In questa pagina è possibile chiedere informazioni o lasciare un commento relativamente alle Neoplasie Mieloproliferative.
Si sottolinea che non verranno espressi pareri medici su situazioni personali o valutazioni su diagnosi e cure in corso. I ricercatori si riservano di non rispondere a domande che abbiano come oggetto giudizi clinici personali. Le risposte saranno pubblicate in questa sezione del sito nell'arco di alcuni giorni. Non verranno fornite risposte ad indirizzi email privati.
Anno 2023
Gentili medici,
grazie della risposta al mio quesito del 29 dicembre.
Secondo la vostra risposta, sarebbe opportuna una rivalutazione della mia malattia. Questione che ho posto agli ematologi, ma secondo loro non è il caso. Loro imputano l'innalzamento dell'ematocrito alla mutazione JAK2. Mi hanno spiegato che JAK2 spinge anche sulla crescita dei globuli rossi ma non è una spinta da PV.
Onestamente io sono molto confusa. Ho avuto la diagnosi di TE nel 2021. Ho chiesto anche una revisione dei vetrini in un'altro ospedale e la diagnosi è stata pure di TE.
Potete aiutarmi a capire? Mi chiedo, può una TE mutare nel giro di un anno in una PV?
Grazie mille e vi auguro un sereno 2024.
(Simona)
Risposta
Buongiorno,
in merito al quesito e ai dubbi da lei posti, purtroppo non vi è una risposta univoca. La "spinta sui globuli rossi" può essere certamente una spia di "evoluzione" policitemica (seppure vadano escluse le cause secondarie), tuttavia oltre alla revisione dei vetrini che ha già fatto, allo stato attuale non farei di più; forse vale la pena osservare l'andamento dei valori e qualora il trend in aumento di emoglobina ed ematocrito dovrebbe confermarsi, optare per una nuova biopsia osteo midollare. Di questo tuttavia le consiglio di discuterne con il suo ematologo di riferimento dal momento che in assenza di dati e referti, discutere di questi aspetti ha una valenza puramente generica e non caso-specifica.
Saluti cordiali.
Cari medici,
ho una diagnosi di TE dal 2021, 1150 mila piastrine e 47% di ematocrito. Secondo gli ematologi che mi hanno in cura, la causa del rialzo dell'ematocrito, nell'ultimo anno, è la mutazione JAK2.
Mi è stata prescritta l'anagrelide come terapia citoriduttiva. Volevo capire se l'anagrelide è in grado di ridurre oltre le piastrine anche i globuli rossi o avrò bisogno a breve di fare un salasso?
Grazie.
(Simona)
Risposta
Salve Simona,
l'anagrelide non è noto per avere un effetto significativo sul numero dei globuli rossi (eritrociti) nel sangue e il suo meccanismo d'azione è specifico per le piastrine.
Le consigliamo di rivedere il quadro con il suo ematologo di riferimento, potrebbe anche essersi verificata una transizione policitemica della malattia mieloproliferativa cosa che comunque non possiamo stabilire dalla valutazione di questi soli parametri, ma va valutata esaminando l'andamento clinico globale.
Saluti.
Salve, ho 58 anni e ho avuto da qualche anno diagnosi di prefibrosi; attualmente l'emocromo è normale e si riscontra splenomegalia moderata.
Volevo chiedere se in assenza di altri sintomi oltre la splenomegalia può essere di giovamento fare un po' di attività fisica (tipo cardiofitness) o se invece ci sono controindicazioni in tal senso.
Grazie mille.
(Luigi)
Risposta
Salve Luigi,
l'esercizio moderato può contribuire a migliorare la tua salute generale e il benessere quindi è sicuramente raccomandato, ma con alcune precauzioni. Ad esempio, potrebbe essere consigliabile evitare sforzi intensi che potrebbero aumentare la pressione sulla milza.
Saluti.
Buongiorno.
Cercando informazioni sulla mielofibrosi ho letto che chi ne è affetto è particolarmente soggetto al rischio di infezioni e di emorragie, con conseguenze anche mortali. Le domande:
La tendenza ad avere emoraggie è legata al fatto di un basso numero di piastrine o è legata anche a un difetto delle stesse o anche a problematiche coagulative?
Un mio famigliare ha tendenza a sanguinamento di tutte le mucose. Ho letto che chi soffre di mielofibrosi può acquisire una sindrome simile a quella di Von Willembrandt con carenza di fattore di Willembrand e fattore VI. In pratica si nota un tempo di prototrombina spesso quasi normali, numero piastrine normali ma difficoltà a coagulare. Come si può scoprire e curare?
Ultima domanda: la tendenza a infezioni può nascere anche in corrispondenza di un numero di globuli alto molto elevato? La suscettibilità è dovuta a malfunzionamento dei linfociti (con relativo calo delle immunoglobuline) o è dovuta a un malfunzionamento dei neutrofili monociti etc. Come si fa a scoprire?
Grazie.
(Bruno)
Risposta
Salve Bruno,
la mielofibrosi di per sé non determina un aumentato rischio emorragico. Quest'ultimo può dipendere o da una piastrinopenia (come da lei indicato) oppure viceversa da una piastrinosi estrema (oltre un milione di plt) il che comporta un deficit acquisito del von Willebrand.
Quest'ultimo si indaga andandone a misurare l'attività con un esame del sangue nei casi appunto di plt > 1.500.000 e/o in caso di piastrinosi severa anche se non estrema ma con manifestazioni emorragiche correlate. Inoltre una certa tendenza a sanguinare può essere anche legata all'uso della cardioaspirina.
Per quanto riguarda invece l'incremento del rischio infettivo è dipendente dal fatto che la mielofibrosi può essere associata a riduzione sia del numero che del funzionamento dei neutrofili. Inoltre nel caso in cui sia necessario ricorrere a trattamento con farmaci inibitori di JAK2 (come il ruxolitinib) questi possono determinare invece una ridotta funzionalità dei linfociti con aumentato rischio specialmente di infezioni virali..
Saluti
Buongiorno,
ho 53 anni, sono affetto da Mielofibrosi post policitemia, dal 2018, attualmente ben controllata da jakavi, assunto ormai da tre anni e mezzo. L'unico valore attualmente un po' problematico è quello delle GGT intorno ai 300 UI/L. Ho notato l'innalzamento delle GGT in particolare quando faccio gli esami di controllo ad inizio settimana; credo che la causa possa essere il consumo alcolico del we.
Mi è capitato infatti di fare gli esami dopo un certo periodo di astinenza da alcool e i valori erano intorno ai 190 (comunque sempre più alti del target).
E' possibile che il vino posso incidere cosi tanto? Ha comunque la malattia una azione sul fegato?
Grazie mille per il vostro lavoro e buone feste a tutti!
(Gian Carlo)
Risposta
Salve Gian Carlo,
come ha giustamente notato sì la relazione con l'incremento degli enzimi epatici è verosimilmente da correlare all'utilizzo alcolico, resta comunque il fatto che alcuni soggetti possono essere predisposti ad avere in maniera parafisiologica una lieve alterazione degli enzimi epatici senza che questo comporta dei deficit funzionali.
Invece la mielofibrosi generalmente ha un'azione meno rilevante sul fegato rispetto che sulla milza anche se talvolta anche questa può incidere ma generalmente principalmente con incremento dimensionale non steatosico.
Saluti.
Carissimi il fenomeno Raynaud è dovuto alla patologia PV o ai farmaci onco cardio betabloccante, nebiolo?
Grazie.
(Enzo)
Risposta
Salve Enzo, i disturbi del microcircolo sono ascrivibili alla policitemia vera piuttosto che all'uso dei betabloccanti.
Saluti.
Gentili medici, in una TE, il valore di LDH facendo una terapia citoriduttiva può abbassarsi?
Grazie.
(Simona)
Risposta
Salve Simona,
in alcuni casi potrebbe verificarsi una diminuzione dei livelli di LDH nel sangue durante la terapia citoriduttiva come anche non avvenire senza che questo significhi qualcosa. Monitoriamo questo parametro perché un aumento molto importante e costante potrebbe indicare, insieme ad altri parametri clinici e laboratoristici, una eventuale evoluzione della malattia.
Saluti.
Buongiorno,
ci sono novità circa i trials sull'anticorpo anti- CALR?
Grazie.
(Giuseppe)
Risposta
Salve Giuseppe,
al momento non ci sono molte novità, essendo ancora disponibili solo i risultati della fase PRE clinica. Ha comunque mostrato in questo setting un ruolo inibitore della via JAK STAT esclusivo per le cellule CARL mutate, mostrando quindi un'elevata specificità.
Inoltre è stata anche dimostrata una riduzione della carica allelica della mutazione.
Saluti.
Buongiorno.
Giorno 1 novembre analisi sangue con piastrine normali, globuli bianchi elevati, neutrofili alti e linfociti bassi (covid in incubazione a mia insaputa).
Diciannove giorni dopo, con guarigione dal covid, globuli bianchi rientrati così come i neutrofili e i linfociti, ma con piastrine aumentate da 180 a 407. C'entra qualcosa il covid o ci sono cause relative a malattie ematologiche o altro.
Grazie.
(Franco)
Risposta
Salve Franco,
ha semplicemente elencato dei valori del sangue senza indicare se è affetto o meno da una malattia mieloproliferativa e in caso da quale.
Comunque come ha evidenziato gli esami potrebbero certamente essere inficiati dalla recente infezione virale.
Saluti.
Mia madre, di anni 83, è affetta da Trombocitemia Essenziale, JAK2 mutato in eterozigosi (allele mutato 23%), esordita nel 2010. Mia madre è ad alto rischio trombotico per età e pregresso evento trombotico (flebite nel 1998 e nel 2016) ed ha iniziato terapia con idrossiurea nel 2010, ottenendo un buon controllo ematologico.
Con il passare degli anni si sono presentate ulcere perimalleolari (mia madre ha anche insufficienza venosa) e nel maggio di quest'anno la terapia con idrossiurea è stata definitivamente sospesa, ed è stata iniziata terapia con interferone (Pegasys). Prima dell'inizio della terapia normale funzione epato-renale, TSH in range con anticorpi negativi, ANA positivo con titolo 1:160 (pattern omogeneo).
In data odierna, a parte un calo di peso, presenta una sd.disventilatoria ostruttiva di media entità, addensamenti polmonari tipo ground-glass biapicali sospetti per COP e addensamento pseudo-nodulare del LIS (in paziente con sd.bronchiectasica condizionante) ed è seguita anche a livello pneumologico.
Ci chiedavamo se la terapia con Pegasys può aver contributo a peggiorare il quadro polmonare di mia madre; in sostanza se c'è letteratura scientifica in merito.
Grazie per l'attenzione.
(Michele)
Risposta
Salve Michele,
la situazione polmonare che descrive sembra essere preesistente alla terapia e quindi non correlato. Considerando che comunque la terapia con interferone ha come effetto collaterale comune dei sintomi simil influenzali nei giorni immediatamente successivi alla somministrazione del farmaco, questo potrebbe forse transitoriamente esacerbare la sintomatologia già presente per il quadro polmonare.
Consigliamo comunque di valutare questo aspetto con l'ematologo di riferimento.
Saluti.
Buongiorno gentilissimi dottori,
paziente con età 52, da 3 anni scoperta PV, fino ad oggi solo salassi e cardioaspirina.
Globuli rossi 6 milioni;
Bianchi 7.000/8.000;
Piastrine < 750.000;
Ematocrito: mai sopra 48;
Domanda 1) - Non sono molto tollerante ai salassi, il ferro basso mi provoca giramenti di testa/sbandamenti, pesante astenia, perché devo prendere oncocarbide? (proposto dall'ospedale) ho alternative?
Domanda 2) - Quando è ipotizzabile la somministrazione di Rusfertide a pazienti a basso rischio senza alcun evento trombotico?
Certo è che se RUSFERTIDE sarà riconosciuta come un’ottima soluzione per pazienti a basso rischio (quindi under 60 e no eventi trombotici) poi bisognerà sperare che AIFA non faccia una determina, come ha fatto per il Besremi, per fare una somministrazione selettiva del farmaco a tali pazienti (età, intolleranza all'idrossurea e malattie della pelle).
Si parla tanto di progresso nelle cure a me sembra che stiamo sempre fermi ad Oncorcabide.
Grazie mille per i vostri studi e grazie per la vostra auspicata e chiara risposta a i miei quesiti.
Cordiali saluti.
(Nico)
Risposta
Salve Nico,
la valutazione dell'intolleranza ai salassi e quindi l'indicazione e la scelta di una terapia citoriduttiva è una valutazione dell'ematologo di riferimento che conosce la sua storia clinica e l'andamento dei suoi esami ematici.
Per quanto riguarda il Rusfertide ancora è in valutazione all'interno di protocolli clinici, quindi lontano dalla prescrivibilità al di fuori di questo contesto, e l'indicazione nei pazienti a basso rischio al momento corrisponde a determinati e rigidi criteri di inclusione.
Saluti.
Buongiorno! Grazie per esserci sempre accanto.
Io ho trombocitemia essenziale CALR trattata con cardioaspirina e oncocarbide (10 a settimana): volevo chiedere se ci sono alimenti che non vanno assunti con il chemioterapico per esempio thè verde, pompelmo? Non trovo indicazioni in merito.
Grazie e auguri di buone feste.
(Loretta)
Risposta
Salve Loretta,
non esistono dati riguardo a interazioni tra il farmaco e determinati alimenti che quindi possono essere assunti liberamente.
Saluti.
Buonasera,
posso chiedere ogni quanto si deve fare l'ecografia per la policitemia?
Grazie.
(Maria)
Risposta
Salve Maria,
non esiste un timing specifico per eseguire l'ecografia dell'addome, quello che invece consigliamo sono dei controlli semestrali con l'ematologo di riferimento che durante la visita potrà visitarla e se ritenuto necessario prescrivere ecografia addome di controllo.
Buongiorno, sono un cinquantenne affetto da TE.
Tra non molto mi sottoporrò a un esame addome completo, dopo circa due anni dal precedente, dal cui referto era emersa una splenomegalia moderata (14,5 cm.). Qualora la milza dovesse essersi ingrossata lievemente, questa crescita andrebbe imputata alla progressione della malattia verso la mielofibrosi oppure, in base alla vostra esperienza, andrebbe semplicemente considerata un sintomo della TE non predittivo al momento di nient'altro?
Aggiungo che sono anche un portatore sano di anemia mediterranea e leggendo qualcosa in merito, anche da fonti mediche, ho trovato che una modesta splenomegalia potrebbe essere anche imputata a questa "patologia". Vorrei quindi se possibile sentirvi anche su quest'ultimo punto.
Cordiali saluti.
(Alessandro)
Risposta
Salve Alessandro,
una crescita di lieve entità della milza non è di per sé indicativa di evoluzione mielofibrotica, perlatro è solo uno dei diversi parametri che si valutano nel contesto delle visite cliniche (come l'andamento degli esami e l'eventuale nuova insorgenza di sintomi).
Per quanto riguarda la talassemia, l'essere un portatore del trait non comporta sintomatologia a parte una riduzione delle dimensioni dei globuli rossi ed eventualmente una lieve anemia cronica.
Carissimi vorrei chiedere, se si può, zyloric 3oo mg va preso sempre? Si può continuare a prendere folina 5 mg a prescindere dei valori acido folico? E elettoforesix pz con pv dovrebbe essere rifatta o non serve?
(Enzo)
Risposta
Salve, ricordiamo che non si forniscono indicazioni cliniche su questo sito. Consigliamo comunque di assumere folina in base al valore dell'acido folico nel sangue e/o eventuali indicazioni cliniche dei medici di riferimento, vale lo stesso per lo zyloric.
Per quanto riguarda l'elettroforesi proteica la sua ripetizione è comunque consigliata dopo un certo lasso di tempo anche questa su indicazione clinica del medico di riferimento.
76 anni. Molto probabilmente dovrò fare emodialisi.
Chiedo se siete a conoscenza di cosa rischio durante la procedura considerando la tendenza a sanguinamento che ho riscontrato nel corso della malattia mieloproliferativa a prescindere dai valori ematocrito e piastrine. So che utilizzano eparina nel circuito per gli eventuali coaguli nello stesso.
(Fabrizio)
Risposta
Salve, la policitemia vera espone generalmente a un maggior rischio trombotico e non emorragico motivo per cui è necessario eseguire terapia con cardioASA che è probabilmente la causa dei sanguinamenti da lei indicati. Ciononostante sia per la dialisi che per la PV i benefici della terapia antiaggregante superano generalmente i rischi del sanguinamento. Inoltre l'eparina utilizzata nel circuito non determina generalmente maggior rischio di sanguinamento data la breve emivita del farmaco.
Gentilissimi, sono un paziente affetto da policitemia vera da circa due anni.
Visti gli scarsi risultati avuti con gli antistaminici, paroxetina e beta analina, mi hanno consigliato di iniziare una terapia farmacologica con besremi o jakavi. So che ruxolitinib ha buoni effetti sul prurito ma di besremi non so se effettivamente può essere di aiuto ai sintomi pruriginosi.
Sono tentato di iniziare besremi perché documentandomi ho letto che abbassa la carica allelica e può con il tempo frenare la malattia.
Vi ringrazio per la vostra disponibilità.
(Roberto)
Risposta
Salve Roberto,
ci teniamo a sottolineare che così come l'indicazione anche la scelta della terapia citoriduttiva è di competenza dell'ematologo di riferimento che conosce la sua storia clinica oltre che i valori ematici.
Il ropeginterferone ha un effetto molto variabile sul controllo del prurito così come la maggioranza dei farmaci ad accezione effettivamente del ruxolitinib che mostra generalmente buoni risultati sul controllo di questo sintomo, sebbene di contro determini un maggior rischio infettivo oltre che di sviluppo di neoplasie cutanee non melanoma.
Lo studio registrativo del besremi ha effettivamente mostrato una riduzione della carica allelica del JAK2 ma non significa che questo comporta una riduzione e quindi una scomparsa della malattia, è invece correlato all'efficacia nel controllo dell'ematocrito e della riduzione del rischio trombotico.
Buonasera.
Sono Giusi, (61 anni) affetta da mielofibrosi primaria diagnosticata nel 2008 (mielofibrosi idiopatica di tipo indolente).
Fondamentalmente sono stata sempre bene tanto che non sono mai stata sottoposta a terapia specifica, tranne cardioaspirina, 100 mg/gg, dal momento della diagnosi. Né mai sono stata sottoposta ad altra biopsia ad eccezione di quella fatta nel 2008 al momento della diagnosi.
Di seguito lo sviluppo negli ultimi 7 anni dei principali aspetti della mia malattia:
- La milza che in eco nel settembre 2016 misurava cm 18,4 è via via aumentata. Nell'ultima eco di settembre 2023 risulta un DL di 24 cm mentre all’esame obiettivo, di Ottobre u.s., la splenomegalia palpabile è di 14 cm circa. Ciononostante non ho mai riscontrato fastidi attribuibili alla milza medesima;
- Hgb dal 2016 a fine Novembre 2022 si è sempre generalmente attestata sopra 14 (con punte di 16,80 ). Da dicembre 2022 il valore da 13,90 è sceso via via a 13,1 di Ottobre 2023 e a 12,1 di fine novembre 2023;
- Al fine di contenere l'ematocrito, in passato, mi sono sottoposta a salassi (circa 2 all'anno) in occasione di valori di Hct riscontrati maggiori del 45%. L'ultimo salasso ricade ad Agosto 2022 con Hct 46,1%;
- Nel tempo mi è stata riscontrata una significativa leucocitosi. I globuli bianchi sono man mano passati da 15.400 del 2016 fino ad arrivare a 26.700 nel 2020, per poi gradatamente ridiscendere a 18.330 a fine Novembre 2022 ed attestarsi a 13.790 a fine Novembre 2023;
- Le piastrine dal 2016 fino al 2022 sono oscillate da un minimo di 376.000 ad un max di 481.000. Da fine 2022 il valore è però via via sceso da 280.000 fino a 228.000 di Settembre scorso per arrivare a 190.000 a fine Novembre 2023;
- LDH è variato dal valore di 700 del 2016 fino a 938 di metà gennaio 2020 per poi ridiscendere a 760 a Settembre 2023;
- CD34+ fino a Dicembre 2021 sempre sotto 0,23%. Erano 0,33% nel 2022 mentre l’ultimo valore rilevato a fine ottobre scorso è 0,66%;
- JAK2V617 (anno 2017) mutato (alleli mutati al 66%). Nel 2015 gli alleli mutati erano pari al 65%;
- Nessuna mutazione risulta a carico dei 5 geni ad alto rischio: ASXL1, IDH1, IDH2, SRSF2, EZH2 (esame Gennaio 2020).
Focalizzando l’analisi all'intervallo Aprile-Novembre 2023 si assiste però ad un trend a ribasso di tutti i valori:
• CD 34+ passa da 0,40% di Aprile a 0,66% di Ottobre
• Rbc passa da 5,61 di Aprile a 4,08 di fine Novembre
• Hct passa da 44,8% di Aprile a 37,6% di fine Novembre
• Plt passano da 247.000 di Aprile a 190.000 di fine Novembre
• Wbc passano da 17.020 di Aprile a 13.790 di fine Novembre.
Soltanto la milza, seppure importante, rimane costante nelle dimensioni sia in eco (cm 24,2) che all’esame obiettivo (cm 14) . Anche il peso rimane stabile.
In sintesi, il quadro derivante dagli ultimi esami del sangue del 24 Novembre 2023 è il seguente: Rbc 4.080.000, Hgb 12,1, Hct 37,6%, WBC 13.790, piastrine 190.000. Di recente fatto il vaccino contro herpes zoster.
Ciò detto, al di là di accusare prurito (nel periodo invernale/primaverile), sempre gestito con accorgimenti pratici (ma anche con PertantoKestine) e che non ha mai condizionato le mie attività, sento di stare bene e non ho mai rilevato, alcun altro sintomo ascrivibile alla mielofibrosi, ossia niente anemia, nessun dolore alle ossa, mai la febbre, nessun disturbo all'addome, mai astenia, nessuna importante sudorazione notturna, nessuna perdita di peso, nessun senso di sazietà precoce, né mai avuti fenomeni trombotici.
Pertanto, nell'ipotesi di dovere intraprendere una terapia con Ruxolitinib, per ridurre soprattutto la milza, chiedo se esiste una correlazione diretta tra la riduzione della stessa per effetto del farmaco e il controllo della malattia nel senso che a una riduzione della milza corrisponda riduzione della malattia o quanto meno uno stop della stessa allo stadio già raggiunto.
Ciò nella considerazione di valutare, stante il mio stato di salute attuale abbastanza buono e la milza che non mi da alcun problema, la necessità e l’urgenza in termini temporali di iniziare al più presto la terapia con ruxolitinib a fronte dei suoi sicuri effetti collaterali sul mio stato di salute.
Chiedo quindi se convenga aspettare ancora, anche se, come è presumibile, i valori emocromocitometrici suddetti dovessero ulteriormente peggiorare.
Ringraziando, saluti cordiali.
(Giusi)
Risposta
Salve Giusi,
il ruxolitinib ha senza dubbio un'importante ruolo nel controllare una splenomegalia, che sebbene non particolarmente sintomatica è sicuramente di importanti dimensioni e dei valori dell'emocromo permissivi come quelli da lei riportati permetterebbero di usare il farmaco a un dosaggio ottimale con relativa sicurezza, non ha invece un'azione diretta nel ridurre la malattia. Ricordo che questo spazio non è dedicato a consulti clinici per il quale deve rivolgersi al suo ematologo di riferimento in particolare per una questione come l'indicazione ad avvio ad una terapia citoriduttiva.
Buonasera,
mia madre affetta da trombocitemia essenziale ha 60 anni ed ha fatto nuovamente la biopsoa midollo per escludere trasformazioni midollari.
Le piastrine sono buone solo bianchi leggermente aumentati. In cura solo con cardioaspirina.
C'è l’indicazione per cominciare l’uso di oncocarbide anche in buone condizioni di salute solo per prevenire eventuali trombosi?
Grazie mille.
(Adriano)
Risposta
Salve Adriano, non abbiamo abbastanza dati relativi alla storia clinica di sua madre per rispondere alla sua domanda.
Il rischio trombotico nelle trombocitemia essenziale si stabilisce con uno score (IPSET revised) che tiene in considerazione oltre all'età ed eventuali comorbiditá cardiovascolari, anche la presenza o meno della mutazione di JAK2 e di pregressi eventi trombotici. In base al rischio che si calcola si decide la terapia che può essere nulla, cardiaspirina e basta o in aggiunta terapia citoriduttiva. A maggior ragione se ha recentemente eseguito una nuova valutazione midollare sarà l'ematologo di riferimento a valutare la necessità di iniziare o meno un trattamento.
Saluti.
Buonasera,
cosa significa: risultato "L'analisi globale dell'esone 12 del gene JAK2 ha documentato un assetto Wild-Type"?
Grazie per le risposte.
(Claudio)
Risposta
Salve Claudio, vuol dire che NON è presente la mutazione del JAK2 esone 12 che sarebbe associata alla presenza di una eventuale malattia mieloproliferativa.
Gentili Dottori approfitto della vostra disponibilità e gentilezza per per porvi un nuovo quesito.
A mia moglie, affetta da mielofribrosi post Policitemia Vera, è stato riscontrato una forma iniziale di Morbo di Parkinson. Come terapia è stato indicato Madopar 200+50 (un quarto per 3 volte al giorno). Il neurologo ci ha richiesto un parere dell'amatologo prima di iniziare la somministrazione visti i possibili effetti collaterali a livello ematologico.
Grazie per un Vostro aiuto.
(Marco)
Risposta
Buongiorno Marco,
non dovrebbero sussistere controindicazioni alla terapia neurologica prescritta ma consigliamo di valutarlo insieme all'ematologo di riferimento che conosce la storia clinica della paziente oltre che l'eventuale terapia ematologica in atto.
Saluti.
Gentilissimi,
sono affetto da policitemia vera e come sintomo ho il prurito.
Ho provato vari antistaminici e anche paroxetina a basse dosi ma non ho avuto risultati soddisfacenti.
Cosa ne pensate delle lampade solari? Considerando che in estate con l'abbronzatura il prurito sparisce quasi del tutto le lampade potrebbero essere un valido rimedio? Ho letto di persone che le fanno e trovano miglioramenti.
Grazie.
(Roberto)
Risposta
Salve Roberto, se in estate nota un miglioramento con l'abbronzatura può provare sia con le lampade UV (con moderazione dovuto all'aumentato rischio di tumori della pelle) che con la PUVA e valutare se riscontra un miglioramento, non sussistono controindicazioni ematologiche.
Saluti.
PV e insufficienza renale cronica grado 4/5. Assumo oncocarbide. Vorrei sapere la via di escrezione della idrossiurea e capire l'aggiustamento del dosaggio per non intossicarmi. Mi farebbe piacere conoscere la bibliografia a riguardo.
(Fabrizio)
Risposta
Gent.mo,
la farmacocinetica dell'oncocarbide è stata studiata in modo molto approfondito a fine novanta/inizio 2000 (P R Wilt et al, Clinical Pharmacokinetics, 1998; Dr Jing-He Yan et al, Clinical Pharmacology, april 2005; G I Rodriguez et al, Blood, 1998).
Poiché in caso di insufficienza renale l'esposizione a oncocarbide aumenta, è necessario titolare il farmaco al peggioramento della funzionalità renale su base individuale e sempre considerando il valore dell'ematocrito.
Nella policitemia non esiste una dose standard, ma va modulata appunto sul valore di HCT anche in caso di insufficienza renale.
Non esistono in letteratura studi specifici su popolazione con filtrato renale minore di 15 (stadio 5) e policitemia vera. Esiste tuttavia un ottimo lavoro del 2005 effettuato in popolazione affetta da anemia falciforme che descrive una farmacocinetica sostanzialmente solo un po' rallentata, con aumento dell'esposizione plasmatica, nei soggetti con insufficienza renale.
Cordiali saluti.
Salve, con piastrinopenia (inferiore a 10000) è pensabile utilizzare Ruxotinilib o Oncocarbide?
Grazie.
(Francesco A.)
Risposta
Buongiorno Francesco,
valori di piastrine inferiori a 10 x 10&^9/litro (appunto 10000) normalmente richiedono trasfusione piastrinica e farmaci citoriduttivi sono controindicati. Qualora si riscontri all'emocromo un valore del genere bisogna contattare immediatamente un medico.
Per rispondere con maggior precisione alla sua domanda, la scheda tecnica del Ruxotinilib, ad esempio, indica come 50000 plt il valore sotto il quale il farmaco non andrebbe iniziato.
Gentili dottori, da diversi anni ho avuto una diagnosi di mielofibrosi post policitemia vera; da tre anni sono in cura con Ruxolitinib allo scopo di tenere sotto controllo la dimensione della milza, unico sintomo esistente. Ho diminuito gradualmente la dose del farmaco nel tempo a causa di sospetti effetti collaterali di tipo neurologico fino ad arrivare da oltre un anno a una dose di 5 mg due volte al giorno. Dal punto di vista ematologico la milza ha subito una discreta diminuzione di dimensione inizialmente per poi restare stazionaria nel corso del tempo. Gli esami del sangue sono sempre nella norma.
Vorrei chiedervi se secondo voi è opportuno arrivare alla totale graduale sospensione del farmaco visto che ho ancora problemi di bruciore alla testa e parestesie che non hanno avuto altre diagnosi e che mi si ripresentano periodicamente in forma piuttosto invasiva a fronte del fatto che alcuni ematologi da cui sono in cura ritengono che una dose così bassa d Ruxolitinib sia oltretutto inefficace.
Mi scuso per il disturbo ma sono abbastanza disorientata e vorrei sentire la vostra opinione, certa di una pronta risposta vi ringrazio per la vostra disponibilità e professionalità.
(Giuseppina P.)
Risposta
Cara Giuseppina,
si tratta di un effetto collaterale piuttosto raro, ma riportato in letteratura. Una sospensione del farmaco potrebbe aiutare a comprendere se questo fastidioso sintomo sia dovuto effettivamente al ruxolitinib e non invece ad altra causa. Attenzione però: la sospensione dei JAK inibitori è molto delicata e va effettuato esclusivamente dietro monitoraggio medico.
Attualmente, per i pazienti affetti da mielofibrosi con splenomegalia e che mal tollerano ruxolitinib, c'è a disposizione l'opzione di cambiare farmaco passando a Fedratinib, che ha un pattern di effetti collaterali diversi dal ruxolitinib. Ne parli con il suo ematologo di fiducia.
Cordiali saluti.
Buonasera,
vorrei sapere la ragione per il quale la cura con il ruxolitinib è accompagnata con la prescrizione di ciclovir?
Vi ringrazio.
(Francesco)
Risposta
Caro Francesco,
l'utilizzo di ruxolitinib si accompagna a riattivazioni virali degli herpes virus, non frequenti ma dimostrate. Pertanto è indicata, specie in pazienti che soffrono di herpes simplex o zoster, assumere l'aciclovir in profilassi per evitare frequenti riattivazioni del virus.
Cordiali saluti.
Buonasera,
esiste una correlazione tra la policitemia con modificazione del JAK2, in particolare con la proliferazione della stessa, e il virus EBV?
Grazie.
(Carla)
Risposta
Cara Carla,
la cellula bersaglio del virus EBV sono i linfociti B e quindi correla tipicamente con altre patologie ematologiche.
Non sono note al momento correlazioni forti con la policitemia vera ed in generale con le malattie mieloproliferative.
Cordiali saluti
Carissimi, dopo prime visite e se terapia funziona ogni quanto si deve tornare dal proprio ematologo?
Grazie in anticipo.
(Enzo B.)
Risposta
Caro Enzo,
dipende dalla diagnosi. In generale:
6-8 mesi nel caso di una policitemia vera ben controllata.
8-10 mesi nel caso della trombocitemia essenziale (o 6 se presenti altri fattori di rischio).
3-4 mesi nel caso di una mielofibrosi primaria o secondaria in buon controllo.
Cordiali saluti.
Salve, ho 47 anni politicemia vera. JAK2 positivo, in cura con salassi e cardioaspirina. Oltre all'emocromo elevato ho anche i globuli bianchi intorno ai 18000.
Le linee guida cosa prevedono in tali casi? Di cambiare terapia per abbassare i globuli bianchi? O bisogna guardare solo al valore dell'ematocrito al fine di impostare una adeguata terapia? Fino a che livelli i valori di globuli bianchi elevati non destano preoccupazione?
(Antonio)
Risposta
Caro Antonio,
la questione da lei riportata è interessante ed è stata oggetto di un consensus ELN del 2021, pubblicato su Lancet Haematology a primo nome Marchetti.
I massimi esperti del settore hanno individuato come 25.000 il valore di globuli bianchi cui è fortemente consigliato iniziare una terapia citoriduttiva e come 15000 il valore cui si considera citoriduzione qualora vi siano anche altri fattori di rischio cardiovascolari. Nel suo caso, andrebbe analizzato appunto tutto il contesto per decidere se effettuare una citoriduzione, verosimilmente con idrossiurea.
Un cordiale saluto.
Carissimi, 8 mesi con idrossiurea con buoni risultati solo che nelle ultime analisi dopo 5 mesi hct 40/42 passato a 44. E una cosa normale niente di preoccupante un ht a 44 e ancora buono x pz con pv?
Grazie.
(Enzo)
Risposta
Caro Enzo,
un'oscillazione dei valori di HCT tra 40 e 44 va benissimo, e variazioni dell'ematocrito sono normali. La cosa importante è che non sia costantemente sopra il 45%.
Cordiali saluti.
Buongiorno,
in un paziente con mielofibrosi post pv in trattamento con jakavi, da agosto di quest'anno, il verificarsi di anemia tale da richiedere una trasfusione è di per sé un evento sfavorevole nel prosieguo della cura/malattia?
All'inizio del trattamento i valori di emoglobina erano di 10, sono scesi a 7.5.
Grazie di tutto.
(Francesco)
Risposta
Caro Francesco,
l'evento da lei riportato è piuttosto frequente. Non è raro che si presenti anemizzazione rapida all'inizio del trattamento. Spesso, vi è un recupero dei valori, che avviene talvolta anche dopo sei mesi dall'inizio del trattamento. Quello che consigliamo ai pazienti che iniziano la terapia con un JAK inibitore è sempre un supporto trasfusionale iniziale, e non è di per sé un fattore sfavorevole. Vi sono pazienti in cui il trattamento con ruxo non è tollerato per l'anemizzazione, ed in tal caso vi sono altre strategie terapeutiche possibili. Tuttavia, tendiamo a non abbandonare il farmaco solo perchè si verificano una o due trasfusioni, consapevoli che, con il tempo, il livello di hb può risalire.
Cordiali saluti.
Gentilissimi,
sono affetto da policitemia vera da circa due anni. Il mio sintomo principale della malattia è il prurito che solitamente si manifesta dopo la doccia e nei periodi di umidità.
Mi è stato consigliato, dato lo scarso risultato avuto con gli antistaminici, di provare a ridurre il prurito con la paroxetina.
Al momento ne assumo mezza compressa al giorno (10 mg) ma in verità non trovo molto giovamento.
Ho letto che molti ne prendono 20 mg, ovvero una compressa intera. Volevo chiedervi qual è il dosaggio terapeutico indicato per il prurito da policitemia?
Ringraziandovi per la vostra disponibilità e per il vostro operato vi saluto cordialmente.
(Roberto)
Risposta
Caro Roberto,
l'utilizzo di paroxetina nella policitemia vera per la gestione del prurito è una comune pratica clinica ma non è codificato da alcuna linea guida per quanto riguarda il dosaggio. Il motivo sta nel fatto che ogni paziente reagisce in modo diverso a questi farmaci. Solitamente si inizia con 10 mg per aumentare se non c'è beneficio. Qualora la terapia con paroxetina dovesse risultare del tutto inefficace e il prurito invalidante, può essere preso in considerazione il ruxolitinib, con tutte le attenzioni del caso.
Cordiali saluti.
Buongiorno.
63 anni, PV dal 2019, trattato da subito con oncocarbide (attualmente 10 cp/sett ma un anno fa 14cp).
Nel 2020 un epitelioma basocellulare, nel 2021 altri due, nel 2023 cinque. Presumibilmente dovuti ad oncocarbide. Milza nella norma. Per il resto sto molto bene. Gli ematologi dicono che ci sono le condizioni cliniche per passare a Besremi ma sono un po’ dubbioso per gli eventuali effetti collaterali che potrebbero superare quelli di oncocarbide. E poi siamo sicuri che i problemi sulla pelle andranno a scomparire? Il dermatologo consiglia di proseguire con oncocarbide. E il trattamento con ropeginterferone sembra essere più impegnativo, soprattutto all'inizio per una persona che lavora in proprio.
In generale, alla luce della esperienza sul campo ad oggi, dato che Besremi di fatto non è molto che é mutuabile, ci potreste dire quali sono i vantaggi e svantaggi dell'uno e dell'altro nel trattamento della malattia e negli effetti collaterali? E come mai Besremi viene indicato solo per chi ha meno di 65 anni?
Vi ringrazio molto per il vostro servizio e per le preziose informazioni che ci date.
(Francesco)
Risposta
Caro Francesco,
nel suo caso si sta manifestando, molto verosimilmente, una tossicità cutanea da oncocarbide e questo è il razionale per passare a Ropeg-INF. E' impossibile prevedere se cambiando farmaco l'insorgenza di basaliomi diminuirà, è molto probabile però, in quanto in nessuno studio l'interferone ha mostrato questo tipo di tossicità.
Il farmaco è effettivamente un po' più impegnativo, specie all'inizio in cui bisogna "trovare la dose corretta", tuttavia le reazioni e gli effetti collaterali sono molto soggettivi.
Il ropeg-inf è approvato solo nei pazienti sotto 65 anni perché, al momento, è la categoria di pazienti in cui è stato maggiormente testato. Alcuni lavori suggeriscono che l'interferone possa avere un effetto di riduzione del clone neoplastico e quindi "curativo" e anche per questo è consigliato a pazienti più giovani.
Il vantaggio di oncocarbide sta sicuramente nella sua maneggevolezza: si dosa con gran tranquillità e, al di là di rari casi di intolleranza primaria e della tossicità cutanea, non ha effetti particolari.
Il vantaggio di ropeg-INF è la somministrazione meno frequente, il suo possibile effetto curativo, il diverso spettro di effetti collaterali.
Cordiali saluti.
La risposta alla mia domanda è inconcludente. Ripeto e chiedo cortesemente se si conosce la causa della debolezza muscolare al minimo sforzo, il più banale immaginabile nella policitemia vera di cui sono affetto e trattata con successo con oncocarbide a intermittenza sulla base dell'emocromo. Di sicuro non è in relazione alla emoglobina (mai sotto i 9). C'e' per caso una infiammazione sostemica nella malattia?
Grazie.
(Fabrizio)
Risposta
Gent.mo,
come già spiegato, la sideropenia (anche in assenza di anemia) è tipica della policitemia vera. E questa situazione può generare astenia e debolezza muscolare anche in assenza di anemia. In alcuni pazienti la carenza marziale, al di là dell'anemia, è molto mal tollerata.
Per quanto una condizione di infiammazione del microambiente midollare è dimostrata nei processi mieloproliferativi, nella PV gli indici di infiammazione sistemici sono solitamente normali o solo di poco mossi.
Cordiali saluti.
Buongiorno,
ho 54 anni, sono affetto da cinque anni da mielofibrosi secondaria JAK-2 positiva, in trattamento con Ruxolitinib con buon controllo della splenomegalia.
Ho letto che il farmaco col tempo perde di efficacia. Vorrei sapere con che frequenza e dopo quanto tempo ciò si verifichi.
E in tal caso quali siano attualmente le opzioni terapeutiche.
Grazie,cordiali saluti
(Antonio)
Risposta
Caro Antonio,
è molto difficile rispondere alla sua domanda in quanto non esistono dei criteri univoci per dire quando il ruxolitinib perda efficacia. Quando la milza si riespande? Quando torna il prurito? Quando ricompaiono i sintomi? E' una questione se vuole "semantica", ma non secondaria. Fondamentalmente, ogni caso è a sé stante. Purtroppo è difficile prevedere la risposta a ruxolitinib sul singolo paziente: alcuni nuovi lavori (come lo score RR6) hanno provato a rispondere a questa domanda, ma attendono ancora validazione.
La seconda domanda è più semplice: le opzioni terapeutiche, fino a pochi anni fa estremamente limitate, adesso sono maggiori.
In alcuni casi, se il burden sintomatologico non è estremo, un possibilità può essere il rechallenge. è un concetto ancora non ben codificato ma di comune pratica clinica e consiste nel fare una pausa da ruxolitinib e reinserirlo dopo sei mesi. Alcuni pazienti traggono giovamento, ma si tratta probabilmente più di un'eredità del passato che di una reale alternativa.
Attualmente, nei casi di riespansione della milza, si tende a cambiare JAK inibitore, tipicamente passando a Fedratininb, mentre nei casi in cui si sviluppa intolleranza a Ruxolitinib per anemia si può pensare a momelotinib, attualmente in uso compassionevole ma verosimilmente presto disponibile.
