sempre 45:48, piastrine sempre da 650.000 a 750.000, da un anno appena mi metto disteso mi bruciano i polpacci sensazione di calore, da un paio di mesi ho delle fitte credo alla milza o nella zona intercostale alto addome sinistra. L'ultimo esame ho riscontrato ematocrito 56 e piastrine 794000, un anno fa mi avevano fatto assumere Oncocarbide e subito ho avuto problemi cutanei culminati in melanoma, chiedo c'è un'altro farmaco per ridurre le piastrine che non sia "tossico" come l'oncocarbide? Cosa mi consiglia per le gambe calde e il dolore alla milza?
(Franco)


Risposta

Tra i sintomi tipici della policitemia vera può insorgere, seppur più raramente, l'eritromelalgia. L'eritromelalgia è un disturbo funzionale del microcircolo che generalmente viene scatenato dalla esposizione a basse temperature e si presenta con arrossamento intenso e/o bruciore e/o dolore più frequentemente agli arti inferiori. Un miglioramento della sintomatologia si può osservare con la terapia antiaggregante.
Oltre all'idrossiurea (Oncocarbide) esistono altri farmaci che sono in grado di abbassare le piastrine (es. Anagrelide). Il suo ematologo di fiducia valuterà in base alla storia clinica ed alle caratteristiche della malattia la possibilità di modificare la terapia in corso.
Anche l'aumento delle dimensioni della milza può caratterizzare la policitemia vera che talvolta si associa alla comparsa di fastidio o dolore localizzato al fianco sinistro. Raramente, più frequentemente nelle milze voluminose ma non solo in quelle, si può verificare un infarto splenico, che si manifesta con la comparsa di un dolore improvviso, lancinante, al fianco sinistro, che non passa con i comuni farmaci antidolorifici e spesso porta al ricovero ospedaliero per la necessità di una terapia antidolorifica più efficace.


(6 gennaio 2016 - ore 14:26) - Piastrine e sport

Buongiorno, vi ho scritto ieri a seguito dei risultati relativi ad un esame dell'emocromo da dove è emerso che le piastrine sono aumentate notevolmente! La mia domanda è questa: una intensa attività fisica (9 km di corsa per 4 volte alla settimana con un tempo medio di 5',40 a km) una dieta ipocalorica, sono fattori che possono incidere per l'aumento delle piastrine?
P.S. Per dovere di cronaca vi ribadisco che da circa un anno sono affetto da TE.
(Antonio)


Risposta

Una intensa attività sportiva può determinare modeste variazione dei valori ematici. Ad esempio attività di tipo aerobiche, se continuative, tendono a ridurre i valori dell'ematocrito. Per quanto riguarda le piastrine non esiste una correlazione diretta con l'attività sportiva ma l'instaurarsi di uno stato di infiammazione cronica legata ad esempio a microtraumi ripetuti oppure a condizioni di artrosi possono associarsi ad un aumento della conta piastrinica. Infine, bisogna avere maggior cautela se il paziente è in terapia con antiaggreganti tipo aspirina in quanto tale terapia potrebbe esporre il paziente ad un più elevato rischio di sanguinamento dopo traumi. Inoltre l'intensa attività fisica ha anche un effetto di vasocostrizione periferica specialmente a livello della milza con conseguente transitorio aumento della conta piastrinica.


(5 gennaio 2016 - ore 9:59) - Mielofibrosi e dolori ossei

Buongiorno, mia mamma affetta da mielofibrosi post policitemia vera assume regolarmente da 8 mesi Ruxolitinib, da allora forte miglioramento rispetto ad Oncocarbide, ma dall'assunzione sono comparsi forti dolori ossei giornalieri che vengono curati tramite antidolorifici (2-3 al dì), cosa si può fare? Dovrà convivere sempre con il dolore?
(Eleonora)


Risposta

I dolori ossei possono essere sintomi associati alla mielofibrosi, generalemente in questo caso sono poco responsivi alla terapia convenzionale. E' importante riferire tale sintomatologia al proprio ematologo in quanto le cause che possono determinare dolori alle ossa sono molteplici e potrebbero richiedere anche approfondimenti diagnostici come ad esempio la risonanza magnetica.