Altre opzioni farmacologiche, al momento, sono disponibili solo in trial clinici e sono rappresentate dal BCL-XL/BCL2 inibitore navitoclax e dal BET inibitore pelabresib, due molecole attualmente in fase 3 di sperimentazione e apparentemente promettenti. Altre molecole in fase di sperimentazione sono disponibili, ma i dati sono ancora non altrettanto chiari.
In ultimo, qualora la classe di rischio fosse adeguata e la fitness generale buona, può essere considerato un trapianto allogenico di midollo osseo, preceduto o meno da una splenectomia.
Cordiali saluti.
Gentilissimi,
sono effetto da sclerosi multipla e faccio delle analisi del sangue trimestrali. Ho sempre avuto valori dell'ematocrito e dell'emoglobina prossimi al limite massimo e diverse volte l'ho superato ma poi tali valori sono rientrati.
Nell'ultimo anno questo sforamento è capitato due volte. L'ultima analisi riporta un ematocrito di 54.4 con limite massimo a 53. Piastrine e globuli bianchi sono nella norma. Sei mesi fa ho fatto ecografia dell'addome non rilevando nulla di particolare (milza nella norma).
Volevo chiedervi se è il caso di iniziare l'iter per la diagnosi della policitemia, e poi, in termini probabilistici, quanto è frequente con questi valori una diagnosi di una policitemia vera rispetto a una secondaria?
(Pietro)
Risposta
Gent.mo Pietro,
è difficile rispondere alla sua domanda senza una visita medica. La poliglobulia secondaria è piuttosto frequente. L'ematocrito nella policitemia vera, di solito, ha un incremento più lineare nel tempo. Valori più ondulanti sono più tipici di una forma secondaria. Sono però solo tendenze e ogni caso va analizzato a se; le consiglio di parlarne con il neurologo che la segue e di prenotare, nel caso, una visita ematologica.
Un cordiale saluto.
Carissimi, sento e leggo che il rapenginterferone sia in grado di rallententare progressione patologia, non vi risulta? Io con onco sto benissimo ma se ci sono farmaci più efficaci??
Grazie.
(Enzo B.)
Risposta
Caro Enzo,
nei pazienti con più di 65 anni di età è consigliato oncocarbide. Ropeg si utilizza al momento solo in pazienti giovani. E' ancora dibattuto se il ropeg possa essere utile in pazienti più anziani o se i suoi effetti collaterali superino il beneficio.
Cordiali saluti.
Gentile Dottore,
76 anni, PV da 8 anni, trattata efficacemente e saltuariamente con oncocarbide in base a emocromo. La cosa che più mi disturba è la debolezza muscolare al minimo sforzo, per esempio alzarmi dalla sedia. CPK e transaminasi nella norma.
Poiché sono un collega, chiedo cortesemente e con linguaggio scientifico qual è la causa, se si conosce. La cosa all'inizio era lieve per poi peggiorare col tempo. Ho notato che non c'è relazione con i valori emocromo( GR, GB,PTL).
(Fabrizio)
Risposta
Caro collega,
l'astenia e più specificamente la debolezza muscolare è un sintomo che si riscontra con una certa frequenza nei pazienti affetti da PV. Uno dei pochi fattori chiaramente riconosciuti, è la condizione di sideropenia indotta sia dalla spinta proliferativa che dalla terapia. Sicuramente il giovane che effettua numerosi salassi è più esposto a questa condizione, ma si può riscontrare anche nel paziente più anziano.
Se il sintomo risulta debilitante, è possibile dopo valutazione attenta dell'assetto marziale, una piccola integrazione di breve durata con controlli frequenti dell'emocromo.
Sottolineo tuttavia che l'integrazione di ferro nella PV è controindicata e va effettuata con frequente valutazione dell'emocromo.
Cordiali saluti.
Buongiorno, sono affetto da TE in terapia con interferone iniziata da non molto (135 mcg). Tuttavia pare che l'effetto citoriduttivo sia limitato, cioè la discesa delle piastrine è minima.
Considerato che l'interferone agisce anche sul clone, quindi con un vantaggio aggiuntivo, domando se è possibile che venga associato altro farmaco più efficace nell'attesa di ottenere un livello adeguato e se questo può essere protratto anche per periodi più lunghi.
Ringrazio anticipatamente.
(Luca)
Risposta
Buongiorno Luca.
Il livello di piastrine, qualora sia al di sotto delle 1500, non deve destare troppe preoccupazioni. Anche valori maggiori sono accettabili, sempre però analizzati caso per caso.
Non è raro che l'interferone venga associato all'idrossiurea nel caso vi sia necessità di un maggior controllo sulle piastrine, soprattutto all'inizio della terapia con INF. Come si diceva sopra, però, nella trombocitemia essenziale fare "la guerra ai numeri" non è utile né raccomandato.
Cordiali saluti.
A prescindere da una patologia sarebbe utile fare un salasso almeno una volta l'anno? Grazie e scusate se faccio tante domande.
Buon lavoro.
(Enzo B.)
Risposta
Caro Enzo,
se non vi sono patologie mieloproliferative, il salasso non è utile.
Cordiali saluti.
Buonasera, paziente con PV JAK2 positivo, in attesa di biopsia, se dovesse risultare una fibrosi di grado zero o 1 quale sarebbe l'approccio terapeutico?
Grazie.
(Evaristo)
Risposta
Caro Evaristo,
la presenza di un grado MF 1 non modifica l'approccio terapeutico, che è sempre volto a contenere il rischio trombotico. Ciò che "comanda" è lo score trombotico, dato da passati eventi vascolari e dall'età.
Cordiali saluti.
Buonasera.
La terapia CAR-T può essere utilizzata ora o in un prossimo futuro nei casi di mielofibrosi che non possono accedere a trapianto? O per evitarlo addirittura?
Grazie mille.
(Margherita)
Risposta
Cara Margherita,
al momento questo tipo di tecnologia non è ancora arrivata negli ospedali per la mielofibrosi. In generale, l'immunoterapia (di cui le CAR-T sono il ritrovato più recente) non è stata particolarmente implementata nelle mieloproliferative. Qualche cosa si sta muovendo, ma esclusivamente per i pazienti con mutazione in CALR.
Ci sono diverse limitazioni a impiegare l'immunoterapia nelle malattie mieloidi, non ultima la tipologia di pazienti con MF, la tossicità acuta non indifferente delle CAR-T e il fatto che, laddove indicato, il trapianto resta comunque un'opzione curativa consolidata ed efficace.
Cordiali saluti.
Quindi un paziente con pv la piastrinosi è normale e non dovrebbe ritoccare dosaggio onco se HCT e HGB rimangono stabili 41 14 da circa 5 mesi solo plt sale e scendi 600.700 mila.
Grazie ancora.
(Enzo B.)
Risposta
Gent.mo,
per quanto riguarda il dosaggio e la gestione delle terapia è indispensabile la visita medica.
La piastrinosi è normale nella pv e non richiede un aggiustamento delle dosi di oncocarbide, se l'ematocrito è controllato, a meno che non raggiunga livelli estremi (più di 1500 x 10^9/L e comunque in casi selezionati).
Cordiali saluti.
Vorrei sapere se la valutazione dell'epo nei casi JAK2 negativi con eritrocitosi, può essere fatta anche a ridosso dei salassi oppure quanto tempo deve passare tra il dosaggio dell'eritropoietina sierica e l'ultimo salasso?
(Salvio)
Risposta
Caro Salvio,
nei casi di eritrocitosi secondaria, JAK2 negativo, la valutazione dell'epo andrebbe fatta il più a ridosso possibile del salasso. Infatti, il salasso di per sé provoca un aumento più o meno marcato dell'EPO, che risulta meno accurato di conseguenza. Il momento migliore per il prelievo è appunto subito prima del salasso. Ad ogni modo, l'ematologo (o lo pneumologo/nefrologo nel caso di condizioni secondarie) che la segue saprà interpretare i risultati se effettuati subito dopo il salasso, momento in cui però il prelievo è meno affidabile.
Cordiali saluti.
Buonasera e sempre tanto grata per il vostro lavoro e supporto tramite questa pagina.
Ho 53 anni e affetta da mielofibrosi idiopatica da 14 anni. Assumo jakavi, deursil, eritropoietina e deferasirox più periodiche trasfusioni di emazie.
Da circa un anno, due/tre volte al giorno mi prude tantissimo per qualche minuto nella parte corrispondente alla fascia del reggiseno, precisamente sul lato sinistro. Non ho eruzioni cutanee.
Il medico di famiglia e il dermatologo mi hanno detto che non è nulla. Vorrei però sapere se la malattia o i farmaci che assumo possono provocare prurito localizzato.
Grazie anticipatamente per la vostra preziosa risposta.
(Rosa)
Risposta
Cara Rosa,
il prurito è un sintomo tipico della policitemia vera, ma è difficilmente localizzato. Si tratta infatti di un prurito diffuso, a tutto il corpo, che peggiora al contatto con l'acqua, specie calda.
La terapia che sta seguendo è lo standard della MF e non vi è ragione di credere che vi sia un nesso tra il prurito localizzato che lei sente e la sua patologia.
Cordiali saluti.
Carissimi, ma un paziente under 55 te o pv con ht sotto 45 senza eventi trombotici che fa solo salassi e cardio se ha plt oltre 700 800 mila non rischia? Come abbassa plt?
(Enzo B.)
Risposta
Gentile Enzo,
la presenza di piastrinosi è un evento normale e non deve destare preoccupazione. La conta piastrinica elevata non rappresenta un problema ai livelli da lei indicati. Si inizia a trattare solitamente sopra le 1500 x 10^9/L, normalmente con idrossiurea (ma le situazioni sono sempre individuali e richiedono visita ematologica approfondita).
Cordiali saluti.
3 quesiti onco a lungo termine può provocare leucemie secondarie? Se i valori sono nella norma dopo ogni analisi si può sospendere farmaco x 2 3 gg x poi riprenderlo? O meglio seguire protocollo?
(Enzo B.)
Risposta
Caro Enzo,
nessuno studio ha mai dimostrato un aumento di leucemie secondarie nei pazienti che fanno uso di idrossiurea. La posologia va stabilita in base agli esami. La loro normalità (il mantenimento di un ematocrito minore del 45%) indica che la quantità di idrossiurea è corretta e va mantenuta.
Cordiali saluti.
Gent.mi Ricercatori,
grazie sempre per il prezioso supporto che date.
Nelle mielofibrosi (post TE) asintomatiche con cariotipo favorevole e senza mutazioni ad alto rischio, ma con piastrinopenia da moderata a grave, quali sono le possibili opzioni terapeutiche per fare alzare la conta piastrinica?
L'assunzione di danazolo o prednisone può riuscire nell’intento?
Ed ancora, ho letto recentemente che ricercatori italiani hanno ottenuto il ripristino della conta piastrinica nella mielofibrosi con un farmaco inibitore del transforming growth factor. C'è stato un aumento della conta piastrinica nell'81% dei pazienti sottoposti a trial clinico di fase 1.
È attualmente utilizzabile questa terapia?
Grazie per l'attenzione.
Un cordialissimo saluto.
(Giorgio)
Risposta
Gentile Giorgio, sicuramente la gestione del paziente con mielofibrosi e piastrinopenia è piuttosto complessa.
Il cardine della terapia è di sostegno e riduzione del rischio di emorragie: trasfusione di PLT se necessarie, gestione dei farmaci antiaggreganti o anticoagulanti se precedentemente prescritti, riduzione del rischio emorragico causato da altri fattori. Le terapie a disposizione sono attualmente poche: i farmaci cortisonici come prednisone possono essere efficaci nell'aumentare il livello di piastrine ma solitamente non vengono utilizzati in maniera continuativa in assenza di valori di PLT rischiosi (il rischio di sanguinamento spontaneo in assenza di altri fattori causanti è aumentato solo in caso di PLT<30-20'000/mm3) perchè anche a basse dosi portano numerosi effetti collaterali.
Il danazolo è un farmaco poco maneggevole, capace di dare una risposta su anemia e piastrinopenia in un terzo dei casi e in circa 6 mesi di trattamento, poco disponibile in commercio, che è principalmente riservato ai casi senza altre possibilità terapeutiche.
Pacritinib (l'unico JAK inibitore consigliato in caso specifico di piastrinopenia) non è prescrivibile in Europa e non è scevro da effetti collaterali.
Momelotinib, in corso di valutazione per l'approvazione in Europa ed in Italia, è prescrivibile per pazienti con PLT<25'000/mm3 in regime compassionevole ed ha dimostrato un aumento delle piastrine in alcuni dei pazienti trattati.
Tuttavia, i farmaci JAK inibitori sono indicati per la riduzione dei sintomi e della splenomegalia in pazienti con rischio DIPSS intermedio-2/alto.
Lo studio che lei cita è molto interessante (AVID200 se ho bene inteso), ma essendo ancora ad una fase precoce abbiamo per ora solo dati preliminari di efficacia.
Le consiglio infine di consultarsi con il proprio ematologo di fiducia per valutare tutte le possibilità terapeutiche in base al caso clinico e alle sue necessità, in quanto potrebbe essere ancora tenuto sotto osservazione senza effettuare terapie specifiche in assenza di necessità cliniche. In alternativa potrebbe rivolgersi ad un centro che abbia possibilità di arruolarla in uno studio clinico sperimentale mirato.
Buongiorno gentilissimi ricercatori.
Mia sorella, 35 anni, trombocitemia da sei anni, con una gravidanza alle spalle (trombocitemia scoperta in gravidanza), vorrebbe il secondo figlio e sta pensando alla seconda gravidanza.
Lei dice che i suoi ematologi non hanno nulla in contrario. Ma io mi chiedevo, non c'è un rischio di maggior progressione della malattia con un'altra gravidanza? Il corpo non si stressa troppo?
Grazie mille. Grazie per tutto ciò che fate!
(Marco)
Risposta
Caro Marco, la gravidanza di per sé non è una situazione che è nota aumentare il rischio di progressione della malattia.
Il rischio in gravidanza principalmente è di aborto spontaneo precoce (leggermente aumentato rispetto alla popolazione generale) e di trombosi. Per ridurre questo rischio si utilizza normalmente la cardioaspirina. Si associa eparina a basso peso molecolare a dosaggio profilattico solo nelle pazienti ad alto rischio, su indicazione dell'ematologo. In caso di necessità di citoriduzione è indicato unicamente l'utilizzo dell'interferone pegylato.
Si raccomanda di mantenersi strettamente alle indicazioni del ginecologo e dell'ematologo di fiducia.
Buonasera, ho 39 anni sono affetta da pre-fibrotica dopo due anni di oncocarbide sono passata da 5 mesi a interferone peg. Da circa un anno mi compaiono ascessi cutanei ricorrenti che si infettano di pus causandomi dolori importanti.
Volevo sapere il vostro parere se c'è correlazione tra ascessi cutanei e mielofibrosi.
Grazie.
Risposta
L'effetto collaterale di cui mi parla è raro e poco conosciuto, le consiglio vivamente un consulto con un dermatologo e con il suo ematologo di fiducia per escludere una causa infettiva o dermatologica che l'interferone potrebbe aver scatenato o esacerbato, per valutare se fosse possibile trattarla per poter riprendere il trattamento in tranquillità. In particolare andranno esclusi batteri particolari della specie Mycobacterium, eventualmente anche prelevando campioni provenienti dall'essudato dell'ascesso.
Cari dottori, 7 mesi pv faccio analisi ogni settimana,è sbagliato? O, se uno vuole, può farle tranquillamente?
Grazie.
Dopo analisi con valori normali ht41hb13.5 rbc382wbc 4,5 5 plt 300 320.sospendo idrossiurea x 2/3 gg.in teoria!!!! Secondo voi si può fare o meglio prenderlo sempre a prescindere dagli ottimi valori?
Nel tempo, con una cura citoriduttiva che funziona, il midollo si assesta e i benefici del oncocarbide durano anche a distanza di anni? 7 mesi solo benefici.
Grazie.
(Enzo)
Risposta
Caro Enzo, ci ha mandato diverse domande insieme riguardanti il dosaggio di oncocarbide e i suoi benefici, le rispondiamo con una sola risposta.
Prima di tutto per il dosaggio di oncocarbide è necessario attenersi alle indicazioni dell'ematologo di fiducia, che conosce il suo quadro completo e gli esami precedenti e non possiamo consigliarle su questo sito eventuali correzioni del dosaggio.
Secondariamente, i benefici dell'oncocarbide sono unicamente legati al controllo della aumentata produzione di cellule di malattia, distruggendo ed impedendo la produzione di queste cellule l'oncocarbide è capace di mantenere sotto controllo la malattia per diversi anni e perde di efficacia solo nel 20% circa dei pazienti. Il farmaco non è però in grado di ridurre il rischio di progressione della malattia.
Buongiorno. Ho mielofibrosi dal 2009, emocromo abbastanza stabile (GR 4,10 GB 7,1 EMOGLOBINA 11,5 Piastrine 166), milza che aumenta di circa 1 cm ogni anno dal 2019 (ora 17 cm) e assumo zyloric 300 mg due volte a settimana. Non assumo altra terapia. Ho 59 anni.
Dalle ultime analisi attività protrombinica PT è risultata 53 e il d-dimero 692 ng/ml. So che significa tendenza ai coaguli. E'normale nella mielofibrosi?
E' la prima volta che risultano alterati questi parametri. Siccome soffro di varici ho effettuato ecolordoppler che ha escluso trombosi e il chirurgo vascolare mi ha prescritto PRISMA 50 MG 1 cp per 4 mesi, terapia approvata dal mio ematologo. La proteina c reattiva, il PTT e il fibrinogeno sono nei parametri. Potro' risolvere con la cura?
Vorrei un vostro eminente parere.
Grazie infinite.
(Margherita)
Risposta
Cara Margherita, sicuramente la mielofibrosi si associa ad eventi trombotici, ma in maniera minore rispetto alla policitemia vera e alla trombocitemia essenziale. I valori che riferisce sono molto sensibili ma poco specifici, infatti per confermare il sospetto di trombosi sono necessari una attenta valutazione del quadro clinico e strumentale. In assenza di sintomi compatibili è difficile pensare che siano stati alterati per l'instaurarsi di una trombosi rimasta non diagnosticata. Non è indicato effettuare un controllo stretto di questi parametri in assenza di altre indicazioni cardiologiche o ematologiche specifiche nei nostri pazienti.
In conclusione è necessario un confronto tra il suo ematologo e il suo chirurgo vascolare di fiducia per stimare il suo rischio trombotico attuale, i soli esami ematici alterati in una singola misurazione non sono dirimenti.
Nel ringraziarvi per le risposte precise e dettagliate ai miei tanti quesiti, colgo occasione per augurarvi buon ogni Santi. Grazie ancora.
Risposta
Grazie mille per i complimenti, siamo molto contenti di poter essere utili in questo canale diretto con voi!
Buongiorno, ho 52 anni e circa 2 anni fa ho avuto diagnosi di Policitemia vera JAk2 positivo che curo con cardioaspirina e salassi.
Alla diagnosi fra i vari esami ho scoperto di avere l'omocisteina alta (28) e in seguito dopo ulteriori esami ho scoperto di avere poliformismo MTHFR c677t in omozigosi. Devo dosare l'omocisteina ogni 6 mesi e se è alta devo usare un integratore a base soprattutto di b12 e folati metilati.
La mia domanda è la seguente: visto che queste vitamine sono sconsigliate per la mia patologia poiché stimolano il midollo a produrre come faccio a gestire le 2 cose? Sembra un cane che si morde la coda.
Devo dire però che per esperienza personale ho visto un impennata dell'ematocrito solo quando ho usato l'integratore ad inizio della diagnosi, quando avevo fatto pochi salassi. La seconda volta circa 10 mesi dopo quando ho integrato le vitamine non ho avuto un grosso rialzo dell'ematocrito.
Grazie.
(Luigi)
Risposta
Gentile Luigi, la domanda che pone è giustissima e non vi è una risposta certa in letteratura.
L'iperomocisteinemia causata dal polimorfismo della MTHFR può essere ridotta con la supplementazione ad alte dosi di vitamina B12 e folati, nonostante non ci siano dati certi sull'impatto del trattamento sulla riduzione del rischio cardiovascolare. Tuttavia, come già scritto in diversi altri commenti di questa pagina, gli ematologi consigliano generalmente di evitare supplementi di queste vitamine nei pazienti con policitemia vera per evitare aumenti importanti dell'ematocrito e della crasi ematica in generale.
La decisione deve essere presa assieme al proprio ematologo di fiducia e dipende molto dal quadro clinico: in un paziente con policitemia vera con ematocrito ben controllato, ad un ritmo di salassi stabile e in cui la supplementazione occasionale di vitamine B non provoca eccessivi squilibri del quadro si propende per prescrivere gli integratori (magari effettuando qualche settimana l'emocromo di controllo presso il centro trasfusionale). In caso contrario, se la gestione della crasi ematica è instabile e ha tendenza all'aumento con la supplementazione, viene generalmente preferito evitarla.
Va ricordato in conclusione che l'impatto del rischio cardiovascolare in un paziente con PV a basso rischio è soprattutto legato all'aderenza alla terapia con salassi e antiaggreganti. Secondariamente alla presenza della malattia i principali fattori di rischio cardiovascolare modificabili pesano in maniera maggiore rispetto all'iperomocisteinemia (che perlatro è piuttosto comune), ovvero obesità, fumo, diabete, ipertensione.
Si raccomanda fortemente quindi di incidere soprattutto sullo stile di vita del paziente, in modo da ridurre in maniera significativa il rischio cardiovascolare.
Buongiorno gentili Dottori, mia moglie è affetta da Mielofibrosi post Policitemia Vera. Causa altre patologie è richiesta di effettuare una serie di esami clinici e vorrei sapere se questi possono incidere negativamente sulla malattia in corso.
-DAT Scan , Elettromiografia arti inferiori, TECAR Terapia, Laser Terapia, assunzione di SINEMET 100.
Grazie anticipatamente.
(Marco)
Risposta
Gentile Marco, gli esami che ha elencato e la terapia non incidono sulla patologia.
Salve,
da sempre ho avuto GR,HB, HCT con valori elevati ma ai limiti della norma. Da 1 anno si sono inziati ad alzare, ho eseguito JAK2 negativo, ma ho rossore al volto da sbalzi termici e acufeni che non passano, nemmeno dopo i salassi.
Il mio ematologo mi dice che non sono associati all'eritrocitosi, tuttavia ho ancora paura di avere la PV, cosa dovrei fare?
Grazie.
(Luca)
Risposta
Gentile Luca, per rispondere alla sua domanda le consiglio di leggere la risposta appena scritta per Sandro, in quanto il vostro caso è molto simile.
In sintesi: nei casi di eritrocitosi JAK2 negative, si consiglia di eseguire prima di tutto il dosaggio di EPO sierica. In caso di quadro sintomatologico compatibile e in presenza di criteri sierologici (Hb >16.5 ed Hct >49% in più di una misurazione negli uomini) è consigliabile eseguire BOM, soprattutto se EPO ridotta. In caso di EPO normale o aumentata è consigliato valutare la presenza di cause secondarie o soprattutto in caso di familiarità cercare mutazioni associate alle eritrocitosi ereditarie.
Buongiorno, vorrei qualche informazione in più circa i risultati provenienti dallo studio della combinazione di Azacitidina, Venetoclax e Ruxolitinib nella mielofibrosi che in una buona percentuali dei casi ha portato a remissione parziale o completa della malattia.
Come vanno lette queste informazioni, può essere una strada percorribile per arrivare ad una cura della malattia?
Grazie.
(Giuseppe)
Risposta
Caro Giuseppe,
immagino tu ti riferisca al lavoro intitolato "Combination of azacitidine, venetoclax and ruxolitinib in blast phase myeloproliferative neoplasms" di Systchenko T et al. pubblicato quest'anno.
In questo lavoro gli autori riportano i risultati di questa associazione terapeutica in 5 pazienti con MPN-BP, ovvero fase blastica di malattia mieloproliferativa (leucemia mieloide secondaria a MPN). La risposta completa (valutata quindi come l'assenza di blasti leucemici, non la eventuale scomparsa di fibrosi midollare) è stata del 80%.
Il lavoro è molto interessante, ma se tu ti riferivi (dicendo "cura della malattia") a tutte le MPN purtroppo non stiamo parlando della stessa malattia. Infatti per le forme croniche di MPN (PV, TE, MF) la remissione completa significa la completa scomparsa di ogni segno di malattia nel midollo e purtroppo ad oggi solo il trapianto di midollo osseo è capace di questo risultato.
Molti studi sono in corso con diversi farmaci sperimentali, uno dei più promettenti è navitoclax (inibitore di Bcl-2 e bcl-XL, farmaco della stessa classe di venetoclax), in associazione o meno a ruxolitinib, sta dimostrando buoni risultati.
Buongiorno.
Ho 56 anni e da qualche anno mi trovo con un hct e hgb "borderline", un episodio con hct 53,6 tre anni fa e poi altri emocromo con valori che oscillavano da 49/50 o 51,5/52,5 mentre hgb varia da 16 a 17,5.
Alla fine da marzo scorso dopo un hct di 52,6 mi sono deciso ad approfondire la cosa è il mio dottore curante ha aperto l'iter per ricerca di policitemia vera.
Fatto tutti gli esami del caso, milza e tutto il resto compreso valori epo ok, non ho nessun sintomo che possa far sospettare (prurito, stanchezza o altro ancora), ma l'esame genetico JAK2 esone 12 (per la seconda volta, JAK2 14 negativo da subito), risulta dubbio per carica allelica sotto i parametri e mi viene sempre consigliato di ripeterlo a distanza di tempo.
Ripeto, io non ho sintomo alcuno, ed escluso questo hct e hgb borderline o poco di più mi sento ok.
Domanda, pensate che alla fine mi venga richiesto di fare un esame al midollo? Perché in tutta sincerità nel caso, io di farmi "scassare" con un esame invasivo per quello che ho e per come mi sento non ne sono PER NIENTE convinto.
Un vostro parere se possibile.
Grazie mille!
(Sandro)
Risposta
Gentile Sandro, non possiamo fornirle consigli mirati all'indicazione o meno dell'esecuzione di biopsia osteomidollare non essendo il suo ematologo di fiducia ed in mancanza di una visita ematologica.
Possiamo dirle che il suo caso è particolare più che altro per il risultato dubbio della ricerca di mutazioni di JAK2 su esone 12, perchè pazienti con eritrocitosi senza mutazioni di JAK2 sono più frequenti di quanto si possa pensare. La biopsia midollare è un esame che riserviamo per la conferma diagnostica (è l'esame chiave per diagnosticare una MPN), ma non è particolarmente invasivo, sono davvero pochi i casi in cui sia controindicata.
E' un esame che si esegue in regime ambulatoriale, con anestesia locale, è sicuramente fastidioso ma ha pochissime complicanze. E' un esame che però si risparmia a pazienti con EPO normale e in assenza di mutazioni di JAK2. In questi soggetti è consigliato verificare prima di tutto cause secondarie, di gran lunga le più frequenti (patologie che causano ipossia come la bpco) oppure soprattutto in presenza di familiarità è consigliato verificare mutazioni che predispongono ad eritrocitosi familiari/ereditarie.
Le possiamo consigliare di rivalutare con il proprio ematologo di fiducia l'esecuzione di esami che possano escludere queste cause. Nel frattempo, nel dubbio diagnostico, è consigliabile effettuare salassoterapia per valori di Hct stabilmente >52%.
Salve carissimi dottori, vorrei sapere se nella PV e nella mielofibrosi l'ingrossamento della milza ha cause differenti e quale è la dimensione massima prima di iniziare una terapia citoriduttiva.
Grazie.
(Evaristo)
Risposta
Gentile Evaristo,
la splenomegalia nelle malattie mieloproliferative è un processo causato da un'insieme di fattori, ancora in fase di studio. Dal punto di vista istologico sappiamo che il fenomeno principale è la presenza di emopoiesi extramidollare eccessiva e di carattere clonale: nella pratica cellule immature di malattia dal midollo osseo vanno in circolo e si depositano nella milza, dove si stabilizzano e proliferano in maniera incontrollata.
Non esiste un valore limite oltre il quale iniziare una terapia citoriduttiva o con JAK inibitori: i criteri per iniziare il trattamento sia nella PV che nella MF derivano dagli score prognostici e l'indicazione è per alto rischio nella PV e rischio intermedio-2/alto nella MF. In entrambe le patologie è però raccomandato valutare l'inizio della terapia con JAK inibitori come ruxolitinib in caso di splenomegalia con margine splenico maggiore di 5 cm dall'arcata costale e/o presenza di sintomi correlati (come dolore al fianco sinistro e disturbi legati alla compressione dello stomaco).
Il quadro deve essere in ogni caso valutato dall'ematologo di fiducia per escludere la presenza di controindicazioni alla terapia come infezioni croniche o citopenie che potrebbero peggiorare in caso di terapia.
Entrando nel trial imetelstat si può continuare ad assumere ruxolitini? Grazie
(Donato)
Risposta
Per aver informazioni dettagliate le consiglio di contattare il proprio medico di riferimento, in quanto i dettagli dei trial clinici devono essere accuratamente descritti a seconda del paziente, della coorte di arruolamento disponibile e dei posti disponibili per ogni centro.
E milza e fegato ingrossati è causa patologia o alta conta PLT? Grazie.
(Enzo)
Risposta
L'epatosplenomegalia (milza e fegato ingrossati) possono essere causati direttamente dalla malattia mieloproliferativa (soprattutto mielofibrosi o policitemia vera), non dipendono dalla conta delle piastrine.
Cari ricercatori ogni quanto i controlli cardiologici, ecografia addome vanno ripetuti per pazienti con pv? E idem ferro folati b12?
(Enzo)
Risposta
La frequenza dei controlli nei pazienti con PV dipende soprattutto dal tipo di paziente e dal rischio di malattia. Solitamente le visite cardiologiche vengono eseguite se necessario (consigliate annualmente soprattutto in caso di precedenti eventi cardiovascolari oppure se presenti fattori di rischio come fumo, obesità, ipercolesterolemia, ipertensione...), l'ecografia dell'addome viene richiesta quando fegato e/o milza sono palpabili oppure in caso di sintomi compatibili con splenomegalia e possono essere ripetute a cadenza variabile a seconda della presenza o meno della splenomegalia.
Negli esami ematici di routine solitamente non si richiedono folati e B12 a meno di non avere un sospetto di carenza, in quanto sarebbe sconsigliabile assumere integratori se non strettamente necessario. La ferritina (che stima i depositi di ferro nei tessuti) viene solitamente richiesta, soprattutto nei pazienti che effettuano salassi. Anche in questo caso si consiglia di assumere integratori di ferro solo dopo aver consultato il proprio ematologo di riferimento.
Mentre PLT 10gg RBC 150gg! IGB quanto tempo restano in circolazione? E più sono bassi e più le difese immunitarie cedono?
(Enzo B.)
Risposta
I globuli bianchi, noti anche come leucociti, sono un tipo di cellule del sangue che svolgono un ruolo fondamentale nel sistema immunitario del corpo. Sono responsabili di combattere le infezioni e le malattie, proteggendo l'organismo da agenti patogeni come batteri, virus, funghi e altre minacce.
La durata di vita dei globuli bianchi può variare a seconda del tipo specifico:
1. Neutrofili: questi globuli bianchi polimorfonucleati hanno una vita breve, di solito meno di 24 ore. Sono tra le prime cellule a rispondere a un'infezione.
2. Linfociti: la vita media dei linfociti può variare notevolmente. Alcuni linfociti, chiamati linfociti T, possono persistere per anni, mentre altri linfociti, come i linfociti B, possono sopravvivere per diverse settimane.
3. Monociti: i monociti possono circolare nel sangue per diverse ore, ma in seguito migrano nei tessuti per differenziarsi in macrofagi, dove possono sopravvivere per diversi mesi o persino anni.
4. Eosinofili e basofili: questi globuli bianchi hanno una vita media di alcuni giorni.
La quantità di globuli bianchi nel sangue, o il conteggio dei globuli bianchi, è uno degli indicatori importanti della salute del sistema immunitario. Se il conteggio dei globuli bianchi è troppo basso, è noto come leucopenia, e ciò può indebolire le difese immunitarie del corpo, rendendolo più suscettibile alle infezioni.
Macrocitosi, mcv109, GR 3.80 dovuto a oncocarbide! Rimarrà tale? O nel tempo torneranno normali? E che sintomi dà?
(Enzo B.)
Risposta
La macrocitosi (valori alti di MCV all'emocromo) è un segno tipico della terapia con idrussiurea (oncocarbide, farmaco usato per ridurre i globuli in eccesso nelle malattie mieloproliferative). Deriva dal fatto che il farmaco blocca i normali processi di formazione dei globuli rossi, che quindi crescendo e sviluppandosi rimangono più grandi e voluminosi del normale. Questo segno laboratoristico non è assolutamente dannoso per il paziente, è solo un fenomeno associato (al massimo aiuta il medico a verificare che il farmaco sia correttamente assunto e assorbito dal paziente), non deve preoccuparsi! Rimarrà tale finché assumerà il farmaco.
Macrocitosi e conta GB/leggermente sopra range 4.10 possono causare bocca asciutta e bruciore al petto? Grazie.
(Enzo B.)
Risposta
Globuli bianchi leggermente superiori al range e macrocitosi possono essere associati a molte condizioni anche non patologiche. I sintomi che lamenta (bocca asciutta, bruciore al petto) non sono specifici e non è possibile fare una diretta correlazione con gli esami ematici.
Le raccomando di rivolgersi al proprio medico di fiducia per poter valutare il quadro completo.
Avere vit B12 alta in una adolescente (1200) ed un emoglobina bassina (11,6) deve richiedere l'osservazione dell'ematologo? Con quali ulteriori approfondimenti di laboratorio?
Grazie.
(Fernando)
Risposta
Caro Fernando, avere una vitamina B12 alta in soggetto che non sta assumendo integratori contenenti questa sostanza può essere un segno di patologia ematologica associata ad anemia, anche se raro e poco specifico.
Le consiglio di rivolgersi al proprio medico di fiducia per esami standard di approfondimento e una visita completa per segni o sintomi di malattia.
Buongiorno, vorrei sapere che correlazione c'è tra policitemia e gli esami dei folati e vitamina B12.
Grazie.
(Carla)
Risposta
Buongiorno,
folati e vitamina B12 sono elementi essenziali per la formazione delle cellule del midollo osseo. Mentre solitamente la vitamina B12 è normale o aumentata nella policitemia vera, i folati possono essere ridotti per l'elevata produzione di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine dalla malattia.
In generale si sconsiglia nei pazienti affetti da malattie mieloproliferative l'implementazione di ferro, vitamina B12 o folati, in quanti questi possono favorire la proliferazione di cellule di malattia. Qualsiasi altro integratore non contenente queste sostanze può essere assunto; si consiglia in ogni caso di fare riferimento al proprio ematologo curante per la valutazione dell'integratore specifico.
Buonasera,
mio padre settantenne JAK-2 positivo è passato nell'arco di quarant'anni dalla trombocitemia essenziale alla policitemia vera alla mielofibrosi secondaria, documentate da biopsie osteomodollari. Vorrei sapere in che percentuale si verifichi tale evoluzione e se attualmente sia possibile impedirla.
Grazie, cordiali saluti.
(Manlio)
Risposta
La trombocitemia essenziale (TE) può evolvere a policitemia vera (PV) in una percentuale molto variabile di casi in quanto spesso sono errori diagnostici. In fasi molto precoci di malattia una PV può presentarsi in maniera quasi identica ad una TE, questi casi sono deonomiati "masked PV" ovvero PV mascherata. Nei restanti casi di trasformazione da PV a TE la frequenza è circa del 1% in 6 anni.
Il rischio di evoluzione da PV a mielofibrosi secondaria invece è stimato secondo gli studi al 15% in circa 20 anni.
Attualmente sono in corso di sperimentazione diversi farmaci che potrebbero modificare l'andamento di queste malattie e ridurre il rischio di evoluzione di malattia, ma non sono ad oggi stati terminati questi studi.
Carissimi, secondo voi tra Onco e Jakavi BesremiAlpha-2 qual è più sicuro/efficace e tollerabile!
Grazie.
(E. B.)
Risposta
Gentile Enzo, come si può immaginare la nostra risposta non può essere quella di selezionare un farmaco migliore di un altro in quanto tutto dipende dalla patologia e dal paziente.
I farmaci che ha citato (idrossiurea, ruxolitinib e interferone peghilato) agiscono in modi diversi e sono approvati per diverse neoplasie mieloproliferative.
Se si riferisce in particolare alla policitemia vera, l'oncocarbide nella maggior parte dei casi è il farmaco di prima scelta per il basso profilo di tossicità e per l'efficacia supportata da dati molto robusti nel ridurre il rischio trombotico. L'interferone è stato recentemente introdotto come farmaco di prima linea in casi selezionati di policitemia vera sintomatica e solitamente viene utilizzato in pazienti giovani e che non presentano le controindicazioni per assumere il farmaco. Per quanto con questo farmaco sia possibile ottenere riduzioni importanti della carica della mutazione di JAK2, ad oggi non sappiamo con certezza quanto questo possa impattare sulla storia naturale della malattia.
Infine il ruxolitinib è considerato un farmaco di seconda linea nella policitemia vera, da utilizzare soprattutto quando i sintomi costituzionali, il prurito e/o la splenomegalia sono molto presenti nonostante adeguata terapia di prima linea.
In conclusione non c'è un farmaco migliore degli altri, tutto dipende dal contesto e la scelta terapeutica viene sempre decisa dopo una attenta valutazione dell'ematologo di riferimento in base alle caratteristiche della malattia e del paziente.
Salve, grazie per la risposta del 4 ottobre, ho commesso un errore di battitura, volevo dire mielofibrosi policitemica.
Vi ringrazio anticipatamente per il chiarimento.
(Evaristo)
Risposta
Non esiste una patologia denominata "Mielofibrosi policitemica" come entità nosologica a sé stante. Immagino che l'aggettivo "policitemica" sia inteso come fenotipo di malattia: una mielofibrosi che produce molti globuli bianchi, rossi e piastrine. Questa caratteristica è più frequente nelle mielofibrosi secondarie (appunto post-policitemia vera o post-trombocitemia essenziale) o altrimenti nella mielofibrosi prefibrotica (che invece è una entità nosologica a sé stante secondo la classificazione WHO). Questo aggettivo può differenziarla dalla mielofibrosi "a fenotipo citopenico" in cui anemia, piastrinopenia e raramente anche leucocitopenia sono caratteristiche importanti della malattia e della sua gestione clinica.
Salve, ho la milza di 23 cm, ho avuto una trombosi alla vena portae ora sono in terapia con il ruxolitinib (20 mg 2 al dì).
Ho appena avuto i verbali inps per legge 104, handicap e collocamento mirato, e chiedo se in 12 mesi prima della revisione dei certificati appena citati la malattia può regredire o alla meglio rimane stabile, salvo problematiche durante l'anno in corso?
Grazie mille.
(Walter)
Risposta
A seconda di quanto tempo è in trattamento con il ruxolitinib e da com'è l'andamento di malattia negli ultimi mesi si può aspettare principalmente una riduzione dei sintomi e/o della dimensione della milza, o in caso contrario una stazionalitá del quadro, per quanto riguarda gli elementi di cui mi ha parlato.
In ogni caso la malattia potrebbe cambiare in maniera indipendente da questi parametri e per questo può solo riferirsi al suo ematologo di riferimento.
Buongiorno, cos'è esattamente la mielofibrosi policitemia?
(Evaristo)
Risposta
Gentile Evaristo, credo intendesse dire mielofibrosi post policitemia vera. In tal caso questa patologia è a tutti gli effetti un'evoluzione di policitemia vera a mielofibrosi. Entrambe sono neoplasie mieloproliferative croniche, ma sono diverse per sintomi, trattamento e prognosi.
Un paziente con policitemia vera solitamente ha una produzione di globuli rossi, bianchi e piastrine aumentati e necessita di antiaggregante (come la aspirina) che può essere associato a farmaci come l'idrossiurea e/o salasso-terapia. Nel corso della storia naturale della malattia può evolvere a mielofibrosi e quindi più frequentemente può lamentare sintomi come sudorazioni notturne, calo di peso, febbricola e un aumento della dimensione della milza. I valori dell'emocromo possono ridursi (in particolare presentare un calo delle piastrine e dell'emoglobina), come tipicamente avviene anche nella mielofibrosi primaria.
La prognosi della patologia peggiora e allo stesso tempo possono essere indicati a seconda del paziente e della presentazione di malattia, terapia farmacologica specifica per mielofibrosi oppure trapianto di midollo osseo.
Cari Dottori, se un paziente assume 7 cp sett di ONCO!in teoria!!! Si potrebbe assumerle 22111=7 o meglio seguire la linea, 1cp.giornaliera?
(Enzo)
Risposta
Caro Enzo, si consiglia di assumere 1 compressa al giorno tutti i giorni in caso di prescrizione di 7 compresse alla settimana.
Carissimi! 100mg o 1500mg onco come è meglio assumerlo? Tutto in una volta, o mattina, pomeriggio e sera?
(Enzo B.)
Risposta
Si consiglia di assumerle o sempre allo stesso orario tutte assieme oppure, se ha più comprasse da assumere al giorno, divise in due momenti (ad esempio mattina e sera).
Cari Dottori, mentre hct sotto 45 quale sarebbe il valore ottimale delle PLT? Rimanere nel range 150/450?
(Enzo)
Risposta
Se ho ben inteso il testo del suo messaggio, vuole sapere quale sia il valore ottimale delle piastrine nelle MPN.
Premesso che il valore limite massimo della normalità è 450x10^6/L, gli studi hanno dimostrato che nelle MPN il numero assoluto di piastrine non è direttamente correlato al rischio trombotico. Questo significa che, anche per valori più alti, non è necessariamente indicato aumentare la terapia citoriduttiva (con ad esempio idrossiurea) né iniziarla. Paradossalmente invece, valori superiori a 1'500x10^6/L aumentano il rischio di sanguinamento spontaneo (molto probabilmente per un meccanismo di sequestro del fattore di vonWillebrand). In questi casi è necessario contattare il proprio ematologo per discutere l'inizio di una terapia citoriduttiva.
Gent.mi dottori, vorrei sapere quanto misura la milza generalmente in un soggetto sano e, conseguentemente, quando invece è da ritenersi ingrossata.
Grazie per tutto quello che fate.
(Anna)
Risposta
Cara Anna,
una milza normale misura in genere circa 10-12 cm in ecografia, e non deve essere palpabile o, al massimo, nei soggetti magri può essere palpato il polo inferiore in inspirazione profonda.
Gentili medici,
nelle neoplasie mieloproliferative cosa indica un aumento dell'LDH? Ho una diagnosi di TE JAK2 mutata due anni, fino a sei mesi fa LDH era intorno a 150 (limite massimo 248), oggi è arrivato a 199. Significa qualcosa? Negli ultimi sei mesi, le piastrine hanno superato il milione e i rossi ed ematocrito sono poco sotto il limite massimo.
Grazie.
(Simona)
Risposta
Cara Simona,
LDH (lattico deidrogensai) è un enzima contenuto dentro tutte le cellule e che viene liberato quando la cellula muore. Nelle malattie mieloproliferative è frequente ritrovare valori sopra la norma proprio perché in seguito alla proliferazione del midollo osseo si verifica anche un aumentato turnover cellulare. Piccole oscillazioni possono dipendere da numerose cause non correlate alla malattia (stati infettivi, emolisi del campione e altri); è importante invece verificare l'andamento del valore nel tempo in quanto possibile spia (per valori molto alti), insieme ad altri segni e sintomi, di progressione di malattia.
Effetti indesiderati del ruxolitinib somministrato in pazienti post trapiantati con GVHD cronica.
(Antonio V.)
Risposta
Caro Antonio,
gli effetti collaterali del farmaco riguardano principalmente la possibile riduzione delle piastrine, per cui si necessita di un aggiustamento del dosaggio, e dei valori di emoglobina; più raramente possono verificarsi anche riduzioni della conta dei neutrofili.
Un altro possibile effetto collaterale, osservato però per pazienti con malattie mieloproliferative croniche che sono sottoposti a esposizioni al farmaco più prolungate, è la comparsa di tumori benigni della pelle, soprattutto nelle aree fotoesposte. Durante la terapia con Ruxolitinib è inoltre consigliato effettuare monitoraggio dell'assetto lipidico.
Da giugno hct/hgb 40,41, hgb,13,1,13,2 rbc 3.70.solo plt sali e scendi e un bene HCT su questi valori? E durerà? Effetto idrossiurea? Grazie.
(Enzo)
Risposta
Buongiorno, in questa sede non è possibile fornire consulenze cliniche, per le quali si consiglia di fare riferimento al propio ematologo curante.
Salve! Assendo un soggetto un po' ansioso, faccio controlli ravvicinati (1/2 sett) E' sbagliato? Grazie.
(Enzo)
Risposta
Buongiorno, la frequenza dei controlli dipende dalla patologia e dalla terapia in atto, con controlli più frequenti nelle prime fasi e più prolungati col passare del tempo.
Si consiglia di seguire le indicazioni del proprio ematologo di riferimento.
Carissimi, come si accorge di una progressione della pv in mielofibbrosi o LmC? E che percentuali ci sono? E se la patologia pv viene scoperta prima e curata con le terapie citoriduttive! Il rischio diminuisce? Grazie.
(Enzo)
Risposta
Caro Enzo,
il tasso di progressione a mielofibrosi franca si attesta a circa 5-15% a 15 anni per la policitemia vera. Sintomi o segni di sospetta evoluzione sono la comparsa di sintomi sistemici, LDH in aumento, aumento della dimensione della milza, anemia e leucoeritroblastosi. Per poter effettuare diagnosi di progressione è però necessario effettuare una biopsia osteomidollare per confermare l'aumentato grado di fibrosi nel midollo osseo.
Al momento non ci sono evidenze che il trattamento citoriduttivo riduca la probabilità di evolvere in mielofibrosi, ma vi sono numerosi studi in corso riguardo i nuovi farmaci.
Vi ringrazio per la Vs. precedente risposta.
Vi chiedo 3 pareri relativi alla PV secondo le ultime ricerche:
1. risultano differenze tra mutazione JAK2 esone 14 ed esone 12 nelle sue manifestazioni?(ad es. nell'assimilazione del ferro e nella malattia vera e propria).
2. Nella PV sono normali delle variazioni tra valori più alti di rossi, emoglobina ematocrito ed EPO, ed altri rientranti nei range da laboratorio senza fare alcuna terapia?
3. La PV può prevedere valori EPO nella norma anche se verso il limite più basso?
Grazie.
(Fabio)
Risposta
Buongiorno,
la mutazione del JAK2 a carico dell'esone 14 risulta essere la più frequente, ma in un 2-3% di pazienti può riscontrarsi mutazioni a carico dell'esone 12. Questi pazienti solitamente presentano una proliferazione più spiccata a carico della linea dei globuli rossi, con ematocrito ed emoglobina più alti e globuli bianchi e piastrine solitamente nella norma; sono in genere più giovani alla diagnosi, ma la sopravvivenza è sovrapponibile a quella dei pazienti con esone 14.
Il valore di globuli rossi, emoglobina, ematocrito ed EPO subisce variazioni fisiologiche anche nella popolazione sana, ed è dipendente dagli strumenti di laboratorio, dai liquidi assunti, da eventuali stati infiammatori/infettivi e molto altro.
Valori di EPO sotto soglia costituiscono un criterio minore di diagnosi di PV, in quanto è possibile ritrovare EPO nella norma.
Gentili Dottori, quindi mcv alto 110, RBC bassi,3,70 è dovuto all'oncocarbide! In futuro torneranno nella normalita?
Grazie.
(Enzo B.)
Risposta
Buongiorno, l'aumento dell'MCV (valore che indica la dimensione dei globuli rossi) può essere un effetto collaterale dovuto all'oncocarbide, tuttavia non ha nessuna implicazione clinica.
Buongiorno, nel mentre aspetto il controllo dall'ematologo mi sorge una domanda forse anche banale.
Gli integratori quelli blandi da banco, per le difese immunitarie o per la stanchezza si possono assumere o sono controindicati in caso di malattia mieloproliferativa? Nel mio caso TE, 40 anni e assumo solo cardioaspirina.
Grazie mille.
(Anna)
Risposta
Buongiorno,
si sconsiglia nei pazienti affetti da malattie mieloproliferative l'implementazione di ferro, vitamina B12 o folati, in quanti questi possono favorire la proliferazione del midollo, e quindi di globuli rossi e piastrine.
Qualsiasi altro integratore non contenente queste sostanze può essere assunto; si consiglia in ogni caso di fare riferimento al propio ematologo curante per la valutazione dell'integratore specifico.
Salve, sono affetto da politicemia vera JAK2 positivo, in cura con salassi e cardioaspirina, 46 anni maschio.
Volevo sapere, in linea generale, se vi è un numero massimo di salassi che si possono fare in un anno per contenere l'ematocrito; un numero massimo oltre il quale sarebbe opportuno cambiare terapia in favore della citoriduzione.
Saluti.
(Antonio)
Risposta
Buongiorno,
il trattamento della policitemia vera, sia a basso che ad alto rischio, prevede l'utilizzo di aspirina a basso dosaggio ed esecuzione di salassi terapeutici con l'obiettivo di ottenere un valore di ematocrito inferiore al 45%. Non esiste un numero minimo o massimo di salassi da eseguire per avere un buon controllo dell'ematocrito; alla diagnosi è più frequente effettuare un numero maggiore di salassi e con più frequenza, che si riduce mano a mano nel corso del tempo, grazie anche alla deprivazione di ferro contestuale al salasso che determina una minor proliferazione midollare.
Nel caso del paziente a basso rischio (età inferiore a 60 anni e assenza di eventi vascolari) può essere presa in considerazione, grazie alle recenti linee guida ELN, in particolari casi, tra cui intolleranza alla procedura del salasso (sincopi o difficoltà di riferimento degli accessi venosi), leucocitosi, splenomegalia ed altri. La terapia citoriduttiva, in particolare l'interferone, dovrebbe essere presa in considerazione in presenza di un elevato fabbisogno di salassi, indicati come almeno sei salassi l'anno per due anni consecutivi nella fase di mantenimento (dopo aver ottenuto, nella fase di induzione, un ematocrito inferiore a 45), in assenza di controindicazioni al farmaco.
Salve, paziente con PV JAK2 positivo 50 anni ed evento trombotico precedente può chiedere di essere trattato con ropeginterferone al posto di idrossiurea?
(Pietro T.)
Risposta
Buongiorno,
in questa sede non vengono fornite consulenze cliniche per cui, per il suo caso specifico, si raccomanda di rivolgersi al proprio ematologo curante. Interferone (nelle varie formulazioni) e idrossiurea sono farmaci citoriduttivi con meccanismi d'azione differenti e differente profilo di sicurezza. La scelta del farmaco spesso dipende da presenza di eventuali comorbidità, tollerabilità, età del paziente e terapie pregresse.
L'idrossiurea è un farmaco orale, sicuro e utilizzato da molto tempo, con un profilo di effetti collaterali ben conosciuti che tendono a manifestarsi soprattutto dopo molti anni di terapia e sono comunque ben controllabili. L'interferone è un farmaco sottocute (con frequenza di iniezione differente in base al tipo di formulazione) che si tende a preferire nel soggetto giovane per il buon controllo della malattia, ma è controindicato in presenza di alcune malattie autoimmuni o disturbi dell'umore e possiede alcuni effetti collaterali (come ad esempio sintomi di tipo influenzale) che possono essere mal tollerati da alcuni pazienti.
Buongiorno,
Sono affetto da policitemia secondaria.
Ho 63 anni e dall'età di 45 anni mi è stata diagnosticata ipertensione diastolica isolata. Mi curo attualmente con due differenti farmaci ipertensivi che hanno agevolmente fatto tornare i valori nella norma.
Vorrei domandare se il rischio di complicanze cardiache relative all'ipertensione rimane aumentato rispetto alla popolazione non ipertesa, oppure il fatto che la terapia sia efficace sia "come se l'ipertensione non ci fosse" per quanto riguarda l'aumento del rischio.
Grazie per il vostro preziosissimo lavoro.
(Carlo)
Risposta
Buongiorno,
la presenza di ipertensione, sia nella popolazione generale che nei pazienti affetti da malattie mieloproliferative, costituisce un fattore di rischio cardiovascolare che deve essere controllato mediante una giusta associazione di farmaci, in modo tale da ridurre al massimo l'impatto che il singolo fattore può avere sul rischio globale. Nei casi di policitemia secondaria non vi sono al momento dati sufficienti a dimostrare un aumentato rischio cardiovascolare, per cui si raccomanda un buon controllo in ogni caso dei fattori di rischio come nella popolazione generale.
Preg.mi ricercatori buongiorno,
torno a scrivervi per avere notizie del Momelotinib. Da una email della MPN Fundation ho ricevuto la notizia che la FDA ha autorizzato il Momelotinib per MF con anemia.
Poichè mia moglie è affetta da MF3 con anemia e mediamente esegue cinque trasfusioni all'anno, in cura con ruholitinib da gennaio 2014 rispetto al quale ha dovuto diminuire la posologia per l'anemia da gennaio 2021, mi chiedevo se questo nuovo farmaco potrebbe migliorare le condizioni dell'anemia o quantomeno non farla avanzare.
Faccio presente che nei trial aperti del Momelotinib vi erano delle condizioni per l'arruolamento non facili visto che non era certo che chi veniva arruolato ricevesse "esclusivamente" il Momelotinib.
La mia domanda è se dopo questa autorizzazione della FDA saranno aperte possibilità di accesso al nuovo farmaco come fu inizialmente per il Ruxolitinib. Infine colgo l'occasione per la Vs. cortese e preziosa attenzione per chiedervi se esiste qualche rimedio per dei lividi/petecchie che da tempo, peggiorando sempre di più, per futilissimi motivi (toccando solo la pelle) o anche senza motivo tormentano in particolare le braccia di mia moglie, cosa che la rende ansiosa e scontenta.
Vi ringrazio ancora SEMPRE per ESSERCI !!
(Ernesto)
Risposta
Buongiorno, in questa sede non è possibile fornire consulenze cliniche per cui si rimanda al proprio ematologo di riferimento.
Momelotinib è un inibitore di JAK1, JAK2 e ACVR1 (bersaglio responsabile dell'effetto sull'anemia del farmaco) recentemente approvato da FDA, ma ancora in fase di valutazione in Europa dall'EMA, per le forme di mielofibrosi rischio intermedio o alto in seguito ai risultati positivi riscontrati nello studio di fase IIII MOMENTUM, in cui si sono osservate ottime risposte sia sulla riduzione dei sintomi che soprattutto sulla riduzione del fabbisogno trasfusionale.
Al momento il farmaco può essere richiesto, in particolari situazioni cliniche e solo per alcuni casi, dall'ematologo in regime compassionevole.
La comparsa di lividi ed ematomi deve invece essere necessariamente inquadrata con maggiori dati clinici e di laboratorio, per cui la rimandiamo nuovamente al suo curante.
Buongiorno, in caso di mielofibrosi post PV le fibre di collagene possono regredire magari con qualche terapia farmacologica oppure il decorso della malattia in senso peggiorativo è inevitabile?
Grazie.
(Pietro)
Risposta
Buongiorno,
l'unico trattamento che al momento può determinare una riduzione della fibrosi midollare è il trapianto allogenico. Numerosi studi di nuovi farmaci con meccanismi di azione molto diversi tra loro (nuovi JAK inibitori, inibitori di BET, MDM2, BCLxL e altri) sono in corso per valutarne sia l'efficacia sia la possibilità di ridurre la fibrosi midollare. Alcuni di questi farmaci sembrano promettenti in questo senso, ma saranno necessari ulteriori studi, soprattutto con numeri di pazienti maggiori, per poter verificare l'effettiva efficacia.
Mentre ht41, Hgb13,3,plt330, wbc,4.40, rbc3,69,scendono!0 perche'aumentati'di'volume!che significa'ed e preoccupante? Come pure mcv109. Assumo'idrossiurea!! Grazie.
(Enzo B.)
Risposta
Buongiorno, l'aumento del volume corpuscolare medio, che indica la dimensione dei globuli rossi, è un normale effetto collaterale in corso di terapia con idrossiurea; non comporta alcun problema e non deve essere corretto.
Buongiorno,
vorrei sapere qual è la patogenesi della polineuropatia da JAK2 inibitori.
Grazie, cordiali saluti
(Ennio)
Risposta
Buongiorno,
ad oggi non sono disponibili dati riguardo la polineuropatia da inibitori di JAK2. Al momento è stato solo rilevato come effetto avverso raro in corso di trial clinici che utilizzavano momelotinib, farmaco non ancora approvato in Italia per neoplasie mieloproliferative croniche.
Salve,
che differenza c'è tra le chemio a ciclo e idrossiurea presa per sempre!e molto'piu'leggera. Grazie
(Enzo B.)
Risposta
Buongiorno, l'oncocarbide è un farmaco citoriduttore che può essere utilizzato in molte patologie, con effetti collaterali estremamente tollerabili e limitati; nel caso delle malattie mieloproliferative viene utilizzato in cronico per ottenere il controllo di una patologia cronica. La chemioterapia, il cui termine racchiude numerosi farmaci molto diversi tra loro, ha effetti collaterali molto più pesanti e predispone il paziente a numerosi rischi, che si corrono solo in presenza di malattie più aggressive.
Salve, 47 anni, maschio, sono affetto da politicemia vera JAK2 positivo in cura con salassi e cardioaspirina.
Volevo sapere la differenza tra il trattamento con ropeginterferone besremi ed il nuovo trattamento con ptg 300. In cosa si differenziano e quale potrebbe essere il piu appropriato per un paziente come me che fa 5 salassi all'anno.
Volevo sapere inoltre se il ptg 300 porta anche alla normalizzazione dei globuli bianchi e delle piastrine o agisce solo sui globuli rossi?
Grazie mille in anticipo.
(Antonio)
Risposta
Buongiorno,
in questa sede non è possibile fornire consulenze cliniche per cui si rimanda al proprio ematolgo di riferimento.
La citoriduzione nei soggetti a basso rischio (meno di 60 anni e assenza di eventi trombotici) non è indicata se non in casi particolari. Nei soggetti giovani è stato di recente approvato il Ropeginterferon, farmaco sottocute che mediante numerosi meccanismi immunologici permette un buon controllo dell'emocromo e del rischio cardiovascolare.
Rusfertide è invece un farmaco che agisce regolando il ferro contenuto nell'organismo in modo da ridurre il fabbisogno di salassi nei soggetti che necessitano di numerose procedure per ottenere un buon controllo dell'ematocrito. Al momento il farmaco non è approvato ed è disponibile solo tramite protocolli clinici; non vi sono evidenze di controllo anche sul valore di globuli bianchi e piastrine.
Carissimi! Il tabagismo fa male al midollo? E c'è correlazione tra tabacco e PV?
(Enzo B.)
Risposta
Buongiorno, il fumo è un fattore di rischio cardiovascolare e in presenza di malattie mieloproliferative deve essere eliminato, così come tutti gli altri fattori di rischio (diabete, obesità, ipertensione) per ridurre la possibilità di eventi trombotici.
Buongiorno.
Donna di 65 anni affetta da mielofibrosi secondaria a trombocitemia essenziale con progressiva diminuzione di G.R.(2,61 milioni/microL), Hb(8,40 gr/dL), Ht (25,60%), G.B.(3000 micro/L) e piastrine (238000 micro/L). Quale significato assume il contemporaneo aumento dei reticolociti (0,1470 milioni/uL - 5,62%)?
Grazie.
(Ambra)
Risposta
Buongiorno, i reticolociti sono globuli rossi molto giovani che vengono immessi in circolo in particolari condizioni, tra cui può esservi l'anemia. Nella mielofibrosi l'aumento delle fibre di collagene nel midollo toglie "spazio" alle normali cellule del sangue (globuli rossi, bianchi e piastrine) che non riescono a proliferare normalmente; in risposta a questo in alcuni casi il midollo può immettere in circolo questi elementi.
Carissimi! Cosa indica rdwSd!77,range 21-54.. anemia? E che sintomi da?
Grazie.
(Enzo B.)
Risposta
Caro Enzo,
RDW è un indice eritrocitario che misura l'ampiezza dei globuli rossi presenti nel sangue. Quando elevato può essere utile per l'identificazione di alcune cause di anemia (anemie emolitiche, talassemie, deficit di ferro o folati e moltissime altre), ma sempre in associazione ad altri parametri clinici e di laboratorio.
Buongiorno.
Vorrei chiedervi un parere perché la situazione è secondo il mio ematologo di difficile lettura.
Ho 45 anni e dallo storico delle analisi emerge che già a 17 anni avevo avuto un caso di lieve eritrocitosi. Poi nelle successive tutto nella norma fino ai 27 quando riprende a rialzarsi (globuli rossi a 5,60, emoglob a 16,5 e ematocrito a 47), in concomitanza con un valore transaminasi ALT leggermente ma continuamente più alto, con andamenti quasi proporzionali ai livelli eritrosici.
A 25 anni riscontrata Epatite A. Sempre senza sintomi specifici e quindi nessuna terapia o analisi specifiche. Adesso dal 2022 sempre solo con eritrocitosi a globuli rossi a circa 5,90, emoglobi a 17 e ematocrito a 51, senza sintomi, milza e fegato normali ma sempre ALT a 54/60, analisi JAK2 617f negativa, ferro ottimale, ferritina leggermente oltre il limite max ed Epo a 3.
Pochi mesi dopo questo risultato ritorno a fare emocromo ed è perfetto, senza prendere nulla. Ma ho vitamina D carente (mi viene dato colecalciferolo), Omocisteina a 20 con mutazione gene MHTF (mi viene dato folico e B12).
Le domande sono queste: dai vostri studi
1. È plausibile avere PV con questi dati contraddittori?
2. Se agissimo come fosse una PV con salassi, calerebbe anche ferro che però è ok: non sarebbe controproducente?
2. Ho letto del ruolo dell'epcidina (che ha anche un legame con Vit D di cui sono sempre carente): può esserci un nesso tra eritrocitosi e fegato "problematico" (non saprei come definirlo visto che all'eco è normale)?
3. Può esserci una correlazione tra eritrocitosi e stress?
4. Folico e b12 possono incrementare eritrocitosi?
Grazie.
(Fabio)
Risposta
Caro Fabio,
in questo contesto non si possono fornire consulti medici, per i quali ti rimandiamo al tuo centro ematologico di riferimento.
L'aumento dell'emoglobina (eritrocitosi) può dipendere da molte cause, tra cui una produzione spontanea da parte del midollo (guidata nella stragrande maggioranza dei casi da mutazioni del gene JAK2, esone 14 (la mutazione V617F) o esone 12), o da cause secondarie, quali patologie polmonari o cardiache, fumo di sigaretta, apnee notturne, alcuni tumori e altre.
In rari casi possono essere presenti mutazioni a carico di particolari geni che regolano la produzione di globuli rossi, ma sono in genere forme familiari (più casi in una sola famiglia) e vengono studiate solo in alcuni centri. Tutti i casi che non presentano cause definite vengono definiti eritrocitosi idiopatiche.
In questi casi l'uso del salasso, e il valore di ematocrito per cui farlo, è dato dall'esperienza del centro, poiché non vi sono chiare evidenze sul potenziale trombotico in assenza di malattia mieloproliferative; si consiglia in ogni caso di bere almeno 2 L di acqua al giorno. Acido folico, vitamina B12 e ferro sono necessari per la costruzione dei globuli rossi, così come l'epcidina è una proteina essenziale nel metabolismo del ferro, ma non vi sono evidenze che in presenza di un midollo sano la implementazione di queste sostanze determini eritrocitosi, poiché l'organismo è in grado di autoregolarsi.
Chi prende solo cardio, pur avendo plt 700/800 mila non e rischioso? Come si abbassano?
(Enzo B.)
Risposta
Caro Enzo, nelle malattie mieloproliferative croniche l'obiettivo terapeutico è ridurre il rischio trombotico. L'aspirina è sempre indicata, in quanto antiaggregante, mentre la citoriduzione è indicata solo nelle forme ad alto rischio trombotico, quali pazienti con più di 60 anni o che hanno avuto un evento trombotico in precedenza.
Il valore delle piastrine non correla con il rischio trombotico, a differenza del valore di ematocrito che nella policitemia vera deve restare sotto 45 per ridurre al massimo il rischio, come indicato nello studio Cyto-PV.
Dopo/quanto 2Cp idrossiura, inizia effetto e quanto dura? E bere 1,5 Lt aiuta a disintossicare dalla chemio?
(Enzo B.)
Risposta
Caro Enzo,
l'oncocarbide è un farmaco sicuro con un'azione abbastanza rapida che permette di modulare facilmente il dosaggio in caso di modifiche dell'emocromo. Il farmaco è di per sé molto sicuro. Bere almeno 1,5 L di liquidi al giorno è consigliabile in tutta la popolazione, ma in caso di malattie mieloproliferative può aiutare il rene ad eliminare le sostanze tossiche prodotte dalle cellule che muoiono, e nel caso della policitemia vera, a diluire il sangue e quindi ridurre l'effetto trombotico correlato all'aumento dell'ematocrito.
Cari Dottori è possibile che si possano assumere fino 4 CP onco! Senza/problemi? Come affermato da alcuni ematologi?
Grazie.
(Enzo B.)
Risposta
Caro Enzo,
la dose di oncocarbide è di solito modulata sulla base dei valori di globuli bianchi, emoglobina e piastrine; l'obiettivo è ottenere un buon controllo dell'emocromo con il dosaggio più basso possibile, ma si può arrivare anche a 4 compresse al giorno.
Un saluto.
E possibile che un netto calo dei valori emocromo, Hct, Hgb, RBC, pur leggermente sopra la norma 41/13,3,4=30, comporti x 2/3/sett/spossatezza, vertigini,affanno come riferito dai miei dottori! Infatti poi piano piano mi sono ripreso! E' corretto?
Grazie.
(Enzo B.)
Risposta
Caro Enzo,
il calo dei valori dell'emocromo, in particolare dell'emoglobina, che è il parametro su cui ci si basa per poter effettuare diagnosi di anemia, può determinare sintomatologia (spossatezza, affanno, tachicardia) nei casi in cui sia molto veloce (ad esempio per un sanguinamento abbondante) o nei casi in cui si raggiungano valori molto bassi tali da dover richiedere un supporto con trasfusione.
Un saluto.
Buonasera, donna, 40 anni con diagnosi recente di pv. Scoperta policitemia dopo emocromo alterato, moderato ingrossamento della milza, terapia attuale cardioaspirina. Non accettazione dei salassi.
La scelta di eventuale farmaco potrebbe aiutare controllo dell'ematocrito? Su quali criteri si basano le scelte tra i diversi farmaci?
(Vanessa)
Risposta
Cara Vanessa,
il trattamento della Policitemia Vera mira a ridurre al minimo il rischio trombotico dovuto alla presenza della malattia. Il trattamento prevede in ogni caso l'utilizzo di cardioaspirina e salassi con l'obiettivo di mantenere l'ematocrito al di sotto del 45%, soglia che è stata scelta sulla base dello studio CYTO-PV, e il controllo di tutti i possibili fattori di rischio cardiovascoare (fumo, sovrappeso, ipertensione, dislipidemia, diabete).
In caso età superiore ai 60 anni o di storia di eventi vascolari (ictus, infarti..) è indicato l'utilizzo di un farmaco citoriduttore, che viene in genere scelto per le caratteristiche del paziente e la presenza di altre patologie. Nei pazienti giovani e che non hanno storia di trombosi non è indicata terapia citoriduttiva, che può essere valutata in particolari casi, come ad esempio un controllo non ottimale dei valori dell'emocromo con i salassi, splenomegalia importante o leucocitosi.
Si raccomanda sempre di discuterne con il proprio ematologo di riferimento.
Un saluto.
Buonasera,
ho 34 anni e sono affetta da Trombocitemia essenziale.
Sono alla 35-esima settimana di gravidanza e prendo Cardioaspirin tutti i giorni.
Il mio ginecologo mi ha detto di sospendere Cardioaspirin tra una settimana senza doverla sostituire con eparina.
Attualmente le mie piastrine sono a 570.000 e mi chiedo se rimanere senza alcun farmaco possa causare problemi alla gravidanza.
Voi cosa ne pensate a tal proposito?
Sarebbe meglio sostituire Cardioaspirin con eparina o basta sospenderla?
Grazie.
(Jessica)
Risposta
Cara Jessica,
l'approccio terapeutico nelle pazienti con trombocitemia essenziale in corso di gravidanza è guidato dal rischio trombotico della gestazione. Nei casi a rischio basso (assenza di pregressi episodi trombotici e/o pregresse complicanze gravidiche), le linee guida attuali consigliano di sospendere l'aspirina 3-5 giorni prima della data prevista del parto e successivamente riprendere il trattamento con aspirina unitamente ad eparina a dosaggio profilattico a partire dal giorno dopo il parto per almeno 6 settimane.
Le consiglio di rivolgersi all'ematologo di riferimento per avere maggiori chiarimenti.
Si, il secondo quesito era se e vero, come letto in alcune testimonianze, che avere una percentuale di mutazione oltre il 50% JAK2 protegge un'eventuale progressione patologia!! Vi risulta?
Buon lavoro.
(Enzo B.)
Risposta
Caro Enzo,
in alcuni studi una carica allelica della mutazione JAK2 V617F è stata associata ad un aumentato rischio di progressione di malattia da policitemia vera a mielofibrosi secondaria. Tuttavia si tratta di evidenze scientifiche che necessitano di ulteriore studio prima di poter essere confermate.
Buongiorno. Vi sono articoli scientifici in italiano che riportino in modo esaustivo lo stato attuale delle conoscenze sulla mutazione JAK2, dalla eziologia, ai sintomi, alla diagnosi, agli esami di laboratorio, alla teraopia ed infine alla prognosi?
Grazie.
(Enzo P.)
Risposta
Caro Enzo,
la letteratura scientifica riguardo le malattie mieloproliferative croniche è pressoché esclusivamente in lingua inglese su riviste scientifiche internazionali.
Buongiorno.
Marco, il mio compagno di 66 anni, affetto da trombocitemia essenziale JAK2, è in cura da una decina di anni con oncocarbide (3 al giorno) e cardioaspirina. Negli ultimi due anni si è manifestata una notevole diminuzione del valore dell'emoglobina (11), dell'ematocrito (32) e dei RBC (3.5), mantenendo i valori della conta piastrinica più che nella norma (240) e dei globuli bianchi (6.5).
L'oncoematologa ha iniziato a ridurre molto gradualmente la terapia con IU togliendo una compressa dal dosaggio di 21 compresse settimanali per i primi 4 mesi, poi ne ha tolta ancora una per i successivi 4 mesi... e così via fino ad arrivare ad un dosaggio attuale di 2/giorno.
Da un anno Marco si sente molto spossato, astenico, con frequenti mal di testa, diarree ed ulcere alla pelle.
Mi chiedo e chiedo a voi con tanta cortesia se sia arrivato il momento di ridurre con più efficacia il dosaggio del citoriduttivo sotto monitoraggio ematico.
Vi ringrazio anticipatamente di cuore.
(Laura)
Risposta
Cara Laura,
nei pazienti con malattie mieloproliferative croniche una riduzione progressiva dei valori di emoglobina (anemia) può osservarsi come conseguenza della terapia citoriduttiva (che può necessitare quindi di un aggiustamento del dosaggio) oppure della progressione della malattia verso forme più avanzate. Le ulcere cutanee, specialmente a livello della porzioni distali degli arti inferiori, sono un effetto avverso tipico dell'idrossiurea e necessitano di un trattamento accurato oltre che, in alcuni casi, la sospensione del trattamento citoriduttivo.
Premettendo che questo spazio è dedicato all'informazione e all'approfondimento e non può essere utilizzato per richiedere valutazioni a distanza su singoli casi, le consiglio di rivolgersi al suo ematologo di riferimento per avere maggiori delucidazioni riguardo l'approccio terapeutico migliore per Marco.
Carissimi, ogni quanto va ripetuta BOM per i malati PV? Io fatta il 31/3/23=Pv.ed e Véro Che una % oltre il 50 protegge da una eventuale progressione malattia?
Grazie.
(Enzo B.)
Risposta
Caro Enzo,
la biopsia osteomidollare nei pazienti con diagnosi di policitemia vera viene generalmente ripetuta solo in caso di modificazioni del quadro clinico-ematologico che possono far suggerire una progressione di malattia.
Per quanto riguarda il secondo quesito la invito a riformulare la domanda.
Salve, su alcune fonti di cui non conosco l'attendibilità, ho letto che l'esame del JAK2 può dare falsi negativi perché può accadere che si vadano ad analizzare globuli non interessati dalla mutazione. In sostanza, in presenza di una mutazione JAK2, il midollo potrebbe produrre sia globuli mutati sia non mutati?
Grazie.
(Elio)
Risposta
Caro Elio,
come per tutti i test di laboratorio, anche le metodiche utilizzate per la ricerca delle mutazioni del gene JAK2 presentano un rischio di falsi negativi legati a limitazioni intrinseche alle tecniche utilizzate. Tuttavia, l'avanzamento tecnologico degli ultimi anni ha consentito di abbattere notevolmente il rischio di falsi positivi, che risulta ad oggi del tutto trascurabile.
Preg.mi ricercatori Buongiorno.
Vi scrivo per chiedervi un parere. Mia moglie, paziente con MF post PV diadnosticata giugno 2013, in cura con Ruxolitinib da gennaio 2014, adesso, dopo aver ricevuto Luspatercept giu 2018/sett 2020 (perdita risposta) in fase anemica con 5 trasfusioni annue dal nov 2020, con diagnosi MF3 (biopsia midollo 2020), a luglio di quest'anno nella formula leucocitaria appaiono i blasti al 4% valore confermato il mese successivo (in un altro laboratorio di ospedale) con blasti 3%.
Il motivo di questa domanda è dato dal fatto che da aprile 2014, pochi mesi dopo l'assunzione di 30 mg al dì di Ruxolitinib, la percentuale di blasti presente all'inizio del protocollo, gennaio 2014 (all'epoca2/3%...con un unica eccezione, per fortuna, a novembre 2013 del 15%) E' ININTEROTTAMENTE SCOMPARSA sino all'emocromo del luglio di quest'anno. Tengo a precisare che mia moglie non ha mai avuto i sintomi tipici della MF se non un leggero aumento della milza (15/16cm) scomparso col Ruxolitinib (a febb 2023 ancora 10 cm). A causa dell'anemia, manifesta in questi ultimi mesi stanchezza/affanno che prima neanche aveva.
Gradire un vostro cortese parere sulla comparsa dei blasti, se è da ritenere un fattore di maggiore rischio rispetto a prima o se è dovuto anche all'abbassamento del dosaggio del Ruxolitinib avvenuto a gennaio 2021 (da 30 mg a 20 mg al dì) a causa dell'anemia.
Grazie SEMPRE per ESSERCI.
(Ernesto)
Risposta
Caro Ernesto,
la presenza di blasti nel sangue periferico rappresenta uno dei possibili aspetti clinici della mielofibrosi e costituisce, in percentuali diverse a seconda dei modelli prognostici cui ci si riferisce, un fattore prognostico negativo. Tuttavia non è ad oggi noto quale possa essere il significato della "clearance" dei blasti periferici in corso di trattamento con ruxolitinib o altri JAK-inibitori. Allo stesso modo non è oggi possibile assegnare un preciso significato prognostico alla loro ricomparsa in corso di trattamento, se presenti anche all'inizio.
Per questo motivo, in assenza di altri elementi clinici ed ematologici suggestivi di progressione di malattia, la (ri)comparsa dei blasti nel sangue periferico non rappresenta generalmente un motivo di allarme e, quanto meno nelle fasi iniziali, può essere sufficiente un atteggiamento di vigile sorveglianza.
Gentili medici, in previsione di effettuare la prossima BOM di controllo, è necessario sospendere l'oncocarbide prima dell'esame?
Risposta
Caro utente,
generalmente non è richiesta la sospensione della terapia con idrossiurea (OncoCarbide) per l'esecuzione della biopsia osteomidollare. Le raccomando comunque di riferirsi al suo ematologo di riferimento per avere ulteriori conferme.
Carissimi Dottori, 54 anni, da aprile con PV! Terapia citoriduttiva 0nco! A parte plt che salgono e scendono HCT, hgb, Wbo nella norma /40/13/6,80..solo RBC che tendono a scendere!4.1./393/380. Ferro B12 Ferritina transferrina Ok. Folati a 5.range*7/15. Ematologi/Dottori dicono di non guardare i RBC ma plt/Hgb/HCT/, ma quando diventa preoccupante il valore dei globuli rossi?
Grazie.
(Enzo)
Risposta
Caro Enzo,
come riferito dall'ematologo che la segue, la gestione terapeutica nei pazienti con policitemia vera è guidata dai valori di ematocrito ed emoglobina e non dal valore di globuli rossi, che si modifica consensualmente con i due precedenti.
Il besremi può essere prescritto nella trombocitemia essenziale, visto che ora interferone non è piu off label? Nel caso è prescrivibile in base alle determina del maggio 2023, in base alla quale il farmaco non è più off label?
Grazie.
(Maria)
Risposta
Cara Maria,
il Besremi ha come unica indicazione il trattamento della policitemia senza splenomegalia sintomatica. Pertanto non può essere utilizzato nei pazienti con diagnosi di trombocitemia essenziale.
E' in corso di attivazione uno studio clinico di fase 3 (ROP-ET) per valutare l'efficacia e la sicurezza del Besremi nei pazienti con trombocitemia essenziale che sono intolleranti, refrattari o non idonei ad altri trattamenti citoriduttivi.
Carissimi dottori della ricerca, buon ferragosto.
Assodato che un paziente con policitemia vera JAK2 positivo in terapia con HU e ASA non deve prendere come integratore il ferro, altrimenti sarebbe inutile assumere l'HU giusto? Ovviamente ditemi se mi sbaglio.
Vorrei sapere invece per quanto riguarda la vitamina D in quanto ho fatto le analisi ed ho un valore di 3 ng/ml e quindi ho visto che < di 10 è carente, volevo sapere da voi, in quanto ho massima fiducia e stima delle vostre consulenze ormai da molti anni, se io che ho la policitemia vera da 13 anni e di anni ne ho 49 posso assumere l'integratore della vitamina D oppure sbaglio in quanto potrebbe interferire con la neoplasia e farmaci che assumo. In conclusione la vitamina D si puà integrare?
Spero di essere stato chiaro. Aspetto con ansia la vostra sempre esaustiva risposta.
Buon lavoro.
(Massimo)
Risposta
Caro Massimo,
confermo che nei pazienti con policitemia vera è generalmente sconsigliabile l'assunzione (tramite prodotti farmacologici o integratori alimentari) di ferro, vitamina B12 e acido folico, trattandosi di sostanze con potenziale azione "mielostimolante" (ovvero in grado di stimolare il midollo osseo). Per quanto riguarda la vitamina D, non c'è alcuna controindicazione e in caso di carenza può essere reintegrata senza problemi.
Buonasera,
vorrei sapere quali sono le opzioni terapeutiche quando la splenomegalia della mielofibrosi non risponda più alla dose piena di Ruxolitinib.
Grazie, cordiali saluti.
(Francesco)
Risposta
Caro Francesco,
l'armamentario terapeutico disponibile in caso di fallimento del ruxolitinib (dovuto a mancanza o perdita della risposta oppure a intolleranza al farmaco) è ad oggi piuttosto limitato per la mancanza di molecole approvate.
Tra le opzioni disponibili c'è il fedratinib, un JAK-inibitore (quindi appartenente alla stessa famiglia di farmaci del ruxolitinib) che ha dimostrato alcuni risultati soddisfacenti nei pazienti precedentemente trattati con ruxolitinib che hanno perso o mai ottenuto la risposta. Oltre al fedratinib, non sono ad oggi approvate altre molecole per il trattamento della mielofibrosi, essendo altrimenti disponibili trattamenti di supporto (trasfusioni, steroidi, eritropoietina, danazolo, idrossiurea, ecc.).
E' tuttavia da tenere in considerazione che in diversi centri italiani sono attivi alcuni studi clinici sperimentali che prevedono l'utilizzo di nuove molecole (sia in monoterapia che in combinazione con il ruxolitinib) nei pazienti con mielofibrosi che hanno perso la risposta o ottenuto una risposta subottimale al ruxolitinib.
Buonasera, sono affetta da trombocitemia essenziale, JAK2 positivo, dal 2010 e sono in cura con Oncocarbide e Cardioaspirina.
Fine maggio di quest'anno c'è stata eruzione in Policitemia vera. Ematocrito 54, emoglobina 17,5, globuli bianchi 13,5, piastrine 573.000. Aumento Oncocarbide a 17 e poi 18 cp alla settimana e 2 salassi a distanza di 20 giorni. Valori emocromo migliorati.
Oggi ho fatto ulteriore emocromo di controllo e trovo globuli rossi a 2,38, ematoctito a 30,9 e emoglobina 10,2. Piastrine 659.000.
Ma è normale questo abbassamento così forte in così poco tempo? Sono molto preoccupata. Forse troppo Oncocarbide? Potreste tranquillizzarmi?
Grazie.
(Edith)
Risposta
Cara Edith,
nei pazienti con malattie mieloproliferative croniche i valori dell'emocromo possono andare incontro a variazioni importanti legate a diversi fattori talora concomitanti, tra cui stimoli infiammatori, terapia citoriduttiva e, meno frequentemente, progressione della malattia. Nel caso specifico è possibile che la riduzione improvvisa di globuli rossi, ematocrito ed emoglobina sia legata all'aumento della terapia con OncoCarbide.