(5 gennaio 2016 - ore 9:28) - Trombocitemia essenziale ed esami

Buongiorno, da circa un anno sono affetto da TE, ho 51 anni e attualmente assumo cardiospirana 1/die. Il 13/11/2015, da un esame dell'emocromo sono emersi i seguenti risultati (RBC 5,26; HGB 16,3;HGB 48,8; MCV 92,8; MCH 31; MCHC 33,4; RDW 14,3; PLT 485, WBC 7,85). Dall'esame dell'emocromo effettuato in data 04/01/2016 è emerso quanto segue: (RBC 5,17; HGB 16,5;HGB 49,1; MCV 95,0; MCH 31,9; MCHC 33,6; RDW 14,3; PLT 595, WBC 6,41). Relativamente ai risultati PLT e MCV, devo informare l'ematologo? Ho notato inoltre che il risultato dei globuli bianchi è sceso di parecchio (da marzo 2013 il risultato è stato sempre più alto), devo considerare la cosa in forma negativa? Cordialmente.
(Antonio)


Risposta

Durante il decorso delle malattie mieloproliferative croniche si possono osservare delle oscillazioni dei valori del sangue che generalmente non hanno alcun significato clinico,ma che devono essere sempre valutati da un medico specialista ematologo di fiducia. I valori dei globuli bianchi che mostra rientrano negli intervalli di normalità, mentre risulta in aumento il valore di ematocrito (Hct) che dovrebbe essere mantenuto, in queste patologie ed in assenza di altre controindicazioni, intorno al 45%.


(4 gennaio 2016 - ore 9:49) - Ruxolitinib e fibrosi

Da alcuni studi, ancora su un numero relativamente basso di pazienti, risulta che il ruxolitinib ha effetti anche sulla fibrosi, stabilizzandone o riducendone il grado. Tuttavia come si può essere certi che nelle bom di verifica l'area esaminata non abbia già in partenza una diversa densità di fibrosi e che non sia pertanto da attribuire all'effetto del farmaco? Grazie e soprattutto auguri di buon 2016.
(Micro)


Risposta

La fibrosi midollare che si osserva nella mielofibrosi è riconducibile ad un fenomeno di tipo reattivo che coinvolge in egual misura tutto il midollo osseo. Per tale motivo il grado di fibrosi definito alla biopsia osteomidollare può essere considerato rappresentativo della istologia di tutto il midollo osseo di quel soggetto.


(3 gennaio 2016 - ore 12:22) - Eritrocitosi JAK2 negativa

Buongiorno e buon anno gentili Dottori. Sono il ragazzo che vi ha scritto riportando il proprio emocromo il giorno 12/12, volevo dirvi che sono usciti i risultati del JAK2 (negativo) a seguito del quale il mio medico mi ha riconfermato la mia poliglobulia congenita familire ed hanno deciso che potessi fare il donatore di sangue. Il problema è che avverto ancora sensazione di punture di spillo sul corpo e sensazione di testa leggera...passatemi il termine...cosa ne pensate? Può la poliglobulia causare questi sintomi? Grazie ancora.
(Paolo)


Risposta

La mutazione V617F di JAK2 (che si trova nell'esone 14) si riscontra nel 95% dei casi di policitemia vera e in circa il 60% dei casi di trombocitemia essenziale o mielofibrosi. Esistono comunque altre mutazioni che possono essere associate ad un valore di emoglobina (o ematocrito) elevato. Queste possono includere altre mutazioni di JAK2 (ad es. le mutazioni dell'esone 12) che caratterizzano il 40% dei casi di policitemia vera JAK2 negative oppure mutazioni del gene LNK, identificate nel 1-2% dei casi di policitemia vera. Anche le forme familiari, che normalmente si caratterizzano per la presenza di più di un caso nella stessa famiglia, possono presentare delle alterazioni genetiche specifiche che possono essere ricercate in centri specializzati. Una diagnosi corretta è infatti importante per definire il potenziale rischio trombotico associato alla poliglobulia e la prognosi. I medici del centro trasfusionale del suo ospedale di riferimento valuteranno in base alla storia clinica e alla diagnosi definitiva la sua idoneità come donatore di sangue. Bisogna comunque considerare che per poter donare il sangue, il donatore deve essere per definizione sano a tutti gli effetti.