La invito a rivolgersi al suo ematologo di riferimento per eventuali modificazioni della terapia citoriduttiva e per escludere eventuali altre cause della riduzione dei valori.
Gentilissimi Dottori,
vi domando se l'uso di Interferone (Pegasys) con un dosaggio settimanale di 90 mcg e per un periodo somministrato di non oltre i 2 mesi può in un soggetto che ha avuto pregressa TBC polmonare correttamente curata, attivare nuovamente l'infezione batterica.
Attualmente abbiamo interrotto la somministrazione a causa dell'elevato valore degli enzimi GOT/GPT. Oltre all'aspetto dei valori del fegato, con l'uso di Pegasys c'è il rischio di una probabile riattivazione tubercolare?
Grazie in anticipo per la risposta che mi darete.
(Nico)
Risposta
Caro Nico,
il trattamento con interferone non è associato ad un aumentato rischio di riattivazione dell'infezione tubercolare. Al contrario, l'uso dell'interferone-gamma e dell'interferone-alfa è stato studiato per il trattamento della tubercolosi.
Gentili medici, grazie per questo spazio. Mia madre di 73 anni ha notato un continuo aumento delle piastrine, (post primo vaccino anti-covid) quando prima gli esami erano nella norma. Ad oggi risulta l'unico parametro in aumento. Su indicazione medica ha eseguito il test JAK2 V617F, il risultato indica la percentuale: 12,45% NON RILEVABILE
Non ci sono altri dati comparabili per comprendere la diagnosi, cosa significa?
E' positiva ma non un dato preoccupante?
Sicuramente farò vedere il referto all'ematologo, volevo solo essere un po' preparata per aiutarla in questo momento.
Grazie.
(Sara)
Risposta
Caro Utente,
non è possibile esprimere alcun giudizio né specifiche valutazioni sul caso di sua madre. Questo spazio è dedicato all'informazione e all'approfondimento e non può essere utilizzato per richiedere valutazioni a distanza su singoli casi.
Gentili Dottori, mio padre ha 81 anni ed è affetto da mielofibrosi post TE. Attualmente assume Jakavi 15+15 e Binocrit una volta a settimana, non ha splenomegalia ma emoglobina bassa che lo porta a fare trasfusoni mediamente una volta alla settimana.
Ha avuto una distorsione al ginocchio con conseguente versamento, e l'ortopedica a cui ci siamo rivolti ha prescritto clasteon, dibase e dicloreum, oltre ad eventuale magnetoterapia.
Se possibile, volevo chiedere un parere circa eventuali interazioni nocive dei farmaci per la distorsione, e se può fare la magnetoterapia.
Grazie.
(Stefano)
Risposta
Caro Stefano,
tra i farmaci indicati il Dicloreum può presentare controindicazioni d'uso dei pazienti con malattie mieloproliferative croniche. Per questo tipo di quesiti le raccomando di rivolgersi al proprio medico curante e/o all'ematologo di riferimento, essendo questo spazio dedicato all'informazione e all'approfondimento e non alla richiesta di valutazioni a distanza su singoli casi.
Buongiorno, ho una diagnosi di mielofibrosi idiopatica in fase prefibrotica JAK2 positiva, ad impronta policitemica: referto istologico del 2004 e poi rivalutato e confermato nel 2013. Mi sembra che sia giunto il momento di una nuova rivalutazione dell'evoluzione della malattia.
Cosa pensate? L'ematologo sostiene che non è ancora il momento visto che la malattia sembra sotto controllo.
Aggiungo che dal 2013 assumo 2 compresse di oncocarbide al giorno. Inoltre ho 72 anni.
(Paolo)
Risposta
Caro Paolo,
la biopsia osteomidollare non è generalmente indicata per il monitoraggio delle malattie mieloproliferative croniche in caso di stabilità del quadro clinico-ematologico. Deve essere invece presa in considerazione in caso di modificazioni clinicamente significative e persistenti del quadro ematologico allo scopo di indagare un'eventuale progressione di malattia.
Gentili medici, vorrei chiedere dopo quanto tempo si può sviluppare una resistenza a ruxolitinib. E' possibile che non si manifesti mai, secondo i risultati degli studi fatti?
E ancora, in quali condizioni patologiche concomitanti si rende necsesaria la sospensione anche temporanea del farmaco?
La sospensione richiede una riduzione graduale della dose oppure si può interrompere senza problemi?
Grazie se vorrete rispondere ai miei quesiti.
(Michela)
Risposta
La durata dell'efficacia di ruxolitinib nei pazienti sensibili al farmaco è molto variabile; mediamente dura alcuni anni (tra 3 e 5), ma talvolta può perdurare anche molto più a lungo (oltre 10 anni).
Non abbiamo ad oggi criteri specifici e validati per poter predire la risposta al farmaco né tantomeno la durata della risposta. Qualora si renda necessaria la sospensione del ruxolitinib è sempre necessaria una graduale e progressiva riduzione del dosaggio sino alla interruzione, spesso con l'aggiunta di glucocorticoidi.
Ovviamente la riduzione e la sospensione vanno effettuate sotto stretto controllo medico.
Saluti.
Buongiorno e grazie in anticipo per l'aiuto che potrete darmi.
Dopo un trapianto di CSE ben riuscito, nonostante i miei 67 anni, dopo una ventina di giorni dalle dimissioni i miei bianchi hanno iniziato a scendere: dai 1800 totali post trapianto a 800 attuali, e così sono scese le piastrine e l'emoglobina. Il chimerismo del donatore è al 100%. Quali possono essere le cause?
La mia era una lecemia neutrofilica con le tipiche variazioni; ho timore che eventuali terapie con fattori di crescita possano riattivare la mia patologia; forse sono timori infondati. Aspetto il risultato dell'esame e biopsia del midollo, ma sono in ansia.
Potete aiutarmi a capire quella che per un profano è un'incongruenza?
Il donatore è presente al 100%, ma il midollo non riesce più a fare il suo lavoro.
Vi ringrazio per le ricerche che portate avanti, senza le quali un trapiantato come me non l'avrebbe neanche raccontata.
Cordiali saluti.
(Piero)
Risposta
Buonasera, l'abbassamento dei valori ematici dopo l'attecchimento nel post trapianto può avere molteplici cause tra le quali le principali sono quelle ematologiche, immunologiche e infettive. La presenza del chimerismo 100% donatore significa che il midollo che produce le sue cellule ematiche è virtualmente tutto derivante dal donatore, per cui il dato è assolutamente positivo. Tuttavia vi sono condizioni come quelle elencate che possono ridurre la funzionalità midollare pur in presenza di un chimerismo del 100%.
Attualmente è assolutamente necessario attendere con fiducia le risposte degli esami eseguiti.
Saluti.
Gentilissimi medici, ci sono sperimentazioni su nuovi farmaci per la TE?
Grazie.
(Simona)
Risposta
Attualmente non ci sono molti studi attivi per pazienti affetti da trombocitemia essenziale. Tra le molecole attualmente in fase di studio vi sono il pelabresib che è un BET inibitore (coorte all'interno dello studio MANIFEST-2) e il bomedemstat (inibitore di LSD-1).
A breve sarà attivo lo studio con ropeginterferon alfa-2b.
Saluti cordiali.
Buongiorno,
gradirei sapere se potete aggiornarci sugli studi relativi all'anticorpo monoclonale INCA033989, per TE CARL. Dove possiamo seguire l'evoluzione delle fasi di sperimentazione?
(Ivan)
Risposta
Buonasera,
in merito al quesito, siamo appena all'inizio della storia. Allo scorso congresso ASH (società americana di ematologia) sono stati presentati in sessione plenaria i dati preliminari in vitro e in vivo sul modello murino dell'anticorpo in questione; risultati preliminari ma molto incoraggianti.
Lo studio clinico di fase 1 è registrato su "Clinical Trials.gov" con il codice identificativo NCT05936359 e pertanto alcuni aggiornamenti potranno trovarsi sul sito; tuttavia i risultati saranno resi noti nelle sedi congressuali opportune e/o sulle riviste scientifiche, quando potranno essere valutate la sicurezza e l'efficacia del farmaco su un numero consistente di pazienti.
Saluti cordiali.
Buonasera, so che come domanda potrebbe sembrare assurda e mi scuso se alla fine vi farò perdere solo tempo..., ma mi chiedevo se per una persona affetta da Malattia Mieloproliferativa Cronica (ancora non classificata) e in cura con Cardioaspirina, è possibile pensare a fare donazione di plasma?
Mi scuso di nuovo per la domanda un po' assurda, ma è fatta da una ex donatrice che vorrebbe ancora essere utile.
Grazie mille.
(Alice)
Risposta
La donazione di sangue ed emoderivati da parte di una persona affetta da neoplasia mieloproliferativa, seppure non classificata, non è consentita. Saluti.
Buonasera miei cari medici, mio padre ha la mielofibrosi, ha fatto la cura che fanno tutti, il jakavi, sia la dose di 20 che quella di 25, ma la milza è rimasta sempre quella, grossa e gonfia non diminuisce mai. Ci sono altre soluzioni per salvare mio padre?
(Carlo)
Risposta
Buonasera, la riduzione della splenomegalia con ruxolitinib è attesa nei primi sei mesi di trattamento; qualora non vi fosse stata alcuna risposta si potrebbe pensare di modificare il trattamento valutando, sulla base della storia clinica, degli esami ematici, delle eventuali comorbidità anche eventuali studi sperimentali; ne discuta con l'ematologo di riferimento.
Salve ho 47 anni e sono affetto da politicemia vera JAK2 positivo. Mi curo con salassi e cardioaspirina (quest'anno ho fatto 5 salasssi); le mie condizioni generali sono buone. Ultimamente quando faccio le analisi ho notato che i globuli bianchi tendono a salire e da circa 13000 sono arrivati a 17000 nel giro di due mesi. Volevo sapere se in linea generale era corretto continuare con i salassi e cardioaspirina o aggiungere anche oncocarbide, per poter abbassare i globuli bianchi.
Inoltre volevo sapere se assunta oncocarbide per periodi limitati può anche essere interrotta senza effetti collaterali.
Grazie mille.
(Antonio)
Risposta
La terapia che riferisce per la policitemia vera, alla luce della sua classe di rischio trombotico che suppongo sia bassa, è corretta e include i salassi, per il controllo dell'ematocrito <45%, e la cardioaspirina.
L'incremento dei globuli bianchi, in prevalenza neutrofili, è condizione comune nella policitemia vera, tuttavia nella maggior parte dei casi non richiede di per sé un intervento terapeutico citoriduttivo (come ad esempio l'oncocarbide). Quando necessaria e in casi selezionati, la citoriduzione può essere prescritta e assunta per brevi periodi di tempo, tuttavia l'effetto è fugace e alla sospensione del farmaco, che non ha alcun effetto collaterale, il quadro torna più o meno rapidamente quello antecedente al trattamento.
Saluti.
Gentili medici, spero possiate aiutarmi a capire. Perché interferone pegilato non può più essere prescritto come terapia citoriduttiva nella TE? Cosa significa che è off-label?
Grazie di cuore.
(Simona)
Risposta
Buonasera,
l'interferone pegilato è possibile prescriverlo nella trombocitemia essenziale quando indicato; l'unico problema è la carenza di farmaco che spesso si ripropone.
Saluti.
Gentili Ricercatori, mia mamma di 85 anni affetta da Policitemia Vera in evoluzione mielofibrotica è in trattamento con Jakavi 10 + 5 da un anno. In precedenza assumeva Oncocarbide 1 cp/die (per circa 20 anni), sospeso per una serie di motivazioni.
Ha iniziato a manifestare aumento ponderale fino a 10 kg in più oltre il suo peso abituale, pur adottando un corretto regime dietetico. Qual'è la causa dell'incremento di peso dovuta a Jakavi? Quali misure adottare vista la necessità di continuare con il farmaco?
Grazie.
(Concetta)
Risposta
Salve,
l'aumento ponderale sotto trattamento con ruxolitinib è ben descritto in letteratura sin dai primi studi clinici. La produzione di leptina dal tessuto adiposo che si verifica come segnale di sazietà è bloccata da ruxolitinib nel nucleo arcuato dell'ipotalamo. Questa interruzione di una componente chiave della regolazione dell'appetito può spiegare l'aumento di peso comunemente osservato nei pazienti trattati con ruxolitinib. Quindi in definitiva è l'aumento dell'appetito, quindi l'incremento dell'introito calorico, che porta all'aumento del peso corporeo.
Raccomando di fare riferimento a un dietista professionista che possa prescrivere una dieta adeguata e seguirla nel percorso, così da poter continuare il farmaco senza ulteriore incremento di peso.
Saluti cordiali.
Buongiorno, sono una donna di 61 anni con policitemia vera da 10.
Vorrei delucidazioni rispetto l'aspettativa di vita della mia patologia; all'ultima visita ematologica il medico ha constato che la malattia si è stabilizzata e risponde in maniera ottimale alle cure, sostiene che dovrebbe andare avanti così e il rischio che possa essere altrimenti è minimo, in questo senso sostiene che la mia aspettativa di vita sia uguale a quella di una persona sana, fermo restando l'ipotetico rischio minimo.
La mia domanda è la seguente: quando si legge che l'aspettativa di vita di un malato di PV è di poco inferiore rispetto una persona coetanea sana, si considera la media statistica che include sia le persone la cui malattia è silente (è quindi con un'aspettativa pressoché uguale a quella normale) sia pazienti che eventuali modifiche della malattia o trombosi (ed essendo queste casistiche la minima parte ecco spiegato il "poco inferiore")? O intende invece che tutte le persone con PV abbiano un'aspettativa di vita leggermente ridotta?
Faccio una domanda per assurdo, una persona affetta da PV vera dall'età di 50 anni, avrà un po' meno possibilità di una persona sana di vivere fino a 90 ma comunque è possibile, o considerando che la vita media di una persona sana è di circa 84 anni, sarà per il paziente affetto da PV impossibile raggiungere 90 anni di età?
Un caloroso ringraziamento per l'attenzione da voi prestata a noi pazienti.
(Alice)
Risposta
Buonasera,
la sopravvivenza è argomento spinoso in patologie croniche come la policitemia vera; è corretto quanto dice che in letteratura la sopravvivenza di un paziente affetto da policitemia vera è riferita di poco inferiore rispetto a quello di una persona di pari età non affetta dalla patologia; tuttavia il rischio di mortalità non può essere individualizzato ma tiene conto di migliaia di casi inclusi nei vari studi (ed è quindi una stima globale che non tiene conto delle diverse classi di rischio). Quindi non è affatto impossibile che si possano raggiungere i 90 anni di età affetti da policitemia vera.
Saluti.
Buongiorno, sono un paziente affetto da policitemia vera scoperta circa un paio di mesi fa. Sto procedendo con salassi e cardioaspirina (ho 41 anni). Ho anche l'alopecia universale e il dermatologo mi vorrebbe far prendere un farmaco che si chiama Baricitinib. Alcuni ematologi mi hanno indicato che potrei prenderlo mentre altri me lo hanno sconsigliato per rischi trombotici dello stesso.
Vorrei sapere se posso prenderlo o meglio evitare.
Grazie.
(Oscar)
Risposta
Premetto che non ho elementi per esprimere un chiaro giudizio a riguardo e probabilmente non li ha nessuno al momento. Alcune trombosi, prevalentemente del distretto venoso, sono state descritte con l'uso di baricitinib (e soprattutto tofacitinib). Da una analisi di questi dati è emerso quanto le trombosi siano state segnalate in persone anziane e con preesistenti fattori di rischio tromboembolici, spesso scarsamente controllati.
Ad oggi non vi è una controindicazione all'uso del farmaco in un contesto come quello della policitemia vera, tuttavia c'è una certa prudenza nell'utilizzo in circostanze cliniche dove il rischio trombotico sia aumentato.
E' una decisione che deve essere presa collegialmente tra i vari specialisti che l'hanno in cura valutando i rischi e i potenziali benefici, certamente tenendo conto delle sue volontà.
Saluti.
Salve a tutti voi ricercatori, ho bisogno di un vostro parere su questa biopsia e sapere se la situazione è grave, se possibile una spiegazione semplice del quadro clinico, so che non è un risultato chiaro vorrei comunque un vostro prezioso parere e consiglio.
Descrizione microscopica:
Cavità midollari ipercellulari (70% circa) Caratterizzata da:
- ematopoiesi trilineare rapporto M/E di circa 3/1
- serie granulocitopoietica iperplastica e normomaturante
- sedie eritroide iperplastica e lievemente deviata verso l'immaturità
- megacariociti lievemente aumentati di numero (fino a 10 /HPF), NORMODISTRIBUITI SENZA FORMAZIONE DI cluster con talune forme grandi a nucleo iperlobato
- le immunocolorazioni per CD34 e CD 117 non hanno evidenziato blasti
- reticolo argentofilo nella norma
- depositi di ferro presenti in tracce
Diagnosi:
Midollo ipercellulare sede di ematopoiesi trilineare paniperplastica.
L'insieme dei reperti descrtitti, pur non contrastando con l'ipotesi di una fase precoce di neoplasia mieloproliferativa, non consente una diagnosi di certezza.
Risposta
Buonasera, premesso che tutte le neoplasie mieloproliferative croniche sono patologie la cui diagnosi richiede congiuntamente la presenza di reperti clinici, laboratoristici, molecolari e istopatologici. Pertanto non c'è possibilità di diagnosi con un solo elemento.
In accordo a questo, la descrizione istopatologica che ha riportato risulta appunto "compatibile con una forma di neoplasia mieloproliferativa iniziale", pur non avendo connotati caratteristici specifici.
Saluti.
Salve Dottori,
cosa significa esattamente PV mascherata? E quali sono, nel caso esistessero, le differenze con la forma "tradizionale" di PV? Spero di aver posto la domanda nei termini corretti!
Colgo comunque l'occasione per ringraziarvi ed esprimere tutta la mia stima per il lavoro che svolgete e la solerzia e professionalità con le quali gestite questo insostituibile spazio informativo.
Grazie ancora e buon lavoro.
(Stefano)
Risposta
Salve, generalmente con la dicitura policitemia mascherata generalmente si riferisce ai casi che inizialmente si presentano con piastrinosi come alterazione principale all'emocromo, talvolta dovuta all'esaurimento delle riserve di ferro che quindi limitano l'eccessiva produzione di emoglobina e l'aumento dell'ematocrito, ma che dopo un po' di tempo tendono a manifestare il fenotipo policitemico.
Saluti.
Volevo sapere se oncocarbide causa psoriasi alle mani.
Risposta
Salve, la psoriasi è una malattia autoimmune che quindi non ha correlazione generalmente all'assunzione di oncocarbide, che determina invece altri disturbi cutanei quali secchezza cutanee, ulcere con difficoltà alla guarigione e tumori cutanei non melanomi (basalioma e scquamocellare).
Buonasera, ho 44 anni e sono affetta da TE attualmente trattata solo con Cardioaspirina, con PLT intorno a 950000, stabili da molto tempo. Ultimamente sto soffrendo di ansia e attacchi di panico che soprattutto di notte mi provocano tachicardia e malessere generale e il cardiologo, non avendo riscontrato nulla di patologico, mi ha prescritto Cardicor da 2,5 g per tenere a bada i battiti. Nonostante ciò mi succede ancora qualche volta di sentire il cuore battere più forte del normale soprattutto in situazioni di stress emotivo.
Mi chiedo se fosse possibile associare alla mia situazione di TE e all'anticoagulante che assumo una terapia con antidepressivi tipo citalopram.
Grazie.
(E. M.)
Risposta
Salve, non sussistono controindicazioni ematologiche ad assumere la terapia da lei indicata.
Salve dottori. Capitolo nuovi farmaci per il trattamento in seconda linea di pv: rusfertide e givinostat.
Che dati si hanno ad oggi? Nel mio caso specifico con livelli di ferro e ferritina pressoché a zero, rusfertide potrebbe essere una valida alternativa ai farmaci attualmente in uso?
Grazie.
(Andrea)
Risposta
Salve, l'utilizzo del farmaco da lei indicato (attualmente solo all'interno di trial clinici) non viene certamente valutato solo sulla base del valore di ferro e ferritina soppressi agli esami ematici. Attualmente è indicazione per pazienti che nonostante l'uso di una terapia citoriduttiva da diverso tempo continuino ad avere necessità di salassi periodici e a presentare sintomi non controllati sia da malattia oltre che da carenza di ferro.
Saluti.
Buonasera gent.mi dottori, ho 38 anni e ho casi in famiglia di persone affette da disfunzioni del midollo osseo, tra cui mia madre che ha la mielofibrosi in fase prefibrotica.
Non so se è la sede giusta per porre questo quesito ma mi piacerebbe sapere perché io non posso donare il midollo osseo, semplicemente perché non mi sono iscritta nell'apposito registro prima dei 35 anni e persone più grandi di me, ad es. di 45 anni, possono farlo perché iscritte nel registro nei tempi previsti dalla normativa.
Sono molto dispiaciuta perché ho capito tardi l'importanza di questo piccolo gesto, che non comporta granché per chi lo compie ma potrebbe donare vita a chi lo riceve e alla sua famiglia.
Grazie.
(Giuseppina)
Risposta
Salve, la decisione di fissare l'età di iscrizione entro i 35 anni è dovuta alla preferenza di avere donatori giovani che quindi risultano generalmente maggiormente idonei (vale lo stesso anche per la donazione di sangue ). Comunque nel caso servisse come donatore di un familiare non è necessario rispettare tale criterio anagrafico.
Saluti.
Salve,
innanzitutto volevo rivolgere un sentito ringraziamento a tutti i professionisti che con tatto e delicatezza non si risparmiano e ci sono di grande aiuto con la loro disponibilità. GRAZIE.
Veniamo al quesito: la mia patologia è ancora inclassificabile (U-NMP)... ma purtroppo penso si classificherà presto in Mielofibrosi.
So che non esiste cura e l'unica speranza è il trapianto di midollo. Ma mi sono trovato a leggere articoli al riguardo e se ne parla come di una possibilità che effettivamente c'è ma non è tanto da prendere in considerazione. Ma se è l'unica eventuale soluzione al problema perché c'è questo approccio? E perché, in casi in cui la malattia compare precocemente, non è la prima strada che si intraprende invece di aspettare solo l'inevitabile progredire della malattia? Proprio la giovane età non è di per sé un incentivo a scegliere la strada (di certo non priva di rischi...anzi) del trapianto? Penso soprattutto per le possibilità di recupero e presumibilmente per l'assenza di altre patologie.
Grazie ancora di cuore.
(Alex)
Risposta
Salve Alex, attualmente l'indicazione al trapianto allogenico di midollo nella mielofibrosi è riservata ai pazienti con età inferiore a 70 anni che abbiano un punteggio classificato come intermedio-2 o alto rischio agli score IPSS e DIPSS e alto rischio al MYPSS70. Ovvero che abbiano alterazioni cliniche, laboratoristiche e molecolari tali che il rischio di mortalità e progressione della patologia superi ampiamente il rischio di mortalità della procedura trapiantologica. Proprio per la mortalità non è assolutamente un'indicazione da dare solo sulla base dell'età ma in base alla valutazione del rischio che la patologia possa evolvere.
Buongiorno, ho 58 anni e sono affetto da policitemia vera diagnosticata nel 2017; per altre patologie pregresse ed in atto assumo anche clopidogrel, nobistar, libradin e provisacor, per un anno sono stato trattato con oncocarbide e, dal 2018, assumo 10 + 10 al giorno di jakavi; i parametri ematologici sono regolari.
Recentemente mi è stato diagnosticato ed asportato un carcinoma spinocellulare cheratinizzante g2-g3, invasivo, infiltrante l'ipoderma. Volevo sapere se ci sono studi che hanno investigato la possibile relazione tra l'assunzione di ruxolitinib e lo sviluppo del carcinoma spinocellulare e, in caso affermativo, le possibili alternative alla terapia e/o le precauzioni da adottarsi nel prosieguo.
Grazie per la Vostra disponibilità.
(Francesco)
Risposta
Salve Francesco,
i pazienti trattati con jakavi spesso sono stati precedentemente trattati (spesso in maniera prolungata) con oncocarbide che è noto aumentare il rischio di sviluppo dei tumori cutanei non melanomi (squamocellulari e basaliomi) per questo, sebbene si sia osservato un aumento di incidenza di questi tumori in pazienti trattati con ruxolitinib, non è stato possibile stabilire chiaramente un nesso causale.
Si raccomanda comunque sempre una corretta esposizione ai raggi UV evitando le ore più calde e sempre con protezione solare alta (50+).
Consiglio comunque di parlarne con l'ematologo di riferimento.
Buongiorno, sono in cura con Jakavi da circa tre anni (a settembre) per Mielofibrosi post policitemia. Mi sono accorto che il colesterolo è progressivamente aumentato (anche l'HDL però).
Volevo sapere se questo aumento può essere riconducibile all'assunzione di jakavi.
Grazie e un cordiale saluto.
(Gian Carlo)
Risposta
Salve, si il farmaco può favorire l'aumento del colesterolo come anche dei trigliceridi, tuttavia potrebbe esserci un nesso indiretto dovuto all'aumento di peso e anche dell'appetito che il jakavi può determinare.
Gentili medici, due anni fa la milza misurava 8,1cm, l'anno scorso 8,3cm, quest'anno 9 cm. Preciso che all'ultima eco l'operatore era cambiato, potrebbe avere influito sulla misurazione? Non ho una diagnosi definita, potrebbe essere TE o mielofibrosi prefibrotica, Jak2 mutata. Una milza che ha cominciato a crescere continuerà a farlo? L'alimentazione ne influenza la crescita?
Grazie e scusatemi per le tante domande.
(Angela)
Risposta
Buongiorno Angela, le dimensioni da lei indicate sono delle semplici variazioni dovuto sia alla variabilità di una metodica operatore dipendente sia da semplici fluttuazioni stesse dell'organo non certo di una crescita visto che le dimensioni sono ampiamente entro il range di normalità.
No non viene influenzato dall'alimentazione.
Il trattamento con oncocarbide (1000 mg al giorno) può portare dolori terribili allo stomaco?
(Rosi)
Risposta
Salve, non è generalmente un effetto collaterale riportato. Consiglio di parlarne con l'ematologo di riferimento per provare eventualmente integrando con un protettore dello stomaco o, se non sufficiente se indicato dal punto di vista ematologico, provare una riduzione della dose.
Cari ricercatori,
ho 36 anni e diagnosi di TE. Sono in cura con Pegasys 90 mcg a settimana, ma la farmacia territoriale dice che il farmaco è carente. Mi danno una sola fiala ogni volta che vado. Ci sono settimane in cui il farmaco non arriva proprio e sono costretta a saltare la dose.
Cosa consigliate? Si potrebbe sostituire con la prescrizione di Besremi off-label?
(Ludovica)
Risposta
Salve, non sussistono controindicazioni ma per la questione specifica consiglio di far riferimento all'ematologo curante.
Buongiorno,
vorrei sapere quali sono le indicazioni al trapianto nella mielofibrosi e qual è la mortalità a breve, medio e lungo termine dal trapianto.
Grazie e cordiali saluti.
(Guglielmo)
Risposta
Buongiorno Guglielmo, attualmente l'indicazione al trapianto allogenico di midollo nella mielofibrosi è riservata ai pazienti con età inferiore a 70 anni, che abbiano un punteggio classificato come intermedio-2 o alto rischio agli score IPSS e DIPSS e alto rischio al MYPSS70. Ovvero che abbiano alterazioni cliniche, laboratoristiche e molecolari tali che il rischio di mortalità e progressione della patologia superi ampiamente il rischio di mortalità della procedura trapiantologica. I rischi di quest'ultima comprendono una mortalità tra il 20-40% (varia molto in base alle condizioni cliniche del paziente e allo stato di malattia), per quanto riguarda la mortalità a lungo termine è legata principalmente a due fattori: uno le complicanze infettive dovute allo stato di immunosoppressione (il periodo più a rischio è fino a circa un anno dalla procedura), e il secondo fattore è il rischio di sviluppo di GVHD (ovvero dello sviluppo di una risposta immunitaria del donatore verso il ricevente specialmete in organi quali la cute, fegato, tratto gastrointestinale, polmone) che si distingue in acuta e cronica.
Saluti.
Gentili dottori, innanzitutto vi volevo ringraziare per il lavoro che svolgete. Premesso che ropeginterferone e ruxolitinib sono farmaci di seconda linea, quali sono i criteri da considerare per preferire una terapia rispetto all'altra?
Grazie.
(Matteo)
Risposta
Salve Matteo, non ha specificato a quala patologia mieloproliferativa si riferisca, ma suppongo policitemia vera in quanto unica con approvazione dei due farmaci da lei indicati.
Comunque generalmente la scelta si basa su considerazioni dell'ematologo di riferimento sulla base dei dati clinici e laboratoristi del paziente. Nei pazienti giovani magari intolleranti alla procedura di salassoterapia o comunque particolarmente sintomatici viene generalmente preferito l'impiego dell'interferone. Nei pazienti invece con tendenza a sviluppare splenomegalia e con sintomi sistemici non controllati viene invece preferito il ruxolitinib, quest'ultimo può essere anche considerato per i pazienti che abbiano in storia clinica trombosi portale.
Saluti.
Buongiorno dottori. In un paziente con Policitemia Vera quali sono i segnali e i valori ematici che portano ad ipotizzare un'evoluzione in Mielofibrosi? L'abbassamento del valore dell'emoglobina può essere, ad esempio, uno di questi o deve considerarsi "normale" eseguendo salassi da molti anni?
(Andrea)
Risposta
Salve Andrea, l'evoluzione di una policitemia vera viene sospettata sulla base di una serie di cambiamenti sia della sintomatologia (ad esempio insorgenza di sintomi quali perdita di peso non voluta, febbricola persistente, sudorazioni notturne copiose persistenti, dolori ossei localizzati non limitati alle sole articolazioni, progressiva splenomegalia) che del quadro laboratoristico nel suo complesso (quali la persistente comparsa di forme immature di globuli bianchi e eritroblasti nel sangue periferico, anemizzazione non spiegata da carenze vitaminiche e/o marziali o da un'eccessiva dose di trattamento citoriduttivo, insorgenza di piastrinopenia e aumento costante e ingravescente del valore di LDH).
L'abbassamento dell'emoglobina potrebbe essere un segno, ma da valutare appunto nel contesto, poiché eseguendo salassi da molti anni potrebbe essere determinato da un'eccessiva riduzione dei depositi di ferro che quindi su stretta sorveglianza ematologica potrebbero essere ricostituiti.
Salve ho letto Délire Del/rufterdide!! A che punto è? E come si partecipa al trial??
(Enzo)
Risposta
Salve, se si riferisce al Rusfertide, il trial clinico è aperto per pazienti affetti da policitemia vera che abbiano, su giudizio dell'ematologo di riferimento, necessità di salassare e non controllo dei sintomi nonostante terapia citoriduttiva.
Saluti.
Buongiorno da quando assumo oncorbide:
Htc 33, 60 valori di riferimento minimi 37;
Rdw 17 massimo 15,69;
Globuli rossi 3;52 minimo 3:80;
VES 87 valori 1/20;
Hbg 11,30 minimo 11;50;
Mch 32,10 massimo 32.
Questi valori protrebbero essere causa del farmaco? Se si perché?
Grazie.
Risposta
Salve, i valori degli esami ematici risultano decontestualizzati dal quadro clinico oltre che incompleti. Se si riferisce a una tendenza alla diminuzione dei valori allora si. La VES aumentata no. Consiglio comunque di parlarne con l'ematologo di riferimento.
Saluti.
Affetta da TE con mutazione JAK2 in terapia con oncocarbide (PLT 553 x10^3), nonostante sia in terapia con Liponorm 20, il mio colestrolo LDL è alto (117 mg/dl) secondo gli ultimi protocolli di rischio cardiovascolare. Il colesterolo totale è 217 mg/dl. Considerato il mio rischio trombotico, vorrei sapere se c'è l'indicazione alla terapia con le nuove molecole specifiche per LDL quali INCLISIRAN o Ac.bempedoico + ezetimide. La mia ematologa dice che "non si occupa di colesterolo" e il mio medico di base non conosce gli effetti di questi farmaci in pazienti con la mia patologia. Ci sono studi specifici?
Grazie.
(Piera)
Risposta
Salve, sicuramente dato il rischio trombotico aumentato è ampiamente indicato il controllo dei fattori cardiovascolari. Non abbiamo tuttavia in quanto ematologi indicazioni accurate sull'indicazione dei farmaci ipolipemizzanti da lei indicati per cui le consiglio di rivolgersi al curante o cardiologi, non esistono comunque ad ora controindicazioni ematologiche al loro utilizzo così come all'utilizzo di statine.
Saluti.
Buonasera Ricercatori, ho una diagnosi di MFI early con piastrinosi elevata, mi domando se la early e la prefibrotica è la stessa diagnosi o ci sono sottili differenze nella clinica o nell'evoluzione.
Grazie.
Risposta
Salve, le forme early e pre fibrotica sono la medesima entità.
Buonasera, mio padre affetto da prefibrotica mf1 con piastrine intorno a 600 mila e in cura con Epo e 1/2 di deltacortene per l'anemia, anticoagulante coumadin, problemi di acufeni, da circa 1 mese avverte vertigini (una volta cadendo anche) e problemi di sfocamento della vista.
Vorrei sapere se questi problemi sono dovuti alla malattia ematologica, e se si, se ci sono rimedi soprattutto per le vertigini. Il nostro ematologo sostiene che con quel numero di piastrine (non altissime) è difficile che sia la causa delle vertigini, voi cosa ne pensate?
(Francesco)
Risposta
Buonasera Francesco, come indicato dal suo ematologo è improbabile che le piastrine siano la causa delle vertigini e consigliamo degli accertamenti specifici magari da un otorino.
Saluti.
Gentilmente rinnovo richiesta fatta di indicarmi un centro che usa interferone alfa 2 b, per mia madre novantenne. Sono un medico non specialista, sto finendo il farmaco, ho autonomia brevissima, la mia azienda non riesce più a procurarlo attraverso importatori internazionali. Quando è stato deciso di cessare la produzione, ho intrapreso vie istituzionali e non per procurarlo, ma invano. Eppure all'estero viene prodotto, a Cuba anche. Ho dovuto adattare la dose, perchè le causa linfopenia, sospendendo a 700 linfociti, (causa di infezioni), per poi riavviarlo. Da ultimo mi pare più efficace una di circa 2 mil/IU sett. piuttosto che sospenderlo, eseguo emocromo settimanalmente, è un farmaco di cui si vedono gli effetti. Sono grata se mi indirizzate a un centro che lo usi off label attendo cortese riscontro.
Nel caso possa servire per avere informazioni del centro che può fornirmi INF vi lascio i miei recapiti (...), abito in provincia di Udine, l'ospedale di riferimento per fornitura di intalfa è Tolmezzo (Udine) ... Sono disposta ad acquistarlo, acquisto anche anagrelide che mi arriva dalla Svizzera, quello a rilascio immediato, resta improponibile per difficoltà a deglutire, la forma ritatardata fornita dal SSN.
Ringrazio nuovamente, saluti.
(Maria)
Risposta
Salve Maria, questa piattaforma è volta a fornire spiegazioni sulle malattie mieloproliferative ed eventuali aggiornamenti su nuovi trattamenti, non è il luogo in cui richiedere questa tipologia di informazioni per cui consiglio di programmare una visita ematologica in cui valutare il proseguimento dell'iter terapeutico di sua madre trattandosi di un trattamento specialistico, a maggior ragione se come lei indica off label (non ha fornito informazioni sulla patologia di sua madre).
Saluti
Cari medici, leggevo nelle risposte date che, nella mielofibrosi prefibrotica, in genere, il fenotipo trombocitemico (che si manifesta con piastrinosi) ha una prognosi migliore rispetto al fenotipo mielofibrotico (che si manifesta con anemia, leucocitosi, LDH elevato e splenomegalia). Il fenotipo policitemico (che necessita di salassi periodici) come si colloca tra i due, in termini di sopravvivenza e qualità di vita?
Grazie ancora per la vostra disponibilità.
(Angela)
Risposta
Salve Angela, generalmente il fenotipo policitemico nella mielofibrosi ha un maggior rischio trombotico per cui si tende a seguire più strettamente gli score per il rischio trombotico.
Salve, con ultimo meeting EHA2023 appena concluso, quali sono le novità sia per le MNP in fase cronica, sia per le MNP in fase blastica? A breve potranno condizionare la pratica clinica?
Grazie per il lavoro che svolgete ed il supporto che fornite.
(Roberto)
Risposta
Salve Roberto, le principali novità riguardo le MPN riguardano i risultati delle sperimentazioni di alcuni farmaci in trial clinici. Purtroppo anche se promettenti per il controllo della sintomatologia tali farmaci non sembrano modificare il decorso della malattia né l'evoluzione in fase blastica.
Cordiali saluti
Cari dottori, grazie per il lavoro che svolgete.
Vorrei sapere se per stabilire la prognosi nella mielofibrosi in fase prefibrotica siano utilizzati gli stessi criteri per stabilire la prognosi della mielofibrosi conclamata.
Ho cercato su internet ma ho trovato solo i criteri per valutare il rischio nella PV, nella TE e MF.
Grazie.
(Giusi)
Risposta
Salve, nella mielofibrosi sia in fase prefibrotica che overt (fibrotica) vengono usati una serie di score validati per valutare il rischio di mortalità legato alla progressione della patologia (quali IPSS DIPSS e MIPSS70), le pre fibrotiche generalmente ottengono un punteggio più basso poiché appunto stadi precoci di malattia. Meno standardizzato e quindi valutato caso caso è l'applicazione degli score di rischio trombotico.
Gentili medici buongiorno.
Ho avuto diagnosticato nel 2004 la TE JAK2 positiva e dopo episodio di TIA dal 2008 assumo oncocarbide e clopidogrel. Desidero sapere quali sono gli studi più avanzati e promettenti nella TE da JAK2 analoghi alla recente scoperta dell'anticorpo monoclonale INCA033989 utile nella TE da CALR.
Grazie e buona giornata.
(Luigi)
Risposta
Salve Luigi, attualmente per la trombocitemia indipendentemente dalla mutazione driver sono in corso valutazioni di molecole già usate e approvate per la PV come ruxolitinib e interferone alpha 2 b (attualmente off label); come nuove molecole oltre all'anticorpo da lei già indicato segnalo la molecola Bomedemstat, farmaco che agisce inibendo una proteina chiamata LSD1 che gioca un ruolo chiave nella regolazione della produzione di piastrine.
Saluti.
Buongiorno Dottori, ci sono novità che riguardano il trattamento delle neoplasie mieloproliferative, in particolar modo per quanto riguarda la trasformazione verso la leucemia?
Esiste nessun agente in grado di ritardare o prevenire questo rischio? Qualcosa sta emergendo?
Volevo anche chiedere quante sono le possibilità che questa trasformazione avvenga nella Policitemia Vera e se sia un evento tardivo nella malattia o può comparire anche a distanza di poco tempo dalla diagnosi.
Grazie in anticipo per la risposta.
Un saluto.
(Luca)
Risposta
Salve, ad oggi l'unico trattamento in grado di ridurre il rischio di trasformazione leucemica delle MPN è il trapianto allogenico di midollo. Trattamento gravato da un rischio di mortalità non trascurabile per cui riservato solo alle mielofibrosi a maggior rischio (sulla base di score prognostici quali IPSS DIPSS e MIPSS70).
Nello specifico caso nella policitemia vera l'evoluzione leucemica è un evento la cui probabilità che avvenga aumenta con gli anni ed è stimato intorno al 2-5% a 10 anni, un trattamento eradicante avrebbe quindi un rischio di mortalità decisamente maggiore del rischio evolutivo della patologia, pertanto la tematica principale della PV riguarda la riduzione del rischio trombotico.
Saluti.
Buonasera gentili dottori, tra gli effetti collaterali per chi assume oncocarbide c'è il dolore polsi, dita gonfie e livide? Lo assumo da due mesi.
Grazie infinite.
(Lucia)
Risposta
I disturbi da lei riferiti sono difficilmente ascrivibili alla terapia con oncocarbide.
Saluti.
Gent.mi dottori, sono affetta da mielofibrosi in fase prefibrotica. Nella BOM mi è stato rilevato un incremento dei percussori eritroidi CD117 pari a circa 9% della cellularità (che a sua volta è molto elevata rispetto alla mia età: 90% e ho 72 anni). La quota di blasti CD34 è invece nella norma.
Questo incremento dei CD117+ nella BOM significa necessariamente che circolano anche nel sangue periferico? Nel caso, cosa possono comportare?
Vi ringrazio.
(Anna)
Risposta
Salve, l'aumento della cellularità in generale così come della linea eritrocitaria (e quindi anche dei precursori) è un reperto istologico caratteristico della mielofibrosi prefibrotiche (e delle MPN in generale). Non c'è invece correlazione con l'aumento nel midollo e una loro comparsa nel sangue periferico, possono tuttavia comparire delle forme di precursori eritroidi (eritroblasti) ma è legata generalmente a un aumento del grado di fibrosi midollare.
Saluti.
Gentili medici, vorrei integrare con altre informazioni il messaggio di stamattina. La diagnosi di TE/Mielofibrosi prefibrotica risale a 2 anni fa e alla biopsia non risultava fibrosi nel midollo (MF0), JAK2 compreso tra 5 e 12,5%, e non ho alcuna sintomatologia, neanche la sudorazione, né perdita di peso.
Grazie ancora.
(Angela)
Risposta
Grazie per le integrazioni, faccia comunque riferimento alla risposta al commento precedente.
Saluti
Buongiorno. Ho diagnosi di TE/mielofibrosi prefibrotica da due anni. Le piastrine sono cresciute fino ad aprile di quest'anno fino a 991 mila. Da marzo sono cominciati a crescere anche i rossi e di conseguenza l'ematocrito, ma restano, anche se di poco, nell'intervallo di riferimento. Due settimane fa, le piastrine si sono abbassate a 900 mila e oggi sono arrivate a 850mila. A marzo LDH era normalissimo e fino ad settimana fa, alla palpazione fatta da un ematologo, non risultava splenomegalia.
È possibile che le piastrine si abbassino così tanto senza che sia avvenuta una trasformazione in mielofibrosi?
Grazie.
(Angela)
Risposta
Salve, i valori riferiti sono ascrivibili a delle oscillazioni non essendo un abbassamento rilevante, non certo da ascrivere ad un peggioramento della fibrosi.
Gentili medici, leggevo che la mielofibrosi prefibrotica può avere un fenotipo trombocitemico (che si manifesta soprattutto con un innalzamento delle piastrine), un fenotipo mielofibrotico (che si manifesta con leucocitosi ed anemia) ed un fenotipo policitemico (che si presenta principalmente con aumento dell'ematocrito). Se il fenotipo trombocitemico sembra avere una prognosi più benevola rispetto a quello mielofibrotico, quello policitemico come si colloca tra i due?
Grazie mille
(Angela)
Risposta
Salve, il fenotipo policitemico nelle mielofibrosi ad oggi viene considerato avere un maggiore rischio trombotico, sebbene lo score di rischio usato e validato per la PV, non abbia una altrettanto forte indicazione per la mielofibrosi.
Cordiali saluti.
Salve,
ho 40 anni e diagnosi di mielofibrosi prefibrotica con mutazione CALR. In seguito ad una trombosi superficiale ho effettuato degli approfondimenti diagnostici ed è stato riscontrato un tempo di coagulazione da dRVV superiore alla norma (38.4). Verosimilmente si tratta di Lupus Anticoagulante (LAC)/sindrome da antifosfolipidi. C'è qualche associazione con le malattie mieloproliferative? E' comunque possibile assumere interferone o ci sono delle controindicazioni?
(Maria)
Risposta
Salve, le alterazioni coagulative da lei indicate potrebbero essere correlate all'evento di trombosi superficiale indicato (che invece ha una minore correlazione con la trombocitemia, infatti le trombosi superficiali non vengono generalmente considerate tra gli eventi trombotici relati alle mpn). Inoltre le alterazioni da lei indicate sono indipendenti dalla malattia mieloproliferativa. Nel caso per la patologia mieloproliferativa venisse ritenuto indicata la terapia con interferone non sussisterebbe comunque una controindicazione.
Saluti
Cari ricercatori vi scrivo perché da circa 4 anni in seguito ad una splenomegalia rilevata durante i controlli di routine conseguenti ad un pregresso melanoma ho dovuto effettuare molti esami per i quali poi risultò emocromo normale, un quadro istologico verosimilmente compatibile con fibrosi midollare di grado 1 e positività al JAK2.
In seguito a questi due elementi mi fu diagnosticata una pre-fibrosi per la quale effettuo solo controlli periodici in assenza di altri sintomi o anomalie dell'emocromo.
Negli ultimi tre anni le dimensioni della milza sono cresciute da 17 a 18 cm, vena porta stabile calibro 20 mm e ultimamente comparsa di circoli collaterali.
Secondo voi nel caso in cui non ci siano altri sintomi se non quelli attinenti alla splenomegalia avrebbe senso a questo punto a distanza di quattro anni rivedere la diagnosi con una nuova biopsia e ripetizione di tutti gli esami fatti a suo tempo per escludere infezioni latenti e quant'altro?
Mi stanno venendo dei dubbi circa la possibilità che il quadro di splenomegalia possa dipendere da pre-fibrosi e non vorrei arrivare ad assumere farmaci tipo oncocarbite o ruxolitinib per un problema che in realtà è collegato ad altre cause piuttosto che ad una sindrome mieloproliferativa.
Grazie mille in anticipo.
(Luciano)
Risposta
Caro Luciano, i suoi dubbi sono sicuramente validi.
Non credo che abbia senso "rivedere la diagnosi" con una nuova BOM: il quadro di pre fibrosi era presente quattro anni fa così come la mutazione di JAK2.
Quello che è probabilmente indicato, come lei stesso suggerisce, è capire se vi possano essere delle concause di splenomegalia (ad esempio, infettive), anche se un aumento graduale nel tempo della milza è abbastanza tipico delle sindromi mieloproliferative.
Le consiglio di discuterne con il suo ematologo. In ogni caso, prima di esporre i pazienti a ruxolitinib, è sempre il caso di fare analisi ulteriori, specie sul piano infettivo.
Cordiali saluti.
Salve, leggendo i vari messaggi ho visto che sono state indicate probabilità (per fortuna non alte) che a 10-15 anni la policitemia vera evolva in mielofibrosi o leucemia. Questo significa che ci sono alte probabilità che la policitemia vera non evolva mai in queste patologie oppure è solo questione di tempo, ovvero che prima o poi, magari anche dopo 20 anni o più, la policitemia vera conduce a mielofibrosi o leucemia?
Grazie in anticipo.
(Matteo)
Risposta
Caro Matteo,
la gran parte dei pazienti non evolve mai in mielofibrosi o leucemia acuta. Si tratta appunto di evenienze rare, che nella maggior parte dei casi non si verificano.
Un cordiali saluto.
Buon pomeriggio.
Gentili medici e ricercatori, mi rivolgo a voi nella speranza di avere un quadro un po' più chiaro. Quasi due anni fa, diagnosi di TE con mutazione JAK2. Da allora le piastrine sono sempre salite e il numero di rossi ed ematocrito altalenante, ma sempre nei limiti. Da marzo tutto sta cambiando.
A gennaio 2022 rossi a 4,49 ed ematocrito a 40,9.
A marzo rossi 4,93 a ed ematocrito a 44,6.
Ad aprile rossi a 4,97 ed ematocrito a 44,8.
A maggio rossi a 5,13 ed ematocrito a 45.
Dalla diagnosi bevo due litri di acqua tutti i giorni.
Secondo la vostra esperienza sarebbe il caso di sospettare un'evoluzione in PV e fare tutti gli accertamenti del caso?
Grazie.
(Simona)
Risposta
Cara Simona,
l'evoluzione da TE a PV è possibile, ma l'unico modo per diagnosticarla è una biopsia osteomidollare (che immagino sarà già stata eseguita per la diagnosi di TE).
Difficile comunque sospettare un'evoluzione in PV con valori di ematocrito ancora assolutamente nella norma: consideri che le raccomandazioni nella PV sono di mantenere l'ematocrito sotto al 45%.
Il quadro andrebbe monitorato con l'ematologo di riferimento ed in caso di ulteriore aumento dell'ematocrito sarà indicato effettuare una BOM per conferma diagnostica.
Cordiali saluti.
Cari dottori, volevo chiedervi qual è l'aspettativa media di vita in pazienti con mielofibrosi secondaria post policitemia vera.
Grazie infinite.
(Francesco)
Risposta
Caro Francesco,
la risposta, purtroppo o per fortuna, è "dipende". Sono numerosi i fattori che entrano in gioco nel delineare l'aspettativa di vita di un paziente ammalato di mielofibrosi secondaria.
Al momento, esiste un unico score prognostico validato (il my-sec). Ulteriori parametri, principalmente genetici e molecolari, consentono di stabilire una classe di rischio più precisa.
Un cordiale saluto.
Buongiorno, vorrei chiedere per favore un chiarimento che mi angoscia tanto.
Ho la mielofibrosi primaria da circa un anno, ho 63 anni e in questo momento sono a basso rischio. Ho fatto analisi citometrica da sangue periferico e il risultato è: "presenza di una popolazione di cellule immature CD34+CD117+ pari allo 0,05% della cellularità totale. È presente una popolazione di granulociti basofili pari al 2% della cellularità totale. CD4/CD8 in percentuale nella norma (2 - 3%)".
Vorrei sapere se la presenza nel sangue periferico di CD34+117+ sono predittive di uno sviluppo della malattia verso la leucemia. Sono in trepida attesa e nel frattempo ringrazio tantissimo se vorrete rispondere.
(Maria Grazia)
Risposta
Buongiorno Maria Grazia.
la presenza di cellule CD34+ CD117+ circolanti in MPN, ed in particolare nella mielofibrosi, è la norma. Vi sono numerosi pazienti con mielofibrosi che hanno una conta di blasti CD34+ stabile per anni nel sangue periferico, in percentuali tra l'1 e il 3%, evolvono in una forma leucemica. In ogni caso, una mielofibrosi primaria dovrebbe essere seguita con follow up tra i 3 ed i 6 mesi a seconda delle caratteristiche del paziente e della classe di rischio, quindi la invito a chiarire assieme al suo ematologo di riferimento questo dato di laboratorio alla prossima visita.
Un cordiale saluto.
Mia madre di 91 anni affetta da TE cal mutata, in terapia con anagrelide e interferone alfa 2b dal 2020 entrambi sottodosati, la scelta dell'interferone quando ancora si trovava all'estero, è stata consigliata dall'ematologo perché eventuali effetti collaterali sarebbero stati rapidamente reversibili. In terapia, piastrine tra 1 e 1,5 mil.
Chiedo in che modo ottenere questo interferone, visto che intalfa procurato attraverso azienda sanitaria, non viene più prodotto? A chi devo rivolgermi, e perché in Italia di fatto non viene più usato, mentre in altri stati, es. la Svizzera, viene fornito tramite ospedale? Ricordo che questo interferone deve essere refrigerato, che non è reperibile direttamente in nessuna farmacia internazionale, seppure sia di collaudata efficacia.
C’è un centro che potete indicarmi dove poter procurare l'interferone non peghilato?
Grazie.
(Maria)
Risposta
Gent.ma,
in Italia l'interferone non peghilato non è prescrivibile per le MPNs. Il caso da lei descritto potrebbe essere ridiscusso per l'introduzione di una terapia con idrossiurea, normalmente ben tollerata nel paziente anziano e non gravata dagli effetti collaterali dell'INFa. Nel caso che ci ha riportato, inoltre, i valori di piastrine appaiono controllati in modo buono, ma non perfetto.
In Italia l'interferone è approvato solo in alcune categorie di pazienti, normalmente più giovani, e si utilizza solo in forma peghilata o ropeghilata.
Le consiglio di effettuare una visita specialistica presso un centro con esperienza in MPN per poter rimodulare la terapia.
Cordiali saluti.
Gentili Dottori, sono Sara, ho 40 anni e sono affetta da trombocitemia essenziale.
Da circa tre anni le piastrine salgono ogni volta che faccio le analisi. A gennaio ne avevo 871 mila, ora a maggio ho ripetuto le analisi e sono leggermente scese a 817 mila. Mi chiedevo se era possibile e se fosse normale un piccolo abbassamento.
Un ultima cosa ancora, l'ematologa nell'ultimo controllo mi aveva prescritto due mesi di ferro ma leggevo qui in un post precedente che è sconsigliato l'uso del ferro nelle MPL, come mai se posso?
Grazie infinite.
(Sara)
Risposta
Cara Sara,
il fatto che il valore delle piastrine oscilli è normale. Per quanto riguarda il ferro, è normalmente sconsigliato nelle MPN. Questa raccomandazione è importantissima nella policitemia vera (il ferro stimola la produzione di globuli rossi, che sono già in eccesso!), mentre nella trombocitemia essenziale è un po' meno forte, pur essendo comunque una buona pratica. E' molto verosimile che il suo ematologo abbia riscontrato un deficit di ferro e quindi abbia prescritto un'integrazione. Di norma, questa viene accompagnata da un monitoraggio stretto dell'emocromo.
Cordiali saluti.
Buonasera, ho 46 anni e diagnosi di trombocitemia essenziale; sono in cura con clopidogrel e pegasis. Vorrei sapere delle informazioni sull'ozonoterapia, può essere utile nel mio caso?
(Stefanis)
Risposta
Caro Stefanis,
non ci sono dati a riguardo. L'ozonoterapia non è mai stata oggetto di trials controllati nelle MPN e pertanto non è raccomandata dalle linee guida.
Cordiali saluti.
Salve,
è vero che il besremi-alpha-2 riduce i rischi di evulozione in mielofibbrosi? E se è accesibile a tutti.
Grazie.
(Enzo)
Risposta
Caro Enzo,
ci sono delle indicazioni sul fatto che l'interferone possa ridurre il rischio di evoluzione. Bisogna chiarire però che sono dei dati ancora non definitivi e che è un farmaco gravato da effetti collaterali, talvolta importanti, e quindi non si dà in prima battuta.
E' comunque approvato e rimborsato nella PV a rischio trombotico basso, con necessità di citoriduzione, per chi è intollerante ad oncocarbide e nelle giovani donne che necessitano citoriduzione e vogliono una gravidanza.
In linea di massima è un farmaco molto interessante, non ancora disponibile per tutti, ma già disponibile per molti.
Alcuni studi lo hanno provato anche in pazienti a basso rischio, ma si tratta di dati che stiamo ancora acquisendo.
Cordiali saluti.
Buongiorno. Ho letto di una recente scoperta di un anticorpo monoclonale INCA033989 in fase di sperimentazione per trombocitemia essenziale CALR. Mi potete dare qualche notizia in più?
Grazie per le vostre cortesi ed attente risposte.
(Loretta)
Risposta
Buongiorno Loretta.
L'argomento che ha sollevato è sicuramente molto interessante. L'idea dietro l'anticorpo in questione è quella di colpire esclusivamente le cellule CALR+, sfruttando le proprietà antigeniche della calreticulina mutata e di conseguenza andando a eliminare solamente le cellule MPN. Sicuramente si tratta di un modo molto innovativo di pensare la terapia. Ogni farmaco tuttavia, anche se estremamente promettente nelle fasi precliniche, deve sottostare a una rigorosa sperimentazione clinica per dimostrarne l'efficacia. In questo caso sicuramente l'attenzione della comunità medica è alta per il peculiare meccanismo dell'anticorpo e per la sua presunta super-selettività.
Un cordiale saluto.
Buonasera, mi scuso per la domanda probabilmente poco pertinente per voi ricercatori, però mi chiedevo se era possibile guardare in streaming, attraverso un canale o un link, la giornata del paziente svoltasi a Firenze poiché non ho potuto partecipare.
Grazie mille per la vostra continua disponibilità. Un caro saluto.
(Claudia)
Risposta
Cara Claudia,
la giornata purtroppo non è stata registrata. Un motivo in più per partecipare l'anno prossimo!
Cordiali saluti.
Buongiorno, sono affetto da mielofibrosi ed assumo ruxo da 11 anni fatta eccezione per 1 anno che ho sperimentato il momelotinib. Faccio trasfusioni da 4 anni e tutto sommato il ruxo mi fa stare decentemente, infatti quando ho provato momelotinib, e quindi sospeso il ruxo, è successo che sono stato male e sono ricomparsi i sintomi della malattia (febricola, stanchezza eccessiva).
Vorrei provare inrebic però la mia paura è che se poi non mi da risposta il SSN non mi ridà più il Ruxo. Le mie paure sono vere oppure posso tranquillamente provare inrebic?
(Donato)
Risposta
Caro Donato,
il cambio del JAK inibitore che lei ha fatto in passato era sicuramente all'interno di uno studio clinico. Nel suo caso il fedratinib sarebbe prescrivibile se e solo se splenomegalia e sintomi non fossero controllati da ruxolitinib.
Le sue paure sono abbastanza reali in quanto al momento Ruxolitinib non è prescrivibile dopo aver assunto fedratinib.
Inoltre, è opinione generale che fedratinib sia più pesante in termini di anemia indotta che ruxolitinib, e quindi meno adatto ai pazienti già dipendenti da trasfusione a meno che non abbiano sviluppato una resistenza a ruxolitinib.
Cordiali saluti.
Gentili ricercatori,
vi ho scritto qualche giorno fa in merito alla possibilità che nel corso del tempo cambi la percentuale di positività di VAF di JAK2 e vi ringrazio molto per la risposta.
Volevo chiedervi se questo cambiamento può avvenire solo in aumento oppure se ci sono possibilità che col tempo diminuisca la percentuale di positività.
Vi ringrazio in anticipo.
(Enzo)
Risposta
Caro Enzo,
il calo della VAF di JAK2 è un argomento di studio in questi ultimi anni.
Un calo graduale nel corso di anni, si verifica talvolta in corso di terapia con JAK inibitore, e dobbiamo ancora capirne l'importanza. Ci verrebbe da pensare che si tratti di una cosa positiva (così sembra suggerire la clinica), ma mancano ancora studi controllati a riguardo.
Un calo improvviso si verifica talvolta in caso di progressione leucemica. In tal caso però la VAF non è sicuramente l'esame che ci indirizza, quanto piuttosto le variazioni dell'emocromo e dei sintomi associati.
Perciò, come può capire, si tratta di un dato molto complesso da interpretare, sul quale non abbiamo ancora dati certi.
Cordiali saluti.
Salve,
PV in terapia con Oncocarbide dal 2020 con posologia crescente sino alle 17 co sett.; recente comparsa di calo di GB e GR, e PLT stabili. Quanto può durare una depressione midollare da Oncocarbide?
Ed è possibile che succeda dopo tre anni di terapia?
Grazie.
(Pietro)
Risposta
Salve Pietro. Sì, è possibile che si verifichi una "depressione midollare" come l'ha chiamata lei, anche dopo tre anni di terapia. In questo caso, va rimodulata la dose di oncocarbide riducendone un po'. Bisogna però valutare molto attentamente se non siano comparsi altri segni clinico-laboratoristici o sintomi che possono suggerire una modifica della malattia.
Egregi ricercatori,
vorrei sapere se ci sono trial attivi (studi clinici che stanno arruolando) per i pazienti con mielofibrosi prefibrotica in Italia. Sul sito https://clinicaltrials.gov/ non vi è la possibilità di selezionare la mielofibrosi prefibrotica, ma solo la mielofibrosi e non è facile capire se la mielofibrosi prefibrotica è inclusa.
Grazie.
(Anna)
Risposta
Cara Anna,
al momento in Italia non vi sono trials interventistici aperti specificamente per la prefibrotica.
Un cordiale saluto.
Gentilissimi Ricercatori,
ho 40 anni, diagnosi di mielofibrosi prefibrotica e 1.600.000 piastrine. La mia dottoressa ha voluto farmi iniziare la terapia citoriduttiva con oncocarbide (idrossiurea), sostenendo che non poteva prescrivermi l'interferone in quanto questo farmaco non si può dare a chi ha la mielofibrosi, poiché aggrava la fibrosi midollare. So che all'estero molti pazienti con mielofibrosi assumono interferone.
Secondo voi, qual è l'impatto dell'interferone sulla fibrosi midollare rispetto all'oncocarbide?
(Serena)
Risposta
Cara Serena,
l'aumento della fibrosi indotto da interferone è un dato difficilmente confermabile, per quanto di interesse. E' sicuramente difficile distinguere una fisiologica fibrosi reattiva indotta dal trattamento da un peggioramento del quadro di MPN, questione che sta creando diverse divisioni tra gli esperti del settore.
In casi come il suo, di norma, l'interferone si può usare per controllare la piastrinosi in gravidanza.
Qualora non sia questo il setting, vengono proposti in prima linea altri trattamenti come appunto l'oncocarbide.
Inoltre, è importante sottolineare che per quanto l'aumento del grado di fibrosi costituisca un aggravamento della prefibrotica, non è l'unico parametro che va preso in considerazione.
Cordiali saluti.
Salve, ho visto che alcuni studiosi hanno proposto di inserire, nella classificazione delle malattie mieloproliferative, due nuove diagnosi:
1) clonal megakaryocyte dysplasia with normal blood values (CMD-NBV);
2) clonal megakaryocyte dysplasia with isolated thrombocytosis (CMD-IT).
Cosa ne pensate?
(Valentina)
Risposta
Cara Valentina,
la sua è una domanda interessante. Attualmente queste due entità vengono "inglobate" nella più generica categoria delle MPN-U. Probabilmente, meglio chiarire questa categoria servirebbe a dare una risposta più chiara al paziente: molti infatti si trovano un po' disorientati ad avere una patologia che ha il termine "inclassificabile" nel nome. Inoltre, come gli stessi autori riportano, questa categoria serve a porre l'accento su quanto spesso le mutazioni driver delle MPN si nascondano dietro a trombosi splancniche insorte senza apparente motivo e quindi a inserire nel work up diagnostico della trombosi atipica anche la ricerca delle mutazioni driver.
Dal punto di vista terapeutico, al momento, queste due nuove entità non darebbero più indicazioni della definizione MPN-U.
Certo è che meglio classificare questa categoria è un passo avanti verso una sempre più precisa stratificazione dei pazienti.
Cordiali saluti.
Buongiorno,
scrivo per ringraziare per il preziosissimo lavoro da voi svolto e per porre le seguenti domande:
1) la mutazione di esone 12, coinvolgendo "meno parte mutata" può essere meno pericoloso per la trasformazione in mielofibrosi?
2) consapevole del fatto che le statistiche rispetto aspettativa di vita e sopravvivenza a lungo termine lascino sempre spazio a interpretazioni errate, domando se in linea generale un paziente a cui è stata diagnosticata PV all'età di 52 anni, senza aver mai avuto trombosi né sintomi particolari ed una malattia nel complesso "silente", possa comunque ipotizzare un'aspettativa di vita di 30 anni o sia raro che si presenti tale aspettativa in pazienti over 40.
Domando questo perchè, almeno online, non si trovano testimonianze di persone che sono vissute tanto.
Ringrazio anticipatamente.
(Francesca)
Risposta
Cara Francesca,
dai dati che abbiamo finora, la policitemia vera mutata nell'esone 12 si comporta esattamente come la V617F. Dimostra alcune lievi differenze dal punto di vista istologico, ma la sua probabilità di evolvere è sostanzialmente sovrapponibile.
La seconda domanda è molto interessante. In linea di massima sì, la sopravvivenza di una paziente affetto da policitemia vera è solo di poco minore rispetto alla popolazione generale e questo dipende dal suo aumentato rischio trombotico (che in ogni caso, anche con la terapia adeguata, resta lievemente più elevato che nella popolazione generale) e dalla sua possibilità di evoluzione. Vero è che la nostra esperienza clinica racconta di paziente con 40 anni di policitemia vera alle spalle, e non si tratta di casi isolati. Non è infrequente visitare pazienti affetti da PV anche ultraottantenni. Spero che questo dato la possa confortare.
Cordiali saluti.
Gentili dottori, affetto da TE da molti anni, a causa di un abbassamento dei valori di emoglobina gli ematologi mi hanno cambiato la terapia da Oncocarbide ad Interferone pegilato, che assumo ormai da 6 mesi. L'emoglobina però non è risalita, ho la sideremia a 28 e la transferrina a 11. I medici non contemplano la possibilità di un'integrazione di ferro perché, mi è stato spiegato il rischio sarebbe quello di veder aumentare non solo l'emoglobina, ma anche le piastrine.
Gradirei una vostra opinione al riguardo.
Grazie infinite.
(Antonio)
Risposta
Caro Antonio,
evitare la somministrazione di ferro è la regola nelle malattie mieloproliferative, particolarmente importante per la policitemia vera, ma valida anche in generale.
Chi l'ha in cura sta seguendo in modo corretto le indicazioni della comunità medica.
Se la diminuzione di emoglobina fosse accompagnata da altri segni laboratoristici (eritroblastosi, presenza di forme immature etc.) o clinici (sudorazioni, febbre, aumento delle dimensioni spleniche) sarebbe indicato effettuare una nuova biopsia osteomidollare.
Cordiali saluti.
Salve ho 47 anni e ho politicemia vera JAK2 positivo in cura con salassi e cardioaspirina. Le dimensioni della milza hanno raggiunto i 20 cm; in linea generale sarebbe opportuno intervenire o le dimensioni della milza sono ancora accettabili per attendere ancora se cresce ulteriormente?
Inoltre, volevo sapere in linea generale per far diminuire la splenomegalia quale è il farmaco di prima linea e se una volta ottenuto l'effetto della diminuzione della milza può essere interrotto l'assunzione del farmaco.
(Antonio)
Risposta
Caro Antonio,
la presenza di splenomegalia ingravescente è un criterio per iniziare una terapia citoriduttiva in un paziente affetto da pv, specie se è ingravescente e sintomatica.
Le dimensioni sono abbastanza soggettive: una milza di 20 cm di diametro può essere problematica per un paziente di statura normale, mentre per un paziente alto 1,90 m può essere meno problematica. Certo è che 20 cm sono comunque una milza importante che va attenzionata.
Normalmente, l'approccio potrebbe essere l'interferone ropegilato, se disponibile, o l'idrossiurea. In linea di massima i farmaci più efficaci sulla milza sono i JAK inibitori, ma essendo gravati da effetti collaterali non indifferenti sono prescrivibili solo in seconda linea.
Buonasera dottori, vi ho già contattato pochi giorni fa in merito alla prognosi nella Mielofibrosi prefibrotica.
Vi ringrazio nuovamente per la risposta ma avrei un altro quesito da porvi.
All'esito di una visita dentistica, è emersa la necessità di procedere all'estrazione di un dente. Nella mia situazione (anemia, piastrine elevate) è opportuno che io contatti l'ematologo prima dell'estrazione? Potrebbe sospendermi l'assunzione dei farmaci?
Sperando di non abusare della vostra disponibilità, vi saluto cordialmente.
(Stefania)
Risposta
Cara Stefania,
in linea di massima se le piastrine dovessero essere minori di 1500 x 10^9/L non corre alcun problema nell'effettuare l'estrazione. A seconda del caso si può decidere di sospendere la cardioaspirina, ma questa eventualità va valutata con l'ematologo di riferimento. La sospensione a breve termine della cardioASA non comporta normalmente rischi, ma ogni caso va valutato singolarmente.
Cordiali saluti.
Buongiorno, compirò 60 anni il prossimo mese e mi hanno appena diagnosticato la policitemia vera. Ho JAK2 positivo al 16%, mi chiedevo se la percentuale di positività può essere indicativa della gravità della malattia (cioè maggiore è la positività maggiore è la gravità) oppure se è ininfluente ed eventualmente se nel tempo può cambiare questa percentuale di positività.
Al momento sono in terapia con salassi e cardioaspirina, devo aspettarmi l'introduzione del farmaco citoriduttivo al compimento dei 60 anni?
Grazie.
(Nico)
Risposta
Caro Enzo,
la domanda che pone sulla percentuale di JAK2 (in termini tecnici VAF, sigla per variant allele frequency) è molto interessante. Diversi studi in passato hanno provato a determinare che importanza possa avere la VAF di JAK2 nella gravità della policitemia, senza ottenere mai risultati conclusivi su basse percentuali. Un lavoro pubblicato nel 2021 dal gruppo fiorentino mostra che avere una percentuale > 50% potrebbe aumentare il rischio di trombosi venose. Altre esperienze mostrano che un improvviso aumento della percentuale ad altissimi livelli (75-80% o più) sia un buon predittore di evoluzione della malattia. La percentuale tende a modificarsi nel tempo, ma allo stato delle conoscenze attuali non possiamo dire che rilevanza abbia una percentuale che si modifica di poco.
Quello che è certo è che all'aumentare dell'età il rischio di trombosi aumenta. Di conseguenza, andrà inserita una terapia citoriduttiva (probabilmente con oncocarbide).
Cordiali saluti.
Salve,
volevo chiedere se il ruxolitinib è un farmaco che può essere efficace anche nella mielofibrosi pre-fibrotica (con emocromo normale e in assenza di altri sintomi) solo per trattare la splenomegalia moderata (entro i 20 cm di DL) e l'ipertensione portale quando si rileva comunque una tendenza all'aumento progressivo nel tempo e quindi a un peggioramento di questa sintomatologia.
Grazie mille.
(Luigi)
Risposta
Caro Luigi,
il ruxolitinib è sicuramente efficace nel trattare la splenomegalia: i casi di pazienti che non rispondono a questa terapia sono davvero rari.
Il farmaco è tuttavia gravato da alcuni effetti collaterali che non sono trascurabili: in primis, l'anemia, che in alcuni pazienti può anche richiedere trasfusioni. In secondo luogo, può favorire alcune infezioni croniche, come l'herpes zoster. Inoltre, ha anche altro tipo di tossicità cutanee, rare, ma da non sottovalutare.
Di conseguenza, il farmaco non viene prescritto a tutti, ma solo in chi ha sintomi o comunque parametri che lo richiedano.
Se la splenomegalia è moderata e non provoca sintomatologia, ci si può permettere di attendere.
Cordiali saluti.
Gentilissimi Ricercatori,
sono affetto da PV da un paio di anni. Mutazione JAK2V617F positiva. Sono un paziente a basso rischio (età <60 anni). Dimensioni milza nella norma.
La mia attuale terapia è: salassoterapia + cardioaspirina.
Nel corso del 2018 ho avuto TBC polmonare.
Ho appreso che il farmaco di prima fascia per la cura della PV è l'oncocarbide, mentre i due farmaci di seconda fascia sono il Jakavi e l'Interferone Besremi. So anche che, avendo avuto il batterio sopradescritto, è sconsigliato l'uso su di me del JAKAVI in quanto il farmaco potrebbe riattivarmi il batterio a livello non solo polmonare.
La mia domanda è, qualora sorgesse la necessità di passare ad un farmaco di seconda fascia, se non potrò prendere il Ruxolinitib, ci sono altri farmaci Jak inibitori favorevoli? Se si, in che fase di studio e somministrazione attualmente si trovano? Qual è quello di imminente uso?
Ringrazio anticipatamente la vostra gradita risposta.
(Nico)
Risposta
Caro Nico,
l'uso del JAK inibitore è normalmente controindicato in caso di TBC. Nel suo caso, però, l'uso del ruxolitinib non è indicato per patologia e classe di rischio.
Quando compirà 60 anni verrà introdotta la terapia con idrossiurea, che è normalmente molto ben tollerata e non presenta il rischio infettivo che invece grava il ruxolitinib, così come gli JAK inibitori in commercio o in sperimentazione.
La presenza di una tubercolosi attiva controindica l'uso dei JAK inibitori. In un paziente guarito bisogna valutare molto attentamente se è possibile usare il JAKi con profilassi antimicrobiche, eventualità da concordare assieme ad un collega esperto in malattie infettive.
Per quanto riguarda i nuovi farmaci in sperimentazione, i pazienti che sono stati finora arruolati nei trials clinici non presentavano tubercolosi e pertanto è difficile dire quanto possano aumentare il rischio di riattivazioni batteriche.
Cordiali saluti.
Buonasera, ho letto la risposta ad un quesito (Terapie mirate) e vorrei poter avere qualche chiarimento.
Uno dei farmaci JAK inibitori è il ruxolitinib? Ha quindi effetti collaterali importanti?
I farmaci che invece colpiscono i meccanismi che la malattia produce a livello molecolare sono qualcosa attualmente allo studio?
Grazie mille per il vostro aiuto.
(Elisa)
Risposta
Cara Elisa,
il ruxolitinib è il JAK inibitore che meglio conosciamo ed è un farmaco molto utilizzato nelle mieloproliferative.
I suoi effetti collaterali sono principalmente ematologici (anemia, anche importante, in particolare nei primi 3-6 mesi di trattamento), trombocitopenia e neutropenia.
Particolare attenzione va fatta anche ai virus latenti, che possono riattivarsi più frequentemente (in particolare l'herpes).
Un altro effetto collaterale, per quanto piuttosto raro, è l'insorgenza di lesioni cutanee. Questo effetto, più comune negli anziani e nei pazienti precedentemente esposti a idrossiurea, è da tenere sotto controllo.
IN generale il ruxolitinib è un farmaco ben tollerato, che provoca importanti benefici in termini sintomatologici. Per quanto talvolta l'anemia iniziale possa portare anche a dover fare una trasfusione, un attento controllo dell'emocromo nelle fasi iniziali ed uno screening sierologico pre trattamento sono sufficienti a prevenire grossi eventi.
Il ruxolitinib è una terapia a bersaglio molecolare e agisce inibendo le proteine della famiglia JAK, che nelle MPN sono sempre attive. Attualmente i JAK inibitori (ruxolitinib, fedratinib attualmente approvati e momelotinib in fase di approvazione) sono i farmaci a bersaglio disponibili per le MPN.
Altri farmaci, come il BCL2-BCL-XL inibitore chiamato navitoclax e il BET inibitore pelabresib sono attualmente in studio avanzato. Colpiscono meccanismi diversi ed entrambi sono stati sperimentati per "complementare" il ruxolitinib.
Cordiali saluti.
Gentilissimi dottori, professori, ma soprattutto grandi ricercatori,
sono affetto da policitemia vera da 13 anni e di anni ne ho 49. Vorrei sapere se chi è affetto da PV e quindi di neoplasie Mieloproliferative croniche può andare incontro, oppure può essere correlata la VESTIBULAR PAROXISMIA. Vorrei sapere da voi, che siete per me ormai da 12 anni i miei veri angeli custodi e anche i miei fedelissimi informatori e fonte più attendibile di tutti, se il farmaco carbamazepina può essere intollerante con la POLICITEMIA VERA e con l’onco Carbide e la cardioaspirina.
Poi mi piacerebbe sapere: questa vestibular paroxismia perché viene e se con i farmaci può guarire, anche perché sono 4 mesi che ho vertigini testa confusa come se galleggia e se mi giro più volte su me stesso ho nausea e arrivo addirittura al vomito. Ci tengo a precisare che la carbamazepina l'ho iniziato da 3 giorni.
Come sempre anticipatamente grazie mille per la vostra accurata risposta.
(Massimo)
Risposta
Caro Massimo,
data la lunga storia di policitemia è improbabile che sia correlata al nuovo disturbo, che sembra invece scollegato.
La domanda sulla carbamazepina è molto interessante. Sebbene non esistano interazioni dirette con l'idrossiurea, la carbamazepina può "scombinare" i valori dei globuli bianchi e delle piastrine come effetto collaterale, e in questo modo interagire con l'oncocarbide.
Il consiglio è di monitorare l'emocromo più frequentemente all'inizio della terapia con carbamazepina per valutare se l'effetto sui globuli bianchi e sulle piastrine si verifica o meno nel suo caso.
Cordiali saluti.
Buongiorno,
vorrei sapere se con emoglobina bassa e relative trasfusioni periodiche è possibile fare sforzi e lavorazioni di qualsiasi tipo e se è sconsigliato fare abbuffate a tavola. Ovviamente se sconsigliato la motivazione.
Vi ringrazio.
(Donato)
Risposta
Caro Donato,
l'esecuzione di trasfusioni periodiche non controindica l'attività lavorativa purché non si tratti di sforzi pesanti, così come sono sconsigliate le abbuffate. La motivazione è piuttosto semplice: una persona cronicamente anemica ha "meno sangue" in generale e se facciamo lavorare troppo un organo (nel caso delle abbuffate stomaco e intestino), è possibile che la quantità di emoglobina bassa non sia in grado di supportare un'attività molto importante.
Inoltre, nelle malattie mieloproliferative l'anemia è spesso accompagnata da un aumento della milza più o meno marcato. Questo aumento di dimensioni può schiacciare, anche di poco, lo stomaco, cosa che normalmente non crea danni, ma in caso di pasto particolarmente abbondante può creare problemi digestivi.
Un cordiale saluto.
Buonasera dottori, vorrei sapere di quanto è ridotta l'aspettativa di vita di un paziente affetto da mielofibrosi prefibrotica (con anemia, piastrine a 650000 e valori dei globuli bianchi nella norma) nel caso di dipendenza dalle trasfusioni.
Mi piacerebbe inoltre sapere se ci sono speranze che aumenti spontaneamente il valore dell’emoglobina, dopo una graduale diminuzione (da 11 e 50 a 7 e 50) in 3 anni.
Vi ringrazio anticipatamente.
(Stefania)
Risposta
Cara Stefania,
per poter fare qualunque considerazione prognostica sono necessarie molte più informazioni rispetto a quelle che lei ha dato, sia riguardo alla malattia (cariotipo, assetto molecolare, presenza di blasti circolanti etc.) sia riguardo alla storia clinica del paziente. La prognosi non è mai slegata dal paziente nel suo complesso: la situazione da lei descritta, ad esempio, è molto più grave in un paziente cardiopatico o con altre comorbidità.
Purtroppo, non c'è possibilità che l'emoglobina "spontaneamente" ritorni su valori normali. Vi sono numerosi approcci terapeutici per l'anemia nella MF, sia già approvati che in campo sperimentale: il suo ematologo la saprà consigliare a riguardo.
Cordiali saluti.
Buongiorno. Ho trombocitemia essenziale CALR positivo, ho da poco iniziato terapia con oncocarbide, ho 60 anni e piastrine 1100. Dopo una brutta bronchite ho fatto tac torace e mi è stato trovato un iniziale quadro enfisematoso e diffuse note di interstiziopatia (ho avuto covid a luglio, non più fumatrice dal 1994).
Volevo sapere se oncocarbide può influire negativamente a livello polmonare.
Grazie per la risposta.
Cordiali saluti.
(Loretta)
Risposta
Cara Loretta,
dal 1999 ad oggi sono stati riportati circa 30 casi in cui una correlazione tra la terapia con idrossiurea e un quadro di tossicità polmonare è stata dimostrata (in alcuni di questi casi, peraltro, in modo non rigoroso). Nessuno di questi era accompagnato da franco enfisema. Come può capire, si tratta di qualcosa di estremamente raro e che non rispecchia in modo preciso il suo quadro TC.
Le consiglio comunque di parlarne con l'ematologo che la segue e con il collega pneumologo per valutare se vi possa essere questa rarissima associazione o se, come più probabile, si tratta di un quadro polmonare non correlato alla terapia citoriduttiva che sta seguendo.
Un cordiale saluto.
Gentilissimi,
ho 39 e una diagnosi di mielofibrosi pre-fibrotica, rischio intermedio 2, no terapia.
Recentemente si è aggiunta la diagnosi di una forma di amartoma splenico (SANT) per cui dovrei prevedere la splenectomia in considerazione della crescita lenta ma costante della formazione.
In che modo la mancanza della milza inciderebbe su un eventuale futuro trattamento, che sia farmacologico o trapiantologico?
Spero che possiate rispondere al quesito.
Grazie per il vostro impegno!
(Luciana)
Risposta
Cara Luciana,
la splenectomia è una pratica che talvolta si fa nelle mpn, specie in presenza di milza molto grossa e/o non rispondente alle terapie farmacologiche.
Dal punto di vista generale, gli splenectomizzati (per qualunque motivo) devono seguire un programma vaccinale specifico, ma al di là di ciò conducono una vita normale.
I trattamenti farmacologici nel campo della mielofibrosi vengono talvolta iniziati proprio per contenere le dimensioni della milza. Altre volte, invece, quando i sintomi diventano importanti.
La splenectomia non controindica l'esecuzione di terapia specifica o, in caso, anche di trapianto di midollo.
Un cordiale saluto.
Buonasera, vorrei sapere se è disponibile un programma della nona giornata Fiorentina dedicata ai pazienti delle malattie mieloproliferative.
Vi ringrazio moltissimo.
(Simona)
Risposta
Gent.ma,
il programma definitivo dovrebbe venir caricato in giornata sul sito dove effettuare l'iscrizione.
Cordiali saluti
Gentilissimi ricercatori,
ho 58 anni, mi è stata diagnosticata da circa due mesi una P.V. con i seguenti valori JAK 80,9%, eritropoietina 0.9, leucociti 17,23, eritrociti 6.25, emoglobina 18.9, ematocrito 55.5, LDH 350, RDW 16.1, PDW 11.4, neutrofili 84.7 % e 14,25 ass., linfociti 8.2 e 1.38 ass. splenomegalia di cm. 14,6 senza sintomi, e pressione piuttosto alta.
Iniziata subito terapia di base con salassi e cardioaspirina ma dopo 6 salassi, uno ogni circa 10 giorni, i valori della leucocitosi neutrofila non sono diminuiti e gli altri valori suddetti sono scesi solo di poco rimanendo tutti sopra i limiti, di conseguenza l'ematologa che mi segue ha deciso di iniziare oncocarbide con 500 mg al giorno e di controllare settimanalmente l'emocromo.
Da una rilettura dell'emocromo dello scorso anno, fattomi fare dall'ente per cui lavoro ad aprile 2022, i valori degli eritrociti, emoglobina, ematocrito erano già tutti discretamente sopra i limiti, in particolare con leucocitosi neutrofila a 16,2; in quell'occasione nell'ufficio di medicina del lavoro mi fu detto, a mio avviso molto superficialmente, di non preoccuparmi in quanto probabilmente avevo avuto qualche infezione passata.
Inoltre considerando che le ultime analisi fatte prima di aprile 2022 le avevo fatte nel 2018 con i valori dell'emocromo al di sotto dei limiti se pur vicini, e riflettendo su alcuni sintomi presenti da circa 3 anni quali sudori notturni, rossori del viso, e senso di vertigini, sarebbe secondo voi plausibile che la mia P.V. sia emersa già dall'inizio dei suddetti sintomi circa 3 anni or sono?
A questo punto, perdonatemi se non mi è dovuto chiederVi ciò, quanto è grave aver iniziato le terapie con tutti questi anni di ritardo e con tali valori attuali e refrattari al trattamento di prima linea con salassi e cardioaspirina?
Sarebbe poi, secondo Voi consigliabile, vista la mia condizione attuale con leucocitosi e splenomegali asintomatica iniziare con il ropeg - interferone?
Chiedo ciò poiché scorrendo sul Vostro sito i relativi forum ho letto che tra le condizioni necessarie per l'avvio all'utilizzo del ropeg interferone c'è appunto la presenza di leucocitosi persistente sopra a 15.
Temo che in considerazione dei suindicati valori l'evoluzione in mielofibrosi o leucemia sia nel mio caso maggiormente probabile, e forse l'uso d'interferone anzichè idrossiurea possa abbassare tale probabilità.
Vi ringrazio infinitamente per la Vostra cortese e attenta disponibilità della quale sto forse abusando.
(Lorenzo)
Risposta
Caro Lorenzo,
il ritardo diagnostico è, purtroppo, all'ordine del giorno nel campo delle neoplasie mieloproliferative croniche. In molti casi è giustificato dal fatto che i valori sono solo lievemente alterati e che i sintomi sono molto sfumati. E' facile, in particolare, non riconoscere una policitemia quando è accompagnata da leucocitosi, perchè è un parametro di frequente riscontro nelle infezioni.
Il ritardo diagnostico non determina una modifica della prognosi (a meno che non insorgano eventi trombotici) ed il trattamento deve essere comunque volto alla prevenzione delle trombosi, mantenendo l'ematocrito sotto il 45% e utilizzando un antiaggregante come la cardioaspirina.
Per quanto riguarda i suoi dubbi: è ancora dibattuto l'impatto della leucocitosi nella policitemia vera. Per quanto alcuni studi abbiano indicato che un numero di globuli bianchi consistentemente elevato correli con il rischio di evoluzione, si tratta di studi retrospettivi, che per la propria stessa natura hanno delle limitazioni.
Per quanto riguarda l'interferone, i dati sulla sua capacità di modificare la storia naturale della policitemia vera sono ancora preliminari ma interessanti. Sicuramente è un farmaco sicuro; è, inoltre, efficace nel controllo dell'ematocrito. Sul fatto che effettivamente modifichi la possibilità di una PV di evolvere in mielofibrosi, non possiamo dirlo con certezza.
Alcuni motivi per i quali non sono disponibili dati incontrovertibili sulla sua efficacia nel "prevenire" l'evoluzione mielofibrotica: lungo tempo che questa impiega ad accadere; la scarsa numerosità dei pazienti arruolati in trial prospettici; la mancanza di markers surrogati.
Detto questo, l'indicazione dell'ematologa che la segue è corretta; certo, è probabile che nel corso dei prossimi anni l'interferone prenda sempre più piede come terapia anche nei casi come il suo.
Cordiali saluti.
Si arriverà ad un vaccino o simile che combatta la mutazione che provoca la PV e la TE?
(Stefano)
Risposta
Caro Stefano,
un vaccino per combattere una mutazione genetica è molto fantasioso: purtroppo non siamo così abili nell'insegnare al sistema immunitario quali cellule siano malate e quali no.
Quello che possiamo fare invece, è cercare di costruire delle terapie mirate, ossia vanno a colpire solamente le cellule che portano la mutazione chiamata "driver" (JAK2 nel caso della PV, ad esempio).
Questo approccio è quello che ha portato allo sviluppo già da diversi anni dei JAK inibitori, farmaci "intelligenti", che però hanno purtroppo anche degli effetti "off target" o effetti collaterali. Attualmente questi farmaci si usano solo in casi selezionati.
Se ne stanno sviluppando sempre di nuovi che invece di colpire "direttamente" la mutazione genetica, cosa che ancora non è possibile fare, colpiscono i meccanismi che questa provoca a livello molecolare.
Proprio in questo senso sta lavorando la ricerca.
Un cordiale saluto.
Buongiorno,
vorrei sapere se nella polineuropatia da Ruxolitinib la Levo Acetil Carnitina e l'Acido Alfalipoico abbiano dimostrato una qualche efficacia.
Grazie e cordiali saluti.
(Vincenzo)
Risposta
Caro Vincenzo,
ad oggi non sono disponibili dati riguardo la polineuropatia da inibitori di JAK2, per altro complicanza relativamente rara e riportata principalmente come effetto avverso farmaco-correlato in corso di trattamento sperimentale con momelotinib, molecola non ancora approvata per le neoplasie mieloproliferative croniche.
Gentili ricercatori, ho 70 anni, da poco diagnosticata trombocitemia. Sono 10 giorni che prendo oncocarbide. Tra gli effetti collaterali c'è la debolezza. Da quando lo assumo mi sento sempre stanca.
Grazie.
(Emanuela)
Risposta
Cara Emanuela,
l'astenia (termine medico per stanchezza), seppur non particolarmente frequente, rientra tra i possibili effetti indesiderati del trattamento con idrossiurea (OncoCarbide), spesso secondario all'abbassamento dei valori di emoglobina. Si tratta tuttavia anche di una possibile manifestazione clinica della malattia ematologica, talora con un impatto sulla qualità di vita. Può diventare pertanto complesso capire se il contributo maggiore all'astenia derivi dalla malattia ematologica o dal farmaco.
Ad ogni modo non rappresenta una controindicazione all'uso dell'idrosiurea, il cui dosaggio può essere modulato in funzione anche degli eventuali effetti indesiderati.
La invito a rivolgersi al suo ematologo di riferimento per avere ulteriori chiarimenti in merito.
Adulto, 54 anni. Da circa un mese diagnosticata/te/orientantata/pv..milza/fegato/leggero/ingrossamento/jak2/mutato/2%..d'à 10/giorni/iniziata/terapia/1000mg oncocarbide/300mgZiloric/100mg/cardiospirina/2/salassi..Ematocrito/era/53/adesso/49.9/Globuli/bianchi/10.90/adesso/8.2 Rossi/6,10 adesso/5.60 piastrine/12000..adesso/665...ematologo/mi'consiglia'di'continuare'terapia/e in 7 football rifare'analisi volevo/chiedere/se non si rischia Di abbassare piastrine/prendendo/1000mg'oncocarbide..e se i malati/mieloprofilativi/sono.inclini à ulcère peptica x via batterio helicopterpylori.. Grazie.mille
(Enzo)
Risposta
Caro Enzo,
il suo quesito purtroppo non risulta chiaro e non possiamo rispondere in maniera adeguata. Nel ricordare che questo spazio non può essere utilizzato per richiedere opinioni su condizioni ematologiche e/o percorsi terapeutici personali, la invito a riformulare la sua domanda in maniera più chiara.
Buongiorno, scrivo perché ho letto tante informazioni sulla mielofobrosi prefibrotica ma non ho capito alcune cose.
Qual è la percentuale di rischio che si trasformi in mielofibrosi vera e propria? Da qualche parte ho letto che è di poco superiore alla percentuale della trombocitemia e della policitemia e cioè intorno al 15%. E vero?
E poi se non si trasforma in conclamata la prognosi della mielofibrosi prefibrotica è uguale a quella delle altre due malattie mieloproliferative croniche, cioè la trombocitemia e la policitemia?
Grazie mille per tutto quello che fate e grazie a chi scrive ed ha scritto dandoci speranza per superare bene e convivere bene con la malattia.
(Ludovica)
Risposta
Cara Ludovica,
il rischio stimato di progressione della mielofibrosi prefibrotica in mielofibrosi conclamata è di circa 10% a 10 anni. E' opportuno però tenere in considerazione che all'interno del gruppo di pazienti con diagnosi di mielofibrosi prefibrotica esistono pazienti con un fenotipo più trombocitemico (a prognosi migliori) e altri con tendenze più mielofibrotiche (leucocitosi e tendenza all'anemia oltre che a aumento dell'LDH e delle dimensioni spleniche) a prognosi peggiore.
Inoltre è da considerare che anche per la mielofibrosi prefibrotica, come per policitemia vera e trombocitemia essenziale, non c'è la certezza di progredire a mielofibrosi conclamata, anche se la percentuale è maggiore rispetto a policitemia vera e trombocitemia essenziale.
Buongiorno,
vi ho già scritto per domandare le possobilità di trapianto per la malattia, Leucemia netrofilica cronica.
Intanto, cercando invano di accedere a nuovi farmaci, l'Oncocarbide sembra non fare più effetto: ora, dopo aver aumentato a 17 capsule al giorno, da circa 3 mesi, inesorabilmente i leucociti sono saliti a 48.000. Ho la ves a 79,la creatinina 1,05 e LHD 325, globuli rossi ai minimi 2850.000, piastrine 100.000.
Può essere efficace un aumento di 3 capsule a settimana, o può trattarsi, dopo 16 mesi di oncocarbide di una sorta di resistenza al farmaco? Ma, perché tutti gli ematologi sono restii a prescrivere l'eritropoietina, con la mia malattia?
Ho ambedue le variazioni tipiche della LNC?
Spero possiate rispondere ai miei dubbi, e alla domanda principale che è quale terapie possono sostituire l'oncocarbide.
Vi ringrazio per le vostre ricerche che sono fondamentali soprattutto in patologie rare come la mia.
Cordiali saluti.
(Piero)
Risposta
Caro Piero,
il dosaggio dell'idrossiurea (OncoCarbide) viene aggiustato dinamicamente in funzione dell'andamento dell'emocromo in corso di trattamento, per cui è possibile che per un miglior controllo della leucocitosi sia sufficiente un incremento del dosaggio del farmaco. Purtroppo non è possibile rispondere agli altri quesiti (utilizzo dell'eritropoietina, mutazioni tipiche della LNC) essendo necessario conoscere più in dettaglio la storia della malattia. Eventuali trattamenti di seconda linea, sebbene limitati, possono essere valutati, tuttavia anche in questo caso è necessario considerare le caratteristiche della malattia nella sua globalità.
Le consiglio pertanto di rivolgersi al suo ematologo di riferimento per avere maggiori informazioni al riguardo.
Gentili ricercatori, vi ho scritto diverse volte per porre quesiti relativi alla mielofibrosi da cui era affetta mia madre che purtroppo è scomparsa lo scorso mese di novembre.
Oltre a ringraziarvi per la disponibilità sempre dimostrata nel rispondere alle varie richieste, vorrei chiedervi come poter fare delle donazioni per le vostre ricerche.
(Claudia)
Risposta
Cara Claudia,
ringrazio a nome di tutti i ricercatori del progetto MYNERVA-AIRC per le belle parole. Per eventuali donazioni a scopo di ricerca può trovare le informazioni sulla pagina dedicata del sito AIRC , indicando se le fa piacere la volontà di destinare i fondi a progetti del gruppo MYNERVA.
Buongiorno, innanzitutto volevo ringraziarvi per la generosità con cui rispondete ad ogni nostra singola domanda.
Sono affetto da Policitemia Vera e dovrei prendere, per la prima volta da quando mi è stata diagnosticata questa patologia, una viaggio aereo di 4 ore circa.
Come mi devo comportare? Secondo voi conviene prendere prima del viaggio l'aspirina grande o continuare comunque con quella piccolina? Esistono delle raccomandazioni alle quali dobbiamo prestare attenzione?
Grazie per una vostra gentile risposta.
Un saluto.
(Luca)
Risposta
Caro Luca,
se la malattia ematologia è ben controllata (terapia antiaggregante, salassi e se indicato citoriduzione) il viaggio aereo non è controindicato e non richiedere nessuna profilassi antitrombotica aggiuntiva.
Buonasera gentili medici e ricercatori, prima di porvi l'ennesima domanda, vi ringrazio di cuore per tutte le risposte che che avete già dato alle mie richieste.
Ho una diagnosi di trombocitemia essenziale, JAK2 positiva, 48 anni e sono ormai vicina al milione di piastrine. Superata la soglia del milione ha senso misurare il fattore di von Willebrand per decidere se continuare o meno con la terapia antiaggregante?
Grazie mille.
(Simona)
Risposta
Cara Simona, non esistono linee guida o raccomandazioni specifiche per il quesito in questione. Generalmente il valore di conta piastrinica utilizzata per valutare l'introduzione della terapia citoriduttiva è 1.500.000/uL. Tuttavia, in presenza di manifestazioni emorragiche o altre condizioni predisponenti può essere utile la valutazione dello stato coagulativo.
Le consiglio di far riferimento al suo ematologo per avere maggiori chiarimenti.
Buongiorno gentili dottori, ho 73 anni appena scoperto di avere la trombocitemia. Positiva JAK2, ves 60, piastrine 560, bene tutte le altre analisi. Perché le linee guida anche se le piastrine non sono così alte sopra ai 60 anni prevedono oncocarbide?
Grazie.
(Lucia)
Risposta
Cara Lucia,
le linee guida nazionali ed internazionali raccomandano l'introduzione della terapia citoriduttiva (generalmente basata sull'idrossiurea/OncoCarbide) nei pazienti ad alto rischio trombotico (età superiore a 60 anni e/o precedenti eventi trombotici) per la riduzione efficace del rischio trombotico. Tale raccomandazione è basata sul risultato di diversi studi clinici.
Spero che qualcuno possa illuminarmi riguardo le cure per la trombocitosi. Ho letto che ci sono tre tipi di farmaci. Potete spiegarmi la differenza e qual è il migliore?
Grazie.
(Lucia)
Risposta
Cara Lucia,
per il trattamento della trombocitemia essenziale il farmaco citoriduttivo utilizzato in prima linea nei pazienti ad alto rischio trombotico (età superiore a 60 anni e/o precedenti eventi trombotici) è rappresentato dall'idrossiurea (nome commerciale OncoCarbide), che viene assunto cronicamente per via orale. Alternativamente, possono essere utilizzati l'interferone (generalmente le forme pegilate), più spesso riservato al trattamento dei pazienti giovani, e l'anagrelide, che può essere utilizzata nei pazienti che non rispondono o sono intolleranti all'idrossiurea.
Buongiorno,
ero entrato 6 mesi fa nel trial parsaclisib + ruxolitinob, ieri mi hanno comunicato che prendevo il placebo e che non passavano al farmaco perché il farmaco non avrebbe dato benefici. Ho saputo che la sperimentazione è stata chiusa, potrei sapere il motivo di questa chiusura anticipata?
Grazie.
(Donato)
Risposta
Caro Donato,
lo studio LIMBER-304 è stato chiuso sulla base dei dati di un'analisi preliminare svolta durante lo svolgimento del trial che ha mostrato l'inefficacia dell'aggiunta del farmaco nei pazienti già in trattamento con ruxolitinib e risposta subottimale al JAK-inibitore.
Buonasera, Ana positivo, ves 60, JAK2 positivo 5.69%, ematocrito 35.20 quindi basso, piastrine 552. Mi potete aiutare a capire se parliamo di policitemia vera o trombocitemia?
Grazie.
(Lucia)
Risposta
Cara Lucia,
con i dati disponibili non è possibile formulare una diagnosi definitiva. Sicuramente è presente una malattia mieloproliferativa cronica come confermato dalla positività della mutazione del gene JAK2. Le consiglio di rivolgersi al suo ematologo di riferimento per avere informazioni aggiuntive e definitive.
Buonasera,
per favore vorrei sapere se ci sono studi in corso sul trattamento di pazienti affetti da mielofibrosi con somministrazione di Peg-interferone (besremi).
Grazie.
(Maria M.)
Risposta
Cara Maria,
il ropeginterferon-a-2B (Besremi) è attualmente in sperimentazione per il trattamento della mielofibrosi, ma ad oggi sono disponibili solo dati preliminari. In uno studio di fase II su 25 pazienti con mielofibrosi primitiva prefibrotica, il 50% ha presentato miglioramenti nell'anemia e nella trombocitosi e il 78% ha avuto un miglioramento della leucocitosi, tuttavia non è stata documentata una riduzione della splenomegalia.
In uno studio simile condotto su 8 pazienti trattati con Besremi, 2 pazienti hanno presentato una riduzione delle dimensioni della milza e un altro paziente ha avuto un miglioramento dei sintomi. Se da un lato questi primi risultati sembrano promettenti in termini sia di efficacia che di tollerabilità del farmaco, sarà necessario attendere dati più maturi con un follow-up più lungo.
Salve, 53anni, da gennaio diagnostica trombocitosi orientata probabile PV. Fatti tutti accertamenti attendo biopsia. Emacrotico 53, globuli bianchi 10.90, rossi 6.10, emoglobina 16.5. JAK2 positivo, milza lievemente ingrossata. Il mio ematologo data terapia cardiospirina 1000 mg al giorno, oncocarbide ziloric 300 g al di. Salasso da ripetere il 12/4. Piastrine 1200 è unanime giusta terapia? Va bene oncocarbide essendo giovane e quasi asintomatico tranne eritralgia. Senza nulla togliere al mio ematologo. Grazie di cuore e auguri a tutti pazienti e dottori.
(Roberto)
Risposta
Caro Enzo,
con la premessa importante che questo spazio non può essere utilizzato per richiedere pareri medici su malattie ematologiche e terapie in atto, con i dati forniti è possibile confermare la diagnosi di malattia mieloproliferativa cronica con caratteristiche compatibili con una policitemia vera. Non può essere espresso nessun giudizio sulla terapia in corso.
Salve, in questi giorni ho letto un articolo di uno studio italiano su ulixertinib, pare essere innovativo per la cura della mielofibrosi. Potrebbe essere veramente una "cura" per questa patologia? In quanto tempo, in termini di mesi/anni potrebbe arrivare nella pratica clinica, anche come sperimentazione?
Grazie per il lavoro che fate e colgo l'occasione per augurarvi una buona Pasqua!
(Roberto)
Risposta
Caro Roberto,
l'ulixertinib è un inibitore selettivo di ERK1 e ERK2, due proteine coinvolte in diversi processi cellulari e spesso deregolate in numerose patologie tumorali, tra cui anche la mielofibrosi. Ad oggi le evidenze a supporto dell'uso di questa molecola nel trattamento della mielofibrosi sono scarse e prevalentemente limitate a studi preclinici (ovvero su linee cellulari in vitro e modelli animali). Per questo motivo non è possibile esprimere giudizi sul futuro sviluppo del farmaco per il trattamento della mielofibrosi.
Cari dottori, sono affetto da policitemia vera da circa nove anni, assumo giornalmente cardioaspirina e zirolic; ho compiuto 62 anni e per mia scelta non ho ancora iniziato nessuna cura mirata, tengo sotto controllo l'ematocrito e 4/5 volte l'anno faccio un salasso.
Pratico il ciclismo a livello agonistico e per questo motivo volevo chiedervi gentilmente un parere circa le controindicazioni, se ci sono, alla pratica "occasionale" di questo sport in altura; oltre 2.700/3.000 metri.
Ringrazio per la gentilezza.
(Massimo)
Risposta
Caro Massimo,
la diagnosi di policitemia vera non costituisce una controindicazione all'attività sportiva dilettantistica né agonistica. Tuttavia, considerando che le alte quote rappresentano un fattore di stimolo per l'eritropoiesi, in assenza di altre controindicazioni l'attività deve essere svolta con cautela accompagnandosi ad idratazione abbondante. Inoltre, devono essere attentamente valutate anche eventuali altre condizioni che potrebbero aumentare il rischio e quindi controindicare l'attività. Per questo le consiglio di rivolgersi al medico curante ed eventualmente all'ematologo di riferimento.
Salve, che importanza hanno le mutazioni JAK2 esone 14 e esone 12 nella diagnosi della policitemia vera?
Può essere diagnosticata la policitemia vera in assenza delle suddette mutazioni e in quale percentuale eventualmente?
Grazie infinite e buona Pasqua.
(Giovanni)
Risposta
Caro Giovanni,
l'identificazione di una mutazione del gene JAK2 (la mutazione V617F nell'esone 14 o le mutazioni dell'esone 12) rientra tra i criteri diagnostici maggiori della policitemia vera.
Virtualmente tutti i pazienti con policitemia vera hanno una mutazione del gene JAK2. Tuttavia si ammette che una minima frazione di pazienti (inferiore all'1%) può non avere queste mutazioni. In questi rari casi, la diagnosi può essere posta con l'esecuzione della biopsia osteomidollare (in cui devono essere presenti le caratteristiche tipiche della policitemia vera) e il riscontro di valori ridotti di EPO.
Buongiorno, vorrei per favore sapere se nella nuova classificazione ICC per la diagnosi di policitemia vera, il secondo criterio maggiore per la diagnosi è la biopsia osteo midollare o invece la presenza della mutazione JAK2, perché c'è stata un po' di confusione nelle linee guida e sono state corrette le tabelle, e poi vorrei sapere cosa in realtà è cambiato rispetto ai criteri proposti dalla WHO del 2016.
Vi ringrazio molto.
(Mario)
Risposta
Caro Mario,
rispetto alla precedente classificazione del 2016, la nuova classificazione ICC del 2022 non ha apportato modificazioni significative nelle malattie mieloproliferative croniche. In particolare, per la policitemia vera i 3 criteri diagnostici principali (tutti necessari) sono rappresentati dalla biopsia osteomidollare, dalla ricerca delle mutazioni del gene JAK2 e, naturalmente, dalla presenza di un incremento di emoglobina e/o ematocrito.
Grazie per le vostre risposte, siete sempre disponibili e attenti.
Ho TE con mutazione CALR, a breve inizierò oncocarbide (60 anni e piastrine a 1039). Volevo chiedervi se ci sono nuovi farmaci per mutazione CALR in "studio".
Grazie.
(Loretta)
Risposta
Cara Loretta,
ad oggi non sono in studio né disponibili nuovi farmaci per il trattamento della trombocitemia essenziale con mutazione del gene CALR. Per questo motivo il farmaco di prima scelta rimane l'idrossiurea. (Onco Carbide).
Buongiorno gentilissimi dottori, mi rivolgo a voi,che con le vostre risposte rappresentate per me un punto di riferimento, per chiedervi se l'assunzione di deursil può essere controindicato in chi assume cardioaspirina e oncocarbide per policitemia vera/mielofibrosi prefibrotica.
Il vostro consiglio è per me preziosissimo. Vi ringrazio per la vostra disponibilità.
Risposta
Caro paziente,
non sono note controindicazioni per l'uso di Deursil nei pazienti con malattie mieloproliferative croniche che assumono Cardioaspirina e/o Idrossiurea.
In caso di ulteriori quesiti di questo genere le consiglio di rivolgersi al medico curante oppure all'ematologo di riferimento.
Salve, mi piacerebbe sapere con che percentuale si potrebbero verificare test JAK2 falsamente negativi, eseguiti in centri dove è attivo il JakNet?
Grazie per la risposta.
(Claudio)
Risposta
Caro Claudio,
il progetto JakNet è un programma nazionale con l'obiettivo di uniformare le analisi genetiche e anatomo-patologiche eseguite nei laboratori che si occupano di neoplasie mieloproliferative croniche Philadelphia-negative (MPN Ph-croniche), attraverso un programma di controlli qualità interni ed esterni.
Ad oggi sono 37 i laboratori italiani che hanno eseguito valutazioni inter e intra-laboratorio al fine di standardizzare le procedure laboratoristiche per la valutazione della mutazione JAK2 V617F, mentre sono 59 i laboratori di anatomia patologica che hanno partecipato ai meeting di condivisione e definizione di standard di accuratezza per la lettura di preparati istologici.
Grazie a questo programma di collaborazione nazionale, i laboratori che partecipano al programma sono in grado di garantire test per la ricerca della mutazione JAK2 V617F con una sensibilità dello 0.05%.
Buongiorno,
potreste per favore indicarmi quante probabilità ci sono di avere policitemia vera in caso di lieve eritrocitosi ed ematocrito borderline, eritropoietina nel range, associato a JAK2 negativo sia per l'esone 12 che per l esone 14?
In pratica la negatività dei test JAK2 (esone 12 e 14), in base alle recenti linee guida, esclude la presenza di policitemia vera?
(Gianni)
Risposta
Caro Gianni,
la negatività delle mutazioni del gene JAK2 unitamente a valori di emoglobina ed ematocrito nei limiti (sebbene ai limiti superiori di normalità) esclude la presenza di una malattia ematologica tipo policitemia vera.
Buongiorno. Innanzitutto vi ringrazio per il lavoro che svolgete su questo sito.
Circa due anni fa mi è stata diagnosticata una TE. Oggi a 49 anni e ormai vicina al milione di piastrine, l'ematologa mi ha consigliato una visita cardiologica per un'eventuale futura somministrazione di analgreide. Il cardiologo mi ha detto che è tutto a posto tranne che per una lieve insufficienza mitralica.
Premetto che sono molto spaventata e ora mi chiedo se tale patologia possa essere compatibile con l'assunzione di analgreide, visto che è potenzialmente un farmaco cardiotossico.
Grazie.
(Angela)
Risposta
Cara Angela,
l'Anagrelide è un farmaco in uso da tempo per la Trombocitemia Essenziale ed è particolarmente efficace nel controllare la conta piastrinica. È raccomandato prima dell'assunzione eseguire una visita cardiologica con elettrocardiogramma in quanto per il meccanismo d'azione del farmaco può favorire l'insorgenza di aritmie, soprattutto in soggetti predisposti. La lieve insufficienza mitralica di per sé non costituisce una controindicazione al farmaco, e in ogni caso è sempre il cardiologo a valutare l'eventuale non idoneità al farmaco.
Si raccomanda inoltre di attenersi alle indicazioni del suo Ematologo e di non sospendere improvvisamente Anagrelide per l'aumento del rischio trombotico dovuto a rebound del numero delle piastrine.
Buongiorno carissimi,
ho recentemente ricevuto diagnosi di PV. Cercando sul web, ho letto in vari siti che la sopravvivenza dei pazienti con PV potrebbe essere uguale o lievemente inferiore alla popolazione sana. Mi potreste confermare questo aspetto?
Vi ringrazio.
(Simone)
Risposta
Caro Simone,
la Policitemia Vera è una malattia cronica in cui la sopravvivenza è quasi paragonabile a quella della popolazione generale, intesa come quella di soggetti della sua età e con le sue comorbidità.
Nella Policitemia Vera è estremamente importante mantenere uno stile di vita sano con riduzione dei fattori di rischio vascolare (fumo, obesità, dislipidemia, diabete) a causa dell'intrinseco rischio trombotico dovuto alla patologia. È quindi importante eseguire controlli regolari presso il proprio centro di riferimento per poter monitorare sia l'andamento della malattia, che in una percentuale di casi può anche evolvere verso forme di mielofibrosi o, più raramente, forme acute, sia per intervenire quando necessario con una terapia per ridurre ulteriormente il rischio trombotico.
Buonasera, per favore sapreste spiegarmi quali potrebbero essere le cause di un test JAK2 quantitativo v617f con una positività molto bassa, ma presente, che ricontrollato a distanza di 4 mesi diventa negativo, cioè inferiore alla soglia dello 0,05%? Falsa positività iniziale? O che altro?
Vi ringrazio.
(Martino)
Risposta
Caro Martino,
in casi di valori molto bassi di JAK2 attualmente si consiglia di ripetere l'esame dopo alcuni mesi per confermare l'eventuale positività. In caso negativo, può trattarsi di una falsa positività, anche se poco frequente; per i pazienti che hanno invece esito positivo sempre con valori molto bassi di JAK2 attualmente si preferisce effettuare comunque un monitoraggio anche con il semplice emocromo, in quanto non si hanno ancora studi sufficienti per determinare se potrà esserci un'evoluzione verso una vera malattia mieloproliferativa o invece restare un dato stabile nel tempo.
Buonasera gentili medici e ricercatori, ad un malato di trombocitemia essenziale, JAK2 positivo, che raggiunge il milione di piastrine ma che ancora non supera il milione e mezzo, che non fa terapia citoriduttiva perché considerato a basso rischio, è ancora consigliata l'assunzione quotidiana dell'antiaggregante?
Grazie.
(Simona)
Risposta
Cara Simona,
la profilassi con aspirina nella Trombocitemia Essenziale è indicata per ridurre il rischio trombotico dovuto alla malattia stessa. Viceversa, quando si supera il milione e mezzo di piastrine, può aumentare il rischio emorragico per la "malattia di Won Villebrand acquisita". In questi casi l'ideale sarebbe dosare questo fattore per documentare l'effettiva carenza, e quindi la necessità di sospendere il trattamento.
Le consigliamo di seguire le indicazioni del suo Ematologo che valuterà, sulla base della sua storia clinica e dell'andamento dei suoi esami, la necessità di sospendere o meno l'aspirina.
Da tre anni policitemiia vera. In terapia con Oncocarbide. Da mesi eritrosi al volto scatenata da sbalzi di temperatura o eventi stressanti. Faccio uso anche di calcio antagonisti per ipertensione lieve.
Grazie della risposta.
(Ciro)
Risposta
Carissimo Ciro,
l'arrossamento e sensazione di calore al volto è un sintomo frequentemente riscontrato dai pazienti con Policitemia Vera, ed è in genere associato ad un aumento dell'ematocrito (che esprime la "densità" del sangue). In questi casi altri sintomi possono essere mal di testa, visione offuscata, rumori alle orecchie, fastidi alle mani.
Le consigliamo di fare presente il sintomo al suo Ematologo per indagare le eventuali cause, ematologiche e non, del disturbo ed individuare il trattamento più adeguato al suo caso.
Buongiorno vorrei sapere se le aspettative di vita in Trombocitemia essenziale e Policitemia vera coincidono o se una ha un'aspettativa di vita minore rispetto l'altra.
Grazie.
(Giada)
Risposta
Cara Giada,
l'aspettativa di vita nella Trombocitemia Essenziale e Policitemia vera è paragonabile a quella della popolazione generale, quindi di soggetti della sua età con le sue comorbidità. Come per la popolazione generale, ma in particolare nelle malattie mieloproliferative, è fondamentale mantenere uno stile di vita sano per abbassare il rischio cardiovascolare e quindi trombotico; è inoltre importante eseguire controlli regolari per monitorare l'andamento di tali malattie e intervenire, quando necessario, con le corrette terapie.
Salve, ho 47 anni soffro di politicemia vera JAK2 positivo. Mi curo con salassi e cardioaspirina, ho sempre i globuli bianchi, da anni, a 13000. C'è un modo naturale di farli scendere sotto la soglia dei 10000? Oppure ho solo alternative farmacologiche? Tipo oncocarbite e interferone o jakavi?
(Antonio)
Risposta
Carissimo Antonio,
la Policitemia Vera è una malattia mieloproliferativa caratterizzata dall'iperproduzione del midollo delle tre "serie" ematologiche, globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. In genere è preponderante l'aumento dell'emoglobina e dell'ematocrito, ma non è infrequente riscontrare anche un aumentato numero di globuli bianchi.
Sotto i 60 anni e senza una storia di trombosi, il paziente viene definito a "basso rischio" di avere un evento trombotico, principale rischio connesso alla presenza della malattia, che può essere ridotto mediante salassi (con ematocrito sotto il 45%) e aspirina a basso dosaggio. Le terapie citoriduttive colpiscono tutte e tre le linee ematopoietiche, riducendo anche il numero dei globuli bianchi, ma vengono utilizzate solo nei pazienti con età maggiore di 60 anni o storia di eventi trombotici.
Gentilissi ricercatori è possibile avere un consulto medico? Come contattarvi?
(Simone)
Risposta
Caro Simone,
non è possibile tramite questo canale prenotare visite ematologiche. Le consigliamo di far riferimento al proprio medico curante che, sulla base della problematica, potrà indirizzarla, se lo riterrà opportuno, ad un centro di Ematologia più vicino a lei.
Buonasera,volevo innanzitutto ringraziarvi per quanto fate rispondendo in modo puntuale a chiaro a tutte le domande che vi vengono poste quotidianamente in merito alle varie patologie. Grazie di cuore.
Volevo sapere se esiste un sito simile a questo dove potersi confrontare direttamente con altri pazienti...per uno scambio di esperienze...soprattutto dal punto di vista psicologico... scambio puramente "umano" ovviamente, poiché, almeno per quanto mi riguarda il colpo psicologico (dopo diagnosi NMP) è stato abbastanza importante.
Grazie ancora.
(Clara)
Risposta
Carissima Clara,
l'aspetto psicologico nella percezione e gestione delle malattie mieloproliferative è molto importante, soprattutto in quanto patologie croniche con cui il paziente deve convivere. Esistono sui territori alcune associazioni per il supporto dei pazienti e molti ospedali hanno anche a disposizione uno "psico-oncologo" con cui poter effettuare un colloquio. Le consigliamo di rivolgersi al suo Ematologo per conoscere le possibilità più vicine a lei.
Soffro di trombocitemia essenziale da 5 anni, ora le piastrine sono oltre il milione.
Sono JAK2 positivo, volevo chiedere che siccome ho avuto nei precedenti esami un alzamento anche dell' ematocrito, arrivato al 53% chiedevo se è possibile questo innalzamento nella trombocitemia o è possibile che sia cambiato la malattia?
Tenga presente che dopo un solo salasso l'ematocrito è sceso a 49%, ora da un mese ho iniziato oncocarbide 2 pasticche al giorno + cardirene però a giorni alterni perché ho il fattore Willerbrand basso 27%.
(Julio)
Risposta
Caro Julio,
in alcuni casi la Policitemia Vera può presentarsi come una Trombocitemia Essenziale, quindi con un valore di piastrine estremamente alto, e sviluppare nel tempo invece un aumento della serie rossa, che si estrinseca con un alto valore dell'ematocrito, mentre in altri casi le caratteristiche delle due malattie si sovrappongono. Mantenere questo valore sotto il 45% è estremamente importante per ridurre il rischio trombotico (è stato infatti dimostrato che il rischio di avere una trombosi nei pazienti con malattie mieloproliferati e aumenta di 4 volte sopra questo valore), mentre viceversa avere un valore di piastrine sopra 1 milione e mezzo aumenta il rischio emorragico (per la malattie di von Willebrand acquisita).
Gentili Dottori volevo capire con il vostro aiuto il ruolo dei protettori dello stomaco, dato che ne sento spesso parlare. Nel caso delle nostre patologie, io in particolare ho la trombocitemia e assumo cardioaspirina, è sempre bene prenderli o magari solo quando c'è l’unione con altri farmaci?
Grazie mille.
(Alessia)
Risposta
Gentile Alessia,
in genere si utilizza un protettore per lo stomaco in caso di patologie dello stomaco (come, ad esempio, il reflusso gastroesofageo) o in caso di concomitanti farmaci che possono causare disturbi. L'aspirina è appunto uno di questi. In genere si tende, in assenza di antecedenti patologie gastriche, a valutare come il paziente tollera il farmaco, in quanto si tratta comunque di un basso dosaggio. Nel caso invece di patologie gastriche antecedenti o di scarsa tolleranza, allora si preferisce associare l'uso di un gastroprotettore all'aspirina.
Buongiorno, vorrei per favore sapere se il valore dell eritropoietina nel sangue può diminuire in seguito a stress e carenza di sonno. Quale potrebbe essere la causa di diminuzione del suo valore nell'arco di pochi mesi?
Inoltre vorrei sapere anche se il risultato del test genetico JAK2 può a sua volta essere influenzato dagli stessi motivi (forte stress e carenza di sonno) o il prelievo ematico può essere eseguito in qualsiasi condizione fisica ed emotiva?
Vi ringrazio.
(Claudio)
Risposta
Caro Claudio,
l'eritropoietina è un ormone prodotto dal rene quando l'organismo percepisce la mancanza di ossigeno e serve a stimolare il midollo a produrre più globuli rossi, che appunto trasportano ossigeno dai polmoni ai tessuti.
Ci sono numerosi fattori che possono fare oscillare il valore di eritropoietina, tra cui ad esempio il fumo (che riduce l'ossigeno in circolo), la funzionalità renale, le malattie del sangue e tante altre. Lo stress può modificare il valore ma transitoriamente e per poco tempo; non influenza invece il risultato del test del JAK2, che dipende esclusivamente da cellule che possiedono la mutazione o che non la possiedono, e che quindi non è influenzato da altri fattori.
Interferone o Oncocarbide, sceglie il medico in autonomia o viene imposto dal SSN una preferenza?
(Ivan)
Risposta
Caro Ivan,
la scelta del farmaco dipende sempre da numerosi fattori, tra cui la patologia di base, l'età del paziente ed eventuali altre patologie concomitanti. L'interferone infatti, pur essendo un farmaco molto ben tollerato, ha alcuni effetti collaterali che in pazienti che hanno già una predisposizione per alcune patologie (come patologie della tiroide o deflessione del tono dell'umore) possono aggravarle. D'altro canto l'utilizzo di Oncocarbide per molti anni può determinare l'insorgenza di tumori benigni della cute, soprattutto nelle aree fotoesposte.
Il medico, considerando le caratteristiche della malattia e del paziente, sceglie quindi il farmaco che più si può adattare al suo caso.
Interferone Besremi è autorizzato quale citoriduttore per la trombocitemia essenziale? Sembrerebbe il farmaco con meno controindicazioni.
(Ivan)
Risposta
Caro Ivan,
al momento attuale Besremi è approvato in monoterapia solamente per il trattamento della Policitemia Vera. Vi sono studi in corso in America che confrontano Besremi e Anagrelide come seconda linea per il trattamento della trombocitemia essenziale, per cui alla luce dei risultati di questi studi verrà valutata l'eventuale approvazione anche per la Trombocitemia Essenziale, e in quale linea di trattamento.
Gentili ricercatori,
da molti anni che ho la PV seguo le indicazioni per i salassi cercando di mantenere un ematocrito <45%. Da questa settimana ho dovuto cambiare in quanto il medico di prima va in pensione. La nuova ematologa mi vorrebbe cambiare i criteri e avendo un ematocrito del 49% con un emoglobina di 14.1 mi dice di non fare il salasso per evitare che divento anemico.
Senza voler discreditare nessuno ho semplicemente i miei dubbi e paura di avere un evento trombotico dopo 13 anni di gestione impeccabile della patologia. Anche perchè ragionando così cosa sarebbe il nuovo riferimento per il salasso? L'emoglobina? Il ferro? Lo so che non date consigli personali di terapie ma in questo caso Vi pregherei di darmi un consiglio.
Grazie mille.
(Andrea)
Risposta
Caro Andrea,
non è possibile effettuare una consulenza clinica personalizzata. Il target di ematocrito del 45% è attualmente adottato in pratica clinica alla luce di un importante studio multicentrico e randomizzato (CYTO-PV), che evidenzia in questi casi una significativa riduzione dei tassi di trombosi maggiori. Oltre l'ematocrito ci sono da considerare altri elementi che potrebbero favorire ulteriormente l'evento trombotico, come l'età, aver già avuto un episodio trombotico, i fattori di rischio cardiovascolare, il numero dei globuli bianchi o parametri molecolari.
Per quanto riguarda il quadro clinico specifico si consiglia di riferirsi al proprio ematologo curante.
Gentili ricercatori sono anni che seguo le vostre considerazioni sulle malattie Mieloproliferative ed a dire la verità non sono riuscito a capire cosa è la "mielofibrosi conclamata" in quanto viene raramente citata nelle domande fatte.
Mi sarebbe gradito un chiarimento su queste 3 domande:
1) E' una evoluzione della prefibrotica?
2) E' l'anticamera della leucemia?
3) Quali valori la determinano?
Scusate l'ignoranza, porgo cordialissimi saluti.
(Enzo)
Risposta
Gentile Enzo,
per "conclamata" si intende generalmente la forma di Mielofibrosi in cui vi è un grado di fibrosi midollare avanzato (generalmente grado 2 o grado 3), a differenza della forma "prefibrotica" in cui è già presente fibrosi midollare ma di minore entità oltre ad alterazioni alla biopsia osteomidollare caratteristiche della patologia.
La Mielofibrosi conclamata è in genere l'evoluzione della forma prefibrotica, anche se in alcuni casi può essere presente già alla diagnosi.
La maggior parte dei pazienti con mielofibrosi ha un andamento cronico della malattia, ma è necessario un monitoraggio periodico sia per eventuale terapia sia per controllarne l'andamento, in quanto la percentuale di pazienti che potrebbe evolvere a leucemia acuta è stimata in questi casi di circa il 10-15% a 10 anni.
Stimatissimi Dottori, sono una signora affetta da mielofibrosi in fase prefibrotica senza sintomi particolari se non sudorazioni diurne e notturne non profuse; chiedo a voi quanto può incidere sulla prognosi tale sintomo. Preciso che l'emocromo è sempre buono e presenta solo una lieve piastrinosi.
Vi ringrazio per i vostri preziosissimi pareri e consigli.
Risposta
Carissima,
ad oggi esistono molti score per definire la prognosi dei pazienti con Mielofibrosi che prendono in considerazione numerosi fattori riguardanti le caratteristiche della malattia (istologiche e molecolari) e del paziente (età, emocromo...). Tra questi vi sono anche i sintomi sistemici (dimagrimento molto importante in breve tempo, febbre e sudorazioni che il medico definisce tali quando è necessario cambiarsi il pigiama, ad esempio).
La sola presenza dei sintomi incide poco sulla prognosi dei pazienti, ed è sempre necessario considerare tutte le caratteristiche (del paziente e della malattia) nell'insieme per poter definire una prognosi.
Gentili ricercatori,
vi seguo dall'esordio della mia PV da circa 13 ormai, con interesse seguendo molti studi e partecipando ad alcuni incontri pazienti-medici.
Alcuni farmaci sono stati introdotti come cura di seconda linea che nel tempo potrebbero confermarsi anche come prima linea ma ancora non mi sembra che ci sia stata la grande scoperta che potrebbe cambiare radicalmente la gestione di queste malattie a lungo termine. Lo sviluppo di nuovi farmaci è molto oneroso e necessita di molti anni di studi approfonditi.
Cosa mi potete dire a riguardo della ricerca di base e la possibilità di arrivare alla guarigione completa della malattia?
Che ruolo potrebbero avere tecnologie come la CAR-T o simili nelle MPN?
Grazie mille.
(Andrea)
Risposta
Carissimo,
le malattie mieloproliferative croniche sono patologie le cui cause non sono ancora ben identificate, nonostante la ricerca giorno dopo giorno scopra nuove informazioni che permettono di conseguenza di sviluppare farmaci che ci permettono di controllare la malattia e migliorare la qualità della vita dei pazienti. Ad oggi non vi sono farmaci cosiddetti "modificatori di malattia" perché ogni farmaco ha i suoi effetti collaterali, ed essendo la Policitemia Vera una malattia cronica che con gli attuali trattamenti permette una lunga sopravvivenza con una buona qualità di vita, servirebbe un farmaco molto efficace con pochissimi effetti collaterali; numerosi nuovi farmaci sono però attualmente valutati nei protocolli clinici.
In questo contesto le CAR-T al momento non sono una terapia in studio per queste malattie, sia perché per le caratteristiche della malattia stessa non porterebbero giovamento, sia perché sono un tipo di terapia che ha numerose e pericolose complicanze, e che quindi viene utilizzata solo nel linfomi aggressivi e nelle leucemie acute.
Un saluto.
A febbraio sono stati 10 anni dall'inizio della mia storia con PV. Dopo un inizio drammatico, con tanti salassi e notti insonni, la mia vita finora è stata piuttosto normale. Ho incontrato tanta gente competente e premurosa. Medici ed infermieri che fanno il loro lavoro con attenzione. Sia per la salute che per l'aspetto emotivo, pur lavorando in un ospedale del Sud Italia, di una piccola città.
Vorrei ringraziare tutti e rassicurare quanti si affacciano oggi a questa scomoda situazione, spronandoli a fare del proprio meglio per stare bene (smettere di fumare e bere, muoversi, mangiare con attenzione).
(Giancarlo)
Risposta
Carissimo,
una parte fondamentale del lavoro dell'operatore sanitario è proprio quella di aiutare il paziente nella gestione della sua malattia dal punto di vista fisico e psicologico, per permettergli di avere la migliore qualità di vita possibile.
E' sempre bello sapere che il nostro lavoro è apprezzato; da parte nostra, ci mettiamo tutto l'impegno.
Un saluto.
Gentili ricercatori e medici, ho 39 anni e da circa quattro anni ho le piastrine più alte della norma.
Da ottobre 2021 inizio a fare i controlli in un ospedale di Roma e a giugno 2022 arriva la diagnosi di trombocitemia essenziale CALR positiva. Ho iniziato subito cardioaspirina ma ovviamente dai primi controlli le piastrine continuano a salire e durante l'ultima visita la dott.ssa mi ha prescritto anche del ferro avendo emoglobina al limite, fino a prossimo controllo.
La mia domanda è se le piastrine continueranno a salire, oltre il milione dovrò iniziare terapia citoriduttiva? Insomma so che l'evoluzione è lenta ma cosa devo aspettarmi?
Grazie mille davvero per la vostra disponibilità.
(Loredana)
Risposta
Carissima,
come le avrà spiegato la sua dottoressa la Trombocitemia Essenziale è una malattia cronica in cui il midollo produce più piastrine del necessario, soprattutto nei pazienti con mutazione di CALR i valori delle piastrine possono essere molto alti, ma questo non correla con l'andamento della malattia.
Solitamente si inizia un trattamento citoriduttivo per prevenire gli episodi trombotici nei pazienti anziani, che hanno già avuto una trombosi o che hanno una mutazione diversa dalla sua. Nel caso di valori di piastrine molto alti si possono invece verificare sanguinamenti spontanei, per cui la sua ematologa valuterà se iniziare una terapia.
Un saluto
Soffro di trombocitemia essenziale, mi hanno fatto un esame e ho anche il fattore Willerbrand basso 25%; ma mi chiedo non ho mai avuto effetti emorragici nonostante prenda 160 ml di cardirene, inoltre scopro che chi ha il gruppo 0 negativo è già di per sé carente di questo fattore, in sostanza sono molto confuso, sono malattie veramente strane.
(Giuliano)
Risposta
Carissimo,
la Trombocitemia Essenziale è una malattia che può causare eventi trombotici, per cui per prevenirli è necessaria una profilassi antiaggregante (es. Cardirene). Nei casi in cui il valore delle piastrine è molto alto queste possono assorbire il fattore di Von Willebrand in circolo (riducendone quindi il valore) e in alcuni casi possono verificarsi sanguinamenti spontanei.
Numerosissimi elementi regolano la coagulazione del sangue e molti sono ancora in studio; tra questi attualmente vi sono degli studi riguardo l'effettivo ruolo del gruppo sanguigno nell'influenzare il valore del von Willebrand.
Un saluto.
Gentili medici e ricercatori, torno a porvi un'altra domanda. Più volte ho letto che la mielofibrosi non è la naturale evoluzione di una TE o di una PV, se non per una percentuale di pazienti. Lo stesso vale per una mielofibrosi prefibrotica? O tutte le mielofibrosi prefibrotiche evolveranno inesorabilmente in mielofibrosi conclamata?
Grazie.
(Simona)
Risposta
Gentile Simona,
anche per la mielofibrosi prefibrotica non c'è la certezza di progredire a mielofibrosi conclamata, anche se la percentuale è maggiore rispetto a policitemia vera e trombocitemia essenziale (in un recente studio italiano il rischio è stato calcolato intorno al 15% in un tempo mediano di 7 anni). La ricerca ha individuato numerosi fattori che possono predisporre alla progressione fibrotica (ad esempio alcune mutazioni aggiuntive), ma per il singolo paziente non abbiamo ancora la possibilità di predire con certezza la capacità della malattia di evolvere a mielofibrosi, sappiamo piuttosto stimare la prognosi generale di quel paziente per permetterci di identificare quale paziente potrebbe beneficiare di un trattamento o meno.
Buongiorno. Ho 30 anni, affetto da policitemia vera dal 2010-11 in cura con cardioaspirina e salassi. Da qualche mese è stato approvato anche in Italia l'utilizzo di ropeginterferone alfa-2b per policitemia vera. Considerando che lo studio effettuato lo pone attualmente come migliore terapia disponibile, o più precisamene viene considerato migliore della sola aspirina+salasso (mi sembra che i risultati dello studio lo premino rispetto pure ad oncocarbide). Vorrei sapere qual è il criterio di somministrazione di questo farmaco? (si parla certamente di pazienti a basso rischio in assenza di splenomegalia sintomatica).
Inoltre, se non ricordo male, allo studio hanno partecipato pazienti con una storia clinica piuttosto precoce (2 anni dalla diagnosi?), quindi mi chiedo se può essere indicato anche a pazienti, seppur a basso rischio, con una storia della patologia più datata. In conclusione sarei interessato a conoscere qual è la tollerabilità del farmaco in termini di rischi/benefeci e se sono stati riscontrati effetti indesiderati importanti.
Grazie mille.
(Andrea)
Risposta
Gentile Andrea,
da indicazioni AIFA in Italia è stato approvato il regime di rimborsabilità di ropeginterferone alfa2b per il trattamento di soggetti con policitemia vera (PV) e senza splenomegalia sintomatica che siano risultati intolleranti al trattamento con idrossiurea secondo i criteri della European Leukemia Net (Barbui et al.,J Clin Oncol 2011), delle donne in età fertile che intendano intraprendere una gravidanza e dei soggetti con storia di tumori cutanei.
Secondo le ultime raccomandazioni europee (ELN), che prendono in considerazione i risultati di tutti gli ultimi studi più importanti sull'utilizzo dell'interferone peghilato in prima linea nella PV a basso rischio trombotico (ovvero pazienti che altrimenti non avrebbero indicazione a terapie diverse da salasso e aspirina), i pazienti devono essere selezionati in base alla presenza di almeno un fattore di rischio aggiuntivi. Questi fattori sono: intolleranza al salasso (definita con chiarezza), splenomegalia progressiva e sintomatica, leucocitosi persistente (>15*10^9 globuli bianchi per L), leucocitosi progressiva (aumento di almeno il 100% se la conta al basale è <10*10^9 cellule per L o aumento di almeno il 50% se la conta al basale è >10*10^9 cellule per L), trombocitosi estrema (>1500*10^9 piastrine per L), controllo inadeguato dell'ematocrito tramite salassi, rischio cardiovascolare persistentemente elevato e carico sintomatologico persistentemente elevato. L'interferone alfa ricombinante, sotto forma di ropeginterferone alfa-2b o interferone alfa-2a pegilato, è il trattamento citoriduttivo raccomandato per questi pazienti. Il gruppo di esperti ha suggerito di prendere in considerazione l'interferone alfa o il ruxolitinib per i pazienti in trattamento con idrossiurea ma che richiedono un cambio di terapia.
Non abbiamo dati certi sull'impatto che ha la storia di malattia sull'efficacia del farmaco, pertanto non rappresenta una controindicazione al suo utilizzo.
Gli effetti collaterali del farmaco più comuni sono: febbre e sintomi parainfluenzali, dolori osteomuscolari, alterazioni cutanee nella sede di inoculo, aumento degli enzimi epatici nel sangue. Il farmaco può anche peggiorare preesistenti patologie psichiatriche, cardiologiche, epatiche ed autoimmuni, pertanto il farmaco è controindicato in alcuni pazienti che hanno queste patologie.
Buonasera gent.mi Dottori,
vorrei gentilmente chiedervi se un progressivo aumento dei globuli bianchi è normale in una sindrome mieloproliferativa che potrebbe essere TE o MF prefibrotica (JAK2 positivo, aumento di piastrine e anemia ma dalla BOM non è stato chiaro quale sia delle due sindromi), oppure è necessariamente indice della trasformazione della malattia in Mielofibrosi conclamata?
Qual è il lasso di tempo minimo che deve passare tra una BOM e un'altra? L'ultima BOM è stata fatta ad luglio 2022 e non ha evidenziato fibrosi.
Vi ringrazio tantissimo.
(Anna)
Risposta
Gentile Anna,
un incremento nel valore dei globuli bianchi è più facilmente associato a MF prefibrotica che a TE, ma di per sé da solo non è un forte indicatore di trasformazione in Mielofibrosi conclamata. Non c'è un minimo lasso di tempo tra una BOM e l'altra, il quadro clinico e laboratoristico guida l'ematologo nella decisione di porre indicazione ad una nuova rivalutazione midollare. Nella pratica clinica solitamente non si effettua una rivalutazione a meno di 6 mesi dalla precedente in assenza di forte sospetto di progressione di malattia, ma la decisione va affrontata con il proprio ematologo di fiducia.
Buongiorno, per favore vorrei sapere quali potrebbero essere i fattori che influenzano il rialzo dell'ematocrito, come ad esempio laccio emostatico tenuto per troppo tempo, la postura del paziente, lo stress pre-prelievo, l'attività fisica o il consumo di alcool?
Possono in effetti questi elementi influenzare il valore dell ematocrito o sono poco importanti?
Grazie e buon lavoro.
(Marco)
Risposta
Gentile Marco,
l'ematocrito è la percentuale di parte corpuscolata del sangue, in rapporto alla quantità di plasma: semplificando possiamo dire che sia la stima del volume totale dei globuli rossi rispetto alla quantità di acqua nel sangue. Indirettamente ci indica quindi quanto il sangue è fluido oppure denso e quindi quanto possa essere alto il rischio di avere una trombosi vascolare.
Nelle patologie mieloproliferative e soprattutto nella Policitemia Vera si utilizza il limite del 45%, oltre al quale è indicato agire con trattamenti farmacologici o salassi.
Fattori come il laccio emostatico, la postura del paziente e lo stress pre-prelievo non sono fattori che influenzano la composizione del sangue quindi è improbabile che possano incidere su questo parametro. L'attività fisica, che è sempre consigliata perché riduce moltissimo tutti i rischi cardiovascolari, se porta a sudorazione eccessiva può ridurre la quantità di acqua presente nel sangue e quindi aumentare l'ematocrito (ma basta bere adeguatamente per contrastare questo effetto). Il consumo di alcool di per sé è un fattore di rischio cardiovascolare a sé stante, ma se assunto in maniera eccessiva può anche ridurre la quantità di acqua presente nel sangue (perché aumenta la secrezione di acqua con le urine) e quindi risultare in un aumento temporaneo dell'ematocrito (anche in questo caso basta reidratarsi).
Buongiorno,
vorrei gentilmente sapere se un RDW alto nell emocromo sia correlato o meno con la presenza della policitemia vera.
(Giovanni)
Risposta
Gentile Giovanni,
un'elevata larghezza di distribuzione dei globuli rossi (RDW) su un emocromo completo (CBC) non è tipicamente associata alla policitemia vera (PV). RDW è una misura della variazione delle dimensioni dei globuli rossi in un campione di sangue, mentre PV è una condizione caratterizzata dalla sovrapproduzione di globuli da parte del midollo osseo.
Nella PV, l'emocromo può mostrare un aumento della conta dei globuli rossi, del livello di emoglobina e dell'ematocrito e della conta di piastrine e globuli bianchi. Un RDW elevato può essere causato da una serie di fattori (tra cui il trattamento con salassi o con oncocarbide), da valutare con il proprio ematologo di riferimento.
Buongiorno e complimenti per il lavoro che svolgete. Marito di ragazzo 32 enne affetto da Policitemia vera da 13 anni. Assodato che la Mielofibrosi sia la naturale evoluzione della malattia e che l'aspettativa di vita in caso di Mielofibrosi post Policitemia Vera si attesterebbe sotto i 10 anni non pensate che un paziente, informato correttamente, possa consapevolmente e assumendosi tutti i rischi di un eventuale insuccesso sottoporsi al trapianto, l'unica possibile cura definitiva della malattia? Immagino che la vostra disamina verterà sui rischi/benefici e lo posso comprendere; però vorrei capire se il paziente, come detto prima, si assumesse tutta la responsabilità sia una via percorribile o se ci siano impedimenti, magari anche dal punto di vista economico per la sanità pubblica.
Capisco che la questione sia molto delicata. Considerando anche il fatto che con il passare del tempo e l'evoluzione della patologia si arriverà inevitabilmente a dover ricorrere al trapianto però magari in un età più avanzata e con meno possibilità di successo rispetto ad un paziente piuttosto in salute e giovane.
Spero di essere stata sufficientemente chiara nel porre la questione.
Grazie mille.
(Alice)
Risposta
Gentile Alice,
capiamo bene il suo punto di vista. In effetti vi sono letteratura dati sull'efficacia del trapianto allogenico di midollo osseo anche per pazienti affetti da policitemia vera e trombocitemia essenziale. Il punto è che la mielofibrosi è una possibile evoluzione naturale della malattia ma non necessariamente avviene in tutti i pazienti, anzi: circa tre quarti dei pazienti infatti non progredirà mai e pertanto hanno una aspettativa di vita quasi paragonabile alla popolazione generale. Questo significa che proporre un trattamento, sì potenzialmente risolutivo, ma rischioso per la vita del paziente come il trapianto di midollo a tutti i pazienti con policitemia vera non sarebbe né etico né accettabile, nemmeno se richiesta dal paziente.
Inoltre, al di là della spesa economica, eseguire un trapianto ad un soggetto che non ne ha bisogno preclude il trapianto ad un soggetto che invece ne ha vitale bisogno. Per questo le linee guida internazionali consigliano di utilizzare solo trattamenti citoriduttivi per pazienti con policitemia vera ad alto rischio trombotico e proporre il trapianto solo in caso di progressione di malattia per pazienti selezionati. Diversi score prognostici sono stati sviluppati proprio per meglio identificare i pazienti con mielofibrosi post-policitemia vera che potrebbero avere indicazione per questo trattamento, che potrebbe essere controindicato da eventuali comorbidità.
Ad oggi la ricerca non è ancora riuscita a sviluppare una terapia farmacologica che riesca ad eradicare la malattia in pazienti ad una fase cronica di malattia con un accettabile profilo di rischio.
Facendo riferimento alla domanda sulle percentuali di successo del trapianto allogenico, mi domando se i dati dello studio Kroger siano validi e quindi il tasso di riuscita sia dell'86% per pazienti sotto i 45 anni in condizioni di salute relativamente buone.
Quello che mi domando è se studi come questo e come quelli che si trovano su internet tengano conto solo di pazienti con Mielofibrosi o anche di pazienti che si sottopongono a questo intervento per malattie come Leucemia, Linfomi eccetera.
Grazie.
(N.)
Risposta
Il gruppo di Kroger è tra i più rinomati nello studio del trapianto allogenico di midollo osseo nei pazienti con mielofibrosi, pertanto qualsiasi dato abbia trovato riportato è affidabile, se riportato correttamente. Il punto però è che i risultati degli studi non possono essere riportati direttamente sul paziente singolo, in quanto l'età e le condizioni di salute da sole non bastano per stimare un tasso di riuscita "personalizzato".
Un punteggio di rischio, il MTSS è stato formulato appositamente per cercare di predire la sopravvivenza a 5 anni dopo il trapianto, ma non può tenere conto dei diversi trattamenti farmacologici che possono essere scelti dal centro trapiantologico.
Infine, è bene sottolineare che i dati riportati da studi che comprendono pazienti con altre malattie ematologiche non sono comparabili con quelli specifici con mielofibrosi, in quanto la patologia di base modifica in maniera sostanziale i trattamenti che vengono effettuati prima e dopo l'infusione delle cellule staminali ematopoietiche ed hanno tassi di riuscita fondamentalmente differenti.
Preg.mi Ricercatori Buongiorno,
vi scrivo per fare seguito alla Vs puntuale e gentile risposta alla mia domanda del 15 febbraio, in quanto mi sono accorto di non avere posto correttamente il mio quesito. Infatti intendevo chiedere se gli "Score di Rischio" attualmente in essere sono stati elaborati pure in pazienti che assumono da anni il Ruxolitinib. Se così non fosse si potrebbe sperare nel tempo a benefici del Ruxolitinib che possano migliorare le aspettative di vita secondo gli Score prognostici in essere?
Grazie SEMPRE per esserci.
(Ernesto)
Risposta
Gentile Ernesto,
la domanda è molto pertinente. L'analisi sui dati a lungo termine del Ruxolitinib nei pazienti con mielofibrosi ha dimostrato una tendenza al miglioramento della sopravvivenza dei pazienti dal momento del suo utilizzo. Questo vuol dire che alcuni punteggi di rischio effettuati alla diagnosi (come il IPSS o il DIPSS) possono prevedere una aspettativa di vita che in realtà il farmaco potrebbe leggermente migliorare nel tempo. Allo stesso tempo, punteggi di rischio sviluppati successivamente (come il MIPSS70+ v 2.0 ed altri) sono stati impostati anche su pazienti che avevano intrapreso questo trattamento e per questo non sono direttamente inficiati dall'utilizzo del farmaco.
In sostanza però, visto che i dati a lungo termine sull'utilizzo di farmaci recentemente in uso negli studi clinici non sono ancora disponibili, solo il trapianto di midollo osseo ha dimostrato di poter migliorare, nei pazienti con risposta completa o parziale al trattamento, la sopravvivenza.
Infine bisogna sottolineare che questi punteggi non possono tenere conto di tutti i fattori personali del paziente e pertanto possono dare solo un appoggio alla valutazione globale del paziente da parte dell'ematologo di riferimento. Quindi i punteggi sono strumenti che vanno correttamente interpretati per poter effettuare idonee decisioni cliniche, sono stime che non ci permettono di predire il futuro dell'andamento della malattia del paziente singolo.
Salve, 47 anni, JAK2 positivo. Mi curo con salassi e cardioaspirina.
Volevo sapere se i globuli bianchi intorno ai 13000 tendono ad evidenziare la necessità di effettuare una citoriduzione con oncocarbite. Diciamo che i miei globuli bianchi si mantengono sempre nel range dei 13000, da ormai 3 anni, sarebbe meglio secondo le linee guida internazionali ricorrere alla citoriduzione? O il numero non è poi così elevato da cambiare approccio terapeutico?
Inoltre volevo sapere se la milza che misura 20 cm è grave come dimensione o invece rientra ancora in una misura accettabile da non cambiare terapia in corso.
Scusate per le domande.
Buon lavoro.
(Antonio)
Risposta
Gentile Antonio,
non mi ha specificato la sua patologia di base, con i dati che mi ha fornito lei potrebbe avere una Policitemia vera (immagino sia questa) oppure una Mielofibrosi ad alto tasso proliferativo.
Nel caso della Policitemia Vera l'indicazione alla terapia citoriduttiva si ha per pazienti con età superiore ai 60 anni e/o se vi sono state pregresse trombosi arteriose o venose. La terapia ovviamente verrà personalizzata a seconda delle caratteristiche del paziente e della malattia: in alcuni casi viene iniziata se presenti valori ematici particolarmente alti (in particolare per quanto riguarda i leucociti: persistenza di valori superiori a 15.000 o raddoppiamento di valori inferiori a 10.000), per ridurre la frequenza dei salassi oppure in presenza di sintomi particolarmente invalidanti. In questi casi, anche se il paziente non avesse indicazione assoluta ad iniziare il trattamento per età, è buona pratica clinica iniziarlo.
Il tipo di trattamento di prima linea viene scelto sulla base di queste caratteristiche e ad oggi consiste principalmente nella scelta tra oncocarbide ed interferone. In sostanza la decisione terapeutica deve essere valutata con il proprio ematologo di riferimento dopo un'attenta analisi dei rischi e dei benefici.
Sono affetto da pv dal 2009, 30 anni. Ho contratto il covid senza sostanzialmente aver alcun sintomo. Dopo 4/5 giorni dalla positività mi è comparso un tremendo prurito che coinvolge specialmente le gambe, è incontrollabile e non mi permette di dormire. Assumo cardioaspirina per la PV è in questi giorni Fenistil gocce ma senza alcun beneficio.
Cosa mi sta accadendo e come posso risolverlo?
(Andrea)
Risposta
Gentile Andrea,
premetto che le risposte fornite su questo sito non possono sostituire una visita ematologica, pertanto per valutazioni personalizzate le consiglio vivamente di rivolgersi al proprio ematologo di riferimento.
In generale il prurito tipico della policitemia vera è correlato ai livelli di emoglobina ed ematocrito elevati, è acquagenico (ovvero aumenta molto dopo il contatto con l'acqua, come per esempio dopo la doccia) ed è diffuso a tutto il corpo, soprattutto al tronco e alle radici degli arti.
In caso di scarsa risposta alla terapia con cardioaspirina e in presenza di adeguati livelli di ematocrito (<45%), è sempre consigliabile escludere cause infettive ed allergiche. In caso di conferma della origine ematologica del prurito nonostante adeguata terapia ematologica, diverse classi di farmaci sono state utilizzate con successo tra cui: antistaminici, ruxolitinib, antidepressivi.
Buongiorno, vorrei gentilmente sapere, in caso di leggera ipertensione, quali sono gli antipertensivi più indicati nella policitemia vera?
Grazie.
(Marco)
Risposta
Gentile Marco,
non vi sono indicazioni ematologiche specifiche per il trattamento dell'ipertensione nei pazienti con policitemia vera. La scelta del farmaco è quindi di pertinenza del cardiologo o del medico di medicina generale in base alle caratteristiche del paziente, a prescindere dalla patologia ematologica.
Sono affetto da PV diagnosticata nel 2003, dal 2018 in trattamento con Ruxolitinib. Da diversi anni ho un colorito rosso acceso al volto che peggiora con il freddo, ultimamente e sempre più spesso mi compaiono sul naso e sotto gli occhi dei brufoli tipo acne, per il dermatologo è Rosacea.
Volevo sapere se esiste una relazione tra PV e Rosacea.
Grazie mille e buon lavoro a tutti Voi.
(Giuseppe)
Risposta
Gentile Giuseppe,
la policitemia vera, soprattutto nei pazienti con controllo non ottimale dell'ematocrito, può provocare solo arrossamento del viso (eritrosi) in mancanza di altri segni dermatologici. Dagli studi registrativi e dai dati di pratica clinica non è stato riportato un aumento di casi di vera e propria rosacea (con acne) in pazienti affetti da policitemia vera (né il contrario). Pertanto non è dimostrabile una correlazione tra le due condizioni.
Buongiorno,
sono un paziente di 27 anni con una Mielofibrosi secondaria agli inizi, evoluta dopo 6 anni di TE (MPL mutato). Sebbene non abbia sintomi, i medici sono intenzionati a candidarmi per un trapianto di midollo.
Quali sono oggi i tassi di successo di un trapianto allogenico in un paziente della mia età?
Risposta
Gentile utente,
non possiamo fornire consulenze personalizzate tramite questo sito, ma possiamo fornire informazioni e chiarire alcuni argomenti legati alla sua patologia.
L'indicazione al trapianto allogenico di midollo osseo per pazienti con mielofibrosi deve essere valutata dall'ematologo e dal trapiantologo di riferimento. E' necessaria una attenta valutazione della prognosi del paziente (stimabile tramite appositi punteggi che tengono conto anche di mutazioni aggiuntive ad alto rischio) e dei rischi legati al trattamento (valutabili soltanto in maniera personalizzata, basandosi su età, malattie concomitanti del paziente, fattori legati alla malattia di base e al donatore di midollo osseo). In pratica i sintomi di malattia sono solo un piccolo tassello del quadro e da soli non pongono né indicazione né controindicazione alla procedura.
Il "tasso di successo" terapeutico inteso come eradicazione di malattia dopo il trapianto è superiore al 50%. Questo dato proviene da studi su pazienti con un'età mediana maggiore della sua quindi non sono direttamente applicabili al suo caso.
In conclusione, la ricerca ha fornito molte risposte a supporto del medico nell'indicazione al trapianto in questa patologia, per selezionare i pazienti che veramente possono avere il maggior beneficio tramite questo intervento terapeutico.
Carissimi e bravissimi ricercatori buongiorno,
prendendo spunto da una Vs risposta al Sig, Francesco del 26 gennaio, dove veniva sottolineato che "Ad ogni visita di controllo viene calcolato il rischio che può quindi variare durante il decorso della malattia" ho riletto il referto della visita ematologica di mia moglie (MF3- post PV giu 2013)) di pochi giorni fa, ed effettivamente ho trovato la "classificazione" di rischio Intermedio-2 secondo il modello DIPPS PLUS e Intermedio-2 secondo il modello MIPSS.
La mia domanda è se queste rispettive elaborazioni (con risultati temporali rispettivamente differenti ma comunque allarmanti) sono state effettuate in pazienti che continuano ad assumere Ruxolitinib o a "prescindere".
Grazie SEMPRE per esserci.
(Ernesto)
Risposta
Gentile Ernesto,
premetto che le risposte fornite su questo sito non possono sostituire una visita ematologica, pertanto per valutazioni personalizzate è necessario rivolgersi al proprio ematologo di riferimento.
Gli score di rischio che ha citato sono applicabili a tutti i pazienti con questa patologia in diversi momenti della sua storia clinica a prescindere dal trattamento ed evidenziano diverse classi di prognosi. La loro applicazione è principalmente volta a supportare l'indicazione ad intraprendere terapie farmacologiche o il trapianto allogenico di midollo osseo. La valutazione complessiva però si basa ovviamente sulle caratteristiche del paziente e della patologia in questione. In sostanza questi modelli pongono sua moglie in una classe di rischio "non bassa" e pertanto, in assenza di controindicazioni specifiche, la terapia con ruxolitinib è prescrivibile secondo le linee guida internazionali.
Buongiorno, quali cause, nella policitemia vera, scatenano gli acufeni? Forse l'ipertensione? O altro?
Grazie e buon lavoro.
(Aldo)
Risposta
Caro Sig. Aldo,
nella policitemia vera gli acufeni (così come altri sintomi quali la cefalea, i fosfeni e le parestesie distali degli arti) sono causate da disturbi del microcircolo. Per l'ipervischiositá del sangue causata dall'aumento dei globuli circolanti e altri fattori correlati alla presenza delle mutazioni di malattia, il sangue scorre con difficoltà nei piccoli vasi e causa sintomi diversi a seconda del distretto colpito (in questo caso, a livello dell'organo dell'udito).
L'ipertensione può essere un'altra causa di questo sintomo, ma non è correlata alla malattia.
Buon pomeriggio cari e bravi ricercatori.
Volevo chiedere, avendo letto di nutrizione personalizzata per i vari stadi di policitemia vera da siti di altre ricerche, se corrisponde al vero che ci sono alimenti si e alimenti no in funzione delle caratteristiche anche del soggetto-paziente. Mi spiego meglio. Se si dice che va bene la dieta mediterranea, si dice anche per esempio meglio fagioli che lenticchie... o meglio pomodori che angurie, in funzione di un possibile interferenza con processi biochimici che riguardano ade esempio le citochine.
Ma solo per fare un esempio. Perché gli articoli che ho letto erano molto dettagliati, anche in funzione di medicinali particolari.
Io prendo solo Cardirene 75 mg e quindi volevo sapere, visto che sono pochi mesi che affronto questa nuova e difficile realtà della mia vita, se era preferibile andare da un nutrizionista esperto in questi casi. Ah... prendo anche la compressa Zanipril per l'ipertensione.
Grazie di cuore.
(Raffaele M.)
Risposta
Gentile Raffaele,
la dieta ha un peso importante nel nostro benessere, al di là della patologia specifica. Spesso sono formulate da nutrizionisti delle diete "personalizzate" sul paziente e/o sulla patologia e non metto in dubbio che queste possano avere un importante beneficio sulla vita del paziente, ma ad oggi non sono mai stati riportati dati di un miglioramento nella sopravvivenza o della risposta alla terapia nei pazienti con neoplasie mieloproliferative.
Nella pratica noi consigliamo sempre di avere una vita sana per ridurre il rischio trombotico (e quindi avere una dieta equilibrata evitando obesità ed ipercolesterolemia) che già è alto nella policitemia vera. Infine consigliamo sempre di rivolgersi al proprio ematologo di fiducia prima di assumere integratori contenenti ferro, acido folico o vitamina B12 a concentrazioni significative, in quanto queste molecole sono necessarie al midollo osseo per produrre cellule ematiche e possono causare improvvisi rialzi dell'ematocrito e di globuli bianchi e piastrine.
Buongiorno!
Dall'esame emocrometico eseguito dopo un paio di settimane passate con febbricola, stanchezza e dolori alla testa, è risultata completamente sballata la conta leucocitaria.
Leucociti 9.70 (4 - 10)
Eritrociti 5.12 (4.5 - 6.3)
Emoglobina 14.1 (14 - 18)
Ematrocito 42.7 (38 - 52)
Volume globulare medio MCV 83.4 (77 - 91)
Contenuto medio emoglobina MCH 27.5 (26 - 32)
Concentrazione media emoglobina MCHC 33.0 (32 - 36)
Indice distrib. volume eritr. RDW 14.2 (11.8 - 15)
Piastrine 248 (150 - 450)
Neutrofili * 17.9 (45 - 70)
Linfociti * 64.3 (25 - 40)
Monociti * 13.9 (2 - 12)
Eosinofili * 0.8 (1 - 4)
Basofili * 3.1 (0 - 1)
Neutrofili (valore assoluto) * 1.73 (1.8 - 7)
Linfociti (val. ass.) * 6.24 (1 - 4)
Monociti (val. ass.) * 1.35 (0.08 - 1.2)
Eosinofili (val. ass.) 0.08 (0.04 - 0.4)
Basofili (val. ass.) * 0.30 (0 - 0.1)
Note: rilevata presenza di forme immature. Si consiglia approfondimento clinico-diagnostico.
Nei prossimi giorni verrà eseguito un ulteriore emocromo. Il dubbio è: la presenza di "forme immature" non specificate nel primo emocromo, riconduce sempre/spesso a forme tumorali (es. leucemia)? O possono anche dipendere da infezioni? C'è da iniziare a preoccuparsi?
Grazie.
(Eleonora)
Risposta
Gentile Eleonora,
le risposte fornite su questo sito non possono sostituire una visita ematologica, pertanto per valutazioni personalizzate le consiglio vivamente di rivolgersi al proprio ematologo di riferimento.
Per quanto riguarda la domanda generica sulla presenza di forme immature alla formula automatica: tali cellule sono frequentemente presenti in percentuali variabili nelle malattie mieloproliferative. Sono cellule che normalmente non si trovano nel sangue periferico ma unicamente nel midollo osseo, nei nostri pazienti possono aumentare per diversi tipi di stimoli e non sono sempre correlate alla trasformazione della malattia mieloproliferativa in leucemia. I risultati dell'emocromo vanno confermati da una revisione manuale della formula al microscopio ottico per vedere la morfologia di queste forme immature e quantificarle con esattezza, in quanto alcune forme più immature (blasti) sono più indicative di trasformazione di altre.
Buongiorno, vorrei gentilmente sapere se l'attività fisica di tipo aerobico, in presenza di un'adeguata idratazione, può in qualche modo aumentare l'ematocrito.
Grazie.
(Paolo)
Risposta
Gentile Paolo,
l'attività fisica aerobica può aumentare l'ematocrito solo se l'idratazione non riesce a colmare le perdite di acqua dell'organismo (tramite sudore, respiro ed attività metabolica) e quindi la perdita di acqua aumenta la concentrazione dei globuli nel sangue. E' sempre consigliabile infatti aumentare la quantità di acqua in relazione all'impegno dello sforzo fisico e delle condizioni climatiche.
Buongiorno,
mia madre ha avuto una emorragia cerebrale nel 2020 a cui è stata riscontrata una neoplasia mieloproliferativa da JAK2, numero di piastrine superiore a 600. Dal 2020 terapia con Eliquis, oncocarbide, 5 a settimana, portando il numero di piastrine ad un valore stabile di 378 nell'arco di un anno di terapia.
Da ottobre 2022 si è aggiunto alla terapia in corso il cardirene (75 mg) per ulteriore tutela delle arterie ed il numero di piastrine è salito a 494 nel controllo di novembre per arrivare a 531 nel controllo di gennaio, in 4 mesi.
Il Cardirene influisce su aumento del numero di piastrine? La terapia è giusta? Esiste alternativa al Carirene 75 mg?
Grazie, gentilissimi.
(Gianluca)
Risposta
Il Cardirene contiene il principio attivo acetilsalicilato di D,L-lisina (analogo a acido acetilsalicilico o acetilsalicilati, ovvero alla cardioaspirina o aspirinetta) e appartiene alla categoria di medicinali chiamati "Antitrombotici, Antiaggreganti piastrinici". Esso agisce impedendo la formazione di trombosi, bloccando l'aggregazione delle piastrine.
L'uso di Cardirene non determina una variazione della conta piastrinica. Ci preme sottolineare tuttavia che in questa patologia la conta piastrinica non è direttamente correlata con un maggiore rischio di trombosi (quindi il rischio di avere un evento trombotico maggiore non varia se la conta piastrinica è 600 o 378 o 531 x10^9/L), mentre invece lo è per quanto riguarda il rischio di emorragia (in caso di piastrine superiori a 1'500 x 10^9/L).
Il rischio trombotico è legato alla presenza della malattia mieloproliferativa e può aumentare in caso di aumento della conta dei globuli bianchi o dell'ematocrito, o dei fattori di rischio cardiovascolari non controllati (es. fumo, diabete, ipercolesterolemia, ipertensione arteriosa, obesità).
Salve!
Vorrei per favore sapere dopo quanti giorni in altitudine a 2000 metri si alza l'ematocrito e SOPRATTUTTO dopo quanti giorni dal rientro in pianura ritorna ai livelli basali per poter eseguire un emocromo senza l'influenza del soggiorno in montagna?
Con la policitemia vera è rischioso fare vacanze in montagna a 2000 metri di altitudine?
Grazie.
(Martino)
Risposta
In riferimento alla sua domanda, si prega di far riferimento alla risposta del 17 gennaio dal titolo "Policitemia Vera e altitudine"
Buonasera. Ho la policitemia vera. Volevo chiedere che tipo di problematiche può dare questa patologia a carico del sistema gastrointestinale.
Grazie.
(Raffaele M.)
Risposta
La policitemia vera non determina particolari problemi a livello gastrointestinale. Tuttavia la terapia per la PV può determinare la comparsa di eventi avversi a carico dell'apparato gastrointestinale. Ad esempio, l'aspirina, seppur a basso dosaggio, può essere la causa di gastrite, mentre l'idrossiurea può in una minoranza dei pazienti determinare la comparsa di aftosi o mucosite del cavo orale o diarrea.
Salve a tutti i ricercatori che con pazienza e abnegazione si occupano di noi, dei nostri dubbi e delle nostre paure.
Volevo sottoporvi una mia curiosità: un mio conoscente, affetto come me di policitemia vera, non beve thé né caffé, su consiglio dell'ematologo. A me non é mai stato detto nulla del genere. C'è qualcosa di vero? Perché?
Grazie per la risposta.
(Concetta)
Risposta
Non vi sono controindicazioni nell'uso di caffè o thè nella neoplasie mieloproliferative croniche. la limitazione indicata dall'ematologo potrebbe essere legata ad uno stato di ipertensione non ben controllato, in quanto sia la caffeina che la teina possono innescare processi di vasocostrizione, poiché tendono a restringere il calibro vasale, un fenomeno collegato all'ipertensione.
Bravissimi Ricercatori, grazie per il vostro tempestivo riscontro che soddisfa solo in parte le mie richieste.
Ripropongo i quesiti.
Con l'utilizzo di besremi, si eliminano salassi e aspirina? E da subito?
Se la terapia citoriduttiva non preserva da mielofibrosi, con la normalizzazione dell'ematocrito il rischio di eventi vascolari, per i policitemici, non è uguale a quello dei comuni mortali sani? Forse terapia citoriduttiva non elimina il rischio di mielofibrosi se essa è già incipiente per ritardato inizio della stessa? In questo caso si può parlare di "malattia IATROGENA"?
Grazie cordialità.
(Annagiada)
Risposta
All'ultimo congresso della società di Ematologia Americana (ASH, dicembre 2022) sono stati presentati i risultati preliminari di pazienti con policitemia vera a basso rischio trombotico arruolati nel protocollo LOW-PV, che prevedeva la randomizzazione (1:1) tra Robeginterferone+ aspirina a basso dosaggio + salassi e la terapia standard (aspirina a basso dosaggio + salassi).
Lo studio ha arruolato 127 pazienti (63 nel braccio standard (BS) e 64 in quello sperimentale con Ropeg-interferone (Ropeg-IFN)).
Lo studio si è reso necessario in quanto è noto che solo il 30% dei pazienti in BS riesce a mantenere in modo costante il valore target di ematocrito < 45% e che il rischio trombotico (seppur considerato basso, ma sempre più alto rispetto al rischio della popolazione generale in relazione al sesso ed all'età) non diminuisce con la sola salassoterapia. Infatti, l'incidenza di trombosi è stimata nei pazienti PV a basso rischio trombotico pari a 2.5 x 100 pazienti/anno e nei pazienti ad alto rischio del 5-11 x 100 pazienti/anno (considerando che il rischio nella popolazione generale è stimato indicativamente a 0.5 x 100 pazienti/anno).
Ad un anno di trattamento l'81% dei pazienti Ropeg-IFN ed il 59% del BS hanno ottenuto un controllo dell'ematocrito (hct) adeguato (<45%), nel BS 6 pazienti non controllavano la conta piastrinica e ci sono stati 2 eventi trombotici, contro nessun evento nel gruppo Ropeg-IFN. La risposta sull'Hct è stata ottenuta riducendo di quasi la metà la necessità di salassoterapia nel gruppo ropeg-IFN e a 2 anni la risposta era mantenuta nel 67% per i pazienti ropeg-IFN vs il 30% dei pazienti nel BS.
Ad oggi nessun paziente è progredito in mielofibrosi post-PV. Tuttavia nel gruppo ropeg-IFN si è osservata una riduzione della % di JAK2 maggiore rispetto al BS. L'84% dei pazienti trattati con ropeg-IFN hanno presentato eventi avversi (l'8% ha dovuto sospendere il trattamento) vs il 50% dei pazienti in BS (nessun dei pazienti ha dovuto terminare il trattamento), anche se gli eventi avversi gravi erano sostanzialmente sovrapponibili.
Dai dati attualmente disponibili, nei pazienti con PV considerati a basso rischio trombotico, l'uso di Ropeg-IFN migliora il controllo dell'ematocrito e più in generale dell'emocromo, con un rischio trombotico sovrapponibile al BS e in assenza di progressione mielofibrotica. Ci preme comunque sottolineare che 2 anni di valutazione possono non essere sufficienti per definire il reale effetto del farmaco in termini di prognosi. Seppur promettente, il calo della % di JAK2 (osservata oltretutto anche in pazienti trattati con JAK inibitori), richiede ulteriori approfondimenti.
Studi anche con formulazioni diverse di interferone ed in popolazioni diverse (es. PV ad alto rischio resistenti o refrattari ad idrossiurea) non hanno mostrato sostanziali differenze in termini di incidenza di eventi trombotici o progressione in mielofibrosi/leucemia acuta nei pazienti trattati on Interferone rispetto alla terapia con idrossiurea.
Per &Malattia iatrogena" si intende una malattia provocata dall'uso improprio o eccessivo di uno o più farmaci. Riteniamo che l'uso di IATROGENO in questo contesto non sia corretto.
Buongiorno, volevo gentilmente sapere quali sono i recenti criteri diagnostici proposti dall ICC (International Consensus Classification) PER POLICITEMIA VERA.
Grazie.
(Alessandro)
Risposta
I criteri proposti per la diagnosi di policitemia vera dall'International Consensus Classification (ICC) delle neoplasie mieloidi e delle leucemie acute sono sovrapponibili a quelli proposti dalla WHO (organizzazione mondiale della Sanità) e già in uso dal 2016. Essi prevedono 3 criteri maggiori ed un criterio minore.
Per fare diagnosi di PV sono richiesti tutti i criteri maggiori oppure i primi due criteri maggiori ed il criterio minore. Tuttavia nei criteri ICC è indispensabile la presenza di mutazioni nel gene JAK2 per fare diagnosi di PV.
Criteri maggiori:
1. aumentati livelli di emoglobina, o ematocrito o aumento della massa eritrocitaria (hb >16.5g/dL per l'uomo e >16.0 g/dL nella donna, oppure hct > 49% nell'uomo o > 48% nella donna)
2. presenza di mutazioni (V617F o dell'esone 12) del gene JAK2
3. biopsia osteomidollare con ipercellularità delle tre linee emopoietiche (panmielosi) con megacariociti non atipici. La biopsia può essere omessa nel caso in cui sia presente una mutazione canonica di JAK2 ed una eritrocitosi conclamata e duratura nel tempo (hb >18.5g/dL per l'uomo e >16.5 g/dL nella donna, oppure hct > 55.5% nell'uomo o > 49.5% nella donna)
Criterio Minore
1. Livelli di eritropoietina sierica subnormali.
Buonasera, sapete a che punto si trova la sperimentazione del farmaco: bomedemstat (img-7289), per la cura della trombocitemia essenziale?
Grazie.
(Vittorio)
Risposta
Bomedemstat è un inibitore di LSD-1 (Lysine-specific demethylase-1), enzima cruciale per il self-renewal delle cellule ematopoietiche patologiche e per la differenziazione cellulare.
All'ultimo congresso della Società Americana di Ematologia (ASH) di dicembre 2022 sono stati presentati i risultati preliminari dello studio IMG-7289-CTP-201, uno studio sperimentale di fase 2b, che prevedeva la somministrazione giornaliera di bomedemstat in pazienti con TE resistenti o intolleranti alla terapia standard (incluso idrossiurea, interferone, anagrelide).
Dei 73 pazienti arruolati, al momento soltanto 36 sono stati trattati per > 24 settimane. Tra questi 36, il 94% (pari a 34 pazienti) hanno mantenuto una conta piastrinica < 400.000/ul senza presentare eventi trombotici maggiori. Inoltre il 20% dei pazienti che presentavano leucocitosi hanno normalizzato la conta leucocitaria, mantenendo valori di emoglobina stabili nel tempo. A 3 mesi di trattamento l'80% (11/14 pazienti) hanno ridotto sensibilmente la sintomatologia associata alla patologia.
Dal punto di vista del profilo di sicurezza, i principali eventi avversi sono stati: disgeusia ovvero l'alterata capacità di percepire il gusto (nel 43%), costipazione (23%), fatica (23%), piastrinopenia (23%), artralgia (21%), diarrea (15%). 15 pazienti hanno interrotto il trattamento per eventi avversi, nella maggior parte dei casi a causa della disgeusia.
Buongiorno, l'assunzione della vitamina K2 è controindicata nella policitemia vera? Dal momento che la sua associazione con vitamina D è fortemente consigliata, volevo sapere se ha qualche controindicazione in un malato di policitemia.
Grazie.
(Sophie)
Risposta
La vitamina K, o naftochinone, fa parte delle vitamine liposolubili, che vengono accumulate nel fegato e non devono dunque essere assunte di continuo. Essa ha un ruolo fondamentale nel processo di coagulazione del sangue e assicura la funzionalità delle proteine che formano e mantengono in forma le ossa.
Dal momento che la vitamina K, o naftochinone, è impiegata nel processo di coagulazione del sangue, una sua carenza nell'organismo umano provoca emorragie. La carenza si verifica però raramente e sempre a seguito di patologie che impediscono il regolare assorbimento intestinale o di cure prolungate a base di antibiotici. A contrario l'eccesso di vitamina K negli adulti è molto raro e altrettanto rari sono i suoi effetti: vomito, anemia, trombosi, sudorazione eccessiva, vampate di calore, senso di oppressione al petto. Per questo motivo dovrebbe essere usato con attenzione nella policitemia vera in cui il rischio di avere delle trombosi è più alto di quella osservata nella popolazione generale.
Buongiorno, ha un'utilità nell ambito della policitemia, vera seguire una dieta a basso contenuto di ferro, per diminuire almeno un poco la produzione di globuli rossi? O non serve a nulla?
Grazie.
(Alessandro)
Risposta
Nella policitemia vera è controindicato assumere integratori contenenti ferro o vitamina B12 per via orale o endovenosa. Al contrario non vi sono particolari controindicazioni nel seguire una dieta equilibrata senza particolari restrizioni legate al contenuto di ferro.
Buongiorno, affetta da policitemia vera (con numero di piastrine tendente a 900.000), sono in cura con antipertensivi, antiaggreganti (tiklid) e gastroprotettore (pantorc), 5 salassi nel 2022.
Ho molti problemi ad alimentarmi (melena nel corso del 2022 correlata alla patologia) per tendenza alla diarrea e dolori addominali dopo i pasti. Potreste consigliarmi in merito e spiegare cortesemente il collegamento tra farmaci/patologia e tali problematiche digestive con rischio di melena?
Grazie infinite.
(Livia)
Risposta
La melena consiste nell'evacuazione di feci nere e catramose per la presenza di sangue con origine nella parte superiore dell'apparato gastrointestinale (es. esofago, stomaco e duodeno).
L'uso di antiaggreganti, di varici esofagee o gastriche o la comparsa di una conta piastrinica alterata (molto bassa, ma non è questo il caso, oppure molto alta >1500x10^9/L che predispone per la comparsa di una sindrome da Von Willebrand acquisita). Il suo medico specialista ematologo valuterà i vari fattori di rischio per sanguinamento e potrà decidere se modificare o meno il trattamento attuale.
Siamo di fronte a una svolta sulla storia naturale della malattia con il Navitoclax? A che prezzo di tollerabilità?
(Fernando)
Risposta
Recentemente sono stati presentati i risultati dello studio REFINE che prevede la combinazione di Navitoclax a Ruxolitinib nei pazienti con risposta subottimale al JAK inibitore.
Nei pazienti con mielofibrosi che sono andati incontro a progressione o hanno avuto una risposta subottimale a una precedente monoterapia con l'inibitore orale di JAK1/2 ruxolitinib, il trattamento con la combinazione di navitoclax (un inibitore di BCL-XL/BCL-2) e ruxolitinib ha migliorato la fibrosi del midollo osseo e ridotto la % della mutazione di JAK2. Il miglioramento della fibrosi si associava inoltre ad un miglioramento della sopravvivenza.
Per quanto riguarda gli effetti collaterali, il trattamento con navitoxlax ha indotto una piastrinopenia severa in una frazione significativa di pazienti, che in alcuni casi ha richiesto la sospensione del farmaco.
Nonostante i promettenti risultati dello studio il periodo di osservazione è ancora breve. Al momento sono in corso due studi sperimentali di fase 3 che prevedono l'uso di navitockax in combinazione con ruxolitinib nei pazienti con mielofibrosi, in cui tuttavia l'obiettivo primario è la riduzione della milza e dei sintomi.
Buongiorno,
qualche mese fa mi è stata diagnostica una MNP e da tutte le evidenze i dottori (anche con diversi consulti) sembravano tutti orientati verso la TE. Non so se è normale, ma per me non è stato semplicissimo metabolizzare la notizia, ma iniziavo a conviverci anche perché mi sembrava che fra le opzioni possibili mi era andata anche bene.
Due settimane fa, a seguito dei risultati della biopsia osteomidollare, viene ESCLUSA la TE e si parla di una MPNu. Io ricomincio da zero e da un punto di vista psicologico è devastante..., pensando alla Mielofibrosi, una patologia che mi sembra più invalidante e soprattutto dalle aspettative di vita molto ridotte.
Cosa posso aspettarmi e soprattutto cosa fare dal punto di vista psicologico?
Non ho ancora informato delle novità la mia compagna per non doverle dare certe risposte.
Grazie per tutto quello che fate e per la vostra disponibilità.
(Francesco72)
Risposta
Con il termine di MPNu si intende una diagnosi di neoplasia mieloproliferativa inclassificabile. Si tratta quindi di una diagnosi di neoplasia mieloproliferativa che non raggiunge i criteri proposti dall'organizzazione mondiale della sanità (OMS o secondo l'acronimo inglese WHO) o dei più recenti criteri proposta dall'ICC (International Consensus Classification) per la TE, la PV ma neanche per la mielofibrosi.
Una diagnosi di MPNu si osserva spesso nei pazienti che esordiscono con una trombosi atipica (es. a livello dei vasi addominali). In molti casi la diagnosi di MPNu descrive una fase iniziale di MPN in cui non sono ancora presenti tutti i criteri per fare una diagnosi certa, in altri casi invece si associa alla presenza di un quadro mielodisplastico (MDS/MPN). Gli esami ematici, il profilo molecolare e la sintomatologia clinica, guideranno il medico sulla scelta teraputica più corretta.
Carissimi ricercatori volevo chiedervi ad oggi qual è l'aspettativa e la qualità di vita per un soggetto che passa dalla PV ad una MF (post policitemia)?
Grazie sempre.
(Francesco)
Risposta
Non esiste una risposta univoca a questa domanda. Per le forme secondarie di mielofibrosi (post-PV o post-TE) esiste un modello prognostico specifico che viene normalmente utilizzato dai medici per la valutazione della sopravvivenza. Il modello si chiama "MYSEC-PM" [Passamonti F. et al Leukemia 31, 2726–2731 (2017)] e prende in considerazione alcuni aspetti della malattia (età, presenza di anemia, piastrinopenia, leucocitosi, blasti nel sangue periferico, presenza di sintomi sistemici ed il profilo molecolare). Ad ogni variabile è stato assegnato un punteggio e la somma dei fattori definisce se un paziente è a rischio di mortalità basso, intermedio o alto.
Ad ogni visita di controllo viene calcolato il rischio che può quindi variare durante il decorso della malattia.
Egregi ricercatori, sono cardiopatico e affetto da mielofibrosi idiopatica da 7 anni - asintomatico per 6 anni - Oncocarbite successivamente per circa 6 mesi, Busulfano attualmente sospeso in quanto i valori dell'emocromo erano scesi al di sotto del range minimo. I valori oggi sono in leggera risalita: Globuli bianchi 5,68, Globuli rossi 3.55, emoglobina 12.1, Ematocrito 36.0, Piastrine 84. Assumo soltanto farmaci per il cuore.
La mia domanda è questa: fra pochi giorni dovrei fare una TC al cuore con mezzo di contrasto. Desidererei sapere se esiste un farmaco ansiolitico, compatibile con la mia patologia, che possa farmi affrontare l'esame con tranquillità.
Vi ringrazio cordialmente.
(Enzo)
Risposta
Per la diagnosi e la terapia con oncocarbide non vi sono controindicazioni all'uso di ansiolitici.
Bravissimi Ricercatori, la mielofibrosi, se ho ben capito, non è una complicanza ma la naturale inevitabile evoluzione della PV perchè dopo 10 anni di eccessiva incontrollata proliferazione, il midollo osseo necessariamente deve ridurre la sua capacità produttiva e trasformarsi quasi in tessuto cicatriziale, incapace di produrre globuli rossi.
Se questa è la causa della mielofibrosi a qual fine classificare i malati di PV in "a basso rischio fino a 60 anni" e posteggiarli fino a tale età con salassi e aspirina per ridurre il tasso di mortalità vascolare e intanto un nemico silenzioso asintomatico sta costruendo lentamente la fibrosi? Perchè alla diagnosi di PV non si propone per tutti la terapia citoriduttiva?
Io essendo a basso rischio, per 7 anni con aspirina e salassi, debbo sottopormi a terapia citoriduttiva e non ho ancora 60 anni. Il mio midollo che ha lavorato tantissimo, in che condizioni si trova? Se dovessi utilizzare il Besremi, abbandonerò per sempre salassi e aspirina? Allontanerò per sempre lo spettro della fibrosi, ammesso che non sia in itinere?
Grazie, distinti saluti.
(Annagiada)
Risposta
La progressione in mielofibrosi rappresenta effettivamente la progressione naturale della policitemia vera con un rischio stimato del 10% a 10 anni dalla diagnosi.
Recentemente un gruppi di esperti nell'ambito dell'European Leukemia Net (ELN) ha pubblicato delle raccomandazioni per l'uso di terapia citoriduttiva in pazienti con policitemia a basso rischio trombotico (di età inferiore a 60 anni e senza una storia di trombosi)[Marchetti M et al. Lancet Haematol. 2022 Apr;9(4):e301-e311 ]. Il Panel ha indicato la citoriduzione (preferibilmente ropeg-interferone) in caso di intolleranza ai salassi, splenomegalia progressiva sintomatica, leucocitosi persistente (> 15x10^9/L), leucocitosi progressiva (aumento di almeno il 100% se la conta basale è <10×10^9/L o aumento di almeno il 50% se la conta basale è >10×10^9/L), trombocitosi estrema (>1500x10^9/L), controllo inadeguato dell'ematocrito che richiede flebotomie, rischio cardiovascolare persistentemente elevato.
Ad oggi tuttavia non vi è indicazione al trattamento citoriduttivo per ridurre il rischio di progressione.
Buongiorno, esiste in letteratura la presenza della mutazione JAK2 V617F in assenza di altri parametri clinici alterati, in soggetti senza nessuna neoplasia mieloproliferativa? E se così fosse la sola positività al JAK2 comporta qualche rischio particolare?
Grazie.
(Donato)
Risposta
La mutazione di JAK2 V617F è un criterio maggiore per porre diagnosi di neoplasia mieloproliferativa cronica. La ricerca della mutazione tuttavia è indicata soltanto nel caso in cui ci sia il sospetto di una forma primitiva di mieloproliferazione (quindi con esami ematici alterati).
Tuttavia negli ultimi anni è stata identificata una condizione definita CHIP (emopoiesi clonale a potenziale indeterminato). La CHIP è definita dalla presenza di mutazioni a carico di determinati geni mieloidi (inclusa la mutazione V617F di JAK2) in alcune cellule del sangue a bassa carica (%) in soggetti sani (ovvero che non hanno alterazione ematologiche di rilievo). La CHIP è relativamente frequente nelle persone sane anziane (fino al 10% degli ultrasettantenni), e si è visto essere associata ad aumentato rischio di sviluppare neoplasie ematologiche e ad una ridotta sopravvivenza per morte cardiovascolare (in particolare per infarto del miocardio). Non esistono quindi linee guida specifiche, tuttavia in presenza di una mutazione genica potenzialmente associata alla CHIP si raccomanda un controllo dell'emocromo semestrale e valutazione cardiologica di routine. Solo in caso di una alterazione dei valori dell'emocromo è raccomandata una valutazione ematologica che potrebbe prevedere anche una valutazione midollare (biopsia osteomidollare).
Gentilissimi Dottori,
sono affetta da PV dal 2004, assumo jakavi e Oncocarbide.
Leucocitosi e linfocitosi possono far pensare che la pv si evolve in leucemia? Quali sono i parametri che confermano una leucemia post pv?
Grazie per la vostra risposta e il vostro impegno.
(Elena)
Risposta
La diagnosi di evoluzione blastica (leucemica) nella PV richiede la presenza nel sangue periferico o nel sangue midollare di una % di cellule maligne (definite Blasti) superiore al 20% del valore assoluto di globuli bianchi (o leucociti). I blasti (da non sbagliare con eritroblasti che possono essere presenti nel sangue periferico soprattutto nei casi di mielofibrosi) sono generalmente riportati nella formula leucocitaria automatica associata all'emocromo. Nel sospetto di una progressione leucemica tuttavia dovrebbe essere richiesta una formula leucocitaria manuale (ovvero valutata mediante microscopio) per una valutazione corretta.
Una linfocitosi assoluta (ovvero che riguarda i soli linfociti e non tutti i leucociti definito come un aumento del valore assoluti di linfociti e non della %) può essere dovuto a varie cause (infettive ad esempio), tuttavia richiede un approfondimento se perdura per molto tempo e se la conta linfocitaria assoluta supera il valore di 5000/μl.
Buonasera, mio padre in fase prefibrotica/trombocitemia in cura con epo coumadin zyloric, ha fastidi alla pianta del piede sx, sicuramente eritromelalgia. Potete consigliarmi qualche rimedio, impacchi caldi o freddi, pomate, ecc. tranne la cardioaspirina, visto che prende già anticoagulante?
Risposta
I disturbi legati alla comparsa di eritromelalgia tendono a ridursi con la terapia antiaggregante. In alcuni casi è possibile associare la terapia anticoagulante con al terapia antiaggregante, che richiede tuttavia una valutazione specialistica cardiologica o presso un centro per le malattie aterotrombotiche (ormai disponibili in molti ospedali italiani). In alternativa il consiglio è di evitare l'esposizione a fonti di calore, nel riposo, nel sollevamento degli arti e negli impacchi di freddo. In caso di eritromelalgia primitiva, la somministrazione di alcuni farmaci utilizzati per le polineuropatie (es. Gabapentin) può portare benefici; tuttavia l'utilizzo di questi ultimi richiede una valutazione specialistica.
Buongiorno, dal 2016 mi è stata diagnosticata la policitemia vera; prendo oncocarbide (9 capsule la settimana) e cardioaspirina giornaliera; faccio anche 3/4 salassi l'anno.
Per il mio lavoro, dovrò prendere un volo aereo e dovrò fare scalo per 5 ore a Nairobi (che si trova a circa 1.700 metri di altitudine). I medici da cui sono in cura mi dicevano che non dovrei superare i 1.200/1.300 metri di altitudine per più giorni: posso quindi permanere a Nairobi per uno scalo di poche ore?
Grazie moltissime e buon lavoro a voi.
(Lorenzo)
Risposta
Un aumento dei valori di ematocrito si osservano per soggiorni superiori alle due settimane ad alta quota (generalmente superiore ai 3000-3500 m). Soggiorni ad una altitudine moderata come quella riportata non determinano una variazione dei valori ematici significative.
Buonasera. Dal 2015, affetto da trombocitemia essenziale, in evoluzione a policitemia vera JAK2 positivo. Dal mese di dicembre soffro di prurito acquagenico molto fastidioso. Ne ho parlato con il mio ematologo e su concorde parere abbiamo deciso di fare un salasso (ematocrito 45%) e nel caso in cui il prurito continuava a persistere, provare con un antistaminico, cura che però non ha funzionato perché ho continuato ad avere ancora un forte prurito.
Dunque, memore, di una visita ematologica fatta qualche anno fa, durante la quale mi veniva consigliato di fare delle lampade abbronzanti, in queste due settimane ne ho fatte altrettante (lettino da 30’) con una ottima risposta in quanto ad oggi, in una scala da uno a dieci il prurito è diminuito di almeno 6/7 punti. Faccio presente questa cosa come un eventule esperimento, anche se mi rendo conto che la cosa potrebbe essere soggettiva.
Buona serata.
(Antonio)
Risposta
È presente una vasta gamma di farmaci, trattamenti contro il prurito acquagenico. In genere servono comunque solo a ridurre i sintomi e mai risolvono la patologia.
Tra i rimedi naturali si consiglia di mantenere la pelle sempre idrata, con prodotti naturali e privi di profumazioni. Per scongiurare il prurito dopo la doccia ci sono una serie di rimedi naturali da poter adottare, come:
immergersi nella vasca da bagno con una soluzione di acqua e bicarbonato di sodio o avena colloidale;
dopo il bagno, non strofinare la pelle bagnata ma tamponarla delicatamente;
spalmare sulla pelle una lozione a base di glicerolato d'amido fortemente idratante e nutriente;
applicare una pomata a base di capsaicina (sostanza contenuta nei peperoncini che causa la piccantezza), da acquistare in erboristeria oppure da preparare in casa usando olio vegetale (olio d’oliva, di mandorle dolci e via dicendo), cera d'api grattugiata e peperoncino in polvere;
l'uso di olio e altri emollienti idrofobici prima e dopo la doccia.
Tra le terapie che sono state sperimentate con gradi diversi di successo rientrano:
- antistaminici
- analgesici
- recettori oppiodi antagonisti
- interferone alfa 2b
- colestiramina
- clonidina
- naltrexone
- terapia UV - che include anche l'uso di lampade abbronzanti
- terapia PUVA
- propranololo
- Atenololo.
L'uso di lampade abbronzanti deve comunque essere limitato. l'organizzazione mondiale della sanità mette in guardia sull'uso intensivo delle lampade solari che, come i raggi del sole, aumentano il rischio di tumori. Questo vale soprattutto per i pazienti in terapia con idrossiurea (oncocarbide) in cui il rischio di comparsa di tumori cutanei aumenta in maniera significativa.
I pazienti con policitemia vera che tuttavia sono intolleranti o resistenti alla terapia con oncocarbide possono oggi usufruire della terapia con interferone o JAK inibitori che hanno dato ottime risposte sul sintomo prurito acquagenico, ma che non sono indicati per il trattamento soltanto di questo sintomo.
Gentili medici e ricercatori perché l'analgreide è usato come farmaco di seconda linea nella riduzione della conta piastrinica? Perché è meno efficace o perché presenta più eventi avversi dell'oncocarbide?
Un'altra domanda: secondo le linee guida, la terapia citoriduttiva in un paziente 48enne andrebbe cominciata alla soglia del milione o del milione e mezzo di piastrine?
Grazie per la risposta.
(Simona)
Risposta
In accordo alla scheda tecnica, l'anagrelide è indicato SOLTANTO per la riduzione della conta piastrinica elevata nei pazienti con trombocitemia essenziale ad alto rischio, i quali mostrano intolleranza nei riguardi della loro attuale terapia citoriduttiva, oppure la cui conta piastrinica elevata non possa essere ridotta a un livello accettabile con l'attuale terapia. Per paziente con TE a rischio si intende un paziente che presenti una o più delle caratteristiche:
alto rischio trombotico: Età > 60 anni, oppure storia di eventi trombo-emorragici;
alto rischio emorragico: conta piastrinica > 1.000.000/ul
La scelta di questa indicazione deriva dagli studi registrativi che hanno portato all'approvazione del farmaco da parte di FDA ed EMA, che hanno coinvolto soltanto pazienti già in terapia con altri farmaci citoriduttori.
Per quanto riguarda il rischio emorragico, tuttavia, il sanguinamento è più frequente in pazienti con trombocitosi grave (>= 1,5 milioni piastrine/mcL). Per valori di piastrine così elevati è possibile avere un deficit acquisito di fattore di von Willebrand generatosi in quanto le piastrine assorbono e proteolizzano i multimeri di von Willebrand ad alto peso molecolare, provocando una sindrome di von Willebrand acquisita. La scelta quindi di iniziare un trattamento citoriduttivo può variare da 1.000.000 a 1.500.000/ul di piastrine, la scelta può inoltre essere influenzata dalla presenza o meno di sintomi da interessamento del microcircolo (acufeni, fosfeni, cefalea, formicolii, parestesie agli arti, ecc.)
Si parla dell'importanza di un sostegno psicologico per questa malattia. Per favore potreste approfondire questa tematica?
Grazie.
(Fiorenzo)
Risposta
La diagnosi di neoplasia del sangue, come nel caso delle neoplasie mieloproliferative croniche, è, purtroppo, un momento molto delicato sia per il malato che per la sua famiglia.
Non sempre è possibile affrontare la malattia con impegno e consapevolezza. Per tale motivo il sostegno psicologico specifico per malati oncologici rappresenta un valido strumento per permettere al paziente di vivere questo difficile periodo, cercando di superare le numerose difficoltà che si incontreranno, accompagnato dalle figure di riferimento importanti per lui, quali i familiari, medici ed atri specialisti.
Diversi centri ematologici ormai mettono a disposizione gratuitamente psicologi per colloqui individuali con il preciso compito di individuare e rispondere ai bisogni emozionali dei pazienti e dei loro familiari, garantendo il supporto in caso di sofferenza o di stress e favorendo l'adattamento in tutte le fasi del percorso di cura.
Buongiorno,
cortesemente vorrei un vostro prezioso commento sull'evoluzione del valore LDH (riscontrato sempre nello stesso laboratorio analisi) nella TE a pochi anni dalla diagnosi.
In particolare, per mia madre paziente TE da circa 3 anni, vorrei capire se l'evoluzione in questi anni del valore LDH ha un significato prognostico oppure è normale vista la patologia riscontrata/farmaci che sta assumendo:
- Luglio 2020 (anno diagnosi TE): valore 177 (range 135-214);
- Gennaio 2022: valore 200 (range 135-214);
- Gennaio 2023: valore 235 (range 135-214).
Farmaci assunti: Oncocarbide, Cardirene, Zyloric
Integratori: acido folico
I valori emocromo GR, GB e PLT sono nella norma, vista la terapia con oncocarbide in corso.
Grazie per la vostra consueta disponibilità.
(Roberto)
Risposta
L'aumento dei valori di LDH sono attesi nelle neoplasie mieloproliferative croniche. L'aumento dell'LDH va sempre preso in considerazione, ma non indica necessariamente una progressione di malattia. Di maggiore interesse clinico risulta di quanto è aumentato l'LDH da un controllo all'altro. Un progressivo e lento aumento è atteso. L'aumento di LDH è un dato abbastanza aspecifico, tuttavia, se accompagnato da altre manifestazioni come: comparsa di una milza ingrossata rispetto al precedente controllo, la comparsa di anemia, un aumento dei globuli bianchi, la comparsa in circolo di forme immature, la comparsa di sintomi sistemici, potrebbe spingere il suo ematologo a decidere per una rivalutazione midollare.
Buonasera, 46 anni, JAK2 positivo, politicemia vera. Mi curo con salassi e cardioaspirina; volevo sapere quali sono le linee guida generali per le quali è indicata e consigliata l'assunzione di farmaci per ridurre la splenomegalia. La mia milza misura 20 cm; in linea generale fino a quando può aumentare la milza prima di dover intervenire obbligatoriamente con farmaci citoriduttori tipo rixonilitib o idrossiurea o ropeg?
Preciso che non ho particolari fastidi per le dimensioni abbondanti della milza.
(Marco)
Risposta
Ad Aprile del 2022 sono state pubblicate le raccomandazioni del gruppo europeo ELN (European LeukemiaNet) sul trattamento citoriduttivo nei pazienti con policitemia vera [Lancet Haematol. 2022 Apr;9(4):e301-e311. doi: 10.1016/S2352-3026(22)00046-1]. Gli esperti che hanno partecipato a questo progetto hanno indicato i criteri per l'inizio della terapia citoriduttiva nei pazienti con policitemia vera a basso rischio (come nel suo caso). In particolar modo la terapia farmacologica citoriduttiva dovrebbe essere iniziata se almeno uno dei seguenti criteri è soddisfatto: intolleranza al salasso, splenomegalia progressiva sintomatica, leucocitosi persistente (>15 .000 globuli bianchi), leucocitosi progressiva (aumento di almeno il 100% se la conta al basale è < 10.000 o aumento di almeno il 50% se la conta al basale è > 10.000), trombocitosi estrema (> 1.500.000 di piastrine), controllo inadeguato dell'ematocrito che richiede numerose flebotomie, rischio cardiovascolare persistentemente elevato e carico di sintomi persistentemente elevato.
La definizione di splenomegalia è comunque soggettiva, non esiste un valore in centimetri oltre il quale è indicata una terapia citoriduttiva. La definizione di "sintomatica" include ad esempio tra i più frequenti: la comparsa di dolore al fianco sinistro, inappetenza, disturbi dell'alvo, difficoltà alla digestione, ecc.
La crescita della milza è limitata dalla presenza degli organi limitrofi, tuttavia talvolta (soprattutto nei pazienti con una franca mielofibrosi) può estendersi fino in fossa iliaca sinistra.
75 anni. Policitemia vera. Dopo anni di terapia sono passato da 500 mg idrossiurea/di a 1 gr/di perché inefficace. Il risultato è stato un calo importante delle 3 linee cellulari per cui ho stoppato. Ci sono voluti 3 mesi di sospensione per riavere valori accettabili. Soffro anche di insufficienza renale cronica grave.
Volevo sapere se idrossiurea è escreta anche dal rene col rischio di accumulo. Faccio la domanda perchè nessuno mi ha saputo dare una risposta certa.
(Fabrizio)
Risposta
Non esiste uno schema precostituito per la terapia nell'insufficienza renale grave perché l'idrossiurea viene catabolizzata prevalentemente nel fegato (per l'80 %). Tuttavia viene bene assorbita a livello gastroenterico con un picco dei livelli plasmatici osservabile intorno alle 2 ore dopo somministrazione orale; ha una emivita plasmatica dell'ordine di circa 2 ore e circa l’80% del farmaco viene metabolizzato ad urea a livello epatico ed escreto con le urine entro 12 ore.
La funzione tubulare renale può essere temporaneamente compromessa con conseguente aumento dell'uricemia, dell'azotemia e della creatininemia. In qualche caso è stata osservata un'anormale alterazione dei parametri epatici. E’ quindi raccomandata una ulteriore cautela nell'insufficienza renale che consiste nell'iniziare la terapia ai dosaggi più bassi previsti monitorando strettamente i parametri ematologici
In riferimento alla domanda del 07 gennaio 2023 - ore 14:06
Dottori ricercatori vi ringrazio tantissimo per la vostra esaustiva e repentina risposta.
A presto e buon lavoro.
(Massimo)
Risposta
Dottori, salve e buon pomeriggio; vorrei, se possibile, un'informazione prima possibile: sono affetto da Policitemia vera e mi sono venute le vertigini parossistiche posizionali (otoliti) e mi dovrei fare l'iniezione di LEVOBREN. Volevo sapere se per chi ha la policitemia vera in terapia con aspirinetta ed oncocarbide il levobren è controindicato sia per la mia patologia PV e sia per i farmaci detti sopra che assumo.
Poi un'altra veloce curiosità: c'è correlazione tra policitemia vera e vertigini parossistiche posizionali (otoliti) in quanto non avendo avuto traumi mi sono venuti ugualmente, può dipendere dalla mia patologia PV?
Spero di essere stato chiaro nell'esporre le mie due domande.
Aspetto con ansia una vostra sempre accurata e professionale risposta.
In anticipo GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE MILLE.
Ps: se poi per caso avete ulteriori dettagli e informazioni da darmi al di fuori delle mie due domande, non posso che essere contento e molto grato.
(Massimo)
Risposta
Ad oggi non esistono informazioni relative all'uso di Levosulpiride e policitemia vera, tuttavia tra le "Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso" viene riportato un aumento del rischio di eventi cardiovascolari, con particolare indicazione ad essere usato con cautela in pazienti con fattori di rischio per ictus (come nel caso dei pazienti con policitemia vera).
La comparsa di vertigini è riportata frequentemente nei pazienti con policitemia vera soprattutto per un coinvolgimento della microcircolazione sanguigna. Questo sintomo è particolarmente presente, in associazione ad acufeni, in caso di valori di ematocrito molto elevati. Esse tendono a scomparire dopo il salasso o grazie ad un buon controllo dell'ematocrito con la terapia citoriduttiva.
Se le vertigini permangono anche in assenza di elevati valori di ematocrito è importante ricercare altre cause (come ad esempio per il distacco degli otoliti, infezioni dell'orecchio interno, ecc.). In linea generale il distacco degli otoliti può verificarsi non soltanto a seguito di un trauma cranico, ma anche in caso di carenza di vitamina D, di malattie autoimmuni, di disturbi metabolici o del microcircolo di altra natura oltre alla policitemia vera.
Per una corretta valutazione si consiglia una valutazione specialistica otorinolaringoiatrica.
Buongiorno, scrivo dalla Sicilia, la mamma, 88 anni con insufficienza renale, affetta da piastrinosi mieloproliferativa, trattata con oncocarbide ma non sopporta la cura, troppi effetti collaterali.
C'è un'alternativa, come procedere?
Grazie.
(Salvatore)
Risposta
La terapia con idrossiurea è la prima scelta nel trattamento citoriduttivo dei pazienti anziani ad alto rischio trombotico con trombocitemia essenziale. Generalmente è ben tollerata e anche di facile utilizzo, tuttavia nei pazienti intolleranti o resistenti è possibile utilizzare altri farmaci per ridurre il rischio trombotico ed il controllo della mieloproliferazione, tra cui:
- Anagrelide: è l'unico citoriduttore in grado di ridurre in modo selettivo il numero delle piastrine in quanto gli altri farmaci riducono anche il numero dei globuli rossi e bianchi. Somministrato per bocca giornalmente, l'anagrelide risulta rapidamente efficace. Effetti collaterali possono essere cefalea, palpitazione e disturbi gastro-intestinali. Il particolare meccanismo d'azione del farmaco richiede un monitoraggio del paziente anche sul piano cardiovascolare.
Poiché l'anagrelide ha un modesto effetto antiaggregante, l'impiego simultaneo dell'aspirina per la profilassi primaria della trombosi deve essere valutato caso per caso. Studi recenti indicano che l'anagrelide possa non essere inferiore alla idrossiurea nella prevenzione della trombosi nei pazienti con trombocitemia. La sua interruzione improvvisa è stata recentemente associata d un aumentato rischio di complicanze trombotiche, compreso l'infarto cerebrale. Il farmaco è tuttavia controindicato nei pazienti con insufficienza cardiaca, epatica e renale grave (con un valore di clearance della creatinina < 30mL/min). Per tale motivo prima di avviare il trattamento occorre valutare i rischi potenziali e i possibili benefici della terapia.
- Peg-Interferone: il trattamento risulta generalmente molto efficace ma è penalizzato da vari effetti collaterali, che causano un quadro simil-influenzale con febbre e dolori muscolari e articolari, oltre che spossatezza, e dalla tossicità ematologica, neurologica, epatica e tiroidea che in molti casi portano alla sua interruzione. L'interferone a lento rilascio (pegilato), che può essere somministrato una sola volta la settimana, è generalmente meglio tollerato. Il farmaco è tuttavia controindicato nei pazienti con disturbo dell'umore o problemi tiroidei o altre patologie di natura autoimmunitaria non controllata.
- Busulfano: rientra tra i farmaci alchilanti e recentemente è stato riclassificato ai fini della rimborsabilità SSN da fascia A a fascia C ma con possibilità di rimborso da parte del SSN. Ha come vantaggi la somministrazione orale con cicli di breve durata, l'elevata efficacia, l'ottima tollerabilità e, poiché non necessita di frequenti controlli clinici, risulta di utile impiego nel paziente molto anziano. Gli svantaggi di questo farmaco alchilante sono rappresentati da un piccolo rischio di tossicità sul midollo osseo che si manifesta con la riduzione eccessiva del numero dei globuli rossi (anemia), dei globuli bianchi (leucopenia) e delle piastrine (piastrinopenia) e da un minimo, e in genere molto tardivo, effetto favorente l'evoluzione leucemica.
La scelta dell'uno o dell'altro farmaco deve essere valutata attentamente ed il suo ematologo di fiducia valuterà quello più idoneo in base alle caratteristiche cliniche e le comorbilità di sua madre.
Che significato clinico hanno i granulociti immaturi e le LUC nell'emocromo e se sono la stessa cosa. Grazie.
(Ciro)
Risposta
La mielemia è il passaggio nel sangue periferico dei precursori dei granulociti, come mielociti e metamielociti, o più raramente promielociti e mieloblasti (precursori anche più giovani). I granulociti immaturi, normalmente assenti dal sangue periferico, possono aumentare in svariate occasione (patologiche o non patologiche). Tra le cause più frequenti rientrano: infezioni batteriche, malattie infiammatorie, gravidanza, terapia steroidea, neoplasie solide o ematologiche. Quindi è difficile come unico parametro definirne il significato clinico.
Le LUC (large uncolored cells) sono cellule che i comuni emocromocitometri non riescono ad inquadrare tra i leucociti maturi. Esse possono includere cellule reattive post-infettive (es linfociti reattivi) o anche cellule mieloidi immatute (mielociti e metamielociti, promielociti). Talvolta possono essere la spia di una patologia ematologica (blasti) soprattutto se l'incremento si associa ad altre significative alterazioni dell'emocromo.
Buongiorno, dopo un diagnosi di Leucemia Neutrofila cronica, ho iniziato la terapia con Oncocarbide e i valori dell'emocromo sono quasi nella norma.
Ho due variazioni CSF3R e AXL1, e volevo sapere se posso sperare in un eventuale trapianto di cellule staminali, nonostante le suddette
mutazioni.
Dopo tanti silenzi espliciti ho finalmente trovato un ematologo che si prende cura di me, con grande empatia e ho il timore di
chiedere troppo.
Vi ringrazio in anticipo per la risposta e per la passione che mettete nel vostro lavoro.
(Piero)
Risposta
La Leucemia neutrofila cronica è una rara malattia del sangue che rientra nelle forme non comuni di neoplasie mieloproliferative croniche. Essa si caratterizza per un aumento persistente della conta dei leucociti (globuli bianchi) sia nel sangue periferico che nel midollo osseo, principalmente rappresentati da neutrofili. Lo studio del profilo molecolare è fondamentale per fare diagnosi ma anche per la scelta terapeutica. Infatti il gene CSF3R che tipicamente è mutato in queste forme, può presentare varianti che si associano ad una risposta efficace a farmaci inibitori della via JAK-STAT o inibitori delle Tirosin-chinasi. Un trattamento con idrossiurea è comunque previsto per il trattamento della leucocitosi.
Un recente studio pubblicato nel 2020 sul Journal of Clinical Oncology (Dao KT et al J Clin Oncol. 2020 Apr 1; 38(10): 1006–1018.) ha mostrato l'efficacia di ruxolitinib nel trattamento della leucemia neutrofila cronica con la mutazione di CSF3R -T618I.
A causa della sua eccezionale rarità, non esiste uno standard di cura per la CNL. Il trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche rimane l'unico approccio terapeutico con intento curativo. L'algoritmo terapeutico suggerito al momento soprattutto nei pazienti non eleggibili al trapianto, dipende dal tipo di mutazione di CSF3R [https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC9048254/ ].
Buongiorno, so di avere PV da 10 anni. Mia moglie portatrice sana di anemia mediterranea. Ora mio figlio di 14 anni presenta un valore poco più alto della norma di globuli rossi ed un valore di ferritina di 7, molto basso. Potrebbe essere a causa della crescita, dell'anemia mediterranea o si intravedono segni di PV? Considerare l'utilizzo di un integratore di ferro o no?
(Francesco)
Risposta
I criteri necessari per la diagnosi di policitemia vera includono la quantità di emoglobina (hb) o il valore di ematocrito (hct), non il numero assoluto di globuli rossi. Infatti, il valore di hb o hct può essere nei limiti della norma con un numero di globuli rossi aumentato o ridotto in relazione al volume dei globuli rossi (MCV). il valore di ferritina basso se non associato ad una riduzione significativa dei valori di emoglobina (anemia) non richiede alcuna correzione con integratori.
Considerando i soli parametri indicati non sussiste il sospetto di una PV.